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Neuroscienze psicologia generale, Sbobinature di Psicologia Generale

Sbobine di tutte le lezioni sulle neuroscienze di psicologia generale (Federici)

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

In vendita dal 07/06/2023

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Scarica Neuroscienze psicologia generale e più Sbobinature in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! CORSO 2 - INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE: FONDAMENTI ANATOMO-FISIOLOGICI DELLA MENTE Introduzione alle neuroscienze cognitive 2/11 Lo scopo delle neuroscienze cognitive è studiate il comportamento umano. Ciò che avviene a livello corporeo e a livello extracorporeo viene rappresentato in una rete di neuroni, ma non c’è coincidenza. Poiché il sistema nervoso centrale è un organo materiale, la rappresentazione interna di un atto percettivo motorio non può che essere costituita da una particolare forma di attività a livello di specifici gruppi di cellule interconnesse. L’encefalo è tutto quello che è all’interno della scatola cranica. Per indicare quella parte più recente dell’encefalo, che mi permette una rappresentazione cosciente ed elaborazioni avanzatissime, tanto da renderci specie-specifici (esseri umani), si parla di corteccia cerebrale, mentre tutte le strutture sottocorticali raggruppate formano l’encefalo (distinzione poco utilizzata). Le aree cerebrali si distinguono in primarie ed associative. Quelle primarie hanno un’organizzazione anatomica delle vie sensoriali afferenti alla corteccia. Le vie sensoriali sono quelle che portano le informazioni alla corteccia, di 3 tipi di informazioni, cioè: i 5 sensi (informazioni extracorporee), le informazioni enterocettive, cioè tutte quelle che servono al mio cervello per sapere come va (l’organizzazione interna del corpo), e le informazioni propriocettive, cioè quelle che mi dicono in che posizione sto, qual è la mia posizione scheletrico-muscolare. Tutte queste informazioni arrivano nelle aree primarie, perché sono specifiche per rappresentare esattamente la superficie sensoriale. Vuol dire che rispetto al tatto, tutta la superficie del mio corpo è esattamente così come si vede, rappresenta l’area della corteccia primaria somatosensoriale. Neuroni adiacenti saliranno se io salgo, scendono se io scendo. Recettori adiacenti della retina sono parti adiacenti nella corteccia visiva primaria, quindi siccome la luce è colpita dai fotoni che arrivano nella corteccia, anche nello spazio quello che è in alto nello spazio va in basso nella retina, poi l’immagine viene capovolta. Nelle aree primarie sensoriali c’è una rappresentazione topografica, cioè c’è una corrispondenza tra esterno ed interno. Disturbi nelle aree di informazione spaziale non permetterebbero più di farmi orientare nello spazio. Questo avviene in tutte le aree sensoriali e motorie primarie. Le aree associative sono quelle che permettono di assemblare le informazioni e di vedere un oggetto. Per rappresentare un oggetto ci vogliono un infinita di percorsi, dove l’oggetto diventa poi percetto, percepito. In genere queste aree sono multimodali, cioè gli arrivano più informazioni. Ad esempio l’area che mi permette di vedere un certo oggetto è multimodale perché c’è la modalità visiva (vedo il colore), la modalità tattile, sonora ecc e tutte vengono rappresentate in un unico percetto, cioè l’oggetto. Questo non ha nessuna rappresentazione topografica. Qual è la differenza tra i comportamentisti e i neuroscienziati? Anche i comportamentisti osservavano il comportamento, ma trascuravano completamente il processo di elaborazione dell’informazione che avveniva nel cervello (arco riflesso), facendo un collegamento diretto tra stimolo e risposta. L’attenzione era tutta sull’ambiente e sullo stimolo. I neuroscienziati correlano il comportamento non direttamente allo stimolo, ma a che cosa avviene tra lo stimolo e il comportamento, cioè tutto. Dicevano che se anche sapessi tutto l’algoritmo degli stimoli che mi stanno bombardando, ancora non ho capito niente di cosa ci farà il cervello con questi stimoli. Attualmente l’attenzione sperimentale ə incentrata sull’elaborazione delle informazioni che provocano un comportamento. Come mai basta parlare ad un bambino perché lui estragga la sintassi? Le neuroscienze dicono che non basta osservare l’ambiente (stimolazione parentale della madrelingua), ma dobbiamo capire come funziona il cervello per capire come si apprende una lingua. Se io osservo un comportamento che dopo una malattia viene a mancare all’improvviso in una persona che aveva quella competenza, post-mortem vado a vedere se posso osservare nel cervello un danno circoscritto. Quello che faranno ad esempio Broca e Wernicke, è di osservare persone che parlavano perfettamente la loro lingua madre e all’improvviso non riescono più a parlare, o non riescono più a comprendere quello che gli si dice, pur parlando bene. (La produzione del linguaggio si trova in una parte specifica del cervello). Oggi possiamo osservare in vivo le modificazioni di neuroni in un cervello, grazie alle nuove tecniche radiologiche. Human brain project (sito): tutte le alte tecnologie computerizzate indagano come si comprende il funzionamento del cervello attraverso emulazioni di reti neurali. Il sistema nervoso Il comportamento è un prodotto dei meccanismi con cui funziona il corpo, in particolare il sistema nervoso. Il sistema nervoso riceve informazioni sulle condizioni dell’ambiente interno (enterocezione e propriocezione) ed esterno (esterocezione, i 5 sensi) del corpo, integra tali informazioni e controlla i movimenti corporei. 4 compiti fondamentali assolti dal sistema nervoso: 1) Ricevere i messaggi sensoriali, che forniscono informazioni sull’ambiente esterno. 2) Organizzare tutte le informazioni e integrarle utilmente con altre già immagazzinate. 3) Utilizzare le informazioni integrate per inviare messaggi ai muscoli e alle ghiandole. 4) Fornire le basi dell’esperienza cosciente, cioè quel flusso continuo di percezioni, pensieri e sentimenti che danno forma alla nostra vita psichica. Il cervello fa due cose nel processo di immagazzinamento: una è la rete, una è il canale di accesso alla rete. Molte delle cose che noi perdiamo, non le abbiamo perse realmente, ma non sono più accessibili, perché i contesti sono cambiati e il cervello non trova più modo di accedere. Ecco perché si fanno tecniche di regressione. Per il cervello la realtà fisica e la realtà immaginativa sono la stessa cosa. Il sistema nervoso si divide in due parti: sistema nervoso centrale e sistema nervoso periferico. Il SNC è tutto quello che è compreso all’interno della spina dorsale (midollo spinale) e nella scatola cranica (encefalo), ma all’interno della scatola cranica e al di fuori dell’encefalo c’è una parte del SNP. Il SNC non è centrale perché si trova al centro, ma perché è il sistema di controllo del SNP. Il SNP è tutto quello che fuoriesce dal SNC. I nervi degli occhi fanno parte del SNP, perché sono usciti, per quanto poco, dall’encefalo. Non é soltanto una questione topografica, ma è una questione anche della funzione che svolgo. Il SNP si suddivide in sistema somatico e autonomo, e a sua volta il sistema somatico può essere sensoriale o motorio. Il SNP trasmette ogni informazione in ingresso verso il SNC (afferente, quindi è sensoriale), oppure porta l’informazione dal SNC al SNP (efferente, è motorio). Il sistema afferente è ascendente, va dal basso verso l’alto, quindi i nervi del SNP della retina, portano l’informazione dalla retina fino alla corteccia visiva primaria (bottom up). Il sistema efferente è discendente, viene anche detto top- down, va dall’alto verso il basso, l’informazione è stata manipolata. (Qualunque è una risposta motoria: il movimento degli occhi e anche una ghiandola che si contrae e secerne liquido). Mentre il sistema somatico può essere controllato (es: posso decidere di aprire o chiudere gli occhi) e in minima parte è automatico, il sistema autonomo è l’opposto, solo il minima parte è sotto il controllo volontario, è quasi tutto automatico (es: posso anche controllare il respiro, ma non respiro perché lo controllo). Il sistema autonomo si divide in simpatico, parasimpatico ed enterico (controlla l’intestino, che viene anche chiamato secondo cervello). Il sistema simpatico è tutto il sistema dispendio di energie (lotta/fuga - fight or fly), si attiva per proteggere l’organismo. Ad esempio, si attiva il simpatico se ho un abbassamento di calorie, di energie, e ho bisogno di nutrirmi, e vado a caccia o a raccogliere cibo. Il parasimpatico ricondiziona l’omeostasi, fa uno stato di equilibrio, di quiete, tende a riportare lo sbilanciamento dato dal simpatico ad uno stato di maggiore vantaggio per le cellule. Se sto in una fase digestiva, in cui sto accumulando le calorie necessarie per la mia sopravvivenza, si attiva il parasimpatico, che riporta ad un’omeostasi. Il L’assone è rivestito da delle placche, che sono di una sostanza particolare che riveste il neurone che si chiama guaina mielinica, che è grasso che riveste l’assone per evitare che il passaggio della corrente elettrica possa disperdersi. Molte delle malattie neurodegenerative non sono legate alla degenerazione del neurone ma a quella della guaina mielinica. Un altro fatto che è legato alle malattie degenerative è quando i bottoni sinaptici perdono la sostanza chimica che permette la trasmissione del potenziale d’azione. Es: la cocaina e altri eccitanti portano un apporto di questa sostanza eccitatoria che mette più liquido, in modo tale che quando arriva il potenziale d’azione non scarica 2 gocce ma 100, così che il potenziale d’azione cambi di frequenza e scarichi più velocemente nei neuroni successivi. Finito l’effetto, il sistema nervoso si rende conto che c’è troppo neurotrasmettitore e riduce la produzione della sostanza dopaminergica che trasmette l’informazione, ed ecco perché dopo qualche ora si assume un eccitante si va in depressione. Se la somma delle connessioni eccitatorie sarà maggiore della stimolazione delle connessioni inibitorie, allora partirà il potenziale d’azione, se invece è maggiore la stimolazione delle connessioni inibitorie, allora non parte. Il potenziale d’azione parte solo se c’è uno sbilanciamento e se vincono le connessioni eccitatorie. La sinapsi è il collegamento tra neuroni, oppure con l’organo efferente. Le sinapsi tra i neuroni si modificano, non sono preordinate alla nascita. Ogni apprendimento è una modifica della sinapsi. Nei neuroni motori la sinapsi termina con un organo efferente (muscolo o ghiandola), mentre in quelli sensoriali e negli interneuroni termina con un altro neurone. All’interno della fessura sinaptica, che si trova tra il bottone e il corpo cellulare, viene versato il messaggio. 8/11 La sinapsi è il collegamento che avviene fra neurone e neurone. Avviene attraverso il contatto, che non è fisico, ma attraverso un processo sinaptico dato dal prolungamento di un assone (parte del neurone che trasmette il potenziale d’azione), si dirama in bottoni sinaptici che contengono vescicole all’interno del quale c’è una sostanza chimica, il neurotrasmettitore, che attivato dal potenziale elettrico, viene rilasciato nella fessura sinaptica. Questo determina uno sbilanciamento elettrochimico che determinerà se il neurone ricevente attiverà o no il suo potenziale d’azione. La differenza non è la quantità di corrente elettrica che passa in un assone, ma la frequenza. Se si eccita un neurone parte il potenziale d’azione, se si inibisce un neurone, non partirà il potenziale d’azione. I dendriti sono le ramificazioni del corpo cellulare che servono a stabilire i contatti. La direzione nel quale passa la corrente elettrica è sempre la stessa, dal corpo cellulare all’assone ai bottoni sinaptici, che si collegano ai vari organi, che possono essere sia non neuroni (se sono neuroni motori) o altri neuroni (se sono altre classi di neuroni). Il punto di innesco a valle del corpo cellulare è il punto in cui parte l’assone con il suo potenziale d’azione. Quasi tutti gli assoni sono ricoperti da una sostanza grassa che li isola, così che la corrente elettrica non si disperda, non sia intercettata da altre sostanze. Tanto più un neurone è attivato, tanto più si ispessisce la guaina mielinica, si ingrossa l’assone. Alcune malattie, anche molto gravi, non intaccano il neurone, ma la guaina mielinica. Sono malattie e tumori molto gravi, anche del neurosviluppo, che progressivamente paralizzano la persona, perché i neuroni, demielinizzandosi, non trasportano più la corrente elettrica nel modo giusto. IL SISTEMA NERVOSO Il sistema nervoso periferico Il sistema nervoso periferico è costituito da una sola struttura: i nervi, che si suddividono in nervi spinali e cranici. I nervi sono un’insieme di fasci di assoni, o di assoni motori, o di assoni sensoriali. I nervi spinali hanno sia assoni sensoriali che motori, mentre i nervi cranici (che decorrono all’interno della scatola cranica), che controllano i 5 sensi, sono specializzati, o con soli assoni sensoriali o con solo assoni motori. I nervi rappresentano il mezzo con cui il sistema nervoso centrale riceve informazioni, cioè con neuroni sensoriali, e il mezzo con cui invia istruzioni al resto del corpo, cioè con neuroni motori. Gli interneuroni non sono nervi, perché sono solo all’interno del SNC. Nervi: assoni che fuoriescono dal SNC. Tratto: assone all’interno del SNC. Il nervo esce dalle spine della spina dorsale di ciascuna vertebra, è quello che se viene schiacciato dà dolore. Si potrebbe avere una paralisi parziale o semplicemente il dolore, dovuto al progressivo schiacciamento che va a stimolare i nervi sensoriali e motori. Per vedere se ho una compromissione sensoriale (es: invecchiamento o incidente stradale), il neurologo pungerà, e in questo caso sarebbe stata schiacciata parte del nervo. Se invece vuole sapere quanto è compromesso, va a stimolare con i martelletti alcuni punti, che se stimolati da un colpo danno il movimento, quindi vede se la compromissione è sensoriale o motoria o entrambe le cose. Se la spina dorsale si spezza, si recide il midollo spinale e da quel punto in giù è tutto bloccato, non arriva più nessuna informazione, si va in paresi, totale o parziale, perché i nervi, di cui spinali sono 31 paia (non si dice 62 nervi) e cranici 12 paia, sono disposti in modo simmetrico. Tutte le strutture del sistema nervoso sono simmetriche. I nervi che controllano la parte sinistra del corpo vanno a sinaptare nell’emisfero destro del cervello. Nella sinistra c’è il controllo sensoriale e motorio destro dall’emisfero sinistro. I 31 nervi entrano o escono dalla spina dorsale, dal coccige, salendo su, lombare, dorsale, cervicale. A seconda di dove io ho una lesione, da quel punto in sotto io sarò paralizzato, non arriverà più informazione né sensoriale né motoria. Non si blocca il sistema nervoso autonomo perché questo è controllato da un nervo cranico che non passa per il midollo spinale, ma passa accanto all’aorta, che è il nervo vago. Tutto è controlaterale, sia nella ricezione sia nella trasmissione. Anche i nervi cranici sono controllati in modo controlaterale. Solo due organi sensoriali di nervi sensoriali sono ipsilaterali, non controlaterali. Il gusto è ipsilaterale, il controllo gustativo di metà delle papille gustative della metà destra della mia lingua è controllato ipsilateralmente dall’emisfero laterale destro del mio cervello. Stessa cosa avviene per i sensori l’olfatto. Proprio perché il controllo dei nervi (anche cranici) è controlaterale, i nervi che portano l’informazione visiva del campo visivo destro sinaptano nell’emisfero di sinistra, e viceversa (es: chiasma ottico). Abbiamo due campi visivi che non coincidono. Se c’è un danno nell’area del cervello che mette insieme i due campi, c’è la diplopia, quindi vedo due immagini separate da qualche centimetro. Se non ho danni, i due campi visivi sono un vantaggio, perché permettono di cogliere la profondità delle immagini. Se si perde la vista da un occhio bisogna educarsi a vedere la profondità, si rischia di non avere la chiara sensazione. La retina è uno schermo, in cui non esiste la tridimensionalità, che viene dal cervello, che si avvale di una serie di indizi di profondità, che funzionano quasi sempre. Anche se non prestiamo attenzione diretta su un punto di fissazione, viene elaborata benissimo dal mio cervello, che richiama l’attenzione. Se non fosse così non potrei essere richiamato da qualcosa che avviene nel campo periferico. Mentre i nervi cranici trasmettono le informazioni dei sistemi sensoriali primari (vista, odorato ecc), tutte le altre informazioni sensoriali, che non sono veicolate dai sistemi sensoriali cranici si chiamano somatosensazioni (come la pressione, il calore ecc). Le informazioni somatosensoriali sono corporee, le informazioni che veicolano i 5 sensi (sensoriali) sono extracorporee. La propriocezione è somatosensazione, perché è quella che mi da la percezione della mia posizione dello spazio. Il sistema nervoso centrale Il sistema nervoso centrale è un po’ più complesso. Un assone motorio che deve trasmettere un’informazione a qualunque parte del corpo partirà da una struttura dell’encefalo all’interno del cranio, decorrerà all’interno del midollo spinale (non quelli cranici). Nella parte che esce dall’encefalo o dal midollo spinale si chiama nervo (spinale o cranico). La parte che decorre all’interno del SNC, si chiama tratto. Se il tratto è ascendente l’assone è sensoriale, se l’assone è discendente sarà il tratto di un assone di un neurone motorio. Non è del tutto confusionale quest’insieme di neuroni, che vanno in fasci di assoni in nuclei, che sono gli insiemi dei nuclei dei corpi cellulari dei neuroni (ad esempio degli interneuroni). Una serie di neuroni vicini fa più o meno la stessa cosa. Questo mi permette di studiare il cervello e vedere cosa avviene in quell’area. Quando il midollo spinale protende all’interno della scatola cranica, si ingrossa e crea 3 strutture: bulbo, ponte e mesencefalo. Queste strutture fanno tutto. Per vivere non ci può essere neanche un millimetro di queste aree che non funzioni, sennò saremmo in stato vegetativo o morti. Tutto si risolve li, perché dal punto di vista evolutivo dalla salamandra fino ad arrivare a noi abbiamo in comune queste strutture, in cui c’è il controllo di tutte le funzioni vitali. Tutto quello che ci sarà dopo sarà una replica ridondante di quello che già si trova in queste strutture. Si specializzerà sempre di più fino alla corteccia e c’è la coscienza (sono consapevole). Dal midollo spinale alle 3 strutture ci sarà il controllo dei cicli circadiani (sonno - veglia), della toeletta, della cura della persona ecc. La prima struttura che forma è il bulbo, che si trova direttamente sopra al midollo spinale e comprende numerosi centri responsabili di alcune funzioni viscerali di importanza vitale come la digestione, il respiro e il controllo del ritmo cardiaco. Il ponte trasporta informazioni relative al movimento che provengono dagli emisferi cerebrali e sono destinate al cervelletto. Il cervelletto in realtà non è una struttura del tronco encefalico (che è la prosecuzione del midollo spinale), ed è localizzato dietro il ponte, modula la forza e l’ampiezza dei movimenti ed è implicato nell’apprendimento di programmi di abilita motoria. Fa il calcolo per sapere cosa devo fare senza possibilità di avere un feedback. Se ho un danno al cervelletto, avrò delle conseguenze nell’organizzazione di pattern motori. Il mesencefalo controlla molte funzioni sensitive e motorie, compresi i movimenti oculari e la coordinazione dei riflessi visivi e uditivi. Il diencefalo contiene 2 diverse strutture: sopra il tronco encefalico c’é il talamo, è il centro di smistamento di tutte le informazioni sensoriali; sotto il talamo c’è l’ipotalamo, che controlla tutti i sistemi del sistema autonomo simpatico e parasimpatico e tutte le nostre pulsioni (fame, sete ecc). Sopra al diencefalo ci sono gli emisferi cerebrali. Comprendono uno strato esterno fortemente convoluto che costituisce la corteccia cerebrale e 3 strutture localizzate in profondità che sono: i nuclei della base, deputati alla controllo del movimento volontario, che si degenerano come morbo di Parkinson; poco sopra c’è il sistema limbico, che è al confine con la corteccia, che è tutto il sistema emotivo, coinvolto per l’immagazzinamento delle informazioni esperenziali, se si danneggia il sistema limbico perdo la memoria. Se mi viene asportato non muoio ma divento amnesico, non acquisirò più esperienze episodiche, non potrò dire più cosa ho fatto da quando mi è stata asportata quella parte del cervello (amnesia anterograda), (l’ippocampo, deputato alla conservazione delle tracce mnemoniche); i nuclei dell’amigdala, deputati a coordinare le risposte endocrine e del sistema nervoso autonomo in rapporto con gli stati emotivi. 14/11 Il midollo spinale entrando nel cranio diventa il tronco cerebrale. Appoggiato sopra c’è il talamo, e sotto il talamo c’è l’ipotalamo. Questa è tutta la parte sottocorticale, ma inizia ad essere definita limen, infatti non sempre sarà definito sistema limbico, anzi raramente si parla di sistema limbico, ma di corteccia. Una struttura che ricopre una serie di nuclei (che sono l’insieme di corpi cellulari di interneuroni e di neuroni motori) sono i nuclei della base, che sono caratterizzati da molti corpi cellulari radunati insieme in nuclei, a volte si chiama anche materia nera (o grigia), rispetto alla materia bianca, che è l’assone ricoperto da guaina mielinica. I nuclei non ricoperti di guaina sono grigi. I nuclei della base, (o gangli della base, definizione non più usata) sono tutt’uno con il talamo, e inizia con il prolungamento ad avere una funzione limbica (coinvolto nell’impegno emotivo e di memoria). I gangli della base hanno gli schemi motori per la programmazione di qualsiasi movimento, zona che si compromette nel caso della malattia del Parkinson. Il sistema limbico è chiamato anche lobo temporale mediale (se lo definisco come parte della corteccia cerebrale). L’amigdala (sono 2 strutture simmetriche) è coinvolta con le emozioni. La parte più recente del nostro cervello è la corteccia cerebrale, cioè quella che rispetto all’evoluzione naturale si é formata più recentemente nel cervello (non è presente nei rettili ed è quello sinistro: il destro è “matto” ma non mente, risponde alle regole imposte dall'emisfero sinistro. Potrebbe essere che l'emisfero di sinistra con connessioni dominanti sull'area motoria, forzi l'emisfero destro in una fondamentale modalità inibitoria: il sinistro è un “padre” per il destro: quest'ultimo non fa che obbedire a ciò che il sinistro gli impone. Se sono compromesse le aree associative dell’emisfero sinistro si avranno afasie ed aprassie. Se sono compromesse le aree associative dell’emisfero destro si avranno agnosie. Nel caso delle aprassie, c'è una forte differenza tra azioni automatiche e controllate: una donna che ha sempre fatto il caffè, se non le viene chiesto, lo rifarà allo stesso modo, perché l'azione sarà automatica; ma se le venisse chiesto di farlo, non sarebbe più in grado di agire. Nel caso delle agnosie invece, la persona non potrebbe più riconoscere le varie parti del corpo: le persone negheranno di essere malate, negando le loro gnosi (le malattie del loro corpo). Se sono compromesse le aree primarie dell’emisfero sinistro si avranno emiparesi destre, se invece sono compromesse le aree primarie dell’emisfero sinistro si avranno emiparesi sinistre. Da un paziente che ha un problema motorio o sensoriale di emiparesi destra, lo psicologo dal punto di vista cognitivo può immaginarsi che potrebbe non capirlo o non riuscire a parlare. Nel caso opposto può aspettarsi che non abbia più orientamento spaziale, che non possa guidare. 16/11 Gli emisferi sono lateralizzati, cioè hanno un controllo controlaterale per quanto riguarda le funzioni sensoriali e motorie (eccetto che per due canali) e sono specializzati per quanto riguarda le funzioni associative. Per l'udito, per esempio, c'è un'area di tipo primaria che invia l'informazione all'area associativa, che poi elaborerà (tramite anche l'esperienza). Queste aree associative non ricevono le informazioni direttamente dalle aree sensoriali, ma le aree primarie motorie, che pianificano l'azione, la trasmettono alle aree subcorticali, per poi arrivare alle aree associative. Nelle aree primarie il controllo è lateralizzato (controlateralizzato), in quelle associative solo alcune funzioni sono lateralizzate in uno specifico emisfero piuttosto che nell'altro: gli emisferi si dicono quindi specializzati, in quanto hanno un solo modulo mentale, cioè hanno le stesse strutture anatomiche, sono simmetrici, ma non identici in massa. CHE SUCCEDE QUANDO IN DEI PAZIENTI VIENE RECISO IL CORPO CALLOSO? Il corpo calloso è una struttura immensa fatta di una cablatura di assoni che in una dimensione o l’altra connettono tutte le aree della corteccia cerebrale, in modo tale che pur svolgendo funzioni diverse, entrambi gli emisferi siano aggiornati per quanto riguarda l’informazione dell’altro emisfero. Da una parte avremo i dendriti, mentre dall'altra le diramazioni assoniche (ogni interneurone ha una propria direzione). Ci sarà un interneurone che ha i dendriti e il corpo cellulare nell’emisfero di sinistra che sinapterà nell’emisfero di destra e viceversa. Per malattie particolari, negli anni 50/60, alcuni neurochirurghi sperimentarono una tecnica per sezionare il corpo calloso, supponendo che non essendo un’area che elaborava informazione, ma la trasmetteva soltanto, non avrebbe compromesso il funzionamento dei due emisferi, pur non sapendo che cosa sarebbe successo separando i due emisferi. In quale caso si separano i due emisferi? Quando c’è un tumore del corpo calloso o nei casi che ad esempio ha studiato Gazzanica. Gazzanica studiò alcuni pazienti a cui era stato separato il corpo calloso, perché i neurochirurghi non avevano notato grosse anomalie, e non era chiaro come poter osservare il comportamento di una persona con il cervello diviso. Gazzanica, come psicologo, inventò un esperimento semplicissimo, riuscì ad osservare cosa avveniva volta per volta in un emisfero senza che l’altro fosse informato. Es: l'emisfero destro non può vedere cosa accade alla mano destra a seguito di questo intervento, poiché il corpo calloso è stato diviso e non c'è più comunicazione. Ma l'emisfero destro può comunque apprendere tramite la vista. Questo è ciò che è stato studiato dai neurochirurghi. Cosa devo sapere dal punto di vista anatomo-fisiologico, per capire gli esperimenti di Gazzanica con una stimolazione visiva? Devo sapere 3 cose, una specifica se lo stimolo è visivo. 1) Specializzazione degli emisferi: la lateralizzazione dice che c’è un controllo bilaterale degli emisferi. 2) I due emisferi sono legati per natura dal corpo calloso, che li mantiene in comunicazione. 3) Il chiasma ottico: struttura del nervo ottico, detta anche retinofuga, che parte dalla retina, dove sono i recettori della luce degli assoni sensoriali visivi. (Il sistema sensoriale, in realtà è soltanto la retina, che si trova dietro al bulbo oculare). I nervi che partono dalla retina per trasmettere l’informazione all’area occipitale, fanno un percorso per cui parte di questi nervi si incrociano (chiasma) per cui in virtù del chiasma ottico, quello che vedo, dato un punto di fissazione centrato, quello che è sul campo visivo sinistro viene processato e trasmesso controlateralmente dall’emisfero destro nell’area visiva primaria occipitale destra (e viceversa). Entrambi gli occhi vedono l'emicampo visivo destro e sinistro contemporaneamente. Perché Gazzanica ha fatto questo esperimento? Perché chiudendo un occhio non si riduce metà campo visivo, infatti si vedrà metà campo visivo di destra e metà campo visivo di sinistra. Per entrambi gli occhi, l’immagine inverte la direzione della luce, quindi il fascio di fotoni del campo visivo sinistro viene a sbattere sulle emi-retine destre, e viceversa. La retina è divisa in un punto cieco abbastanza grosso disegnato dal mio cervello senza che io me ne accorga, che va a dividere ogni occhio in metà retina destra e metà retina sinistra. Dalle emi-retine destre partiranno i nervi che innervano l’emiretina destra (e viceversa). Queste retine (emiretine) sinistre, che vedono il campo visivo destro, vanno a riunirsi entrambe nell'emisfero controlaterale al campo visivo. I nervi delle emiretine nasali quindi chiasmano, altrimenti non potremmo vedere. Di entrambi gli occhi, il campo visivo di sinistra, va a sbattere sulle emiretine di destra controlaterali. Le emiretine destre connettono ipsilateralmente destra su destra all’emisfero destro. Dalle emi-retine destra e sinistra partono due nervi nasale-temporale. Il nasale connette ipsilateralmente, il temporale controlateralmente. Esperimento di Gazzanica Tenendo a mente che le informazioni sensoriali e visive sono processate sempre controlateralmente da un solo emisfero, trasmettiamo su uno schermo chiedendo al paziente di osservare un punto centrale in un tempo sufficientemente lungo per osservare l’immagine, ma in un tempo sufficientemente breve per far sì che non avvenga il movimento saccadico (automatico) che avviene ogni 200 millisecondi in cui l’occhio scannerizza tutto. Perciò da una parte gli chiedo di fissare un punto al centro, quindi deve stare fermo (importante) e l'esposizione deve essere breve, sennò il movimento saccadico sovrappone i campi. Con un tachistoscopio (proiettore) ha trasmesso delle diapositive temporizzate e veloci proiettandole su uno schermo (la persona aveva quindi uno schermo davanti e le si chiedeva di fissare un punto centrale per o trasmettergli un'immagine, una volta sullo schermo del lato destro, una volta nel sinistro). Quando gli si trasmetteva un’immagine nel campo visivo destro (es: una pallina da tennis), e gli si chiedeva che cosa vedesse, lui rispondeva di vedere una palla. Poi gli si mandava un'immagine sul campo visivo sinistro, e lui rispondeva di non vedere nulla. Tuttavia Gazzanica l'immagine l'aveva trasmessa: quindi, l'immagine trasmessa nell'emisfero dominante venne vista, mentre quella trasmessa nell'emisfero non dominante, non venne vista. Allora che fa Gazzanica? Si chiede se il paziente non fosse in grado di analizzare ciò che avesse visto o se davvero non l'avesse visto: da qui un'idea geniale. Sotto al tavolo, quindi nascosto alla vista, aveva nascosto una serie di oggetti, raggiungibili con la mano anche se non visibili. Gli chiede di prendere con la mano controlaterale rispetto all'emisfero che aveva visto (destro) quindi con la mano sinistra, un oggetto che fosse coerente con ciò che aveva visto. Il paziente, con la mano legata all'emisfero che diceva di non aver visto nulla, prese il martello. Nasce un problema. Dov'è la coscienza? La coscienza c'è laddove c'è una risposta coerente con l’ambiente, ma non c’è quel livello di coscienza autoconsapevole e capace di verbalizzare. Ma allora, a che mi serve l’emisfero sinistro cosciente, se quello destro sa fare le stesse cose anche senza verbalizzare? Perché l'emisfero destro comprende il compito e dà il comando corretto alla mano di sinistra, ma dirà di non aver visto nulla: tuttavia esegue in modo corretto l'azione, pur affermando di non poterlo fare. Perciò, anche se afferra l'oggetto preso, afferma di non saper dire cos'è: in realtà lo sa ma non sa verbalizzare. Il paziente non sta però in silenzio, ma inizia la confabulazione. Quello che sta nell’emicampo visivo sinistro viene processato dall’emisfero destro, e quello che sta nell’emicampo visivo destro viene processato dall’emisfero di sinistra. Se al posto degli oggetti utilizzo le parole, l'emisfero destro è in grado di leggere o è analfabeta? Sì, ha competenze linguistiche basiche. Il controllo della mano sinistra è dal punto di vista somatosensoriale nell'area primaria del lobo parietale anteriore, e dal punto di vista motorio si troverà nell’area motoria del lobo parietale posteriore, (da non confondere con l'area visiva). Anche con le lettere si verifica lo stesso risultato. Esperimenti split brain (video): Joe, famoso paziente di Gazzanica, fissa uno schermo, guarda un punto di fissazione e gli vengono mandate parole a destra e sinistra. Gazzanica gli chiede cosa avesse visto. Poi gli dice di prendere carta e matita e disegna, chiudendo gli occhi, con la mano sinistra (controllata dall’emisfero destro). Quando apre gli occhi, l’emisfero di sinistra legge, guarda e riconosce l’oggetto. La connessione del corpo calloso è arrivata all’esterno attraverso la visione. Noi sappiamo esattamente cosa avrebbe dovuto disegnare, lo disegna abbastanza bene, ma non tanto da essere riconoscibile da lui quando apre gli occhi. L’emisfero sinistro inizia ad interpretare quello che ha disegnato, noi sappiamo cosa ha disegnato e lui ha risposto correttamente, nonostante l’emisfero di sinistra tenti delle risposte un po’ strane. Joe, alla domanda: “cosa vedi?’”, risponderà che sulla sinistra c’era una sega, che dice di non aver visto. Quindi Gazzanica gli chiederà di disegnare con la mano sinistra, (cioè quella controllata dall’emisfero che ha visto la sega), chiudendo gli occhi, così che non sia influenzato dall’emisfero di sinistra e disegna esattamente la sega, e non è difficile da riconoscere quello che sta disegnando quando apre gli occhi, sappiamo che ha risposto correttamente, ma lui dice altro e non si sta nemmeno ingannando, infatti è sincero, perché sbaglia. La prova della sincerità è il fatto che l’emisfero di sinistra davvero non ha visto niente, tant’è vero che deve interpretare un disegno fatto male, e quindi lo interpreta male, infatti prima dice di vedere un calzino, poi un martello ecc. Abbiamo un’infinità di agenti nel nostro cervello che agiscono su di noi a livello al di sotto della coscienza, e noi possiamo addirittura dire il contrario di fronte all’evidenza. Il mio cervello può andare a lavorare perfettamente a livello subliminale, e la maggior parte del nostro comportamento è agito sotto il livello di coscienza. Il problema non è percettivo o sensoriale, infatti se il danno fosse lì parleremo di un’altra cosa. Lo split brain non ha niente di danneggiato sulle aree della corteccia cerebrale, quindi vede. Se per visione intendiamo una rappresentazione cosciente, dobbiamo dire che tipo di coscienza. È cosciente? Si, perché risponde adeguatamente ad uno stimolo visivo, ma non è autoconsapevole, non sa verbalizzare che cosa è avvenuto. Non è possibile collegare la coscienza nel senso pieno del termine ad un emisfero, anche se Gazzanica fino ad oggi continuerà a sostenere che almeno deve esserci l’emisfero di sinistra attivo. Con il cervello diviso, i pazienti possono eseguire due compiti diversi contemporaneamente, cioè sostenere un’attenzione divisa, con interferenza strutturale, senza che un compito interferisca sull’altro, ma solo se l’informazione avviene su canali sensoriali differenti. Esempio di interferenza strutturale: se io all’orecchio destro mando in cuffia un messaggio e all’orecchio sinistro ne mando un altro, e chiedo alla persona di verbalizzare quello che sta sentendo, la persona non verbalizzerà entrambi i messaggi, sentirà un pezzo di un messaggio e il pezzo di un altro. Tramite lo split brain il paziente sembra avere due cervelli che lavorano indipendentemente, poiché non abbiamo interferenza tra diversi stimoli, cosa che invece normalmente accadrebbe. Il paziente è capace dI svolgere più funzioni contemporaneamente (ad esempio dei disegni). A Joe venne praticato questo intervento poiché soffriva di epilessia, che è un’iperattivazione del cervello (che non ha niente a che fare con il quoziente intellettivo) dovuta ad un focolaio che va in corto circuito, e se questo corto si estende in tutto il cervello la persona rischia la vita. Gli attacchi epilettici oggi si controllano in gran parte con i farmaci. All'epoca si pensava che tramite questa operazione, interrompendo quindi la connessione tra i due emisferi, si potesse preservare il corretto funzionamento del cervello nella sua interezza. C’erano varie tecniche: una era quella di separare il corpo calloso così che la scossa elettrica non si diffonda al callo, quindi si separano, almeno sarà meno grave. Oppure in un altro caso di una persona amnesica, si asportano parti del cervello, perché alcune aree del cervello sembrano determinare un’infiammazione epilettica. 21/11 Introduzione alle Neuroscienze: afasie, aprassie, agnosie LESIONI NELLE AREE SENSORIALI E MOTORIE PRIMARIE: LA PLASTICITÀ NEURONALE E LA SINDROME DELL’ARTO FANTASMA Mentre negli split brain non ci sono danni cerebrali, cioè gli emisferi sono integri, funzionano perfettamente e l’unica cosa compromessa è il sistema di comunicazione (corpo calloso), ma le aree associative e primarie sono intatte; in questo caso ci sono danni degli emisferi, cioè osserviamo persone che hanno avuto il danneggiamento delle aree primarie associative o dell’emisfero destro soltanto o del sinistro soltanto. Se un danno all’emisfero destro compromette alcuni comportamenti che non vengono compromessi nell’area sinistra, vuol dire che c’è una riconferma che gli emisferi sono specializzati. Nelle aree primarie, l’area primaria somatosensoriale, cioè quella che riceve le informazioni dai recettori tattili e del dolore presenti in tutto il corpo, ha una connessione punto a punto con i recettori distribuiti sul nostro corpo. Nell’area somatosensoriale (primaria) dell’emisfero destro e sinistro, cioè quell’area che si trova nel lobo parietale anteriore, c’è una rappresentazione di tutta la superficie del mio corpo in una mappatura chiamata homunculus. La stessa cosa avviene a livello dell’area motoria primaria, che ha una connessione punto a punto con tutti i movimenti del mio corpo. Si può ricostruire una mappa di tutto il corpo (in proporzione ridotta) sul lobo frontale posteriore (corteccia primaria motoria) di entrambi gli emisferi. Da ricordare che tutto questo è controlaterale. Tutto il mio corpo è sia sensoriale che motorio. L’ampiezza di come viene raffigurato, cioè della connessione punto a punto, varia a seconda delle funzioni, non a seconda dello spazio. Es: l’area delle labbra è più sensibile di quella del braccio, quindi dal punto di vista sensoriale è più grande, ha più recettori. Es: i genitali sono grandi come area sensoriale sulla corteccia primaria sensoriale, ma quasi scompaiono dal punto di vista motorio. Le aree associative non hanno un’associazione topografica, sono quelle aree deputate a mettere insieme questa informazione (cosa ne faccio di questo stimolo? Come organizzo uno schema motorio?). Dal punto di vista della mappatura di Brodmann del cervello, l’area primaria somatosensoriale e motoria vengono indicate con i primi 4 numeri (1,2,3a,3b), questo per ciascuno dei due emisferi. Un danno nelle aree primarie o motoria destra, mi darà un emiparesi sinistra (interruzione del controllo motorio o sensoriale). Se il danno fosse nelle aree che controllano il sistema motorio della gamba, non potrei più muoverla. Se il danno fosse solo nell’area sensoriale non percepirei più nessuna sensazione, ma potrei muovere la gamba lo stesso. Mielolesione ≠ lesione corticale. La lesione corticale non è mai bilaterale, lo sarebbe solo se il danno fosse in entrambi gli emisferi. Un danno nelle aree primarie della corteccia mi darà sempre un’emiparesi. Se un danno recide completamente il midollo, avrò una paresi bilaterale. Se ho un danno nelle aree primarie sensoriali o motorie sarà sempre controlaterale di metà del corpo, sarebbe bilaterale solo con danni in entrambi gli emisferi. Quando le lesioni all’emisfero toccano le aree associative della corteccia dell’emisfero di sinistra (o dominante), avremo la perdita della funzione del linguaggio, alle quali si possono associare, se vengono compromesse anche le aree primarie, un’emiparesi destra. Se ho un danno alle aree associative dell’emisfero destro posso perdere il riconoscimento dei volti, l’organizzazione spaziale, l’attenzione spaziale ecc. e, se il danno coinvolge anche le aree primarie e motorie, avrò un’emiparesi sinistra. Area di Broca: quando è compromessa quest’area, cioè l’area associativa del lobo frontale di sinistra, il paziente manifesta un’incapacità nel produrre il linguaggio (afasia). Quando invece viene compromessa parte della corteccia cerebrale (area di Wernicke), avrò un’afasia di comprensione del linguaggio. Afasia di Broca: di produzione del linguaggio. Afasia di Wernicke: di comprensione del linguaggio. Da cosa possono essere provocate? Da qualche trauma, come un ictus, un versamento di sangue che schiaccia, comprime o distrugge un’area del cervello, un tumore ecc. Ci può essere un recupero parziale se il danno è circoscritto: se è stata solo una compressione momentanea (edema), che non ha distrutto aree del cervello, si fa un’operazione per svuotare il sangue, così che la persona recupererà pian piano le funzioni. La mancanza di linguaggio viene collegata da chi non conosce l’afasia ad una mancanza di QI, ma non è così. È più dannosa l’afasia di Wernicke, perché la persona non comprende quello che gli si sta dicendo, al contrario di quella di Broca, dove il paziente comprende quello che gli si dice ma non lo sa esprimere. Se un paziente dice di avere un’afasia di Broca bisogna fare molta attenzione a ricordare che quello che risponderà potrebbe non essere quello che voleva dire. Questi studi sono stati fatti da Broca e Wernicke quando ancora non esisteva la possibilità di poter correlare un danno comportamentale con un danno cerebrale, perché non c’erano ancora i sistemi di diagnostica per immagini, si poteva vedere solo post-mortem. Si studiavano i cervelli di persone che avevano manifestato in vita la perdita di una funzione speciale. Paul Broca (1824-1880) e altri studiosi osservarono che le persone con lesioni all’emisfero sinistro manifestavano la perdita delle abilità di verbalizzazione molto più spesso dei soggetti che avevano subito un danno analogo all’emisfero destro. Carl Wernicke (1848-1905) nel 1876 descriveva un nuovo tipo di afasia, che era dovuto a lesioni della parte posteriore del lobo temporale dove questo si unisce al lobo parietale e a quello occipitale. Non è che queste persone avevano perso una capacità intellettiva generica, avevano perso una funzione specifica. In seguito questa teoria si perse e si ritenne non più valida, nascono teorie come l’equipotenzialità, il principio di massa, il comportamentismo ecc. 22/11 Area di Wernicke: riguarda la comprensione del linguaggio, si trova dietro l’orecchio, nell’area 22 di Brodmann. Queste aree (di Broca e Wernicke) sono connesse, e svolgono un ruolo reciproco, circuitale, di andata e ritorno. L’area di Broca sembra avere a che fare con il dizionario delle parole, cioè con l’accesso al significato delle parole, o alla parola stessa rispetto ad un significato. La persona, non è che non ha in mente qual è la parola corretta da dire, è che quando la va a recuperare non ha più accesso. La persona che ha un disturbo nell’area di Broca se si esprime, si esprime in modo molto semplificato. La persona che ha l’afasia di Wernicke parla normalmente ma non presta attenzione all’interlocutore, perché a differenza dell’afasia di Broca, in cui l’afasico comprende la richiesta, nell’afasia di Wernicke l’afasico non comprende quello che gli viene detto, quindi le risposte sono a vanvera. La produzione del linguaggio della lingua madre è innato, nessuno ha bisogno di essere sottoposto ad un insegnamento formale per acquisire e sviluppare la lingua parlata dai genitori, tanto che se il genitore non producesse in modo adeguato una lingua, il bambino produrrebbe comunque una sua lingua. Questa lingua non differirebbe poi così tanto dalle altre lingue parlate nel mondo, perché tutte le lingue, per quanto diverse, non lo sono così tanto nelle strutture grammaticali. Mentre la lingua, che viene utilizzata in un linguaggio, è un processo innato, automatico, la lettoscrittura no, ha bisogno di essere appresa, e ci vuole molto tempo, infatti abbiamo bisogno di un’istruzione formale intensa e ripetuta per acquisirla. Soltanto una minima parte della popolazione umana è alfabetizzata. Non c’è stata esposizione ad un ambiente che ha potuto favorire modificazioni causali nel nostro cervello che hanno automatizzato il processo della lettoscrittura, perché è una cosa molto recente. Possiamo utilizzare un alfabeto da qualche migliaio di anni. La lettoscrittura è un processo che tende a modificare il cervello, ma in questo lungo processo di apprendimento il cervello deve trovare un area. Va a cooptare alcune aree che svolgono funzioni differenti, che vengono cooptate per imparare a leggere e scrivere. Si sta cercando di capire come si correlano certe aree, per esempio quelle motorie, nelle competenze del calcolo. Una persona goffa (che ha difficoltà nel coordinamento motorio) potrebbe avere difficoltà di calcolo. Non c’è una diretta connessione, se non il fatto che invece vengono investire aree che servono nella coordinazione motoria e che sono state cooptate per fare altro, come imparare le tabelline. Vogliamo capire se una persona che ha difficoltà nel calcolo, magari ha un’area che non funziona bene. Es: una persona con difficoltà nel movimento motorio potrebbe avere delle difficoltà nel calcolo, perché forse quelle aree sono state cooptate per fare entrambe le cose. Per quanto riguarda la lettoscrittura, é un processo che può essere solo appreso. Ci vogliono mesi perché avvenga questo apprendimento. Una volta fatto questo, le aree del linguaggio sono coinvolte, così che oltre ad avere un’afasia, quindi a perdere competenze di produzione o comprensione del linguaggio, possiamo avere compromesse anche competenze acquisite, cioè quelle della lettoscrittura. Possono essere compromesse anche competenze di lettura e scrittura (dislessia). Lobo parietale inferiore (area di Brodmann n.5): quest’area, se compromessa nell’emisfero di sinistra (ma non in quello di destra), le persone non sono più in grado di svolgere un’azione motoria appresa, lo stesso schema può essere automatico o appreso. Es: un conto è preparare la macchinetta del caffè (azione appresa), un conto è se ho bisogno di recuperare l’intenzione volontaria cosciente per fare un’azione (ci vuole la corteccia, unica parte del cervello che può esprimere un atto volontario). Si genera una confusione nelle persone che stanno attorno (sane) alle altre persone che hanno un danno nell’emisfero di sinistra. È difficile che il sangue che scorre procurando un danno scorra verso l’alto, infatti scorre verso il basso e colpirà quasi sempre le stesse aree. Le afasie sono associate ad altri disturbi, ma non vuol dire che questi disturbi non possano essere associati anche ad altre condizioni diverse dalle afasie, in genere quando si producono questi danni non sono così circoscritti, è difficile che si trovino in una sola area. Non è che l’afasia determina l’aprassia o viceversa, ci sono aree del cervello distinte che svolgono funzioni distinte. APRASSIE [Slide: si vedono il lobo occipitale, quello parietale e il cervelletto (nell’emisfero di sinistra). Collocato anteriormente all’area 5 e 7 di Brodmann c’è una delle aree più importanti che non è un’area associativa, ma è l’area primaria somatosensoriale. Il lobo frontale, che si avvicina alle aree 1,2,3 di Brodmann è la parte posteriore del lobo frontale, che è l’area 4 di Brodmann, cioè l’area primaria motoria]. Può accadere che un danno possa coinvolgere l’area parietale e avviene l’aprassia, che è un disturbo neurologico del movimento complesso che non si spiega con deficit dei sistemi motori e elementari o sensoriali. Complesso, perché è uno schema motorio (nell’area associativa, non è in un’area primaria con immagine topografica). Aprassia: non si spiega con una paresi, perché se avessi una paresi non si potrebbe più parlare di aprassia (questo si chiama criterio diagnostico differenziale). Prima di poter arrivare a dichiarare che ci sia un’aprassia devo essere certo che la persona non riesca a compiere un atto complesso volontario non per un’incapacità senso-motoria. Se una persona non riesce a muoversi non è detto che abbia un deficit motorio o sensoriale. Quando si presenta un’aprassia? Quando una persona non ha saputo versare nel mio bicchiere una bevanda che aveva detto che avrebbe versato, perché non riesce a farlo, ma non ha nessun deficit motorio, perché in altre circostanze l’aveva fatto in maniera non volontaria, senza richiesta, solo che nel momento in cui lo vuole fare non riesce. È l’incapacità di compiere un movimento mirato a uno scopo, pur essendo integre l’intelligenza e la motilità, e pur rendendosi il paziente pienamente conto di quel che deve fare. Se l’emorragia che ha comportato l’afasia è andata anche ad intaccare anche le aree primarie somatosensoriali e motorie, la persona avrà anche una paresi controlaterale, in genere nell’emisfero di sinistra, che controlla l’emicampo destro. Quando parliamo di afasia e aprassia si parla di aree associative. Tra un’area associativa e un’altra si può trovare un’area primaria. Quando ho un danno di tipo associativo in genere si accompagna ad altri sintomi che hanno a che fare con il danneggiamento delle aree vicine, quindi avrò dei danni sensoriali o motori. Questo punto di arrivo in realtà è il punto di partenza. Se oltre ad aver toccato l’area di Broca o di Wernicke o le aree associative (aprassia), il danno avesse compromesso le aree primarie, io avrò un danno controlaterale. Come lo dice la persona? Se il sangue, oltre ad aver tolto la parola, paralizzato le braccia ecc, inizia a distruggere altre aree, la persona dirà che non riuscirà a vedere un’area specifica del campo visivo, dirà che ha un sapere tutte informazioni corporee, poi all’adea dell’ippocampo, perché non mi basta vedere, devo riconoscere, quindi mi serve tutto il sistema impiegato nella memoria per riconoscere un oggetto. Arrivano anche informazioni dell’area uditiva. Quando si danneggia quest’area, la lesione non provoca deficit sensoriali semplici come la cecità o la sordità o la perdita della sensibilità tattile, perché queste sono aree primarie (quindi le chiameremo paresi), ma provoca agnosia, cioè incapacità di percepire gli oggetti anche se le vie di trasmissione delle informazioni sensoriali funzionano normalmente, anche se non ho nessun tipo di compromissione visiva o della sensibilità tattile. Quindi non è che la persona non riconosce al tatto o non vede, ma manifesta la caratteristica che non la ritiene rilevante, quindi non gli presta attenzione. Se io, a una persona che ha un’agnosia e che manifesta una disattenzione, che ha una negligenza spaziale (che avviene soltanto per gli oggetti posti lateralmente, cioè sul campo visivo sinistro), chiedo: che figure sono quelle rappresentate qui? La persona le indica. Poi con una matita gli chiedo di segnare con un trattino tutti i puntini con cui è fatto il quadrato, ma farà soltanto i segni nel lato destro. Quindi non è che non vede e non riconosce l’oggetto, ma se gli chiedo di prestare attenzione, tutto quello che ə sul campo visivo sinistro perde di significato. Quindi se le chiedo di dipingere un suo autoritratto, che è una persona affetta da ictus, che ha recuperato delle capacità nel tempo, la prima volta aveva dipinto metà faccia, poi le volte successive era sempre più completa fino ad arrivare a dipingere l’intera faccia dopo 9 mesi. Es: se chiedo ad una persona con agnosia di disegnare un orologio con le lancette in un determinato orario, disegnerà tutte le 12 ore nella metà campo destro. Non è che non vedono, ma non prestano attenzione e non possono farci niente. [ Non è detto che sempre sia opportuno rivangare il passato, perché il sistema del mio cervello di proteggermi è adattativo. Non è opportuno quando quel sistema adattativo mi ha permesso quando ero bambino di vivere in modo adeguato nel mio contesto familiare, di sopravvivere e si è automatizzato, ma queste risposte automatiche non funzionano più a 20, 30 anni, perché erano adattive quando ero piccolo, ma oggi quella risposta adattativa non è più la migliore perché l’ambiente è cambiato. Siccome li ho appresi in un momento molto sensibile della mia vita (da bambino), questi vanno in automatico, non ci si può far niente, se non un lungo cammino in cui voglio cambiare questi automatismi. In genere non si cambia un automatismo, ma ci si può affiancare accanto qualcos’altro. Un approccio psicanalitico direbbe: “no, ti cambio, entri in un modo ed esci in un altro”. Ma un processo psicoterapico improntato in un modello umanistico non è così, infatti: “entri in un modo, ed esci allo stesso modo, non ti cambio, ma ti permetto di essere consapevole di quello che sei e di darti la responsabilità di essere in un altro modo”. ] Un’altra forma che si associa all’agnosia è l’anosognosia, cioè la negazione della propria malattia, che può arrivare alla somatoparafrenia, cioè la negazione di parte del proprio corpo (che è un oggetto). Le persone possono negare di essere malate, perché non hanno indizi che il loro corpo è malato, perché quella parte sinistra del corpo paralizzata non è la loro. Una persona paralizzata non ha necessariamente un danno all’area 5 e 7, perché in genere un ictus prenderà sia nel lato destro sia nelle aree primarie somatosensoriali e motorie ma potrebbe prendere le aree associative. 5 e 7. Da una parte la persona viene curata perché ha una paresi, dall’altra perché ha un problema cognitivo importante che è quello della negazione o del riconoscimento o dell’attenzione su parti dello spazio, per esempio corporeo. Non è di fatto l’emiparesi sinistra che procura un’agnosia, ma perché sono state compromesse le aree primarie o somatosensoriale o/e motorie, ma queste non danno agnosia. Perché ci sia agnosia bisogna che sia compromessa l’area associativa che rappresenta lo spazio corporeo, peripersonale ed extrapersonale. Es: un paziente è ricoverato in ospedale perché ha avuto un ictus, si è ripreso dall’ictus e ha ripreso coscienza ma è paralizzato nel braccio sinistro, però sono anche compromesse le aree associative 5 e 7 di Brodmann, quindi inizierà a negare tutto ciò che sta nel campo visivo sinistro o nel campo corporeo dello spazio sinistro, quindi non si vede malato, paralizzato. Quando il medico dirà: “il suo braccio sinistro è paralizzato”, risponderà: “quello non è il mio braccio / questo non è paralizzato”. Ramachandran e Blackslee (2003): “la donna che morì dal ridere e altre storie incredibili sulla mente umana”. C’è un ristretto numero di soggetti con lesioni all’emisfero destro che pur essendo sotto tutti gli altri aspetti lucidissimi sembrano non rendersi conto di essere emiplegici. Non è l’emiplegia a determinare la non consapevolezza, ma è il fatto che insieme all’emiplegia, l’ictus ha distrutto anche le aree associative della rappresentazione dello spazio, che determinano l’anosognosia. Molti pazienti, per aver insistito di far battere le mani non sono più tornati in terapia, perché quando li metti di fronte ad una situazione che non vedono, scappano. Ramachandran, dovendo pubblicare su una rivista scientifica, doveva rispondere ad alcune questioni che non sarebbero accettabili per trarre una conclusione eziologica. Dal punto di vista scientifico, questa non è la prova che il fatto che la donna dichiari di dover battere le mani dipenda dall’anosognosia, perché potrebbe essere semplicemente che la donna sta mentendo, ma non sta mentendo, dice quella che secondo lei è la verità, ma che in realtà non lo è. Ramachandran deve dimostrare che il paziente non menta per poter giustificare che possa dipendere da un’anosognosia. Fa un esperimento: tentò quindi di ingannare i pazienti assegnandogli un compito motorio per il quale occorrevano entrambe le mani e facendoglielo eseguire in fretta, prima che avesse il tempo di rifletterci sopra. Se realmente saranno dicendo la verità, si comporteranno quando nessuno li guarda come se avessero due mani, e quindi commetteranno degli errori perché ne hanno una. Pose di fronte ad alcuni soggetti un grande vassoio da cocktail contenente sei bicchieri di plastica pieni per metà di acqua. [...] Quando provò l’esperimento con pazienti colpiti da ictus che accusavano emiplegia, ma non anosognosia, come previsto, tesero la mano sana verso il centro del vassoio, perché è l’unico modo di prendere il vassoio con una mano. Gli anosognosici, presero il lato destro del vassoio con la destra e lasciarono senza sostegno il sinistro, quindi fecero rovesciare i bicchieri. Molti di loro affermarono che l’incidente era dovuto a momentanea goffaggine e non all’incapacità di afferrare il bordo sinistro del vassoio. Quindi non è un inganno ma parte dell’anosognosia che si associa alla confabulazione, cioè che l’emisfero di sinistra tende a verbalizzare e a dare una spiegazione causale che protegge il soggetto. Quindi queste persone confabulavano, cioè dichiaravano cose senza senso. Esperimento condotto da Bisiach e Luzzatti (1978): il fatto che una persona non presti attenzione all’emicampo sinistro ha a che fare con l’immagazzinamento dell’informazione? Se chiedo ad una persona in vivo di prestare attenzione a qualcosa e questo ha una negligenza spaziale, trascurerà quello che sta alla sua sinistra. Ma se gli chiedo di recuperare non qualcosa che deve disegnare, ma che è nella sua memoria e che l’ha presa nella sua interezza, perché ha immagazzinato questa immagine prima dell’ictus, come la prenderà? Ai pazienti con negligenza spaziale, quindi con un danno all’area 5 e 7 di Brodmann, chiedeva di immaginare: “chiuda gli occhi, ha presente la piazza del duomo? Si trova a piazza del duomo? Davanti a lei vede la facciata del duomo, mi sa descrivere quali sono i palazzi che si trovano alla destra del duomo?” La persona sapeva descrivere i palazzi che erano alla sua destra. Quando gli si chiedeva: “adesso mi descriva la galleria sulla sinistra”, la persona non sapeva descrivere quella che era la sinistra. Ipotesi: l’ictus probabilmente aveva danneggiato parte di queste informazioni. Ma se a queste stesse persone, senza che si muovessero dalla sedia, senza che gli si trasmettesse niente, gli si chiedeva: “ora immagini di dare le spalle al duomo, quali sono i palazzi alla sua destra?” I palazzi sono quelli che prima non riusciva a descrivere, e la persona inizia a descriverli. Quando doveva di nuovo dire cosa vedeva alla sua sinistra (cioè i palazzi che aveva descritto prima che erano alla sua destra), non riesce a descriverli, non sa dove sono. Questo ci dà una grande informazione su come funziona il cervello. Sia che l’informazione sia all’ingresso dall’esterno, sia che l’informazione viene recuperata da un contenuto di memoria, il cervello la elabora sempre come informazione di ingresso, cioè riattiva le aree visive, quindi porta le informazioni sulle aree associative, che assemblano le informazioni dello spazio, e quando fa questo perde attenzione, se ha un danno.