Scarica Linguistica generale Gatti 2semestre e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! 4.6 LA NATURA DEL SIGNIFICATO La struttura testuale minima è di natura predicativo-argomentale ciò significa che richiede la combinazione di parole-predicato e di parole-argomento. Il predicato, in senso lato, è un modo di essere mentre l’argomento indica un’entità. È importante che una struttura testuale sia congrua: non è possibile combinare un predicato qualsiasi con un qualsiasi argomento poiché ogni predicato seleziona certi argomenti. I predicati hanno un numero di argomenti. Ogni predicato prevede uno o più posti argomentali: Predicati monadici (monoargomentali) prevedono un solo posto argomentale: modi di essere che caratterizzano una sola entità (es. passeggiare) = P x Predicati diadici (biargomentali) prevedono due posti argomentali (es. litigare, costruire, mangiare, uccidere) = P (x1, x2) Predicati triadici (triargomentali) prevedono tre posti argomentali (es. dare, promettere, dire, insegnare) = P (x1, x2, x3) Predicati tetradici (tetrargomentali) prevedono quattro posti argomentali = P (x1, x2, x3, x4) Predicati pentadici (pentargomentali) prevedono cinque posti argomentali = P (x1, x2, x3, x4, x5) All’interno della lingua ci sono molti predicati che non sono verbi. Predicati monadici verbi – aggettivi – avverbi Predicati diadici verbi – aggettivi – avverbi – congiunzioni – preposizioni Le congiunzioni sono espressioni che connettono. Oltre al numero degli argomenti è importante anche la loro qualità. Infatti ciascun posto argomentale ammette certi argomenti e ne esclude altri. Es. questa ragazza è intelligente; questo libro è intelligente; questa proposta è intelligente ecc. Questa montagna è intelligente NON È ACCETTABILE! L’argomento ha un suo contenuto semantico. Anche gli argomenti nascondono al loro interno dei predicati es. un uomo rise. UOMO (X1) = umano, maschio, adulto. Questi sono dei predicati (interni) che caratterizzano l’argomento (uomo). X : Ux ^ Mx ^ Ax x è una variabile che indica una qualsiasi entità che può esistere o non esistere; i : introducono una struttura predicativa che caratterizza questa entità. I determinanti sono indispensabili per costruire un’espressione corretta. Ci sono tre gruppi di determinanti: Determinanti indefiniti (un, qualche ecc.) dicono l’esistenza di almeno una x che ha le caratteristiche che il testo enuncia: “Qualche bimbo gioca” c’è una x che è bambino che gioca Determinanti definiti (questo, quel, il ecc.) possono essere usati solo se l’entità è nota all’interlocutore. Dicono l’esistenza dell’unica x che ha le caratteristiche che il testo enuncia. Determinanti con pretesa di universalità (qualsiasi, ciascuno, ogni) fanno riferimento a tutti gli elementi di un insieme. N.B. Nessuno esclude dal predicato che viene enunciato tutti gli elementi dell’insieme. Importante è anche l’ordine degli argomenti: Chiara da un libro a Simone Simone riceve un libro da Chiara Qui il primo e il terzo argomenti si scambiano tra di loro. Entrambe le strutture sono sinonimiche ma presentano una differenza rilevante: il diverso ordine degli argomenti corrisponde ad una diversa prospettiva di lettura della situazione. Dare e ricevere, sotto e sopra, vendere e comprare … sono detti conversivi. 4.7 SENSO, NON-SENSO, CONTROSENSO Il senso testuale nasce esclusivamente dalla combinazione congrua di predicati e argomenti; la lesione della congruità comporta opacità del senso. In presenza di incongruità, il destinatario tenta, ma non è in grado di recuperare in alcun modo il discorso perché gli elementi connessi non sono fatti per stare insieme = la gioia cammina. Quando un testo non è congruo, esso e insensato; si parla quindi di non-senso. Il non-senso non esiste, se c’è non-senso non c’è testo: un testo che è un non-senso non è un testo. La coerenza invece si comporta in maniera diversa. La lesione della coerenza non comporta che il testo non esista, ma che nasca un testo contraddittorio. Se un testo è contradditorio, si può intervenire ed eliminare la contraddizione, mentre l’incongruità (il non-senso) non può essere corretta. 4.8 COERENZA E CONTRADDIZIONE Principio di coerenza o di non contraddizione formulato da Aristotele dimostrare significa far vedere la verità di un’affermazione, facendo discendere la verità di questa affermazione dalla verità di un’altra (evidente o dimostrata) per implicazione. Può essere dimostrato tutto? NO. Ci sono cose evidenti, davanti alle quali non occorre dimostrare, basta guardare; non si può inoltre risalire all’infinito nella serie delle dimostrazioni, poiché è necessario fermarsi all’evidenza. DIMOSTRARE È DIVERSO DA AFFERMARE. L’evidenza fondamentale su cui si basa la conoscenza umana è il PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE una cosa NON può essere e non essere, nello stesso tempo e sotto il medesimo aspetto. Es. della bici. Il principio di non contraddizione non può essere dimostrato ma può essere solo confutato. Confutare indurre in contraddizione. La confutazione si basa sul PNC ed usarla per dimostrare il PNC stesso rappresenta una petitio principii (mossa logica che consiste nell’appellarsi nel corso della dimostrazione allo stesso principio che si sta dimostrando). Aristotele immagina che davanti a lui ci sia uno scettico e che le affermazioni dipendono dalla soggettività individuale: se ognuno può dire quel che gli pare, uno può anche sostenere che una morfologia la strutturazione morfologica non riguarda tutti i lessemi poiché numerosi lessemi non presentano morfologia (es. sempre). Ordine delle parole è più rilevante in certe lingue rispetto ad altre (es. inglese). Si struttura diversamente in base ai diversi sistemi linguistici. Intonazione insieme dei fenomeni sovrasegmentali e prosodici che sono utilizzati per manifestare diverse dimensioni del contenuto. L’intonazione all’interno della comunicazione verbale svolge una funzione rilevante. L’intonazione ha la funzione di dare il “significato generale” del testo. Si avvicina all’ostensione, prevale la sua forza espressiva. 5.3 I TRATTI CHE CARATTERIZZANO LE STRUTTURE INTERMEDIE Tutte le strutture intermedie condividono una serie di tratti: polisemia (molteplicità di funzioni), varianza (molteplicità di strategie di manifestazione), preferenzialità, endolinguisticità. 5.3.1 POLISEMIA (MOLTEPLICITA’ DI FUNZIONI) Polisemia Si ha una polisemia a fronte di una medesima strategia di manifestazione quando vengono veicolati più significati ed è riconoscibile un nesso tra queste funzioni (significati) e questo nesso si chiama “nesso di motivazione” (o “livello di motivazione”: richiamo tra i diversi significati) una parola (un significante) che veicola significati diversi ma che hanno un nesso tra di loro. La polisemia non riguarda solo il lessico (+ tempo futuro o condizionale). Ogni segno è polisemico quando viene usato nei testi, perché la sua funzione si specifica in rapporto al contesto concreto. 5.3.2 VARIANZA (MOLTEPLICITA’ DELLE STRATEGIE DI MANIFESTAZIONE DELLA STESSA STRUTTURA INTERMEDIA) Varianza unico segno che si manifesta in modi diversi a seconda dei contesti. Forme dello stesso lessema (es. aller, to go) es. ALLER: je vais, tu vas, ils va, nous allons, vous allez, ils vont Es. TO GO: went Esempi in cui la stessa unità di significato presenta più di una strategia di manifestazione. Omonimia due segni distinti che hanno lo stesso significante ma significati completamente diversi, due lessemi diversi. Sinonimia equivalenza a livello semantico di due strutture intermedie che restano tuttavia distinte. 5.3.3 PREFERENZIALITA’ O NATURALITA’ Preferenzialità indica al destinatario l’interpretazione più probabile delle strutture intermedie che compaiono in un testo. Esempio: 1. prestare = dare con l’impegno alla restituzione 2. Prestare aiuto = dare aiuto 3. Prestare attenzione 4. Prestare giuramento Prestare ha più di un valore ma il primo significato è quello che ci appare più naturale e immediato ed è quello che è riportato dal vocabolario come “prima accezione” del lessema. Questa naturalità facilita l’interpretazione del testo perché costituisce una guida all’inferenza. Nel sistema linguistico le strutture polisemiche presentano un valore preferenziale. Idem morfologia: desinenza -a del femminile. Manifestazione preferenziale manifestazione più immediata, più tipica tra le varie manifestazioni possibili. 5.3.4 ENDOLINGUISTICITA’ Endolinguisticità Natura endolinguistica di ciascun livello del sistema linguistico entro ciascuna lingua. Le strutture intermedie variano profondamente da lingua a lingua. 5.4 PERCHE’ INTERMEDIE? Le strutture delle lingue storico naturali sono caratterizzate dalla flessibilità. La lingua non genera testi corretti, ma è un sistema di traduzione molto flessibile. Ciascun senso può dare origine a molteplici testi e, viceversa, ciascun testo può avere molteplici sensi lingua: funzione multi-multivoca tra sensi e testi. Si chiamano strutture intermedie perché i segni linguistici si trovano a metà strada tra il suono e il senso. Le strutture intermedie sono strutture già predisposte per certi usi. 6 IL LESSICO Lessico componente più immediatamente riconoscibile del sistema linguistico, quella in cui il rapporto tra significante e significato si lascia cogliere nel modo più immediato. Parola: 1. Elemento del lessico o lessema* 2. Autorizzazione a parlare in un’assemblea (“passo la parola a qualcuno”; “ho la parola”) 3. Capacità, facoltà di parlare 4. Parola come manifestazione della Fides (= impegno dentro alla comunità) 5. * lessema, parola che si trova nel vocabolario 6. Forma di parola (es. dormiamo; dormissero) 7. Sintagma minimo, la forma libera minima 6.1 LA PAROLA PAROLA COME: parola fonologica segmento dotato di autonomia articolatoria: un segmento prima e dopo il quale si possono collocare delle pause o sospensioni del discorso. Una parola fonologica è caratterizzata da: Autonomia articolatoria Accento proprio Rispetto delle regole fonotattiche lessema parola che si trova nel vocabolario, dove compaiono indicizzate come lemmi forma di parola esistono lessemi che si presentano sempre allo stesso modo (es. perché, soltanto, allora, ieri) e lessemi che assumono forme differenti: bello, bella, bellissimi sono diverse forme di parola dello stesso lessema variabile. Le forme di parola possono essere costituite da più parole fonologiche distinte (eravate stati aiutati unica forma del verbo aiutare ma ci sono tre parole fonologiche, dotate di accento proprio e autonomia articolatoria). Realizzazione morfologica di un lessema. Il concetto di forma di parola mette in evidenza il legame tra il lessico e la morfologia. Le parole si distinguono in parole variabili ed invariabili. Sintagma minimo soltanto la forma di parola rappresenta il costituente adeguatamente strutturato per entrare nella costruzione testuale. Il lessico si articola in classi del lessico (o parti del discorso) insieme di parole che condividono alcune proprietà a livello semantico, sintattico e morfologico. In italiano le parti del discorso sono nove. Nomi indicano le entità che entrano in gioco nella vicenda narrata Verbi ci parlano degli eventi Congiunzioni esprimono un rapporto LE PARTI DEL DISCORSO VARIABILI: nome, aggettivo, articolo, pronome, verbo LE PARTI DEL DISCORSO INVARIABILI: preposizione, congiunzione, interiezione 6.2 I PROCESSI DI STRUTTURAZIONE DEL LESSICO Generazione procedimento che specifica la forma delle strutture linguistiche Il punto di partenza è la nozione di decidibilità di un insieme un insieme è detto decidibile se siamo in grado di enumerare i suoi elementi, cioè di stabilire se un elemento dato appartiene o all’insieme. Elencare gli elementi di un insieme è quasi spesso impossibile. Procedimento più convincente e pratico è quello di definire i criteri di appartenenza insieme dei tratti necessari e sufficienti per appartenere all’insieme. Rappresentazione generatore lessicale (pag. 156) In ingresso del generatore lessicale si collocano tre classi di strutture: i lessemi elementari, i lessemi latenti e i formativi. In uscita del generatore troviamo i: lessemi elementari (cas-a, acqu-a, sempre) e i lessemi strutturati (acqu-os-o, cas-ett-a, de-durre). I lessemi elementari e strutturati insieme sono detti lessemi canonici (= lessemi manifestati da una sequenza fonologica). 6.4 PROCESSI FRASEOLOGICI: SINTEMA E FUNZIONI LESSICALI assumono come base delle strutture sintattiche – frasi – che vengono poi in diverso modo lessicalizzate 1. Sintemi antiche combinazioni sintattiche che, in forza del loro prolungato e frequente uso, vengono a essere percepite come un’espressione lessicale unica. Il sintema è una struttura apparentemente sintattica che in realtà è lessicale. I sintemi possono essere di diverso tipo: Nominali: gatto delle nevi, pan di Spagna, piede di porco, un quarantotto, baci da dama, terza pagina, stella di Natale … Verbali: farsi in quattro per qualcuno, gettare la spugna, avere la coda di paglia, arrampicarsi sugli specchi, avere la luna storta, dare del filo da torcere, essere sulle spine … Avverbiali: alla carlona, come si deve, in quattro e quattr’otto, in men che non si dica, in un batter d’occhio … Preposizionali: a forza di, alla faccia di, in seno a, a furia di … Con il sintema il significato dell’intera espressione non tiene conto del significato delle singole parole che la compongono, ma lo si ricostruisce attraverso un procedimento motivazionale. 2. Funzioni lessicali studiate dal linguista Igor Mel’čuk che ne ha individuate circa 50. Oper esprime il rapporto tra il nome di una situazione e il verbo indicante l’azione di chi mette in atto quella situazione Magn indica l’intensificazione dell’aggettivo Le funzioni lessicali hanno una natura endolinguistica; esse sono tipiche di una data lingua e presentano problemi di traduzione da una lingua all’altra, perché spesso non si possono tradurre letteralmente. La variante combinatoria è sostanzialmente convenzionale entro una certa lingua 7 LA MORFOLOGIA 7.1 LESSICO E MORFOLOGIA La morfologia opera in diretta correlazione con il lessico. La morfologia elabora strutture che sono caratterizzate da molteplicità di funzioni (polisemia), molteplicità di strategie di manifestazione (varianza), preferenzialità ed endolinguisticità. Il compito della morfologia è quello di trasformare il lessema variabile in una parola, ossia in un sintagma minimo. La morfologia studia le diverse strategie di manifestazione della forma di parola fornite da un sistema linguistico, il rapporto tra queste strategie di manifestazione e le funzioni sintattiche e semantiche che possono assumere. I lessemi possono essere variabili ed invariabili. Nei lessemi variabili la forma di parola presenta un componente lessicale e un componente morfologico. Anche la morfologia presenta strutture in ingresso e strutture in uscita. 7.2 MORFOLOGIA E TIPOLOGIA DELLE LINGUE Morfo manifestante morfologico NON scomponibile. Componente morfologico insieme dei morfi presenti in una forma di parola. I sistemi linguistici si possono classificare in rapporto alla morfologia: 1. Isolanti lingue che non presentano morfologia o presentano una morfologia ridotta (es. cinese e vietnamita). 2. Sintetiche lingue che possiedono una morfologia (che hanno lessemi variabili). Si suddividono in: Lingue agglutinanti lingue sintetiche in cui prevalgono casi di componenti morfologici formati da più morfi (finlandese, turco, giapponese) Lingue flessive lingue sintetiche che hanno componenti morfologici di un solo morfo (italiano, russo, francese) 7.3 CATEGORIA MORFEMATICA, MORFEMA E MORFO Categorie morfematiche sei insiemi chiusi di morfemi alternativi: genere verbale (transitivo/intransitivo), la diatesi, il modo, il tempo, il numero e la persona. Le categorie sono paradigmi morfematici, ossia classi di morfemi alternativi, ciascuno dei quali veicola un insieme di potenziali funzioni. Dentro a ciascuna categoria ci sono più morfemi che sono le alternative possibili fra le quali la categoria morfematica impone al lessema di scegliere per formare una certa forma di parola (sei insiemi chiusi di morfemi alternativi, ciascuna di queste classi veicola delle potenziali funzioni. Dentro ad ogni categoria ci sono più morfemi che sono le alternative possibili e il lessema per formare una forma di parola deve scegliere tra una di queste alternative) Le categorie morfematiche e i morfemi variano da una lingua all’altra. Il morfo è il significante di uno o più morfemi. Per morfema si intende la funzione linguistica di significato grammaticale che viene manifestato da una struttura linguistica: i morfi. 7.6 MORFEMI FISSI E LIBERI Morfemi fissi alcuni morfemi sono fissi, legati al singolo lessema, altri invece sono liberi. In italiano, nel sostantivo, il morfema del genere nominale è fisso (un sostantivo è o maschile o femminile) mentre quello del numero è libero (uomo/uomini). Nel verbo il morfema del genere verbale è fisso (un verbo è transitivo o intransitivo) mentre tutti gli altri morfemi sono liberi. 7.7 STRATEGIE DI MANIFESTAZIONE DEI MORFEMI Il tipo di morfo più comune è costituito da una sequenza di fonemi che si saldano al componente lessematico formando un’unica parola fonologica 7.7.1 MORZO ZERO Un tipo di morfo particolare è Il morfo zero, che manifesta uno o più morfemi con l’assenza di un componente morfologico manifesto: un caso tipico è il singolare del sostantivo in inglese, che si distingue dal plurale in quanto NON presenta alcun segnale BOY/BOY-S 7.7.2 L’AMALGAMA MORFEMATICO Amalgama morfematico morfo che manifesta più di un morfema 7.7.3 IL SINCRETISMO Sincretismo tipo particolare di omonimia a livello morfologico, per cui morfemi diversi della stessa categoria morfematica ricevono la stessa manifestazione. 7.7.4 IL MORFO DISCONTINUO Morfo discontinuo manifestante morfologico che si realizza in modo discontinuo, prima e dopo il lessema. Il morfo discontinuo può coinvolgere più di una parola fonologica. Es. “era stata raccontata”: in questo caso abbiamo una sola forma di parola formata da tre parole fonologiche. Ausiliari strutture linguistiche, che usate autonomamente, sono di natura lessicale, ma svolgono in questo caso una precisa funzione morfologica. Le forme composte non vanno confuse con le costruzioni fraseologiche. 7.7.5 IL SUPPLETTIVISMO MORFOLOGICO Suppletivismo morfologico fenomeno per cui si utilizzano significati lessematici totalmente diversi per lo stesso lessema in determinate forme di parole. 7.7.6 L’ALLOMORFIA C’è allomorfia quando la stessa funzione morfologica (lo stesso morfema) si può manifestare in modi diversi, cioè quando più morfi diversi rappresentano lo stesso morfema. 7.8 FUNZIONI DEI MORFEMI: MORFEMI INTRINSECI (SEMANTICI) ED ESTRINSECI (SINTATTICI) I morfemi possono veicolare due tipi di informazioni: informazioni sintattiche e informazioni semantiche. Il morfo -a di persona e il morfo -a di buona non sono equivalenti. Il singolare del sostantivo “persona” ha un valore semantico proprio in quanto ci dice che si sta parlando di una singola persona. Se dicessi persone indicherei una pluralità di persone. In questo caso il morfema del numero è intrinseco o semantico. Per quanto riguarda il morfo -a di “buona”, vediamo invece che il singolare non ha la funzione di indicare “una sola bontà”, ma quella di indicare il nesso sintattico che lega l’aggettivo al sostantivo. La funzione di questo morfema è quello di segnalare che buona è un attributo di persona, pertanto questo morfema è estrinseco o sintattico. Morfema estrinseco o sintattico segnale di manifestazione della sintassi; esso serve per concordare una concordanza o reggenza sintattica. Morfema intrinseco o semantico concerne direttamente il contenuto. Il valore semantico della morfologia non è immediatamente disponibile (come nei morfemi intrinseci), ma è mediato. Attributo può essere descrittivo o restrittivo. Es. Il famoso musicista l’attributo menziona una qualità che è funzionale a livello comunicativo. Questo attributo è descrittivo.