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Linguistica Generale II semestre, Appunti di Linguistica Generale

Appunti completi del secondo semestre di linguistica generale.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 10/11/2022

SaraMariani02
SaraMariani02 🇮🇹

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Scarica Linguistica Generale II semestre e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LINGUISTICA GENERALE: 1 lezione - II semestre -La lingua: un sapere non saputo —> confronto con l’arte: dietro ai fenomeni empirici si nasconde qualcosa di invisibile (il principio strutturale). “L’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile”: l’indagine linguistica ha come intento quello di analizzare aspetti non accessibili all’osservazione, che tuttavia stanno dietro ai dati osservabili. (Un supporto fisico diventa veicolo di qualcosa di non fisico, di non visibile). -È il lato nascosto della realtà (della lingua, della comunicazione). -Noi costruiamo messaggi attraverso la semiosi, ma la maggior parte dei nostri messaggi sono affidati all’inferenza. -La comunicazione ha un’importanza enorme nel creare il tessuto della vita consociata (dinamiche della persuasione e manipolazione). Una consapevolezza critica della comunicazione è sicuramente io miglior antidoto per difendersi dalle manipolazioni e riconoscere i fake. 2 SEMESTRE: -Composizionalità e congruità = la composizionalità è qualcosa di più di una semplice giustapposizione di elementi, alla base della composizionalità è presente un principio di congruità. -Il lessico non si amplia solamente attraverso il prestito, ma proprio grazie alla competenza lessicale che ognuno ha e grazie alla quale si riescono a creare nuovi lessemi. -Ci sono lingue povere di morfologia (inglese, cinese) e lingue ricche di morfologia (latino, italiano…). -la linguistica è l’autocoscienza del parlante. Lezione 1: Linguaggio e ragione = il lógos (Paragrafo 4.6) -C’è un rapporto tra linguaggio e ragione: logos —> il termine logos si caratterizza per una vistosa polisemia. (Polisemia o omonimia?) Triplice accezione del termine in greco: 1.discorso/parola (parole alla Saussurre)/linguaggio 2.ragione 3.calcolo = provocazione, non è così facile riuscire a comprendere il legame tra le diverse accezioni. I latini usarono ‘ratio et oratio’; il calcolo è un ragionamento matematico/ procedimento legato alla ragione. Una parola è polisemica quando le sue accezioni sono collegate tra di loro, a differenza di una parola omonimica le cui differenti accezioni non hanno un collegamento sensato tra loro. (A rationibus: colui che si occupava dei calcoli nel’Impero Romano —> ragione come calcolo, si svolgono le operazioni organizzative e amministrative della vita consociata e dei beni pubblici). -Logos in italiano continua in alcuni termini come: 1. Logica = disciplina che si occupa del ragionamento e dei processi della ragione (continua logos con la sua accezione di ragione). 2. Biologia, glottologia… = logia è un suffissoide —> i suffissoidi sono parole originarie che nell’evoluzione della lingua hanno assunto un ruolo grommatile: il sostantivo ha acquisito le funzioni di un suffisso grammaticizzandosi. (La biologia è una scienza, è un discorso sulle scienze = continua l’accezione originale di logos come discorso). Avevano dunque ragione i greci ad usare la stessa parola per identificare il linguaggio e la ragione. (Polisemia tra diverse accezioni anche nella parola Capo: parte più elevata del corpo, capo di un’azienda…). Avevano dunque ragione i greci ad usare la stessa parola per identificare il linguaggio e la ragione? Dove sta il nesso tra ragione e linguaggio? Che esperienza ne abbiamo noi? -Esperienza che noi abbiamo di ragione: la ragione viene considerata come uno degli organi del corpo umano, organo comparato a quelli percettori —> vista: come la vista è un organo percettore che ci mette in contatto con un aspetto parziale della realtà, così l’essere umano ha la ragione; ossia organo che mette in rapporto l’uomo con tutto ciò che si ha nella realtà, con la totalità dell’esperienza e con i mondi possibili. L’organo percettore mette capo ad una percezione che è entrare in contatto con la realtà, con ciò che è vero. -Rapporto con il linguaggio: attraverso i messaggi che creiamo cosa facciamo rispetto alla realtà? I messaggi ci permettono di rielaborare informazioni che hanno un nesso con la realtà, attraverso i messaggi abbiamo uno scambio comunicativo (munus) che apre dei compiti, con i messaggi possiamo attestare e descrivere la realtà (attraverso un atto locutivo possiamo compiere atti illocutivi —> oggi splende il sole: atto linguistico rappresentativo in quanto rappresenta la realtà). Con il discorso interveniamo e interagiamo con la realtà alla quale siamo collegati attraverso questo organo del tutto; ossia la ragione. ARTICOLAZIONE DEL DISCORSO: (Vox articula) Sin dai tempi del latino, i gramatici latini avevano una forte consapevolezza del fatto che i nostri discorsi e i nostri messaggi sono estremamente articolati e dunque complessi (Vox articula). Per indicare questa complessità iniziarono dunque ad utilizzare la metafora biologica dell’articolazione (sin dall’antichità linguaggio viene rapportato ad un tutto organico, come il corpo umano). -André Martinet parla di doppia articolazione della lingua: 1. Articolazione che tocca sia significato che significante. Esempio: “ il gatto beve il latte” = articolazione di elementi. Scomponiamo la parola: ‘Gatto’ —> gatt. (Base lessematica) / o. (morfo) —> elemento che fa parte della doppia articolazione, anche se è un segmento linguistico piccola partecipa sia a livello del significato che del significante = elemento della prima articolazione. Manifesta il significato di genere e numero. 2. Seconda articolazione = tocca quelle identità che hanno solo il livello del significante = un suono, un fono come ‘p’/‘b’ di per se non ha significato; permette però a noi di capire significati diversi (bere; pere —> permettono di differenziare). -Un messaggio è il risultato della composizione di elementi (caratterizzato dal tratto della composizionalità). La composizionalità potrebbe dunque essere come una semplice successione di elementi l’uno giustapposto all’altro. Ma il messaggio è davvero solo questo?Il messaggio è solo una somma di parti? Per risponder a questa domanda ci viene in aiuto Platone (Fedro- 264c): paragona il discorso ad ‘un che di vivente’ = come il corpo umano, anche il discorso è un insieme di elementi accomunati da una ragione che li tiene insieme, un legame inferenziale. -Platone esplicita tutto ciò anche in un altro passo (Sofista- 262 a-d): dialogo tra lo Straniero e Teeteto —> scoperta del principio di composizionalità che lega le parole. In questo passo Platone con un esempio spiega come si collegano le parole: Nomi (onomata) = se proviamo ad intrecciare solo nomi, non brilla logos, non si crea intreccio… si crea solamente un elenco di nomi. Verbi (remata) = se proviamo ad intrecciare fra loro solo verbi, non brilla logos, non si crea intreccio… si crea solamente un elenco di azioni. -Se invece intrecciamo un elemento del primo gruppo con uno del secondo: brilla logos, si ottiene il primo ed il più breve dei discorsi. Segnala anche a Teeteto che allora si intrecciano quella parole che sono predisposte e idonee a stare insieme. -Platone dicendoci tutto ciò prevede che si combinano tutte quelle parole che sono differenziate dal punto di vista semantico/ parole complementari , parole che svolgono una diversa funzione comunicativa e semantica = TEORIA DELLA CONGRUITÀ —> le parole per potersi combinare devono essere parole che indicano modi di essere oppure parole che indicano entità. -Il frammento di realtà in cui siamo immersi è costituito da milioni di entità che possono essere in quel mondo, che possono essere coinvolti in tali modi di essere: quando castriamo la realtà nel nostro discorso, il nostro discorso è caratterizzato da parole che descrivono le entità (muro, cattedra ecc..) e da parole che indicano i modi di essere delle entità (verbi o aggettivi). -Il linguaggio rispecchia la struttura della realtà e hanno funzioni diverse. (Il grafo permette una visualizzazione più chiara—> grafo semantico: nodo contrassegnato da P da cui esce una freccia direzionata. La freccia va dal predicato all’argomento per indicare che è ciascun predicato ad individuare il suo o i suoi argomenti). -Esempio: P —> x • Esempio: ‘Enrico passeggia con Simona’ —> ‘Passeggiare’ rimane un predicato monoargomentale, non apre la strada a due argomenti. L’argomento coinvolto è Enrico che passeggia, l’entità coinvolta dal passeggiare può però associare il proprio passeggiare al passeggiare da parte di un’altra entità (nello stesso tempo e luogo). • Esempio: ‘Enrico e Simona passeggiano’ —> espressione ambigua da disambiguare. Potrebbe indicare che i due passeggiano nello stesso tempo e nello stesso luogo, potrebbe dunque essere un’espressione sinonimica a quella precedente. Potrebbe però anche indicare che uno passeggia in una certa ora, in un certo giorno e in un certo luogo e l’altro pure. Queste due azioni dunque possono avvenire ance in luoghi e tempo differenti —> ‘Passeggiare’ rimane dunque anche in questo caso un predicato monoargomentale. I predicati però possono selezionare più argomenti (diadici, biargomentali): • Esempio: ‘Leggere’ —> predicato che implica due argomenti: il libro e il lettore. (Se ci fosse una frase ‘Il lettore legge con gli occhiali’ —> gli occhiali non indicano un argomento, fanno parte del lettore, sono una protesi del lettore). Gli argomenti sono dunque i fattori imprescindibili perché la determinata aziona possa essere svolta. • Esempio: ‘Mangiare’ —> predicato che implica due argomenti: il cibo e la persona che mangia. • Esempio: ‘Luigi è maggiore di Marco’ —> predicato che implica due argomenti: modi di essere che indicano una qualità relazionale, Luigi è maggiore di qualcun altro: sono necessarie due entità per fare un confronto. -Questi aggettivi (predicati diadici) se sono costruiti con un solo argomento danno luogo a un’insensatezza. -Simbologia notazionale: P(x1 x2) -Simbologia grafo-semantica: x1 <— P —> x2 • Esempio: ‘Luigi mangia’ —> molto raramente il predicato ‘mangiare’ esplicita il secondo argomento (è ovvio che si mangia del cibo). Lo esplicita solo quando deve dare delle particolari connotazioni. Si parla dunque di ‘oggetto interno’: non viene esplicitato; non ci deve perciò indurre a pensare che il predicato mangiare sia monoargomentale. I predicati possono essere anche triargomentali (triadici), possono selezionare 3 argomenti: • Esempio: ‘Dare’ —> necessarie 3 entità: colui che possiede qualcosa, l’oggetto dello scambio e colui che riceve l’oggetto. • Esempio: ‘Dire’ —> perché avvenga uno scambio comunicativo ci devono essere 3 entità: il parlante, l’oggetto del discorso e il destinatario. • Esempio: ‘Promettere’ (il promettere è un dire in cui il mittente non si limita a comunicare un’informazione, il mittente si impegna a realizzare un’azione) —> sono necessarie 3 entità: colui che pronuncia la promessa, l’atto/l’oggetto promesso e il destinatario della promessa. (Illocuzione: attraverso un atto del dire compiano un’azione che può essere di diversa natura. Gli speech acts possono avere diverse illocuzioni: se dico che oggi è una bella giornata sto formulando uno speech act di rappresentazione della realtà, se dico ‘chiudi la porta’ sto formulando un ordine. Allo stesso modo promettere è formulare un impegno che apre una fiducia, un’attesa nel destinatario). Qual è la differenza tra ‘dire’ e ‘promettere’? ‘Promettere’è un dire che richiede che il secondo argomento sia qualcosa di positivo nei confronti del mittente. Oltre a questo, devo promettere qualcosa che rientra nelle facultas di colui che pronuncia la promessa. • Esempio: ‘Insegnare’ —> il predicato insegnare apre la strada a 3 entità: l’insegnate, l’oggetto educativo e l’alunno. -Simbologia notazionale: P(x1 x2 x3) I predicati possono essere anche tetrargomentali o tetradici: • Esempio: ‘Vendere’ —> l’oggetto della vendita ha un prezzo, dunque anche l’atto di pagare è un argomento incluso da questo predicato. Sono dunque presenti il venditore, la merce, il compratore e il prezzo della merce. • Esempio: ‘Comprare’ —> stessa dinamica. • Esempio: ‘Tradurre’ —> traduttore che traduce un testo (x2) da una lingua (x3) ad una lingua (x4). -Simbologia: P(x1 x2 x3 x4) I predicati pentargomentali (pentadici): • Esempio: ‘Affittare’: colui che affitta, la casa, la persona che vi ci abiterà, il contratto e il tempo in cui vivrà in affitto l’affittuario. -Simbologia notazionale: P(x1 x2 x3 x4 x5) I predicati esargomentali (esadici): • Esempio: ‘Komandirovat’ (mandare in missione) —> l’azienda manda in missione il suo dipendente (x2) da una città (x3) ad un’altra (x4). Ci manda in missione per uno scopo lavorativo (x5) e per un certo tempo (x6). -Simbologia notazionale: P(x1 x2 x3 x4 x5 x6) AVVERBI: • Esempio: ‘Andrea beve il caffè nervosamente’ —> cosa caratterizza nervosamente? Nervosamente è un avverbio che caratterizza tutto questo evento/ questa azione di bere il caffè da parte di Andrea. Analisi: -‘Bere’: predicato diadico —> indica colui che beve e una bevanda. -‘Andrea beve il caffè’ —> qual è il modo di essere di questa azione del bevitore? Nervosamente. Nervosamente dunque è un altro predicato (P2). -Bere (P): Andrea (x1), caffè (x2) —> nervosamente è un altro predicato che dice che l’azione di bere il caffè è caratterizzato dallo svolgersi in maniera nervosa. -È dunque un predicato monoargomentale che aggancia tutto l’elemento azione: bere (bere un caffè da parte di Andrea). Nervosamente si aggancia dunque al predicato bere (che a sua volta coinvolge due argomenti). • Esempio: ‘Maria parla piano’ —> potrebbe voler dire lentamente o a bassa voce. ‘Piano’ è dunque un predicato monoargomentale che seleziona come suo argomento l’azione di Maria di parlare. -Un predicato può dunque agganciarsi ad un altro predicato, non deve necessariamente agganciarsi ad uno o più argomenti. Lezione 4: Predicati biargomentali (diadici): CONGIUNZIONI e PREPOSIZIONI—> sono dei modi di essere che selezionano argomenti; gli argomenti selezionati sono due P(x1 x2). • Esempio: ‘Non ho dato l’esame perché i sono ammalato’ —> ‘perché’ collega due espressioni. • Esempio: ‘Parto se non nevica’—> congiunzione che collega due argomenti. • Esempio: ‘Luigi studia per l’esame’ —> ‘per’ è una preposizione collega due espressioni. Sono distici perché hanno come argomenti le espressioni che connettono —> la loro natura distica emerge ancor di più parafrasando la congiunzione e sostituendola con un verbo: 1-‘Il fatto che non ho dato l’esame è causato dal fatto che mi sono ammalato’ —> perché esprime dunque causalità. 2- Il mio partire è condizionato dal non nevicare —> cogliamo come il predicato ‘se’ colleghi due argomenti (x1 e x2). 3- Lo studiare di Luigi è volto a superare l’esame —> ha come scopo/ ha il fine di… Si tratta di un predicato che seleziona due enunciati. 2-QUALITÀ DEGLI ARGOMENTI: -Dare (triargomentale) —> ‘Luigi da un libro a Maria’: argomenti di natura oggettuale degli argomenti (entità animate come X1 e X3, sia entità inanimate come X2). -Dire (triargomentale) —> ‘Enrico dice a Simona che Nicolò dorme’: è un predicato che introduce un discorso, argomenti di natura discorsiva (in questo caso è un discorso indiretto: il secondo argomento coincide con un argomento di natura discorsiva). Dire individua un atto discorsivo con cui si introduce un altro discorso; ossia il contenuto = predicato metalinguistico. (Due argomenti di natura oggettuale X1 e X3, X2 invece individua semplicemente un momento di logos/un discorso = argomento che come qualità è un oggetto discorsivo). -Il secondo argomento coincide con un predicato ( che in questo caso è il verbo ‘dormire’) che ha come argomento Nicolò. -Il simbolo per descrivere il secondo argomento è ‘p’ —> proposizione: termine utilizzato per indicare il contenuto di un enunciato. 3-ORDINE DEGLI ARGOMENTI: I CONVERSIVI LESSICALI -Dare (triargomentale): ‘Sara dà un libro a Giovanni’ —> se scambiano l’argomento X1 e l’argomento X3 facendo rimanere lo scambio uguale: ‘Giovanni riceve un libro da Sara’. Leggendo la stessa situazione nella situazione opposta abbiamo utilizzato un predicato che si chiama conversivo (DARE e RICEVERE sono dei conversivi lessicali: sono due sguardi diversi di una stessa situazione). -Converisivi lessicali: individuano una medesima situazione extralinguistica ma propongono una diversa direzione di lettura, segnalata dalla permutazione dell’ordine degli argomenti. Esempi: -Vendere/comprare (sono entrambi predicati tetrargomentali) —> X1 venditore, X2 oggetto della vendita, X3 il beneficiario, X4 prezzo della merce. ‘Luigi vende a Giovanni una casa per 300.000$’ : 1-Qualità: di natura oggettuale 2-Ordine: ‘Giovanni compra una casa da Luigi per 300.000$’ -Sotto/sopra -Davanti/dietro -Destra/sinistra Non sempre esiste il conversivo lessicale, per questo le lingue naturali dispongono di uno strumento morfologico per creare il conversivo: la diatesi passiva. Esempio: ‘Luigi aiuta Pietro’ —> aiutare non ha un conversivo lessicale, per costruire una situazione di conversività si ricorre dunque al verbo passivo: ‘Pietro è aiutato da Luigi’. -Abbiamo invetrio X1 e X3 costruendo il conversivo morfologico. 2- Il computer legge il disco —> il computer non è un iponimo dell’iperonimo ma in questo caso, anche se non corrisponde ai requisiti, il destinatario difronte a questa non congruità dell’argomento vengono indotti a reinterpretare il predicato ad un livello strategico. Il parlante voleva dire che il computer ‘decodifica/ riconosce/ decifra/ rielabora/ interpreta’ —> si compie un’azione simile a quella che l’uomo fa quando legge. 3- Il politico legge la situazione —> il politico ‘studia/analizza/interpreta’ : reinterpretiamo a livello strategico; è come se il significo si piegasse = interpretazione figuratica. 4- Leggo una vena di tristezza nei tuoi occhi —> Leggo/ avverto/ scorgo/ percepisco. 5- *Fufi legge il giornale* —> ironicamente il cane sembra che sta leggendo il giornale. Come mai possiamo selezionare argomenti che non sembrano congrui? In tutti questi casi, il parlante ha realizzato delle metafore testuali. PCN: Il principio di non contraddizione è evidente: quando noi pensiamo applichiamo naturalmente questo principio. È alla base di ogni atto comunicativo; ogni atto comunicativo lo presuppone e lo applica. -È un principio talmente primitivo che non può essere dimostrato —> ogni nostro dire e pensiero si basa su questo principio in maniera totalmente in maniera naturale. -Ciò che si può fare è confutare chi cerca di negare questo principio (lo scettico di Aristotele). Lo scettico però per negare questo principio non può evitare di usarlo. Perciò, per confutare è necessario far emergere che una certa posizione è in sé contraddittoria. Grammaticalità/Congruità sintattica VS. Congruità semantica: -*La gioia cammina* —> è un enunciato insensato perché la gioia non può camminare se non in un’interpretazione poetica. È violata la congruità semantica ma le parti del discorso, dal punto di vista grammaticale, sono disposte in maniera corretta (la combinazione delle classi del lessico è corretta). -*Colourless green ideas sleep furiously* —> in questo enunciato la combinazione delle classi del lessico è corretta. La congruità semantica però non è presente. -*Purché il cammina* —> dopo un articolo non può esserci un verbo: si ha dunque una violazione delle regole grammaticali che ci dicono come combinare le parti del discorso = NON CONGRUITÀ SINTATTICA. Lezione 6: CAMBIAMENTO DEL SIGNIFICATO DI UN TERMINE: 1) ESEMPI: -È un vero uomo. -È un vero medico = medico che è dotato non solo dalle proprietà apparenti ma anche da quelle professionali (non solo laureato ma ha anche conoscenze nel campo medico). -È oro vero. • VERO = predicato monadico —> possiede proprietà apparenti ma anche professionali 2) ESEMPI: -Il tuo giudizio è vero. -il tuo discorso è vero. -la tua affermazione è vera. -è vero che sono arrivato in ritardo. In questi esempi il predicato ‘vero’, cambia di significato, non vuol dire più possedere sia le proprietà apparenti che quelli professionali, ma bensì vuol dire ‘corrispondente a verità’. -Stesso signifiant ma è diverso il significato veicolato. -Anche in questo caso ‘vero’ è un predicato monadico, ma in questo caso, l’argomento selezionato non è di natura oggettuale (come nell’esempio del medico) ma bensì di natura discorsiva = è dunque un PREDICATO MONADICO METADISCORSIVO. Il cambiamento del significato di un termine dà luogo ad un altro predicato, con un’altra struttura argomentale. 1) ESEMPIO: DIPINGERE (predicato diatico) -L’artigiano dipinge il tavolo. —> l’artigiano non fa altro che verniciare l tavolo. Il predicato dipingere seleziona una prima entità animata umana ed una seconda entità inanimata preesistente e dotato di superficie (iponimo —> tavolo: elemento congruo dell’iperonimo, ossia del genere di superficie esistente). -Michelangelo dipinge il giudizio universale. —> in questo caso, non significa più verniciare, ma bensì realizzare un’opera pittorica di un determinato soggetto. In questo caso il predicato assume un significato differente (rimane un predicato diadico: seleziona un’entità animata, mentre la seconda sede argomentale è il progetto dell’opera pittorica. L’opera non è preesistente, l’opera viene creata man mano che Michelangelo dipinge —> cambia dunque la struttura argomentare di ‘dipingere’). In questo caso ‘dipingere’ implica dunque che la seconda sede argomentale non sia preesistente —> cambia il contenuto del predicato/ cambiano le sue implicazioni. SIGNIFICATO CHE SI RACCHIUDE NEGLI ARGOMENTI: Al loro interno, gli argomenti nascondono un plesso di predicati. • Esempio: -Un uomo cammina = Quali sono i significati che si racchiudono all’intento del singolo argomento uomo? X: UX^ MX^ AX —> abbiamo descritto, tramite questa formula, il contenuto dell’argomento ‘uomo’, che individua una entità con queste caratteristiche: umano, maschio, adulto. (^ = simbolo che in linguista viene utilizzata per indicare la congiunzione/coordinazione ‘e’). -Ciascuno dei predicati (umano, maschio, adulto) racchiusi nell’argomento ‘uomo’ potrebbero essere a loro volta analizzati (‘uomo’ viene scomposto in sottoelementi più elementari/ scomporre negli elementi costitutivi —> analayo): 1-Umano = bipede implume. I predicati interni agli argomenti hanno la funzione di caratterizzare gli argomenti: stabiliscono a quali condizioni un’entità X è di quel determinato tipo. -Dove sta la differenza di funzione tra predicati esterni e predicati interni all’argomento? • Camminare —> è uno dei possibili modi di essere di ‘uomo’ (argomento esterno) ——————————————————————————————————————————— DETERMINANTI: I determinanti sono indispensabili per costruire un’espressione corretta. Il determinante è colui che permette di far aderire/ di catturare la realtà dai predicati e dagli argomenti. ‘Bambino gioca’ —> manca un determinante, questa frase potrebbe essere accettata solo in due casi: in un telegramma o in un titolo di cronaca: ‘Bambino gioca viene investito da una macchina’. -La parola-argomento viene determinata, in tal modo essa viene ad indicare una realtà precisa (non importa se una sola, la cosa in generale, tutte le cose). 1) Primo gruppo: DETERMINANTI INDEFINITI -Qualche, un, alcuni, parecchi, molti, pochi… bambini giocano —> l’argomento ‘bambini’ viene in questo caso determinato da una serie di determinati indefiniti. • I determinanti indefinito si caratterizzano per contenere il significato dell’aggettivo indefinito ‘qualche’: esiste almeno una X che presenta le caratteristiche che il testo enuncia. (C’è una X che è bambino e gioca). -Uno, rispetto a qualche, precise la singolarità in opposizione ad altri numeri che istituiscono argomenti multipli (Due bambini giocano): ‘Un bambino gioca’. -Alcuni, rispetto a qualche, specifica in modo generico la pluralità: ‘Alcuni bambini giocano’ -Parecchi, rispetto a qualche, specifica che il numero è meritevole di essere considerato. -Molti specifica che il numero oltrepassa le condizioni normali del contesto. -Pochi specifica che il numero è inferiore rispetto alle condizioni normali nel contesto. Lezione 7: 2) secondo gruppo: DETERMINANTI DEFINITI ‘Il bambino gioca’ —> Questo, codesto, quel bambino gioca -Contengono l’articolo determinativo combinato cn altre specificazioni: • Questo bambino —> il bambino che è qui. • Quel bambino —> il bambinone che è la. -L’articolo determinativo ha una funzione comunicativa rilevante: viene usato quando l’entità è nota ad entrambi (mittente e destinato = rientra nel common ground dei due). (L’entità del caso può essere resa nota tramite una frase introduttiva). 3) Terzo gruppo: DETERMINANTI CON PRETESA DI UNIVERSALITÀ -In TUTTI i bambini giocano = rispetto al dato contesto si specifica che questi bambini coincidono con tutto il l’insieme dei bambini a cui si riferisce nel contesto. -In QUALSIASI e CIASCUNO (ogni) specificano una interpretazione distributiva della situazione, facendo riferimento a ciascun elemento dell’insieme a cui ci si riferisce nel contesto. (QUALSIASI sottolinea l’indifferenza, ossia la non-differenza tra gli elementi (i bambini) dal punto di vista del predicato che viene enunciato (giocare). -NESSUNO esclude dal predicato enunciato (il giocare) tutti gli elementi dell’insieme (i bambini), negando l’esistenza di bambini che giocano. Non esiste una X tale che sia bambino e che giochi —> X: (BX ^ GX). —> La parola-argomento viene determinata, in tal modo essa viene ad indicare una realtà precisa (non importa se una sola, la cosa in generale, tutte le cose). STRUTTURE INTERMEDIE (CAPITOLO 5): -Lo scopo della linguistica è quello di far conoscere il sapere non saputo —> la lingua è un sapere non saputo. -Noi abbiamo a disposizione un insieme di testi prodotti in quella lingua, dati linguistici, non la ‘lingua’ —> la lingua come tale, ‘allo stato puro’ non esiste; ciò che esiste allo stato puro sono i dati linguistici di cui sono costituiti i nostri testi. -Il parlante “sa” la lingua in quanto “la sa usare”, non si tratta di un sapere esplicito. La lingua è un sapere non saputo, per esempio: “sapere il significato di una parola” non equivale a saperne fare l’analisi semantica. —> la lingua vive in una particolare DIMENSIONE PSICHICA (Saussure): strutture e procedimenti della lingua sono presenti nella mente del parlante come modelli/ patterns di realizzazione. Se così non fosse il parlante non sarebbe in grado di riconoscere le realizzazioni di questi modelli quando qualcuno gli parla, né saprebbe realizzare testi. Polismeia vs. Omonomia —> nel caso degli omonimi i significati veicolati dallo stesso significante sono irrelati. -‘Luigi ha promesso di portarmi al mare’ —> ‘promettere’ si impone di mantenere tutto ciò che è nelle sue capacità/ rientra nelle sue competenze. -‘Quel tuo giovane amico promette di diventare un grande imprenditore’ —> ci sono degli indizi/ fattori che ci fanno prevedere e presagire che diventerà un imprenditore. Fra i due ‘promettere’ c’è un nesso —> evento futuro che si realizzerà (non c’è un collasso di segni diversi in uno stesso segno) : questo segno ‘promettere’ veicola dunque un significato diverso. Lezione 9: Polisemia: si parla di polisemia quando una stessa strategia di manifestazione manifesta più funzioni linguistiche resti fra di loro = nesso di MOTIVAZIONE. -La struttura intermedia è la stessa: a partire dalla funzione linguistica originaria sviluppa altri significati correlati a quello originale. 1) Livello morfologico = • Imperfetto italiano —> tempo verbale (ambito morfologico). Esempi: - Andavamo a lezione tutti i giorni alle 8.00 = indica un’azione nel passato ripetuta, iterata. - Quella mattina andavo a lezione quando mi venne un malore = imperfetto che indica azione nella passato però quest’azione indica un’azione nel passato in corso/ indica continuità. - Volevo un caffè = impecetto con valore di cortesia. (Funzioni linguistiche differenti veicolate da uno stesso tempo verbale) • Futuro italiano —> tempo verbale. - Partirò domani = azione futura. - Avrà 50 anni = tempo futuro che indica illazione. - La casa disterà 300m dal mare = con il futuro esprimiamo un’approssimazione. - Dopo la laurea sosterranno l’esame di Stato = ‘saranno tenuti a’ —> indica un comando/un obbligo. • Genere maschile in italiano —> morfologia. - Lupo/ operaio = sesso maschile. - Libro/tavolo = categoria grammaticale. - Soprano = sesso femminile. Sinonimia/varianza: una stessa funzione linguistica si affida a più strategie di manifestazione. -VARIANZA = una stessa struttura intermedia che si manifesta in modo diverso a seconda delle sue realizzazioni morfologiche: Esempio: ‘Andare’ = io vado, noi andiamo (basi lessematiche diverse) —> supplettivismo morfologico: una stessa struttura intermedia ricorre ad un’altra combinazione di suoni per poter realizzare alcune voci della coniugazione. -SINONIMIA = equivalenza a livello semantico di strutture intermedie distinte. La sinonimia opera ai vari livelli linguistici: 1- Lessicale = babbo, papà, padre —> vengono utilizzati in espressioni differenti (se no sarebbe ridondante). Noi infatti parliamo di Santo Padre, di Babbo Natale, festa del papà 2- Morfologico = A) plurale —> -e cas-e -i tavol-i -0 città (plurale manifestato dal MORFO 0). (La stessa funzione morfologica può essere manifestata da e, i, 0. Più una lingua è ricca di morfologia più una lingua è ricca di manifestazioni sinonimiche). (In inglese —> -s boys -apofonia men). B) passato —> -ai mangiai fui (supplettivismo morfologico) feci (apofonia —> muta a, e = muta la vocale radicale). (In inglese —> -ed listened ate (apofonia) did). C) superlativo (livello morfologico): -Molto buono = superlativo formato grazie ad un lessema. -Strabuono = con un formativo lessicale (prefissi, suffissi e infissi rientrano in questa categoria dei formativi lessicali). -Buonissimo = con un morfo. -Buoooono/ Forrrte = con l’intonazione (si allunga o la vocale centrale o la consonate centrale). -Buono buono = con reduplicaizone. -Buono da morire = con una perifrasi (espressione fraseologica). Preferenzialità/naturalità: la SI svolge una funzione preferenziale. (Qualsiasi struttura intermedia però svolge delle funzioni preferenziali/ alcune le riconosciamo come più naturali/ canoniche) = è vero che le strutture intermedie svolgono differenti funzioni linguistiche, ma c’è una funzione più canonica e naturale. Esempio: ‘Prestare’ 1- Ti presto la penna —> valore canonico di prestare è in questo primo caso. 2- Luigi presta giuramento 3- Ti presto aiuto 4- Ti presto attenzione -Come si fa a scoprire quale sia la funzione canonica e privilegiata di una struttura intermedia? Lo scopro analizzando la SI in un contesto zero: ‘X presta Y a Z’—> rimane attivo il valore di prestare presente nel primo enunciato = dare qualcosa a qualcuno temporaneamente, con un impegno alla resa/restituzione. -Per riconoscere in una struttura intermedia la sua struttura naturale = ‘Leggere’ 1- Leggo nei tuoi occhi una vena di tristezza. 2-Quello non sa leggere è analfabeta. 3- Luigi legge il giornale —> funzione canonica. 4- Lei non ha letto correttamente la situazione . 5- Quello non sa leggere: è analfabeta —> funzione canonica. 6- Sa leggere con espressione —> funzione canonica. (Nella frase 1 e 4 = leggere è usato per esprimere un altro significato ‘scorgere, comprendere, interpretare’): -Esempio: ‘da’ 1) Da dove vieni? —> la funzione canonica è questa, funzione di moto da luogo. 2) Da chi sei andato? 3) Da chi ceni questa sera? Indipendentemente dalla polisemia, le espressioni linguistiche hanno un valore preferenziale, svolgono una funzione plerumque. A LIVELLO MORFOLOGICO: soggetto e sua funzione preferenziale 1) Futuro —> la funzione canonica/naturale : azione futura. 2) Soggetto —> ‘Luigi parte per Roma’ —> canonica, colui che compie l’azione (agente). ‘Il pavimento brulica di topi’ (locativo). ‘Luigi riceve un libro’ (recipient) ‘Il martello rompe il vetro’ (strumentivo) Lezione 10: -La SI ha una strategia di manifestazione preferenziale, più tipica, più naturale, canonica = preferenzialità/naturalità. -Anche una funzione linguistica tende a identificarsi con una strategia preferenziale: Esempio: significato di ‘compagnia’ GENERATORE LESSICALE: Permette di creare le parole strutturate —> il lessico in quanto generatore mette a disposizione del parlante 2 processi di strutturazione lessicale. 1) Processi di formazione del lessico:* derivazione, alterazione, composizione, combinazione. 2) Processi fraseologici: sintemi, funzioni lessicali (collocations). -Il lessico se è un generatore va immaginato come un meccanismo che elabora elementi in ingresso dando in uscita parola strutturate: in ingresso per creare parole strutturate, riceve elementi di vario tipo, innanzitutto riceve: ‘Lessemi elementari’ —> parole non riconducibili ad altre parole da cui potrebbero derivare. Può ricevere anche:‘Lessemi formativi’ = prefissi, suffissi, infissi.. ‘Lessemi latenti’ —> ‘illudere’ è una parola strutturata con diversi prefissi ‘ludus’: elementi del passato, elementi della diacronia presenti nella sincronia, che vengono usati da noi oggigiorno per formare delle parole strutturate. ‘Ludus’ non continua in italiano per indicare ‘gioco’, ma è un lessema latente perché lo utilizziamo per creare altre parole strutturate; rimane nella nostra sincronia per formare lessemi strutturati. *1-Derivazione: è il processo più utilizzato e produttivo in italiano (produttività: endolinguisticità del lessico; in inglese infatti il processo di strutturazione più frequente è il compounding). Esempi: -Bello - bellezza —> la derivazione ci fa passare da una classe del lessico ad un’altra (transcategorizzazione). Denominazione: -‘Sabbioso’ —> è un aggettivo che deriva dal sostantivo sabbia, perciò è denominale (inseriamo la classe d’arrivo, arriva dal sostantivo sabbia) = aggettivo denominale. - ‘Mangiabile’ —> è un aggettivo che deriva dal verbo mangiare, perciò è deverbale. - ‘Arrivo’ (dal verbo ‘arrivare’) —> nome deverbale. - ‘Dolcemente’ (da ‘dolce’)—> avverbio deaggettivale. - ‘Verdeggiare’ (da ‘verde’) —> verbo deaggettivale. Lezione 11: Derivazione: strategia di manifestazione —> suffissi o formativi suffissali Partenza < partire (lessema elementare partire + suffisso —> in quanto si collocano alla fine del lessema). Iroso < ira Statale < stato Derivazione a suffisso zero (avviene la derivazione ma senza l’intervento di alcun suffisso): Arrivo < arrivare = arrivo :nome deverbale Canto < cantare = canto : nome deverbale Accumulazione di suffissi: Affidabile < affidare (affida - bil - ità—> nome che deriva dall’aggettivo affidabile (nome deaggettivale) che a sua volta deriva dal verbo ‘affidare’ (nome deverbale). Totalità < totale (total - ità/ total- it - ario). -I derivati permettono di formulare dei lessemi strutturati che permettono di cogliere diversi aspetti di una determinata situazione: 1. Nomen agentis = scrittore (tore/trice —> formativo suffissale a cui si ricorre maggiormente per creare nome agentis). Individua colui che compie l’azione. 2. Nomen actionis = scrittura —> individua l’azione compiuta dall’agente 3. Nomen loci = scrivania /scrittorio —> individua il luogo in cui si svolge l’azione compiuta dall’agente. 4. Nomen instrumenti —> indica l’oggetto con cui è compiuta l’azione dall’agente. DERIVAZIONE SEMANTICAMENTE NON MARCATA VS. MARCATA: 1) Non marcata: derivati che fanno passare dal verbo all’agente (compratore, venditore, lavoratore) = fa passare da una classe del lessico ad un’altra; dal verbo al nome senza alcuna aggiunta di significato. Esempio: (arrivo, corsa, caduta —> nomi deverbali che indicano l’azione/ nomina actionis) Indicano l’atto singolo senza aggiungere ulteriore significato al lessema iniziale. (Derivazione fredda). 2) Marcata: mangiata, dormita, bevuta —> derivati/ nomina actionis ma a differenza di arrivo, corsa ecc.. questi derivati non indicano semplicemente il passaggio da una classe del lessico ad un’altra. I parlanti percepiscono ‘mangiata, bevuta, dormita’ come azioni singole caratterizzate da intensificazione —> sono elativi. -Esempio: rimpatriata vs. rimpatrio —> rimpatrio è un derivato che non fa intervenire suffissi. Dal punto di vista comunicativo il rimpatrio è percepito come il ritorno in patria; mentre la rimpatriata ha un significato diverso: incontro di vecchi amici; un incontro carico di emozioni e festoso (il derivato in questo caso è semanticamente marcato perché il significato aggiunge tutti questi significati). -Boscoso vs. boschivo —> patrimonio boschivo: dice semplicemente che è relato a bosco/ terreno boscoso: il formativo ‘oso’ che in italiano viene percepito come formativo che indica ‘presenza notevole di’; oso è un derivato semanticamente marcato/derivazione calda. • Formativo suffissale: -strategia di manifestazione preferenziale (il lessico essendo una struttura intermedia è un’entità linguistica che unisce nella correlazione semiotica una strategia di manifestazione a una funzione linguistica): Nomen agentis: -Lavorare —> lavoratore/trice -Comprare —> compratore -Scrivere —> scrittore -vendere —> venditore (Tore/Trice —> strategia di manifestazione preferenziale in italiano per creare i nomina agentis) (Ci sono però dei casi in cui il suffissò tore viene utilizzato per creare un nomen instrumenti: bollitore/lavatrice). -Strategia di manifestazione non preferenziale (non seguono quella preferenziale per i nomen agentis ‘tore/trice’): Studiare —> studente Cantare —> cantante Insegnare —> insegnante Spazzino Imbianchino (Questo vale anche per le altre lingue: in inglese per formare il nome agentis usiamo ‘er’; ma ci sono eccezioni come cuoco —> Cook: forma di conversion con formativo zero). -Strategia di manifestazione preferenziale vs. Non preferenziale quando si forma il sostantivo deaggettivale: Esempio: Bellezza < bello Stanchezza < stanco Altezza < alto Però altre strategie non preferenziali sono: Bontà < buono Pallore < pallido Candore < candido (In inglese: ‘ness’ —> good/good-ness. Però esiste anche wise/wisdom). Lezione 12: Formativo -oso (È il formativo in italiano più produttivo) -Derivazione semanticamente non marcata: arterioso, venoso —> transcategorizzazione: aggettivo denominale (“relata a”/ “che ha a che fare con”). -Derivazione semanticamente marcata, con incremento semantico della base asistematico: 1) sabbioso, terroso, polveroso, sassoso, fangoso, acquoso, boscoso, ingegnoso, iroso… Non dice solo passaggio da una categoria all’altra, il suffisso da un apporto informativo arricchendo la base —> “presenza insistita di… ciò che viene indicato dalla base dell’aggettivo/ elatività” (questo apporto del suffisso -oso è: valore preferenziale). In inglese: -Sand-y, earth-y, dust-y, mudd-y, angr-y -Sand-ig, erd-ig, fless-ig 2) noioso, disgustoso, doloroso = in questo caso -oso, non solo trascategorizza, ma ha anche un valore “causativo”. 3) doloso = in questo caso -oso non solo trascategorizza, ma ha anche un valore di “fatto con” 4) mostruoso = -oso ‘simile a’ 5) annoso = -oso ‘durata temporale’ ——————————————————————————————————————————— Formativo -bile 1) utilizzabile, leggibile = -bile indica ‘modalità e verbo passivo’. 2) Disponibile, affidabile = -bile indica ‘modalità e verbo riflessivo’. 3) Stabile = -bile veicola ‘verbo attivo’. 4) Terribile, orribile = -bile indica ‘causativo’. Formativo -iere 1) Cavaliere = -iere ci porta a ricostruire un predicato taciuto ‘colui che monta a cavallo’. 2) Corazziere = -iere ci porta a ricostruire un predicato taciuto ‘colui che porta la corazza’. 3) Carrozziere = -iere ci porta a ricostruire un predicato taciuto (<P> x) ‘colui che ripara’. -Questo formativo -iere si unisce alla base: noi, attraverso ad un inferenza, ricostruiamo un predicato taciuto (<P> x). -Iere ricostruisce sempre ‘colui che esegue un’azione’. -Esempio di ‘cameriere’: ‘colui che porta in camera, che rassetta la camera’