Valutazione delle Aprassie
In questa videolezione parliamo di valutazione delle aprassie.
Immaginiamo di avere davanti un paziente che ci riferisce, o i cui familiari ci riferiscono, che ha difficoltà a svolgere azioni quotidiane, azioni quotidiane come ad esempio quelle di lavarsi i denti oppure di preparare qualcosa, come per esempio preparare un caffè, svolgere delle sequenze di azioni per portare a compimento un compito.
Iniziamo, magari già a sospettare che possa esserci un disturbo aprassico, ma come ci accertiamo della sua presenza?
Possiamo farlo attraverso la valutazione neuropsicologica.
La valutazione neuropsicologica si configura come un processo.
Non è quindi uno step unico ma è fatto da più step, in particolare cinque.
Vediamoli.
Il primo step è quello dell'anamnesi, si chiede cioè la storia del paziente, la storia dal punto di vista cognitivo, psicologico e medico.
Il secondo step è il colloquio con il paziente, in cui vengono fatte delle domande generiche e si vede un po’ il modo di rispondere del paziente e la sua consapevolezza e altri aspetti.
Il terzo step consiste nella somministrazione dei test neuropsicologici, quindi in una misurazione della funzionalità cognitiva.
Il quarto step consiste nell'osservazione del paziente, del suo comportamento, magari facendo attenzione a degli aspetti non verbali.
Il quinto e ultimo step consiste nel colloquio con i familiari, che possono confermare alcune informazioni o aggiungerne anche delle altre.
Concentreremo la nostra attenzione sul terzo step della valutazione neuropsicologica, che consiste nella somministrazione dei test.
Durante la somministrazione dei test è necessario che il neuropsicologo presti attenzione alla modalità con la quale vengono presentati i test.
In che senso?
Nel senso che la modalità può essere o verbale oppure su imitazione.
Cioè, possiamo fare delle richieste verbali al paziente, che però richiedono anche delle competenze linguistiche che non è detto che abbia, oppure le richieste possono essere fatte su imitazione.
Sono più consigliabili perché, appunto, bypassano le competenze linguistiche.
I test neuropsicologici possono richiedere
la messa in atto di compiti diversi, ne abbiamo più tipologie.
La prima tipologia sono i compiti in cui è richiesta la produzione di gesti con significato.
Quindi alcuni esempi sono, per esempio il gesto, di fare ciao, oppure il gesto di ok.
Una seconda tipologia di compito è quella in cui è richiesto di produrre dei gesti senza senso, invece, in questo caso si tratta, appunto, di gesti che non hanno un significato, quindi verrà più difficile richiederli dal punto di vista verbale.
In questi casi è preferita una richiesta su imitazione.
Un terzo tipo di compito richiesto durante la valutazione psicologica dell’aprassia, è la dimostrazione dell'uso degli oggetti.
In questo caso la presentazione può essere visiva, cioè io faccio semplicemente vedere l’oggetto al paziente, può essere una richiesta verbale, quindi dico al paziente: “fammi vedere come si usa una penna”, oppure può essere una presentazione tattile, cioè io faccio toccare al paziente l’oggetto di cui poi deve dimostrare l'uso.
La quarta tipologia di compito che si può richiedere a un paziente è quello di eseguire un'azione complessa, quindi mettere in atto una sequenza di atti motori che insieme creano un'azione complessa.
Un esempio di azioni complesse sono il procedimento necessario a preparare il caffè, ad esempio.
Durante la valutazione con i test è necessario assolutamente prestare attenzione alla tipologia di errori commessi.
Vediamo i tipici errori che vengono commessi dai pazienti con aprassia durante l'esecuzione di singoli gesti.
Un errore è la perseverazione, cioè il paziente continua a compiere un gesto che è errato e non corregge il suo comportamento.
Un secondo tipo di errore è l’omissione, cioè il paziente omette parti fondamentali del gesto.
Un terzo tipo di errore è la sostituzione, cioè il paziente sostituisce dei gesti con altri.
Vediamo adesso quali errori sono possibili nel momento in cui il paziente ci dimostra l'uso degli oggetti.
Anche qui sono possibili delle perseverazioni, quindi il paziente persevera, non corregge il suo comportamento errato nell'utilizzo di un oggetto.
Un'altra tipologia di errore è quella in cui il paziente ci mostra l'utilizzo di un oggetto diverso.
Anche qui all'interno di questo errore ce ne sono di due tipi: uno è un oggetto simile, quindi il paziente dimostra l'uso di un oggetto diverso ma simile a quello originario, oppure lo dimostra l'utilizzo di un oggetto completamente diverso.
Facciamo un esempio per comprendere meglio questo aspetto.
Se io chiedo al paziente di dimostrare l'uso, per esempio, di una matita e lui mi fa vedere come si cancella, quello è un errore in cui il paziente sta dimostrando l'uso di un oggetto diverso ma simile, mentre se io gli chiedo la dimostrazione dell'uso di una matita e lui mi dimostra come ci si lava i denti, quello è un errore con un oggetto diverso, completamente diverso.
Vediamo adesso gli errori che il paziente può fare nel momento in cui gli viene chiesto di produrre delle azioni complesse.
Prendiamo come esempio di azione complessa quella di preparare il caffè con una caffettiera classica.
Un primo possibile errore e la perplessità, quindi il paziente non ha idea di cosa deve fare, rimane perplesso davanti alla richiesta.
Un secondo errore può essere la maldestrezza, soprattutto a livello di movimenti fini delle dita, il paziente potrebbe essere molto maldestro, far cadere il caffè, non riuscire a tenere bene la caffettiera in mano.
Un terzo tipo di errore può essere l’omissione, cioè il paziente omette una parte dell'azione, una parte della sequenza.
Immaginiamo che debba preparare il caffè e ometta la parte in cui inserisce il filtro nella caffettiera.
Una quarta tipologia di errore è quello di localizzazione, cioè il paziente compie delle azioni corrette, ma inserisce degli elementi, delle parti dell’oggetto in posti inadeguati.
Immaginiamo sempre al fatto di preparare il caffè, magari mette il caffè anziché dentro il filtro all'interno proprio della caffettiera, nel luogo in cui dovrebbe in realtà uscire il caffè liquido.
un quinto tipo di errore è l'utilizzo erroneo.
Quindi, per esempio, se io metto davanti al paziente la caffettiera con il caffè e dell’acqua, utilizzerà la caffettiera come bicchiere per bere l'acqua.
Un sesto tipo di errore può essere l'errore di sequenza.
Cioè il paziente non segue la sequenza corretta per mettere in atto l'azione, ma scambia di posto alcuni atti motori, quindi, per esempio prima chiude la caffettiera, poi la riapre, poi mette l'acqua, poi la richiude, poi la riapre, poi mette il caffè.
Ecco, errori di questo tipo devono fare da campanello di allarme.
In questa videolezione abbiamo parlato di valutazione della aprassia.
In particolare, abbiamo visto quali sono le fasi della valutazione, quali sono i test neuropsicologici e con quale modalità si può testare la aprassia e quali sono gli errori frequenti a cui è necessario prestare attenzione.