Sesso, Genere ed Emozioni in Antropologia
In questa video lezione parleremo di sesso, genere ed emozioni in antropologia.
Vedremo in particolare l'opposizione tra femminile e maschile e il sesso e il genere, quindi la differenza tra questi due termini; la distinzione tra i sessi attraverso le culture e lo studio delle emozioni in antropologia.
Il confine identitario più netto in tutte le società umane e quello tra femminile e maschile.
Vengono infatti i posti dei confini rispetto alle cose considerate da femmina e le cose considerate da maschio, quindi nei colori, nelle emozioni e negli atteggiamenti anche nelle aspettative.
Speciale attenzione è stata data sin dalle origini la distinzione dei tratti sessuali e alla diversa funzione riproduttiva del corpo femminile e maschile.
Ci sono due questioni da considerare.
La prima è che l'opposizione tra maschile e femminile si oppone tanto quanto l'identico al differente.
Quindi siamo in un confronto dicotomico come fosse alto-basso, caldo-freddo, quindi se e uno non è l'altro.
Inoltre la differenza tra femminile e maschile è presente in quasi tutti i sistemi di pensiero, sia quelli tradizionali definiti chiusi, sia in quelli scientifici, quindi definiti aperti.
L'universalità dell'opposizione femminile e maschile, però non implica che in tutte le culture si abbia la stessa rappresentazione della relazione tra i sessi.
Infatti, questa distinzione è una costruzione sociale.
Per esempio gli
Inuit non legano l'identità sessuale alle caratteristiche anatomiche, ma ad una credenza sociale e culturale.
Per distinguere tra identità sessuale anatomiche e identità sessuale socialmente costruita si usano i termini sesso e genere.
Quindi, in un primo caso le differenze sessuali sono legate alle caratteristiche fisiologiche, mentre le differenze di genere risultano dal diverso modo di concepire culturalmente la differenza sessuale.
Per esempio, in base alla differenza di genere, i ragazzi e le ragazze spesso ricevono educazione diversa su come ci si aspetta che si comportino in quanto appartenenti al proprio genere.
Ma gli antropologi insegnano che tratti tipici della femminilità o della mascolinità non sono intesi ovunque nello stesso modo.
Quindi nuovamente si ribadisce come la distinzione di genere sia una costruzione culturale.
Abbiamo anche detto sesso e genere sono due dimensioni identitarie distinte, ma nella pratica sociale tendono a fondersi in un'unica rappresentazione, quindi comportamenti di vario tipo che vengono uniti.
Per esempio, la funzione riproduttiva delle donne è legata a qualcosa di anatomico, ma ha acquisito anche un valore sociale e culturale.
Ma se prendiamo sempre questo esempio oggi sappiamo che la riproduzione non è più soltanto qualcosa di naturale e in qualche modo controllabile e manipolabile.
Si pensi per esempio alla fecondazione assistita, all'aborto, quindi nella costruzione delle differenze di genere non sono presenti solo dati naturali ma anche dinamiche culturali.
La separazione, l'esclusione, la distinzione tra i sessi sono realizzate mediante i simboli, pratiche, assunzioni di ruoli tanto reali quanto immaginari.
Per esempio, molte culture hanno costruito dei veri e propri spazi di genere, come i ginecei o gli harem, oppure parti della casa dedicate alle donne.
Anche il modo di esporre il proprio corpo è connesso alla concezione precisa della sessualità.
Si pensi al velo islamico o all'ombelico in vista delle donne indù che non è visto come una cosa sconcia da coprire.
Inoltre, molte società si ritiene che uomini e donne abbiano delle personalità differenti.
Gli uomini sono più razionali, lucidi, distaccati mentre le donne più istintive ed emozionali.
Ma in realtà questi tratti del carattere sono determinati più dall'educazione dei modelli appresi piuttosto che da una predisposizione naturale.
Passiamo allo studio delle emozioni in antropologia.
Questo è un interesse recente e parte dell'approfondimento sulla costruzione di sé in relazione al mondo esterno.
Possiamo dire quindi che si vuole approfondire la sfera dell'interiorità.
Gli stati d'animo non sono espressi ovunque nello stesso modo, quindi non derivano totalmente da caratteri neurofisiologici, ma sono espressi in base a modelli culturali e sono assimilati durante l'infanzia.
Per esempio, i cinesi o i giapponesi sono abituati a mascherare le loro emozioni sin da piccoli al contrario del Nord Africa o dei popoli del Sud Europa, per cui è culturalmente accettato e anche apprezzato la manifestazione pubblica delle emozioni.
Ovviamente le emozioni possono essere modulate anche in base a tanti diversi fattori come l'età, il genere, la posizione sociale, il contesto pubblico o privato, nonché in base al carattere di una persona.