Scarica Libro "Perchè leggere i classici" e più Appunti in PDF di Scrittura Tecnica solo su Docsity! PERCHÉ LEGGERE I CLASSICI (PAG 5-13) 1.I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: “Sto rileggendo” e mai “Sto leggendo”. Davanti al verbo leggere viene messo il prefisso “ri” perché i classici di solito non vengono letti una volta nella vita, possa essere gioventù e possa essere maturità. Tutti nella loro vita hanno letto un libro famoso di un autore famoso anche perché la scuola aiuta a questa formazione già nei bambini della scuola primaria. Nel caso in cui il libro viene letto per la prima volta nell’età adulta è comunque qualcosa di stimolante e straordinario perché si ha la consapevolezza di dettagli e significati in più. 2.Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli Le letture della gioventù possono essere considerate come non prese a pieno per impazienza e distrazione però possono essere anche formative per le esperienze future. In età matura invece sono letti in maniera consapevole e vanno a scavare meccanismi interiori già esistenti. 3.I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili , sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale. Infatti c’è sempre bisogno di riscoprire i classici soprattutto nell’età adulta perché si ritorna al passato delle lettere dell’età giovanile e si può avere un occhio più focalizzato. 4.Di un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima. 5.Di un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura. 6.Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. 7.I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno preceduto nella cultura o nelle culture che hanno attraversato. La lettura di un classico deve darci una spinta e una sorpresa a proseguire con la lettura e la voglia di leggere deve essere fatta capire dalle scuole e dalle università. 8.Un classico è un’opera che provoca sempre un pulviscolo di discorsi critici su di sè ma continuamente se li scrolla di dosso. Non necessariamente un classico ci insegna qualcosa di nuovo, ma può anche riprendere cose che già conosciamo viste con una chiave di lettura diversa. 9.I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi e inediti. Ogni volta che si leggono deve esserci una base costruita e voluta perché non si devono leggere solo per dovere o rispetto (tranne che a scuola). 10.Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani. Un classico può stabilire anche un pensiero diverso dal normale e può stabilire un rapporto altrettanto forte d’opposizione e di antitesi. 11.Il “tuo” classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui. 12.Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello , riconosce subito il suo posto nella genealogia. Viene posta la problematica e il confronto tra la lettura dei classici e quella dell’attualità. Sono state poste molte domande e Calvino crede che l’attualità possa essere banale ma è pur sempre un punto in cui situarci mentre la lettura dei classici può essere vista meglio da chi approfondisce anche con l’attualità. 13.E’ classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può farne a meno 14.E’ classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa padrona I classici vanno letti perché servono a qualcosa e devono essere confrontati sia con l’attualità che con classici di diverse lingue. Dobbiamo riscoprire l’utilizzo di una nostra biblioteca (come quella di Leopardi) dove poter mettere ciò che serve e dare spazio a ciò che arriverà. LE ODISSEE NELL’ODISSEA ● valore del viaggio ● valore del ritorno L’Odissea di Omero narra le avventure e i viaggi di Ulisse, che hanno come tematica anche quella del ritorno perché il punto del suo ritorno sarà Itaca, la sua amata isola. Lui è considerato un eroe greco come Ettore ed Achille nell’Iliade ma l’unico tra questi ad aver partecipato ad avventure fiabesche. Dunque la novità dell’Odissea è quella di aver messo un eroe epico alle prese con streghe, giganti, sirene etc.. Omero grazie anche all’aiuto di Proteo inizia a raccontare la vicenda che vede Ulisse come protagonista abbandonare Itaca e intraprendere il viaggio, che è il tema. Il tema del ritorno va anche individuato e ricordato perché, nonostante molti impedimenti da parte dei personaggi secondari che cercheranno di fargli dimenticare la memoria, lui riuscirà a tornare dalla sua Penelope e dal suo Telemaco. Ulisse quando torna ad Itaca è irriconoscibile agli occhi di tutti perché lui era cambiato molto nel viaggio e quando si parte per molto tempo non si è più quelli di prima, soprattutto quando iniziano a chiamarti “Nessuno”; solo il suo cane Argo lo riconoscerà all’inizio. ● ruolo di Elena è contraddittorio perché all’inizio si schiera con Ulisse ma poi diventerà un'avversaria ● ruolo di Penelope è simulatore grazie allo stratagemma della tela Alla fine della storia, Penelope riconosce suo marito nel talamo riconquistato e da lì capisce che lui avrà molto di cui raccontare da persona che ha vissuto questo viaggio.