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Maurizio Ferrera Le politiche sociali Il Mulino, Bologna, 2019, Appunti di Sociologia

analisi delle politiche sociali e del welfare state, analisi della politica pensionistica, politica del lavoro, politica socio assistenziale, politica sanitaria del libro Maurizio Ferrera Le politiche sociali Il Mulino, Bologna, 2019

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 11/11/2022

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Scarica Maurizio Ferrera Le politiche sociali Il Mulino, Bologna, 2019 e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! 1. L’ANALISI DELLE POLITICHE SOCIALI E DEL WELFARE STATE analisi politiche pubbliche: è lo studio di come, perché e con quali effetti i sistemi politici(governi) perseguono certi corsi di azione per risolvere problemi di rilevanza collettiva. analisi delle politiche sociali: è lo studio di un sottoinsieme di corsi d’azione finalizzati a risolvere problemi di natura sociale, per il benessere(welfare) dei cittadini. Il termine ben-essere richiama i seguenti problemi relativi ai cittadini: condizioni di vita risorse a disposizione nel loro ciclo di vita(=fasi dell’esistenza) opportunità l’obbiettivo delle politiche sociali è di risolvere questi tipi di problemi Le politiche sociali sono corsi di azione volti a : 1.definire norme, standard e regole relative alla distribuzione di alcune risorse e opportunità ritenute rilevanti per le condizioni di vita e quindi meritevoli di essere garantire dallo stato(per contribuire a libertà, equità,solidarietà e sicurezza)—essere cittadino=godere di diritti civili e politici ma anche sociali(es. Ottenere risorse come la pensione oppure fruire servizi come ad esempio la sanità) 2.organizzare direttamente la produzione ed erogazione di queste risorse(es. Schemi previdenziali, servizi sanitari..) concetto di bisogno: connota o una mancanza(es. Salute) e un rimedio(un qualcosa che sopperisce al deficit come ad esempio l’assistenza sanitaria) concetto di rischio: indica l'esposizione a determinate eventualità che possono accadere(es. Malattia, disoccupazione)-- quando si verificano, producono effetti negativi generando bisogni bisogni e rischi sono due sfide per le condizioni di vita degli individui che possono essere fronteggiate ricorrendo a risorse e opportunità del mercato(sopratutto nel mondo del lavoro –reddito), della famiglia e dei corpi intermedi(soprattutto 3 settore) le politiche sociali forniscono protezione sociale(concetto chiave)ai cittadini rispetto a panieri codificati di rischi e bisogni che riflettono le caratteristiche di una data società(es. Struttura demografica, tradizioni ideologiche e culturali,forme di organizzazione economica..) GLI ATTORI : Stato, attori pubblici e non-pubblici. Lo stato incide nell’ambito di politiche sociali sia in modo diretto(distribuisce risorse e servizi-opportunità) che indiretto(disciplina l’operato dei soggetti non-pubblici es. Diritto del lavoro) come organizziamo i vari attori(stato,mercato,famiglia,associazioni intermedie)? Con il diamante del welfare dove in alto abbiamo lo stato perché svolge un ruolo predominante e sovraordinato in quanto è il contenitore di tutti i processi di produzione di benessere e perché è il regolatore sovrano di questi processi. I bordi esterni del diamante rappresentano i confini territoriali del sistema di welfare di un paese:filtro tra cittadini(aventi diritto) e non-cittadini(non aventi diritto). Tutti i cittadini dell'UE hanno dritto di libertà di movimento e di accesso alla protezione sociale di tutti gli stati aderenti all'UE; per i cittadini extra-comunitari sono i governi a decidere chi può accedere al welfare. Le politiche sociali che rispondo a rischi e bisogni più importanti: -pensionistiche: rischio perdita capacità lavorativa e dunque sicurezza economica(vecchiaia, invalidità,morte) -sanitarie:rischio di malattia e bisogni sanitari connessi -del lavoro: rischio di disoccupazione. Mirano a regolare il mercato del lavoro, promuovendo incontro domanda e offerta(servizi per l’impiego,politiche di formazione) -di assistenza e servizi sociali: ventaglio più sfumato di rischi e bisogni(perdita autosufficienza, abitazione, servizi per le famiglie, assegni familiari...) queste 4 politiche fondamentali mirano a promuovere l'inclusione sociale nelle democrazie contemporanee, le politiche sociali costituiscono un sistema relativamente integrato di politiche pubbliche e questo sistema di politiche sociali denota il welfare state un insieme di politiche pubbliche connesse al processo di modernizzazione(inquadramento storico e carattere dinamico)tramite le quali lo stato fornisce ai propri cittadini protezione contro i rischi e bisogni prestabiliti, sotto forma di assistenza, assicurazione o sicurezza sociale(natura sociale delle politiche del welfare)introducendo fra l’altro, specifici diritti sociali nonché specifici doveri di contribuzione finanziaria(elemento istituzionale:diritto e doveri) dal punto di vista storico il welfare nasce verso la fine del XIX secolo come risposta alla nuova configurazione di rischi e bisogni originata dalle dinamiche di modernizzazione(es. Industrializzazione, urbanizzazione…). L’introduzione dei diritti sociali è stata un’innovazione di vasta portata dello stato moderno, ciò ha infatti costituito non solo un'estensione funzionale(stato assume nuovi compiti-funzioni) ma una trasformazione della natura,della legittimità e della logica di funzionamento dello stato(che influisce su economia,consenso sociale…)---Ci sono 3 diversi modelli delle politiche sociali ovvero: 1.assistenza—interventi a carattere condizionale e discrezionale finalizzati a rispondere in modo mirato a specifici bisogni individuati o categorie di bisognosi(es. Poor laws) Le prestazioni sono subordinate all’accertamento da parte dell’autorità pubblica di 2 condizioni: -bisogno individuale manifesto(es. Disagio abitativo,non autosufficenza) -prova dei mezzi: accertamento dell’assenza di risorse per farvi fronte autonomamente Forma di protezione selettiva (rispetto alle condizioni di bisogno e reddito) e residuale (rispetto alle capacità di risposta individuale o famigliare) 2. assicurazione sociale(obbligatoria)---intervento pubblico imperniato sull’erogazione di prestazioni semi-standardizzate(sulla base di precisi diritti/doveri individuali). Costituisce il nucleo centrale del moderno welfare state. Gli schemi assicurativi obbligatori erano strumenti per condividere i rischi tra categorie più o meno omogenee tra lavoratori→ciascun assicurato apriva una specie di conto individuale, in cui versava dei contributi→quando subiva un danno previsto (infortunio, malattia, vecchiaia), il lavoratore riceveva una prestazione (economica) commisurata ai contributi versati (è il titolo fondamentale per la fruizione di benefici) 3.Sicurezza sociale---schema di protezione obbligatorio caratterizzato da: -copertura universale (estensione a tutti i cittadini) -prestazioni uguali per tutti -assenza di collegamento tra fruizione di benefici e partecipazione specifica al loro finanziamento (fiscalità generale) La traiettoria evolutiva del welfare state europeo è suddivisa in diverse fasi: 1. INSTAURAZIONE (1880-1915) PRIMA ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA -Assistenza ai poveri basata su interventi occasionali,su base (prevalentemente) locale -Elemosina concesse a persone ritenute immeritevoli offre prestazioni standardizzate, fondate su precisi diritti individuali, su base (prevalentemente) nazionale -condizioni di accesso -ampiezza e caratteristiche dei destinatari -modalità di finanziamento e di amministrazione Modelli universalistici (beverigeriani)---guardare descrizione sopra - era più importante il chi, invece di quanto e come Modelli occupazionali(bismarkiani)---guardare descrizione sopra - prima metà del XX sec. Durante la fase espansiva (1945-1975), sono diventate rilevanti anche le dimensioni del quanto e del come. In questa fase si è affermata una nuova differenziazione tipologica → il contributo più importante è di Gøsta Esping-Andersen che individua tre regimi di welfare, consolidatisi in questo periodo che rispondono a due diverse domande(dimensioni): -demercificazione: in quale misura le politiche sociali offrono ai lavoratori opportunità e risorse per contrastare la loro dipendenza dal mercato? -destratificazione: in quale misura le politiche sociali riescono a creare una comunità di eguali, azzerando le differenze di reddito e classe? I tre regimi si differenziano in modo rilevante lungo queste due dimensioni, riconducibile a dinamiche di natura socio-politica: 1. regime social-democratico : egemonia del movimento operaio, dei sindacati, dei partiti di sinistra; SCHEMI FORMULE DI CALCOLO DESTINATARI SCOPO universalistici di sicurezza sociale con alti standard di prestazione generose, a somma fissa, finanziamento con fiscalità generale tutti i cittadini il welfare state mira a marginalizzare l’importanza del mkt come fonte di risposta a bisogni e rischi sociali -Demercificazione: alta (dipendenza dal mkt è molto attenuata) -Destratificazione: alta (tutti beneficiano) 2. regime conservatore-corporativo : peso delle tradizioni corporative, egemonia dei partiti moderati-conservatori (espressione del ceto medio); SCHEMI FORMULE DI CALCOLO DESTINATARI SCOPO schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale collegate a contributi e/o a retribuzioni lavoratori adulti maschi capofamiglia enfasi sulla sussidiarietà degli interventi pubblici: lo stato interviene solo se i bisogni non trovano risposta a livello individuale, famigliare o di associazioni intermedie -Demercificazione: media (dipendenza dal mkt è attenuata ma non annullata) -Destratificazione: medio-bassa (differenze di status, classe, genere) 3. regime liberale : egemonia della borghesia capitalistica e delle dottrine liberiste SCHEMI FORMULE DI CALCOLO DESTINATARI SCOPO misure di assistenza basate su prova dei mezzi schemi circoscritti, formule poco generose bisognosi, poveri, lavoratori a basso reddito il welfare incoraggia il ricorso al mkt in modo passivo (minima interferenza e regolazione per mkt lavoro) e attivo (incentiva ricorso a schemi assicurativi privati) -Demercificazione: bassa (forte dipendenza dal mkt) -Destratificazione: dualismo tra welfare dei poveri e welfare dei ricchi L’analisi dei paesi del Sud Europa consente di individuare un quarto regime distinto, il quale nelle prime fasi (instaurazione e consolidamento) ha seguito la via bismarckiana; mentre nella fase espansiva, si è scostato dal modello conservatore-corporativo nei trasferimenti (es., pensioni, indennità disoccupazione, etc.) → dando vita a un sistema di protezione dualistico e polarizzato (con prestazioni generose per alcune categorie [dipendenti pubblici e di grandi aziende], già protette rispetto alla stabilità del posto di lavoro) e rilevanti lacune per altre categorie (precari, autonomi, dipendenti di piccole imprese, stagionali). Infine, tra la fine della fase espansiva e l’inizio della crisi, questi paesi hanno introdotto un secondo rilevante scostamento dal sentiero bismarckiano: il servizio sanitario nazionale (vocazione universale, basato su diritto di cittadinanza) In sostanza, usando i concetti di Esping-Andersen, il regime dell’Europa meridionale è caratterizzato da: -demercificazione: sbilanciata → moltissimo ad alcuni, poco o nulla ad altri -destratificazione: bassa e tende a produrre nuove differenziazioni segmentando i cittadini in insider (titolari di spettanze forti) e outsider (privi di spettanze) Più recentemente si è osservata una quinta Europa sociale: i paesi ex-comunisti dell’Europa centro-orientale dove i welfare state si presentano come sistemi ibridi: -universalismo (copertura, formule di prestazione) -particolarismo (accessi e qualità filtrate dall’appartenenza partitica e dalla posizione nella nomenklatura di stato) -clientelismo e corruzione, marcate differenze di genere e standard tendenzialmente bassi Gli schemi di welfare comunisti furono smantellati a favore di un mix tra l’eredità bismarckiana delle origini e residualismo liberale, istituendo sistemi di protezione sociale basati su tre pilastri: -rete di sicurezza di base (con prova dei mezzi) per contrastare la povertà estrema -assicurazioni sociali con formule prevalentemente contributive -assicurazioni e servizi privati attualmente devono bilanciare le legittime aspirazioni dei propri cittadini a ottenere livelli di protezione di standard europeo senza però compromettere il vantaggio competitivo di modelli economici basati su flessibilità e bassi livelli di imposizione fiscale e contributiva (costi del lavoro più bassi che nell’Europa occidentale)---L’attenzione ‟sociale” dell’UE inizialmente riguardava l’integrazione del mercato poi, ha progressivamente allargato il suo scopo: -armonizzazione delle misure nazionali (fissando standard minimi comuni) -correzione del mkt (politiche regolative e compensative) -coordinamento delle politiche nazionali (promuovere modernizzazione e convergenza) L’UE usa parte del suo bilancio per finanziare misure a sostegno dell’occupazione e inclusione (politiche di coesione sociale): -lo strumento principale è il Fondo sociale europeo che ha come obiettivo il sostegno all’occupazione con misure rivolte a giovani e disoccupati. -Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: eroga risorse per ammortizzare le espulsioni di lavoratori a seguito di delocalizzazioni aziendali o chiusure -Fondo europeo di aiuto agli indigenti: fornisce contributi ai paesi membri per iniziative di assistenza materiale alle persone in povertà estrema Dagli anni ‘90 la UE svolge un ruolo sempre più importante di guida delle politiche nazionali per l’occupazione e il welfare tramite il Metodo di coordinamento aperto (MAC)che ha come scopo: -identificazione e definizione di obiettivi da raggiungere -definizione congiunta di strumenti di monitoraggio (indicatori, linee guida, statistiche) -benchmarking → analisi comparativa dei risultati di ciascun paese e scambio delle migliori pratiche -formulazione di piani nazionali annuali La realizzazione più importante della UE in ambito di misure sociali non vincolanti è stata l’adozione del Pilastro europeo dei diritti sociali(2017)che sarà la cornice, quadro di riferimento per la modernizzazione dei sistemi nazionali e dell’iniziativa dalla UE nel prossimo decennio in ambito di sistemi di protezione sociale. Si compone di 20 principi e diritti, che sono raggruppati in tre macro-aree(pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione) In Italia esiste una doppia distorsione (incrocio di quella funzionale-composizione interna della spesa- e di quella distributiva-divario di protezione-) con cui identifichiamo tre gruppi sociali: -Garantiti: lavoratori dipendenti di amministrazioni pubbliche e grandi aziende. Protezione molto elevata (pensioni) e in linea con gli standard UE -Semi-garantiti: lavoratori dipendenti (es., piccole imprese, agricoltura, edilizia), autonomi, atipici. Protezione: pensione «minima» con tutele limitate negli importi e durata, o assenti -Non-garantiti: lavoratori dell’economia sommersa. Protezione: pensione garantita da pensione-assegno sociale(importo inferiore alla minima); nessuna tutela La Commissione Onofri (1997) riconobbe proprio nella doppia distorsione la causa del malfunzionamento del welfare state italiano individuò due obiettivi: - ridurre le risorse destinate al sistema pensionistico per impiegarle a vantaggio del rischio reddito/occupazione (→ riequilibrio inter- generazionale) -attenuare la generosità di alcune protezioni godute dagli insider per accrescerle a favore degli outsider (→ riequilibrio intra- generazionale) 2.LA POLITICA PENSIONISTICA Pensione→prestazione pecuniaria vitalizia prevista a fronte dei rischi di vecchiaia e invalidità, nonché in relazione al grado di parentela con un assicurato o un pensionato defunto (rischio di premorienza). Il sistema pensionistico è finanziato tramite contributi sociali o imposte dirette (sui redditi dei lavoratori) e/o sull’utilizzo di risorse provenienti da altre imposte (es., IVA, imposte sulla casa, etc.) Le pensioni in relazione al grado di parentela (premorienza) sono: -pensione indiretta: l’assicurato ha raggiunto i requisiti minimi per il pensionamento, ma muore prima di essersi ritirato dal lavoro. Al coniuge o ai parenti più stretti spetta una parte della pensione (che sarebbe spettata all’assicurato defunto) -pensione di reversibilità: l’assicurato è andato regolarmente in pensione, e successivamente muore. Al coniuge o ai parenti più stretti spetta una parte di tale pensione Le pensioni d’invalidità sono: -pensione d’invalidità previdenziale: è corrisposta al lavoratore assicurato che, a seguito di un evento invalidante, perde la capacità (parzialmente o totalmente) di lavorare -pensione d’invalidità civile: prestazione assistenziale rivolta agli invalidi civili (totali o parziali), a ciechi, sordomuti in condizione di bisogno (accertato con prova dei mezzi) Le prestazioni pensionistiche di vecchiaia si differenziano in base a beneficiari, condizioni di accesso, diversa funzione svolta: -pensione previdenziale di vecchiaia: rivolta ai lavoratori, mira a mantenere (entro certi limiti) il reddito nella fase di inattività. La forma più tipica spetta al lavoratore al superamento dell’età pensionabile ed è subordinata al versamento di contributi per un periodo prefissato. -pensione previdenziale di anzianità: rivolta ai lavoratori, mira a mantenere (entro certi limiti) il reddito nella fase di inattività ma NON è richiesto il raggiungimento di una soglia di età anagrafica, ma solo il versamento contributivo per un numero di anni prestabilito -pensione sociale: trattamento con finalità assistenziale allo scopo di garantire un livello minimo di reddito a individui che, superata una soglia di età anagrafica, non hanno versato contributi a fini pensionistici, o non ne hanno versati abbastanza per poter accedere a una pensione di vecchiaia o di anzianità(bisogna dimostrare la situazione di bisogno) -pensione di base:non mira a tutelare condizioni di bisogno, ma a garantire un livello minimo di reddito a tutti i cittadini anziani. Svolge una funzione di sicurezza sociale tramite prestazioni a somma fissa Le prestazioni sono solitamente finanziate in due modi differenti: -fiscale: maggior capacità redistributiva verticale (diverse fasce di reddito), generalmente associato a pensione sociale o di base---la gestione delle risorse è affidata all’amministrazione centrale dello stato • Quali fattori hanno determinato il ritorno alle politiche espansive? -prolungata fase di recessione economica -processo politico-partitico con un crescente obiettivo di cattura del consenso politico-elettorale -due decenni di riforme sottrattive Dopo trent’anni di riforme quale bilancio possiamo fare? Una prima valutazione riguarda gli obiettivi originari del processo: 1. contenimento della spesa --La spesa rimane superiore alla media UE. I primi interventi (Amato & Dini) hanno però diluito nel medio-lungo periodo i costi, mentre le riforme del 2009-11 sono state disegnate per essere incisive nel breve . Nel complesso si assiste a una te-nuta del sistema 2. armonizzazione di regole e trattamenti previdenziali -- per quanto riguarda l’omogeneità intra-generazionale il sistema contributivo ha omogeneizzato effettivamente trattamenti e condizioni di accesso tra categorie professionali e comparti (pubblico, privato, autonomi) e tra uomo-donna (post-Fornero). Per quanto riguarda invece l’omogeneità inter-generazionale le misure sottrattive sono state applicate prioritariamente ai giovani lavoratori, mantenendo più generose spettanze a quelli più anziani e ai pensionati SISTEMA MULTI PILASTRO? Le caratteristiche dell’attuale sistema pensionistico sono: • fase di lenta transizione verso una configurazione multipilastro • fondato su solide basi finanziarie • impronta marcatamente assicurativa (bismarckiana) • limitata capacità redistributiva—la funzione redistributiva(contrasto alla povertà) è affidata al primo livello con assegni sociali/pensioni di cittadinanza(erogati dall’INPS) • incompleto rispetto allo sviluppo dei pilastri complementari I tassi di adesione alla previdenza complementare tra lavoratori dipendenti risultano condizionati da: -comparto (pubblico o privato) -dimensioni dell’impresa e settore di attività -tipo di contratto Abbiamo quindi una copertura integrativa lontana dall’essere universale. Dipende dal tipo di lavoratore: un lavoratore con una carriera non frammentata e con una buona retribuzione, gode di un buon tasso di sostituzione(=rapporto percentuale fra prima pensione e ultimo stipendio percepito); lavoratori piùfragili dal punto di vista della carriera e dello stipendio, risultano penalizzati. rispetto al tema equità/adeguatezza, cioè rispetto alla capacità del sistema di garantire sicurezza economica a tutti i lavoratori, il sistema multipilastro è realtà solo per una porzione minoritaria della popolazione[lavoratori più fragili tendenzialmente esclusi]. C’è un’estrema diversificazione delle prospettive previdenziali, per questo Jessoula individua tre gruppi di lavoratori: 1. Lavoratori con prospettive pensionistiche rassicuranti: dipendenti del privato e lavoratori di imprese medio-grandi (contratto a tempo indeterminato, carriere lunghe e poco frammentate)→hanno buone probabilità di avere una tutela adeguata combinando pensioni pubbliche (mediamente elevate) con pensioni integrative. dipendenti del pubblico che anche senza pensioni integrative godono di un buon livello di tutela, perché hanno alle spalle una carriera lunga e ininterrotta 2. lavoratori con prospettive pensionistiche precarie: dipendenti del privato di imprese piccole che godono della tutela offerta dal primo pilastro (uguale a quella del primo gruppo), ma non di quella delle pensioni integrative 3. lavoratori con prospettive pensionistiche critiche: lavoratori con contratti atipici e a tempo determinato Per le nuove generazioni di lavoratori le prestazioni saranno tendenzialmente meno generose. E’ necessario fissare regole che consentano di affrontare il problema della sostenibilità finanziaria e in particolare quello dell’adeguatezza ed equità sulle quali il sistema italiano risulta in affanno. 3. LA POLITICA DEL LAVORO Politica del lavoro → area di policy dai confini spesso incerti--principali provvedimenti che hanno rapporto diretto ed esplicito con il mkt del lavoro COMPITI DELLE POLITICHE DEL LAVORO: 1.misure indirizzate alla regolazione dei rapporti di lavoro (contratti)--interventi di natura regolativa 2.misure volte al sostegno o mantenimento del reddito (sussidi per disoccupazione ‟involontaria”)--interventi di natura distributiva 3.politiche pro-attive → misure volte alla rimozione degli ostacoli non legislativi all’ingresso e permanenza nel mondo del lavoro (es. formazione professionale, servizi per l’orientamento e il collocamento lavorativo, programmi occupazionali rivolti a disabili e persone con ridotta capacità lavorativa... )--interventi di natura organizzativa/erogazione servizi 1. In questo ambito i paesi europei si differenziano per due dimensioni: -diversa composizione del mkt del lavoro nazionale (indeterminato, part-time, etc.) --Il rapporto di lavoro dominante in UE è a tempo indeterminato -diverso livello di tutela dell’occupazione (insieme di vincoli per attivazione-estinzione dei rapporti di lavoro) è assicurato dalle norme che disciplinano la flessibilità in entrata (ricorso ai contratti di lavoro) e in uscita (rescissione contratti di lavoro). 2.Si tratta di prestazioni monetarie erogate in caso di disoccupazione temporanea(ammortizzatori sociali). Ha 3 pilastri: -pilastro assicurativo: prestazioni erogate per una durata definita, a fronte del versamento di una determinata quota di contributi (indennità di disoccupazione) -pilastro assistenziale dedicato:erogazione dei sussidi nel caso di esaurimento delle spettanze e persistenza dello stato di disoccupazione -pilastro assistenziale generale: reddito minimo garantito erogato a chi si trova in condizioni di indigenza (no rivolto ai soli lavoratori; contano solo i requisiti di reddito e patrimonio) Le indennità variano in base a tre dimensioni: -livello di generosità che è definito da importo e durata di erogazione -finanziamento che deriva da contributi versati da lavoratori e datori di lavoro -requisiti di accesso: la disoccupazione deve essere involontaria (decisione del datore e non del lavoratore); requisiti contribuitivi e di anzianità assicurativa(periodo minimo di iscrizione a una cassa); dimostrazione di essere attivo nella ricerca di lavoro NASCITA E CONSOLIDAMENTO DEL MODELLO ORIGINARIO ITALIANO(tra anni ‘50 e ‘70) Il modello di politica del lavoro italiano si poggia su tre gambe fondamentali: -legislazione sui rapporti di lavoro di stampo garantista(limitazione/divieto ricorso a forme contrattuali atipiche, sanzione del licenziamento illegittimo)–Statuto dei lavoratori -sistema di ammortizzatori sociali italiano è costituito da due pilastri fondamentali indennità contro disoccupazione involontaria e Cassa Integrazione Guadagni(schema assicurativo volto a fornire sostegno al reddito dei lavoratori dell’industria in caso di sospensioni delle attività produttive per eventi di natura transitoria)–i 2 pilastri sono differenti per importo e durata -monopolio pubblico del collocamento, altamente inefficace, con scarsissimo investimento in altre misure pro-attive GLI ANNI 80: TRA RISTRUTTURAZIONE INDUSTRIALE E DEREGOLAMENTAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO Tre sfide segnano la politica del lavoro europea degli anni ‘80: -peggioramento della situazione economica e aumento dei debiti pubblici nazionali (conseguenza shock petroliferi, crisi ‘70) -transizione verso economie postindustriali [terziario] → aumento occupazione atipica (part-time, t.d.) e femminile [variazioni nazionali] -processi di ristrutturazione industriale e ammodernamento tecnologico → tagli del personale (soprattutto di bassa qualifica) → problemi di aumento degli esuberi, obsolescenza delle competenze, difficoltà di reintegrazione dei disoccupati di lungo periodo Strategie in risposta alle tre sfide: -adozione di orientamento neoliberista: • misure di riduzione della spesa pubblica, contenimento dell’inflazione e del costo del lavoro; • contrazione trasferimenti monetari passivi vs crescita investimenti in programmi di formazione -misure finalizzate a ridurre l’offerta di lavoro(tra i principali strumenti: prepensionamento; pensioni d’invalidità; contratti di solidarietà; integrazioni salariali) -flessibilizzazione del mkt del lavoro(allentamento dei vincoli su licenziamenti e ricorso a rapporti di lavoro atipici (part-time, etc) Misure adottate dall’Italia: -Regolazione dei rapporti di lavoro→ flessibilizzazione ottenuta tramite: tempo-determinato, part-time e contratto di solidarietà (diminuire orario per evitare licenziamenti) -Misure di sostegno al reddito: gli interventi sono di natura espansiva(ampliamento selettivo della platea di beneficiari).Gli strumenti per tamponare gli effetti occupazionali dei processi di crisi sono: • CIG • prepensionamento • indennità di disoccupazione(basata sul precedente reddito da lavoro)--si configura come vero e proprio risarcimento -Politiche proattive: • contratto di formazione e lavoro → finalizzato all’inserimento nel mkt del lavoro dei giovani • interventi a favore dell’imprenditoria giovanile nel Sud • progressiva liberalizzazione delle procedure di avviamento al lavoro e istituzione delle agenzie regionali per l’impiego ALLA RICERCA DI UN NUOVO MODELLO DI POLITICA DEL LAVORO ANNI ‘90 E PRIMI ANNI 2000 Negli anni ‘90 i dati del mkt del lavoro non sono promettenti. Si forma una congiuntura economica e sociale preoccupante e la risposta dei governi è su più fronti: -risanamento conti pubblici: necessari per rassicurare i mkt internazionali e rispettare gli impegni a livello europeo • strategia: promozione pareggio di bilancio; adozione di misure restrittive (soprattutto pensioni e sanità); incremento pressione fiscale; privatizzazione di aziende ed enti controllati dallo stato -politica di moderazione salariale: finalizzata a perseguire la lotta all’inflazione -politiche per la crescita dell’occupazione e contrasto alla disoccupazione: riforme dei mercati dei beni e dei servizi; flessibilizzazione del mkt del lavoro Riforme anni 90: -Flessibilizzazione del mkt del lavoro: sui lavori a termine (atipici) si rilevano tre novità significative--lavoro interinale(una società fornitrice mette lavoratori a disposizione di un’impresa utilizzatrice); collaborazioni coordinate e continuative; part-time e tempo determinato -Sostegno al reddito: armonizzare i sostegni economici in caso di disoccupazione, estendendo le garanzie ai lavoratori scarsamente o per nulla protetti e allo stesso tempo introdurre il principio di condizionalità → interruzione prestazioni se il soggetto rifiuta di seguire un corso di formazione o di accettare una proposta di lavoro offerta dai centri per l’impiego -Politiche pro-attive: riforma delle procedure di avviamento al lavoro e dei servizi per l’impiego (SPI) Riforme primi anni 2000: -Regolazione del mkt del lavoro: • Legge Biagi→ amplia la gamma di rapporti di lavoro al fine di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro e contrastare l’occupazione sommersa. -Sostegno al reddito: interventi parametrici concentrati sull’indennità di disoccupazione, manca invece un intervento a favore di quei lavoratori già sprovvisti di tutele con conseguenza di un ampliamento divari tra garantiti e semi garantiti/non-garantiti -Politiche pro-attive: ampliamento e compimento SPI; integrazione dei giovani nel mondo del lavoro IL NUOVO CORSO DELLE POLITICHE DEL LAVORO ITALIANE -Regolazione del mkt del lavoro--la riforma Fornero ha l’obiettivo di favorire il ricorso al contratto a t. indeterminato(definito come contratto dominante) allentando la severità delle sanzioni connesse al licenziamento illegittimo e circoscrivendo l’utilizzo del lavoro atipico -Sostegno al reddito: istituzione dei fondi di solidarietà (finanziati da datori e lavoratori) per coprire settori non coperti dalla CIG, istituzione dell’Assicurazione sociale per l’impiego ovvero lo schema di garanzia del reddito in caso di disoccupazione (ASPI e mini-ASPI) Cosa distingue l’assistenza (in senso generico) dall’assistenza sociale? La natura degli interventi e il passaggio dalla carità ai diritti sociali. L’assistenza sociale si rivolge ha diversi tipi di bisogni come la povertà economica, perdita dell’autosufficienza personale, disagio abitativo, carichi famigliari (es., presenza di soggetti fragili nel nucleo)…Questa ‟vaghezza” può essere superata ricorrendo al concetto di ‟inclusione sociale”, in questo senso, possiamo sostenere che l’assistenza sociale è l’insieme degli interventi rivolti a contrastare situazioni di bisogno attraverso prestazioni monetarie e servizi sociali, finanziati tramite fiscalità generale L’assistenza sociale eroga interventi selettivi e residuali → vengono garantiti solo agli individui in stato di comprovato bisogno e in modo residuale rispetto alla capacità di auto-aiuto dell’individuo e del suo nucleo familiare. Infatti, nel caso di servizi sociali la fruizione aperta a tutti mentre per le misure di sostegno economico, il diritto alla prestazione è subordinato all’accertamento di un bisogno individuale. L’incapacità di far fronte autonomamente alle situazioni di bisogno è accertata attraverso la prova dei mezzi(rappresenta la condizione generale per l’attivazione degli interventi di assistenza sociale). Può assumere varie forme nello stesso paese a seconda della misura → si individuano così differenti platee di persone ‟meritevoli”. La variabilità della prova dei mezzi è data dai diversi livelli di reddito individuati come soglia, dal considerare talvolta il reddito individuale del richiedente e talaltra del nucleo familiare, dal computare non solo il reddito, ma talvolta anche il patrimonio (es., casa di residenza, risparmi posseduti) Limiti della prova dei mezzi: • rischio della trappola della povertà →Si verifica quando la struttura dei sussidi non incentiva chi li percepisce a incrementare il proprio reddito (es., accettando un’offerta di lavoro, o un aumento di ore di lavoro), perché ciò comporterebbe una riduzione significativa o una perdita del sussidio. La trappola scatta quando diventa svantaggioso accettare un lavoro(maggiore tassazione). Il sistema socio assistenziale può divenire fonte di dipendenza e per ovviare a questo problema la fruizione delle prestazioni viene subordinata alla partecipazione a programmi d’inserimento di tipo sociale, scolastico, formativo o lavorativo • stigmatizzazione dei beneficiari soggetti alla prova dei mezzi →Lo stigma rappresenta il costo psicologico vissuto dal richiedente, infatti spesso percepisce le varie verifiche dello stato di bisogno come fortemente stigmatizzanti e umilianti • asimmetrie informative →Le istituzioni possono avere difficoltà a ricostruire la reale situazione economica e la condizione di bisogno dei richiedenti, mentre i potenziali beneficiari possono non avere le informazioni adeguate rispetto ai programmi attivati e alle relative modalità di accesso. Possono verificarsi quindi errori di inclusione(si ammettono soggetti che in realtà non hanno diritto alla prestazione)e di esclusione(soggetti che non riescono ad accedere al sussidio, quando invece, in condizioni di informazione perfetta sarebbero stati inclusi) • alti costi amministrativi connessi alla gestione delle procedure di verifica dei requisiti →L’efficienza degli interventi è strettamente collegata alla capacità di accertare efficacemente lo stato di bisogno Le prestazioni di assistenza sociale si ispirano al concetto di universalismo selettivo, che combina universalità rispetto ai potenziali beneficiari e selettività nell’erogazione effettiva delle prestazioni. In alcuni casi, gli schemi possono prevedere l’individuazione di specifiche categorie(es., anziani, minori, persone con disabilità, nuclei monogenitoriali, etc.)→la scelta può derivare dall’obiettivo di contenere i costi, identificando delle scale di priorità, o di rendere i controlli meno gravosi, realizzando una selettività in modo indiretto che permette di restringere la platea di potenziali richiedenti L’assistenza sociale si poggia su tre requisiti base: • centralità della situazione di bisogno • finanziamento attraverso fiscalità generale • assenza di requisiti contributivi Per questa ragione in questo settore si manifesta più chiaramente che in altri la funzione redistributiva in senso verticale (tra fasce di reddito) e la finalità solidaristica. Sussidiarietà verticale:la gestione delle politiche socio-assistenziali è generalmente decentrata (livello subnazionale, locale); il livello centrale fissa linee di indirizzo e principi guida Sussidiarietà orizzontale:per indagare la ripartizione dei ruoli degli attori è centrale la nozione di de-familizzazione ovvero il livello di (in)dipendenza→Esping-Andersen ha individuato 2 modelli polari: -familisti: lo stato si ritaglia un ruolo sussidiario (quando la famiglia fallisce come ammortizzatore sociale) -defamilisti: lo stato assume su di sé maggiori responsabilità al fine di sgravare le famiglie dalle funzioni di ammortizzatori sociali e rendere gli individui meno dipendenti dalle relazioni parentali per il loro benessere Altro aspetto della sussidiarietà orizzontale è il ruolo attribuito al terzo settore (TS)→sono stati individuati 4 modelli di interazione stato-TS sulla base dell’ampiezza del ruolo assegnato al TS e al grado di dipendenza finanziaria del TS: • sussidiarietà attiva: il TS svolge ruolo di primo piano nell’erogazione di servizi sociali, il suo finanziamento prevalentemente pubblico (es.: Germania) • prevalenza del TS: ruolo cruciale del TS nel campo dell’assistenza e servizi di cura, ma bassa spesa pubblica (es.: Italia) • prevalenza dello stato: l’offerta di servizi sociali e di cura dello stato è preponderante (es.: Francia) • prevalenza del mkt: la presenza dello stato è bassa, espansione del mkt cui si affianca il TS con un finanziamento prevalentemente privato (es.: UK) PANORAMICA STORICA La nascita dell’assistenza pubblica agli indigenti viene convenzionalmente ricondotta ai tempi di Elisabetta I → l’Act for the Relief of the Poor (1601) introdusse la tassa sui poveri, imponendo per la prima volta alle comunità di farsi carico delle persone indigenti. l’Act distingueva (e ne conseguiva un diverso trattamento) tra: -poveri inabili (→meritevoli): veniva loro riconosciuta l’assistenza -poveri abili (→non-meritevoli): costretti ad accettare qualsiasi lavoro loro proposto, a qualsiasi salario nelle workhouses Solo dal XX sec., gradualmente si prese coscienza che alcuni stati di povertà potessero dipendere dal sistema socio-economico e dai fallimenti del mkt. Solo alla fine dell’800 nacquero i primi moderni sistemi di welfare e con essi una prima risposta (da parte dello stato) ai rischi e ai bisogni prodotti dalle grandi trasformazioni. Quattro erano le funzioni principali del nascente welfare state: -malattia e maternità -infortuni sul lavoro -invalidità e vecchiaia -disoccupazione Durante il trentennio glorioso, comparve un nuovo tipo di prestazioni assistenziali per colmare le lacune di copertura degli schemi assicurativi obbligatori (il cui accesso era subordinato a requisiti contributivi) e per rispondere alle mutate esigenze connesse alle trasformazioni del mkt del lavoro e della famiglia I paesi dell’Europa meridionale (Gre, Spa, Ita, Por) hanno caratteristiche specifiche proprie per quanto riguarda l’evoluzione delle politiche socioassistenziali: -forte arretratezza -rete di sicurezza frammentata -a inizio anni 90 erano gli unici a non uno schema nazionale di reddito minimo garantito generalizzato fattori arretratezza LATO DOMANDA: • Familismo • Mercato del lavoro periferico consente anche a lavoratori marginali e privi di qualifiche di accedere ad occupazioni, sebbene poco garantite e retribuite (es., lavori settore agricolo) → permettono di raggiungere trattamenti pensionistici • Economia sommersa rappresenta un’ulteriore fonte di reddito per molte famiglie; l’accesso al sistema di protezione sociale è garantito solitamente dal coniuge (che ha contratto di lavoro stabile) fattori arretratezza LATO OFFERTA: • Debolezza delle istituzioni statuali • Timing(senso del tempo) L’EVOLUZIONE DELL’ASSISTENZA SOCIALE IN ITALIA La l.n. 753/1862 è il primo intervento normativo sull’assistenza sociale→stabilisce la presenza in ogni comune di congregazioni carità che rappresentano i primi organi di assistenza pubblica nei confronti dei bisognosi; ruolo marginale rispetto a una fitta rete di organizzazioni private (società di mutuo soccorso ed enti ecclesiastici) La legge Crisp i tenta un riordino del sistema di opere pie→attribuì alle opere pie personalità giuridica pubblica e le denominava istituti di pubblica beneficienza (IPAB); ne regolava la costituzione, il funzionamento e l’estinzione. Tuttavia, non contribuì a modificare la configurazione dell’intervento socio-assistenziale: non individuava diritti sociali e non riorganizzava la rete degli enti gestori Periodo tra fine ’ 800 e grande guerra: -approvazione di alcuni provvedimenti di natura previdenziale (assicurazione contro infortuni e vecchiaia-disoccupazione) -guerra e dopoguerra segnati da aumento disoccupazione, generale peggioramento condizioni di vita, lavoro e igienico-sanitarie in questo contesto, gli interventi statali erano insufficienti e gli enti privati privi di risorse e strutture adeguate → in risposta alle esigenze, nacquero enti centralizzati categoriali (invalidi di guerra, combattenti, etc.) Epoca fascista: importanti interventi in campo previdenziale e socio-assistenziale -istituiti numerosi enti assistenziali nazionali categoriali (es., ciechi e orfani) -interventi per incentivare-sostenere la maternità, le famiglie numerose e i nuovi nuclei familiari -istituzione dell’Opera nazionale per la maternità e l’infanzia (ONMI) -istituzione presso tutti i comuni degli Enti Comunali di Assistenza (ECA)→sostituiscono le congregazioni di carità: passaggio simbolico della denominazione da ‟carità” ad ‟assistenza”. Ruolo complementare rispetto alle IPAB Aspetto più rilevante: aver reso obbligatoria un’imposta addizionale… è il primo obbligo di contribuzione per finanziare l’assistenza pubblica all’indigenza Secondo dopo guerra: con l’Italia repubblicana il nuovo punto di riferimento per le politiche socio-assistenziali è la Costituzione, in particolare due articoli: • art. 38 : sancisce la responsabilità dello stato verso il benessere dei cittadini; distingue in modo netto tra: -assistenza sociale→destinata a tutti i cittadini sprovvisti di mezzi necessari per trarre dal lavoro il proprio sostentamento -previdenza→offre tutela più intensa contro i principali rischi sociali (infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria); è riservata ai lavoratori • art. 117 : riconosceva la potestà legislativa e amministrativa alle regioni in materia di assistenza e beneficienza pubblica mentre agli enti locali era attribuita la gestione diretta degli interventi Fase espansiva del welfare: importanti interventi in campo socio-assistenziale (primi 4 per anziani e invalidi, l’ultimo per famiglia) • trattamento di integrazione al minimo della pensione (trattamento minimo) • pensione sociale • pensione d’invalidità civile • indennità di accompagnamento • assegno per il nucleo familiare Sul fronte della beneficenza pubblica la disposizione più importante è la legge Mariotti→disponeva la separazione tra attività sanitarie e socio-assistenziali Nel 1970 furono introdotte le regioni a statuto ordinario (attuando l’art. 117 Cost.)→acquisivano competenza su una materia ampia e indefinita. Favorì ampia autonomia a livello locale, sviluppo disordinato, differenziazione territoriale L’ASSISTENZA SOCIALE E LE SFIDE DELLA SOCIETÀ POST INDUSTRIALE Nuovi bisogni: • l’invecchiamento della popolazione aumenta la non-autosufficienza→servizi domiciliari, centri semi-residenziali e/o di sollievo • la crescita della partecipazione femminile al mkt del lavoro→esigenza di sevizi territoriali per la cura di bambini, anziani, disabili • maggior fragilità delle unioni matrimoniali→riduce la capacità protettiva della famiglia (problemi economici e di cura), viene meno al suo ruolo di ammortizzatore sociale [si pensi ai paesi ‟familisti”] • crescita strutturale dei tassi di disoccupazione, maggior flessibilità del lavoro, forme atipiche, maggior frammentazione delle carriere → sostegno reddito e politiche attive del lavoro • riduzione dei divari territoriali →i divari inter e intra-regionali restano molto ampi sia sull’offerta dei servizi che in riferimento alla spesa(dà luogo a una cittadinanza sociale estremamente differenziata a seconda del luogo di residenza) • crescita della spesa →Dal 1995 al 2010 la spesa per le politiche socioassistenziali si è ridotta (andando in direzione contraria a quanto suggerito dalla commissione Onofri). Grazie all’istituzione del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale si ha una linea di finanziamento permanente con risorse dedicate IL RUOLO DEI FATTORI POLITICO-ISTITUZIONALI Quali fattori hanno permesso di giungere alla l.n. 328/2000? 1. venne dichiarata l’incostituzionalità dell’art. 1 della legge Crispi: questo pose fine al regime pubblicistico forzato delle IPAB→ generò la necessità di un intervento normativo da parte dello stato per disciplinare il settore e mise fine all’immobilismo per posizioni ideologiche 2. il nuovo quadro istituzionale si segnala per un’alterazione degli equilibri di potere che avevano caratterizzato la Prima Repubblica(mani-pulite/tangentopoli)→indebolimento partiti, delegittimazione Parlamento il fronte politico pro-riforma si affermò con l’insediamento del governo di csx dove il Ministro della solidarietà sociale dopo interventi settoriali cominciò a lavorare su un progetto di riforma quadro della politica socio-assistenziale 3. la modalità attuata dal Ministro è stata quella della strategia aperta e concertata→consultazione di tutti i principali attori interessati 4. un ruolo importante è da attribuire alle idee di politica pubblica circolanti in ambito accademico e soprattutto internazionale che ha offerto schemi interpretativi e quadri di soluzioni alternative soprattutto in ambito di politiche contro la povertà A pochi mesi dalla sua approvazione, il parlamento ha licenziato la riforma del Titolo V Cost.→la materia socio-assistenziale diviene competenza esclusiva delle regioni e conseguentemente molte indicazioni presenti nella 328 perdono valore. Durante la legislatura 2001-6 (cdx) il rilancio delle politiche socio-assistenziali non è apparsa obiettivo centrale, mentre la concentrazione è andata su lavoro e pensioni. Le politiche socio-assistenziali nel periodo 2008-11 dovettero fronteggiare l’avvento della crisi economica→concentrò attenzione risorse su lavoro e ampliamento delle tutele in caso di disoccupazione Con l’inizio del decennio 2010s, il panorama cambia sotto la spinta congiunta di quattro fattori (si combinano tra di loro): • incremento drammatico dei tassi di povertà (crisi economiche e finanziarie) • cornice di opportunità apertasi nel quadro dei processi di coordinamento a livello europeo • trasformazioni che hanno inciso sul versante della domanda • trasformazioni che hanno inciso sul versante dell’offerta politica in materia socio-assistenziale(es. RDC) L A POLITICA SANITARIA Il sistema sanitario è l’insieme di istituzioni,attori,risorse(umane e materiali) che concorrono alla promozione, al recupero e al mantenimento della salute Il sistema sanitario è composto di 3 sottosistemi principali (ciascuno con logiche, interessi e attori diversi): DOMANDA OFFERTA FINANZIAMENTO raggruppa la popolazione che esprime un bisogno di salute e domanda prestazioni per ripristinare lo stato di benessere individua quegli attori preposti alla produzione e distribuzione di servizi e prestazioni sanitarie si occupa di raccogliere e distribuire le risorse monetarie necessarie al funzionamento del sistema nel suo complesso Il funzionamento del sistema sanitario spesso è contraddittorio e generatore di conflitti, infatti, gli interessi dei vari attori sono divergenti (competizione, risorse scarse, etc.). Il sistema sanitario svolge una pluralità di attività, che possono essere raggruppate in: 1. prevenzione primaria--eliminare le cause di insorgenza delle malattie e i possibili fattori di rischio per la salute (intervenire sui sani per prevenire il rischio di eventi avversi); 2. prevenzione secondaria--individuare le malattie in fase precoce al fine di arrestarne l’evoluzione 3. diagnosi & cura--identificare la cause delle malattie, rimuoverne lo stato patologico o ritardarne il decorso attraverso le cure mediche 4. riabilitazione--recuperare le capacità funzionali compromesse dalla malattia e impedirne la cronicità Lo stato di salute dipende dal funzionamento e dall’articolazione del sistema sanitario e da molteplici fattori, che interagendo e influenzandosi tra loro possono condizionare in: • positivo → (esercizio fisico, stili di vita alimentare sani, non fumare, non [ab]usare di sostanze psicotrope/droghe, etc.) • negativo → ([ab]uso di alcol, fumo e droghe, vita sedentaria, cibo-spazzatura, etc.) I fattori summenzionati possono essere raggruppati in 4 classi: • patrimonio genetico • fattori ambientali • fattori socioculturali, fattori economici e stili di vita • uso dei servizi sanitari salute ≠ sanità--Ergo, spendere di più nella sanità non implica sistematicamente il miglioramento del livello di salute individuale e della popolazione Per funzionare, il sistema sanitario impiega risorse del sistema economico,i c.d. fattori produttivi (lavoro, capitali, beni e servizi),e li trasforma in prestazioni sanitarie. Nella fase produttiva trasforma risorse primarie (capitale, lavoro, etc.) in prodotti materiali o servizi, ma il suo scopo è produrre salute(un consulto medico, una dose di farmaco...hanno valore se accrescono la salute di un soggetto) Per valutare il sistema sanitario abbiamo 4 parametri: • efficienza→rapporto prestazioni/risorse: misura il numero di prestazioni realizzate da un’unità di fattore produttivo impiegato (es., n° visite per ora di lavoro); • efficacia→rapporto salute/prestazioni: misura il contributo dei servizi sanitari al miglioramento dello stato di salute • costi→spesa sanitaria complessiva e spesa pro capite • equità→uguaglianza dell’accesso ai servizi indipendentemente dalla condizione socio-economica I sistemi sanitari si suddividono in 3 modelli istituzionali: ASSICURAZIONI SOCIALI SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE ASSICURAZIONI PRIVATE Copertura: lavoratori Copertura: universale Copertura:detentori di polizze assicurative private Gamma prestazioni: differenziazione di trattamento tra categorie occupazionali, in termini di prestazioni erogate e contributi versati Gamma prestazioni: uniformità ed omogeneità di prestazioni erogate a prescindere da status lavorativo e censo Gamma prestazioni: differenziazione di trattamento in base alla tipologia di polizza contratta, in termini di prestazioni erogate e premi versati Natura degli erogatori: privato o parastatale(mutue) Natura degli erogatori: Stato Natura degli erogatori: privato Finanziamento: contributivo Finanziamento: fiscalità generale Finanziamento: premi Solitamente vengono garantite almeno due prestazioni monetarie connesse alla tutela della salute: • indennità di malattia:somma corrisposta in sostituzione della retribuzione ai lavoratori che si ammalano; • indennità di maternità: sostitutiva della retribuzione; Tutti i sistemi sanitari si caratterizzano per la presenza di alcuni soggetti comuni: • Cittadini → fruitori di prestazioni-servizi e contribuenti (tasse, contributi, premi) • Enti centrali e periferici dello stato → formulano e approvano la normativa sanitaria, esercitano azione di indirizzo, controllo e gestione • Soggetti economico-finanziari che acquistano-vendono prestazioni → pubblici o privati (es., assicurazioni, mutue), fanno da tramite tra cittadini e strutture erogatrici • Strutture di erogazione dei servizi → ospedali, ambulatori, professionisti, laboratori, etc. PANORAMICA STORICA Come lo stato sociale, anche i sistemi sanitari fondano la loro origine nei processi del XIX sec. Di: • urbanizzazione : sovraffollamento delle città divenne sempre più intenso e provocò un peggioramento delle condizioni di vita e salute (aumento di rischio epidemie) • modernizzazione : progresso del sapere clinico,diffusione strutture ospedaliere • industrializzazione : peggioramento delle condizioni lavorative e maggiori rischi infortunio sul posto di lavoro--misure di assistenza e prevenzione:favorirono l’introduzione di assicurazioni sociali obbligatorie contro rischi da infortunio La fase originaria dello sviluppo della sanità vede diversi attori determinanti: -élite politiche, medici, burocrazie statali -Movimenti politici e religiosi–sperimentarono le prime forme di mutualismo sanitario tramite istituzione di fondi assicurativi a iscrizione volontaria -Chiese e istituti di beneficenza–si mossero per garantire assistenza sanitaria e sociale ai cittadini bisognosi e poveri Il punto di svolta è rappresentato dall’istituzione di assicurazioni pubbliche obbligatorie contro le malattie –inizialmente tutelavano solo dalla perdita del reddito; poi, integrarono le prestazioni in danaro con prestazioni mediche. 2 elementi distintivi rispetto a istituzioni di mutuo soccorso: -livello delle prestazioni → nazionali (e non più su base locale) -requisiti di accesso → prescinde da preferenze politico-confessionali degli affiliati, crea un diritto sociale di assistenza protetto dalla legge l’evoluzione della politica sanitaria e il processo di statalizzazione del settore sono stati influenzati dalle dinamiche di rapporti di forza esistenti tra questi attori: -partiti e movimenti politici -professione medica -burocrazia -amministrazioni subnazionali (es., Regioni, enti locali) La trasformazione del sistema mutualistico italiano in un SSN è avvenuta lentamente. Si individuano una serie di tappe: • 1958: istituzione del Ministero della Sanità, esso fu affiancato da due organi: Consiglio Superiore di sanità (consultivo) e Istituto Superiore di Sanità (tecnico-scientifico) • 1968(legge Mariotti): estese il diritto all’assistenza ospedaliera a tutti i cittadini,stabilì che le Regioni (verranno istituite nel 1970) avrebbero avuto il compito di curare la programmazione ospedaliera. L’effetto fu quello di uniformare la rete sanitaria: tutte le strutture furono sottoposte a stessi obblighi e controlli e gli ospedali furono classificati in zonali, provinciali e regionali • 1978 (l.n. 833/1978): istituzione del servizio sanitario nazionale ---ha comportato l’istituzione di un’unica assicurazione nazionale estesa a tutti i cittadini in sostituzione di tutte le mutue categoriali. Finanziamento: il Fondo sanitario nazionale (FSN) distribuisce i soldi alle singole regioni, con cui esse pagano i fornitori delle prestazioni Struttura amministrativa: configurazione decentrata, articolata su tre livelli dotati di autonomia politico-istituzionale: -stato: svolge attività di programmazione, coordinamento e finanziamento dell’intero sistema, per garantire i principi istituzionali di uguaglianza di trattamento dei cittadini e di diritto alla salute -regioni: dotate di autonomia gestionale ma non finanziaria; competenze di programmazione (stesura piani sanitari regionali) e attuazione (definizione dell’assetto specifico) -comuni: detengono l’organizzazione di base dei servizi attraverso le USL La sanità a partire dagli anni ’50 ha conosciuto una forte espansione, che ha contribuito a migliorare lo stato di salute della popolazione e a ridurre le tradizionali disuguaglianze di accesso alle cure fra classi sociali e aree territoriali. Tuttavia, questa espansione ha avuto implicazioni negative, in termini di efficacia, efficienza, costi (crescenti)