Scarica Linguistica generale- Gatti e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! CHE COS'È LA DIMENSIONE GENERALE DELLA LINGUISTICA? ➢ Esistono circa 6 000 tipi di lingue diverse → esistono diverse tipologie di poliglottia ➢ Le lingue sono sensibilmente diverse tra loro. ➢ Le lingue storico-naturali sono degli OSSERVATORI SULLA REALTÀ. ➢ Il linguaggio umano è quel dinamismo nascosto che ci permette di comunicare verbalmente. ➢ ELEMENTI COMUNICATIVI = sono eventi che utiliziamo come mezzo per comunicare verbalmente attraverso le lingue. ➢ ELEMENTI CINESICI = accompagnano la comunicazione verbale: sono elementi paralinguistici (ES: mimica). _______________________________________________________________________________________ COMUNICAZIONE: ➔ Pervasività ➔ Complessità: coinvolge innumerevoli dimensioni (ES: linguistiche, semiotiche, tecnologiche) ➔ Coestensiva della vita umana: la comunicazione ci accompagna in ogni evento della nostra vita. Comunicare è vivere. ES: democrazia (vive attraverso il consenso, e la creazione del consenso avviene attraverso la comunicazione); educazione (è una comunicazione pedagogica intergenerazionale). ➔ Strumento dell'intersoggettività: permette la relazione tra persone sia come soggetti individuali sia come soggetti collettivi (= calati in un contesto sociale, ognuno con la propria cultura). _______________________________________________________________________________________ ➢ Tutta la comunità scientifica ha in comune la comunicazione. ➢ La comunicazione è un oggetto reale (comunicazione generale) e un oggetto formale. ➢ Le varie scienze trasformano la comunicazione in un oggetto formale limitandolo all'ambito di loro interesse. ➢ COMUNICATORE = colui che gestisce la comunicazione formale in pubblico (spesso è una dote naturale) ➢ COMUNICAZIONISTA = consapevole delle dinamiche della comunicazione. Si assume, nella società, la responsabilità civile del buon andamento della comunicazione. ➢ TOPICALIZZAZIONE = mettere una parola in prima posizione. Si mette in prima posizione (a sinistra) la parola a noi già nota. L'ordine delle parole è fondamentale per rendere il messaggio fondamentale. Rema = ciò che si dice di nuovo rispetto a quello che si sa già. LA COMUNICAZIONE PER ESSERE SENSATA DEVE RISPETTARE ALCUNI REQUISITI 1. AVERE UN RAPPORTO CON LA REALTÀ ES: uno scapolo dice: mia moglie è un'ottima cuoca. → parla di una non realtà come se fosse la realtà. 2. DEVE AVERE UN NESSO CON L'INTERLOCUTORE ES: in metro un uomo si avvicina e dice: mio cugino è farmacista. → probabilmente parla di una vera realtà ma per la persona a cui si rivolge è una comunicazione insensata perché la frase è decontestualizzata. Non ci coinvolge, non crea involvement. LA COMUNICAZIONE E LA LOGICA DEL MUNUS CHE COS'È LA COMUNICAZIONE? ➢ Il mezzo attraverso cui arriva un messaggio ➢ Il mezzo per interagire ➢ Permette lo scambio di informazioni ➢ Due definizioni: INDUTTIVA = somma degli eventi comunicativi DEDUTTIVA = quel meccanismo che sta dietro al processo comunicativo ed è in grado di produrlo (= dal particolare al generale) ETIMOLOGIE = far emergere il percorso che ha fatto un popolo nella scelta delle sue parole. COMUNICARE COM – MUNICO cum = con, nesso, relazionalità COMMUNIO, COMMUNIS = mettere insieme qualcosa di comune MIT|TEILEN – KOMMUNIZIEREN – TO COMMUNICATE → comunicare = mettere in comune (al tempo dei latini: casa, mensa; mettere l'altro parte di) communicum te mensam meam communicatio bonorum = commercio → beni materiali si sono poi smaterializzati e e hanno assunto la valenza di significato dei messaggi. PARADOSSO DELLA COMUNICAZIONE = la comunicazione, per esistere, presuppone che ci siano due soggetti diversi, due alterità. Munico – munus (= matrimonio, patrimonio, municipio, remunerare, munizione) munus = dono (ma anche compito) Gabe = dono + compito (Aufgabe) → responsabilità = posizione stabile rispetto alla realtà di colui che risponde → KOMMITMENT canius caro cher dear (expensive) lieb (teuer) COMUNICAZIONE E COMMERCIO MERCURIO (latino) – HERMES (greco) Mercurio: tramite tra dei e uomini colui che medius currit = Vermittler merx = merce mercatus = mercato Markt marketing Hermes ➔ QUESTO OROLOGIO È DI ALTA QUALITÀ? = tesi (messa in discussione, interrogazione) È SVIZZERO. = argomento Endoxon: gli orologiai svizzeri sono di alta qualità = causa efficiente Premessa minore: questo orologio è fatto da orologiai svizzeri Conclusione: questo orologio è di alta qualità. ➔ QUESTA CASA È SOLIDA. È TUTTA DI CEMENTO. Endoxon: Premessa minore: Conclusione: ➔ QUESTA PIAZZA È BELLA. L'HA PROGETTATA IL BERNINI. Endoxon: Premessa minore: Conclusione: ➔ PETER È PRECISO. È TEDESCO. Endoxon: Premessa minore: Conclusione: Schema argomentativo: specie e individuo appartenente alla specie. TIPOLOGIE DEI PROCESSI MANIPOLATORI 1. VIOLAZIONE DELLE PRESUPPOSIZIONI Quando usiamo un nome, esso fa scattare nell'interlocutore la sensazione che questo oggetto esiste. ES: Gatto → noi possiamo dire quali caratteristiche si devono avere per essere gatto. → gatto = entità siffatta Un nome comune individua un'entità totale che x : P(=predicato, modo di essere)1x P2x P3x Ogni nome determina una x che esiste ed è fatta in un determinato modo. Senso vs denotato ES: Volontà del popolo → afferma che nella realtà esista una volontà generale. Ma la volontà è singola → fa presupporre che ci sia stata una manipolazione. 2. ISTINTO UMANO DI RIFERIRSI ALLA TOTALITÀ La parte viene fatta passare per il tutto → dinamica dello sbaglio: far passare un bene minore ed inadeguato per uno maggiore. (L'uomo vuole talmente tanto il tutto). ES: Il nemico del mio nemico è mio amico. (Ladro 1, Ladro 2) si fa passare una parte di ragione come se fosse una totalità di ragione che si condivide con un amico (Europa, “amico” di Stalin). Operazioni di agenda setting Informazione = dato puro Notizia = informazione che non solo aggiorna l'interlocutore ma che crea anche involvement. 3. ISTINTO DI APPARTENENZA ES: Se non la pensi così, non sei dei nostri. ES: Non sarai mica uno di quelli che pensa ancora... 4. POLARITY TEMPTATION Si divide il mondo in due (sei dei nostri o sei dei loro). Struttura dicotomica Interpretazione errata delle implicazioni logiche che si hanno quando si negano elementi di paradigmi linguistici. Paradigmi: semantici o multipli Semantici: hanno, ogni volta, un significato. Multipli: paradigma cromatico. Diversi colori, diversi modi di essere. ES: questo vestito è rosso (ATTO ASSERTIVO) [1] – questo vestito non è rosso (elemento di un paradigma multiplo è negato) [2] 1: chiude il testo a tutti gli elementi del paradigma → chiusura del testo 2: fa venire in mente tutti gli altri colori → apertura del testo COMUNICAZIONE PERVASIVA La comunicazione pervasiva invita all'adesione, dice le ragioni per cui aderire → affidabilità La linguistica nasce nell'800 come linguistica storico-comparativa (cerca di ricostruire la radice indueuropea da diverse parole e da diverse lingue). Vita intessuta di fides → vita sociale politica: gli antichi erano consapevoli che il rapporto umano si fonda sulla reciproca fides opistis (= intesa comune). Per poter essere fratelli bisogna avere un genitore in comune: Zeus = garante della reciproca fiducia. Zeus: • fidius • pistios Colui che permette di essere fratelli. Fido-fidato-fedele → colui che fonda il rapporto intersoggettivo sulla fiducia. ≠ per|fido → prefisso negativo (ver in tedesco). Fides - Foedus (= patto) → alleanza = esito della stabilità della Fides Federalismo = tendenza delle nazioni ad unirsi e vivere insieme nella libertà → Eidgenossenschaft = fondata sul giuramento (Eid) APUD EOS NULLA ERAT FIDES (De Bello Gallico) = non c'era nessuno disposto a prestare denaro (= fido) → si presta soldi a chi è degno di fiducia Fideussione = fra creditore e debitore c'è un terzo garante al creditore che il debitore pagherà Fido bancario = credito (credo cre-scere; do-dare) = dar credito, aderire, processo nel donarsi e crescere CREDO TIBI PEQUNIAM = ti presto denaro (→ credito) Fede = fede nuziale Bitten (ich bitte dich um Geld) → chiedere per ottenere (dimensione di costrizione) FATTORI COSTITUTIVI DELLA COMUNICAZIONE SEMIOSI Eventi semiotici vs eventi non semiotici ES: penna (scrivere) - microfono (per rendere la voce più alta) → eventi non semiotici = oggetti fisici che si danno nella realtà Significato della parola = AZIONE (implicazione immediata che questi eventi hanno per noi) Eventi semiotici → semiosi verbale = atto costitutivo attraverso il quale si costruiscono i segni Atto con cui si associano fatti fisici a intenzioni comunicative → correlazione semiotica (tra segno e concetto) Gli oggetti semiotici hanno una cornice più o meno immaginaria. ES: quadro (evento semiosi iconica) → cornice immediata ES: teatro → la cornice è una linea immaginaria tra palco e pubblico = linea che si da con oggetti semiotici, delimita un oggetto. All'interno della realtà (delimitata) opera la semiosi. Elemento = predicato → perché quando costruiamo gli elementi della realtà ci sono entità* caratterizzate da requisiti di essere**. * = argomenti di cui si parla nel discorso ** = proprietà, vengono chiamate predicati, ciò che si dice a ridosso della realtà Quando neghiamo un elemento appartenente ad un paradigma multiplo. PARADIGMI SEMANTICI 1. PARADIGMI A STRUTTURA POLARIZZATA: basati su elementi opposti, su due estremi ES: acceso - spento 2. PARADIGMI BINARI: caratterizzato solo da i due elementi che sono gli estremi ES: sposato - non sposato (= estremi di opposizioni entro i quali non c'è legame) ! A volte ci sono dei valori intermedi → test del + e del – (non si può essere più o meno sposati, ma si può essere più o meno amici). Quando si negano gli estremi dei paradigmi polarizzati: ES: questa luce non è accesa = non può che essere spenta → negando apriamo il testo all'altro estremo dell'opposto polare. Opposti polari studiati da Aristotele: bianco - nero buono - cattivo amico - nemico ricco - povero = contrari mediati (/immediati), contraria mediata → opposti polari tra i quali sono presenti dei valori intermedi (se uno non è bianco può essere anche grigio, non per forza nero). Come funzionano i deittici? "Questo microfono è nero" Vero o falso? → vero → lo posso dire perchè sono accomunata al mittente dallo stesso luogo in cui ci troviamo (condividiamo lo spazio comunicativo) e condividiamo l'esperienza → grazie alla condivisione di esperienza tra individui (in cui è compresa la condivisione dello spazio comunicativo) Al telefono non c'è la condivisione di spazio comunicativo DEISSI DIRETTA Tipologia dei deitti diretti: ➔ Pronomi personali (io/noi tu/voi) e aggettivi possessivi riferiti a questi pronomi persomali. ➔ Spaziali: questo/quello, qui/là. ➔ Temporali: adesso (momento temporale che coincide con il momento dell'enunciazione), prima, oggi ➔ Di maniera: così (questo oggetto è grande così, facendo il segno della misura) → mi faccio guidare dal significato categoriale, vado a cogliere nella dimensione comunicativa il gesto che ha accompagnato l'espressione di quella parola da parte del mittente. ➔ Deittici testuali: egli, ella, esso, essi. Questi pronomi personali di terza persona singolare. L'istruzione che contengono non chiede di andare a recuperare persone, luogo tempo nella dimensione comunicativa ma chiedono di andare a recuperare un frammento di testo che persegue o segue in cui sono stati contemplati Permettono di avere la coesione testuale: Ho visto Chiara e le ho detto che domani c'è il seminario Chiara = espressione denotativa che crea un riferimento con il mittente, crea un referente → unità nel testo perche non ci sono ripetizioni che sonoro ridondanze e che vanno evitate quindi utilizza un pronome di terza persona singolare che permette di riprendere il referente (la ragazza Chiara) che è stato instaurato nel segmento di testo, nel co-testo che precede dall'espressione denotativa → funzione anaforica → funzione cataforica: "ti telefono per dirti questo: è nato Saverio Enzo!" Coesione testuale data da "questo" che non mi chiede di andare a recuperare un co-testo ma mi anticipa segmenti di testo succeaivi in cui verranno istituiti dei referenti, non interviene come deittico spaziale ma testuale Perche i pronomi di terza persona singolare hanno il genere e quelli di prima e seconda singolare no? Io-Tu: il morente esibisce da sé il genere quindi loro non hanno bisogno di esibirlo perche siamo già obbligati ad andare a riprendere il mittente Egli-ella: si riferiscono ad un terzo che non appartiene allo spazio comunicativo ma al testo. Questo terzo è diverso da chi parla --> hanno categoria morfologica del genere che deve concordare con il referente. DEITTICI INDIRETTI ➔ Tempi verbali: Piove - piovere: a partire da mittenti diversi agganciati a situazione comunicative diverse rimanda sempre allo stesso concetto → è un segno verbale che ha semiosi categoriale. "Piove": rappresentiamo un evento che si da nella realtà in un determinato momento di tempo. Utilizzando il presente parliamo di evento e in un tempo t → te (tempo dell'evento) l'evento accade in un momento di tempo che si posiziona rispetto al momento temporale in cui viene pronunciato il tempo → tempi verbali mi posizionano il tempo dell'evento rispetto al tempo del discorso (contemporaneità-presente, anteriorità-passato, posteriorità futuro). È per questo motivo che i tempi verbali hanno una componente deittica: agganciano la temporalità in cui accade l'evento e la contemporaneità del discorso. "Mentre andavo al cinema ho incontrato il professore di linguistica" = imperfetto → evento della realtà che avviene in un tempo. Il te è antecedente rispetto al td “L'anno scorso feci un viaggio alle Maldive” = passato remoto → anteriorità remota, no implicazioni nel presente. “Questa notte ho dormito male” = passato prossimo → anteriorità prossima, si implicazione nel presente. “Domani partirò per Roma” = futuro → sfasato anteriormente rispetto al momento del discorso. ➔ Nomi propri: “Pietro VS gatto” → quando si ha un nome comune ad esempio gatto sappiamo le caratteristiche che si devono avere per essere gatto. Nomi comuni = predicativi perché possiamo dire la batteria di caratteristiche, sottendono predicatività → quando abbiamo un nome proprio, questo non rimanda ad un concetto stabile e per capire a cosa rimanda c'è un processo istruzionale → vai a prendere quell'uomo a cui è stato imposto il nome Pietro e che fa parte del condiviso umano. Nomi propri = opachi, non sottendono predicatività, sono delle etichetta: viene imposto il nome alla nascita (processo di impositio nominis). I sintagmi nominali definiti (=quando davanti c'è un articolo determinativo) con funzione individuale Il presidente degli stati uniti si recò immediatamente a ground zero → sintagma nominale definito che ci fa individuare l'uomo che ricopre quella carica. Il presidente degli stati uniti ha scarsi poteri → non viene utilizzato con funzione individuante, non ha componente deittica. C'è un uso categoriale. Indica un'intera categoria a cui appartiene. ➔ Forse, probabilmente = ipotesi, è probabile, per quanto ne so io → sono carichi di nesso con il parlante, hanno riferimento con il mittente che li usa nella situazione comunicativa. Hanno una componente deittica perche riconducono alla persona che dice "forse pioverà". INFERENZA È un processo per cui a un’inforomazione ne ricavi un’altra anche se questa rimane implicita, è molto di più quello che rimane nascosto che quello che viene esplicitato. Si crea un’attesa su ciò che segue che però non è ragionevole. C’è una lesione riscontro che mediante n’inferenza noi introduciamo nei nostri discorsi Mio figlio non guida. Ha 5 anni. (Nesso logico di tipo causale) Mio figlio non guida. È sposato. A: I denti B: sta finendo → scambio di battute dialogiche tra genitori e figli: O sei dal dentista O il padre dice al figlio di andare a dormire e il bambino risponde che il programma sta finendo → il nesso lo ricostruisci con la ragione. ESEMPI DI INFERENZE: Piove. Non esco. Senso unitario tra le due sottosequenze. Ricostruiamo un nesso appoggiandoci ad altro. Dove c’è un segno interpunzione (pausa tra le due sottosequenze), ricostruiamo un nesso tra le due parti dell’enunciato → si mette il connettore al posto del punto, in questo caso metti o perché: nesso logico di tipo causale, quindi è un nesso logico di tipo consequenzialità. Bruto è figlio di cesare. Cesare è padre quindi Cesare è più vecchio → inferenza. A: Quando arriviamo in cima? B: dammi lo zaino! Bestetigungsfragen: domande con cui rispondi con un si o un no. Aergenzungsfragen: completano arricchendo con informazioni. C’è un'insensatezza, non pertinenza della risposta. È una domanda di completamento. B ha inferito che A con quella domanda dice di essere stanca. Lei ha fatto una richiesta di aiuto, lei ha fatto un atto linguistico di richiesta e B ha risposto dando un aiuto. Inferenze decisive nei testi argomentativi, ES: entimema. Luigi è pazzo. Va a 100 km in centro città. Abbiamo attuato un’inferenza: a partire da una adesione naturale condiviso da tutti arrivi ad accettare il caso particolare che qualcuno di malato è sulla macchina. Le inferenze sono pericolose. Inferenza voluta: A: Stasera vieni in piscina? B: Sono raffreddata Rifiutare in modo cortese per non fare un rifiuto secco brutto da sentire. Lei risponde a una richiesta di lui e lei risponde con un atto assertivo e così rifiuta in modo gentile, modo mascherato di rifiutare. L’espressione del rifiuto glielo lascia infierire. Meridionale, però gran lavoratore! È un pregiudizio, ma c’è il però che bilancia il fatto che hai detto che è del sud. INFERENZA E PRINCIPIO DI BUONA VOLONTÀ O PRINCIPIO DI COOPERAZIONE DI GRICE (Principe de charité di Moeschler) ➢ Opera nel destinatario ma anche nel mittente. ➢ La ricostruzione dell’intenzione comunicativa che aveva il mittente avviene per cooperazione tra mittente e destinatario. ➢ Il mexè costruito, il messaggio non è esplicitato tutto tutto. ➢ In base al principio di buona volontà noi sappiamo che c’è questo principio di cooperazione → il mittente sa qualsiasi messaggio lui formulerà nel sue destinatario intervengono processi inferenziali che cooperano alla ricostruzione del senso del messaggio, il mittente lo lascia appositamente incompleto. ➢ La comprensione come procedimento euristico di interpretazione e non di decodifica. ➢ Il processo di comprensione non è una codifica nella mente umana. ➢ La comprensione dei mess nei testi è un processo euristico, di comprensione → processi graduali che ci approssimano gradualmente alla scoperta del senso. ➢ Come mai c’è una seconda rilettura del romanzo o una n-nesima. Così come visione spettacolo, lettura... Le n-esime visione lettura audizione non sono superficiali → noi facciamo delle inferenze che prima non avevamo fatto. semiosi gestuale come attore a teatro che deve seguire un copione (non è un sorriso naturale). ➔ La cornice dice che quello che viene incorniciato è un atto semiotico, separa un segmento di realtà dal resto e dice che lì avviene la semiosi → invito all’interpretazione. ➔ C’è in agguato un po’ di inganno = siamo nell’ambito del ludus / Spiel / Play Theatherspiel A Play GIOCO → IOCUS: in latino nel senso di scherzo diverso da ludus che è il gioco nel senso di divertimento. La simulazione non coincide con la realtà = realtà simulata ti inganna. VERSO UN MODELLO DELLA COMUNICAZIONE VERBALE I primi modelli furono utilizzati in ambito informato. MODELLO DI CLAUDE SHANNON (1916-2001) ➢ In un processo di trasmissione di informazioni c’è una fonte una sorgente la information source che invia l’informazione sotto forma di segnali al receiver (sono tutti device tecnologici). ➢ Questo avviene attraverso un canale che può avere dei disturbi NOISE SOURCE limita il processo comunicativo e può generare degli errori. ➢ Per ridurre i disturbi si utilizza il teorema di Shannon. ➢ Stabilisce la portata del canale in termini matematici. Quanta sia la potenzialità massima di scambio informativo portata del canale che passa da sorgente a receiver. Una volta che si ha la portata del canale si ha risolto il problema del disturbo → si deve trasmettere meno della portata massima. ➢ Non interviene la lingua ed emerge la struttura di un processo comunicativo SAUSSURE (1857-1913) ➢ Fa una proposta in ambito linguistico: propone il circuit de la parole → circuito del discorso. ➢ Porta una novità rispetto al precedente. ➢ Se noi guardiamo le nostre lingue vediamo che gli interlocutori sono coinvolti in un circuito del discorso grazie al fatto che sono in grado di produrre segni materiali. I segni materiali raggiungono destinatario che è in grado di interpretarli. Il circuito del discorso collega interlocutori che possono produrre e interpretare segni materiali grazie alla condivisione del codice, della langue. ➢ Condividono le correlazioni semiotiche di quella lingua. ➢ Differenze rispetto a modello Shannon: qui ci sono due interlocutori di là li chiama receiver e source che si scambiano informazioni. ➢ Nel circuit de la parole INTERVIENE LA LINGUA, in Shannon no. KARL BUEHLER (1879-1963) ➢ Scrisse: Sprachteorie nel 1934 → emerge la consapevolezza che la lingua sia finalizzata alla comunicazione. ➢ Buehler osserva il segno e lo mette in rapporto con 3 elementi costitutivi processo comunicativo. ➢ In rapporto a un emittente ricevente e oggetto (il livello oggettuale, la realtà) Individuati questi tre fattori, il segno instaura queste tre relazioni. Se noi guardiamo il segno a partire con relazioni che ha con emittente svolte funzione di sintomo → una funzione espressiva, esprime l’intenzione comunicativa del parlante. SYMPTOM ➢ Compare il termine funzione → è il primo che descrive il segno in termini funzionali. ➢ Sussuerr non fa una descrizione funzionale del segno. ➢ Poi Buehler dice anche che quando interviene il ricevente, il ricevente accoglie il segnale e il segno svolge nei confronti del ricevente una funzione di appello. ➢ Poi guarda il terzo fascio di relazioni intrapreso con livello oggettuale -> svolge una funzione di rappresentazione e svolge una funzione di simbolo ROMAN JAKOBSON (1896-1982) ➢ Riprende Buehler . ➢ Non dobbiamo preoccuparci del deshalb ma del vozu. ➢ Il fine la destinazione vozu. ➢ Ci interessa la lingua in rapporto al suo scopo → la comunicazione. ➢ Fattori della comunicazione per Jakobson. ➢ Il mittente invia un messaggio a un destinatario messaggio che è suscettibile di verbalizzazione (che può essere tradotto in termini verbali espresso in termini semiotici). Contesto Mittente messaggio destinatario Contatto Codice ➢ Il messaggio viene inviato attraverso un contatto un canale. ➢ Funzioni che sono svolte da ciascuno di questi fattori nella comunicazione verbale. ➢ Chiedersi quali siano le funzioni. ➢ Ciascun fattore svolge una funzione precisa. ➢ Corrispondenza tra nomi sopra e questi sotto Referenziale Emotiva poetica conativa Fàtica Metalinguistica ➢ Ogni messaggio è orientato a uno dei fattori della comunicazione (primo schema). ES: pubblicità messaggio: ha una su specificità perché si orienta su uno dei fattori → destinatario. Ci sono anche altre funzioni ma quella è la principale. In termini funzionali (secondo schema). ES: diario. Il fattore della comunicazione a cui è prevalentemente rivolto il messaggio del testo → non è per il destinatario ma al mittente. ➢ Funzione fatica: si riferisce alla funzione comunicativa che tende a gestire il canale. ES: messaggio prevalentemente rilevato al canale → pronto nelle chiamate, funzione di instaurare il canale tipo “oi ci sei”. ➢ Questi tre modelli sono elaborati in sede linguistica → sono orientati al codice. ➢ La comunicazione avviene attraverso i segni. ➢ Non ci si apre a una cosa che è stata trovata dopo: individuare deissi ostentazione → la dimensione pragmatica. LA PROSPETTIVA PRAGMATICA La comunicazione verbale è spiegata come azione che avviene con parole. La consapevolezza che dire sia un fare è stato esplicitato da molti studiosi, come: JOHN AUSTIN (1911-1960) ➔ Ha scritto How to do things with words nel 1962 tradotta con: Quando il dire è fare. ➔ Noi compiamo un’azione quando formiamo un discorso facciamo un atto linguistico cioè speech act. ➔ Austin parla di: performativi vs constativi Performativi → ci sono atti che avvengono proferendo. Non prometti se non con atto linguistico. Lo steso per licenziare o battezzare. Il varo della nave (quando butti la bottiglia sulla nave). Constatativi o constativi → rappresenta la realtà è una constatazione. ES: oggi splende il sole. ➔ L’uomo partecipa all’essere con performativi. Se no constata la realtà. ➔ Teoria degli atti linguistici, Speech acts di Austin: dice che quando parlante formula un’espressione allora compie sempre un’azione anche se hai una cosa constatativa perché rappresenti la realtà. Qualsiasi uso del linguaggio è performativo in qualche modo. Quando parliamo facciamo degli atti linguistici speech acts. ➔ Introduzione di atto locutivo: quando parliamo facciamo atto del dire individuiamo tre azioni in contemporanea: - atto locutivo: formulazione di un contenuto, un significato trasmesso con parole, contenuto preposizionale. - atto illocutivo: l'atto locutivo svolge una funzione illocutiva. ES: rappresento la realtà (questa è una locuzione). L’atto locutivo svolge una funzione illocutivo es rappresento la realtà → questa è una locuzione. ES: chiudi la porta = atto locutivo che ha un suo contenuto, compi un atto illocutivo. La frase è un ordine non rappresenti la realtà non sono atti assertivi quindi ma dai un comando - atto perlocutivo: dai un comando, fai un atto illocutivo di ordine e puoi vedere se l’ordine viene disatteso o no vedi gli effetti del tuo dire. Illocuzione: Paolo fuma abitualmente. È un atto assertivo, ma rappresenta la realtà. Chiudi la porta! Atto direttivo. Ti prometto una ricompensa. Atto commissivo. JOHN SEARLE (1932-in vita) ➢ Riprende la teoria Speech acts di Austin e approfondisce l'atto illocutivo. ➢ Propone una tipologia degli atti linguistici che il parlante può compiere attraverso il linguaggio: rappresentativi direttivi (comando) o commissivi (prometti o giuri). ➢ I commissivi sono quelli in cui ti assumi un impegno maggiore. Verhaeltnis Il senso produce un cambiamento nell'atteggiamento del soggetto umano. Aristotele dice che ci sono due tipi di atteggiamenti rispetto alla realtà Greco hèxis = atteggiamento profondo di visione e di posizione rispetto alla realtà Greco diáthesis = Ateggiamento istintivo determinato da qualcosa accaduto nel reale, dimensione emozionale COMUNICARE COME AGIRE Il dire come fare = cosa antichissima, già era nella consapevolezza di platone Nascita della linguisatica scientifica come disciplina autonoma, prima c'era una kinguistica prescientifica che basava la sua riflessione sulla filosofia. Attraverso la formazione di un atto linguistico compiamo un atto con le parole Il dire è un fare con le parole DALL'AZIONE ALL'INTERAZIONE COMUNICATIVA È la comunicazione verbale ciò che permette di intrecciare azioni, joint actions, mediazione linguistica ES: scambio caffè-soldi tra barista e cliente Struttura dell'azione Fare delle ontologie = far emergere l'essenza del fenomeno Perchè facciamo un'azione, prendiamo un'iniziativa nella realtà? L'azione scatta dalla conoscenza del mondo = si e no Noi agiamo perchè conosciamo la realtà? Un po' si Si parte anche dal desiderio di conoscere, l'io agisce quando insorge in lui un desiderio. Ossia sente in lui un desiderio che lo porta ad immaginare uno stato di cose che corrisponda, che soddisfi quel desiderio. Individua un bene nella realtà che lo interessa. Stato di cose = scopo da perseguire. Ha un desiderio perchè gli manca una determinata cosa. L'uomo desidera perchè sente una mancanza. Desiderio: stelle. Sidera De = in latino mancanza → percezione nata nel marinaio che quando è nuvolo non vede le stelle = mancanza di stelle. DIMENSIONE PRAGMATICA/AZIONALE DEL DIRE Ruolo imprescindibile comunicazione nella vita quotidiana perchè sono eventi comunicaivi che creano joint actions. Ontologia dell'azione: il soggeto umano, il patrlante è un soggetto agente che intervbienenella realtà in quanto dotato di razionalità prende azione nel reale. Individuiamo a partire da un desiderio uno stato di cose che possano soddisfare il desiderio. ES: desiderio di bere un caffe Un agente è a casa sua e desidera un caffè: ➔ Il soggetto agente imagina uno stato di cose che dovrà realizzare per soddifsare il desiderio = tazza di caffè. MA per agire deve conoscere la realtà. Il caffè diventa lo scopo. ➔ Decision making: Il soggetto agente opera un processo decisionale nel quale decide di perseguire lo scopo. ➔ Catena di realizzazione: il soggetto deve attivarsi ed agire, deve mettere in atto delle azioni che gli permettano di raggiungere lo scopo. Un soggetto è in piazza e desidera un caffè: ➔ Se il soggetto non è a casa ma in piazza, per soddisfare il suo desiderio entra in un bar → conoscenza del mondo, dei luoghi di interazione. Luoghi di interazione sono caratterizzati dai ruoli che li costituiscono. BAR, ruoli presenti: cliente, barista, cassiere. ➔ processo decisionale. ➔ Per realizzare lo scopo che si è prefissato deve interagire con un interlocutore perchè non è più in grado da se di soddisfare il desiderio → si passa da azione a interazione. Formula un atto linguistico direttivo: una richiesta che crea joint action. Scatta un avento interattivo dove l'agente A parte dall'attivazione della catena di realizzazione che crea un atto linguistico. Si impegna a pagare e così impegna anche il barista che è anch'egli un agente. C'è una dimensione di libertà nell'azione del barista? O deriva soloda cogenza (richiesta del cliente)? La sua azione (il preparare un caffè) parte da un desiderio di 1. guadaganre soldi e 2. servire. Servire-professionalità: desidera svolgere bene la propria attività professionale, onorare il proprio lavoro e soddisfare il gusto di un'interazione personale perchè ha scelto di lavorare in un bar piuttosto che in un ufficio. Anche il barista attiva una catena di realizzazione che integra quella del cliente. Nell'interazione abbiamo due agenti che hanno due scopi distinti. Ognuno per realizzare il suo scopo deve integrare la propria catena di realizzazione con la catena di realizzazione dell'altro interagente che attiva la sua catena di realizzazione per raggiungere il suo scopo. ES: soccorrere un ferito Intreccio di azione che è una cooperazione. I due soggetti cooperano per soccorrere un ferito. L'atto del soccorso al ferito nasce da un desiderio che è lo stesso di entrambi i coagenti → coagente A e coagente B agiscono nella stessa catena di realizzazione. LINGUAGGIO E RAGIONE Scoperta del nesso tra linguaggio e ragione. Entriamo ad indagare i momenti precisi nelle nostre lingue in cui vediamo che le nostre lingue hanno una struttura logica, sono permeate di ragione, di logicità. LOGOS Termine greco, che in italiano è produttivo. Parola italiana che si pone in continuità con logos: logica - logica del pensiero - nessi nel ragionamento - scienza che si occupa del pensiero e dei processi di ragionamento Tre accezioni di logica nella lingua greca: ➔ discorso, linguaggio, parola, atto del discorso ➔ ragione ➔ calcolo, computo Quando una parola ha più accezioni, questa non è una parola monosemica ma potrebbe essere una polisemia (fra le accezioni scopriamo dei nessi) o omonimia (le accezioni del termine sono del tutto scollegate fra loro, irrelate). - Nesso tra ragione e calcolo/computo: un calcolo è una procedura matematica in cui applichiamo in modo costante la ragione. (ES: Palazzo della ragione a Milano = sede amministrativa, luogo con i ragionieri dove si fanno i calcoli che sono alla base dell'amministrazione della città) → questo è un nesso polisemico. - Nesso tra ragione e linguaggio: per noi è difficile cogliere questo nesso perché separiamo il dire dal pensare/ragionare. Ma per il parlante greco c'era un nesso profondo e naturale tra ragione e linguaggio, non erano momenti di significato giustapposti. Noi dobbiamo lavorare per scoprire il nesso tra ragione e linguaggio. Cos'è la ragione? È un organo di senso che mette in rapporto l'uomo con la totalità della realtà/dell'esperienza. Gli altri organi di senso mettono l'uomo in rapporto con dei segmenti della realtà → la ragione è l'organo del tutto. Cos'è il linguaggio? È lo strumento attraverso cui noi rappresentiamo/attestiamo la realtà alla quale noi siamo collegati mediante la ragione. Se non avessimo la ragione che ci collega con la realtà noi non potremmo parlare della realtà stessa. Inoltre noi pensiamo in termini linguistici. È vero che il pensiero ha una certa precedenza rispetto al linguaggio ma gli esseri umani pensano in categorie linguistiche quindi il linguaggio è anche parte della ragione. → c'è un nesso intrinseco tra linguaggio e ragione. → logos è una parola polisemica in tutte le sue accezioni. ES: fiera Considerata in un livello zero significa: - fiera 1 = animale selvatico - fiera 2 = mercato occasionale per un evento religioso/fiera commerciale → le due accezioni sono due significati che hanno un nesso fra di loro o sono irrelati? Sono irrelati → fiera è un omonimo. OMONIMI = sono due segni diversi che utilizzano lo stesso significante. Quando si hanno omonimi, due segni diversi collassano nello stesso significante, nella stessa strategia di manifestazione. ES: carta - supporto cartaceo creato da cellulosa tramite un determinato procedimento - documento: supporto cartaceo che veicola un determinato testo (carta dei diritti dell'uomo: documento giuridico in cui sono sanciti i diritti dell'uomo) → sono significati irrelati fra di loro, indipendenti e autonomi o sono relati fra di loro? Sono collegati: carta ha sempre il valore di supporto fisico di natura cartacea composto da cellulosa. Nel secondo caso il segno mette più a tema il testo espresso sul supporto cartaceo. POLISEMIA = i diversi apporti di significati sono collegati, hanno un nesso. ES: Nagel In tedesco significa: - unghia - chiodo Il nesso che collega due significati non è sempre immediato. Ci sono due casi in cui le accezioni sembrano irrelate fra loro ma in realtà, attraverso la ricostruzione di complesse mediazioni, noi possiamo scoprire un significato comune. Il chiodo presenta un tratto fisico di durezza che troviamo anche nel materiale coriaceo che costituisce l'unghia del soggetto umano → si può scoprire un nesso logico tra queste due accezioni. SYMPLOCHÉ Analizziamo il nesso linguaggio-ragione nelle nostre lingue. SYMPLOCHÉ = intreccio di parole → è un fenomeno normale che ci accompagna nella nostra attività quaotidina di parlanti: primo momento in cui vediamo all'opera il nesso linguaggio-ragione. Noi quaotidianamente costruiamo discorsi e quindi combiniamo parole. Non ci siamo mai chiesti come avviene. Platone nell'antichtità si pose questo problema: noi combiniamo le parole a caso? E se non è a caso quali sono le parole che possiamo intrecciare e perché le possiamo intrecciare? Symplochè = intreccio, in greco → deriva dal verbo sympleco = intrecciare, mettere insieme -pleco = radice che non c'è solo nel greco. ES ITALIANO: implico = operazione che accomuna anche l'intreccio DISPENSA STORICA LO STRUTTURALISMO CLASSICO (pag 5-24) Nascita della linguistica come disciplina scientifica. Da quando l'uomo riflette su di se riflette anche sulla lingua. Prima del 1800 la riflessione linguistica coincideva con la filosofia. Nel 1816 la linguistica nasce e le si attribuisce uno statuto di scienza autonoma, nasce con lo studioso Franz Boop (?) in Sul sistema di comunicazione del sanscrito a confronto con il latino, greco e altre lingue europee → capiamo l'orientamento della linguistica quando nasce come scienza. LINGUISTICA STORICO-COMPARATIVA = sguardo rivolto alla lingua è storico, diacronico. Si osserva lo sviluppo delle lingue nel tempo. Si osservano le diverse lingue indoeuropee e confrontandole si ricostruisce una protolingua: l'indoeuropeo. 800 = approccio storicistico in tutte le discipline, anche in linguistica. Poi comincia a emergere la necessità di far emergere il funzionamento della lingua, osservare la lingua nella sua struttura → sguardo strutturale, alla struttura del fenomeno linguistico. Precursori dello strutturalismo = B. De Courteney e Kruszewski, entrambi russi. Courteney: mette a tema l'oggetto della fonetica. FONETICA = disciplina che si occupa dei suoni guardato dal punto di vista acustico-articolatorio, dalnpunto di vista degli organi dell'apparato fonatorio che permettono di realizzare quel suono. Una "p" è un suono occlusivo bilabiale sorda(non intervento delle corde vocali)/sonora(intervento delle corde vocali), si articola attraverso la chiusura delle labbra. "t" = occlusiva dentale sonora o sorda. "La fonetica ha due oggetti, da un lato si occupa dei suoni dal punto di vista del loro suono e della loro storia (genesi/sviluppo: erosioni fonetiche e cambiamenti a livello semantico). Ulteriore oggetto: ruolo che i suoni svolgono nel meccanismo della lingua, funzione che svogono nel sistema linguistico." → supera la dimensione diacronica e storica, studia la struttura della lingua e il ruolo che svolge nel funzionamento della lingua. Cosa permette un parlante di articolare miliardi di suoni? "Se prendiamo un suono e lo guardiamo solo dalnpunto di vista acustico articolatorio questo, per un linguista è paragonabile ad un rumore di una penna che cade. Quindi dobbiamo scoprire la rilevanza linguistica, la pertinenza. Un fono non ha pertinenza finchè noi non osserviamo il modo in cui esso funziona nella lingua." Ragione per cui ha senso aprire una finestra storica rivisitando il passato. Ci confrontiamo con la tradizione linguistica del passato. FAUST di Goethe: riguadagnare il tradito del passato per possederlo davvero. Riguadagnare = passarlo sotto analisi. B de Courteney 1845-1929 Noi abbiamo in sede psichica questi fonemi che sono dei modelli, dei prototipi che aono alla base dell'articolazione dei migliardi di suoni e foni che articoliamo nella nostra attivita di parlanti. KREUSWESKI (1851-1887) Lingua come tutto strutturato = lingua formata da molteplici elementi legate tra loro da regole precise sul versante fonetico e sul versante semantico. Osserva la lingua francese: accanto a termini francesi in questa lingua troviamo parole che ganno origine diversa, latina, piccarda ecc. Quando una lingua di origine diversa entra nel francese questa parola si devono adattare alle regole fonetiche della lingua francese. Allo stesso tempo dal punto di vista semantico non devono essere uguali a termini gia esistenti. Quando un parlante apprende i termini della sua lingua non apprende come apprende i termini geofrafici, a memoria. Se fosse cosi allora l'essere umani farebbe fatica a dominare il lessico. Quindi non impariamo in modo mnemonico. Quando impariamo un termine non lo impariamo in modo isolato, lo associamo ad un gruppo di parole a noi gia note. ES: conduco: conduciamo-conducente C'e semore il conduc vive: dorm-e, scriv-e Attuiamo associazione per somiglianza o similarità Inoltre in noi parlanti c'e altra capacità: ES: luigi ha corrisposto a pietro una ingente.... Sentendo questo enunciato in modo natuale sostituiamo il termine "somma" ai puntini → capacità di ctreare associazioni di elementi contigui. = associazione per contiguità. FERDINAND DE SAUSSURE (1857-1913) Studio diacronico delle parole = studio delle parole attraverso il tempo. I suoi allievi creano un manoscritto che ci ha fatto arrivare la sua dottrina: course de linguistique general, Parigi 1916 . Dicotomie suasurriane = serie di opposizioni prese in considerazione da Saussure nella fase iniziale della sua teoria. Lui pero non parla di dicotomie. Lui fa uno studio per indagare struttura meccanismo della lingua → quando studiamo la lingua poaiamo avere due sguardi (storico-diacronico e in sincornia = studiarla nel momento in cui viene usata). MA quando anche studio la lingua in sincronia ci sono altri aspetti da considerare (geografici, politici, socioculturali) ma on sono questi aspetti concomitanti che ci fanno capire il funzionamento della lingua. Questi aspetti fanno parte della linguistica esterna, dobbiamo quindi prescindere da questi. → dicotomia vs sincornia/linguistica esterna vs linguistica interna Lui decide di operare in sincronia e nell'ambito della linguistica interna. Due momenti costitutivi della lingua: Langue vs parole: duplice funzione Langue = sistema di segni che vive in sede psichica, in sede mentale Parole(discorso) = uso, esecuzione del sistema di segni da parte del parlante LANGUE Sistema ≠ insieme Insieme di elementi = molteciplita di elementi messi insieme Sistema di elementi = insieme ordinato di elementi, insiemi fra loro solidali = solidarieta senica porprio perche ogni insieme vive in questo sistema. Ogni segno è quello che è in quanto si colloca, vive in quella solidarieta senica opponendosi agli altri scaso → la natura di segni è oppositiva = ES DELLA NATURA OPPOSITIVA: Bois -bosco,legno,legname Da francese a italiano ci sono molti significati Se bois avesse avuto degli elementi analoghi a legna, legname ecc avrebbe circoscritto il suo campo semantico cioe ci sarebbero state anche altre parole per legna e bois avrebbe voluto dire solo bosco. LANGUE E PAROLE: DEFINIZIONE PSICOLOGICA Associa la langue al momento sociale e la parole al momento individuale. Langue condivisa da tutti i parlanti della stessa comunità linguistica, corrisponde al momento sociale, il singolo oarlante non puo modificare la langue. Ciascun parlante utilizza la langue in un atto di parole → momento individuale della parole La definizione detta qui è pertinente al desiderio di lavorare nella linguiatica interna? Qui involontariamente da un'ulteriore definizione di langue e parole utilizzando una definizione della linguistica esterna = aporia, momento contraddittorio della teoria di Saussure SEGNO LINGUISTICO Il segno vive nella langue e ha una natura oppositiva Un segno unisce nella correlazione semiotica due facce, la faccia del significante e la faccia del significato Segno = Signifiant = immagine acuatica + signifiè = concetto. → è tutto di natura psichica e vive nella dimensione psichica Signifiant = immagie acustica = traccia psichica in sede mentale drella successione di suoni o foni che costituiscono il signifie. riprende nozione di segno proposta dagli stoici ma ne modifica la concezione di segno per gli stoici perche per loro il segno era costituito da un significante che facevano coincidere con qualcosa di fisico e percepibile sensilmente semaion. Lui si differenzia nella caratterizzazion del ssignificante, per Saussure il segno ha una natura psichica. Caratteristiche del segno: ➔ ARBITRARIETÀ: ha un profondo significato, permette la stabilita della lingua. Il nesso è convenzionale perchè lo decide una comunità linguistixa che mette in mano ai piccoli e le correlazioni semiotiche che per convenzion sono state fissate così ➔ LINEARITÀ: un segno ai dipana in una dimensione lineare. I foni e i grafemi si dispongono in succesione lineare. Un fono segue l'altro. Ai presenta in un prima e in un poi. Per Saussure la linearità è però caratteristica di tutto il segno indiscindibike di signifiant e signifie → per lui la linearità riguarda anche signifiei In che senso anche il significato è lineare: LINEARITÀ = ordine delle parole. Ogni nostra lingua è caratterizzata da regole precise che stabiliscono come devono essere disposte nella succeasione lineare le parole. L'ordine delle parole è usato dai parlanti ES: mary loves john / john mary loves mary Soggetto e oggetto sono invertiti. ---> in inglese l'ordine delle parole è fondamentale per capire cos'è oggetto e cos'è soggetto ----> significato veicolato dall'ordine delle parole ES: giovanni lesse il libro / il libro lo lesse giovanni L'italiano non ci obbliga a colocare il aoggetto al primo posto → possinbilità di dislocazione sulla destra Le due frasi a che domanda rispondono? 1. Cosa fece giovanni?/chi lesse il libro?/che cose lesse Giovanni Apporto informativo nuovo è il libro nel caso della prima domanda, nel caso della seconda domanda invece è Giovanni. Quando costruiamo i testi li disponiamo secondo un dsinamiamo comunicativo. Delimitiamo un segmento del common ground e lo investiamo di interesse. Costruiamo le domande sul tema e rema. Tema = ciò di cui si parla. Fa parte del condiviso che abbiamo con l'interlocutore Rema = informazione nuova 2. Chi ha letto il libro? Tema (elemento condiviso dai due che fa parte del common ground inveatito di interesse) = libro. Rema = Giovanni Funzione tematica o funzione rematica. Rendo in inglese il sinamismo comunicativpo dei seguenti testi. The book was read by John/ir's John who read the book → ruolo di rema del soggetto che deve satare in prima posizione. Ordine delle parole ci da le relazioni sintattiche in inglese che è povero di morfologia. In italiano la linearità che si manifesta nell'orsine delle parole manifesta ciò che è tema e ciò che è rema, esprime organizzaione logica del testo. TEDESCO: dislocare sulla deatranil soggetto? Si Ans lass den Roman/ den Roman lass Ans → ricco di morfologia capiamo comunque che roman è l'oggetto. Dopo aver caratterizzato il segno due nuovi nozioni ENTITÀ: coincide con il segno come unione insicndibile di sifnificato e significante Natura Noi possiamo individuare uno schema generale di questo sintagma: ➔ sintagma nominale: gatto ➔ sintagma verbale: beve ➔ sintagma numero 2: latte Quindi questo sintagma è costituito dallo schema prototipico generale su cui potremmo ricosctruire altri sintagmi simili come Luigi legge il libro. Per risolvere il problema della sintassi Saussure afferma che i sintagmi che noi costruiamo quando formiamo enunciati, sono riconducibili a degli schemi che fanno parte della langue. Attribuisce quindi alla langue i tipi generali di sintagmi che noi ricordiamo e sulla base di questi ricordi, costruiamo su questi tipi generali gli enunciati che di volta in volta sono necessari nella nostra comunicazione. La comunità scientifica ha valutato questa soluzione che Saussure ha dato alla sintassi. Ma è del tutto discutibile che il modo in cui noi ci esprimiamo sia davvero questo. Infatti se davvero noi avessimo in sede mentale tutte le strutture sintattiche vorrebbe dire che quando costruiamo i nostri messaggi saremmo degli attualizzatori passivi di quello che è già formato nella langue. CONCETTO DI SIGNIFICATION SAUSSURE DISTINGUE TRA SIGNIFIE E SIGNIFICATION In Saussure esiste la percezione della dimensione interlinguistica e contrastiva. (Quando lavoriamo con le lingue, lavoriamo sempre in contrastività, siamo a cavallo tra una langue e un'altra). ES INGLESE: Prevede due termini per carne macellata dell'agnello L'agnello è stato ucciso = The lamb/sheep has been killed Sto mangiando dell'agnello = I'm eating some mutton mutton copre area semantica più stretta rispetto a quella coperta dalla parola in francese. In francese domina in modo incontrastato quello spettro di significato che in inglese è coperto da sheep, lamb o mutton. Sto mangiando dell'agnello: ➔ I'm eating some mutton ➔ Je mangie du mouton → mutton e mouton hanno la stessa signification ma diversi signifie. In un primo momento De Mauro ha pensato che con il concetto di signification, Saussure volesse intendere il denotato/referente (il denotato, o referente, coincide con la cosa nella realtà a cui rimanda il segno). Quindi quando mutton e mouton hanno lo stesso referente, indicano entrambi la carne macellata dell'agnello. Ma, ad un certo punto ci si accorge che questa ipotesi interpretativa non era corretta in quanto Saussure parla di signification e di signfie, non si colloca su un piano ontologico, non si riferisce alla realtà. Il concetto di signification e di signifie sono concetti sul piano linguistico → è ancora un'osservazione che individua un certo momento nel fenomeno linguistico. Quindi si scarta l'ipotesi del mouton e mutton hanno la stessa signification perché hanno lo stesso referente → NO. Ci sono due tipi di semantiche. Cioè c'è una semantica di langue e una di parol, c'è una semantica virtuale e una semantica del testo. Quando osserviamo un segno linguistico noi possiamo osservarlo estrapolato da un contesto d'uso. ES: quando cerchiamo un lemma in un dizionario: lama, a fronte del lemma il dizionario ci da tutti i valori del lemma preso in un contesto zero (estrapolato in un contesto). Se guardiamo lama nella langue: lama = lama del contesto, capo religioso di un momento della religione buddista, animale mammifero. Quando usciamo dalla langue e andiamo alla parol, usciamo dal contesto zero → lama darà un apporto di senso preciso nel testo in cui viene costruito. E il termine viene così contestualizzato. Possiamo pensare a questi signifie e significatin in questi termini. Quando noi osserviamo i segni linguistici, questo a livelli di langue possono coprire più significati → la semantica di langue è una semantica virtuale = il segno non è ancora guardato, calato nel testo a partire dall'apporto preciso di senso che ci darà in quel testo. ES: sheep, mutton, mouton MOUTON: quando noi passiamo dalla semantica di sistema di langue alla semantica di parol, potremmo costruire due testi → je mangie du mouton → le moutuon a été tué Nella lange si usa uno stesso termine che copre due significati: quello di agnello vivo e quello di carne maciullata. L'apporto di senso che il termine da nel testo passando dalla langue alla parol, si precisa. SHEEP condivide con MUTTON l'area di significato che in francese era tutta coperta da mouton. Quindi con signification (e con il dire che mouton e mutton, rispettivamente in je mangie du mouton e in I'm eating some mutton, avevano la stessa signification) Saussure si riferiva al momento ultimo del costituirsi del senso quando passiamo dalla langue alla parol. Quando cioè il segno linguistiche che a livello di langue ha un suo signifie diverso volta a volta, entrando nel testo noi possiamo dire → nel testo definitivo ottenuto nella parol, mutton e mouton significano la stessa cosa: carne macellata di agnello. Hanno lo stesso senso/apporto di significato nel testo, hanno la stessa signification. MA a livello di langue mutton e moutn hanno lo stesso signifie? → NO. Perché a livello di langue mouton copre un'area indistinta a cui non si oppone un altro elemento come in inglese → ha un signifie più esteso. Mutton in inglese ha un signifie diverso in quanto gli si oppongono altri termini (sheep/lamb). Quindi avere la stessa signification significa avere lo stesso senso conclusivo nel testo: mutton e mouton nella parol, danno lo stesso apporto di senso al testo. → SIGNIFIE = significato a livello semantico di langue. È è il correlato del signifiance nella correlazione semiotica che costitutisce il senso che vive nella langue. → SIGNIFICATION = apporto conclusivo di senso che quell'elemento dà quando viene calato nel testo (ambito della parol). Coincide con il momento ultimo/conclusivo del precisarsi del senso quando i parlanti passano dalla langue alla parol. Nella langue il termine è considerato in tutte le sue accezioni. Nella parol, quando il segno ha più accezioni, precisa il suo significato escludendo alcune accezioni. SAUSSURE E LA TRADUZIONE La traduzione è stata riconosciuta come un'operazione con valenza linguistica solo da Jackobson. Per Saussure le diverse langue non hanno fra loro alcuna corrispondenza: ES: bois - bosco Bois non corrisponde a bosco. Nella langue francese non si oppongono tutti quei segni che si oppongono a bosco in italiano. In italiano a bosco si oppongono legna, legname, legno e questi segni corcoscrivono il signifie di bosco rispetto al signifie di bois. Quindi Saussure afferma che c'è un non isomorfismo. Le diverse langue non sono fra loro corrispondenti, non sono isomorfe, non hanno la stessa strutturazione → c'è un anisomorfismo fra le varie langue delle nostre lingue strico-naturali. Ciascuna lingua distribuisce quindi i significati a mado suo. Quindi non abbiamo parallelismo perfetto fra due sistemi linguistici. ES: bois non ha un corrispettivo preciso a bosco. Dobbiamo sapere bois quale area semantica copre. Quindi per Saussure la traduzione non è impossibile come processo pragmatico ma non ha una rilevanza teorica/linguistica. È impossibile giustificare la traduzione ad un livello linguistico profondo. Jackobson invece individua nel processo traduttivo la natura dei sengi che sono diestinati ad essere trasporsti in altri segni, Individua nella traduzione la destinazione dei sengi. Per Saussure la traduzione è una prassi. Attraverso il concetto di signification è presente, per Saussure, la dimensione interlinguistica. Infatti Saussure prende in considerazione la dimensione della contrastività, del confronto tra le lingue → c'è una consapevolezza del rapporto tra le diverse lingue. LABORATORIO DI ANALISI Testo 1: testo lirico Individuare gli elementi deittici e indicarne la tipologia Il termine persona nasce da maschera in latino. Il termine maschera ha sviluppato il significato di colui che porta la maschera. GIACOMO LEOPARDI, INFINITO ➢ Presenza abbondante di deittici individua un particolare stile dell’autore: deittici spaziali, temporali e testuali ➢ Il deittico interviene in quelle interazioni in cui mittente e destinatario condividono la situazione comunicativa. Ci sono per esempio nei tesi teatrali. Sono pericolosi nelle conversazioni telefoniche ➢ Leopardi svolge una riflessione sulla finitezza della realtà. ➢ Il cuore umano vuole trascendere la finitezza del mondo per arrivare all’infinito. ➢ Anche se sa che il destinatario non è lì lui parla come se fosse lì. ➢ Esplicita se stesso. ➢ Si presenta come il suo destinatario fosse presente nel contesto di enunciazione. ➢ Usa tanti quelli, quello, quella … ➢ DEITTICI PERSONALI: pronomi di 1° persona personale e possessivi. ➢ Mi, I verso: pronome personale deittico personale. ➢ Io e Mi, VII verso: Leopardi esplicita la sua presenza senza presentarsi. ➢ Io, IX verso: pronome personale deittico personale. ➢ Mio: deittico personale aggettivo possessivo. ➢ M’è: fenomeno dell’enclisia. ➢ DEITTICI SPAZIALI: aggettivo o pronome dimostrativo e avverbio di luogo. ES: là e qui. ➢ Questo colle, questa siepe: sono due aggettivi dimostrativi che permettono al destinatario di collocare oggetto che è vicino a mittente. ➢ Quella: pronome dimostrativo Qui Là Queste piante Questa voce Quello infinito silenzio Questa immensità Questo mare: descrive il contesto geografico quindi il contesto della locuzione. ➢ DEITTICI TESTUALI: pronome di 3° persona singolare. ➢ Lei, XIII verso: pronome di 3° persona singolare. Esibisce genere e numero, riprende un referente che è nel cotesto che precede/segue → azione anaforica/cataforica ➢ Funzione anaforica → referente è la presente stagione. ➢ Così, terzultimo verso: Deittico di maniera? No. È anaforico rispetto a tutto il testo che precede, descrizione del paesaggio. Deittico testuale perché riprende un referente (una singola entità, tutta la situazione che è stata presentata prima).