Scarica Manuale storia della Pedagogia di De Giorgi e più Appunti in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! È opportuno notare il riproporsi, nelle diverse fasi storiche dell’età contemporanea una morfologia relativa alla concezione stessa dell’educazione sul piano epistemologico e sul piano gnoseologico. Questa morfologia si presenta tripolare: Ai poli opposti ci sono da una parte l’idea dell’educazione come un processo che mette in forma il soggetto educando, ed é centrato sul maestro e sul suo insegnamento; dall’altra, l’idea di educazione come un processo che si sviluppa naturalmente e autonomamente dall’educando stesso, centrato quindi sull’allievo e sul suo apprendimento. Tra queste due posizioni si hanno visioni intermedie e che in generale vedono l’educazione come un processo unitario di natura etica. La tradizione educativa occidentale pluri-secolare era fondata sull’autorità del maestro, questa visione fu messa in crisi nel XVIII secolo. Inizio della pedagogia contemporanea Nel 700, Helvétius, innova in una prospettiva illuministica la tradizione educativa volendo fare dell’educazione lo strumento per la felicità del genere umano.l’educazione può tutto e plasma completamente l’essere umano: il bambino è visto come “tabula rasa” cera molle nelle mani del maestro. Al polo opposto troviamo la rivoluzione copernicana di Rousseau che mette al centro non più il maestro ma il bambino che si sviluppa secondo i ritmi previsti dalla sua natura e non è né tabula rasa e né cera molle, solo se se questo processo non viene turbato e viziato dall’esterno. Il compito dell’educatore è in negativo e non deve operare sull’allievo, non deve dirigerlo! ma deve impedire che l’influenza della società si eserciti su di lui. La natura diventa la principale educatrice: è il pedagogista deve lasciare la maggior libertà possibile al bambino non comandandogli mai nulla e intervenendo solo per metterlo in grado di soddisfare i suoi bisogni naturali che egli non è capace per sua debolezza di soddisfare autonomamente. In seguito a questi due poli pedagogici si avvia un’alternativa che riformulandosi e arricchendosi nei periodi storici successivi, giunge fino ai nostri giorni. Tra i due opposti si colloca una prospettiva pedagogica distinta e autonoma che é posta da Kant e che sottolinea la qualità etica dell’educazione.. Storia della Pedagogia Con il suo realismo, sviluppa un’idea di istruzione educatrice quindi sottolinea il “governo” che l’educatore esercita sul bambino venuto al mondo privo di volontà, per reprimere la sua irruenza selvaggia: questo governo si esercita sul fanciullo grazie all’amore e si realizza attraverso una costrizione dell’educando molto severa Nella prima metà dell’ottocento abbiamo: Da una parte Herbart Dall’altra Froebel Una linea di auto-educazione estetico ludica il quale trova nel gioco la cifra dell’armonia tra natura e spirito. Il gioco è l’attività educatrice del bambino, tramite esso il bambino si esprime e apprende. Nella prima metà dell’ottocento troviamo posizioni intermedie tra questi due estremi che valorizzano il carattere etico dell’educazione e ne sottolineano l’unità = = un Per Pestalozzi la natura da soltanto inclinazioni: quindi bisogna che siano gli umani a rafforzare ed educare queste inclinazioni Rosmini ritiene insoddisfacenti sia la concezione di Rousseau sia quella di Elvezio. Il periodo storico successivo che va dall’ottocento fino alla prima guerra mondiale, vede l’ascesa e il declino del positivismo con il suo accento posto sulla scienza. In questo ambito di positivismo pedagogico si può vedere la riproposizione della posizione pedagogica plasmatrice: l’educazione di Spencer deve portare all’adattamento delle nove generazioni alla società. Il positivismo pedagogico mira a recuperare sul piano del meccanismo del metodo: il Froebelismo. In ogni caso la prospettiva pedagogica prevalente nel positivismo é quella dell’educazione come apprendistato sociale di Durkheim. Al polo opposto si pongono alcune posizioni antipositiviste che mantengono una prospettiva naturale-spirituale o riaffermano il puero-centrismo. Nietzsche rifiuta di naturalità del positivismo che ha determinato la decadenza delle scuole tedesche e sottolinea la necessità di lasciar fiorire la forte individualità del genio. Tra questi due estremi pedagogici abbiamo ulteriori posizioni intermedie: Leberthonniére 1901 = Critica sia il positivismo che la visione di Rousseau Gentile = pensa di superare il maestro-centrismo è il puero-centrismo ponendo la coincidenza di maestro e di allievo uniti in un unico spirito che si auto educa Nella prima metà del 900 si ripropone nuovamente: Da una parte Deway: Che vede l’educazione come un processo sociale. Dall’altra: L’attivismo pedagogico proposto dall’istituto Rousseau di Ginevra che afferma un puero-centrismo che ha come fondamento dell’educazione l’interesse dell’educando. Posizioni autonome intermedie: Montessori pone attenzione scientifica nell’ideazione del materiale di sviluppo sensoriale con libertà e puerocentrismo: il bambino è cera molle ma non deve essere plasmato dall’educatore. deve essere lui stesso a plasmare la sua cera molle. Maritain critica sia l’unilateralismo che mette al centro il maestro sia quello che mette al centro il bambino. L’autorità del maestro riguarda il suo dovere di adulto di aiutare a guidare la libertà del bambino. Negli sviluppi storici successivi fino i nostri giorni vediamo da una parte il comportamentismo pedagogico di Skinner con il suo meccanismo stimolo-risposta-rinforzo che vede l’educazione come un comportamento appreso non dissimile da quello degli animali; dall’altra parte Piaget e i neo-piagetiani con i loro studi sulla psicologia dell’età evolutiva. Affermano il costruttivismo che vede il bambino stesso costruire il proprio sviluppo di conoscenze. Sul piano delle esperienze si può ricordare la scuola di summerhill di Alexsander Neill con il suo trattato di libertà degli allievi e con un principio di auto regolamentazione. n EDUCAZIONE RELIGIOSA DI ROUSSEAU Nel quarto libro Rousseau inserisce un libro nel libro “la professione di fede del vicario savoiardo”. Emilio raccoglie le confidenze di un vecchio prete e Rousseau le mette a confronto con le sue convinzioni laiche e sul carattere oppressivo di tutte le religioni rivelate. Sul piano politico condivide la tesi che sia bene educare i figli alla religione dei padri ma si propone di educare ad una fede razionale fondata sul mistero della vita e dell’animo. La conoscenza di Dio si trova nell’osservazione dell’ordine naturale. Secondo Rousseau è vera ogni religione che identifica Dio come creatore e predica virtù e moralità L’Emilio è un monumento all’ignoranza pedagogica del suo tempo. Per i critici è diventato l’emblema del peggiore degli spontaneismi, per i seguaci l’emblema della ricerca pedagogica innovativa o della democrazia diretta. Conserva le dimensioni e il ritmo di un trattato enciclopedico, talvolta noioso, ma ha il pregio di portare l’educazione sulla scena del vissuto e non più soltanto sul pensato. Il programma pedagogico di Rousseau è volutamente distopico e in molti passaggi anche paradossale. Rousseau non pretende di cambiare le cose ma vuole modificare la direzione dello sguardo di coloro che non abbandonano le vecchie abitudini. Quest’opera rende la pedagogia una scienza alla portata di tutti. Pur manifestando la sua preferenza per l’istruzione pubblica universale, si preoccupa più della felicità dell’uomo che del curricolo pedagogico. Chi è il precettore nell’Emilio? È un doppio di Rousseau e come lui sfugge al condizionamento dei genitori naturali o dei padroni, mettendo tutto se stesso al servizio della felicità di un altro, che non è nemmeno suo figlio, ma é tutta l’infanzia di questo mondo. Claude-Adrien Helvétius Nasce a Parigi nel 1715 da una famiglia di elevata condizione sociale ed economica. Nel 1735 l’influenzato dal padre che gli offre una rendita sistemazione, si trasferisce a Caen: ci rimane solo tre anni perché prevalgono in lui gli interessi filosofico letterari e rientra a Parigi. Stringe amicizia con Voltaire, a cui manderà epistole: composizione poetica di argomento morale. Utile per seguire la formazione di Helvétius è un diario che scrive tra il 1738 il 1749: grazie ad esso apprendiamo quali sono le letture che sollecitano le sue riflessioni e il peso dell’amicizia con Montesquieu. Tra le opere che scrive Helvétius ricordiamo De L’homme, di argomento etico pedagogico. Non porta contributi al problema della conoscenza se non ricavando dagli empiristi la propria impostazione e offre una nuova visione del mondo morale. Scrive che la radice della morale è da ricercare nell’uomo sensibile e fa una scelta scientifica. Sostiene che ogni sentimento, ogni affetto, ogni impulso è determinato da una sensazione o da un gruppo di sensazioni. Se si vuole essere coerenti la vita attiva e sentimentale risulta basata sull’interesse. Nemmeno la morale sfugge a questo principio. Il riconoscimento di un’azione buona o cattiva è condizionata da un interesse e questo non vale solo per i singoli uomini, ma anche per le varie collettività. Helvétius perviene ad una conclusione rivoluzionaria: tutti gli uomini sono per natura uguali tra di loro: le diversità fra gli uni e gli altri derivano esclusivamente dalle abitudini diverse che l’ambiente esterno ha sviluppato in esso. Tutti gli individui tendono alla propria felicità, come tutti i popoli tendono alla felicità generale, ma la corruzione dell’ambiente in cui gli uomini sono costretti a vivere, provocano i vizi e la decadenza dei costumi. Per combattere questi mali è fondamentale migliorare la società in cui gli uomini vivono. Helvétius si serve della politica per risolvere il problema della morale. Se l’uomo trae ogni conoscenza del mondo fisico bisogna organizzare il mondo empirico in modo che l’uomo assimili quel che è realmente umano riconoscendosi come uomo. Quadro entro cui si colloca la morale razionalistica e materialistica di Helvétius e la sua condizione pedagogica: “se l’uomo è per natura socievole, egli sviluppa la sua vera natura solo nella società, la forza della sua natura non è misurabile come forza dell’individuo particolare, ma come forza dell’intera società” L’interesse personale illuminato dalla ragione, conduce all’altruismo: l’uomo conquista la propria felicità lavorando a quella degli altri. De l’Homme: Quest’opera è pervasa di pedagogismo perché vuole indicare l’uso corretto della ragione e gli effetti liberatori dell’educazione. Il problema educativo é dunque anche problema politico perché interseca una dipendenza dalla società e dalla sua conformazione giuridica. L’educazione e l’insegnamento volgono verso l’apprendimento di quelle regole giuridico-politiche storicamente atte a preparare il consenso dei cittadini. Dopo Helvétius solo nel tardo Novecento si è pervenuti a considerare l’educazione come un fenomeno socialmente determinato. L’Educazione é politica perché trasmette modelli sociali e norme sociali di comportamento, trasmette ideali sociali che plasmano la personalità. Helvétius piú che un pedagogista è un moralista. Offre spunti di grande acutezza, utilizzabili sul piano pedagogico e didattico, soprattutto quando assegna all’educazione un carattere naturalistico come Locke, Rousseau e Condillac. Sostiene che l’educazione abbia inizio dirittura nel grembo materno. il bambino non nasce sociale, lo diviene con l’educazione: ecco l’importanza dell’ambiente, naturale sociale, che produce nel bambino sensazioni diverse, buone o cattive, a seconda della presenza o assenza di oggetti positivi. Gli Illuministi considerano Helvétius come l’intellettuale assai scomodo. Sia De l’Espirit che De l’homme sono sorretti dal metodo analitico di Locke e Codillac: Dai semplici dati sensibili sorge la facoltà di notarli e di combinarli. In questo senso anche lo Stato e la società, sottoposte ad analisi, si dimostrano realtà naturali fisiche che il pensiero può conoscere e valutare. La sua teoria è stata criticata come astratta: in verità nel 700 essa trasmette la forza a molti studiosi intellettuali, trasmette essi fiducia nei confronti della potenza umana, cioè nell’assicurazione delle capacità dell’uomo di dominare con la ragione la natura e di poter migliorare se stesso. Immanuel Kant Nasce a Königsberg, nella Prussia Occidentale nel 1724. È difficile scrivere una biografia di Kant perché come sostiene Höffe, niente di avvincente accade nella sua vita da borghese erudito, la sua biografia non sarà altro che la storia della sua opera. Il testo della prolusione sarà decisivo in quanto lo porterà alla pubblicazione della critica della ragion pura nel 1781, la prima critica viene scritta nel giro di pochi mesi cinque al massimo in avanti le pubblicazioni. Nella sua vita ordinata e meticolosa possiamo ricordare un episodio: si tratta della censura in cui incappa uno degli scritti che compone il libro dato alle stampe nel 1793 e intitolato la religione entro limiti della semplice ragione. Kant viene accusato di aver fatto un cattivo uso della filosofia. Kant muore all’età di ottant’anni, il 12 febbraio del 1804. Sebbene Kant non abbia dedicato alla pedagogia un’interesse filosofico specifico è innegabile l’importanza che il suo pensiero ha nella storia dell’idea educativa dall’ottocento in avanti. Un libro, intitolato la pedagogia, raccoglie il contenuto delle lezioni alle quali il filosofo è tenuto per dovere d’ufficio nell’ambito dell’insegnamento in università. Le fonti di questa pedagogia si ritrovano nell’opera di Locke e di Rousseau. Per Kant infanzia e giovinezza sono l’età dell’immaturità intellettuale, ed è alla mancanza della libertà morale alle quali deve tendere la pedagogia come arte, fissando non solo il locus dell’educazione Kantiana che riguarda l’autonomia del pensiero e indipendenza del volere ma, la posizione occupata da Rousseau nella storia delle idee educative. A questo complesso di problemi bisogna ricondurre anche la lettura che nelle sue lezioni Kant fa di Locke e dei suoi pensieri sull’educazione. Locke aveva posto l’accento sulla necessità di irrobustire i corpi dei fanciulli sottraendoli all’eccessiva cura e tenerezza delle madri con l’abituarli fin da piccoli a condizioni più severe di esistenza. Anche Kant ritiene che l’eccessiva mollezza sia un mezzo controproducente. Ma Kant non va oltre; se Locke aveva insistito sull’abitudine come soluzione a tutte le possibile controindicazioni di un’educazione troppo dura secondo il problema pedagogico, in Kant ogni educazione si esercita scardinando le abitudini assunte e impedendo che il bambino nei contratti di nuove. Kant distingue tra educazione pubblica e privata ma, anche tra l’orientamento dei genitori e quello dei potenti: entrambi per Kant rappresentano un ostacolo al conseguimento dei fini dell’educazione. A proposito dei genitori Kant nota che non sempre sono in grado di assolvere il loro compito, e che sono perlopiù impreparati e disattenti. Da qui la necessità di un precettore, inteso come espropriazione dello spazio educativo privato a vantaggio di una figura che a tutti gli effetti é quella di un funzionario civile dell’educazione. La scuola, l’educazione pubblica impartita negli istituti, non è solo uno spazio educativo, ma attraverso l’educazione esercita un’azione di controllo delle classi dominanti. Come intendere la distinzione tra pubblico e privato? Kant distingue tra uso privato della ragione e uso pubblico e spiega che l’individuo fa un uso privato della sua ragione quando quest’ultima viene esercitata in un certo impiego a lui affidata. Per esempio: il pastore che in veste di insegnante parla dinnanzi alla propria comunità religiosa e fa un uso privato della ragione. L’uso pubblico della ragione risponde ad altri criteri che non tengono conto dell’obbligazione politica e riguardano unicamente la responsabilità dello studioso che si presenta davanti al pubblico dei suoi lettori. Approfondimento per arrivare al significato di educazione pubblica e privata: La scuola pubblica é al servizio del miglioramento dell’uso che ciascuno di noi è chiamato a fare della ragione, in qualità di cittadino, quindi l’individuo che appartiene ad una comunità. nel linguaggio di Kant = uso privato della ragione. L’educazione dell’uomo, della compiuta umanità nell’uomo. Il suo obiettivo è formare il cittadino di una Repubblica perfetta perché universale —> per raggiungere questo obiettivo è necessario migliorare nei limiti delle nostre possibilità l’educazione privata degli individui. Per Kant la disciplina é educazione in senso stretto. Egli distingue quattro momenti: 1)allevamento; 2)disciplina; 3)istruzione; 4)formazione pratica, ovvero educazione morale. Successivamente in questa cornice si svolgono tre tappe distinte nella vita dell’uomo: infante; allievo; scolaro. Questa tripartizione è importante perché se si esclude l’infanzia e l’apprendimento, il rischio è quello di non riuscire a frenare i suoi impulsi spontanei. La disciplina è il momento puramente negativo e cruciale dell’educazione, più dell’istruzione stessa, perché trasformando l’animalità in umanità, impedisce che ciascun individuo si abbandoni alle proprie inclinazioni naturali: l’educazione è in questa sua condizione di freno alla spontaneità arte. L’educazione è propriamente un artefatto che allontana il bambino dalla sua selvatichezza non ancora civilizzata, per ricollocarlo sul terreno della moralità. Non si può non riconoscere la straordinaria influenza che Kant ha esercitato e continua esercitare in mondi culturali remoti. In Italia il pensiero di Kant arriva fin dal primo Ottocento grazie alla mediazione di Francesco Soave. Pur non avendo dedicato alla pedagogia un interesse specifico, l’influenza di Kant sullo sviluppo della filosofia dell’educazione è imprescindibile. Albertine Adrienne Necker de Saussure Nata Svizzera nel 1766, in una famiglia di alta borghesia. Cresce in un clima domestico sereno, nel 1735 si sposa e si dedica a tempo pieno ai doveri di madre di quattro figli, senza abbandonare interessi intellettuali. Nel corso del tempo a maturato un pensiero compiuto in ambito educativo fornendo uno dei contributi più originali della pedagogia post- rousseauiana. L’education progressive é stata scritta durante un periodo doloroso per l’autrice e si orticola in tre tomi. Il fulcro del suo pensiero pedagogico è costituito da un’idea di educazione progressiva come graduale realizzazione di un processo di perfezionamento nelle varie facoltà umane, alla luce di un’antropologia pedagogica e di una teleologie cristiana, che sprona non esercitare la volontà del bambino fin dei primi anni di vita e fornire i mezzi necessari. L’opera può essere interpretata come la storia e il percorso di ogni anima umana impegnata nelle diverse fasi della vita a compiere un percorso unitario ed equilibrato di formazione, senza cedere a forme di ottimismo naturalistico o spontaneismo. Cosa condivide con il pensiero di Pestalozzi? L’idea di un ambiente familiare come modo per promuovere un’educazione secondo natura e la visione della madre come prima educatrice del bambino. Il suo interesse si sofferma sul riconoscimento dell’esistenza di una vita interiore fin dalla nascita, poiché il neonato è dotato di una personalità in progressiva formazione e non può essere definito come un essere deficitario. Per la De Sassure, l’educazione accidentale che accompagna spontaneamente l’uomo sin dalla nascita, dovrebbe essere sempre affiancata da una forma di educazione premeditata, volta a promuovere intenzionalmente ad ogni nuovo nato la maturazione della coscienza e della volontà, attraverso l’acquisizione di buone abitudini. I primi processi di apprendimento avvengono per imitazione secondo l’autrice e l’obbedienza avviene come sentimento di riconoscenza nei confronti della protezione offerta dagli adulti, non come prodotto di una costruzione. É da qui che si sviluppa, fin dalla prima infanzia, un sentimento religioso che richiede l’avvio di una educazione religiosa del fanciullo, collegata alla formulazione di un’educazione morale volta sviluppare il linguaggio infantile, dell’immaginazione del carattere. Adottare con i più piccoli uno stile educativo amorevole. La dolcezza e la benevolenza rappresentano le cifre caratterizzanti di un’educazione secondo natura, che può arricchire solamente in una condizione di calma e ordine interiori, in grado di condurre al raggiungimento della piena compiutezza. Il graduale avvio di un’istruzione intensa in senso formativo, secondo l’autrice, è possibile dai sette anni in avanti. L’istruzione, di tipo domestico è affidata ad un maestro, che dovrebbe garantire lo sviluppo dell’attenzione e di autodisciplina: fondamentale risulta l’utilizzo di una metodologia in grado di unire l’ordine del lavoro con lo sviluppo degli interessi. Per i preadolescenti maschi, è proposto un percorso di studi classici, finalizzato alla conoscenza delle leggi dello spirito umano, delle scienze fisiche, delle arti, della storia, per rafforzare la capacità di attenzione obiettiva. I percorso educativo delle ragazze ha come obiettivo principale quello di sostenere e affinare il ruolo tipicamente femminile della donna, promuovendo la sentimentalità, l’intuizione psicologica, la realtà religiosità è la capacità di essere educatrice secondo natura, affinché possa realizzare al meglio il suo percorso di perfezionamento personale: questo percorso avverrebbe all’interno della casa con la guida, sua madre. Il ruolo della madre sarà quello di conservarla semplice e buona nel momento in cui entrerà nella vita sociale, la madre è chiamata a seguire la figlia, ormai adulta, nel matrimonio, ed in generale, in tutta la vita familiare. Un’altra proposta potrebbe essere quella di sviluppare un altro percorso esistenziale, dedicato completamente allo studio ed alla scrittura. La sua opera ha contribuito allo sviluppo di una riflessione pedagogica attenta all’intero ciclo di vita della persona e alla valorizzazione delle funzioni educative familiari. Ha permesso di riconoscere i bisogni peculiari di ogni figlio e il diritto di essere protagonista del processo di formazione del proprio essere. La traduzione dell’education progressive inItalia tarda ad arrivare, ma nonostante ciò rimane un testo originale. I riferimenti ad uno stile educativo sereno, attento ai progressi educativi fin dalla prima infanzia, alla formazione interiore della personalità, sono rintracciabili anche in autori successivi provenienti da ambiti culturali differenti. Si ricordano le sorelle Agazzi, Maria Montessori. Johan Friedrich Herbart Nasce in Germania nel 1776, é figlio unico, riceve la prima educazione in famiglia da precettori. Nel corso dei suoi studi conosce Fichte E diviene suo discepolo. Nel 1796 vive una profonda crisi intellettuale che lo conduce ad assumere un atteggiamento critico rispetto ad alcune sue posizioni filosofiche; Nel 1806 pubblica la pedagogia generale derivata dal fine dell’educazione. La pedagogia di Herbart rappresenta la realizzazione più compiuta dei fini posti dall’etica filosofica e dall’applicazione dei mezzi forniti dalla psicologia.. La necessità di servirsi di una teoria pedagogica da parte di chi esercita il compito dell’educatore è fondamentale, dunque, non c’è educazione laddove non ci sia un lavoro spirituale che si applichi sia all’osservazione sensibile ma, anche allo studio sui libri. La nuova pedagogia deve prendere in considerazione, secondo l’autore, almeno tre aspetti salienti: 1) l’educabilitá del soggetto; 2) il significato psicologico dei mezzi educativi e di insegnamento; 3) L’efficacia dal punto di vista psicologico degli ambienti educativi. L’approccio epistemologico tracciato dall’autore ha contribuito al superamento della vecchia pedagogia fondata sullo sforzo dell’allievo. Secondo Herbart, l’educazione è un’arte, un esercizio di un insieme complesso e ramificato di abilità finalizzate alla formazione dell’allievo. Il buon educatore è dotato di una particolare vocazione e preparazione sia sul fronte scientifico che pratico. Dovrà farsi intermediario fra la teoria e la pratica, anticipare i risultati dell’intervento o di una riflessione psicologica, risolvere le difficoltà e far fronte agli imprevisti. Il problema educativo dovrà essere trattato prendendo in considerazione i fini posti dall’etica, e i mezzi forniti dalla psicologia. Legati alla necessità di comprendere analizzare l’azione educativa in termini di prodotto Esigenza di disvelare gli elementi che vedono il compimento di un processo di formazione spirituale In riferimento a questo aspetto, secondo Herbart, il governo si esercita sui fanciulli nelle vesti di vigilanza equilibrata e disciplinante. Può e deve essere affidato a persone diverse da quelle che si occupano specificamente della formazione intellettuale. Mezzi esteriori del governo: Strumenti vivi del governo: Minaccia e sorveglianza Autorità e amore Un elemento indispensabile per promuovere una valida relazione educativa e, secondo Herbart, é l’elevata sensibilità e la capacità di gioire e di compartecipare emotivamente da parte dell’educatore. La promozione di una relazione educativa che nel suo essere ferma e lineare permette all’allievo di percepirla come una sorta di base sicura indubitabile. L’istruzione educativa come metodo L’esperienza costituisce la base di partenza per produrre conoscenza. Il compito dell’opera educativa è quello di allargare gli orizzonti di conoscenza mettendo di fronte all’allievo oggetti lontani nello spazio che non sono potuti entrare direttamente il rapporto con lui. Herbart definisce l’educazione intellettuale “istruzione educativa“ Adottare un agire educativo che parta dall’esperienza e che crei la base di produzione di una pluralità di interessi. L’istruzione così concepita diviene la condizione necessaria dell’educazione in quanto processo, finalizzata a garantire all’allievo un ventaglio di possibilità che gli consentono di orientare il suo agire e la sua buona volontà nello scegliere il bene e rifiutare il male. Quali sono le tappe che è un buon educatore deve rispettare? Approfondimento, riflessione. Vertiefung Besinnung Rappresentano i presupposti teorico- metodologici essenziali che una buona azione educativa è chiamata a garantire. Procedendo con ordine le tappe concrete che l’educatore deve far compiere allo spirito dell’educando sono suddivise in momenti: 1) I momenti che riguardano il processo di approfondimento sono: chiarezza e associazione. 2) il secondo momento si realizza quando si collegano tra loro elementi già interiorizzati, in questo processo il ruolo dell’educatore risulta fondamentale soprattutto per quei soggetti che hanno trascorso molto tempo senza alcun aiuto spirituale. Ponendo attenzione al processo di riflessione, la prima delle successive tappe indicate da Herbart è il sistema o ordine sistematico che permette di collocare ogni elemento all’interno di un tutto ordinato e stabile; sarà utilizzato dalla riflessione per scoprire elementi nuovi. Questa struttura, per Herbart, prende il nome di metodo e costituisce il momento decisivo di applicazione e di generalizzazione delle conoscenze acquisite. Programma didattico Organizzazione delle occasioni di valore educativo e di formazione. Tra gli altri elementi di assoluta centralità abbiamo: - esigenza di risalire cronologicamente dall’antichità ai tempi moderni; - uno studio completo della matematica e con numerose applicazioni. - gli studi eterogenei che Herbart colloca nella terza serie, la storia naturale, la geografia, le narrazioni storiche. La morale intesa come elemento unificante della personalità umana é il fine dell’educazione e il criterio guida della nuova scienza pedagogica il quale non è semplicemente corpo. Un ulteriore elemento di assoluta centralità pedagogica è rappresentato dalle indicazioni fornite rispetto agli stili di insegnamento e di apprendimento —> l’insegnante deve adattarsi alle circostanze, agli allievi, al suo proprio temperamento. L’unica sua preoccupazione deve essere quella di interessare, di tenere desta l’attenzione. Vista la difficoltà nell’attuare ciò, bisogna permettere all’allievo opportune interruzioni delle lezioni affinché l’interesse ancora vivo non venga soffocato o compromesso dalla stanchezza. = = un Antonio Rosmini Nasce a Trento nel 1797 da una famiglia benestante della quale sarà erede principale dopo la morte del padre. La sua fama di studioso si diffonde dentro e fuori gli ambienti ecclesiali. Muore nel 1855 Il corpus delle opere di Rosmini spazia in molti campi del sapere. Alla base del suo sistema ci sono una teoria della conoscenza, una metafisica e un ontologia, tra loro collegate. Per Rosmini l’essere si manifesta in tre forme: 1) la realtà dell’essere; 2) la moralità dell’essere; 3) l’idea dell’essere. Le opere di Rosmini hanno un fine pedagogico, nel 1821 scrive la lettera sopra il cristiano insegnamento e indica alcune qualità del buon maestro. Nel 1823 scrive dell’educazione cristiana, considerata il primo scritto pedagogico di un certo spessore di Rosmini, anche questo lavoro ha come oggetto l’educazione cristiana e l’educatore viene descritto come colui che tiene ai fanciulli a lui affidati. Nel 1825 scrive il saggio sull’unità dell’educazione: Rosmini individua nell’educazione delle nuove generazioni uno dei più potenti mezzi che la società ha per preservarsi da guerre e divisioni e per garantire ai popoli un futuro di pace e serenità. Per fare ciò vengono individuati i tre principi: 1) l’educazione deve essere attenta alla dimensione religiosa, 2) l’educazione deve essere unitaria attraverso: l’unità del fine educativo, l’unità delle dottrine che vengono trasmesse le nove generazioni, l’unità del metodo di insegnamento; 3) Rosmini auspica una complementarietà tra educazione pubblica ed educazione familiare. L’educazione non può essere standardizzata ma deve essere personalizzata. Il primo tratto fondamentale della pedagogia di Rosmini è la gradualità. Altro aspetto fondamentale è il concetto di intellezione: ogni atto della mente, che abbia il termine un’idea. Per ordine Rosmini intende ciò che struttura sia la realtà delle cose sia la capacità riflessiva dell’essere umano. Gli ordini di intellezione, cioè del conoscere, rimandano: - all’idea dell’essere; - alla mente; - all’ordine della realtà; - alla corporeità. La mente, il corpo e la libertà umana sono il microcosmo nel quale si realizza la sintesi perfetta tra l’ordine dell’essere e l’ordine del conoscere. Questo microcosmo è collocato nel macrocosmo nel quale si pone la domanda fondamentale del rapporto tra l’essere finito e l’essere infinito. La stessa gradualità che si riscontra negli ordini delle intellezioni si ritrova negli ordini delle affezioni, delle riflessioni, delle cognizioni, che sono gli elementi del processo conoscitivo della persona umana. Il secondo tratto fondamentale della pedagogia di Rosmini é l’importanza del linguaggio che insieme al riso sono indizi fondamentali nello sviluppo del bambino. La loro importanza è dovuta al fatto che segnano i primi passaggi da un ordine ad un altro. Attraverso il linguaggio il bambino unisce le intellezioni con le affezioni elaborate a partire dalla realtà dell’oggetto. Il terzo tratto fondamentale è una dimensione preventiva: essere una pedagogia preventiva dell’interiorità. Herbert Spencer Nasce nel 1820 in Inghilterra. Viene istruito privatamente dal padre, un maestro seguace delle teorie di Pestalozzi e si forma da autodidatta. Muore nel 1903. La psicologia Nell’ opera Principles of psychology, Spencer in prima la psicologia impronta biologica, considerando il fenomeno psichico come un processo di adattamento dell’organismo all’ambiente. Spencer riprende la tesi lamarkiana in base a cui la mutazione è vantaggiosa, trasmessa per via ereditaria discendenti, permette la sopravvivenza di coloro che si adattano in maniera migliore all’ambiente, secondo un piano progressivo e costante. Per il positivista inglese, le categorie spaziotemporali, insieme agli schemi logici generali, preesistono nel sistema nervoso, grazie ai fattori ereditari. Le esperienze accumulate nel lungo processo evolutivo favoriscono la costruzione di strutture universali e permanenti. Successivamente le attività psichiche superiori si evolvono gradualmente fino ad arrivare ad istinti sempre più complessi e differenziati in risposta alle diverse situazioni ambientali. Spencer sostiene la funzionalità dei processi mentali e biologici in rapporto all’ambiente La teoria psicologica di Spencer ha implicazioni nella sua concezione pedagogica, in cui viene espressa una visione naturalistica e funzionali stica dell’educazione, basata sulla centralità dei bisogni. Il compito dell’educazione è quello di attivare un percorso di sviluppo delle risorse e capacità individuali, partendo dai bisogni fondamentali del bambino che costituiscono la molla per l’azione: lo sviluppo psichico sta alla base dell’apprendimento che si attiva dall’interno verso l’esterno. Il processo educativo si svolge attraverso l’attivazione di risorse latenti che rapportati all’ambiente, tendono a raggiungere uno stato di benessere. Tutte quelle gratificazioni estrinseche, presenti nelle pratiche scolastiche come premi, punizioni non sono ritenute giustificabili, in quanto l’alunno deve trovare la propria ricompensa nel raggiungimento di uno scopo, tramite l’esperienza. Educazione = Processo auto-regolativo che procede attraverso l’interazione continua con la natura, trovando in essa sia il suo riferimento che il suo limite. Come per Rousseau, anche per Spencer, non si devono forzare i tempi dell’apprendimento, ma occorre seguire la maturazione dello sviluppo naturale del soggetto. da Rousseau, Spencer non condivide la bontà originaria della natura umana, in quanto è presente quella componente aggressiva del comportamento, selvaggia. L’educazione del fanciullo deve accordarsi con l’educazione del genere umano considerata storicamente. Sul piano didattico, é necessario favorire l’espressione di quelle attività infantili che appaiono essere il residuo dell’esperienza dell’uomo primitivo: cucinare il cibo, esplorare la natura. Questa legge deve essere tenuta presente dall’educatore, che dovrà mettere l’educando a contatto con tutte quelle risorse presente nell’ambiente naturale, in modo che possa portare a frutto quel patrimonio individuale che la natura gli ha consegnato. Lo scopo dell’educazione è quello di preparare l’educando ad un’esistenza completa. Attività che dovranno essere presenti nel curriculum formativo: 1) attività che servono alla propria conservazione (educazione fisica, igiene, alimentazione); 2) attività che provvedono alle necessità della vita (matematica, fisica, chimica, biologia); 3) attività che hanno come scopo l’allevamento e l’educazione della prole (psicologia, pedagogia); 4) attività che si occupano di mantenere i corretti rapporti sociali e politici (storia, sociologia); 5) attività molteplici che sviluppano la dimensione piacevole della vita (discipline artistiche ed estetico letterarie) L’educazione alla vita reale porterà ad un miglioramento della società, con la formazione di cittadini in grado di autogovernarsi ≠ Spencer è l’erede del liberalismo e del riformismo anglosassone. Il rapporto individuo-società è considerato dal filosofo inglese in continuità con il rapporto individuo-natura. Spencer individua nella lotta per la vita e nella sopravvivenza del più adatto le categorie dinamiche del progresso, ritrovate nella natura stessa.; grazie ad essa la storia e la società vengono ricondotte alla natura, consentendo lo sviluppo progressivo dall’omogeneo all’eterogeneo: in questo modo si realizzerebbe un’armonia ed equilibrata corrispondenza tra organismo e ambiente. L’educazione fondata sull’autogoverno, avrà come esito naturale, lo sviluppo di una società armonica. Le teorie pedagogiche di Spencer ebbero una certa notorietà, sia in Europa che gli Stati Uniti ed ebbe una forte diffusione anche in Italia a partire dagli anni 70 dell’ottocento. La pedagogia di Spencer viene condivisa dall’antropologo Giuseppe Sergi, del quale sarà allieva Maria Montessori: Sergi riprende da Spencer il concetto di comportamento adattivo, in quanto le condizioni biologiche e psichiche procedono in termini aggiustativi nei confronti dell’ambiente. Con gli anni 20, assistiamo al declino della notorietà di Spencer in Italia, attaccato con forza dai neo-idealisti, mentre, sotto la dittatura, le sue opere scompaiono dai cataloghi degli editori, essendo incompatibili con l’ossessione del regime per il ruolo dello Stato e la negazione dell’libertà individuali. Émile Durkheim Nasce nel 1858, a Épinal Da una famiglia di ebrei praticanti, che si trasferisce a Parigi, a seguito della guerra franco-prussiana. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, cade in uno stato di grave depressione a causa della morte del suo unico figlio sul fronte balcanico. Muore a Parigi nel 1917 a causa di un ictus. Le teorie di D. sono rappresentative di un momento di transizione tra 19º e 20 secolo per quanto riguarda l’analisi sociologica dei processi relativi alle istituzioni scolastiche-educative. Il suo obiettivo è quello di fondare lo statuto scientifico della sociologia attraverso la chiarificazione metodologica degli strumenti utilizzati, la verifica di risultati. Egli intende rendere autonoma la sociologia d’ogni concezione filosofica. Durkheim dà inizio agli studi sulla sociologia dell’educazione, che assume il carattere di una scienza analitico-descrittiva. Essa mira investigare l’educazione, mostrando così il nesso dei fenomeni educativi con una determinata situazione storico-sociale. Educazione come fenomeno sociale diffuso e permanente, processo continuo che avviene in ogni istante. Il sociologo francese ritiene altresì fondamentale avvalersi all’apporto della statistica, ponendo l’esempio della statistica scolastica. Nell’education morale, ribadisce la centralità dell’educazione come connettivo sociale, in quanto ha sempre avuto il ruolo di trasmettere i valori portanti di una determinata società, attraverso un’opera di socializzazione. Il sociologo francese distingue: Educazione Pedagogia Svolge un’azione continua e di lunga durata Si contraddistingue nel corso della storia come intermittente, in quanto espressione teorico pratica sui modi e sulle forme assunte dall’educazione. Durkheim sostiene anche che la scuola sia un’invenzione relativamente recente e ritiene indispensabile l’apporto della storia dell’educazione e dell’insegnamento, in continuo raffronto con il costituirsi delle teorie pedagogiche. Ma la scienza dell’educazione è per D. ancora ad uno stadio interamente da costruire, anche perché le altre discipline (sociologia e psicologia) a cui dovrebbe far riferimento sono ancora ben poco progredite. ≠ Comincia a pubblicare i suoi primi significativi scritti fra otto e novecento, è interessante notare come in Italia l’idea di L. riscossero l’attenzione di alcuni esponenti della cultura laica come Giovanni gentile. Se attorno alle tesi filosofico-religioso di Laberthonnière si sono accese vivaci controversie, diffuso e generale è stato il consenso riscosso dal suo pensiero pedagogico. Gentile riteneva che l’oratoriano avesse pienamente ragione nel risolvere l’antinomia fra l’autorità del maestro e la libertà dell’allievo ricorrendo alla carità. Antonio Gramsci La vita di Antonio Gramsci si può dividere in tre parti: 1) gli anni della prima formazione in Sardegna; 2)la sua maturazione completa e il suo impegno politico nell’Italia continentale; 3)l’esperienza carceraria. Soffermarsi sul profilo biografico dell’autore essenziale per mettere a fuoco Gramsci. Nasce a gennaio del 1891, è il quarto di sette figli. Antonio ha solo sette anni quando il capo famiglia viene condannato per irregolarità amministrative e proprio per questo è costretto a interrompere gli studi. Eletto nel parlamento italiano nel 1924, può prendere parte a poche sedute: l’arrivo del fascismo costringe alla clandestinità la vita del partito e Gramsci, insieme ad altri compagni viene arrestato nello stesso anno è processato dal tribunale speciale che con oltre vent’anni di reclusione. Morirà a 46 anni. L’opera di Gramsci é consegnata a 33 quaderni dal carcere e alle oltre 500 lettere dal carcere, inviate ai familiari nel corso degli anni in prigionia. I concetti di pedagogia educazione assumono connotazioni originali e ampie. Ricostruire la pedagogia di Gramsci significa muoversi all’interno di una stratificazione che ha alla sua base la vita stessa dell’autore: la sua auto formazione. 1) Egli è prima di tutto educatore di se stesso; 2) lo studio come esigenza vitale e la condizione carceraria possono costituire una seconda espressione della pedagogia di Gramsci: leggere è un requisito fondamentale per alimentare la vita interiore, scrivere serve per sopravvivere e resistere all’oppressione. Gramsci cerca nell’educazione interiore uno studio che andasse oltre l’erudizione in quanto tale. 3) una terza educazione è quella che egli assegna all’indagine sulla formazione dello spirito pubblico in Italia cioè una ricerca su intellettuali e sulla questione meridionale.. I quaderni devono essere considerati come una forma di pedagogia civile che avrebbe messo gli italiani di fronte un progetto di analisi storica delle proprie debolezze, da un lato e della provincia dall’altro. 4) il quarto piano è quello di costruire una pedagogia facendo leva sul partito come vera e propria scuola in grado di promuovere un’idea radicale di formazione. Antonio Gramsci è stato giornalista, intellettuale, traduttore, storico ma anche educatore e pedagogista egli crede all’educazione come a un avere propria antitesi al pensiero dominante. educatore perché pone al centro della sua riflessione l’idea della direzione e del dominio che il proletariato avrebbe dovuto esercitare per diventare classe dirigente. La conquista e/o la conservazione dell’egemonia = un termine rivendicato da Gramsci che si unisce al tema del principio di autorità e alla sua crisi. La società civile è per Gramsci il luogo per eccellenza della lotta per l’egemonia: in questa cornice lo Stato non può esistere senza di essa e gli intellettuali e la sua cultura agiscono per instaurare un modello di organizzazione sociale. É Soprattutto l’attività scolastica che si pone come strumento per il conseguimento il mantenimento dell’egemonia. La pedagogia per l’autore dei quaderni non si esercita solo nelle istituzioni scolastiche ma, esiste un rapporto pedagogico tra ceti intellettuali o no, tra governanti e governati, tra dirigenti e diretti. ogni rapporto di egemonia è un rapporto pedagogico } All’inizio del 900, nelle varie concezioni della scuola, il pensiero di Gramsci appare alternativo. Per Gramsci la scuola è lo strumento per elaborare gli intellettuali di vario grado partendo dal presupposto che tutti gli uomini sono intellettuali ma non tutti hanno nella società la funzione di quest’ultimi. Gramsci propone la nascita di una scuola unica di cultura generale, umanistica e formativa che rinunciando ad ogni connotazione aristocratica pone fine alla distinzione tra una scuola per le classi dominanti e una per gli intellettuali. Egli elabora anche un metodo didattico in cui si colgono le conseguenze dell’esperienze associative giovanili, ispirata alle attività collettive di studio, discussione di critica. Per sfuggire ad ogni tentazione classista, l’intera educazione e formazione delle nuove generazioni deve essere pubblica. Gramsci sposa l’idea di una scuola creativa più che attiva che vada conformare l’educando a un fine e intendendo l’educazione come un atto di critica al senso comune e non imposizione è obbedienza passiva. Sigmund Freud Nasce a Moravia nel 1856, in una famiglia di ebrei trasferitasi a Vienna quattro anni dopo. Si laurea alla facoltà di medicina, nel 1885 si trasferisce a Parigi dove segue le lezioni sull’ipnosi. Freud si trasferisce di nuovo in Francia nel 1889 e una volta rientrato definitivamente in patria, si dedica allo studio dell’isteria e iniziano qui gli studi che portarono alla nascita della psicoanalisi. Successivamente le idee di Freud si diffondono rapidamente in Europa e negli Stati Uniti. Le questioni pedagogiche sono sempre state al centro della psicoanalisi, al punto che Freud torna costantemente, in gran parte delle sue produzioni sul carattere educativo della terapia e sulla necessità di riscrivere gli elementi portanti dell’educazione alla luce delle scoperte dell’analisi. Sin dall’Interpretazione dei sogni i pensieri inconsci che cercano di emergere durante il sonno sono ricondotti ai desideri della sessualità infantile che sono stati oggetto della rimozione. Tale sessualità infantile, secondo Freud, è in origine spiegata attraverso un trauma: questa teoria della seduzione è stata sconfessata dallo stesso nel 1897. Agli inizi del nuovo secolo, il successo del metodo psicoanalitico è immediato e per questo motivo Freud interviene per delineare i confini epistemologici ed evitare eventuali abusi. Nei tre saggi sulla teoria sessuale, Freud definisce la sessualità infantile come perversa e polimorfa, perché è del tutto autonoma e multiforme rispetto al carattere riproduttivo tradizionalmente riconosciuto alla funzione sessuale. La normalità dell’adulto è concepita come una conquista raggiunta a fatica e costantemente minacciata o arricchita da residui della sessualità infantile. L’educazione è uno dei mezzi con i quali la società effettua la trasformazione inibitoria dei singoli soggetti: quando la rimozione é lieve, l’individuo si esprime attraverso la perversione, quando la rimozione è stata eccessiva emergerà sottoforma di nevrosi. sono il testo fondatore del pansessualiamo freudiano in cui tutto o quasi è collegato alla sessualità infantile, compresi quei processi affettivi più intensi, perfino quelli terrificanti che si verificano durante la vita scolastica. (l’angoscia di essere esaminato, la tensione per un compito di soluzione difficile) . Il comportamento dei fanciulli a scuola, che così enigmatico per gli insegnanti, merita di essere posti in relazione con la loro incipiente sessualità. L’auspicio, per Freud, è quello di preparare gli educatori ad una migliore conoscenza dello sviluppo infantile. Ritiene che l’educazione si sviluppi dalla necessità sociale di superare il principio di piacere, al fine di sostituirlo con il principio di realtà. L’educatore sostiene questo processo attraverso premi d’amore al discente il quale non deve essere trasformato in un bimbo viziato! questa relazione educativa è diversa alla relazione di transfert che dimostra in che misura l’apprendimento sia debitore verso il docente che durante il percorso scolastico, veicola i saperi impartiti attraverso la relazione con la propria persona. Nel disagio della civiltà, 1929, la visione freudiana dell’educazione si allontana dalla visione illuministica dei tre saggi sulla sessualità, lasciando spazio alla centralità del senso di colpa, definito come il problema più importante dell’incivilimento. L’opera è una denuncia all’etica super-egoistica che nella civiltà domina sulla reale costituzione psichica dell’essere umano. L’applicazione della psicoanalisi all’educazione deve essere limitata al controllo delle pulsioni. Anton Semënovič Makarenko Nasce nel 1888 in Ucraina, nella famiglia di un operaio delle officine ferroviarie. Dopo aver frequentato un seminario di pedagogia, assiste il maestro di una scuola del posto per poi entrare nell’Istituto magistrale di Poltava. La sua è una vocazione pedagogica e parallelamente al suo impegno nel campo dell’istruzione popolare, grazie alla sua esperienza in questa colonia, elabora e diffonde il suo metodo attivo per l’educazione dei bambini difficili. Fra le sue opere principali abbiamo tre romanzi pedagogici: ~ il poema pedagogico; ~ la marcia dell’anno 30; ~ bandiere sulle torri. Morì improvvisamente nel 1939. M. diventa maestro in un contesto culturale caratterizzato da un grande rinnovamento in campo pedagogico: dopo l’avvento del nuovo regime sovietico già in qualità di direttore della scuola, organizza il lavoro agricolo degli alunni e l’appezzamento di terreno annesso alla scuola. Mentre la guerra civile volge al termine, M. collabora con l’amministrazione locale del commissariato del popolo per l’istruzione e diventa direttore della colonia per minori devianti, responsabili di reati. Questi minori sono considerati fino a quel momento come moralmente deficienti e costituiscono un problema educativo che la riforma sovietica cerca di affrontare con una progettualità educativa nuova rispetto al passato. La colonia è situata nei pressi di Poltava é in preda al caos e il personale é sprovvisto di una formazione speciale per far fronte ai casi difficili e violenti. M. mette tutti al lavoro, sperimentando i principi dell’educazione attiva delle scuole nuove; affiancato da due maestre e qualche aiutante, si cimenta con questo difficile compito di rieducare i bambini senza controllo dal passato segnato da povertà, fame e mancanza di cure parentali. La fiducia di M. nell’educabilità di questi bambini e adolescenti lo distingue fin da subito per la sua umanità. In qualche anno vi vengono accolti 120 bambini e adolescenti in età compresa tra i 10 e 18 anni. M. si rivela sei critico nei confronti della pedagogia e in particolare delle concezioni di Pestalozzi e Russeau: ritiene che la pedagogia sia mal strutturata e addirittura una cosa da ciarlatani. Il suo metodo si sviluppa dalla prassi quotidiana, articolandosi in un processo dialettico continuo senza dogmi, di una relazione educativa nuova, che può condurre il singolo portandolo a riconoscersi nel collettivo e nei suoi valori di solidarietà, disciplina e responsabilità sociale nei confronti dei compagni. Dopo un primo periodo di insuccessi e di episodi ripetuti di disobbedienza da parte dei ragazzi, M. ricorre per la prima volta alle punizioni fisiche con un adolescente indisciplinato che rifiuta di recarsi nel bosco in cerca di legna per la colonia. L’educatore sostiene che finché non è stato creato il collettivo con i suoi organi l’educatore ha il diritto e il dovere di non rinunciare alla costrizione, la minaccia di espulsione è un’altra strategia di persuasione morale alla quale ricorre per creare la solidarietà di gruppo. Il futuro pedagogista si dedica uno studio di carattere interdisciplinare che prende in considerazione non solo la pedagogia e l’educazione, ma anche l’economia politica e la sociologia. Come educatore, si rende conto che necessita di strategie di intervento individuale e di gruppo. Per la correzione individuale ricorre a nuovi principi, definiti “stimoli”, capaci di far superare i momenti di crisi. Spirito di obbedienza del singolo e coesione del collettivo diventano aspetti fondamentali del suo metodo Nel romanzo Il poema Pedagogico, descrive l’esperienza della colonia Gor’kij. Impiega circa 10 anni per scrivere quest’opera.la narrazione della storia della colonia e quella di un processo pedagogico in corso nel quale comportamenti individuali vengono i corretti nell’interesse comune del collettivo. Makarenko concepisce l’educazione verso il collettivo e attraverso il collettivo. All’interno della scuola della colonia, per qualche anno, M. adotta la didattica attiva che richiede la formazione di gruppi di studio. Partecipazione attiva degli alunni alla gestione della colonia / Giudizio dei compagni sono altri due elementi fondamentali del suo metodo.