Valutazione dell'Anosognosia
In questa videolezione parliamo di valutazione dell’anosognosia.
L’anosognosia è quel disturbo di consapevolezza in quel paziente, appunto, che non è consapevole della propria condizione e dei propri disturbi.
Per andare a verificare che ci sia una anosognosia è necessario condurre una valutazione neuropsicologica.
La valutazione neuropsicologica è un processo che si articola in varie fasi, che va, appunto, a verificare la funzionalità cognitiva del paziente, in questo caso con l'obiettivo di verificare la presenza o meno di un disturbo di consapevolezza.
Abbiamo detto che la valutazione neuropsicologica è composta da cinque fasi.
La prima di queste è l'anamnesi, cioè si va a chiedere al paziente e i suoi familiari qual è la sua storia clinica, che è fatta da storia cognitiva, psicologica, sociale, insomma, è una raccolta di informazioni che possono essere utili per ragionare sulla situazione attuale.
Il secondo step è quello del colloquio con il paziente, particolarmente importante nel caso dell’anosognosia, e poi vedremo perché.
Un terzo step è quello dei test neuropsicologici, quindi delle prove, degli esercizi, che
vanno proprio a verificare la presenza o meno di determinati disturbi.
C’è poi una fase di osservazione del comportamento, utile per arricchire, appunto, la valutazione.
E poi si chiude con il colloquio con i familiari, che sono preziosi perché permettono di aggiungere informazioni alla valutazione che magari sfuggivano concentrandosi semplicemente sul paziente.
Abbiamo detto che all'interno delle fasi della valutazione psicologica quella del colloquio è particolarmente importante perché serve proprio a indagare la consapevolezza attraverso domande più o meno specifiche.
Quindi il neuropsicologo che sta facendo un colloquio, appunto, con il paziente in cui si sospetta una anosognosia, porrà delle domande proprio per andare a sondare quanto è consapevole della propria condizione.
È molto importante, tra le varie fasi della valutazione psicologica, anche quella dei test e delle prove neuropsicologiche, che consistono proprio in degli esercizi in cui viene chiesto al paziente di mettere in atto determinati compiti che poi verranno valutati.
Per entrare un po’ più nello specifico, alcune delle prove che possono essere fatte sono un questionario, l’open question arti inferiori di Berti e collaboratori, oppure la AHA, che è, appunto, un assessment dell’anosognosia in particolare per l’emieanestesia.
Ma qual è l'obiettivo di valutare l’anosognosia?
L'obiettivo della valutazione è sempre l'intervento riabilitativo.
Perché è particolarmente importante nel caso dell’anosognosia?
Perché per un buon intervento riabilitativo che sia efficace, sono necessarie la collaborazione e la motivazione del paziente, che mancano nel caso di anosognosia.
Immaginiamo, infatti, una persona che non è consapevole dei propri disturbi e si chiede perché deve essere riabilitato, a suo modo di vedere e va tutto bene, non c'è niente che non va.
Quindi sarà scarsa la collaborazione e anche la motivazione alla riabilitazione.
Il paziente crederà che va tutto bene e di non aver bisogno di quel trattamento.
Ecco che in questi casi, quindi, è necessario valutare la presenza di anosognosia e partire con un intervento riabilitativo che vada proprio a trattare prima di tutto questa condizione, altrimenti tutti gli altri trattamenti successivi nel campo riabilitativo potrebbero rivelarsi inutili o comunque poco fruttuosi.
In questa videolezione abbiamo parlato della valutazione dell’anosognosia.
Abbiamo visto che la valutazione è composta da vari step, in cui sono particolarmente importanti il colloquio e i test neuropsicologici.
Abbiamo poi visto alcuni esempi di prove e test che possono essere somministrati a persone in cui si sospetta una anosognosia.