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Linguistica Generale - Maria Cristina Gatti, Appunti di Linguistica Generale

Teoria della ComunicazioneFilosofia della comunicazioneSemiotica applicatalinguistica

Appunti per M.C. Gatti - Integrati con dispensa e manuale La comunicazione verbale - Università Cattolica del Sacro Cuore Milano

Tipologia: Appunti

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Scarica Linguistica Generale - Maria Cristina Gatti e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LINGUISTICA GENERALE I SEMESTRE • “LINGUISTICA” 
 Lingue = sapere non saputo 
 vengono messe in atto quotidianamente senza la consapevolezza delle loro dinamiche costitutive
 Le lingue sono numerosissime (finora 6000 scoperte) 
 ➔ ciascun parlante è un POLIGLOTTA = crocevia di più lingue (max. 15)
 NB ciò è dovuto al contesto in cui viviamo e all’interazione delle lingue in contatto
 Dialetto ≠ lingua: messo in secondo piano per distinzione del giurista
 La lingua è un “osservatorio sulla realtà”, la categorizza e descrive (ogni lingua con diversa focalizzazione) 
 Esempio in italiano diciamo mano, in russo lo stesso termine indica tutto l’arto superiore • “GENERALE” 
 Tutte le lingue sono accumunate da dinamiche universali 
 la linguistica generale si occupa di eventi comunicativi e li descrive nelle loro dinamiche costitutive 
 NB la linguistica rientra nelle scienze della comunicazione Eventi comunicativi = strumenti che permettono di intrecciare le azioni tra parlanti (joint actions) creando interazioni 
 Sono “comunicativi” perché usati per produrre messaggi: usano prevalentemente una delle lingue storico-naturali esistenti MA il dire è sempre accompagnato da una comunicazione paraverbale = linguaggio del corpo studiato da cinesica (comprende gestualità e postura) Linguaggio ≠ lingua Linguaggio umano = facultas che hanno i parlanti di produrre eventi comunicativi, sfruttando per lo più lo strumento verbale (in particolare i parlanti si appoggiano alla semiosi verbale) ➔ gli eventi fisici sono portatori di eventi non fisici, messaggi e sensi, gli aspetti para-verbali integrano quelli verbali Caratteristiche della comunicazione verbale 1. Pervasività: è estesa alla vita umana (la vita è intrisa di comunicazione) 
 Esempio in democrazia il consenso è ottenuto con la retorica 2. Complessità: interpella più studiosi, risente dei sistemi semiotici o verbali, coinvolge ≠ dimensioni 
 • Scienze umane (psicologia, sociologhia, antropologia)
 • Scienze linguistico-semiotiche (arti figurative, moda ecc)
 • Scienze tecnologiche (tecnologia)
 • Scienze che analizzano i luoghi di interazione e le spese di interesse dell’interazione (economia, politica) Comunicatore ≠ comunicazionista Comunicatore (speaker televisivo, maestro) = colui che sa gestire la comunicazione in modo efficace Comunicazionista = professionisti della comunicazione, conosce i sensi profondi e gli effetti dei gesti, sa intervenire quando la comunicazione si blocca, sa come usare gli strumenti della comunicazione affinché quest’ultima sia efficace Esempio uno scapolo dice “mia moglie cucina bene”: messaggio non sensato perché fuori contesto ➔ il comunicazionista deve intervenire quando viene meno il rapporto con la realtà Un messaggio è sensato quando è in rapporto con 1. Realtà 2. Interlocutore: perché la comuniocazionbe sia efficace il messaggio deve creare involvement = avere un nesso con il suo common ground, suscitare inter-esse 
 INFATTI basta cambiare l’ordine delle parole perché il messaggio venga percepito in modo diverso e la comunicazione vada in crisi 
 • rema = dislocazione del soggetto a dx 
 ➔ efficacia comunicativa 
 È arrivato Zampanò
 • tema = soggetto in prima posizione 
 ➔ soggetto già noto all’interlocutore 
 Zampanò è arrivato 
 Ancrage = nesso tra componente iconica (immagini) e verbale (messaggio) raggiunto attraverso la semiosi = atto per cui si associano i sensi da comunicare e le strategie della comunicazione LO SCAMBIO COMUNICATIVO [cap.1] Azione di scambio tra due interagenti: veicoliamo concetti (funzione comunicativa) attraverso parole (strutture del messaggio verbale) Etimologia (= origine linguistica di una parola) dal latino communico, communio, communis = mettere in comune un bene ➔ presente in patrimonium, matrimonium come qualcosa che spetta/tocca a Tedesco mit – teilen: calco sul latino Due tipi di definizione A. DEDUTTIVA: legge universale ➔ particolare (casi singoli)
 tutti gli uomini sono mortali + Socrate è un uomo = Socrate è mortale (sillogismo) 
 ➔ comunicazione = grammatica alla base degli eventi comunicativi 1 B. INDUTTIVA: particolare ➔ legge universale 
 vedo che tutti i gatti hanno la coda allora dico che tutti i gatti hanno la coda (generalizzazione) 
 NB sono due dinamiche della ragione umana 
 ➔ comunicazione = somma di tutti gli eventi comunicativi Comunicare: rendere partecipe l’altro di un bene che possiedo ➔ scambio di segni che producono un senso Cum = con, relazionalità Munus = dono / compito, impegno che apre il dono ➔ concetti legati perchè un oggetto prezioso richiede cure ➔ messaggio è un bene che passa da un interlocutore all’altro impiegando 1. Responsabilità di chi riceve un bene: caratteristica dell’uomo che risponde e non scansa i commitements = atteggiamento stabile, responsabilità 
 Esempio io ti dico un segreto, tu devi avere discrezione 2. Risposta di colui a cui viene fatta una domanda 
 responsare = rispondere come atteggiamento stabile per gli antichi latini ➔ il messaggio interessa, sta a cuore, ha un valore Comunicazione, comunità, cultura La comunicazione permette la convivenza umana all’interno della comunità linguistica • per Saussure (Corso di linguistica generale) = massa di coloro che parlano la stessa lingua • per Hymes è la speech community = interazione tra parlanti di lingue diverse MA senza tener conto dell’inferenza • studi recenti = insieme di coloro che comunicano, utilizzando una o più lingue storico-naturali Cultura = secondo la Scuola di Tartu (tradizione cultorogica russa) • Informazione che passa di generazione in generazione • Sistemi segnici con i quali la comunità si esprime • Insieme di conoscenze, credenze, valori che indicano l’appartenenza alla comunità in questione Lo scambio di beni è maggiore tanto è maggiore la diversità tra coloro che interagiscono ➔ porta a arricchimento culturale o calco = formare una nuova parola su una già esistente (bielo – Russia) ➔ comunicazione è un commercio INFATTI Mercurio = medius currit, dio della comunicazione e del commercio NB è il dio Hermes per i greci: hermeneia = interpretare, in italiano ha due significati: 1. Decodificare, ricostruire il significato veicolato da un testo 2. Costruire per un determinato senso un messaggio, un testo che lo veicoli ➔ la comunicazione è uno scambio tra sensi espressi in testi e testi per cui si recupera un senso MA rischio di maggiore insuccesso comunicativo perché diminuisce il common ground = sfondo condiviso tra coloro che partecipano nello scambio comunicativo ➔ comunicazione è efficace se caratterizzata da aspetti apparentemente contrastanti (common ground / diversità culturale) Comunicazione e società civile La comunicazione è alla base della convivenza umana (pdv privato e pubblico) INFATTI la comunicazione serve a fare comunità ➔ fondamentale la qualità del consenso (ottenuto attraverso la condivisione della ragione) Esempio democrazia ateniese (V sec) si basa sulla discussione tra cittadini al fine di creare consenso su cioè che è giusto e conveniente: efficacia della parola a renderti un cittadino ➔ è fondamentale che l'esercizio del potere della parola sia sano e autentico e si fondi su un uso della ragione sana e ragionevole Comunicazione verbale • comunicazione che avviene attraverso testi costruiti da strutture linguistiche o semitiche • nasce dall’incontro della tradizione delle scienze linguistiche con le scienze della comunicazione
 ➔ possono analizzare 
 A. Come sono organizzati i messaggi (linguistica, semiotica, logica ecc)
 B. I soggetti e le comunità di riferimento (psicologia, sociologia ecc)
 C. I temi coinvolti (economia, politica, teologia ecc)
 D. I luoghi dove avviene la comunicazione (stampa, radio, televisione, internet ecc) VERSO UN MODELLO DELLA COMUNICAZIONE VERBALE [cap.2] Il potere della parola: la persuasione Potere dal latino potestas Per i latini era una vox media = termine privo di giudizio negativo o positivo che poteva indicare due aspetti (polisemia) 1. Essere in grado di fare qualcosa perché si hanno le possibilità / strumenti 
 Es: posso scalare una montagna 2. Essere in grado di fare qualcosa all’altro
 • violenza (vis): fisica (che produce paura) o verbale (violenza dell’inganno o dolus)
 2 INFATTI ciascuno partecipa allo scambio comunicativo in vista di un vantaggio o interesse che costituisce il motivo dell’azione ed è fondamentale per attivare un processo persuasivo (percepisco che la decisione riguarda me e i miei interessi, in gioco ci sono valori per me fondamentali ecc) MA se le controparti non riescono a giungere a una conclusione interviene un mediatore = figura caratterizzata dalla terzietà in quanto terzo che deve essere super partes permettendo di uscire dal conflitto con un guadagno (win win) da entrambe le parti Entimema nel discorso di Bush E' un discorso di stampo classico: exordium, narratio (compito di coinvolgere il ricevente dal punto di vista del pathos), argomentatio, epilogo Narratio: dicorso elaborato in un momento propizio per portare la pace, ma un attacco terroristico aveva poi distrutto tutto (acmè della narratio = culmine del pathos) Entimema: per suscitare adesione alla tesi, Bush si aggancia a un endoxon (principio condiviso da tutto il mondo civile) ➔ crea un transfer d'adesione dal mittente al ricevente 1. TESI: No nation can negotiate with terrorists
 ➔ presa di posizione sulla realtà con aggiunta di argomenti per cui è ragionevole aderire alla testi 2. ENDOXON: [it’s not possible to negotiate with those whose goal si the death of the counterpart] 3. PREMESSA MINORE: terrorists have as goal the death of the counterpart 4. CONCLUSIONE: It’s not possible to negotiate with terrorists ➔ deduttivamente si arriva a sostenere la tesi NB connettore perché esprime due nessi logici 1. Connettore causale Maria è caduta perché Luigi l’ha urtata: enunciato assertivo, introduce la causa che ha prodotto il fatto 2. Connettore argomentativo Luigi è pazzo perché va a 100 km in centro: connettore di giustificazione, introduce l’argomento che giustifica la tesi Entimema nella pubblicità 1. tesi: "questo burro è genuino” 2. endoxon: [il latte fresco delle Alpi è genuino] 3. argomento: ci si aggancia ad un principio condiviso che fa parte del mondo di riferimento dell'acquirente
 "é fatto con il latte fresco delle Alpi"
 Si arriva quindi all’ hooking point = punto di aggancio della tesi con l’argomentazione ➔ le qualità positive della causa materiale (latte) implicano la qualità positiva nel prodotto (implicazione) 4. Conclusione: questo burro è genuino 1. TESI: Questo orologio è di alta qualità? 
 tesi problematizzata = valutazione messa in discussione (espressa come domanda) 2. ENDOXON: [Gli orologiai svizzeri sono noti per essere produttori di alta qualità] 3. ARGOMENTO: È svizzero
 Hooking point = causa efficiente = produttore dell’orologio 
 ➔ le qualità della causa efficiente determinano la qualità del prodotto 
 premessa minore: Questo orologio ha come causa efficiente/produttori orologiai svizzeri 4. CONCLUSIONE: Questo orologio è di alta qualità (=tesi) INDUZIONE = dal particolare all’universale Generalizzazione Processo induttivo che utilizza la logica Scienziato riscontra un evento ripetuto nella realtà e formula una legge naturale Un gatto, due gatti… hanno la coda ➔ tutti i gatti hanno la coda Tutti: quantificatore = espressione che estende alla totalità una certa proprietà (caratteristica) NB legge naturale vale finché non si trova un caso che la contraddice ➔ legge falsificata ➔ generalizzazione è creativa perché genera novità ∑ma rischiosa Exemplum Argomentazione retorica basata sul metodo induttivo Si costruisce sulla categoria della possibilità: un certo evento può aver luogo nel futuro perché qualcosa di analogo è già successo nel passato ➔ in quel caso decisivo un evento a ha dato luogo ad un evento b ed è ancora possibile che a dia luogo a b 
 “poiché in passato un determinato evento A ha dato luogo a B, é ancora possibile ritenere che un caso analoga A dia luogo a B” Si procede deduttivamente dal fatto alla regola = si persuade con una regola che i fatti storici hanno permesso di stabilire L’exemplum implica una ipotesi che un evento del passato si verifichi nel futuro Ab esse ad posse valet illatio Exemplum nel discorso di Bush È possibile da ciò che è stato che accada qualcosa di analogo Passato: durante la guerra mondiale acerrimi nemici (evento a) come Usa e Giappone sono diventati amici fidati (evento b) Futuro: è ancora possibile che acerrimi nemici come Israele e Palestina diventino amici fidati 5 LESSICO DELL’AFFIDABILITÀ La nostra vita quotidiana di basa sulla dimensione dell’affidarsi Pistis (= fede / fiducia): parola chiave per il discorso persuasivo secondo Aristotele nella pistis sta la forza persuasoria del discorso = il suo legame con la realtà nella sua verità (affidabilità del discorso) NB lessico basato su questa parola (ricostruibile dalla sua matrice indoeuropea) Epistemologia = scienza che indica che le conoscenze umane sono epistemologiche = avvengono per dimostrazione (conoscenza mediata dalla pistis) Le conoscenze umane sono di due tipi 1. CREDENZE = conoscenze “per credito a” 
 Avvengono attraverso un credito dato a testimone / fonte accreditata = sono intessute di fides 
 A puó conoscere C attraverso una fonte B
 Es: la data di nascita ci é detta dai nostri genitori ➔ conoscenza mediata attraverso una pistis, una fiducia che noi diamo ad una fonte accreditata 2. Conoscenze nell’ambito dell'agire
 Es: se ci ammaliamo ci affidiamo ad un esperto Linguistica dell’800 aveva un approccio storicista È in questo periodo che nasce come disciplina autonoma = linguistica storico – comparativa Bede (radice di un verbo) = far fare qualcosa a qualcuno in quanto é un bene per lui → peizw → suaveo → persuadere Diversi ambiti sono intessuti della dimensione dell’affidabilitá (fides) A. Socio-politico
 Il rapporto tra uomini nella vita sociale è fondata sulla fiducia reciproca 
 Giove / Iuppiter / Zeus : fondamento della fides, garante della reciproca fiducia degli uomini
 ➔ Chiamato Fidius (latini) / Pistius (greci)
 Persona fidata: chi fonda il rapporto sulla fiducia 
 Perfidus: perfido, colui che distrugge la reciproca fiducia tra uomini
 NB prefisso “per” spesso accezione negativa 
 Foedus = patto tra uomini, esito della stabilità della fides ➔ radice dei termini federazione, federalismo, federale (stati / regioni che stanno unite grazie a un patto) 
 Eidgenossenschaft = confederazione elvetica 
 Genossen = compagno 
 Eid = giuramento B. Economico-finanziario "De bello civili”: Cesare giunge presso un popolo e dice “nulla erat fides” = nessuno era disponibile a fare un prestito di soldi, fatto sulla basa della fiducia INFATTI in italiano Fido bancario = prestito Fideiussione = intervento di un terzo (mediatore) che garantisce che il debitore si atterrà a realizzare le sue obbligazione (da fideiubere = farsi garante di) Credito / creditore dal verbo credo, due radici: - Cre da crescere - Do da dare ➔ Credere = darsi per crescere In latino si poteva usare con - Dativo “tibi” = ti credo, credo a te - Complemento oggetto “credo tibi fiducia” = ti presto denaro C. Del matrimonio Darsi e affidarsi reciprocamente scambiandosi le fedi nuziali = reciproca fiducia Fides ha esiti anche in - TEDESCO: bitten = "far fare qualcosa a qualcuno" (effetto della costrizione) - RUSSO: da bede ➔ “веда” = mancanza, bisogno, povertá (effetto di mancanza) PER UNA TIPOLOGIA DEI PROCESSI MANIPOLATORI Cfr. il saggio "Tour and typologies of manipulate processing" Sofisti: autori dei sofismi = ragionamenti scorretti che hanno permesso di scoprire le dinamiche manipolatorie Totalitarismi del 900: Esperienza fallimentare di manipolazione ➔ investimenti in sofisticati sistemi di comunicazione per il controllo ideologico 3 fasi di vita del regime totalitario, che producono 3 testi manipolatori 1. TESTI FONDATIVI
 Obiettivo definire l’ideologia alla base del regime totalitario 2. TESTI MASS-MEDIATICI: testi di propaganda 
 Obiettivo diffondere l’ideologia nella popolazione 3. TESTI SCOLASTICI: testi utilizzati a scuola 
 Obiettivo perpetuare l’ideologia nelle generazioni attraverso la cultura 
 ➔ lavoro di modifica dei dizionari
 6 • Semanticidio = cambiamento delle definizioni 
 • Logocidio = eliminazione di termini scomodi per il regime Manipolazione = “Un atto di discorso é manipolatorio quando distorce (twist) la visione della realtà nei destinatari, impedendo un atteggiamento sano nelle sue decisioni e nei suoi processi di decision making” 
 ➔ un messaggio è manipolatorio quando distorce la visione della realtà e induce il destinatario a crede di decidere a favore dei suoi interessi MA in quanto manipolato persegue gli interessi di colui che lo manipola STRATEGIE MANIPOLATORIE La violazione delle presupposizioni Strumento principe della manipolazione La maggior parte del messaggio che dobbiamo comunicare é evidente (= content asserted) perché fa parte del common ground ➔ veicoliamo quindi delle ipotesi (a monte del nostro dire) MA c’è un significato taciuto che si nasconde tra le pieghe del dire = impliciti Un ambito dell'implicito é quello dei presupposti = ciò che è posto a monte del nostro dire (qualsiasi semplice frase si basa su dei presupposti) Esempio Roma é la capitale d'Italia ➔ presuppone l'esistenza di Roma e dell’Italia Presupposto esistenziale = i nomi presuppongono una esistenza NB sono nascosti, meno percepibili ➔ soggetti a un controllo critico minore da parte dei parlanti Presupposto accadimento = in qualsiasi atto comunicativo i parlanti hanno presupposizioni accomodanti ➔ aderiamo ai presupposti perché, essendo parte del common ground, metterli in discussione é come mettere in dubbio l'appartenenza ad una comunitá, la “weness” ➔ molte strategie manipolatorie sono nascoste nelle presupposizioni (espressioni che fanno scattare una presupposizione falsa, la quale a sua volta fa scattare una “presuppositional accomodation”) ➔ solo chi é attento riesce a capire che si tratta di manipolazione ÜBER SINN UND BEDEUTUNG, Gottlob Frege Saggio sul senso e significato delle parole e il loro denotato Frege mette in guardia rispetto all'uso di sintagmi nominali che possono essere utilizzati in modo manipolatorio Espressione nominale “der Wille des Volkes” (“La volontá del popolo”) = sintagma che rende possibile un abuso demagogico: “La volontá del popolo é la lotta di classe” ➔ manipolazione giocata sul presupposto ➔ messaggio manipolatorio perché fa passare come presupposto l’esistenza di un denotato universale: il sostantivo “volontá” veicola un presupposto di esistenza ed esistono le varie volontá di singole persone ➔ avviene una generalizzazione Con un sintagma nominale scatta un presupposto esistenziale: dal pdv linguistico un sostantivo presuppone un’esistenza (la cosa detta è percepita come esistente dal popolo) ➔ il parlante deve essere attivo, conoscere i processi comunicativi ed evitare la manipolazione Esempio i tedeschi chiamano la stella del mattino Morgenstern e quella della sera Abendstern NON veicolano = significato MA denotano = oggetto Esempio: “Gatto” è un sostantivo che indica identitá ed esistenza É una x che esiste tale e che è caratterizzata da un modo di essere p1, p2, p3 ➔ Э x: p1 e p2 e p3x La fregatura della totalità Processi che fanno leva sull’istinto umano di riferirsi alla totalità ➔ si prende una parte e la si fa passare per il tutto Questo principio di totalitá sta alla base di una logica manipolatoria Durante la Seconda Guerra Mondiale si diceva “Il nemico del mio nemico é mio amico” : topos utilizzato dall'Europa che per andare contro Hitler si alleó con Stalin Perché manipolatoria? Supponiamo di avere un ladro che ci ruba la bicicletta, poi arriva un altro ladro che gli ruba a bicicletta a sua volta ➔ è nemico del mio nemico MA possiamo dire che è mio amico? NO Avviene una lesione della totalità = condivisione di una parte di ragioni viene passata come totalità (nel termine amico la parzialità viene fatta passare come totalità) Questo fenomeno avviene anche con le operazioni di agenda setting = quando si devono scegliere le notizie da inserire nei telegiornali / testate giornalistiche "This is the news for today" ( = queste sono le notizie per oggi) frase finale dello speaker televisivo ➔ tutte le notizie del telegiornale vengono fatte passare per la totalitá INFATTI il redattore seleziona una parte delle notizie in base agli interessi del pubblico MA dice che sono le “notizie della giornata” ➔ fa passare una parte per il tutto NB informazione: semplice dato di archivio ≠ notizia: dato che suscita un envolvement (= interesse) nell’interlocutore perché c’entra con la sua esperienza, lo riguarda (solo in questo modo quello che comunico ha senso per il destinatario) Cake temptation Strategia manipolatoria messa in atto quando le risorse economiche e di un Paese vengono presentate come un fixed pie = bene statico e limitato: principio che sta alla base dell’invidia NB se il bene é abbondante NON c’è invida i regimi totalitari fanno leva sul concetto “se qualcuno ha le risorse è perchè le ha rubate da altri” MA in realtà si tratta di beni comuni 7 che la diritta via era smarrita Si ripete uno schema equivalente (stesso numero di sillabe) ➔ equivalenza proiettata nell’asse sintagmatico Jakobson e la traduzione Primo linguista a rendersi conto dell’importanza della traduzione Entra in polemica con Russel che affermava che è impossibile comprendere il significato di una parola senza averne fatto un’esperienza extra linguistica diretta Esempio aborigeno australiano che non ha mai visto formaggio: per Jakobson è sufficiente tradurre il termine in segni linguistici che si legano alla sua esperienza extra linguistica per fargli comprendere il suo significato L’interpretazione del segno coincide con la sua traduzione in altri segni (processo interpretativo) La traduzione ha tanti aspetti endolinguistica (intralinguistica): traduzione all’interno di una stessa lingua (parafrasi) interlinguistica: tra diverse lingue intersemiotica: romanzo tradotto in un film Con Jakobson la traduzione ha importanza linguistica e non è più solo una prassi riprende Peirce: aveva detto che la destinazione di un segno sta nella sua trasposizione in un altro segno MA questo è un rimando all’infinito (non rimanda mai alla realtà, a un denotato) Per Saussure la traduzione, però, rimane a livello pragmatico, non teorico, perchè non c'é corrispondenza fra i sistemi linguistici (non riconosce ancora la portata della traduzione nel funzionamento del linguaggio) Cfr. dispensa da pagina 42 a 48 (fino a pagina 61 per la metrica russa) LINGUISTI DELLA SVOLTA PRAGMATICA guardano al discorso come una azione Alle spalle hanno la riflessione di Platone “il dire è un fare” = quando parliamo agiamo 1. JOHN AUSTIN (1911-1960) Teoria degli atti linguistici (speech acts) = ogni uso del linguaggio è in qualche modo performativo
 ➔ qualsiasi dire è un’azione che compiamo attraverso il discorso Libro How to do things with words (1962) Si accorge ci sono azioni che avvengono solo quando le pronunciamo (lei è licenziato!, ti prometto di venire) ➔ da inglese perform = usi performativi Usi constativi = espressioni che constatano la realtà 
 fuori c’è il sole, lei è licenziato, ti prometto di portarti al cinema, ti battezzo Quando formuliamo un discorso produciamo tre atti 1. Locutivo = atto del dire (discorso con un contenuto) 2. Illocutivo = azione compiuta attraverso l’atto locutivo Paolo fuma abitualmente (asserzione) 3. Perlocutivo = effetto prodotto nel destinatario (chiamati effetti contestuali) Possono essere anche effetti che non ci aspettiamo Esempio bimbo che non apre la finestra quando la mamma lo chiede ➔ atto è stato formulato ma il comando non è stato eseguito 2. JOHN SEARLE (1932-) 
 Propone una classificazione degli atti linguistici riprendendo Austin
 “Speech acts” (1969): secondo Searle noi possiamo compiere 
 • Atti linguistici assertivi = speech acts rappresentativi 
 • Atti linguistici direttivi = divieti/comandi 
 • Atti linguistici commissivi = promessa (commitment) ce apre un impegno a realizzare quello che si è detto 
 ➔ nella comunicazione scambiamo impegni reciproci 
 3. PAUL GRICE (1913- 1988) Propone un modello fondato su - Principio di cooperazione = i parlanti tengono conto di una serie di massime della comunicazione che rendono il messaggio adeguato per comunicare (deve esserci fiducia reciproca) 1. quantity: il contributo comunicativo deve essere as informative as is required (informazione strettamente necessaria) 2. Quality: non bisogna dire il falso, perché bisogna dire solo ciò di cui si ha sufficiente evidenza 3. Relation (= pertinenza): il messaggio deve creare interesse nell’altro (deve essere pertinente) 4. Manner: apporto comunicativo per essere adeguato deve essere trasparente = procedere con ordine Disattesa delle massime Se violiamo una massima? Il senso viene recuperato attraverso processi inferenziali Dove è Carlo? C’è una VW gialla davanti alla casa di Anna ➔ si formula un’ipotesi 
 Fenomeno dell’inferenza = quando formuliamo un messaggio è più il non detto rispetto a quello che esplicitiamo 
 ➔ attraverso il processo inferenziale ricostruiamo il non detto (necessaria la cooperazione tra interlocutori per poter risalire al senso del messaggio nonostante il non detto) 
 NB modello descrittivo = si limita a descrivere, non dice che queste norme devono essere seguite 4. DAN SPERBER (1942-) DEIRDRE WILSON (1941-) 
 Teoria della pertinenza contenuta in Relevance (1986) = il messaggio è pertinente se suscita coinvolgimento, un messaggio è più pertinente quanto meno sono necessari processi inferenziali per interpretarlo 
 10 ➔ la pertinenza dipende dal rapporto tra effetti contestuali e sforzi cognitivi necessari per interpretare il messaggio 
 Evidenziano la rilevanza del contesto per poter interpretare il messaggio, di cui fanno parte mittente e destinatario (condividono il common ground = condiviso che presuppone una serie di conoscenza, principi, valori che permettono all’interlocutore di attuare i processi inferenziali e ricostruire l’intenzione comunicativa del parlante quando non la esplicita) 
 ➔ permettono al destinatario di inferire il senso del discorso = intentio dicendi del mittente 
 EVENTI COMUNICATIVI Eventi che si producono per comunicare = trasmettere un messaggio Cosa significa che l’atto comunicativo è un evento? Etimologia prendiamo in considerazione la 1. semantica latino-romanza 
 Evento = da eventum, che deriva a sua volta da e-venio 
 E = valore ingressivo (si sottolinea l’inizio di un fatto) ➔ l’evento è qualcosa che sopravviene, accade inaspettatamente, ci precede 2. semantica germanica 
 Evento = Ereignis, da eigen = proprio ➔ presente nel verbo sich aneignen = impossessarsi ➔ l’evento è un fatto che accade e ci tocca, ci cambia (ha una dimensione dinamica) 
 NB il cambiamento è il senso della comunicazione avvenuta, ma già il messaggio ha un senso in sé perché si adatta all’intenzione comunicativa del mittente Gli eventi sono il punto di incontro di due azioni - Del dire: formulazione del messaggio - Dell’ascolto: interpretazione del messaggio che richiede = sforzo cognitivo (energia) rispetto all’atto dell’ascolto Perche l’evento si impossessa di noi? perché produce un habit change = cambia l’atteggiamento degli interlocutori Habit = dal latino habitus, che a sua volta deriva da habere Presente nell’espressione se habere ad = rapportarsi a Significato analogo al termine: - Atteggiamento (italiano) - Attitude (francese) - Verhaltnis (tedesco) Aristotele sottolinea nell’etica nicomachea che l’atteggiamento umano può essere di due tipi 1. diàthesis: atteggiamento superficiale vs. realtà, emozioni ➔ più il testo è significativo più va a cambiarci verso l’atteggiamento di 2. hexis: atteggiamento stabile, più profondo vs. la realtà (presa di posizione stabile) Gli eventi comunicativi (messaggi) che produciamo arrivano come sollecitazione a lasciarci coinvolgere (involvement) ➔ permettono di cambiarci Cos’è il senso di un messaggio? Messaggio = scambio di segni che produce senso Senso polisemia del termine (= assume significati diversi a seconda del contesto) - L’uomo ha cinque sensi. L’udito è un senso organo percettore 
 Wahrnehmung = percezione in tedesco ➔ presa su ciò che è vero (organi che mettono in rapporto con ciò che è vero) - Questa strada è a senso unico direzione - Ha buon senso sa valutare in modo ragionevole - La parola uomo in italiano ha due sensi: in un primo senso significa essere umano (mensch, homo), in un altro senso significa essere umano di sesso maschile (mann, vir) accezione - Questa espressione non ha senso: 
 mia moglie è un’ottima cuoca (detto da scapolo) insensatezza: fatto insensato = fatto in cui si rompe il rapporto con la realtà Definizione di senso a partire dal non-senso Per definire il “senso” bisogna attuare un approccio al negativo Esempio Uomo che ha un'azienda che produce frigoriferi al Polo Nord: azione insensata perché fuori luogo, non giustificabilie per essere sensata una azione deve avere un fine a cui deve adeguarsi Comportamenti insensati in quanto irragionevoli 
 ➔ il senso ha a che fare con la ragionevolezza = un fatto ha senso quando ha rapporto con la ragione Esiste il non-senso? Non-senso = enunciato insensato I non-sensi possono essere - Artificiali: creati su misura dal linguista a scopo meta-linguistico 
 NB non sono testi reali 11 - Tipologia testuale: si realizza nel teatro dell’assurdo = teatro del non-senso ➔ autori che ricorrono a non-sensi che però hanno valore comunicativo e veicolano un messaggio perché attraverso il non-senso gli autori esprimono il disagio profondo dell’essere umano moderno che ha perso i punti di riferimento nella sua esistenza - Testi dei soggetti psicopatici: esprimono il disagio profondo dei soggetti che sono afflitti da una malattia Può un non-senso essere l’ultimo livello di un testo? NO ➔ Il non senso non può essere il contenuto ultimo e vero di un messaggio Occorre infatti distinguere tra: 1. Non-senso nella dimensione comunicativa ➔ NON ESISTE 2. Non-senso nella dimensione metalinguistica ➔ ESISTE COMUNICARE È AGIRE Platone aveva già detto che parlare è agire nel Cratilo: il dire è un fare La comunicazione è il dire che permette di creare joint actions = mediazione linguistica che permette di intrecciare azioni nella realtà Es: bar = luogo di interazione Scambio di soldi tra cliente e barista = azione che avviene grazie alla mediazione della lingua THEORY OF ACTIONS 1. Ontologia dell’ azione 
 ontologia = analisi di un oggetto / ambito della realtà complesso nei suoi fattori costitutivi ➔ si stabiliscono le relazioni dell’oggetto con la realtà 
 Azione = intervento sulla realtà da parte di un soggetto dotato di volontà 
 Ha come agente un soggetto chiamato soggetto agente = conosce il mondo, la realtà, i luoghi di interazione MA la sua azione scatta solo dal desiderio ➔ a partire da questo individua uno stato di cose non ancora esistente che possa soddisfare il desiderio 
 Es: desiderio di bere una bevanda aromatica calda al gusto di caffè 
 • il soggetto immagina uno stato di cose che possa soddisfare il suo desiderio = diventa obiettivo / scopo dell’azione 
 • intraprende l’azione e attiva la catena di realizzazione = singoli atti che permettono di raggiungere l’obiettivo 
 • se il soggetto è a casa si appoggia alla conoscenza del mondo e inizia a compiere la serie di azioni (volte a fare un caffè) 
 • se il soggetto si trova in piazza per perseguire lo scopo decide di entrare in un luogo di interazione (va al bar) ➔ deve rivolgersi alla collaborazione di un interlocutore ➔ coinvolge il barista in un processo di interazione ricorrendo a un evento linguistico (mi faccia un caffè): permette a entrambi di intrecciare le azioni e al cliente di raggiungere lo scopo 
 ➔ passaggio da azione a interazione: nasce da due azioni congiunte di entrambi gli interagenti 2. Dall’ azione alla interazione: laddove il soggetto non riesce a raggiungere da solo il suo obiettivo deve interagire con il suo interlocutore ➔ si aprono diverse possibilità
 A. Interazione
 Ontologia della interazione 
 Interagente A (cliente) attiva la catena di realizzazione (che è uno speech act =atto comunicativo) 
 ➔ attiva nell’interagente B (barista) un commitment = impegno al servizio 
 ➔ anche nell’interagente attiva un commitment = impegno a pagare 
 NB l’intervento nella realtà del barista non è attuato semplicemente perché gli è stato rivolto un ordine dal cliente, bensì agisce anche perché vuole percepire il salario / soddisfarsi lavorativamente ➔ l’interagente B è un soggetto che conosce la realtà e agisce spinto dal desiderio (che anche per lui diventa uno scopo, raggiunto attivando una catena di realizzazione) 
 ➔ a partire dal proprio desiderio si affidano a una catena di realizzazione (DIVERSA) MA che per essere realizzata ha bisogni di intrecciarsi (si deve appoggiare) con la catena dell’altro 
 B. Cooperazione
 Ontologia della cooperazione 
 Atto di cooperazione coinvolge due co-agenti: conoscono il mondo e condividono una parte di conoscenza (hanno common ground) 
 La cooperazione nasce da un desiderio comune ➔ attivano un’UNICA catena di realizzazione 
 ≠ interagenti: hanno desideri diversi che devono intrecciare per realizzare 
 Collaborazione = atti linguistici che hanno scopo di dare ordine alla cooperazione tra due interagenti 
 C. Competizione
 Etimologia: dal latino cum - petere = puntare su una stessa cosa che non può essere posseduta da entrambi 
 Ontologia della competizione 
 Competitors: conoscono il mondo e hanno un desiderio MA lo stato di cose non è condivisibile ➔ ciascuno dei due cerca di ottenere il proprio scopo basandosi sul principio mors tua vita mea 
 NB gli atti linguistici sono tutti orientati a giustificare la preminenza del proprio bisogno = maggior ragionevolezza della propria azione rispetto a quella dell’altro ➔ gli atti linguistici sono di natura argomentativa volti a giustificare tesi (sono liberi e imprevedibili) 
 ➔ cooperazione = quando due soggetti condividono lo stesso scopo ➔ interazione = quando due soggetti hanno scopi complementari e collaborano per conseguirli ➔ competizione = quando due soggetti desiderano lo stesso bene che però non può essere condiviso 12 ➔ permette di sfasare l’evento con una anteriorità prossima = passato vicino che ha conseguenze sul presente 
 - L’anno scorso feci un viaggio alle Maldive (passato remoto): evento avviene in un tempo antecedente al tempo del discorso 
 ➔ permette di sfasare l’evento mettendolo in una anteriorità remota = azione conclusa che non ha conseguenze sul presente
 - Domani partirò per Roma (futuro): evento avviene in un tempo posteriore rispetto al tempo del discorso 
 ➔ permette di collocarlo in un momento che segue il tempo del discorso
 B. Nomi propri: Paolo vs gatto 
 Potremmo individuare una serie di qualità che permettono di stabilire se una x è gatto 
 Come? Dando una serie di requisiti che ci permettono di dire che la x appartiene a questo insieme 
 Necessaria una formula della logica ➔ X: Q1 (x) ^ Q2 (x) ^ Q3 (x) ^ Q4 (x) 
 X ha una qualità, anche detta predicato = termine che in logica viene indicato per dire un modo di essere
 Q1 = essere animato
 Q2 = mammifero 
 Q3 = felino ecc. 
 ^ = unito a (e)
 Qual è il significato del nome proprio Paolo? 
 Imposizione del nome (impositio nominis) = atto del dare il nome a una persona 
 - Nomi comuni: riconducibili a una serie di predicati che ci permettono di stabilire come si deve essere per appartenere a un certo insieme x (es: gatto) ➔ natura predicativa = sottendono dei modi di essere (predicati) che ci permettono di individuare la x 
 - Nomi propri: opachi dal pdv semantico = per capire il loro significato dobbiamo individuare la persona che porta il nome (componente deittica) 
 C. Sintagmi nominali definiti con funzione individuante 
 - Il presidente degli usa ha una moglie che si chiama Melania ➔ Trump 
 Presidente degli usa = sintagma nominale definito perché è preceduto dall’articolo determinativo (anche detto definito) 
 Hanno una funzione individuante = il significato si esplicita grazie all’aggancio del sintagma nominale con il contesto attuale 
 ➔ permettono di prendere di volta in volta colui che svolge la carica istituzionale
 - Il presidente degli usa si recò immediatamente a Ground Zero ➔ Bush
 - Il presidente degli usa ha scarsi poteri ➔ per rispondere dovremmo consultare un testo giuridico che espliciti i requisiti di un presidente 
 ➔ non svolge più funzione individuante, BENSÌ funzione categoriale = interpretiamo l’enunciato a prescindere da colui che in questo momento incarna il ruolo di presidente (si individua solo la categoria di presidente degli usa) 
 D. Forse, probabilmente: valutativi che fanno riferimento all’io che li usa 
 ➔ richiamano in gioco il soggetto io (carico di soggettività) 
 INFATTI forse parafrasato = per quanto risulta a me 15 LABORATORIO TESTUALE 1. L’ “INFINITO” di G. Leopardi Deittici abbondano in situazioni in cui gli interlocutori condividono lo stesso spazio comunicativo (ad esempio a teatro tra due attori) In quest’opera Leopardi a partire dalla finitezza delle cose esplicita il desiderio dell’infinito che alberga nel cuore di ogni uomo: - descrive il contesto in cui svolge la sua riflessione riempiendo il testo di marche morfologiche della prima persona (io..) ➔ l'autore non si presenta (si rivolge a noi come se lo conoscessimo) e marca la sua soggettività = esplicita il suo io - descrive il contesto geografico come se il destinatario fosse presente MA Leopardi sapeva benissimo che gli interlocutori non avrebbero condiviso lo stesso contesto enunciativo Perché allora usa i deittici? immagina il lettore presente nel suo contesto enunciativo in quanto suo interlocutore = come se parlasse vis-a-vis (discorso in presentia) ➔ caratteristica della lirica (Leopardi si rivolge al suo destinatario contemporaneo e futuro come se fosse presente), presente anche nei romanzi • 7 deittici personali • 9 deittici spaziali • 2 deittici testuali La maggior parte sono aggettivi e pronomi dimostrativi, in altri casi sono di luogo Infinito (G. Leopardi) Analisi testuale 1.Sempre caro mi1 fu quest’ermo2 colle, 2.e questa3 siepe, che da tanta parte 3.dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. 4.Ma, sedendo e mirando, interminati 5.spazi di lá 4 da quella5, e sovrumani 6.silenzi, e profondissima quiete 7.io 6 nel pensier mi 7 fingo; ove per poco 8.il cor non si spaura. E come il vento 9.odo stormir tra queste 8 piante, io 9 quello10 10.infinito silenzio a questa11 voce 11.vo comparando: e mi 12 sovvien l’eterno, 12.e le morte stagioni, e la presente 13.e viva, e il suon di lei 13. Cosí 14 tra questa15 14.immensitá s’annega il pensier mio 16; 15.e il naufragar m’è 17 dolce in questo18 mare. Legenda * Deittici spaziali * Deittici personali * Deittici testuali Note 1: pronome di prima persona singolare (deittico personale) 2, 3, 5, 8, 10, 11, 15, 18: aggettivo dimostrativo con funzione di deittico spaziale ➔ colloco un punto vicino o lontato rispetto al parlante nello spazio 4: pronome dimostrativo, che sottintende “siepe”, utilizzato come deittico spaziale ➔ consente di collocare qualcosa in una certa lontananza rispetto al mittente; individua uno “spazio lontano da” 13: deittico testuale (riprende il denotato instaurato precedentemente = funzione anaforica) 14: struttura linguistica che Leopardi utilizza per creare coesione. È un deittico testuale con funzione anaforica / cataforica (anticipa tutto ció che viene detto dopo nel testo / riprende ciò che è stato detto precedentemente) 16 2. “THE OLD MAN AND THE SEA” di E. Hemingway Incipit dell’opera narrativa, momento narrativo di tipo descrittivo Narratività, descrittività e argomentatività sono presenti in maniera diversa nello stesso testo Troviamo tantissimi deittici testuali ➔ si parla di quell' “altro fra me e te” INFERENZA Etimologia dal latino infero = portare dentro Processi inferenziali = processi attraverso cui colmiamo i non detti che caratterizzano i nostri messaggi Mio figlio non guida. Ha 5 anni 
 Testo che comprendiamo grazie a una integrazione compiuta attraverso meccanismi inferenziali 
 INFATTI il testo successivo al punto ci dice la causa = viene ricostruito il nesso logico causale che giustifica la compresenza delle due sottosequenze del messaggio (il punto può essere sostituito da perché) ➔ la semiosi non basta a creare il senso del messaggio Mio figlio non guida. È sposato Messaggio insensato perché percepiamo una lesione INFATTI la seconda sottosequenza non è pertinente = non spiega la prima sottosequenza, viola il nesso di causalità che il destinatario ricostruisce inferenzialmente ➔ sono molti di più i sensi impliciti (quello che si lascia intendere) rispetto ai messaggi esplicitati (ciò che comunichiamo) A: i denti! B: sta finendo Contesto comunicativo a casa / dal dentista Searl: atto locativo (dire) = atto illocutivo (azione) The old man and the sea (E. Hemingway) Analisi testuale He1 was an old man who fished alone in a skiff in the Gulf Stream and he had gone eighty-four days now2 without taking a fish. In the first forty days a boy had been with him3. But after forty days without a fish the boy’s parents had told him 4 that the old man was now definitely and finally salao, which is the worst form of unlucky, and the boy had gone at their 5 orders in another boat which caught three good fish the first week. It 6 made the boy sad to see the old man come in each day with his skiff empty and he 7 always went down to help him 8 carry either the coiled lines or the gaff and harpoon and the sail that was furled around the mast. Legenda * Deittici temporali * Deittici testuali Note 1: pronome di terza persona singolare. È un deittico testuale che puó avere 2 funzioni: 1. Funzione anaforica → riprende il denotato, il titolo "The old man and the sea” → sintagma nominale che instaura un referente (titolo = prima mossa comunicativa dell’autore) 2. Funzione cataforica → anticipa il denotato instaurato nel sintagma nominale successivo 2: deittico temporale → individuo il momento temporale 3: pronome “he” usato in un caso obliquo, cioè prima di una preposizione. Si riferisce al vecchio. Ha funzione anaforica, poiché riprende il denotato (il vecchio) che é stato instaurato precedentemente con il sintagma nominale "old man". 4: deittico testuale con funzione anaforica, cioè riprende il denotato instaurato nel contesto immediatamente precedente dal sintagma "poi" 5: Aggettivo possessivo e deittico testuale con funzione anaforica (riprende il sintagma “parents”) 6: pronome di terza persona singolare, deittico testuale con funzione cataforica, cioè anticipa il soggetto che segue, cioè “il vedere il vecchio arrivare ogni giorno con la sua barca vuota". 7: deittico testuale riferito a “the boy” 8: deittico testuale riferito a “the old man” 17 Per capire la portata dello strutturalismo nella riflessione linguistica dobbiamo osservare la storia della linguistica 1. Linguistica prescientifica: prima della nascita della linguistica come disciplina, funzionamento della lingua visto in ambito filosofico ( riflessione sulla lingua è un tutt'uno con la riflessione filosofica sull’uomo) 2. Linguistica scientifica: la linguistica diventa scienza autonoma dal 1816 
 ➔ Franz Bopp pubblica opera ”Sul sistema di comunicazione della lingua sanscrita a confronto con quello della lingua greca, latina, persiana e germanica” 
 = linguistica storico-comparativa (confronta le varie lingue per costruirne l’origine, privilegiando lo sguardo storico)
 INFATTI in questa fase gli autori prendono varie lingue indoeuropee per ricostruire una fase indoeuropea precedente (una proto-lingua indoeuropea) da cui si sono sviluppate tutte le lingue 
 NB è uno sguardo diacronico (= sviluppo delle parole attraverso il tempo) Cfr. da pagina 8 a pagina 12 della dispensa. I PRECURSORI DELLO STRUTTURALISMO Autori appartenenti alla scuola russa di Kazan'
 Senza aver letto Saussure, padre dello strutturalismo, rivelano un orientamento già strutturalista = si occupano di far emergere il funzionamento della lingua senza una vera e propria tecnica Metodo sincronico = per guardare come funziona la lingua ne osservano la struttura in un preciso momento storico 
 [Cfr. da pagina 8 a pagina 12 della dispensa] BAUDOUIN DE COURTENAY E' il primo che mette a tema in un saggio del 1871 la fonetica = studio dei suoni 
 Secondo lui ha un duplice oggetto: 1. Studia il suono dal punto di vista fisico = dal punto di vista articolatorio (spiega le modalità con cui emettiamo i suoni) e acustico (studia le leggi fisiche che regolano i suoni / indaga l’apparato fonatorio utile per classificare i suoni) 2. Analizza il ruolo del suono nel meccanismo della lingua (e quindi nella comunicazione)
 ➔ analizza la funzione svolta da un suon Cosa rende possibile nell'attività di un parlante l'articolazione di miliardi di suoni (consonantici e vocalici)? Come possiamo articolare all'infinito i suoni? 1900 pubblica il saggio ”Fonema” in cui introduce i concetti di • Fono = suono considerato dal pdv fisiologico • Fonema = unità fonetica viva a livello psichico, sorta di prototipo che consente di produrre un suono 
 Per un linguista il suono non è altro che qualcosa di paragonabile al rumore 
 ➔ il fonema si distingue perché pertinente dal pdv linguistico MIKOLAJ HABDANK KRUSZEWSKI - Fa considerazioni di taglio strutturalista - Osserva la lingua francese: nota che non tutte le parole sono francesi, bensì sono presenti anche parole di origine latina, piccarda (che è una varietá di francese che si parla nella zona di Calàis) 
 MA nonostante abbiano origine diversa tutte si sono adattate alle regole della lingua francese dal pdv formale o fonetico (dell’aspetto esteriore) / pdv semantico (dell’aspetto interiore) = processo di acclimatazione - Parla della modalità con cui apprendiamo le parole di una lingua: afferma che sarebbe troppo complesso imparare i vocaboli di una lingua mnemonicamente, come se dovessimo imparare i nomi geografici
 ➔ un parlante latino / italiano non apprende singolarmente le parole, bensì attraverso diversi processi 
 A. Associazione per somiglianza o similarità = nuovi termini associati ad altre parole che già il parlante possiede 
 Es: parola ”conduci” ➔ condurre / conducente / conduzione (la radice viene associata a un insieme di parole già note) 
 B. Associazione per contiguità = compresenza di elementi in una catena senza alcun elemento frapposto (sono contigui, l’uno accanto all’altro) 
 Es: “Luigi beve …” ➔ completeremo con acqua, birra, vino ma di certo non libro 
 Distinzione tra questi due processi é fondamentale perché mette in luce la struttura della lingua
 ➔ ciascun enunciato si colloca nell'intersezione tra l’asse associativo per somiglianza e per contiguità = asse di selezione INFATTI dobbiamo immaginare che ciascun elemento sia stato selezionato dal parlante tra parole equivalenti che potrebbero occupare lo stesso posto nella catena / potrebbero svolgere la stessa funzione sintattico-semantica nel contesto [Cfr. Pagina 5 capitolo 1 della dispensa: “Lo strutturalismo classico” → cenno sull'origine della linguistica + riflessione sulla lingua prescientifica + nascita dello strutturalismo] LO STRUTTURALISMO DI SAUSSURE (1857-1913) Linguista di Ginevra La teoria di Saussure è nota attraverso il suo testo 
 “Cours de linguistique generale” (Parigi, 1916: pubblicazione postuma) • Scritto dagli allievi Bally e Sechehaye ➔ presenta delle lacune • Traduzione italiana: ”Corso di linguistica generale” di De Mauro (1970) • Sono stati scoperti nuovi cahier da parte di altri allievi: intrapresi nuovi studi Nasce nell’800, quando la linguistica si stacca dalla filosofia come disciplina autonoma con il libro di Bopp e nasce come linguistica storica [Cfr. Da pagina 13 (paragrafo 3) a pag 24 della dispensa. Cfr. Da pagina 25 a pagina 28 della dispensa → Saussure definisce il segno linguistico] 20 Dicotomie saussuriane Saussure si pone delle alternative di metodo (= dicotomie) e ne sceglie una Diacronia vs sincronia Indaga la struttura della lingua, come funziona il suo meccanismo: pur riconoscendo l’importanza della riflessione diacronica, sottolinea che è necessario osservare uno stato di lingua 
 ➔ opta per la sincronia = lavora su stati di lingua osservati nella contemporaneità Linguistica esterna vs interna Linguistica esterna = fattori esterni che influenzano la lingua (origine geografica, ceto sociale dei parlanti / status politico) Linguistica interna = osservazione del fenomeno linguistico (linguaggio) nel suo funzionamento 
 NB quella su cui si concentra Saussure Langue vs parole Definizione funzionale 1. Langue = sistema di segni 
 NB sistema (non insieme) perché sono correlati l’uno all’altro = istituiscono rapporti che li rendono solidali tra loro 
 ➔ ciascun segno è quello che è in quanto si colloca in questa solidarietà segnica e contemporaneamente si oppone a tutti gli altri 
 INFATTI per Saussure il segno ha natura oppositiva, quindi ciò che lo caratterizza é il “non essere tutti gli altri segni” 
 Esempio Il termine “bois” copre un'area semantica più ampia rispetto all'italiano “bosco”, perché non gli si oppongono altri elementi nel sistema 2. Parole = discorso, atto del dire (utilizzo che si fa della langue nel momento del discorso) Definizione sociale 1. Langue = patrimonio mnemonico virtuale (posto in sede mentale) che accomuna tutti i parlanti di una comunità linguistica 
 ➔ momento sociale 2. Parole = uso della langue da parte del singolo parlante 
 ➔ momento individuale 
 NB questa definizione presenta una aporia = contraddizione 
 PERCHE’ Saussure non si colloca più nell’ambito della linguistica interna (bensì utilizza un criterio di linguistica esterna) 
 ➔ sta prendendo in considerazione anche fattori esterni (ambito sociale) 
 ➔ da una definizione socio-psicologica Il segno linguistico - Sta nella langue - unione inscindibile di 
 • significato (signifiè) = concetto 
 • significante (signifiant) = immagine acustica 
 NB entrambi hanno natura psichica 
 ➔ il segno vive in sede mentale 
 ➔ significante è la traccia che la serie di suoni lascia nella sede mentale - Differenza vs stoici 
 per loro il segno è costituito da due facce 
 semainon = significante: di natura sensibile (fisica) 
 semainomenon = significato: di natura mentale (intellegibile per gli stoici)
 Caratteristiche del segno • Arbitrarietà = non c’è ragione per cui un concetto (significato) sia associato ad una precisa successione di suoni (significante)
 NB il nesso è un nesso non motivato perché legato all’arbitrium = volontà dell’uomo 
 ➔ non ammette negoziazioni • Convenzionalità = legame tra significante e significato è stabilito per convenzione • Definizione per opposizione = un oggetto pò essere definito solo in base a ciò che non è • Linearità = il segno si presenta in una successione temporale che è evidente sia nel parlato che nello scritto (non si possono pronunciare contemporaneamente tutti i suoni) 
 NB riguarda il significante / significato = tutto il segno è lineare 
 Francese Italiano Bois bosco legno, legname legna 21 il fatto che per Saussure anche il significato è lineare ha acceso una dibattito
 ➔ i linguisti hanno concluso che l’intento di Saussure era segnalare come il significato sia lega al fenomeno dell’ordine delle parole 
 ➔ l’ordine delle parole in lingue diverse veicola aspetti diversi di significato 
 Esempi
 Inglese
 Ordine delle parole fisso
 John loves Mary / Mary loves John 
 ➔ l’inversione dell’ordine delle parole fa si che il significato cambi 
 Primo enunciato: soggetto è John 
 Secondo enunciato: soggetto è Mary 
 Lo capiamo dal fatto che in inglese la first position coincide con la posizione del soggetto
 ➔ l’ordine delle parole veicola un’informazione sulla struttura morfo-sintattica (cos’è il soggetto / oggetto ecc) 
 Possibilità dell’inglese per reumatizzare il soggetto 
 - utilizzo del passivo: the book was read by John 
 - cleft-sentence: it’s John who read the book 
 
 Italiano 
 Ordine delle parole libero 
 Giovanni lesse il romanzo / Il romanzo lo lesse Giovanni 
 Non siamo costretti a mettere il soggetto nella first position: possiamo attuare una dislocazione del soggetto sulla destra 
 Primo enunciato: soggetto svolge funzione di tema 
 Secondo enunciato: si da più importanza a Giovanni dislocando il soggetto sulla destra
 ➔ cambia l’organizzazione comunicativa del messaggio = modalità con cui é enunciata l'organizzazione (non ci dice cosa è soggetto / oggetto come in inglese)
 NB capisco qual é il soggetto perché percepisco il legame tra soggetto e verb
 Tema = informazione già data 
 Ambito della realtà che fa parte del common ground degli interlocutori; il tema é il presupposto fra i due interlocutori, che scaturisce dalla domanda “Cosa ha fatto Giovanni?” 
 Rema = informazioni nuove del testo 
 
 Tedesco
 Hans las den Roman / den Roman las Hans 
 La desinenza den segnala quale sia l’oggetto 
 ➔ ordine delle parole dà informazioni a livello del significato 
 Segno, entità e unità 1. Entità = coincide con il segno inteso come unione inscindibile di signifiant / signifiè 2. Unità = entità in quanto delimitata nella catena fonica 
 NB è di natura funzionale 
 Esempi
 - il treno Milano-Firenze delle h 20.00
 non ci riferiamo a un preciso numero di carrozze né al preciso locomotore, bensì individuiamo la realtà nel sistema ferroviario dando un punto di arrivo / partenza o un’orario a prescindere dalle singole carrozze o del locomotore 
 ➔ l’unità viene individuata in base alla funzione che svolge nel sistema ferroviario 
 ➔ qualsiasi carrozza che svolga una funzione di questo tipo nel sistema ferroviario italiano coincide con il treno Milano- Firenze delle h 20.00
 - parola guerra 
 Parola che potrebbe essere articolata in un modo diverso (tono neutro / inorridito ecc)
 ➔ è la funzione che deve svolgere nel sistema a garantire che siano la stessa unità Valore linguistico Saussure fa un’analogia tra sistema linguistico / economico: c’è un nesso tra la comunicazione e il commercio (mercato, economia, marketing ecc) Come in ambito economico il valore è qualcosa di diverso che può essere scambiato con ciò di cui si sta stabilendo il valore Cosi in ambito linguistico il valore nasce dal fatto che il segno vive nel sistema linguistico / ha natura oppositiva = valore linguistico 
 
 Esempio
 Il segno é come un pezzo del gioco degli scacchi: se si rompe il cavallo questo potrà essere sostituito da un qualsiasi altro contrassegno a prescindere dalla materia di cui è fatto (plastica / marmo ecc) basta che questo pezzo si differenzi dagli altri elementi del gioco degli scacchi ➔ Il valore linguistico viene osservato prendendo il segno nella sua diversità
 Aporia nella nozione e di valore linguistico
 La natura oppositiva riguarda tutto il segno MA questo è accettabile a livello di significante, non di significato INFATTI un signifiant si differenza dagli altri per differenziare significati diversi ➔ per fare ciò deve avere una natura materiale / una fisicità MA secondo Saussure la differenziazione riguarda anche il signifié INFATTI un signifiè si differenza dall'altro per determinare altri significanti 22 II SEMESTRE PROBLEMI DI EPISTEMOLOGIA E DI METODO [cap. 3] Epistemologia = discorso scientifico che definisce l’oggetto, i metodi e il linguaggio di ciascuna scienza, ma anche i rapporti con le altre scienze Il discorso scientifico Caratterizzato da • RIGOROSITÀ: deve essere razionale e avere un fondamento controllato 
 ➔ un discorso non fondato non è scientifico anche se può essere vero 
 INFATTI Hjelmslev definisce tre requisiti per qualsiasi teoria scientifica 
 1. Coerenza: assenza di contraddizioni interne 
 2. Completezza: tutti i dati sull’oggetto devono essere spiegati (quantomeno quelli considerati in partenza, poiché una buona teoria deve essere anche predittiva) 
 3. Semplicità: richiamo al “rasoio di Ockham”, per cui bisogna preferire la teoria che richiede un minor numero di ipotesi esplicative 
 • RILEVANZA: è rilevante ciò che contribuisce significativamente alla conoscenza di un ambito della realtà 
 NB la conoscenza di fatti particolari si può dire scientifica solo quando apre a conoscenze più generali
 ➔ criterio di rilevanza va applicato caso per caso verificando il rapporto tra il particolare ambito della realtà e il suo contesto 
 Rilevanza scientifica (per la scienza) ≠ rilevanza sociale (di una scienza) = utilità delle sue applicazioni in ambito economico-sociale L’oggetto Per caratterizzare una scienza è importante definire il suo oggetto = ambito della realtà a cui si riferisce Distinzione tra • OGGETTO REALE: ciò che smuove l’interesse conoscitivo e che l’uomo problematizza = si interroga su di esso e lo pone come un problema da risolvere 
 ➔ scienziato è colui che sa meravigliarsi di fronte a una domanda o problema 
 NB problema della linguistica: fatto che un suono (evento fisico) è portatore di un senso (evento non-fisico) 
 Esempio il gatto sta giocando con il gomitolo 
 ➔ l’insieme di suoni ci rimanda a 
 - un senso che viene ricostruito dal parlante che conosce l’italiano attraverso la semiosi (= associazione di significanti e significati)
 - una determinata attività che viene attribuita ad un essere, affermando cosi l’esistenza di una scena (Sachverhalt)
 • OGGETTO FORMALE: particolare punto di vista di una scienza / disciplina 
 ➔ possono dire cose differenti vs uno stesso oggetto reale perché lo guardano ponendosi domande diverse e guardandolo da angolature diverse 
 Rischio del riduzionismo: quando una sola scienza pretende di spiegare in modo esauriente la totalità do un oggetto (deve essere osservato nelle diverse prospettive) 
 NB atteggiamento riduzionista è particolarmente dannoso nelle scienze comunicative: non è sufficiente analizzare un enunciato dal pdv della sintassi / fonetica / semantica, bensì anche psicologico / logico ecc
 ➔ comunicazione deve essere caratterizzata dall’interdisciplinarità I dati sono indizi La ragione vede nella realtà dei dati = ciò che ci risulta dall’esperienza, davanti a cui lo scienziato si lascia interpellare ➔ l’esperienza ci interpella per risolvere i dati = problemi che ci sorprendono e meravigliano Nella comunicazione verbale siamo di fronte a un dato in cui eventi fisici (suoni) attivano eventi mentali (sensi) che non hanno alcuna relazione evidente e che condizionano comportamenti sociali ➔ se il dato fosse considerato come il tutto il fatto comunicativo sarebbe contraddittorio e quindi assurdo INFATTI la ragione vede i dati come indizi di una totalità che vengono interpretati quando riconosciamo la funzione che svolgono ➔ per risolverli dobbiamo collocarli nella totalità di cui fanno parte INFATTI quando vediamo una dato come la punta di un iceberg che emerge dobbiamo interpretarlo come indizio per evitare il cosiddetto “fenomeno del Titanic” = considerare il dato (punta dell’iceberg) come il tutto, senza considerare la possibilità che ci sia un ulteriore dato (ghiaccio sottostante) che entra in contraddizione con il primo Esempio pietruzza azzurra scoperta da un ricercatore: la analizza dal punto di vista chimico, della datazione storica MA a gli manca la totalità in cui si colloca il pezzettino azzurro che rivela la funzione Si accorge che c'è uno scavo archeologico e che la pietruzza è la tessera di un mosaico che rappresenta l’iride dell’occhio di un angelo ➔ il ricercatore può interpretare esaustivamente il dato La ragione supera la semplice lettura computazionalista perché - Indovina scopi a partire da desideri - Interpreta dati andando oltre l’immediata fisicità del dato, collocandolo nella totalità a cui appartiene, dove emerge la sua funzione
 25 Dati, ipotesi, esperimenti, teoria
 La scienza costruisce il collegamento razionale tra dato e fatto elaborando dei modelli = rappresentazioni del fatto che lo descrivono e spiegano ➔ il modello deve tenere conto di tutti i dati disponibili: essi devono diventare conseguenza logica del modello, ovvero controllarne la validità Nella comunicazione verbale il modello deve spiegare la correlazione tra l’evento chiamato senso e l’evento materiale che lo veicola NB • a seconda della funzione del modello vengono adottati diversi metodi • fondamentale per l’elaborazione di un modello è l’esperimento (permette la valutazione della sua validità) • le ipotesi formulate dal modello servono a rendere ragione dei dati Scienze descrittive e empirico-deduttive Le scienze possono essere classificate in 1. SCIENZE FORMALI (discipline matematiche, calcoli logici): deduttive, non hanno bisogno di verifica empirica, devono rispettare esclusivamente i criteri di coerenza e semplicità 2. SCIENZE EMPIRICHE: necessitano di una verifica empirica, si distinguono a loro volta in 
 • scienze descrittive (o classificatorie o tassonomiche): si limitano a raccogliere, ordinare e classificare i dati 
 NB la comunicazione verbale rientra tra queste scienze (eventi comunicativi possono essere osservati, descritti, classificati) 
 ➔ si limita a descrivere il dato e a classificarlo in una tassonomia = distribuzione in classi 
 • scienze ipotetico-deduttive (o esplicative): formulano ipotesi che spiegano i dati
 ➔ permettono di vedere, al di la dei dati, quegli aspetti nascosti della realtà attraverso diverse operazioni inferenziali (logiche) 
 NB quando si costruisce una ipotesi si trova il significato del particolare all’interno di una totalità 
 ➔ solo il fatto considerato nel suo insieme consente di capirlo davvero, rimandando a ciò che non si vede Natura del sistema linguistico La lingua funziona grazie a correlazioni tra significanti e significati, per cui ogni volta che pronunciamo una parola (suoni) vi associamo un concetto MA la presenza dei suoni nella mente è solo virtuale: regole linguistiche restano nella memoria a lungo termine e vengono attivate in base ai bisogni comunicativi (non abbiamo in mente tutte le parole di una lingua quando parliamo) ➔ la lingua non è un dato (perché è solo ipotizzabile nella mente dei parlanti), mentre i dati linguistici sono gli eventi comunicativi reali Lingua = organizzazione semantica mentale destinata a supportare i bisogni comunicativi all’interno di una certa comunità ➔ la lingua è astratta: sistema di correlazioni tra modelli di suoni e modelli concettuali Il metodo Dal greco methodos = percorso per acquisire il sapere Comporta due fasi 1. FASE EURISTICA (scoperta): momento in cui lo studioso intravede l’ipotesi che potrebbe spiegare i suoi dati 
 ➔ necessaria una capacità di cogliere i particolari con un esprit de finesse, valorizzandone le contraddittorietà e differenze 2. VERIFICA: momento in cui l’ipotesi viene giustificata (dalla teoria si ritorna al dato) 
 ➔ se l’ipotesi è corretta, il dato deve conseguire alla teoria 
 Esempio 
 dato: molti mammiferi sono vivipari 
 ipotesi: tutti i mammiferi sono vivipari 
 ➔ se X è un mammifero, allora sarà viviparo 
 MA spesso non tutti i dati che disponiamo sono deducibili dall’ipotesi formulata: l’ornitorinco è un mammifero che non depone le uova 
 INFATTI può sempre presentarsi un dato che confuta la teoria
 MA nessuna teoria può garantire di implicare tutti i dati reali 
 Se p (teoria) implica q (dato), allora 
 la falsità di q implica la falsità di p 
 MA la verità di q non implica la verità di p 
 = l’ipotesi implica il dato, ma la verità del dato non comporta in assoluto la verità della teoria 
 
 p ➔ q (p implica q)
 Tutti i mammiferi partoriscono i piccoli vivi ➔ la gatta partorisce i gattini vivi 
 
 p ➔ q 
 ¬ q 
 ¬ p (p implica che q è falso, allora anche p è falso)
 È falso che l’ornitorinca partorisca i piccoli vivi ➔ è falso che tutti i mammiferi partoriscano i piccoli vivi
 
 MA 
 p ➔ q 
 q (se p implica q e q è vero, non possiamo concludere che p sia vero) 
 È vero che la gatta partorisce i piccoli vivi MA ciò non implica che tutti i mammiferi partoriscano piccoli vivi
 26 
 NB da ipotesi chiaramente false possono risultare conseguenze vere 
 * Nessun mammifero vive in acqua 
 ➔ la mucca è un mammifero 
 ➔ la mucca non vive in acqua 
 
 Metodo utilizzato 
 Abduzione = osservazione di dati e formulazione di un’ipotesi, di cui quell’aspetto è una conseguenza logica 
 ➔ ipotesi viene confrontata con dati nuovi che la confermano, anche se si può sempre presentare un dato che la falsifica 
 INFATTI le ipotesi sono caratterizzate dalla provvisorietà = valgono fino a prova contraria 
 NB l’unico modo per rendere un’ipotesi non falsificabile è sottrarla al confronto con i dati 
 MA in questo modo non avrebbe alcun valore conoscitivo perché non sarebbe verificabile 
 I livelli dell’astrazione Il passaggio da dato a ipotesi può avvenire in diversi modi, che dipendono da quanto lo scienziato è disposto ad allontanarsi dall’osservabile formulando un’ipotesi più o meno astratta ➔ astrazione = processo di formazione di concetti a partire dall’esperienza 
 Esistono tre livelli di astrazione 1. GENERALIZZAZIONE: si estende a tutti quello che abbiamo visto essere di molti 
 NB apporta poca conoscenza 
 ➔ attiva il procedimento induttivo (passaggio da particolare a universale) 
 esempio vedo due, tre, quattro gatti che hanno la coda 
 ➔ tutti i gatti hanno la coda 
 MA posso incontrare gatti per cui la mia generalizzazione non vale 
 La generalizzazione non comporta nessuna variazione nella struttura dei concetti (gatto e coda sono concetti osservabili), ciò che cambia è la quantificazione (da molti a tutti) 
 Quantificatori = parole che affermano l’esistenza di un insieme di entità che condividono dei modi di essere (predicati) 
 ➔ passaggio da per un numero importante di X vale che P a per tutte le X vale che P 
 X = entità che è un gatto 
 P = avere la coda 
 NB omogeneità tra dati e teoria: la teoria considera le stesse proprietà del dato
 Esempio plurale in inglese 
 Si ottiene tramite l’aggiunta di -s al lessema 
 MA plurale di foot è feet, di child è children 
 2. ASTRAZIONE DI CONCETTI NON OSSERVABILI: si mettono in luce proprietà nascoste 
 ➔ per spiegare i dati si ipotizza qualcosa di nuovo che va al di là dell’esperienza osservabile attraverso un processo di astrazione concettuale 
 Esempio 
 A. Per spiegare il fatto che una motocicletta può essere scambiata con una collana introduco il concetto astratto di valore (dato non-osservabile introdotto ipotizzando una spiegazione per dati osservabili)
 B. Alessandro (bambino italo-canadese) ha chiamato juice un gatto color succo d’arancia 
 ➔ ha astratto da un essere (succo d’arancia) uno dei suoi modi d’essere (color arancione), usandolo per riferirsi a un altro essere (gatto) 
 NB non tutti i concetti sono applicabili a tutte le realtà: concetto intelligente può essere applicato a Luigi ma non a montagna 
 C. Esempio linguistico del fonema [vedo cap. 6] 
 Trubeckoj distingue tra 
 • suoni: possono essere analizzati dal pdv fonetico (acustica, articolazione) 
 • fonemi: analizzati dal pdv fonologico (suono volto a costruire parole diverse e quindi distinguere significati)
 ➔ i diversi modi di pronunciare la -r in italiano apportano modifiche a livello fonetico ma non fonologico, in quanto il significato della parola non cambia 
 MA se sostituisco la -r con -l nella parola rana ottengo due fonemi diversi (lana ≠ rana) 
 Prova di commutazione = sostituisco un suono all’altro e verifico se il significato della parola cambia (se la differenza di suono serve per distinguere significati, allora è fonologica oltre che fonetica) 
 NB possono esistere suoni uguali che manifestano fonemi diversi 
 3. ASTRAZIONE DI ENTITA’ NON OSSERVABILI (costrutti): si mettono in luce entità nascoste a partire da indizi 
 esempio Luigi esce di casa chiudendo la porta e spegnendo la luce, ma dopo qualche ora trova la casa aperta e la luce accesa 
 ➔ ipotizza l’esistenza di una persona (un ladro?) che sia entrato in casa sua 
 Esempi linguistici
 A. Casi della declinazione nominale: i sostantivi di lingue come il tedesco sono divisi in classi dette declinazioni
 genitivo: Das Buch meines Bruders / meiner Freundin 
 ➔ i casi non sono osservabili (Bruders manifesta il genitivo, non è il caso genitivo)
 B. Connettivi non manifestati: richiedono che venga ipotizzato un qualcosa per comprendere il senso di un testo 
 Mio figlio non guida. Ha 15 anni
 ➔ dobbiamo ipotizzare l’esistenza di un connettivo di giustificazione (infatti) che si lascia inferire 
 27 ➔ la ragione ha una dimensione dinamica, può essere paragonata a un ago attratto da una calamita = ha la capacità di dirigersi “spontaneamente” verso un fine intrinseco, trova oggetti che vuole perseguire perché sono dei beni per lei, la attraggono NB l’azione non scatta solo perché il soggetto conosce la realtà: il soggetto innanzitutto immagina uno stato di cose (una tazza di caffè) che diventa lo scopo da perseguire attuando una catena di realizzazione ed entrando, se necessario, in un “interaction field” = luogo di interazione (entro in un bar) ➔ la ragione non è solo calcolo Platone e l’intreccio di nomi e verbi I grammatici antichi sostengono che sul linguaggio sia caratterizzato dell’articolazione o vox articulata: ogni atto comunicativo è complesso e articolato in se stesso in quanto combiniamo le parole dotate di un significato per ottenere un risultato Platone osserva che il logos non è costituito da una semplice successione di elementi, bensì è “un che di vivente” in cui gli elementi disposti nella catena sintagmatica sono tenuti insieme da una ragione, da un legame detto inferenziale Principio di composizionalità La tematica della coesione si sviluppa in Platone con la scoperta della composizionalità = processo attraverso cui a partire da parole significative otteniamo una combinazione significativa = combinazione che produce senso ➔ il linguaggio presenta sia singole espressioni linguistico-semiotiche, sia strutture composte ottenute dall’unione delle precedenti a formare un senso unitario e nuovo ➔ il linguaggio è caratterizzato dalla creatività: a partire da un numero finito di elementi di base possiamo ottenere un numero praticamente infinito di messaggi MA le parole per combinarsi devono essere diverse dal punto di vista della funzione logico-semantica INFATTI il processo composizionale non è un semplice processo di somma Esempio “bambino” può essere coinvolto in una serie di situazioni ed esperienze: il bambino dorme, bisticcia, gioca ecc ➔ ci deve essere una differenziazione semantica delle parole ➔ le parole che si combinano devono essere congrue [vedo nozione di congruità] = differenziate dal punto di vista logico- comunicativo attraverso una combinazione che corrisponde a una struttura predicativo-argomentale (fatta di predicati e argomenti) INFATTI Platone considerava il discorso come un corpo umano costituito da membra 
 ➔ ha senso (é vivente) perché è costituito da parti che sono fatte per stare l’una con l’altra (successione di elementi che si dispongono nella catena sintagmatica)
 MA solo se uniamo (in greco symplekeo = intrecciare) verbi e nomi otteniamo un testo sensato 
 ➔ il logos funziona perché è articolato in due componenti reciprocamente complementari di cui uno dice un modo di essere (predicati) e l’altro un essere che può essere in quel modo (argomenti) La symploké ossia l’intreccio delle parole Tema analizzato da Platone nel “Sofista” attraverso il dialogo tra Teeteto e lo straniero (Socrate): quest’ultimo spiega che le parole devono essere disposte ad intrecciarsi affinché ci sia symplokè Etimologia symplokè nome deverbale composto da sym-pleko da pleknymi (= intrecciare) La radice plek- si ritrova nella radice italiana plico (= piegare un foglio più volte a formare un plico), nel latino “plecto, plectere” (che troviamo in simplex e multiplex), nel tedesco “flechten” = intrecciare, nel russo плести = intrecciare Come si combinano le parole? Consideriamo l’ambito delle parole, degli “onómata” (= totalità delle parole; nomi) Nell'ambito degli onomata, noi potremmo prendere gli “onomata onomata” (= parole “nome”) Otteniamo un elenco considerando separatamente gli “onomata” e i “remata” MA se li combiniamo otteniamo symploké e percepiamo immediatamente che le due parole stanno insieme ➔ otteniamo logos, un discorso coeso, il primo e il più breve dei discorsi (dice lo straniero) Esempio l’uomo corre, il cavallo dorme ecc 
 MA lo straniero precisa anche il perché noi sentiamo symplokè: perché quelle parole sono predisposte / atte a combinarsi ➔ per farlo devono essere diverse dal pdv della loro funzione comunicativa / natura logica Differenziazione semantica delle parole
 Il linguaggio rispecchia la struttura della realtà 
 ➔ le parole hanno funzioni diverse in quanto rispecchiano differenze che hanno luogo tra le cose INFATTI alcune parole indicano entità, mentre altre indicano modi di essere che possono coinvolgere le entità (“bianco” può coinvolgere “muro”) Esistono quindi ONOMATA REMATA Uomo Corre Cervo Dorme Leone Cammina Cavallo Mangia 30 A. Modi di essere: svolgono la funzione logica di predicato, presentano le entità della realtà 
 NB non si tratta di predicati verbali, ma di predicati a livello logico-semantico 
 Possono essere azioni (correre, dormire) o qualità (intelligente, bianco) 
 Predicato dal latino predicatum (strumento che permette di attestare la realtà), calco di kategoria (da kata = a ridosso di) 
 ➔ quando parliamo etichettiamo la realtà, ovvero “parliamo a ridosso di” 
 (cfr. paragrafo 4.5 del capitolo 4 di “La comunicazione verbale) B. Entitá: svolgono la funzione logica di argomento, esseri/entità coinvolti dai modi di essere 
 Possono essere delle qualità (si parla di entità inanimate, come “essere amico”) o delle azioni (si parla di entità animate, come “docente spiega”, “studente ascolta”) Per ottenere il più piccolo e il più breve dei discorsi dobbiamo intrecciare parole-predicato con parole-argomento ➔ ciascun predicato seleziona e stabilisce quali siano gli argomenti che possono essere da lui coinvolti NB per farlo dobbiamo introdurre la nozione di congruità 
 Nozione di congruità Due parole si intrecciano in modo corretto quando esprimono un nesso predicativo-argomentale = tra un predicato e un argomento
 ➔ per ottenere la struttura comunicativa elementare (“il primo e il più breve dei discorsi”) non basta intrecciare un predicato e un argomento qualsiasi Esempio * il sasso cammina: vera dal pdv sintattico (livello della grammaticalità) ma non dal pdv semantico (livello della congruità) perché il modo di essere camminare non può caratterizzare l’entità sasso * colourless green ideas sleep furiously 
 ➔ congruità grammaticale e lessicale 
 MA l’enunciato è insensato perché lesiona il principio di non contraddizione ➔ grammaticalità ≠ congruità: bisogna distinguere il livello della grammaticalità dal livello più profondo della coesione logico-semantica (congruità) ➔ il principio di congruità è alla base della composizionalità (combinazione significativa delle parole) e condiziona la sensatezza del discorso = capacità di fare riferimento alla realtà 
 NB sensatezza ≠ verità: un discorso falso è sensato e quindi congruo 
 
 INFATTI ciascun predicato seleziona i propri argomenti Luigi La bambina * L’acqua cammina * La gioia Camminare seleziona alcune parole e ne scarta delle altre 
 ➔ quando l’argomento non può avere quel modo di essere (* la gioia cammina) otteniamo una insensatezza Senso, non-senso, contro-senso 1. Insensatezza / incongruità (Unsinn = non senso): lesione del principio di congruità 
 ➔ l’insensatezza non è dicibile (il non senso “non esiste”), non crea testo (se c’è non senso non c’è test) 
 ➔ può essere solo oggetto di riflessione linguistica, non è dicibile 
 * questa montagna è intelligente 
 * Il tavolo legge il giornale 
 2. Contraddizione / incoerenza (Widersinn = contro senso): lesione della coerenza, più precisamente del principio di non contraddizione (pnc) = “una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo e sotto il medesimo aspetto” 
 (p^ ¬p) - non (p e non p) 
 INFATTI una bici nera può essere dipinta di rosso e cambiare così colore (aspetto) / essere tutta nera tranne una scritta rossa 
 MA non può essere allo stesso tempo nera e rossa nello stesso punto della superficie 
 ➔ pnc è il principio alla base del nostro modo di pensare e parlare, innato e naturale 
 ➔ il senso contraddittorio è dicibile ed è comunque un senso (un testo può manifestare la contraddizione e si può intervenire per eliminarla) 
 Ho mangiato una pasta alla carbonara ma sono digiuno 
 Questo numero è pari e dispari
 Bruto ha ucciso Cesare, ma Cesare non è morto
 ➔ enunciati incoerenti che contengono un senso contraddittorio NB Unsinn, Widersinn termini coniati da Edmund Husserl (Logische Untersuchungen 1900-1) 
 ➔ ha confrontato insensatezza ≠ contraddizione: la coerenza ha uno statuito diverso dalla congruità Coerenza e contraddizione Il pnc è • un’evidenza su cui si basa il pensiero umano, è alla base della comunicazione (ogni atto comunicativo lo presuppone e lo applica) 
 ➔ è talmente primitivo che non può essere dimostrato 
 31 INFATTI Aristotele nella metafisica ne parla come il principio che regola il linguaggio e il suo nesso con la dimensione logica • non si può confutare (= far emergere che una certa posizione è in sé contraddittoria, insostenibile)
 ➔ per negare il pnc lo si deve usare, viene applicato in qualsiasi affermazione che pronunciamo, anche se volta a negarlo 
 ➔ si può solo confutare chi cerchi di negarlo: Aristotele dialoga con uno scettico che sostiene che il pnc sia falso e che le affermazioni dipendono dalla soggettività individuale 
 Aristotele gli chiede di attribuire alle parole che usa un significato, se lo farà avrà applicato il principio, al contrario il suo discorso cesserà di esistere e lo scettico sarà simile a un vegetale 
 MA lo scettico per negare sensatamente il pnc lo deve usare, per dire che nulla ha senso, deve riconoscere che almeno l’affermazione “nulla ha senso” ha effettivamente senso 
 ➔ il pnc è necessario di fatto 
 ➔ la coerenza è una qualità irrinunciabile del discorso 
 ➔ il comunicare stesso è un implicito impegno a sanare il proprio discorso da eventuali contraddizioni 
 Virtualità La combinazione che avviene in base al principio di composizionalità da origine alla rappresentazione di una realtà possibile 
 ➔ la symplokè è il luogo in cui si collocano i possibili frammenti di mondo che possono “aver luogo” 
 ➔ ha origine nella lingua e si contrappone all’attualità = essere effettivo che può essere costatato attraverso una verifica nell’esperienza Prendiamo un nome e un rema: il bambino dorme Non è la semplice sommatoria dei sensi delle strutture linguistiche messe insieme
 ➔ c’è un senso unitario, abbiamo la rappresentazione di un frammento di mondo possibile/virtuale Realtà virtuale = simulazione di esperienze reali su base informatica, modelli dinamici dell’esperienza che imitano la realtà (simulazioni di guida ecc) NB • il virtuale diventa una prigione quando l’uomo non confronta l’esperienza virtuale con quella del mondo reale • l’esperienza fatta attraverso il linguaggio corre difficilmente il rischio di sostituirsi all’esperienza reale Queste due parole stanno insieme perchè hanno una funzione diversa, perché abbiamo un nesso, cioè una struttura predicativo–argomentale ➔ “dorme” (modo di essere) è l'azione compiuta da “bambino” (entità, argomento) “Il bambino dorme” è il più breve dei discorsi e rappresenta un'esperienza
 ➔ otteniamo un discorso, cioè la rappresentazione di un frammento di realtà possibile (altrimenti sarebbe solo somma di materiale semiotico) 
 ➔ l’enunciato descrive un frammento che si può dare possibilmente nella realtà Dalla virtualità alla attualità Se, confrontando questo discorso con la realtà, troviamo un frammento di esperienza che può essere descritto in questo modo otteniamo inizialmente un frammento di mondo virtuale Se poi, confrontandoci con l'esperienza, l’evento affermato corrisponde alla realtà, allora usciamo dalla virtualità
 ➔ un frammento di mondo virtuale diventa rappresentazione di un frammento di mondo reale 
 MA se non troviamo un frammento di mondo reale corrispondente al nostro enunciato nella realtà
 ➔ fenomeno della menzogna INFATTI il linguaggio umano è strettamente connesso con la libertà e la creatività: l’uso della ragione ci apre alla possibilità di mentire INVECE “gli animali non sanno mentire” perché non parlano, non usano segni ma simboli
 ➔ non costruiscono frammenti di mondo ma lavorano attraverso il meccanismo stimolo – risposta NB la composizionalità assicura la libertà dell’uomo vs realtà grazie alla virtualità La natura del significato Per capire la natura del significato è necessario analizzare il rapporto tra predicato e i suoi argomenti INFATTI la congruità di un testo dipende da 5 fattori che caratterizzano ciascun predicato 
 ➔ il testo è sensato (congruo) solo se i predicati rispettano questi requisiti Caratterizzazione dei predicati 1. Il numero degli argomenti 2. La qualità degli argomenti 3. L’ordine degli argomenti 4. Campo d’azione (scope) dell’argomento 5. Implicazioni del predicato IL NUMERO DEGLI ARGOMENTI Indica il numero di entità indispensabili per “mettere in scena” la situazione espressa dal predicato 
 ➔ se uno di questi elementi mancasse la situazione non potrebbe avere luogo, la congruità non sarebbe rispettata e il testo sarebbe insensato Esempio * Luigi ha venduto a Pietro per 20 euro NB non necessariamente tutti gli argomenti vengono manifestati Ogni predicato apre un frame = schema di argomenti che sono assolutamente necessari e costitutivi della situazione comunicativa individuata dal predicato 32 MA perché si dia un frammento di mondo che coincida con la situazione del bere le entità coinvolte devono essere due (“colui che beve” + il liquido che viene bevuto) 
 ➔ bere predicato diadico che seleziona una X1 e una X2 
 ➔ nervosamente caratterizza un evento-azione che si riferisce all’attività del bere 
 NB il suo argomento è costituito da tutto l'evento, da tutta l'azione, che viene svolta in modo nervoso (espressa linguisticamente dalla prima parte dell’enunciato)
 Grafo semantico: dal predicato “bere” escono i due argomenti selezionati da bere, ma è presente un ulteriore nodo superiore contrassegnato dalla parola-predicato “nervosamente” che aggancia tutto l’evento (che per questo è monadico) 
 ➔ il predicato “nervosamente” seleziona come suo argomento un predicato ulteriore. Nervosamente X1 X2 Andrea il caffè 
 ➔ si crea così una gerarchia di predicati: il predicato superiore aggancia un predicato inferiore come suo argomento LA QUALITA’ DEGLI ARGOMENTI Per descrivere un predicato bisogna precisare la natura e la qualità degli argomenti Predicati dare e dire Predicati triadici che esigono che X1 e X2 siano esseri umani 
 MA in dare è unoggetto non umano, in dire è un oggetto discorsivo 
 1. Il predicato dare coincide con una situazione di scambio dove sono coinvolte 3 entità: X1 scambia con X2 una X3 
 ➔ Luigi (X1) dà un libro (X2) a Maria (X3) 
 X1, X2, X3: argomenti di natura oggettuale perché possono essere sia inanimato che animati 
 INFATTI “Oggetto” in ambito logico non indica solo le entità inanimate ma anche quelle animate (Luigi e Maria hanno una natura oggettuale animata)
 Esempio predicato monadico intelligente ammette una grande varietà di argomenti 
 • Esseri umani: questa ragazza è intelligente 
 • Esseri viventi umanizzati: questo cane è intelligente 
 • Opere fatte da umani: questo libro è intelligente 
 MA non è possibile accettare * questa montagna è intelligente 
 2. Predicato dire 
 Esempio Enrico dice a Simona che Nicolò dorme 
 Secondo argomento: che Nicolò dorme 
 Se il dire è una proposizione, adesso diventa anche un predicato che aggancia un altro predicato come argomento Dire X1 Nicolò
 Il secondo argomento (dormire) coincide con P 
 ➔ se sviluppiamo questa P, vediamo che è costituita dalla proposizione “dormire da parte di Nicolò” Cambiamento del significato di un termine Vero = predicato monadico, aggettivo che indica una qualitas, un modo di essere
 Esige spesso che il suo argomento sia un atto comunicativo (discorso, affermazione, proposizione ecc) ➔ definito predicato metadiscorsivo = necessario per parlare / creare un discorso NB Verba dicendi = verbi del dire: la parola predicato “dire” è un predicato discorsivo perché indica un discorso (è il dire sul dire) Esempio 1 • È un vero uomo 
 = dotato delle proprietà apparenti ed essenziali per essere tale Bere X1 (Enrico) X3 (Simona) Dormire (X2/P) 35 • È un vero medico 
 = dotato della proprietà apparente di medico (laureato in medicina) ma anche essenziale per essere tale (tiene alla salute del paziente) • È un vero ladro 
 = dotato della proprietà apparente (ha una pistola) ed essenziale per essere un ladro • Quest’oro è vero 
 = dotato delle proprietà apparenti (luccica ecc) ma anche essenziali (composizione chimica)
 ➔ uomo, medico, ladro, oro = argomenti di natura oggettuale Esempio 2 • il tuo giudizio è vero 
 = veritiero, che corrisponde alla verità • Il tuo discorso è vero • La tua affermazione è vera • La tua storia è vera • È vero che sono arrivato in ritardo 
 ➔ argomenti corrispondenti a verità, predicati monadici metadiscorsivi (= di natura discorsiva) 
 ➔ giudizio, discorso ecc = argomenti di natura discorsiva ➔ il predicato vero è sempre monadico MA seleziona argomenti di natura diversa (oggettuale / discorsiva) = si tratta di due predicati diversi perché cambia la loro struttura argomentale (assumono significati diversi) Esempio 3 • L’artigiano dipinge il tavolo 
 = vernicia il tavolo 
 ➔ X2 = oggetto fisico preesistente e dotato di superficie 
 (X1 = entità umana esistente) • Michelangelo dipinge il Giudizio Universale 
 = ha realizzato l’opera mettendo in atto un progetto artistico 
 ➔ X2 = oggetto non preesistente (non esisteva e viene creato)
 (X1 = entità umana esistente) ➔ il predicato diadico dipingere ha mutato il suo significato nei due esempi perché cambia il contenuto predicato (le sue implicazioni) ➔ il cambiamento del significato di un termine dà luogo a un altro predicato, che definisce un’altra struttura argomentale 
 ➔ il significato di un enunciato si racchiude negli argomenti, la cui qualità è un intreccio di predicati che li caratterizzano Significato che si racchiude negli argomenti 
 Gli argomenti nascondono al loro interno un plesso di predicati = predicati interni MA a differenza degli altri predicati hanno la funzione di caratterizzare gli argomenti (= stabilire le condizioni per cui un’entità X è di quel determinato tipo) Esempio Un uomo cammina • Camminare = predicato logico-semantico monadico (implica un argomento), è uno dei modi di essere di uomo • Entità X = per essere uomo deve essere caratterizzata dai predicati umano (U), maschio (M), adulto (A) 
 NB ciascuno di questi può essere a sua volta scomposto in predicati più semplici, elementari (uomo = onnivoro eretto) 
 Analisi, analyo = scomporre nei suoi elementi costitutivi ➔ X : Ux ^ Mx ^ Ax 
 X = qualsiasi entità : = struttura predicativa che caratterizza l’entità La X uomo non può essere sostituita da gatto o tavolo perché otterremo testi non congrui 
 INFATTI ridere esige che l’argomento esista e sia umano ➔ i requisiti imposti dal predicato definiscono la congruità dell’enunciato perché un argomento è congruo solo se rispetta le condizioni del posto argomentale Gli argomenti possono essere • Argomenti oggettuali • Oggetti discorsivi = l'argomento è sempre un oggetto ma di natura di discorsiva, un contenuto di discorso (X è un argomento che ha una natura discorsiva, cioè che indica oggetti discorsivi, quando il predicato è meta discorsivo) Per capire il significato degli argomenti bisogna considerare i determinanti = espressioni indispensabili per costruire un enunciato corretto perché consentono all’argomento di “fare presa” sulla realtà (nonostante non rientrino nella parola che caratterizza l’argomento)
 ➔ la parola-argomento viene determinata: in questo modo essa indica una realtà precisa (non importa se una sola, la cosa in generale, tutte le cose)
 Esistono tre gruppi di determinanti 1. Determinanti indefiniti
 Dicono che esiste almeno una X che ha le caratteristiche espresse dal testo 
 Qualche bambino gioca (c’è una X che è bambino e gioca)
 Un bambino gioca (precisa la singolarità, in opposizione ad altri numeri che istituiscono argomenti multipli: due bambini giocano) 
 36 Alcuni bambini giocano (esprime la pluralità in modo generico)
 Parecchi bambini giocano (numero meritevole di essere considerato) 
 Pochi bambini giocano (numero inferiore alle condizioni del contesto) 
 Molti bambini giocano (numero superiore) 
 NB l’espressione * bambino gioca potrebbe essere accettabile solo in due contesti (telegrammi, titoli di giornale)
 2. Determinanti definiti
 Contengono l’articolo determinativo, combinato ad altre specificazioni spaziali 
 il bambino gioca 
 questo bambino gioca (il bambino che è qui)
 quel bambino gioca (il bambino che è lì)
 
 NB l’articolo determinativo ha una funzione comunicativa rilevante perché può essere usato solo se l’entità è nota all’interlocutore (devono appartenere al common ground dell’interlocutore) 
 3. Determinanti universali
 Hanno in comune una pretesa di universalità 
 tutti i bambini giocano 
 qualsiasi / ogni bambino gioca 
 nessun bambino gioca (non esiste una X che sia bambino e che giochi)
 ➔ nessuno esclude dal predicato enunciato tutti gli elementi dell’insieme bambini, negando l’esistenza di bambini che giochino 
 L’ORDINE DEGLI ARGOMENTI Gli argomenti hanno un ordine con cui si pongono nel discorso Per capirne la rilevanza consideriamo due predicati triassici legati tra loro “dare”, “ricevere” = due interagenti si scambiano qualcosa 1. Chiara dà un libro a Simone 
 X1 P X2 X3 
 Primo argomento (X1): colui che ha e che dopo il processo di scambio si spossessa dell’oggetto 
 Terzo argomento (X3): colui che non ha e attraverso lo scambio entra in possesso dell’oggetto, cioè inizia ad avere
 Scambiamo l’ordine degli argomenti (X1 con X3) senza cambiare la situazione comunicativa 2. Simone riceve un libro da Chiara 
 X1 P’ X2 X3 Le due strutture sono sinonimiche MA presentano una differenza: il diverso ordine degli argomenti corrisponde a una diversa lettura della situazione 
 1. Situazione letta dalla parte di Chiara = aveva e comincia a non avere più 2. Situazione letta dalla parte di Simone = non aveva e comincia ad avere ➔ dare e avere sono conversivi lessicali = due parole-predicato diverse che individuano la stessa situazione comunicativa di scambio ma leggono la realtà da due direzioni opposte Esempio vendere/comprare, destra/sinistra, sotto/sopra (se x1 è sotto a x2, allora x2 è sopra a x1) Situazione del matrimonio Possiamo guardarla dal punto di vista del marito o della moglie Se X1 è marito di X2, allora X2 è moglie di X1 Luigi è marito di Maria Maria è moglie di Luigi ➔ il diverso punto vista viene dato dalla mutazione dell’ordine degli argomenti Le nostre lingue dispongono di uno strumento morfologico che permette il conversivo morfologico = il passivo dei verbi (diatesi passiva) “Luigi aiuta Pietro” 
 ➔ non abbiamo un altro lessema rispetto ad “aiutare” che permette di leggere questa situazione in direzione opposta MA possiamo leggere la situazione a partire da Pietro grazie alla diatesi passiva ➔ “Pietro è aiutato da Luigi” NB quando siamo nel testo dalla struttura logico-semantica possiamo passare al discorso disponendo gli argomenti a piacimento Ordine degli argomenti ≠ ordine delle parole 
 ➔ il primo indica la rappresentazione semantica, che può trovare diverse manifestazioni quando pronunciamo l’enunciato Esempio la mamma prometto lo skateboard a Pietro vs. a Pietro la mamma promette lo skateboard ➔ è cambiato l’odine delle parole ma non degli argomenti: X1 rimane la persona che si impegna nella promessa, X2 il bene futuro, X3 il destinatario della promessa IL CAMPO D’AZIONE DEL PREDICATO Importante per definire il contributo dei predicati al senso del testo Non leggo più questo libro per divertirmi: senso ambiguo perchè potrebbe significare A. Da adesso in poi leggo il libro con uno scopo diverso dal divertimento B. Smetto di leggere per darmi al divertimento 
 ➔ ambiguità data dal predicato monadico non (capovolge il valore di verità di qualsiasi proposizione) 
 ➔ cambia il proprio campo d’azione investendo un argomento diverso 
 37 2. Interpretazione della percezione: ci si chiede se la percezione corrisponda o meno alla realtà 
 ➔ necessario aggiungere dati percettivi all’oggetto (aggiungere un particolare alla figura)
 NB non è possibile sperimentare totalmente la realtà, solamente aggiungere informazioni più precise su dai essa attraverso l’inferenza 
 ➔ parzialità della realtà che porta al rischio di 
 • interpretare le percezioni in modo scorretto (anche se possiamo riconoscere l’eventuale errore verificando nuovamente la realtà) 
 • formulare teorie schizofreniche / poco ragionevoli = quando la ragione conclude qualcosa che non corrisponde affatto alla realtà (il vaso è solo un fatto comunicativo) 
 • arrivare a un paradosso = contraddizione apparente che nasce dal confronto di elementi non paragonabili Oltre la razionalità Se il linguaggio è costitutivo della ragione, come può essere possibile mentire o sbagliare? A causa della natura soggettiva della comunicazione ➔ oltre alla verità e coerenza del messaggio bisogna considerare la complessità del parlante (egli non solo conosce, ma immagina, desidera, si assume responsabilità)
 ➔ dinamica dell’interesse = non basta che un messaggio sia vero o coerente perché mi tocchi, bensì deve suscitare interesse e desiderio nell’interlocutore attraverso creazione di mondi possibili che lo attraggano / respingano INFATTI il comunicazionista è sensibile alla differenza, valorizza i particolari per guardare oltre e cercare quello che all’altro interessa Interesse / desiderio = coinvolgimento, involvement del soggetto di fronte a una esperienza che c’entra con me, che mi attrae ➔ lo scambio comunicativo avviene solo se viene toccato l’interesse dell’altro Il desiderio • Può essere dosato in modo diverso: desiderio forte = volontà di ottenere qualcosa a qualunque costo = energia maggiore • Il suo contenuto è irrilevante perché l’uomo si rivolge sempre in modo spontaneo verso la positività 
 ➔ desideriamo qualcosa che percepiamo come giusto, vero ecc 
 Esempio tra il brutto e il bello siamo propensi al secondo, a prescindere dal contenuto concreto che ognuno attribuisce 
 ➔ il desiderio del bene è alla base della comunicazione (e dell’agire umano) • Dipende dalla conoscenza (non si desidera ciò che non si conosce) 
 ➔ il desiderio può generare emozioni di apertura (euforiche) e di chiusura (disforiche) • Può dirigersi ad aspetti particolari della realtà o alla realizzazione di qualcosa di grande Passione = reazione istintiva dell’interlocutore che “subisce” il coinvolgimento (aspetto passivo) La passione può essere A. Negativa quando diventa l’unica ispirazione delle azioni B. Positiva quando indica l’intensità dell’impegno Ragione e ragioni La conoscenza della realtà non può essere separata dal coinvolgimento ➔ la comunicazione si rivolge al cuore dell’altro, è una risposta al suo desiderio ➔ la ragione agisce in virtù di un bene maggiore (secondo Blaise Pascal “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”) Sentimento = coinvolgimento profondo e duraturo che spinge il soggetto a raggiungere ciò che per lui “conta veramente” ➔ si sviluppa con il tempo attraverso la riflessione ➔ è legato alla ragione: può essere ragionevole / irragionevole ma non razionale / irrazionale DI CONSEGUENZA L’errore può nascere da 1. Assolutizzazione di un particolare (non tenere conto di tutti gli aspetti di una situazione per privilegiarne solo uno) = sbaglio-abbaglio, in quanto sbagliare significa prendere un abbaglio 2. Scarsa conoscenza della lingua (non riesco a esprimere ciò che penso) 3. Mancanza di attenzione nel momento della formulazione di un messaggio 
 ➔ spesso l’errore è frutto di una automanipolazione del mittente su se stesso piuttosto che di una manipolazione intenzionale La manipolazione si genera attraverso procedimenti quali • violazione delle presupposizioni • sfruttamento dell’istinto di considerare un particolare come la totalità • distorsione dell’interesse ecc Esempio informazione televisiva: vengono riportate solo alcune informazioni proposte come le uniche notizie del giorno ➔ la comunicazione diventa parziale e fuorviante ➔ la scelta delle notizie non deve essere solo razionale, ma anche ragionevole ➔ logos è anche ragione intesa come ragionevolezza La cultura alessitimica L’uomo è fatto di ragione e desiderio: agisce per raggiungere ciò che è un bene per lui quando qualcosa gli manca (il desiderio non è quindi una colpa/debolezza) 40 Christian Plantin: si oppone a questa concezione con il modello di comunicazione alessitimica = termine utilizzato ironicamente per indicare una “malattia culturale” ➔ non considera il desiderio, bensì l’emozione come spinta all’azione LE STRUTTURE INTERMEDIE [cap 5] Esiste la lingua? Nella realtà comunicativa abbiamo a disposizione un insieme di testi prodotti in quella lingua / dati linguistici, NON LA LINGUA ➔ la lingua come tale, “allo stato puro”, non esiste ➔ la lingua è qualcosa che sta dietro ai dati linguistici, allo stato psichico ➔ siamo solo in grado di dire che un testo non è formulato inuma lingua che conosciamo (e non di dire in che lingua è formulato) Lingua, sapere non saputo Il parlante sa la lingua in quanto la sa usare, non si tratta di un sapere esplicito ➔ la lingua è un sapere non saputo 
 Esempio 
 Il Milan ha perso un’importante partita del campionato Oggi alla tele hanno trasmesso le gare di sci ➔ non sapremmo spiegare perchè i due termini non sono interscambiabili ➔ “sapere il significato di una parola” ≠ saperne fare l’analisi semantica So come si chiama la via di fianco all’università So che cosa significa gara ➔ ≠ tipo di sapere: il primo è un segmento di conoscenza, il secondo non lo sappiamo dire come dato della nostra conoscenza (il parlante sa quando usare immondo corretto una parola) La lingua vive in una particolare dimensione psichica INFATTI il parlante non pensa continuamente ai segni che consce, bensì attiva strutture e procedimenti della lingua nel momento in cui li usa concretamente ➔ sono presenti nella mente del parlante come modelli = patterns di realizzazione Se cosi non fosse il parlante non sarebbe in grado di riconoscere le precise realizzazioni di questi modelli quando qualcuno gli parla, né realizzare i testi Come è fatta una lingua? Per accostarci alla sua organizzazione estremamente complessa può essere utile una metafora: immaginiamo la lingua come un laboratorio per produrre messaggi verbali ➔ esso presenta una serie di reparti, ciascuno dei quali elabora in base a un preciso modello (pattern) una determinata classe di strutture intermedie Le classi fondamentali delle strutture intermedie sono 1. LESSICO
 Insieme di parole / lessemi (variabili o meno) di cui ci serviamo per nominare = mostrare le proprietà delle cose, rappresentare l’esperienza 
 Per conoscere una lingua dobbiamo studiarne la GRAMMATICA (= regole per usare le parole), che si divide in 2. MORFOLOGIA 
 studio della struttura grammaticale delle parole / lessemi 
 • alcune lingue, come il cinese, non la possiedono
 • numerosi lessemi non presentano morfologia 
 Esempio sempre ha la stessa forma in qualsiasi utilizzo, mentre sollevi ha una parte stabile (sollev-) e una variabile (- iamo, -ate ecc) 
 • fenomeni morfologici possono essere presenti in misura diversa 
 Esempio der junge Mann (tedesco) presenta articolo e aggettivo al nominativo singolare 
 the young man (inglese) ha un’organizzazione non morfologica (il significato si ricostruisce dalla sintassi) 3. SINTASSI 
 regole per combinare in modo corretto le parole / lessemi 
 ➔ dalla sintassi dipende la creatività (le parole possono essere combinate in modi infinitamente diversi) e la virtualità della lingua (attraverso la combinazione significativa si costruiscono frammenti di mondo) 4. ORDINE DELLE PAROLE
 fondamentale per le strategie di manifestazione in alcune lingue più di altre
 (inglese più dell’italiano)
 Esempio
 Luigi legge questo libro: capiamo chi compie l’azione non solo perché il soggetto è al primo posto, ma anche per la forma del verbo 
 Luigi ha salutato Pietro: capiamo chi compie l’azione solo grazie all’ordine delle parole 
 NB invertire l’ordine delle parole può essere una strategia per cambiare il senso di un enunciato 
 Esempio Giovanni con questa battuta si diverte ≠ con questa battuta si diverte Giovanni 5. INTONAZIONE
 fenomeni sovrasegmentali usati per manifestare contenuti diversi 
 41 ➔ grazie all’intonazione capiamo quando un enunciato è un interrogativo / dichiarativo 
 ➔ si allontana dalla semiosi, più vicina all’ostensione (perchè caratterizzata dalla forza espressiva) Dal segno alla struttura intermedia: l’indeterminatezza delle strutture linguistiche Per costruire messaggi produciamo entità linguistiche (strutture intermedie) grazie all’utilizzo di strutture intermedie = strutture linguistiche indeterminate (i segni sono a metà tra il suono e il senso) e flessibili (è il singolo testo che specifica il rapporto tra suono e senso, non è universale) Parliamo di indeterminatezza delle strutture linguistiche per una duplice ragione 1. La traduzione di una lingua non è garantita in modo biunivoco
 INFATTI ciascun senso può dare origine a molteplici testi, ciascun testo può avere molteplici sensi
 ➔ lingua = funzione multi-multivoca tra sensi e testi (secondo Mel’čuk)
 Rapporto tra due segni può essere 
 Univoco: a ciascun elemento del primo insieme corrisponde uno e un solo elemento del secondo, ma l’inverso non è necessario 
 Esempio rapporto tra insieme dei figli e dei padri
 ➔ a ciascun figlio corrisponde uno e un solo padre 
 Biunivoco: a un elemento del primo insieme corrisponde uno e un solo elemento del secondo e viceversa 
 Esempio rapporto tra mariti e mogli nelle società monogamiche e monoandriche 
 Multimultivoco: a una strategia di manifestazione possono corrispondere molte funzioni linguistiche e viceversa 
 Nella segnaletica stradale esiste un rapporto biunivoco tra messaggio e segnale 
 esempio segnale di dare la precedenza 
 ➔ il messaggio è veicolato solo ed esclusivamente da questo segnale, non da altri diversi 
 ➔ otteniamo questa intermedietá e indeterminatezza con un'entità linguistica di questo tipo, riformulandone solo il tipo di nesso (da bi-univoco a multi-multivoco)
 NB Saussure è stato fortemente suggestionato da codici poveri e riduttivi rispetto al linguaggio umano 
 ➔ dato un signifiant esso veicola uno e un solo signifiè 
 MA esistono omonimi (fiera, lama) in cui lo stesso signifiè può veicolare diversi signifiant 
 ➔ nelle strutture linguistiche non esiste un rapporto biunivoco 1 : 1 fra signifiant e signifiè
 2. La fonte del senso non risiede nel sistema linguistico, bensì nell’esperienza = i sensi compiuti sono nei testi, nei messaggi 
 INFATTI non riproduciamo sensi già dati, bensì produciamo di volta in volta i sensi dei nostri messaggi e dei nostri testi
 Nei codici presi da Saussure come termine di paragone il senso è già iscritto, è prestabilito da sempre nel codice / sistema linguistico 
 MA nel linguaggio umano il senso è legato all’esperienza 
 ➔ il senso non può essere predeterminato dal codice / sistema linguistico 
 Codicocentrismo La teoria saussuriana presenta una sorta di determinismo = quando un sistema (linguistico ma anche psicologico, biologico ecc) che caratterizza l’essere umano pretende di descrivere esaustivamente l'essere umano Esempio affermare che l’uomo è determinato dalla sua psicologia / corredo cromosomico MA l’uomo è qualcosa di più Determinismo linguistico = quando sosteniamo che il parlante è totalmente determinato dal sistema linguistico Ma quando svolgiamo la nostra attività di parlanti peschiamo i sensi di nostri messaggi nel sistema linguistico? Descriviamo l’attività del parlante in una prospettiva codicocentrica = mette al centro il codice / sistema linguistico come ciò che esaustivamente definisce l’attività del parlante Il parlante va a rappresentare in sede mentale il repertorio contenente le regole che andiamo ad abbinare ai segni (quando dobbiamo formulare un enunciato, andiamo in sede mentale e scegliamo regole e segni) X sceglie R1 = N + V ➔ l’enunciato nasce dalla combinazione di un sintagma nominale a uno verbale esempio il parlante può scegliere la combinazione di parole “il tavolo ride” MA il ridere non può selezionare un argomento come tavolo (insensato, violazione della congruità) Potremmo porre limitazioni ulteriori alle regole, per esempio sostenendo che ridere presuppone un soggetto animato e umano ➔ Umberto Eco disse che l’uomo è parlato dalla lingua: parlare diventa scegliere segni e regole 
 ➔ il soggetto diventa attualizzatore passivo, un automa che attiva qualcosa di già dato, un sistema già precostituito (come nel codice stradale) ➔ la dimensione della libertà umana è presente esclusivamente nella scelta (della regola e dei segni da combinare mediante essa), nel processo decisionale di decision making
 ➔ concezione povera di libertà perché noi attiviamo una regola e dei segni già precostituiti ➔ esclusione della creatività del parlante La dimensione della scelta Una scelta che attiva qualcosa di già dato è autentica? Analizziamo l’apologo di Buridano, filosofo medievale che con un suo paradossale racconto ci fa riflettere sulla dinamica della scienza • un asino affamato ha davanti due mucchi di fieno identici • paradossalmente questo asino affamato non sceglie né per l’uno né per l’altro mucchio e muore 42 
 
 ➔ suppletivismo = quando una parola nella sua realizzazione morfologica ricorre ad un'altra radice
 
 Francese “Aller” vs “je vais” 
 Inglese “To go” / “I go” vs “I went” 
 
 Varianza ≠ sinonimia 
 Varianza = una stessa struttura intermedia che si manifesta in modo diverso a seconda dei contesi 
 ➔ ottengo varianti della stessa struttura intermedia 
 Sinonimia = equivalenza a livello semantico di strutture intermedie diverse 
 ➔ babbo, padre, papà = strutture intermedie diverse (sinonimi a livello lessicale) che manifestano la stessa funzione linguistica 
 INFATTI l’uso dei sinonimi dipende dal contesto d’uso (non sono ridondanti) 
 ➔ non posso dire *Padre Natale, *festa del padre, *Santo Papà 
 
 Esempi di sinonimia
 Plurale = funzione linguistica morfologica 
 Italiano si manifesta con diverse strategie di manifestazione: -e (case), -i (tavoli), morfo zero (città) 
 ➔ strutture morfologiche sinonimiche che svolgono la stessa funzione comunicativa
 Inglese si manifesta con: morfo “-s” (boys), apofonia (cambia la vocale radicale)
 Tedesco presenta più morfi sinonimici: Student-en, Bäum-e, Kind-er, Kino-s ecc 
 
 Passato = categoria morfologica, significato grammaticale
 ➔ strategie di manifestazione molteplici (esistono molti sinonimi) 
 • Ai = mandai 
 • Ssi = scrissi 
 • Essere = fui = suppletivismo 
 • Fare = feci = apofonia 
 
 Superlativo = funzione linguistica che si affida a diverse strategie di manifestazione quali 
 • molto buono: lessema (strumento lessicale) 
 • strabuono: formativo lessicale (prefissi, suffissi, infissi = entità di natura lessicale) di natura lessicale 
 • buonissimo: “-issimo” è il morfo che permette di manifestare il morfema del superlativo, di natura morfologica 
 • buooono - forrrrte: allungamento di un suono (vocale tematica o radicale) a livello dell’intonazione e grafico 
 ➔ utilizziamo uno strumento sovrasegmentale* 
 • buono da morire = perifrasi (natura fraseologica)
 • buono buono = reduplicazione (figura retorica che intensifica)
 
 * Il discorso è costituito dalla combinazione di parole a livello linguistico (elemento segmentale), che interagisce con la prosodia (elemento sovrasegmentale = in aggiunta, come l’intonazione, pause, accenti, silenzi)
 
 Nozione di significante
 Riformuliamo la nozione di significante inteso come suono (immagine acustica)
 ➔ quando veicoliamo un significato, usiamo sempre e solo un suono? 
 NO! al posto del significante possiamo introdurre una nozione più flessibile, quella di strategia di manifestazione, la quale può essere: 
 A. Un non suono, un silenzio 
 Boy0 vs boy-s 
 ➔ linguisticamente non è corretto dire che al singolare non c'è niente
 ➔ c’è un silenzio, un morfo 0, un assenza di suono (“non – suono”) che manifesta il singolare e ha un forte potenziale comunicativo 
 NB singolare/plurale, maschile/femminile sono concetti morfologici 
 
 B. Una posizione 
 John went home 
 ➔ l’inglese, non avendo morfologia, manifesta il soggetto ponendolo nella prima posizione dell’enunciato (first position in the sentence) 
 
 C. Una classe di suoni alternativi 
 Inglese simple past può essere manifestato da 
 • morfo - ed (lov-ed) 
 • apofonia: cambia la vocale nella radice del verbo (eat, ate) 
 tedesco praeteritum 
 morfo -te, apofonia (kaufte, ging) 
 
 Nozione di significato
 Anche al posto della nozione di significato possiamo introdurre una nozione più flessibile, quella di funzione linguistica 
 Esempio 
 Lov-ed: funzione comunicativa di tipo morfologico (ci dice che è un passato) 
 45 John loves Mary: funzione comunicativa di tipo sintattico (ci dice che è un soggetto
 
 QUINDI significato ➔ funzione linguistica 
 significante ➔ strategia di manifestazione 
 ➔ otteniamo la nozione di SI (struttura intermedia) = entità del sistema linguistico data dalla correlazione multi- multivoca di funzioni linguistiche con strategie di manifestazione 
 Intermedia = perchè presenta una indeterminatezza sul piano sia della funzione che della strategia di manifestazione 
 ➔ predisposta a significare ma ancora non ha un apporto semantico ben preciso (si precisa solo nel contesto specifico) 
 3. PREFERENZIALITÀ / NATURALITÀ 
 Una struttura intermedia ha per lo più un valore preferenziale = naturale e immediato, che facilita la comprensione dei messaggi (che si adotta plerumque = per lo più) 
 NB spesso si attiva in base al contesto d’uso: sono andato al ricevimento 
 ➔ rinfresco se parlano due diplomatici 
 ➔ colloquio con genitori se parlano due professori 
 
 Prestare (struttura intermedia in ambito lessicale) 
 Ti presto la penna 
 ➔ significato più naturale e immediato è dare con l’impegno della restituzione 
 Individuazione della funzione preferenziale: applico la struttura in contesto 0 = cancello l’espressione in termini linguistici degli argomenti di prestare* 
 MA prestare può avere più di un valore 
 Ti presto attenzione 
 Ti presto aiuto
 Prestare giuramento 
 
 * “X presta Y a Z”
 ➔ “prestare” viene messo in contesto 0 e gli argomenti vengono sostituiti con le variabili oggettuali corrispondenti 
 ➔ viene in mento questo frammento di mondo: qualcuno (x) dà un qualcosa (y) a qualcun altro (z) e si impegna alla resa 
 MA nel contesto 0 non individuiamo il significato che prestare ha in “ti presto attenzione” = rivolgere l’attenzione a qualcuno 
 ”Prestare giuramento” = locuzione fraseologica che sta per giurare 
 “Ti presto aiuto” = aiutare 
 ➔ il contesto 0 mostra il valore canonico 
 
 Leggere 
 Lei non ha letto correttamente la situazione = ha intercettato correttamente la situazione 
 Leggo nei tuo occhi una vena di tristezza = decodificare 
 ➔ metafore testuali legate da un nesso di motivazione, lo scorgere (non è il valore preferenziale più naturale)
 Sa leggere con espressione = ridare voce al testo con una particolare espressività 
 Luigi legge il giornale = valore canonico, testualizzazione più naturale (= dar voce a un testo scritto interpretandone il significato) 
 Quello non sa leggere: è analfabeta = non articola le parole né ne sa cogliere il significato 
 
 Preposizione “da”
 Da dove vieni? = moto da luogo, significato più naturale 
 Da chi sei andato? = moto a luogo
 Da chi ceni stasera? = stato in luogo 
 ➔ strutture con una struttura linguistica canonica che viene svolta plerumque e che facilita la comprensione nell’interazione comunicativa 
 
 Polisemia sintattica
 Polisemia che riguarda una struttura intermedia sintattica
 Soggetto
 Luigi parte per Roma 
 ➔ funzione preferenziale = ci dice l’agente, colui che compie l’azione 
 Luigi riceve un libro 
 ➔ soggetto è un recipiente = cioè è colui che riceve 
 Il pavimento brulica di topi 
 ➔ soggetto locativo = indica il luogo in cui si svolge l'’azione 
 Il martello rompe il vetro 
 ➔ soggetto indica lo strumento con cui si svolge l’azione
 
 Anche una funzione linguistica tende a identificarsi con una strategia preferenziale 
 Esempio compagnia 
 ➔ strategia di manifestazione canonica preferenziale è “con”, ma è possibile anche insieme a, al cospetto di, in presenza di 
 
 
 46 Polisemia morfologica 
 Polisemia non riguarda solamente il lessico, bensì anche strutture morfologiche quali 
 Tempo futuro 
 Al pomeriggio sarò a Milano = futuro vero e proprio 
 Festeggerete adesso che gli esami sono andati bene = futuro che riguarda il presente 
 Da qui al centro saranno 100 metri = futuro di approssimazione 
 Dopo lo scritto sosterrete gli esami orali = futuro di comando (sono tenuti a sostenere) 
 
 Imperfetto
 Andavamo a lezione tutti i giorni alle 8.30 
 ➔ azione collocata in un passato prossimo (non remoto) e iterata (che si ripete quotidianamente)
 Quella mattina andavo a lezione di linguistica quando mi venne un malore 
 ➔ funzione di continuità di azione nel passato, ma non iterativa 
 Volevo un caffè 
 ➔ imperfetto per esprimere cortesia 
 
 Genere maschile 
 può rappresentare in linguistica sia il sesso sia una categoria grammaticale
 INFATTI il genere non sempre dice il sesso
 Lup - o , operai - o 
 ➔ indica un genere maschile e segnala che si tratta di due entità animate umane 
 Libr –o, tavol -o 
 ➔ entità inanimata e “maschile” solo come categoria grammatica 
 Sopran - o 
 ➔ persona di sesso femminile 
 
 Genere femminile
 Si manifesta generalmente col morfo “-a” (ragazz -a, cas-a)
 MA possibile anche la strategia di manifestazione –o (man -o), –e (noc-e) 
 
 Tema / rema 
 Zampanò è arrivato 
 ➔ collocando informazioni nuove sulla sinistra, il soggetto assume la funzione di tema = qualcosa di già noto (id de quo dicitur = ciò di cui si parla), fa parte del common ground di mittente e destinatario (ha natura presupposizionale) 
 ➔ 
 E’ arrivato Zampanò” 
 ➔ il soggetto è dislocato sulla destra e assume la funzione di rema = apporto informativo nuovo di qualcosa che già si conosce (tema) 
 
 Per scoprire tema e rema si ricostruisce la domanda a monte, in quanto tutti i testi nascono da una domanda (è arrivato chi?) 
 ➔ il tema ha come posizione preferenziale la prima posizione 
 Esempi
 Questa penna è nera 
 (di che colore è questa penna?) 
 Gli studenti quest’anno sono molto attenti 
 (come sono gli studenti quest’anno?)
 MA 
 A proposito di questa penna affermo che è nera 
 ➔ tema è introdotto da una locuzione: non è in prima posizione 
 4. ENDOLINGUISTICITÀ 
 Tutte le unità linguistiche sono endolinguistiche = specifiche di una determinata lingua
 ➔ bisogna sempre precisare la lingua di cui si sta parlando
 Esempio al presente indicativo italiano corrispondono sia il present simple sia il present continuous in inglese 
 ➔ non è corretto parlare in generale di passato
 Esempio in tedesco il passato indica sia passato che imperfetto (≠ italiano) 
 
 Endolinguisticità del soggetto
 A) Per la strategia di manifestazione
 - italiano (lingua ricca di morfologia) ha spesso soggetto zero = non pretende la presenza fisica nell’enunciato perché la morfologia del verbo permette di riconoscerlo 
 - inglese, russo, tedesco (lingue con una morfologia verbale povera) ricorrono all’ordine delle parole = soggetto occupa la first position in the sentence 
 Esempio È venuto vs sono venuti 
 Piove vs es regnet, it’s raining, il pleut
 
 B) Per la funzione svolta 
 - italiano, tedesco associano al soggetto la funzione rematica 
 Esempio Il romanzo l'ha letto Giovanni / Den Roman las Hans 
 47 2. “In Lombardia c'è la cassoela che si fa col piede di porco e le verze” 
 ➔ sintagma che ha significato solo con l’insieme di tutti gli elementi I processi di strutturazione lessicale Processi a cui sono sottoposti i lessemi entro il generatore del lessico di una lingua A. PROCESSI DI FORMAZIONE 
 • Derivazione: acqua ➔ acquoso 
 • Alterazione: casa ➔ casetta 
 • Composizione: capostazione 
 • Combinazione: bambino prodigio B. PROCESSI FRASEOLOGICI 
 • Sintemi: testa di cuoio 
 • Funzioni lessicali: prestare attenzione, prendere una decisone DERIVAZIONE Passaggio da una classe del lessico a un altra (processo di transcategorizzazione) 1. Nome 2. Verbo 3. Avverbio 4. Congiunzione 5. Interiezione 6. Preposizione Esempio Base Derivato 
 Bello (nome) bellezza (nome deaggettivale) Dolce (aggettivo) dolcemente (avverbio deaggettivale) Correre (verbo) corsa (nome deverbale) Isola (nome) isolare (verbo denominale) Verde (aggettivo) verdeggiare (verbo deaggettivale) Casa (nome) casalingo (aggettivo denominale) Amare (verbo) amabile (aggettivo deverbale) Posta (nome) postino (nome denominale) Qualunque (pronome) qualunquismo (nome depronominale) Attraverso derivazione si ottiene un’entità mono-lessematica (unico lessema) NB il nome con il quale lo caratterizziamo è costituito da: prefisso de (indica da dove deriva) + verbo, nome, aggettivo… (parte del discorso) + suffisso ale 
 ➔ de-verb-ale, de-aggettiv-ale Per formare il derivato vengono utilizzati formativi lessicali che possono essere - Suffissi o formativi suffissali 
 stato ➔ stat-ale (aggettivo denominale) 
 ira ➔ ir-oso (aggettivo denominale) 
 partire ➔ part-enza (sostantivo deverbale) 
 - Suffisso zero = derivazione avviene senza l’aggiunta di un formativo concreto 
 to paper ➔ paper, to OK ➔ OK (inglese) 
 cantare ➔ canto 
 permutare ➔ permuta NB i suffissi possono anche essere accumulati Esempio Affidabilità (nome deaggettivale) < affidabile (aggettivo deverbale) < affidare (verbo) Gruppo dei nomi derivati 1. Nomina agentis (nomi dell’agente) 
 giocatore, scrittore, lavoratore, costruttore (e corrispondenti femminili) 2. Nomen actionis (nomi dell’azione)
 designano azioni, statiche o dinamiche, anche attraverso nomi 
 lettura, scrittura, arrivo, partenza, costruzione 3. Nomen loci (nomi del luogo) 
 luogo dove si svolge e l’azione designata dal verbo
 scrivania, scrittoio, stireria, lavatoio 4. Nomen instrumenti (nomi degli strumenti)
 determinano l’agente e indicano lo strumento 
 bollitore, lavatrice Derivazione semanticamente non marcata vs marcata da integrare col saggio “La grammatica del lessico: un’applicazione all’italiano” • Derivazione non marcata (fredda) 
 Il formativo lessicale non aggiunge un significato ulteriore alla transcategorizzazione 
 50 Esempio compratore derivazione da comperare, venditore da vendere (nomi deverbali) 
 Arrivo da arrivare: indica semplicemente il verificarsi dell’azione, non aggiunge apporto semantico 
 funzione marcata ≠ funzione canonica non marcata 
 Questi due termini sono descritti da Jakobson quando descrive i fonemi p e b: 
 - b: sonora (vibrazione delle corde vocali) ➔ marcata 
 - p: sorda (non vibrano le corde vocali) ➔ non marcata 
 • Derivazione marcata (calda) 
 il formativo lessicale aggiunge un significato ulteriore 
 esempio derivati semanticamente marcati in -ta: mangiata, dormita, bevuta, camminata 
 ➔ mangiata = atto notevole per qualità, quantità, soddisfazione (non ogni atto di mangiare lo è) 
 ➔ intensificazione dell’azione chiamata anche elativitá (grado di intensificazione = grado elativo)
 Serata (marcato, mette a fuoco la compagnia e atmosfera) ≠ sera (non marcato, indicazione temporale) 
 Boscoso (marcato, notevole quantità di alberi) ≠ boschivo (non marcato) 
 Scrittore (marcato, ha una certa competenza) ≠ scrivano (non marcato) 
 Imprevedibilità (o sistematicità) della strategia di manifestazione – Tore/trice suffisso preferenziale utilizzato nei nomina agentis ➔ indica colui che compie l’azione: lavora-tore/-trice, scrit-tore/-trice) Imprevedibilità può indicare anche strumenti: lava-trice, bolli-tore Strategia di manifestazione non preferenziale (secondaria) studente, cantante spazzino, imbianchino ➔ “- ino” è solitamente il formativo preferenziale per formare il diminutivo, ma qui indica un agente Può indicare anche uno strumento: “colino” = nomen instrumenti Inglese per formare il nomen agentis si usa il suffisso preferenziale “–er” • Writer ➔ to write • Driver ➔ to drive 
 vs • Cook ➔ to cook (no *cooker): derivato con suffisso zero (silenzio che svolge la funzione comunicativa di formativo suffissale, ottenuto attraverso una conversion Russo • Писать ➔ писатель • Строить ➔ строитель 
 vs • крушил (no *куритель) Italiano • Bello ➔ bellezza • Alto ➔ altezza 
 vs • Utile ➔ utilità • Buono ➔ bontà La problematicità del formativo –oso Presenta una notevole produttività e sistematicità
 INFATTI il formativo -oso può 
 • non aggiungere apporto semantico oltre alla transcategorizzazione (non marcato): arterioso, venoso • aggiungere apporto semantico alla base lessematica (marcato) interpretabili in base al contesto: 
 sabbioso (terreno con presenza insistita di sabbia), iroso (persona che presenta spesso ira) 
 ➔ imprevedibilità tipica dei formativi di tutte le lingue Esempio messaggio pubblicitario della Fiat 1 (1995) con headline “E’ comodosa, sciccosa e scattosa” 
 ➔ copy ha utilizzato -oso nel suo apporto semantico più frequente per attirare l’attenzione degli italiani 
 Inglese -oso corrisponde a -y: sandy, dusty, stony 
 MA non c'è mai una corrispondenza totale)
 
 Formativo -oso marcato
 Noioso = che produce noia: valore di causatività, inglese corrisponde a -ing (boring , disgusting) 
 Doloso = è fatto con dolo
 Mostruoso = simile a un mostro: inglese usa la y (silky, glassy)
 Annoso = che dura anni Il formativo –bile Marcato = può veicolare significati diversi - Utilizzabile, leggibile, mangiabile, leggibile: valore modale e di passività - Disponibile, affidabile: valore modale (modale “potere”) e di riflessività dell’azione (non più passivo) 51 - Stabile: valore attivo - Terribile, orribile: valore è causativo Polisemie della base e della derivazione Quando la base lessematica è polisemica, i derivati possono essere diversi (attivare significati diversi) Esempio
 • differire 
 ➔ differenza = essere diverso da (valore preferenziale) ➔ differimento = spostamento nel tempo • comparire 
 ➔ comparsa = apparire brevemente 
 ➔ comparizione = imputato che si deve presentare in tribunale 
 • riflettere 
 ➔ riflesso = rimandare un raggio di luce 
 ➔ riflessione = pensare A cosa serve la derivazione? 
 Permette di formulare parafrasi sinonimiche che definiscono la competenza lessicale del parlante 
 esempio Luigi arriva ➔ verbo può essere trasformato nel nome deverbale “arrivo” (l’arrivo di Luigi) NB la derivazione non cambia le relazioni semantiche (l’agente rimane lo stesso), bensì le relazioni sintattiche (Luigi da soggetto a complemento di specificazione; arriva da predicato verbale a soggetto) Derivazione e fenomeno della latenza Lessemi latenti = non riconducibili a un lessema elementare, presenti solo in lessemi strutturati 
 Si trovano in particolare nella composizione ma anche nella derivazione
 ➔ potabile = derivato latente dal latino potabilem, che deriva a sua volta da potare (= bere) 
 Fenomeno tipico dei composti con prefisso 
 Riferire = prefisso re- + lessema *ferre (dal latino referre) Introdurre, ridurre, condurre = prefisso con- + lessema *durre (dal latino “ducere” = guidare) 
 NB il fenomeno della latenza è al confine tra diacronia e sincronia: in molti casi è difficile stabilire se si tratta di formazione di parole o di etimologia vera e propria 
 COMPOSIZIONE Processo di creazione di un nuovo lessema condensando due lessemi elementari (basi) La composizione ha due modalità di formazione 1. Base + base: indica una specificazione 
 • nome + nome = nome (capo-stazione, madre-patria), aggettivo (cunei-forme) 
 • verbo + nome = porta-lettere, para-valanga, taglia-erba 
 • aggettivo + nome = buon-umore / nome + aggettivo = cassa-forte 
 • verbo + verbo = sali-scendi
 • verbo + avverbio = butta-fuori / avverbio + verbo = bene-dire 
 • avverbio + participio = nome (alto-parlante, tele-scrivente), aggettivo (ben-venuto, male-odorante) 
 • preposizione + nome = dopo-sci
 • aggettivo + aggettivo = piano-forte 
 NB il plurale di queste parole non varia perché è un’informazione implicita contenuta nella base (i salvavita), ma spesso cambia (i fannulloni) 
 2. Prefisso + base: fenomeno della prefissazione, che riguarda soprattutto la ricostruzione di parole derivanti dal latino
 • prefisso + verbo = ri-scrivere (scrivere di nuovo), de-scrivere (dipingere a parole un oggetto)
 • prefisso + aggettivo = aggettivo (in-utile, pre-natalizio), verbo (in-giallire, s-vecchiare) 
 • prefisso + nome = nome (pre-concetto, pre-giudizio), verbo (in-carnare, im-pallidire) 
 • prefisso + participio presente = in-concludente, pre-vidente 
 Prefissoidi: tele, video, filo, socio, bio, anti
 Lessemi di origine greco-latina: inter, pluri, filo 
 Lessemi utilizzabili come lessemi elementari / prefissi: video / video-conferenza, tele / tele-visione 
 
 NB a differenza della composizione base + base, nella prefissazione c’è un ordine regolare di determinato (= base principale) - determinante (= specifica l’altra base) 
 Esempio capo (determinato) - stazione (determinante) 
 COMBINAZIONE Crea una nuovo lessema mediante la giustapposizione di due lessemi appartenenti alla stessa classe del lessico (tra cui si stabilisce un rapporto attributivo) NB le due basi vengono percepite come distinte: solo in alcuni casi c'è la scrittura unita (pescespada, agrodolce), non è necessario il trattino 52 Oper1 (decision) = to make (help) = to give (aid) = to render (question) = to put (conclusion) = to draw Questi verbi non hanno un significato canonico, bensì povero e generico (pronto ad essere caricato semanticamente in una certa situazione) Esempio Luigi prestò aiuto a Giovanni ➔ non si intende il valore canonico di dare qualcosa a qualcuno con l'impegno alla resa (svolge solo funzione sintattica) MAGN Funzione lessicale che realizza l’intensificazione / elatività dell’aggettivo (dal latino magnus) Grado elativo di un’espressione aggettivale può essere molto (soluzione morfologica) MA si può intensificare ricorrendo ad espressioni lessicali Magn (ricco) = sfondato (sano) = come un pesce (innamorato) = perso / pazzo (stanco) = morto (morto) = stecchito (bagnato) = fradicio, come un pulcino (bianco) = come la neve, come un cencio (piove) = a catinelle ➔ varianti allo-lessicali: veicolano uno stesso significato (di intensificazione della situazione di volta in volta menzionata), variano a seconda della parola e aggettivo con cui si combinano ➔ cambiano da lingua a lingua (endolinguisticità) Magn (wet) = as a drowned rat / NO *come un ratto bagnato (здоровый) = как бук / NO *sano come un toro (to rain) = cats and dogs ≠ piove a dirotto (to fit) = as a fiddle ≠ come un violino Lo scambio interlinguistico Il lessico è il reparto del sistema linguistico in cui è particolarmente evidente l’influenza delle lingue quando vengono a contatto tra loro all’interno di una comunità linguistica (languages in contact) ➔ arricchimento di nuovi termini che può avvenire attraverso il fenomeno del 1. Prestito: passaggio di un lessema - significante e significato - a un’altra lingua (termine alloglotto) 
 NB quando i termini alloglotti vengono presi in prestito potrebbero essere adeguati/acclimatati alla lingua di arrivo
 ➔ film non si applica il morfo del plurale (i film) 
 Esempi filosofia, misoginia, democrazia (dal greco), fast-food, internet, computer, streaming (dall’inglese) 2. Calco (calco strutturale): lingua d’arrivo crea un termine nuovo che ricalca e rende analoga la struttura del termine alloglotto
 esempio prae-scribere ➔ vor-schreiben, tele-visione ➔ Fern-sehen
 NB tedesco e russo privilegiano il calco, inglese e lingue romanze il prestito Bilinguismo ≠ diglossia (ambito di studi della sociolinguistica) Lo scambio comunicativo presuppone un contatto tra due lingue, che avviene attraverso A. Bilinguismo = quando un parlante è in grado di servirsi di due lingue diverse in base a ragioni comunicative e pragmatiche (ad esempio secondo la preferenzialità dell’interlocutore)
 ➔ fenomeno del code switching = passaggio da un code all’altro
 Esempio in Alto Adige sono frequenti i parlanti bilingue (italiano / tedesco), ma dal pdv del territorio c’è una divisione tra comunità tedesca e italiana
 B. Diglossia = quando una comunità linguistica utilizza due lingue con funzioni comunicative diverse
 Esempio 
 Europa c’è stata la diglossia con il latino (lingua alta, ambito giuridico/scientifico/ecclesiastico) vs volgare (lingua bassa) 
 Russia diglossia con lo slavo ecclesiastico (lingua della liturgia) vs russo (lingua popolare
 
 Caso di triglossia: dopo la sconfitta degli Anglosassoni vs Normanni nella battaglia di Hastings (1066), alla diglossia anglosassone tra inglese e latino si aggiunse il francese di Normandia parlato dai Normanni (anch’essi in diglossia col latino)
 ➔ il popolo neo formato era composto da una classe vincitrice (nobili) che parlava francese e da una di sconfitti che 55 parlava sassone, anche se entrambe usavano il latino per gli usi colti 
 Scuola di Praga Dispensa storica: da pagina 29 a 41 (scuola di Praga); da pagina 42 a 48 e per chi vuole fino a pagina 61 (saggio di Jakobson, che si occupa della poetica = è riuscito a spiegare cosa sia la poetica in una concezione linguistica unitaria) Praga fin dall’antichità era stata sede di accesi dibatti linguistici Tardo medioevo nominalisti (nomi sono puro flatus vocis = significante, emissione di voce) vs realisti (nome è una vox = è materiale fonico, significante ma anche significato) Scuola fenomenologica di Brentano. I filosofi di questa scuola, in parte interessati alla dimensione linguistica, sottolineavano la dimensione intenzionale che caratterizza le azioni umane: essi segnalavano che nell’ambito delle scienze umane, che si occupano di diversi aspetti del comportamento dell’uomo, se osserviamo il comportamento umano in ambito psicologico e linguistico vediamo che l’uomo nei suoi comportamenti e nelle sue azioni è mosso da una intenzione, da una certa intenzionalità. Proprio a partire da questo substrato filosofico/filologico che metteva in primo piano intenzionalità, essi misero a tema la rilevanza della funzione che hanno le attività linguistiche. Scuola di Praga è funzionalista = analizzano il fenomeno linguistico a partire dalla sua funzione (domanda del perché = per quale ragione) Non c'è un approccio diacronico, cioè non si osserva il dato attraverso il percorso storico della lingua, ma attraverso la funzione comunicativa. I linguisti di Praga si dividono in 3 componenti 1. Praghese: Mathesius, fondatore nel 1826 del circolo della scuola di Praga 2. Russa: Jakobson, Trubeckoj 3. Occidentale: Büler, Benveniste, Martinez ecc. Trubeckoj Considerato il padre del fonema: ha descritto l’azione del fonema in modo scientifico Teoria fonologica Fonetica = si occupa di foni (suoni) dal pdv acustico e articolatorio Fonologia = si occupa di fonemi (suoni che svolgono una funzione comunicativa) Baudouin de Courtenay e Kruszewski (precursori dello strutturalismo) avevano dato una definizione non scientifica Baudouin: il fonema è un’unità fonetica viva sul piano psichico (attribuiva all’introspezione psicologica lo strumento che ci permette di dimostrare che un fono è un fonema) MA Trubeckoj si occupa prima di fonologia, cioè indaga il fono/il suono dal punto di vista acustico/articolatorio, cioè dell’articolazione degli organi dell’apparato fonatorio che utilizziamo quando articoliamo un suono e dal punto di vista delle caratteristiche fisiche e acustiche. Inoltre analizza il fono all’interno del sistema linguistico. Trubeckoj, dopo una prima fase in cui aderisce a Baudouin, in una fase successiva evita e rifugge questo rischio di psicologismo alla base di definizione di Baudouin, e da una prova scientifica che permette di stabilire quando un fono è fonema. Il fono dunque indica il suono dal punto di visa acustico-articolatorio. Opposizione fonica: P b, t d, k g Proviamo a dire di avere l’opposizione tra p (sorda) e b (sonora) = questi sono foni/suoni che sono occlusive bilabiali, cioè noi articoliamo i suoni occludendo le labbra a cui segue poi una apertura. Una dei due estremi dell’opposizione fonologica ha un tratto in più: la B infatti ha in più la vibrazione delle corde vocali che producono sonorità, cioè è marcata dal tratto di sonorità; la P è sorda, cioè priva di sonorità (= non vibrano le corde vocali). Oppure ancora consideriamo l’opposizione tra t (sorda) e d (sonora): in questo caso abbiamo l’occlusione della lingua sui denti = sono occlusive dentali. In un caso vibrano le corde vocali in un altro no. Poi esiste l’opposizione tra k (sorda), g (sonora): anche in questo caso questi sono foni che costituiscono un’opposizione fonologica; in fonetica (la materia che si occupa dei foni dal punto di vista della loro natura acustica e articolatoria) sono suoni occlusivi velari (velo = parte finale del palato). L’occlusione è realizzata sulla parte in fondo del palato, il velo. Segue poi un’apertura. Anche in questo caso la “k” è velare sorda la “g” è velare sonora. Da questo punto di vista i fonologisti della scuola di Praga dicono (e qui torniamo al concetto di marcato e non marcato), che il fono che è caratterizzato dal tratto + e vede intervenire la vibrazione delle corde vocali è marcato cioè ha una marca in più, rispetto all'altro fono (privo di sonorità), nell’opposizione fonologica. Nella coppia l'altro estremo sarà quello non marcato. Da qui il termine marcato/non marcato viene evidenziato da tutti i linguisti quando si intende segnalare che c’è un fenomeno non normale, marcato. Tutti questi suoni dunque sono opposizioni foniche. Ma noi sappiamo che per un linguista il suono non è diverso da un rumore di una penna che cade sulla cattedra, perché per un linguista, aperto alle funzioni comunicative, il suono diventa pertinente quando svolge una funzione comunicativa. Il suono è una pura vox o svolge una funzione comunicativa? La fonologia osserva il suono e si chiede se questo sia pertinente, cioè se svolga una certa funzione comunicativa nel sistema linguistico. 56 Prova di commutazione Verifica della pertinenza Quando il fono è fonema? Quando il fono permette di svolgere una qualche funzione comunicativa allora è un fonema. 
 Trubeckoj propone una prova scientifica, la prova di commutazione, che verifica la pertinenza dei foni, cioè a partire dai foni stabilisce se quel suono è pertinente. Basta prendere un brevissimo segmento di testo che potrebbe anche coincidere con una parola: il linguista, dunque, prende ad esempio "pere" e fa la prova commutazione = al primo fono p si sostituisce l’altro estremo dell’opposizione fonica. Se interviene qualcosa di rilevante a livello comunicativo possiamo dire che p e b non sono solo foni/suoni ma anche fonemi, cioè sono suoni pertinenti Abbiamo verificato la loro pertinenza: tutti questi foni svolgono una funzione comunicativa. Se sostituiamo p con v, da pere otteniamo vere = cambia il significato ➔ sostituendo un estremo con l’altro avviene una differenziazione di significato. Quindi con la prova di commutazione abbiamo dimostrato che questi due foni svolgono una funzione distintiva e diacritica a livello di significato, cioè permettono di differenziare i significati ➔ sono quindi fonemi. Fonema = fono (suono) che svolge una funzione diacrtitica/distintiva a livello di significato (è l’estremo di una opposizione fonologica) Il fonema è un fono che svolge una funzione diacritica/distintiva a livello di significato; è pertinente e rilevante e non è semplice emissione di voce. Possiamo dire ulteriormente he un fonema è un suono/fono che svolge una funzione diacritica e che tale fono è l’estremo di una opposizione fonologica. Trubeckoj esce dallo psicologismo di Baudouin e dà delle condizioni scientifiche per dire nei confroni di un suono se si tratta di un semplice suono/fono o di un fonema. Tipologia delle opposizioni fonologiche Pagina 37 della dispensa storica (tabella di una nota del testo) Trubeckoj descrive la tipologia delle opposizioni fonologiche, cioè ne dà una classificazione. Il suo è un lavoro molto fine e accurato con cui prova a classificare le opposizione fonologiche, di fonemi, e lo fa secondo due grandi criteri: confronta il rapporto che si instaura fra gli estremi delle opposizioni ed individua cosi un primo gruppo. Rimanendo all’interno di una opposizione fonologica e osservando la relazione che si instaura tra un elemento e l’altro in una opposizione fonologica, noi possiamo notare che uno dei due estremi è privo di un tratto presente nell’altro. Se prendiamo p e b, uno è privo di un tratto presente nell’altro, infatti la sonorità è un tratto di cui la p (sorda) è priva. Da questo confronto tra i due fonemi possiamo dire che questa è un opposizione fonologica privativa. Uno dei due estremi è privo del tatto della sonorità. Poi possiamo osservare un altro aspetto: possiamo chiederci se i due estremi dell’opposizione presentino un certo tratto in grado minore o maggiore. In italiano, ad esempio, la “e” aperta e la “e” chiusa non sono soltanto foni ma anche fonemi. Ex. Pesca (e chiusa) = atto del pescare vs pesca (e aperta) = frutto ➔ cambia il significato. Per questo quando siamo in sede tonica, il fatto che la “e” sia aperta o chiusa permette di differenziare i significati ➔ i due foni sono fonemi. Le confrontiamo le due diverse e notiamo che una presenta un grado di apertura maggiore dell’altra. Anche la “o” aperta e la “o” chiusa sono fonemi e non solo foni (botte (o aperta) vs botte (o chiusa)). Per questo grado diverso del tratto di apertura possiamo dire che questa è un’opposizione fonologica graduale. Poi Trubeckoj procede nella tassonomia delle opposizioni fonolitiche uscendo dalla singola opposizione fonologica e confortandola con le altre opposizioni fonologhe presenti nel sistema linguistico. Esistono opposizioni fonologiche, bilaterali, multilaterali e proporzionali. Pere Bere Dare Tare Cara Gara Privative P, b Graduali E (aperta vs chiusa) Bilaterali P, b e t, d Multilaterali D, b g Proporzionali P:d = t:d = k:g 57 traduzione coincide col processo interpretativo del segno linguistico. Jakobson propone una classificazione della traduzione: • Traduzione endolinguistica/intralinguistica = parafrasi (formaggio = alimento ottenuto con latte cagliato), la trasposizione di un segno linguistico in altri segni, ed è la fase che coincide con il processo interpretativo • Traduzione interlinguistica = posso non rimanere nella trasposizione di un segno in altri segni nello stesso sistema linguistico, ma possiamo passare ad una trasposizione in uno o più segni di un altro sistema linguistico. È quella normalmente percepita tout court come la traduzione. Invece è traduzione anche quella intralinguistica • Traduzione intersemiotica = Si traspone non da una langue all’altra ma da un sistema semiotico ad un altro, ad esempio nella trasposizione filmica (quando realizziamo la trasposizione filmica di un testo letterario abbiamo la traduzione intersemiotica, poiché si passa dal sistema semiotico verbale a quello iconico delle immagini e della musica). Ma anche quando si descrive un opera d'arte. Un articolo sul Corriere della Sera descriveva l'immagine con lo strumento verbale, trasponendo e traducendo dal sistema semiotico verbale a quello intersemiotico. LA MORFOLOGIA [cap. 7] Struttura intermedia della prima articolazione già studiata nell’antichità e definita ars obligatoria Compito = trasformare il lessema variabile in forma di parola (o sintagma minimo) Studia le diverse strategie di manifestazione della forma di parola fornite dal sistema linguistico Lessico e morfologia La morfologia opera collegandosi direttamente al lessico = la classe a cui appartiene il lessema seleziona le categorie morfologiche che devono obbligatoriamente intervenire per creare una forma di parola, e per farlo il lessema assume entro ciascuna di queste categorie una delle alternative (morfemi) che questa prevede 
 Esempio il nome si caratterizza secondo la categoria del numero, assumendo il morfema del singolare o plurale, e non del tempo come avviene invece per il verbo 
 ➔ quando assume un determinato morfema, il lessema attiva il morfo che lo manifesta 
 ➔ viene creata la forma di parola, pronta ad entrare come sintagma minimo nel reparto della sintassi MA lessico e morfologia presentano notevoli differenze • Solo i lessemi variabili presentano una componente morfologico e lessicale (quelli invariabili presentano solo una forma di parola) • Lessema da solo riesce a comunicare il significato (giardin-), mentre il componente morfologico (-o) non comunica nulla • Le classi del lessico contengono lessemi potenzialmente infiniti, le categorie morfematiche sono ristrette 
 ➔ lessico è in continua evoluzione, mentre cambiamenti a livello morfologico sono rari e lenti • Lessico è un sistema aperto e flessibile, mentre la morfologia presenta il carattere dell’obbligatorietà = è un sistema chiuso che prevede per ogni classe del lessico un numero preciso di forme 
 Morfologia e tipologia delle lingue Categorie morfematiche = paradigmi morfematici / insiemi chiusi di morfemi alternativi (genere verbale, diatesi, modo, tempo, numero, persona), ciascuno di essi veicola un insieme di funzioni potenziali Morfemi = alternative possibili tra cui la categoria morfematica impone al lessema di scegliere per formare una forma di parola (contenuti in ogni categoria morfematica, vengono manifestati dal componente morfologico della forma di parola) Morfo = strategia di manifestazione di uno o più morfemi, unità minima non ulteriormente scomponibile Componente morfologico = insieme di morfi presente in una forma di parola Esempio dorm-o vs dorm-i ➔ cambia la categoria morfematica della persona = viene realizzato il morfema della 1°e della 2° NB la forma di parola di una certa classe deve caratterizzarsi secondo determinate categorie morfematiche per poter far parte di una lingua (in italiano nome si caratterizza rispetto a genere e numero ecc I morfemi di un sistema linguistico hanno diverse strategie di manifestazione Esempio 1 cant -iamo: presenta diversi morfemi manifestati dal morfo -iamo, ovvero • Genere verbale • Diatesi attiva • Modo indicativo • Tempo presente • Numero plurale • 1°persona Esempio 2 Cant -av -o, -i, -a, -amo, -ate, -ano Stesso componente lessematico (cant-), ma il componente morfologico è diviso in due morfi distinti: -av- (indica l’imperfetto) + parte finale che indica persona e numero ➔ esempio 1 la manifestazione morfologica prende il nome di amalgama morfematico = il morfo -iamo non è ulteriormente scomponibile anche se manifesta più di un morfema (fenomeno flessionale) ➔ esempio 2 il manifestante morfologico è scomponibile nei due morfi che lo compongono (fenomeno di agglutinazione) I sistemi linguistici si distinguono dalla presenza / assenza di morfologia 1. Lingue isolanti = non presentano morfologia o è ridotta (cinese, vietnamita, per certi aspetti inglese) 60 2. Lingue sintetiche = presentano morfologia (ovvero hanno lessemi variabili) e si distinguono a loro volta in lingue
 A. agglutinanti = prevalgono componenti morfologici formati da più morfi (turco, giapponese, tataro ecc)
 B. flessive = prevalgono componenti morfologici di un solo morfo (italiano, francese, tedesco, russo ecc) Il calcolo delle forme di parola Lingue agglutinanti numero di morfi = numero di morfemi ➔ meno morfi ma componente morfologico più complesso Lingue flessive unico morfo manifesta tutti i morfemi della forma di parola ➔ più morfi ma componente morfologico più sintetico Il numero delle forme di parola cambia a seconda delle categorie morfematiche e numero di morfemi in una lingua ➔ calcolo: n°di morfemi di una categoria morfematica x n°di morfemi in ciascun’altra Esempio latino (lingua flessiva) 3 forme per il genere (m, f, n) x 2 numero (sing, pl) x 6 caso (nom, gen, dat, acc, voc, abl) = 36 36 x 3 gradi (pos, comp, sup) = 108 forme di parola Inglese (lingua flessiva con caratteristiche isolanti) Sostantivo non ha morfemi del genere / caso, solo il morfema del numero NB morfemi possono essere liberi o fissi (= legati al singolo lessema secondo quanto stabilito dal lessico) Esempio nel sostantivo il morfema del genere è fisso (casa, uomo), mentre quello del numero è libero (uomo, uomini) nell’aggettivo sono entrambi liberi (buono/a, buoni/e) I morfi: strategie di manifestazione dei morfemi Il morfo più comune è formato da una sequenza di fonemi che uniti al componente lessematico formano un’unica parola fonologica (cant-iamo), ma esistono diverse strategie più complesse • Morfo zero = manifesta uno o più morfemi attraverso l’assenza di un componente morfologico 
 singolare boy⦸ ≠ plurale boy -s • Morfo -1 = una delle forme di parola non presenta un suono che fa parte del lessema stesso 
 aggettivo vert ≠ femminile verte (assenza del fonema -t a fine parola) • Amalgama morfematico = morfo che manifesta più di un morfema 
 cant -a (il morfo -a rappresenta i morfemi persona e numero) • Sincretismo = caso di omonimia morfematica in cui morfemi diversi hanno la stessa manifestazione 
 che io ved-a, che tu ved-a, che egli ved-a (morfi uguali dal pdv fonologico ma sincretici rispetto alla persona)
 ➔ necessario ricorrere al contesto, ad esempio ricorrendo alla sintassi (aggettivi e verbi), all’ordine delle parole o al livello semantico (senso)
 ➔ viene attivato un processo inferenziale chiamato disambiguazione
 NB spesso la ripetizione di morfemi in una lingua può causare ridondanza, chiamata tautologia a livello semantico o pragmatico (i bambini sono più giovani degli adulti) 
 ➔ perdita di interessa da parte del destinatario che cerca nella comunicazione “notizie” che lo possano riguardare
 Fenomeno opposto alla ridondanza è quello dell’equivocità = mancanza di informazioni necessarie per la comunicazione
 ➔ i due vizi si devono compensare perché la comunicazione sia efficace • Morfo discontinuo = manifestante che si realizza in modo discontinuo prima e dopo il lessema 
 hai cant -ato, era stata raccont -ata (unica forma di parola formata da tre parole fonologiche tra cui un ausiliare) • Supplettivismo morfologico = lo stesso lessema realizza significanti lessematici totalmente diversi
 essere ➔ sono, fui • Allomorfìa = modi diversi rappresentano lo stesso morfema 
 morfema del modo verbale (-are, -ere, -ére, -ire) 
 NB non si può scegliere il morfo liberamente perché esso dipende dal lessema
 il morfema si può manifestare in modi diversi a seconda dei lessemi 
 Lesen - las (apofonia = modificazione della vocale del lessema), facevo - feci, I come - I came I morfemi: le loro funzioni In base alla funzione che svolge, il morfema può essere • Sintattico / entrinseco = segnale di manifestazione della sintassi che comunica una concordanza (non un modo di essere) 
 buon -a (il morfo indica il nesso sintattico che lega l’aggettivo al sostantivo) • Semantico / intrinseco = riguarda direttamente il contenuto 
 person -a (il morfo indica che non si parla di una pluralità di persone) I morfolessemi Sono categorie di parole che si pongono all’intersezione di due insiemi (delle entità lessicali e delle unità linguistiche di natura morfologica) Sono morfolessemi gli articoli = parole in quanto dotati di una propria autonomia articolatoria, ma che non possono creare un testo senza i sostantivi a cui si riferiscono Esempio “il” manifesta tre morfemi: genere (masc), numero (sing) ➔ estrinseci (segnalano la concordanza con il nome), determinatezza (det) ➔ intrinseco (indica l’appartenenza al mondo condiviso) MA non si può isolare la parte lessicale da quella morfologica ➔ quando si parla d lingue storico-naturali è difficile stabilire con certezza che un’entità fa parte di un certo insieme (criterio di decidibilità) perché c’è un continuum nella lingua come nella realtà ➔ rimando alle fuzzy logics = logiche sfumate che cercano di tenere conto della complessità del set of features che caratterizza ciascuna entità 61 Perché l’approssimazione è scientifica? Prendiamo un esempio: l’orologio fermo indica l’orario giusto solo in due momenti della giornata e della realtà; invece quello che va indietro di 3 minuti ci dà meglio la realtà ➔ l’approssimazione in ambito scientifico è usata per classificare, pur nella consapevolezza che si tratta di qualcosa di approssimativo Esempi di morfolessemi • Aggettivi usati come sostantivi (i buoni, i cattivi) o come pronomi (quelle mele sono aspre, queste sono dolci) • Sostantivi usati come aggettivi (è il più ladro di tutti) • Avverbi usati come preposizioni (abita dietro ➔ abita dietro la chiesa) La polisemia del morfema Esiste rapporto, seppur indiretto, tra morfologia e semantica ed è dato dalle categorie morfematiche INFATTI • Esistono sostantivi che indicano sa esseri viventi che esseri non viventi o addirittura modi d’essere (nomi astratti)
 ➔ sono aspetti della realtà che non hanno a che fare con la distinzione del genere naturale (maschile / femminile) • Esistono sostantivi che non sono numerabili, in più non sempre il numero grammaticale indica quello reale (qualche uomo non è sinonimo di un uomo nonostante presentino lo stesso morfema del singolare) IL “POTERE” COMUNICATIVO DELLE PARTI DEL DISCORSO [cap 8, 1 argomento a scelta] Parti del discorso (dal latino partes orationis) = classi del lessico, che hanno una funzione fondamentale nella costituzione del senso del testo ➔ ciascuna parte del discorso rispecchia la realtà dalla propria prospettiva (chiamata proprietas dagli antichi), attraverso una serie di morfemi fissi propri della classe lessicale a cui appartiene il lessema Le parti del discorso sono presenti in tutte le lingue, ad eccezione delle lingue prive di morfologia come il cinese (ciononostante presenta una distinzione in classi perché non tutte le parole possono svolgere indifferentemente le stesse funzioni sintattiche) NB la proprietas di una parte del discorso non ha rimandi obbligatori INFATTI non tutti i verbi indicano attività (dormire = inattività), non tutti i nomi si riferiscono a identità… ➔ ciò che è importante capire è come le parole si distinguono in base alle diverse funzioni che possono svolgere nell’enunciato In italiano le parti del discorso sono caratterizzate da tre aspetti 1. MORFOLOGICO: quali forme di parola può assumere il lessema 2. SINTATTICO: come le forme del lessema si comportano nell’enunciato (quali sintagmi costruiscono e con che funzioni) 3. SEMANTICO: significato dei lessemi nella specifica funzione che assumono Le parti del discorso sono disposte secondo un ordine preciso • Al centro: verbo (V) perchè ha un ruolo fondamentale nella costituzione dell’enunciato • A sinistra: articolo (Art), nome (N), aggettivo (Agg), pronome (Pro) perché 
 A. costituiscono il sintagma nominale: Art + Agg + N ➔ un simpatico amico, Pro: egli
 B. rappresentano gli argomenti del predicato: (Art+ N) + V + (Art + N) ➔ un ragazzo ha conosciuto l’assassino • A destra: 
 - Preposizione (Prep): segnala i sintagmi nominali che fungono da complementi indiretti del verbo 
 - Avverbio (Avv): funge da 
 A. predicato del verbo: V + Avv ➔ corro velocemente 
 B. argomento del verbo: andrò lontano 
 - Congiunzione (Cong): serve per costituire sintagmi complessi 
 - Interiezione: classe del lessico formata da elementi posti al confine tra la semiosi verbale e l’espressività La congiunzione Parte del discorso tipicamente grammaticale e invariabile, in quanto è una struttura linguistica fondamentale per costruire: 1. Sintagmi composti 
 Luisa e suo marito hanno un buon rapporto 
 Andrea e Pietro hanno sollevato questo tavolo 
 l’uragano ha sradicato alberi e scoperchiato tetti 
 Andrea o Pietro ti aiuteranno 
 piove ma non è freddo 
 2. Sintagmi complessi 
 la casa dove abitava in estate 
 quando piove il mare è triste 
 sosteneva che una buona teoria è la cosa più pratica 
 poiché non gli ho parlato, non conosco la sua opinione 
 mi siedo qui, purché tu non fumi Aspetto morfologico Da questo pdv non si può parlare di morfemi né intrinseci né estrinseci 62 3. Giustapposizione = posizione dei sintagmi che permette di distinguere ad esempio soggetto e oggetto diretto 
 Luigi ama Maria ➔ ordine delle parole fondamentale Paratassi e ipotassi Enunciati composti e complessi grazie alla presenza di congiunzioni, connettori, deittici Equivalenti dal pdv logico-semantico MA Ipotassi / subordinazione sintattica = proposizioni subordinate tra loro secondo una dipendenza logica o temporale Visto che sono passate le 7 dobbiamo andare Paratassi / coordinazione sintattica = proposizioni coordinate tra loro in momenti autonomi Sono passate le 7; perciò dobbiamo andare ➔ spesso vengono nascosti i connettivi logico-semantici Le prese foriche Paratassi e ipotassi prevedono anche l’uso di prese foriche per garantire coesione al testo Ad una frase è possibile attribuire diverse risposte, ognuna delle quali, unendosi alla principale, manifesta un senso proprio, che emerge grazie al preciso elemento della principale che viene ripreso Il nesso essenziale tra le proposizioni emerge dai predicati pragmatici, che sono detti connettivi sequenziali perché specificano le azioni comunicative connettendole al mittente, al destinatario e al resto del testo Ai predicati pragmatici appartengono - verbi performativi o esecutivi (promettere, affermare, domandare, ordinare) 
 ➔ realizzano (oltre che rappresentare) un'azione comunicativa 
 Ti prometto di esserci : non descrivo, faccio - predicati retorici che vengono manifestati linguisticamente da congiunzioni coordinative o da avverbi e specificano le connessioni tra le diverse sequenze del testo 
 (S1) Hai lavorato molto? 
 (S2) Perché, sai, hai l'aria stanca - il pred. retorico manifestato da perché è di spiegazione e unisce mittente, destinatario, S1 e S2 - spesso non sono manifestati dal lessico ma da strategie complesse e per comprenderle è necessaria l'inferenza
 Potresti passarmi quel libro? / Avrei bisogno di quel libro: una richiesta può essere manifestata in molti modi indiretti, senza l'utilizzo del verbo chiedere 
 Giovanni non ha la patente, è un bambino di 3 mesi: il ruolo di spiegazione può essere implicito e spetta al destinatario comprenderlo per inferenza Ipotassi Il fenomeno di subordinazione può essere ricondotto a 3 tipologie 1. Luigi ha detto ad Anna che andrà a trovarla lunedì
 ➔ ipotassi legata alla natura del predicato triadico "dire" che ha come terzo argomento la subordinata completiva "che andrà a trovarla lunedì”, congiunzione che ha solo funzione sintattica, di collegamento 2. Luigi è soddisfatto perché ha aggiustato il tagliaerba 
 ➔ ipotassi va interpretata dalla congiunzione perché, di natura semantica, che è un vero e proprio predicato che ha come argomenti "Luigi è soddisfatto" e "ha aggiustato il tagliaerba" 3. Luigi studia linguistica, che è la sua materia preferita 
 ➔ subordinata è una relativa introdotta da che, che in questo caso ha funzione descrittiva Paratassi Il fenomeno di coordinazione ha strategie più complesse, perché spesso la sua natura profonda è in realtà ipotattica La coordinazione si può avere all'interno di un sintagma o a livello enunciativo Congiunzione di sintagmi • Luigi ha visitato Brescia e Verona 
 ➔ coordinazione riguarda due sintagmi nominali nella relazione di oggetto diretto uniti dalla congiunzione e, eliminando uno dei due elementi non varia la struttura sintattica, l'ordine fornisce informazioni sulla successione temporale • Luigi mangia pane e Nutella 
 ➔ coordinazione manifesta una struttura ipotattica perché Nutella è determinante di pane e invertendo i sintagmi si ottiene un effetto di "comico" poiché l'ordine ha una precisa funzione gerarchica Congiunzione di enunciati • Beatrice e Laura sono nate a settembre 
 ➔ congiunzione coordinante e unisce in realtà non due soggetti ma due enunciati, perché "nascere" è predicato monadico e la congiunzione connette "l'essere nata" di Beatrice con "l'essere nata" di Laura • Il bambino correva e gridava 
 ➔ coordinazione di enunciati qui manifesta ipotassi, perché il secondo elemento ha funzione di determinante rispetto al primo (Il bambino correva gridando) • Piove e c'è il sole 
 ➔ congiunzione coordina due enunciati autonomi e ha funzione di predicato sovraordinato che ha come argomenti i due predicati Processi di testualizzazione Segno linguistico = struttura intermedia, associazione convenzionale tra un insieme di strategie di manifestazione e una o più funzioni indeterminate 65 Processi di testualizzazione = necessari per comprendere il rapporto tra le funzioni indeterminate e il senso testuale ➔ rappresentano il luogo dell'interazione tra processi inferenziali, dimensione pragmatica e sistema linguistico Tipologie di processi di testualizzazione • SINTEMA = fraseologismo in cui la composizionalità risulta sospesa e in cui la significazione è dell'insieme pur non essendo
 composizionale • COSTRUZIONI = strutture enunciative non composizionali, sono dei fraseologismi sintattici = costrutti idiomatici che hanno una struttura e una significazione sintattica propria non riconducibile a una regola composizionale evidente Cammina cammina siamo arrivati a casa, Studiare, studia. Però non impara • ENUNCIATI LEGATI = strutture enunciative caratterizzate dal fatto che individuano convenzionalmente una sola inferenza tra quelle teoricamente possibili a partire dal costrutto stesso 
 Si figuri / Non ci si può lamentare: espressione si fissa su una delle possibili interpretazioni, che viene convenzionalizzata • FUNZIONI LESSICALI = fungono da riduttori semantici, il lessema usato per svolgere funzione lessicale specializza il suo valore in modo univoco, eliminando altre possibili significazioni • DISAMBIGUAZIONE = processo sintattico attraverso cui la composizionalità attiva processi inferenziali che permettono di individuare la significazione richiesta tra più interpretazioni 
 Affittare = "prendere in affitto" / "dare in affitto”: il contesto disambigua eliminando una delle due interpretazioni • SATURAZIONE DI PREDICATI NASCOSTI = opera negli aggettivi predicativo-relazionali e nelle preposizioni che possono nascondere diversi predicati, focalizzando il significato corretto e consono all'interno della frase 
 statale = dello stato / per lo stato / allo stato, libro di Luigi = scritto da / prestatomi da / di cui mi ha parlato ecc 
 Ne fanno parte anche i deittici valutativi = aggettivi o avverbi che hanno funzioni diverse a seconda dell'argomento cui sono associati (buona torta/amica/risposta) • SPECIFICAZIONE = adattamento dei contenuti categoriali di due predicati quando vengono uniti in una struttura predicativo-argomentale 
 Pietro è grasso / Pietro è acuto: la specificazione riguarda sia l'aggettivo che il nome, poiché si specifica prima come "corporatura" e poi come "intelligenza"
 NB con la specificazione operano processi di pertinentizzazione e quantizzazione • FIGURATICA DELLA SINTASSI = effetti di senso creati attraverso lo sfruttamento del "potere" veicolato dalle parti del discorso (presentare una qualità attraverso verbi piuttosto che aggettivi ➔ "biancheggiare" = essere bianco, ”rosseggia" = essere rosso) 
 Il senso del testo risulta in parte determinato dalle parti del discorso scelte per rappresentare i diversi aspetti della realtà, ma la figuratica va oltre la sintassi perché crea effetti di incongruità che richiedono l'uso dell'inferenza 66