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Mock exam Istituzioni e politiche culturali prof Chillemi e Pedrini, Prove d'esame di Diritto dei beni culturali

alcune possibili domande d'esame con relativa risposta

Tipologia: Prove d'esame

2021/2022

Caricato il 21/05/2023

matildepoliani
matildepoliani 🇮🇹

4.8

(25)

37 documenti

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Scarica Mock exam Istituzioni e politiche culturali prof Chillemi e Pedrini e più Prove d'esame in PDF di Diritto dei beni culturali solo su Docsity! PRIMO MODULO - In che senso si può dire che la cultura non è una cosa? Qual è il rapporto tra cultura e conoscenza? Si può dire che la cultura non è una cosa in quanto non è un accumulo di esperienze che proviene dal passato. Infatti il passato è continuamente reinterpretato e cambia costantemente; queste continue reinterpretazioni aprono ogni volta a un nuovo futuro, che di conseguenza, ha egli stesso un nuovo passato. Il futuro si può dire che sia ciò, che nel porsi, cambia il passato. C’è uno stretto legame tra cultura e conoscenza. La conoscenza risulta essere di un livello più profondo, individuale e propria di un numero ristretto di persone (gli esperti); all’opposto, la cultura è molto più superficiale e collettiva, infatti la si può far coincidere con il sapere comune del popolo. Nel mezzo delle due c’è il concetto di intermediazione, cioè il livello che collega ciò che è specialistico (conoscenza) con ciò che è generalistico (cultura). La conoscenza, in continuo accrescimento, passa attraverso i filtri dell’intermediazione che permettono la diffusione, divulgazione e rielaborazione creativa dei saperi, fino ad assumere la forma della cultura corrispondente alle nozioni e alle pratiche condivise. Secondo la visione occidentale, nella conoscenza rientrano le branche del sapere logico, quindi le scienze applicate, sociali, naturali, formali e umanistiche. Ruolo fondamentale per il processo di intermediazione sono le università e le istituzioni scolastiche, le industrie culturali e creative, le associazioni culturali e politiche e i media per la divulgazione dell’informazione. La cultura, in aggiornamento costante, permette di elaborare giudizi e orientare le norme politiche e sociali della collettività. L’etica, elemento consostanziale della cultura, è una visione positiva condivisa dalla maggior parte della popolazione che si evolve, successivamente, in legge (in una società democratica). - Quali cambiamenti la cosiddetta “digital revolution” ha prodotto nel rapporto tra cultura e conoscenza? In che termini le sue ricadute sulla società sono ambivalenti? (conseguenze positive e negative) L’avvento della digital revolution ha prodotto una crisi nel processo di intermediazione, livello che congiunge la conoscenza con la cultura. L’avvento dei new media ha portato all’aumento delle fonti della conoscenza e la resa accessibile di queste ha permesso una connessione a livello mondiale e la produzione di contenuti culturali disponibili a tutti. Il concetto di cultura, prima, di tipo elitario e a cui aspirare, è passato, ora, ad incarnare principi vuoti (“nuovi dogmi pop”) mancanti totalmente di un contenuto preciso. Con la venuta di questo, la trasmissione della cultura ha assunto una dimensione orizzontale, in cui i saperi vengono divulgati senza gerarchia. Se l’accesso al sapere da un lato è portatore di fattori positivi, dall’altro, consente la divulgazione senza filtri e diventa quindi fondamentale la gestione – sempre più difficile, in questo caso – della responsabilità, soprattutto nel momento in cui questo strumento permette la comunicazione con il resto del mondo. Sia positive che negative sono state le ricadute della rivoluzione digitale dei new media sulla società: ha facilitato l’accesso, la produzione e la diffusione di un’enorme quantità di contenuti culturali; ha permesso all’affermazione della figura del prosumer (colui che non è solo il passivo consumatore di beni e servizi, ma che partecipa anche attivamente alle fasi del processo produttivo), che ha un ruolo fondamentale per la creazione dei contenuti, ad esempio su Wikipedia; e infine, ha portato al declino del modello verticale dell’istruzione e dell’informazione. Inoltre, il sovraccarico della mole di contenuti disponibili (“information overload”) e l’assenza di criteri gerarchici ha comportato, negli utenti, l’incremento delle loro capacità di lettura frammentata, ma la diminuzione delle capacità di lettura analitico-sintetica, oltre che all’assorbimento di informazioni non sufficientemente approfondite (“nozionismo”), fittizie o impropriamente associate. - Che cosa si intende per concettualizzazione dell’arte? Quali sono le sue origini e i suoi effetti? L’arte concettuale ha origine con l’artista Marcel Duchamp: egli sostiene che l’opera d’arte non sia l’oggetto prodotto, ma sia invece l’interpretazione che questa suscita; in quest’ottica, la relazione tra l’artista che ha concepito l’opera e il pubblico che la deve interpretare è fondamentale, in quanto si crea un gioco linguistico-simbolico. L’oggetto non ha quindi significato in sé, ma ne assume uno per la presenza di un gruppo di persone che dà senso all’oggetto stesso. È indispensabile il linguaggio simbolico: sono solo le parole a organizzare la realtà; non esiste infatti una realtà che abbia significato a prescindere da quello che ognuno le attribuisce e non ha valore senza un linguaggio che la organizzi. Se il cuore della concettualizzazione dell’arte è l’artista e non la sua arte in sé, è importante che lui si affermi come brand per i prodotti in serie. La serialità, un modus operandi e/o una firma sono resi necessari per permettere la riconducibilità univoca all’artista e per rafforzarne la distintività. La varietà, in questo senso, rischia di far perdere l’identità. L’artista, in un’ottica di autoreferenzialità, ricerca il consenso facendosi promotore di messaggi chiari e immediatamente comprensibili; non porta argomentazioni, ma tocca solo il tema, stimolando gli animi. Assoggetta la comunicazione d’arte alle logiche di immediatezza tipiche del mondo della comunicazione fatta attraverso i media. I media sostengono gli artisti in base a criteri puramente finanziari: se i discorsi portati avanti attraverso l’arte risultano essere interessanti e attinenti a tematiche scottanti, la macchina mediatica si attiva e l’artista raggiunge visibilità. L’adeguamento dei discorsi finanziariamente meglio sostenuti porta all’omologazione e alla ripetitività dell’azione concettuale. - Quali innovazioni e caratteristiche distintive hanno garantito il successo di Netflix e delle piattaforme SVOD in generale? Il successo di queste piattaforme è stato favorito da alcuni progressi tecnologici come l’aumento della velocità di navigazione in internet, la diffusione degli smartphone e il potenziamento dei social network. Le piattaforme SVOD, tra cui rientra anche Netflix, richiedono al proprio pubblico il pagamento di un canone fisso, mensile o annuale, per accedere all’intero catalogo. Si tratta di una variegata libreria di contenuti disponibili all’utente in qualsiasi momento e su qualsiasi suo dispositivo, così che sia autonomo nella scelta e nella visione dei programmi disponibili ogni volta che lo desideri. Le piattaforme SVOD, con il ridotto abbonamento richiesto, sono in grado di fidelizzare la propria clientela, offrendo una maggiore libertà creativa dei contenuti rispetto alle piattaforme AVOD (che, invece, concedono un accesso gratuito ai contenuti in cambio della visione di inserzioni pubblicitarie). È diventata ormai caratteristica distintiva di Netflix e similari, la distribuzione, sulla propria piattaforma, di contenuti su licenza e la produzione di contenuti originali, di cui detengono – per quest’ultimi – i diritti di proprietà intellettuale. Netflix e le altre piattaforme SVOD realizzano contenuti con lo scopo di attirare pubblico potenziale e per mantenere quello fidelizzato, non hanno infatti interesse nel creare contenuti per gli inserzionisti, come invece fanno altri tipi di piattaforme. Offrono al proprio pubblico anche una comunicazione e dei suggerimenti personalizzati impostati su esperienze di visioni pregresse al fine di creare specifiche community basate sugli interessi della propria audience. Il flusso proposto da queste piattaforme, e da Netflix nello specifico, è costante e continuo perché l’offerta proposta al proprio pubblico è costantemente aggiornata con lo scopo di mantenere alto il livello di interesse. SECONDO MODULO - Partendo dal concetto di giustizia sociale, riflettere su come le politiche culturali possono essere uno strumento di giustizia sociale e inclusione sociale? Quali sono i principali ostacoli a un processo decisionale collettivo e rispettoso di questi criteri? Il filosofo-politico Rawls propose una sua interpretazione del concetto di giustizia sociale, ritenendola come l’obiettivo ultimo da conseguire e a cui tendere. Secondo la visione etico-morale di Rawls questa giustizia sociale va identificata con l’equità, secondo cui tutti gli individui devono disporre di medesimi strumenti, partendo quindi da una situazione iniziale comune. Non verificandosi autonomamente questa equa partenza, è fondamentale la riallocazione delle risorse. Estendendo questo concetto, le politiche culturali possono essere considerate come un utile e indispensabile mezzo per favorire la partecipazione (e di conseguenza, l’inclusione) della comunità in quei determinati ambiti in cui le condizioni iniziali possono pregiudicare significativamente il raggiungimento dell’obiettivo di giustizia sociale. Non si tratta di dividere le risorse tra tutte le persone e di distribuirle indistintamente in parti uguali, quanto più si tratta di dare le stesse opportunità a tutti, anche a “costo” di offrire mezzi e risorse doppie a chi parte doppiamente svantaggiato. Deve essere consentito l’accesso indiscriminato a tutti, perché dopo la distribuzione ponderata delle risorse, tutti cominciano contemporaneamente dalla stessa partenza. A questo proposito, la cultura può giocare un ruolo importante per fornire conoscenze e divulgare saperi, tipici elementi di disparità intellettuale. Ad esempio, l’ideazione e la concretizzazione di un progetto facente parte un percorso culturale che vede la sinergia di sforzi complementari presenti sul territorio – es. enti pubblici territoriali, istituzioni scolastiche, associazioni – può favorire la concreta inclusione di soggetti diversi per il raggiungimento di un obiettivo di comune interesse. La giustizia deve guidare il processo decisionale: nel tendere a questo, accade di imbattersi in asimmetrie informative e nella teoria del benessere. Questi ostacoli prevedono la mancanza della piena coscienza dei fenomeni portando a scelte