Scarica LINGUISTICA GENERALE (Prof Gatti, I sem) e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! Poliglottia: le lingue sono numerose e ≠ fra loro. Ognuna dice il modo con cui una certa comunità interpreta un certo segmento di realtà (esempio: russo: рука: mano, кисть: totalità delle cinque dita; latino: aunculus: zio materno, patrus: zio paterno). Aspetto generalista: dinamiche fondamentali della comunicazione verbale quando il parlante si appoggia alle sue lingue storico-naturali. In che modo eventi fisici (suoni) possono veicolare messaggi? La comunicazione verbale da una prospettiva di azione. Joint actions: intrecciare gli eventi della realtà attraverso la comunicazione. Azione e interazione comunicativa. Inferenza: in uno scambio comunicativo è molto più ciò che lasciamo intendere (non detto) che lasciamo che inferisca. La realtà, nel suo stesso darsi, nel suo stesso esserci, comunica. Legame linguaggio-ragione: λογος: ragione, discorso, linguaggio, calcolo matematico. Noi parlanti combiniamo le parole nei nostri messaggi secondo composizionalità e congruità. La comunicazione verbale ha come oggetto la linguistica generale. “Generale” per l’osservazione della dinamica degli eventi comunicativi che si producono per realizzarli nonostante le lingue siano numerose e sensibilmente diverse tra loro. Linguaggio umano: facultas (capacità) dell’umano per realizzare eventi comunicativi. Eventi comunicativi = lingua + gesti (elementi prossemici) + espressioni facciali (elementi cinesici). Elementi prossemici e cinesici costituiscono la sfera del paraverbale: strumenti che accompagnano l’uso della lingua. Comunicazione = verbale + paraverbale. Comunicazione verbale: fenomeno coesteso alla vita umana. La vita umana è intessuta di comunicazione (esempio: democrazie, educazione). Pervasività: la comunicazione esiste dalla prima αγορα della democrazia ateniese dove gli interlocutori comunicavano faccia a faccia alla nuova piazza che è internet. Complessità: - dimensioni linguistiche e semiotiche (esempio: semiosi iconica); - dimensioni psico-socio culturali (collega soggetti individuali e soggetti collettivi. Comunità linguistiche) - dimensioni tecnologiche (esempio: tecnologizzazione). La comunicazione (C) interpella il segmento di comunità scientifica che si occupa delle scienze linguistico- semiotiche in quanto coinvolge dimensioni varie, interpella comunità scientifiche che si riferiscono alle scienze umane. Comunicazioni sta ≠ comunicatore. Il comunicazioni sta è il professionista della comunicazione, ne conosce segreti, logica profonda, dimensioni costitutive. Scienze umanelinguistico-semioticheC tecnologiche La comunicazione può andare in crisi sia dal punto di vista del livello testuale sia per la sensatezza(ad esempio per la violazione delle leggi della sensatezza). Il requisito affinché un messaggio sia sensato è il rapporto con la realtà. L’enunciato è vero o falso se riguardante un segmento di realtà. D. Tannen: i messaggi per essere sensati devono essere pertinenti (relevance). Definizione di comunicazione: capacità di trasferire un messaggio adeguatamente e con lessico adeguato. Scambio di informazioni. Trasmissione di un messaggio verbale o non verbale da un mittente a un destinatario. Modo per creare un rapporto. Strumento della intersoggettività. Ci sono due tipologie di definizione di comunicazione: - Comunicazione induttiva: attraverso un elenco: elencando gli atti comunicativi; - Comunicazione deduttiva: attraverso una “grammatica”, un meccanismo: definizioni che cercano di scoprire in che cosa consiste questa facultas che hanno i parlanti di trasmettere sensi e testi. Descrivere il meccanismo sotteso a questo fenomeno misterioso per cui elementi fisici (suono) diventano portatori di contenuti non fisici (senso). Comunicazione < com-munico (latino) < communio < communis = condividere, mettere qualcosa in comune. Etimologia: ricostruire la storia delle parole che usiamo. Percorso attraverso il quale una comunità linguistica si è costruita le sue parole, le sue categorie. La comunicazione vive di diversità, di alterità. Com < cum (latino) = con. La comunicazione ha a che are con la relazionalità. Crea nesso, relazione. Si presuppone una diversità. È opportuno che ci siano due soggetti. Municazione < munus (latino) = dono, compito. Tutto ciò che è dono è anche compito responsabilità: posizione stabile che nasce quando un soggetto continuamente risponde (responsare latino, verbo intensivo). Comunicazione: attività in cui coloro che sono coinvolti si scambiano beni tipo munus questi messaggi aprono dei compiti (esempio: comunico in segreto: compito della segretezza). Nesso tra comunicazione e scambio (commercio). Mercurio (nome greco Ερμης < ερμηνευω: interpretare) è il messaggero degli dei, mediatore, dio della comunicazione, ma anche del commercio (radice merc < merx: merce, mercato, mercatus, marketing). Interpretare (Ερμης come dio della comunicazione): - recuperare un senso per un testo; - costruire un testo per esprimere un senso. Processo interpretativo: scambio (comunicativo) tra sensi (significati) e testi. Il parlante usa le parole secondo un processo meccanico. Il parlante comune anche se sa usare in modo pertinente una parola, non sempre riesce ad esplicitare il significato: le lingue sono saperi non saputi. I messaggi sono sensati quando c’è un rapporto con la realtà. Le parole sono fatte per dire le cose, se diciamo non-cose eludendo la realtà esercitiamo negativamente il potere della parolamanipolazione. Le parole hanno sempre un peso, esercitano sempre il potere. Crisi di CSensatezza (rapporto con la realtà)Relevance ( ’altro)≠ ma complementare D finizione deduttivainduttiva Se i due cerchi sono separati, l’argomentazione non può creare un aggancio col suo interlocutore. L’entimema è diverso dal sillogismo logico in cui la verità è in capovolgibile. Esempio: - premessa minore: Luigi va a 100km/h in centro città; - conclusione: Luigi è pazzo. La premessa maggiore taciuta è: chi va a 100km/h in centro città è pazzo. Esempi di discorsi argomentativi: decision making: dibattito forense, parlamentare, istituzionale ed aziendale; mediazione: ambito giornalistico, negoziazione. Negoziazione (< negotium): devono esistere due controparti configgenti che non riescono a vedere la possibilità di accordo su un interesse comune, ma lo leggono come oggetto di conflitto. La negoziazione fa vedere una soluzione. Può esserci bisogno di un terzo componente: il mediatore. Stratificazione del processo comunicativo nel mittente e nel destinatario. Aristotele, Austin e Searle (il dire è un fare con le parole), Goffman, Clark. Mittente: 1) potrebbe essere un semplice vocalizer: colui che proferisce un discorso; 2) formulator: colui che ha scritto il discorso, estensore del testo; 3) principal: responsabile di atti comunicativi. Il mittente è un responsabile di atti comunicativi che aprono commitments (compiti, responsabilità). Destinatario: 1) legittimato; 2) non legittimato: destinatario non pensato come il destinatore a cui si rivolge l’autore, overheard, eavesdropper. Il destinatario è un giudice (κρινω): stake holder: decisore che voglia con la ragione la ragionevolezza del contenuto del messaggio, ed è anche respondent in quanto partner del processo comunicativo. Ha compito decisionale. Entimema: gli argomenti hanno sempre un aggancio alla tesi (hocking point). Esempio: questo burro è genuino, è fatto con il latte fresco delle Alpi. Aristotele: causa materiale (mossa argomentativa e luogo argomentativo): se la causa materiale ha qualità positive, il prodotto fatto da quella causa materiale eredita quelle qualità; la qualità della causa materiale è determinante per la qualità del prodotto (ενδοξον: il latte fresco delle Alpi è genuino). L’ ενδοξον è il principio condiviso che crea aggancio tra chi argomenta e il destinatario. Non va esplicitato perché costituisce il common ground, il “we” della comunità linguistica. Premessa minore: la causa materiale di questo burro è il latte fresco delle Alpi; conclusione: questo burro è genuino. Induzione: dal particolare (dati) all’universale (osservazioni generali). Generalizzazioni: alla base della formulazione delle leggi scientifiche. È molto creativa, permette l’incremento del sapere. È molto rischiosa, basta un solo dato per mettere in crisi la generalizzazione. La generalizzazione è un’ipotesi valida finché non si scopre il contrario e va riformulata. Ambito argomentativo: osservo A avvenuto in un passato recente o remoto. Sarà ancora possibile che avvenga A ( non è una generalizzazione ma un exemplum esempio). Exemplum: ipotesi: “Tutti i gatti hanno la cosa”, generalizzazione: immotivata formulazione delle leggi generali scientifiche; operazione ad alto rischio. Dato contradditorio: “I gatti dell’isola di Mann non hanno la coda”. Se siamo in ambito argomentativo: exemplum ≡ generalizzazione. Exemplum: in un ceto momento decisivo un fatto A ha dato luogo a B. E’ ancora possibile che A dia luogo a B. Possibilità (< posse che possiamo inferire da un esse di fatto: dinamica sottesa: “Ab esse ad posse valet illatio”: è possibile inferire dall’accadere di qualcosa che quel qualcosa possa riaccadere): se qualcosa è accaduto in un passato recente o remoto può avere ancora luogo in quanto qualcosa di analogo è già avvenuto. Da un fatto induttivamente si formula una regola per cui arriviamo a persuadere l’interlocutore che un fatto possa risuccedere sulla base della regola (che il fatto è già avvenuto). Si persuade su un fatto con una regola che i fatti passati hanno permesso di stabilire. L’eccezione (è dimostrabile) conferma la regola. Ars bene dicendi: discorso che persuade autenticamente.: - discorso rapportato alla ragione, forza probatoria che sta nella ragionevolezza; - adesione, chiede un affidarsi, uno starci e nel contempo dà le ragioni per lo starci: adesione ragionevole. Centralità dell’affidarsi nell’esperienza umana. L’affidarsi ha a che fare sia con il discorso sia con l’agire. L’affidarsi ha a che fare con le conoscenze: επιστημι. A (soggetto conoscitivo) conosce C attraverso ciò che gli dice B (intermediario, testimone che dà documentazione del fatto che C). Molte nostre conoscenze di C avvengono grazie alla fides, πιστις, al credito che noi iamo a una fonte autorevole B che ci dà dati di C. Queste conoscenze sono chiamate credenze . Qualora la fonte B sia attendibile e veritiera, la nostra adesione a C è del tutto ragionevole. Affidarsi è costitutivo dell’essenza umana. Aristotele: “Il medico deve occuparsi anche dei veleni”. ‘900: secolo che ha vissuto di fioritura della comunicazione e che ha sofferto per la comunicazione; secolo dei regimi totalitari che non usavano armi ma la comunicazione. Comunicazione impiegata a un uso ideologico. G. Orwell, 1984: lingua che cerca di ridurre l’orizzonte del pensiero umano, della ragione. La manipolazione dev’essere occulta. L’analisi delle sue strategie dev’essere empirica. Nascita di un regime totalitario: 1) ideologia: produce testi fondativi; 2) obiettivo: consolidare l’ideologia e propagarla attraverso i media; 3) perpetuazione dell’ideologia di generazione in generazione attraverso educazione e cultura. Manipolazione: il messaggio è manipolatorio quando questo distorce (to twist) la visione della realtà nei destinatari impedendo loro di assumere un atteggiamento sano nei processi decisionali. Il decisore pensa di decidere avendo come scopo i suoi interessi ma in quanto manipolato decide negli interessi del manipolatore. Vi sono 3 tipi di testi manipolatori: fondativi (prima fase: instaurazione del potere); massmediatici (propaganda); scolastici (strumenti per perpetuarsi di generazione in generazione). 1) Presupposizione: manipolazione che sfrutta la violazione delle presupposizioni (Frege, Sul senso e sul denotato). Sintagma nominale: combinazione delle parole: nucleo (sostantivo) + complemento di specificazione (denotato). Senso (contenuto semantico veicolato dalla parola, ciò che è espresso dalla semiosi verbale) ≠ denotato (elemento nella realtà, referente). Esempio: “La volontà del popolo è la lotta di classe”. “La volontà del popolo” sottintende che ci sia un’unica volontà, presuppone l’esistenza di un denotato universale. Il suo denotato è la volontà universale nella realtà, nella quale però si danno singole volontà. Denotato: volontà individuale. Volontà del popolo generalizzazione. Presupposizione: i sostantivi hanno forte potere comunicativo. Quando uso un nome la cosa è percepita dal collettivo come esigenza. Esempio: “gatto”: possiamo identificare modi diversi per caratterizzare il gatto (felino, mammifero, ecc.), diversi predicati (ciò che si dice di qualcosa). X tale che il nome gatto può essere definito da entità logico- semantiche. Presupposto esistenziale: gatto ∃ x tale che P1 ^ P2 ^ P3 ^ P4 ^ Pn, dove ∃ è il quantificatore esistenziale che significa “esiste, è reale”, x è l’entità, P1 ^ P2 ^ P3 ^ P4 ^ Pn è la batteria di modi di essere. Il nome dal punto di vista comunicativo è portatore da ipotesi ontologica. Percepiamo la cosa denominata da quel nome come esistente. Nella comunicazione in noi destinatari vige il dinamismo della presuppositional accomodation (sempre, anche non per manipolazioni). Esempio: Luigi parte per Roma Asserted content: il fatto che Luigi parte per Roma; Presupposed content: esistenza di Roma, esistenza di Luigi. I presupposti: informazioni taciute, facenti parte del common ground. Perché ci sia processo comunicativo, tra gli interlocutori ci deve essere un minimo di “condiviso”: common ground che accomuna (perché appartengono a speech communities) e permette a ciascun io all’interno della comunità linguistica di dire noi (weness: “noità”). I presupposti delle parole fanno parte del common ground. Sulle presupposizioni abbiamo controllo critico minore (manipolazione). Le presupposizioni fanno parte del common ground dinamica del “test di fedeltà”: aderire ai presupposti = fedeltà al bagaglio culturale della comunitàdifficoltà di contraddizionepresupposition accomodation. L’adesione ai presupposti appartiene alla fedeltà alla comunitàmanipolare. 2) Istinto umano di riferirsi alla totalità (ragione + cuore dell’uomo). La ragione dell’uomo non si ferma finché non ha raggiunto il senso totale della realtà. “Fregatura” della totalità: prendono una parte e la fanno passare per il tutto. τοπος: “il nemico del mio nemico è mio amico” (contesto: Europa per andare contro la Germania si alleò con Stalin). Parzialità come totalità. Parziale ≠ particolare. Parziale: una parte pretende di essere la totalità (accezione negativa); particolare: parte consapevole di essere parte e senza la pretesa di essere tutto (accezione positiva). Dinamica ≡ sbaglio: sbaglio è un abbaglio: illuminiamo solo una parte e il resto non viene considerato. Si sceglie un bene piccolo come se fosse un bene grande; confusione. Operazioni di agenda setting quando si mettono in agenda temi da trattare al TG, radio, ecc. “This is the news for today” nell’ambito degli eventi del giorno si selezionano fatti che vengono presentati come le notizie, una parte di eventi è presentata come la totalità dei fatti avvenuti quel giorno. Informazione ≠ notizia: l’informazione è il dato puro che aggiorna il database, la notizia è rilevante per te, crea involvement. Problema della selezione: la selezione è parziale. 3) Cake temptation: parte che viene fatta passare per un tutto. Considera come una fixed pie: alcuni beni dinamici sono fatti passare come statici (Esempio: le risorse di un paese). Logica: se tu hai preso una fetta di questa torta l’hai tolta a me. Regimi totalitari: ridistribuzione di beni e risorse. La tentazione dell’apolarità è alla base del giustizionalismo, alla base dell’invidia (φθονος). Αφθονος abbondanza, l’invidia nasce quando non c’è abbondanza di beni. Le risorse sono presenti come se fossero in quantità fissa ma non è così, è sempre possibile cucinare una seconda torta: le risorse possono essere alimentate. Istinto di appartenenza: l’uomo naturalmente (naturaliter) è appartenente. Appartenenza: dimensione da sfruttare in termini manipolatori: (-) “Non sarai mica uno di quelli che”: minaccia di includere nel gruppo di “quelli che”; (+) “Se non la pensi così non sei dei nostri”: minaccia di escludere dal “noi” chi non condivide una certa idea. Polarity temptation: tentazione della polarità. Paradigma: insieme di elementi in un rapporto di esclusione, di alternatività. Testualizzando l’elemento tematico appartenente al paradigma multiplo, il testo esclude da sé tutti gli altri. Spinoza: ogni determinante è negazione. Possibilità: affermiamo il potere di essere di qualcosa o, o, o… Quando neghiamo un elemento appartenente a un paradigma multiplo, il testo si apre alla disgiunzione di tutti gli altri elementi del paradigma multiplo. scambio di due eventi non semiotici: caffè – soldi. Altro scenario possibile cooperazione (≠ interazione). A non riesce a raggiungere il suo scopo da solo, quindi coopera. A e B condividono un common ground, conoscono il mondo e hanno un desiderio comune. Attivano una catena di realizzazione attraverso un mediazione linguistica. La mediazione linguistica della comunicazione permette un intreccio di azioni nella realtà che possono essere interazioni o cooperazioni. I fattori della comunicazione verbale : Nella realtà vi è una molteplicità di eventi, tra cui quelli comunicativi (prodotti per comunicare): semiosi, deissi, inferenza, ostensione. Semiosi: eventi semiotici ≠ eventi non semiotici. “Penna” e “microfono” sono eventi non semiotici, ma noi possiamo semioticizzarli scrivendo “penna” e “microfono” diventano materiali perché diventano segni grafici, e perciò fatti fisici, che rimandano a un concetto, stat pro alio: rimanda ad altro. Il senso di questi due eventi non semiotici è la loro funzione che ci permettono di svolgere. La differenza tra eventi semiotici ed eventi non semiotici sta nel modo ≠ in cui significano, hanno senso, significato. Un evento semiotico è un nesso che si instaura tra un supporto fisico e qualcosa di non fisico. Semiosi: atto all’origine di un segno σημειον; è un nesso tra una strategia comunicativa e un’intenzione comunicativa; è un nesso tra una strategia di manifestazione (qualcosa di fisico) e un’intenzione comunicativa (qualcosa di non fisico). Ogni evento semiotico rimanda alla realtà, instaura un rimando con un referente (denotato). Gli eventi semiotici sono caratterizzati da una cornice più o meno immaginaria. Cornice: confine tra ambito di realtà nella quale opera la semiosi, indica la natura dello spazio di realtà da essa circoscritto; in quella realtà è all’opera la semiosi: il senso di quella realtà fisica andrà interpretato. Quando rappresentiamo un segno linguistico, rappresentiamo una correlazione semiotica. Esempio: “casa”: evento fisico/grafico Semiosi verbale: atto con cui si associa a un concetto un suono, si istituisce una correlazione semiotica. Non c’è nessuna ragione per cui la concetto di casa venga associata questa successione di suoni. Esempio: concetto di albero: concettoIl cerchio è un confine. Abbiamo un evento semiotico che va interpretato. Barra semioticaasaдеревоtreealb o Il nesso che si instaura tra suono e concetto è del tutto arbitrario (< arbitrarium). Arbitrarietà: nei segni del nesso. Il fatto che il nesso non sia ragionevole vuol dire che non è sottoponibile a negoziazione. Il nesso arbitrario non è rinegoziabilegaranzia della stabilità della lingua. Il nesso è arbitrario ma convenzionale: è pattuito in una comunità linguistica. È institutum (istituito) da una comunità. Insegnare a dare i nomi alle cose: una cosa è posseduta realmente quando siamo in grado di darle un nome. Salimbene da Parma (Cronache, 1664): esperimento perverso di Federico II di Svezia: ricerca della “lingua originaria” (c’erano varie ipotesi). Federico II prese dei neonati e li diede a delle nutrici con veto di parlare. Uno dopo l’altro morirono: attraverso quel momento in cui gli adulti si rivolgono al neonato con le parole, passa oltre alla lingua la benevolenza/dimensione affettiva. Jean Itard (psichiatra): “Victor, ragazzo allevato dai lupi nel sud della Francia. Non sapeva parlare e non riusciva a fissare lo sguardo su qualunque oggetto della realtà: la mancanza di parole per chiamare le cose costituisce la rottura del rapporto con la realtà”. Obiezione dei fonosimbolisti: onomatopee, in cui il suono è giustificato: scorretta perché anche le onomatopee cambiano da lingua a lingua. Deissi: esempi: Casa Albero Io ? (si precisa di significato di volta in volta in base al variare di colui che proferisce) Ora ? (coincide con il momento dell’enunciazione, precisata individuando l’ hic et nunc del momento enunciativo) Adesso ? Parole deittiche < deissi < δεικνυμι: additare, indicare. Una percentuale di significato è di natura categoriale; altre, come io, contengono un comando: per precisare il significato di questo termine, il destinatario deve andare a prendere colui che è il parlante. Semantica istituzionale: parole in cui il significato in parte nasce dalla categoria, ma sono ricche di esperienza aggancio alla realtà. Parole con forte tasso esperienziale: con semiosi deittica (semiosi e deissi non sono separate tra loro). Queste parole hanno una percentuale minima di significato categoriale ( categoria < κατα a ridosso + αγορευω parlo < αγορα). Categoria: entità con cui noi parliamo a ridosso della realtà per poterla attestare/ esprimere. Deissi: deittici personali (ora, qui, così); punto della comunicazione verbale: nesso/incontro tra esperienza e realtà; tasso minimo di significato categoriale, la maggior parte del significato è di natura esperienziale. I deittici richiedono condivisione dell’esperienza. Deittici diretti: deittici personali: pronomi personali (io, tu, noi, voi) e aggettivi possessivi (mio, tuo, nostro, vostro); deittici spaziali: dimostrativi (questo, quello), avverbi di luogo (qui, là); deittici temporali: avverbi di tempo (adesso, ora, prima, ieri oggi); deittici di maniera: avverbi modali (così); deittici testuali: pronomi personali (egli, ella, esso, essa). Benveniste: i pronomi personali di terza persona singolari e plurali sono quasi non persone; hanno il genere (maschile/femminile) e sono ≠ da io, tu, noi, voi perché non ne hanno bisogno. Quando usiamo i pronomi di terza persona, io e tu parliamo di un terzo ≠ noi, che non interviene, per cui per individuarlo precisamente dobbiamo specificare il genere morfologico. I pronomi di terza persona permettono la coesione dei testi: permettono di riprendere nel cotesto precedente il nome proprio che instaura un referente/denotato, il pronome di terza persona svolge una funzione di ripresa di un referente/denotato situato come tale. Funzione anaforica/cataforica(anticipa). Deittici indiretti: i tempi verbali (tempo dell’evento +e/tempo del discorso +d): di volta in volta ci permettono di posizionare l’evento rispetto al presente; i nomi propri (per essere utilizzati necessitano del common ground) ciascun nome proprio è stato imposto in un preciso atto della impositio nominis, sono nomi opachi per significato/contenuto; si precisano attraverso l’aggancio alla situazione comune in cui vengono usati e si riferiscono al common ground. Sintagmi nominali definiti con funzione individuale: esempio: “Il presidente degli Stati Uniti si recò immediatamente a Ground Zero”. Sintagma: combinazione di elementi significativi, di parole che veicolano significato. Combinazione significativa data dalla somma di eventi significativi. Il sintagma nominale è definito perché preceduto dall’articolo determinativo. Ha funzione individuante: in questo caso è un’istruzione che ci chiede di andare a individuare chi era il presidente degli Stati Uniti. Però: “Il presidente degli Stati Uniti ha scarsi poteri” in questo caso non ha funzione individuante ma indica una categoria, ha un uso categoriale. Avverbi “forse”, “probabilmente”: creano un nesso con il soggetto (pronome di prima persona), nesso che cambia di volta in volta rispetto all’atto enunciativo. Inferenza (< infero latino): porto dentro. Interpretiamo il messaggio verbale a partire dalla semiosi ma portando dentro anche qualcos’altro di non detto. Esempio: “Mio figlio non guida. Ha cinque anni” percepiamo un senso unitario, la nostra ragione ricostruisce un nesso logico (causale), se il testo fosse stato esplicito avremmo trovato il connettore “perché”; invece “Mio figlio non guida. È sposato” in questo caso manca un passaggio, c’è una lesione interna, la nostra aspettativa di nesso causale non è soddisfatta. Inferenza: processo per cui da un’informazione in esplicatura deriviamo i sensi impliciti, molto più estesi di quelli impliciti. Inferenza e principio di cooperazione: Grice : i due interlocutori cooperano nella ricostruzione del senso ≡ cocostruzione del senso veicolato dal messaggio. Moeschler: principe de charitè. Quando noi mittenti formuliamo un messaggio, presupponiamo che il nostro interlocutore andrà alla ricerca del senso. La comprensione: no processo di decodifica (dal suono arriviamo al senso). Comprensione: ricostruzioni inferenziali, processo euristico di scoperta continua, di interpretazione con ricostruzione per approssimazione al senso che ci intendeva comunicare il parlante. Ricostruiamo sempre di più e ci avviciniamo sempre di più all’intentio dicendi. Rischio: se il processo interpretativo è fondato su semiosi + inferenza. Esperimento della doppia traduzione: retroversione ≠ originale. Inferenza comunicativa: non esplicitata dal testo ≠ inferenza comunicata: generalmente caratterizza i testi argomentativi. Inferenza anche nella comunicazione non verbale: esempio: semiosi iconica: arti figurative. Ostensione (< ostendere: mettere davanti, far vedere). Comunicazione che avviene ostensivamente. Momento muto di comunicazione. Un frammento di realtà comunica col suo semplice darsi. La realtà comunica un senso senza che questa si traduca in semiosi. Confronto: ostensione vs. deissi. Deissi: la parola “io/tu/ora” è un’istruzione: devi andare a cogliere elementi. Intervento della semiosi verbale. Però non basta la semiosi verbale per individuare il denotato della realtà. Ostensione: la realtà interviene ex abrupto nella comunicazione e non c’è assolutamente semiosi verbale. Interazione dei fattori della comunicazione verbale: problematicità (analizzare caso per caso) dei confini in base all’esperienza: atteggiamento convenzionale ≠ atteggiamento personale. Frode: “gioco”latino ludus: attività governata da regole, ordinata con cui noi prendiamo distacco dalla quotidianità impegnandoci in un’altra attività (< illudo, inganno); latino locus: attività scherzosa.