Scarica Origini e sviluppi della psicologia scientifica e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! RIASSUNTO Psicologia Generale Anolli-Legrenzi Capitolo 1-2 Origini e sviluppi della psicologia scientifica Metodi di ricerca in psicologia Psicologia: significa discorso sull’anima. Teoria Ingenua E Teoria Scientifica: le conoscenze acquisite tramite l’esperienza sono utili per elaborare delle teorie in grado di spiegare il comportamento nostro e altrui. Tali teorie dette ingenue sono fondate su conoscenze poco attendibili poiché basata su criteri approssimativi. L’esperienze infatti è soggetta a errori e non è possibile dimostrarla. Le teorie ingenue applicate alla spiegazione della condotta umana conducono alla psicologia del senso comune (psicologia ingenua). Tale psicologia ci porta a capire e interpretare i comportamenti altrui tramite il ragionamento pratico, ci aiuta a gestire circostanze complesse. Tuttavia le teorie della psicologia ingenua non è in grado di accertare le conoscenze che fornisce. Se introduciamo processi di verifica rigorosi, otteniamo conoscenze dotate di maggiore validità e attendibilità. È qui che entra in gioco la psicologia scientifica, fondata sul metodo sperimentale che offre affidabilità sulle spiegazioni fornite. Tale metodo è stato messo appunto nel 600 prima da Newton poi da Galileo. Per Galileo il metodo sperimentale consiste nell’unione delle esperienze. In tal modo era possibile giungere a un livello soddisfacente di comprensione mediante una connessione fra teoria e fatti. Questi ultimi non sono separati ma accomunati dall’intreccio fra oggetto ovvero ciò che osservo, e metodo ovvero il modo in cui osservo. La psicologia scientifica si fonda sul sapere della psicologia ingenua. Percorso Standard Della Ricerca In Psicologia: consideriamo le varie tappe del ricercatore nella ricerca psicologica: • interesse di partenza: all’inizio dell’attività di ricerca vi è lo stupore davanti a qualcosa di ignoto. Il punto di partenza è il pensiero creativo e produttivo. Tale interesse implica la domanda di ricerca, che cosa voglio studiare? Perché? Cosa voglio raggiungere? La domanda di ricerca però dev’ essere compatibile con il materiale a disposizione del ricercatore (strumenti, laboratorio, risorse umane eccetera). La domanda di ricerca non può essere banale ma occorre che abbia aspetti di novità. • l’ipotesi di ricerca: la domanda di ricerca va tradotta in ipotesi di ricerca. Le ipotesi devono essere precise facendo riferimento a fenomeni registrabili mediante i protocolli sperimentali. Un’ipotesi è enunciata in proposizioni se…( se si verificano certe condizioni-antecedente), allora…(allora sono prevedibili determinati esiti-conseguente). Il legame fra antecedente e conseguente consiste nella relazione causa effetto. Data l’ipotesi il ricercatore deve proseguire con delle verifiche sperimentali. Poiché durante le verifiche si possono commettere degli errori, gli studiosi hanno fatto ricorso alla via indiretta di verifica dell’ipotesi. Essi si sentono autorizzati ad accettarla solo se riescono a dimostrare che l’ipotesi opposta (ipotesi nulla è falsa). La totalità dei risultati in base ai quali ci sentiamo giustificati a rigettare l’ipotesi nulla è detta regione critica, regolata dalle leggi della probabilità. Se i dati che otteniamo ricadono in questa regione, ci sentiamo legittimati a respingere l’ipotesi nulla e quindi ad accettare quella di ricerca. • il metodo scientifico: adesso occorre verificare le ipotesi facendo ricorso ad accurati esperimenti condotti in condizioni di elevato controllo. Questi esperimenti sono organizzati secondo le prassi del metodo scientifico. Primo è prevista la presenza dei soggetti sperimentali, ovvero, soggetti che rispondono ai requisiti previsti dal ricercatore. Tale gruppo rappresenta la fonte delle informazioni. In numerosi esperimenti è prevista la presenza di un gruppo di controllo per verificare l’entità degli scostamenti fra il comportamento guidato dei soggetti sperimentali e quello naturale dei soggetti di controllo. Possono tuttavia esserci più gruppi sperimentali. I soggetti sono invitati a seguire una serie di operazioni (compito sperimentale) che può avvenire in condizione artificiale (in un laboratorio) o naturale (ambiente naturale). La prima garantisce un livello più elevato di controllo. L’altra presenta invece un valore più elevato di validità ecologica. I partecipanti all’esperimento devono seguire le istruzione del ricercatore (consegna). Tale consegna dev’essere enunciata in modo chiaro. Seguendo le indicazioni i soggetti sono in grado di compiere opportune azioni in riferimento agli stimoli sperimentali che gli vengono presentati. La presentazione degli stimoli fa ricorso a specifici strumenti che consentono sia la loro determinazione sia la loro misurazione al fine di ottenere i protocolli dell’esperimento. Prima di accettare i protocolli e procedere alla loro analisi, occorre verificare se, al termine dell’esperimento i soggetti abbiano capito il compito, eseguito, non abbiano fatto ricorso a trucchi o sotterfugi. A tal fine il ricercatore si serve del controllo di manipolazione che consiste nel verificare la coerenza e la congruenza fra gli obbiettivi dell’esperimento e le istruzioni fornite. • la raccolta e l’analisi dei protocolli sperimentali: i dati ottenuti sono sottoposti a elaborazione statistica descrittiva e inferenziale. La prima consente di rappresentare in modo accurato e sintetico le caratteristiche numeriche dei fenomeni indagati in riferimento alle variabili considerate; la seconda formula delle previsioni, stabilisce la connessione fra due o più variabili (correlazione), accerta un eventuale rapporta causa-effetto fra la variabile dipendente e quella indipendente. • la diffusione dei risultati: se i risultati della ricerca sono soddisfacenti si prosegue con la pubblicazione (rivista, libro ecc..). Prima di accettare l’eventuale pubblicazione, la documentazione viene sottoposta a revisione. Ricerca Psicologica In Pratica: Per dare una spiegazione ammissibile degli accadimenti in termini di casualità (capire la relazione causa- effetto) viene utilizzato un metodo standardizzato ovvero quello sperimentale. Metodo sperimentale: Nella realizzazione del progetto di ricerca, di norma, segue il metodo sperimentale. Oggi tale metodo ci conduce a conclusioni dettagliate. A questo riguardo parliamo di vero esperimento, poiché, il ricercatore è in grado di controllare sia l’assegnazione casuale dei soggetti alle condizioni sperimentali, sia la manipolazione delle variabili grazie alla presenza di un gruppo di controllo. Quando uno dei requisiti non viene soddisfatto si parlerà di quasi-esperimento. Le variabili: distinguiamo fra variabile dipendente e variabile indipendente. Le prime sono controllate (manipolate) dallo scienziato; le seconde variano in dipendenza delle variazioni delle prime. Il cuore del metodo consiste nel manipolare una variabile indipendente per verificarne l’effetto sulla variabile dipendente. Tuttavia il ricercatore dev’essere in grado anche di eliminare il più possibile le influenze di altre variabili, diverse da quelle da lui trattate. Tali variabili estranee si distinguono in: sistematiche e asistematiche. Le prime esercitano un’influenza costante e ineliminabile sulla variabile dipendente. Si basti pensare alla maturazione o all’apprendimento. La prima inevitabile con soggetti in età evolutiva, comporta variazioni legate a fattori biologici. La seconda si fonda sull’evidenza che tutti noi impariamo in continuazione in funzione della nostra esperienza. Le variabile asistematiche consistono in interferenze casuali imprevedibili. Sono pressoché infinite e variano da situazione a situazione. Tuttavia, le variabili vanno standardizzate per renderle univoche e costanti. Il ricercatore raggiunge tale situazione tramite la loro operazionalizzazione: fornire una definizione operativa a ogni variabile. La misurazione: le variabili presentano valori diversi in termini quantitativi. Occorre quindi determinare tali valori tramite il principio di misurazione. Misurare significa mettere in relazione certe proprietà degli eventi con proprietà dei numeri reali. Esistono vari livelli di misurazione, Stevens ne distingue quattro: livello nominale, ordinale, di intervallo, di rapporto. Disegno di ricerca: negli esperimenti sono previsti dei trattamenti. In un esperimento tra i soggetti, a ogni trattamento corrisponde un gruppo; in un esperimento entro i soggetti lo stesso soggetto è sottoposto alle diverse condizioni. • Nel disegno tra i soggetti gli esperimenti vanno previsti nelle situazioni in cui i soggetti non possano essere usati come controllo di se stessi a causa degli effetti di influenza di una prova sull’altra (ordine e sequenza). Nel disegno più semplice abbiamo due gruppi uno sperimentale e uno di controllo, al primo è applicato il trattamento vero, al secondo è somministrato un trattamento finto. Esempio: in campo farmacologico, viene somministrato il farmaco al gruppo sperimentale, mentre a quello di controllo viene somministrato un placebo (es amido). Se emergono differenze fra le due condizioni, il ricercatore può trarre conclusioni sull’efficacia del farmaco. Qualora non emergessero delle differenze, non è possibile stabilire alcunché sull’efficacia del farmaco. In numerosi casi i miglioramenti ottenuti con i farmaci sono raggiunti in modo analogo dal placebo. È l’effetto placebo che si verifica quando i soggetti di un esperimento modificano le loro risposte in assenza di qualunque tipo di manipolazione sperimentale, indotti dalla convinzione che prendendo una compressa la loro condizione migliori. • Nel disegno entro i soggetti ogni soggetto è sottoposto a tutte le condizioni. Il comportamento del soggetto in una data situazione viene confrontato con il comportamento dello stesso soggetto in un’altra situazione. Raccolta dati: i disegni di ricerca svolgono la funzione di assicurare una raccolta di protocolli dotati di soddisfacente attendibilità. Per acquisire protocolli pertinenti, occorre impiegare strumenti validi. Si hanno a disposizione varie tecniche che possono essere semplici o più sofisticate. Vediamone alcune: questionari, interviste, colloqui clinici ecc… il questionare può essere chiuso ( quando si sceglie la risposta fra alcune indicate), aperto ( quando l’intervistato può esprimere la sua opinione), o scalato ( la risposta è indicata su una scala graduata). Nell’intervistasi utilizza il dialogo. Il ricercatore fa le domande e ne varia la tipologia. Nel colloquio clinico il ricercatore impartisce un compito e si limita a registrare in che maniera viene svolto. Una volta acquisiti i protocolli occorre procedere alla loro misurazione. Per effettuare tale procedura occorre avere un’insieme di dati validi da sottoporre poi ad analisi statistica. Elaborazione dati: dopo aver raccolto i protocolli questi devono essere elaborati. Bisogna prima disporli in ordine, a tal fine si fa ricorso alla distribuzione di frequenza: si registra quanti soggetti di ogni gruppo si distribuiscono nella gamma dei valori di una data variabile. Tale operazione va ripetuta per ogni variabile e per ogni gruppo. Successivamente il ricercatore procede nella descrizione in termini statistici dei fenomeni nello spazio percepito. Questa concezione non risulta più sufficiente non appena si prende in considerazione la percezione del movimento indotto…… Il movimento apparente consiste nella percezione di oggetti in movimento a partire da stimoli statici presentati a intervalli regolari di tempo. È anche detto movimento stroboscopio (che permette di osservare il moto di un oggetto in maniera periodica). Capitolo4 Attenzione,coscienza,azione Attenzione: insieme dei dispositivi che consentono di orientare le risorse mentali disponibili verso gli oggetti e gli eventi, ricercare e individuare in modo selettivo le informazioni per focalizzare e dirigere la nostra condotta, mantenere in modo vigile una condizione di controllo su ciò che stiamo facendo. Quindi è la capacità di selezionare parte delle stimolazioni in arrivo. È difficile orientarsi su 2 stimoli uditivi o visivi contemporaneamente. Prendiamo in considerazione una situazione generale: siamo indaffarati e concentrati nel svolgere un’azione (esempio studiare) tale situazione è governata dall’attenzione endogena guidata da processi mentali dall’alto verso il basso. Essa implica un orientamento volontario verso uno specifico oggetto. Se all’improvviso qualcosa si muove rapidamente o inizia a lampeggiare la nostra attenzione si dirige verso questo stimolo che è nuovo. Questa è l’attenzione esogena regolata da processi mentali dal basso verso l’alto. L’attenzione esogena comporta un orientamento automatico. Tuttavia a volte procediamo a selezionare nell’ambiente una porzione verso cui dirigere l’attenzione. Nell’attenzione spaziale vi è solitamente coincidenza fra la direzione dello sguardo e quella dell’attenzione. Ad ogni modo, possiamo separare questi due processi, possiamo quindi dirigere lo sguardo verso un oggetto nello spazio e orientare l’attenzione verso qualche altra parte (fenomeno della divisione periferica). Siamo in grado di rilevare ciò che è rilevante per noi. È il bersaglio dell’attenzione, ciò che mettiamo a fuoco, il fuoco dell’attenzione, consente di concentrare l’attenzione su uno stimolo specifico dell’ambiente. L’atro aspetto dell’attenzione è la selezione: siamo in grado di scegliere ciò che è rilevante in una data occasione rispetto a ci che ci è indifferente. Esistono tuttavia varie tipologie di selezione quali: -filtraggio (ignorare informazioni non rilevanti) secondo Broadbent la mente, subito dopo il registro sensoriale, seleziona solo gli stimoli pertinenti in quella data situazione. La mente in questo caso funge come un collo di bottiglia che filtra solo determinati stimoli. ; -come ricerca di stimoli(capacità di individuare un oggetto presente nel campo visivo, associata alla presenza o assenza di una certa caratteristica). -selezione precoce: gli stimoli irrilevanti vengono filtrati e scartati, mentre solo quelli pertinenti sono ammessi all’elaborazione successiva. -selezione tardiva: il soggetto tende a elaborare lo stimolo in maniera completa, solo quando deve dare la risposta interviene l’attenzione selettiva. I processi dell’attenzione sono influenzati da 3 effetti: - effetto Simon: il soggetto ha di fronte 3 riquadri a sx e 3 a dx nei quali scorrono in maniera casuale immagini di quadrati e rettangoli. Il soggetto deve premere il pulsante sinistro se compare un quadrato e quello destro se compare un rettangolo. Si è osservato che i tempi di reazione sono influenzati dalla posizione dello stimolo e del pulsante se coincidono o no. - effetto Stroop: i soggetti devono indicare il colore con cui è scritta una parola. La velocità è rallentata quando ci sono dei conflitti (parola ROSSO scritta in verde) - effetto Navon: ai soggetti vengono presentate lettere grandi composte da lettere piccole. Si rallenta la risposta quando c’è incongruenza. È impossibile non leggere il globale. La Coscienza: è un’attività psichica continua e costantemente mutevole. Definita come uno stato particolare della mente in cui si ha conoscenza dell’esistenza di sé e dell’ambiente. Essa presenta varie proprietà: -anzitutto è capace di rispondere agli stimoli provenienti dall’ambiente (consapevolezza percettiva), ma è anche in grado di confrontare istante per istante lo stato attuale del mondo con quello previsto in base alla propria esperienza a alle proprie conoscenze e aspettative (consapevolezza cognitiva). -esercita un controllo sui processi cognitivi, che consente di pianificare le nostre attività mentali. Svolge funzione di rilevatore di errori, una vota rilevati ne modifica le loro condizioni. -la coscienza è consapevole di se stessa. Tale capacità di auto riflessione è alla base sia dell’evoluzione della nostra specie sia dello sviluppo psicologico dell’individuo. IN BREVE F 0 E 8 La coscienza consiste nella capacità di rispondere agli stimoli provenienti dall’ambiente. La coscienza esercita anche un’attività di controllo sui processi cognitivi rendendo possibile organizzare le nostre attività, interromperle o modificarle se necessario. Anche se ha una funzione autonoma, si fonda su processi inconsci come affermò Freud già alla fine dell’800 portando l’esempio dell’iceberg – la coscienza è solo la punta mentre tutto il resto rappresenta l’inconscio. Occorre distinguere alcuni livelli: sé originario, sé nucleare, sé autobiografico. Nel primo abbiamo percezione del nostro organismo. Sono segnali di tipo interocettivi (suscitati dai visceri) e propriocettivi (generati dalle condizioni fisiologiche de corpo, contrazione dei muscoli ecc..). Nel sé nucleare gli stimoli somatoviscerali dipendono anche da informazioni provenienti dagli stimoli dell’ambiente. È la connessione fra ciò che riguarda il nostro corpo e ciò che avviene al di fuori di noi in questa situazione. È la coscienza del presente. Nel sé autobiografico non solo siamo consapevoli di ciò che accade in questo momento, ma anche di ciò che è accaduto in passato e di ciò che prefiguriamo possa accadere in futuro. La coscienza assume forme fra loro differenti, tali forme quando escono dai confini standard entrano in zone specifiche dette stati alterati della coscienza che sono: il sonno, la meditazione e l’ipnosi. SONNO: è uno stato dell’organismo nel quale si ha una riduzione del livello di coscienza. È dato dall’alternanza sonno-veglia. Ci sono 2 livelli di veglia: veglia attiva (ad occhi aperti presenta onde cerebrali rapide e irregolari) e veglia rilassata (ad occhi chiusi, onde lente e regolari). Quando ci addormentiamo passiamo al 1° stadio del sonno, poi si arriva al 2, 3 e 4°. Nel 4°, sonno profondo, è + difficile svegliare il sogg (si possono avere episodi di sonnambulismo). Dal 4° si ritorna al 1° e questa fase è detta fase REM (si compiono dei rapidi movimenti oculari). Durante la notte si hanno da 4 a 6 cicli di sonno. Nella fase REM si ha un cervello attivo in un corpo paralizzato, è la fase in cui si sogna. Va distinto dalla fase NREM (non rem) che prevale nelle prime ore del sonno. Il sonno non è uguale x tutti in termini di durata e qualità. Esistono i tipi detti ALLODOLE – si addormentano presto e si svegliano presto; poi ci sono i GUFI che si addormentano a tarda notte e tendono a svegliarsi in tarda mattinata. F 0 E 8Perché si dorme? 2 teorie: ristorativa (come recupero delle risorse); circadiana (come protezione della vulnerabilità della specie). La privazione dal sonno può determinare dopo alcuni giorni la comparsa di MICROSONNI (le palpebre si chiudono e nn si risponde agli stimoli esterni x pochi secondi). Ciò che regola il sonno e la veglia sono i ritmi circadiani che hanno delle variazioni connesse a fattori ambientali e socioculturali. (benessere economico, clima freddo o caldo, vita stressante, povertà). Da accertare….{TEORIE sui sogni: psicoanalitica sull’interpretazione dei sogni (Freud – i sogni sono scatenati da desideri repressi dall’inconscio , spesso sessuali); rielaborativi dei sogni (i sogni sono la rielaborazione dei dati assunti durante la veglia); teoria dell’attivazione-sintesi (i sogni sono generati dall’attivazione di circuiti nervosi). IPNOSI: è un procedimento attraverso il quale lo psicologo suggerisce al paziente dei cambiamenti nelle sensazioni, percezioni e pensieri. Il soggetto ipnotizzato abbandona un certo controllo sulla sua mente e accetta e accetta le indicazioni dello psicologo. I fenomeni + ricorrenti nelle sedute ipnotiche sono 1) allucinazioni positive o negative (si percepisce qualcosa che nn c’è o nn si percepisce cose che ci sono) 2) regressione di età (il sogg regredisce a età precedenti e si comporta di conseguenza) 3) inibizione del dolore (nn si avverte dolore). Riguardo a quest’ultimo caso si fa ricorso anche a tecniche di autoipnosi attraverso le quali il sogg si convince che la parte dolorante nn sia collegata al corpo. MEDITAZIONE: Un’altra tecnica di rilassamento è la meditazione (regola la respirazione e i ritmi cardiaci, crea un senso di benessere e armonia). La meditazione trascendentale consiste nel distogliere l’attenzione su uno stimolo esterno e concentrarsi su uno stimolo interno. Efficace contro lo stress, x migliorare l’autostima e la memoria. Azione: l’azione è una sequenza consapevole e deliberata di movimenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo, svolta in base a un piano e controllata dall’attenzione esecutiva, idonea a generare specifici effetti sull’ambiente. L’azione non dev’essere solo pianificata ma anche eseguita. Nell’esecuzione dell’azione si ha a che vedere con diverse operazioni: le operazioni implicate nello svolgimento dell’azione sono governate dall’attenzione esecutiva. Tale attenzione coordina la sequenza delle operazioni, supervisiona la loro corretta attuazione, assegna momento per momento le risorse mentali per eseguirei compiti previsti in modo efficace. Nell’esecuzione delle azioni sono previsti due livelli mentali: processi esecutivi (coordinamento) e processi legati al compito ( identificazione degli stimoli ecc..). La soppressione di una risposta, parzialmente già preparata, è detta inibizione della risposta. Tale inibizione è associata all’intervallo di tempo fra l’identificazione delle informazioni pertinenti e la preparazione della risposta. L’i.della risp, è un processo necessario per la vita quotidiana. La sua carenza conduce all’impulsività. Le operazioni da svolgere in un’attività vengono disposte in una sequenza temporale e vengono seguite in tale ordine. L’azione è una fonte intrinseca di apprendimento. È un apprendimento situato: avviene in una specifica situazione ed è immerso in un contesto immediato. È un apprendimento esperienziale: legato con le esperienze che facciamo. È un apprendimento riflessivo è in grado di stabilire una connessione all’indietro. Lo svolgimento di un’azione implica un monitoraggio. Tale monitoraggio consente di operare un confronto sistematico e ricorrente fr le anticipazioni mentali indotte dal piano e quanto è stato realizzato fino a quella fase. A conclusione dell’azione si procede con la valutazione finale, per verificare se è stata effettivamente eseguita in conformità al piano di partenza. Capitolo5 Rappresentazione,conoscenza,simulazione mentale Per affrontare e governare l’ambiente in cui viviamo, le informazioni da esso provenienti vanno non solo acquisite (percezione), selezionate e ricercate(attenzione e coscienza), ma anche elaborate a livello mentale il nostro scopo è quello di avere una rappresentazione mentale abbastanza fedele e completa del mondo con cui dobbiamo interagire. Per rappresentazione mentale si intendono le immagini, simboli o modelli presenti nella mente,basati su una mappa cerebrale,in corrispondenza a un certo oggetto o evento. Le r.mentali sono basate sull’esperienza in modo da collegare ciò che abbiamo in mente con ciò che esiste nell’ambiente. La mente è in grado di fare calcoli, confronti, combinazioni, equivalenze ecc.. questi processi sono resi possibili dalla mente computazionale. I processi mentali sono gli stessi per tutti: le rappresentazioni mentali sarebbero quindi combinazioni di concetti semplici innati, intesi come entità univoche, chiuse e discrete, in grado di esprimere verità necessarie (linguaggio della mente). In base a tale linguaggio, Fodor ha proposto una concezione fortemente localizzatrice della mente, organizzata in moduli (cassetti), ciascuno dei quali con una determinata struttura specializzata che lo rende un sistema esperto rispetto all’ambiente (modularismo). Le caratteristiche dei moduli sono differenti: -sono dominio-specifici, in grado di elaborare informazioni riguardanti un ambito ristretto della realtà -sono veloci, in grado di risolvere problemi in brevi periodi di tempo -sono vincolati, attribuiscono una determinata struttura alla mente e può funzionare solo attraverso processi predefiniti. Oggi più che parlare di mente modulare si parla di mente modulare adatta, è corretto dire che la mente è in grado di adattarsi alle situazioni. Alla teoria della mente proposta dal modularismo, si contrappone quella che afferma che la mente sia fondata momento per momento sull’interazione senso-motoria con l’ambiente. È una mente situata e radicata nel corpo. Questo tipo di mente è estesa al contesto, impegnata a funzionare come guida di controllo per il comportamento. Un contributo a tale teoria è stato aggiunto dalla scoperta dei neuroni specchio, fatta in Italia a metà degli anni novanta. Scoperti dapprima nelle scimmie, tali neuroni sono in grado di porre nell’animale la percezione delle azioni eseguite da altri con il proprio repertorio di azioni, mettendosi nella condizione di ottenere una comprensione immediata di ciò che viene osservato. Negli umani i neuroni specchio si basano sull’imitazione. Gli stimoli visivi prodotti dal comportamento di qualcun altro sono convertiti in un programma che consente di ripetere movimenti e altre azioni. Le rappresentazioni degli oggetti e degli eventi oltre che essere basati nel sistema dei neuroni specchio, consentono di cogliere in modo valido i rapporti fra cervello e mente. Il cervello è destinato a creare mappe nell’interazione costante con l’ambiente. Tali mappe celebrali, sono modelli nervosi in continuo cambiamento, nell’elaborazione di tali mappe il cervello interviene e si attiva mediante processi fra informazioni sensoriali e informazioni motorie. Le mappe celebrali creano delle immagini mentali di una data situazione. La coscienza ci permette di sperimentare le immagini celebrali come immagini, da manipolarle per poi applicare loro un ragionamento. Tali mappe vengono registrate in dispositivi microscopici detti micronodi, della memoria. Tali micronodi costituiscono le zone di convergenza e divergenza c” ed elaborare una rappresentazione multimodale fondata ull’esperienza. La simulazione mentale è un processo che avviene dall’alto verso il basso, capace di utilizzare porzioni specifiche delle informazioni rese disponibili dai simulatori mentali in funzione dei simboli percettivi, al fine di riprodurre a livello mentale determinati aspetti dell’esperienza originale. Conoscenza: La conoscenza è un’attività fondamentale della nostra mente che ci consente di capire e spiegare le cose. La comprensione è la capacità di intendere e interpretare in modo appropriato una data situazione, stabilendo le dovute connessioni e relazioni fra le sue varie componenti. Letteralmente è l’abilità di afferrare con la mente. Conoscere il mondo significa saperlo anche padroneggiare tale condizione implica la capacità di disporre oggetti ed eventi in un sistema di categorie. Conoscenza come categorizzazione Tale categorizzazione è un’attività mentale che in natura non esiste ma è stata introdotta per convenzione dagli individui. Esistono tuttavia le categorie universali. Le categorie vengono intese come classi di entità, ognuna è caratterizzata da elementi omogenei che però si differenziano dalle altre categorie (eterogeneità esterna). Le categorie costituiscono nel loro insieme, un sistema di differenze. Ne esistono molteplici: -concezione naturalistica di categorie: secondo Rosch le categorie presentano due dimensioni. Una verticale e una orizzontale. La prima consente di collegare fra loro diverse categorie attraverso il processo di inclusione. Rosch individua tre livelli di inclusione, il livello superordinato (arredamento), il livello di base (sedia,tavolo), il livello subordinato(sedia da scrivania ecc…). La dimensione orizzontale concerne il modo in cui ogni categoria è realizzata al suo interno. I vari membri di una categoria non sono tutti uguali, alcuni di essi hanno il valore di prototipo, poiché sono i migliori esemplari. Ad esempio nella categoria frutta quelli che emergono come prototipi sono: la mela, pesca,banana ecc… mentre ad esempio la castagna, papaia o mango non lo erano. -categorie per somiglianza di famiglia: modello di categorie “piatte”, a rastrello,organizzate solo a livello orizzontale, non prevedono gerarchia. Il rinforzo è una ricompensa in grado di aumentare la probabilità di produrre il comportamento in oggetto. I rinforzi possono essere positivi (una gratificazione, come cibo o l’acqua) o negativi(l’eliminazione di una situazione spiacevole, come la cessazione di una lieve scossa elettrica sul pavimento della gabbia o di un rumore fastidioso). I rinforzi hanno come scopo quello di aumentare la probabilità della frequenza del comportamento in oggetto. A questo riguardo skinner distingue nettamente rinforzo e punizione. La punizione consiste nella realizzazione di una situazione spiacevole con lo scopo di diminuire, ma non di annullare, la probabilità della frequenza di un certo comportamento. Al pari del rinforzo anche la punizione va distinta in positiva e negativa, è positiva quando consiste in uno stimolo doloroso per il soggetto (come un castigo) è negativa quando consiste nella sottrazione di qualcosa di gratificante (il divertimento o il cibo). I rinforzi possono essere nuovamente divisi in primari e secondari: nel primario abbiamo eventi che soddisfano il bisogno fondamentale dell’individuo, nel secondo caso siamo in presenza di stimoli che sono egualmente in grado di rafforzare l comportamento in oggetto. Skinner introduce anche il modellamento, dato che un animale poteva metterci anche molto tempo prima di premere la leva che gli consentisse di avere il premio, skinner osservava l’animale e gli faceva avere un po’ di cibo ogni volta che esso si avvicinava di più a quella parte della gabbia dove vi era la leva. Rinforzando così la risposta di avvicinamento, rendeva più probabile il raggiungimento del bersaglio (premere la leva). L’apprendimento non avviene per caso, ma è l’esito di un processo attivo e intelligente. La connessioni degli elementi distribuiti nell’ambiente, avviene all’improvviso come una sorta di intuizione. L’apprendimento consiste in tale processo. Prendiamo come esempio l’esperimento realizzato da Kohler, egli pone uno scimpanzé davanti ad una soluzione apparentemente irrisolvibile. Ad una certa distanza, fuori dalla gabbia, vi è una banana, ma l’animale non può recuperarla a causa della distanza. Prova ripetute volte ad afferrare la banano con l’arto superiore, ma niente da fare. Deluso dal suo insuccesso l’animale riprende a gironzolare nella gabbia e a giocherellare con alcuni bastoni che sono stati posti all’interno. Ad un certo punto l’animale afferra un bastone, si dirige verso le sbarre della gabbia e con il bastone avvicina la banana fino a poterla afferrare con la mano. Tale apprendimento è detto apprendimento per insight , la soluzione appare all’improvviso. Apprendimento da modelli -Apprendimento individuale: è la competenza nell’acquisire nuove informazioni a seguito di un’esperienza personale nell’interazione diretta con l’ambiente. -Apprendimento sociale: inteso come la capacità di acquisire nuove conoscenze e pratiche tramite e con i propri consimili. È un apprendimento da modelli, poiché implica un’interazione indiretta con l’ambiente, fondata sull’esperienza di altri. -imprinting: è un apprendimento qualitativamente diverso da quello associativo. La costruzione del legame sociale neonato-modello è guidata da dispositivi genetici, avviene nel corso di un breve periodo ed è irreversibile. -apprendimento osservativo: si basa su una rete complessa di dispositivi che comprendono l’attività dei neuroni specchio. È una forma di apprendimento che avviene senza bisogno di ricorrere a un rinforzo diretto. -apprendimento imitativo: si manifesta quando un individuo osserva il comportamento di un modello senza attuare nessuna azione,quindi, il soggetto non esprime alcuna diretta conseguenza. -apprendimento tramite interazione sociale: essendo l’uomo nella sua natura un individuo ultrasociale, ovvero che riusciamo a gestire relazioni con un gran numero di individui, è naturale che nella specie umana l’apprendimento privilegi l’interazione sociale. Pensiamo ad es alle interazioni fra adulto e bambino. -apprendimento culturale:acquisire informazioni nuove in modo indipendente dalla dotazione genetica. Organizzazione gerarchica dell’apprendimento Facendo riferimento alla teoria di Bertrand Russell, ha distinto tra: -apprendimento zero: siamo raggiunti al massimo dell’apprendimento di una certa conoscenza. L’abitudine ne è un classico esempio. -apprendimento uno: di primo livello, consiste in una modificazione della condotta dell’individuo e implica un miglioramento delle prestazioni in oggetto. -apprendimento due: consiste nell’imparare a imparare ed è un cambiamento nel processo di apprendimento uno. Il contesto di apprendimento dev’essere stabile regolare e prevedibile. Il soggetto può apprendere i contenuti volta per volta. Consiste quindi nella predisposizione ad imparare. -apprendimento tre: cambiano i contesti di apprendimento dell’individuo. Apprendimento da mondi virtuali Grazie ai computer e ai media oggi è possibile l’apprendimento a distanza. L’e-learning è un metodo di formazione a distanza attraverso il computer con l’applicazione di “pacchetti” o programmi di apprendimento specifici, progressivi,selezionati in funzione dei bisogni dei destinatari. Capitolo7 Memoria e oblio Memoria: la memoria è la capacità di conservare nel tempo le informazioni apprese e di recuperarle quando servono in modo pertinente. Essa è la nostra storia come individui (memoria personale) e come comunità cui apparteniamo (memoria collettiva). La memoria pur essendo molto estesa non è infinita. È limitata sia in termini quantitativi sia in termini di durata. La memoria quindi è connessa all’oblio. Esistono due tipi di memoria a lungo termine e memoria di lavoro detta anche a breve termine. Per poter collocare le informazioni nei depositi di memoria occorre prima di tutto codificarli. La codifica consiste nel trasformare un’informazione in una rappresentazione mentale collocata in un deposito di memoria. Ci sono diversi fattori che potenziano il processo di codifica: -effetto produzione:la partecipazione attiva nella produzione dell’informazione da ricordare -effetto distanziamento temporale: a parità del numero delle ripetizioni, la codifica degli stimoli è assai più potente se è distribuita nel tempo in differenti periodi, anziché essere concentrata in un periodo unico. Se ammassiamo la codifica in una volta sola, rischiamo di essere distratti e di annoiarci. Questa integrazione consente di ricordare un oggetto come unità. La memoria a lungo termine si distingue in: -memoria procedurale e memoria dichiarativa: la prima riguarda la conservazione delle competenze e procedure con cui fare le cose. Mentre la seconda concerne la conservazione delle conoscenze sui fatti che possono essere acquisite in una volta sola e che sono direttamente accessibili alla coscienza. La loro differenza si esprime rispettivamente con: il sapere cosa e il sapere come. -memoria semantica e memoria episodica: la prima va considerata come un lessico mentale che organizza le conoscenze che una persona possiede circa le parole e i simboli, i significati e i concetti. Mentre la seconda si riferisce alla capacità di memorizzare e recuperare eventi specifici e contiene informazioni spaziali e temporali che definiscono il dove e il quando l’evento ha avuto luogo. -memoria esplicita e memoria implicita: la prima è la conservazione di informazioni che riguardano specifici eventi o conoscenze generali. È un processo consapevole, poiché sappiamo di ricordare. La seconda riguarda la capacità di ricordare senza averne consapevolezza, poiché è una conoscenza che si manifesta in prestazioni senza che il soggetto ne abbia coscienza. -memoria autobiografica: per indicare la capacità di conservare le informazioni e le conoscenze legate al sé a partire dagli inizi della seconda infanzia (verso i 3 anni). -memoria del passato e memoria del futuro: la prima detta anche memoria retrospettiva che riguarda gli episodi del passato. Mentre la seconda è la memoria prospettica che non è altro che la memoria per gli eventi futuri. La memoria è un’organizzazione dinamica delle informazioni che pur prevedendo magazzini e registri di dati,implica una sequenza continua di processi:la codifica e l’elaborazione delle informazioni, il consolidamento nel tempo(ritenzione) e il loro recupero. -Codifica:Per poter collocare le informazioni nei depositi di memoria, occorre codificarle. La codifica consiste nel trasformare un’informazione in una rappresentazione mentale collocata in un deposito di memoria. La codifica è in grado di collegare insieme le diverse caratteristiche di uno stimolo o evento in una rappresentazione unitaria e coerente. Questa capacità è detta integrazione. Palvio ha sottolineato l’importanza del sistema della doppia codifica, una verbale e l’altra immaginativa. Tuttavia il diverso ricordo dipende dal tipo di codifica. Gli stimoli figurali sono più facili da ricordare poiché attivano immediatamente una codifica per immagini e, se l’oggetto è familiare anche la codifica verbale, dato che sappiamo dare un nome allo stimolo. Lo stimolo viene così codificato due volte: una dal sistema immaginativo e una dal sistema verbale. -Ritenzione:permette di mantenere in memoria l’informazione finchè ci serve. Per favorire la ritenzione facciamo ricorso alla reinterazione., che favorisce la fissazione delle informazioni che intendiamo trattenere. -Fase del recupero: prevede, rievocazione(capacità di ricordare in modo spontaneo la quantità massima possibile del materiale prima esposto), il riconoscimento(capacità di identificare correttamente le informazioni presentate in precedenza distinguendole da altre informazioni non pertinenti,note come distruttori) e il riapprendimento(capacità di apprendere nuovamente un materiale già presente in memoria in un tempo minore rispetto all’apprendimento iniziale). I sette peccati della memoria si dividono in carenze per omissione e c. per commissione). Le prime sono: -Labilità, ovvero la debolezza della memoria che ci impedisce di ricordare ciò che abbiamo fatto a distanza di un certo tempo. -distrazione, connessa alla mancanza di attenzione. -blocco, incapacità di recuperare un’informazione che in realtà non abbiamo dimenticato e che poi ricordiamo quando non serve più. Le seconde sono: -l’errata attribuzione, riferire le condizioni di un ricordo a una fonte o contesto sbagliato. -suggestionabilità, creare ricordi falsi. -distorsione, processo con cui le nostre convinzioni attuali modificano i contenuti e le informazioni dei ricordi del passato. -la persistenza, l’incapacità di dimenticare, il soggetto ritorna in continuazione sugli stessi ricordi. Essendo la memoria un processo attivo e ricostruttivo, va incontro a fenomeni particolari quali: -ipermnesia, in caso di eccitazione o esaltazione della memoria, capacità particolarmente lucida di ricordare scene complesse in ogni particolare. -amnesia, intesa come perdita totale o parziale di memoria in seguito ad un trauma, di natura psichica o fisica, o di una malattia celebrale. Può essere totale, fino a dimenticarsi il proprio nome, o parziale, limitata a un certo ambito di conoscenze e competenze. Oblio e dimenticanza: l’oblio è l’eliminazione volontaria o involontaria di informazioni già memorizzate. Va inteso quindi non come un deficit, o una debolezza ma come una parte integrante della memoria. Va tuttavia distinto dall’amnesia, che rappresenta invece una condizione patologica della memoria legata a danni cerebrali. L’oblio in particolare svolge un lavoro di selezione. Dato che la memoria pur essendo potente ha dei limiti, occorre che certi ricordi del passato siano eliminati. Per spiegare il perché dell’oblio si è supposto che, se un ricordo non viene rievocato per molto tempo, a poco a poco va perduto. È l’ipotesi del disuso. Tale ipotesi però non spiega il perché alcune volte i ricordi molto lontani riaffiorano. Il nuovo materiale acquisito viene a interferire con quello già conservato e viceversa, tale ipotesi è detta interferenza. L’interferenza va distinta in: i.proattiva, quando i ricordi più remoti interferiscono con la memoria di informazioni acquisite successivamente; i.retroattiva, quando i ricordi recenti limitano e danneggiano quello registrati in precedenza. Memoria di lavoro Immaginiamo che la nostra mente funzioni come un computer, ove, il disco fisso(hard disk) contiene le informazioni in modo permanente, e RAM che consente di riattivare i file depositati nel disco fisso e di usarli in modo utile in un dato momento. Al pari della RAM, la memoria di lavoro è flessibile, e quanto più è estesa tanti più programmi può far girare insieme. Nel 1890 James aveva distinto fra memoria primaria e secondaria. La prima è un deposito iniziale provvisorio in cui le informazioni non vanno mai perse. La seconda è la memoria a lungo termine, da cui le informazioni non possono essere recuperate senza contributo di un processo mentale attivo. In seguito nel 1956 Miller scoprì che siamo in grado di conservare sette unità di informazioni diverse dopo una singola presentazione e in assenza di ripetizioni. La memoria a breve termine è una memoria tampone poiché come un tampone di inchiostro per un certo periodo di tempo mantiene vive le tracce del materiale da ricordare. La memoria multi processo: elaborata nel 971 da Atkinson e Shiffrin, basato sullo scambio imput-output, ogni stadio riceve imput che trasforma in output, che diventano imput per lo stadio successivo. Gli stadi principali sono tre: a)il registro sensoriale (registri attraverso i quali scorre l’informazione. Uno per ogni modalità sensoriale, trattengono l’informazione proveniente dagli organo do senso per un tempo brevissimo). b)la memoria a breve termine c)la memoria a lungo termine In breve nel modello multi processo, le info. Ambientali sono raccolte nel registro sensoriale per un periodo molto breve, parte di esse è trasmessa alla memoria a breve termine dove è ulteriormente elaborata, l’esito di questo processo è trasferito alla memoria a lungo termine. Mentre le informazioni contenute nella memoria sensoriale e a breve termine possono andare perdute, la ritenzione delle informazioni nella memoria a lungo termine sembra essere sostanzialmente permanente. Memoria sensoriale: è la capacità di mantenere in modo sostanzialmente fedele le informazioni ambientali. È una memoria modale poiché corrisponde alle varie modalità sensoriali (memoria iconica per la visione ed ecoica per l’udito). Per questo tipo di memoria occorre un registro sensoriale in grado di captare e trattenere per il tempo necessario le informazioni sensoriali. La memoria iconica consente di ricordare le immagini per pochi secondi, quella ecoica è importante per il linguaggio e suoni. Come preparare gli esami, la memoria in pratica Il metodo migliore x memorizzare un testo viene chiamato modello PQ4R: • preview: scorrere i capitoli x avere una visione degli argomenti principali • questions: porsi delle domande • read: leggere cercando di rispondere alle domande • reflecte:riflettere sulle nuove conoscenze • recite:ripetere senza guardare il testo • review: ripensare ogni capitolo nel suo insieme Capitolo8 Decisione,ragionamento,creatività Secondo la semantica logico-filosofica il significato di una parola o di una frase è dato dal rapporto che esiste tra linguaggio e realtà. In quanto insieme di condizioni di verità il significato non è un monolite, ma una realtà articolata, scomponibile in unità specifiche. Per la semantica vero-condizionale il significato sarebbe composto da un insieme limitato di tratti semantici, intesi come condizioni necessarie e sufficienti, ad esempio: per descrivere l’uomo, potremmo usare tratti semantici: animato,umano,maschio e adulto. La semantica strutturale si prefigge di giungere a una definizione esclusivamente linguistica del significato. Essa concepisce il significato come valore,ossia a possibilità per ogni parola di essere confrontata e opposta q qualsiasi altra parola della medesima lingua. Facendo un esempio la parola pera è quello che è poiché nessuno altro termine occupa quella posizione in quella lingua. È una semantica differenziale in negativo, il significato di un termine non è definito per quello che è ma per quello che non è. La semantica cognitiva ha interpretato il significato come il modo con cui comprendiamo le espressioni linguistiche e con cui rappresentiamo mentalmente la conoscenza della realtà. È di facile comprensione quindi che il significato,nella sua natura convenzionale, è anche il prodotto della partecipazione di più persone, è uno scambio interpersonale. Grice ha distinto tra intenzione informativa(ciò che viene detto) e intenzione comunicativa(ciò che intendiamo dire). È necessario parlare della forze dell’intenzione, direttamente proporzionale sia all’importanza dei contenuti trasmessi sia alla rilevanza dell’interlocutore. Essa genera il fuoco comunicativo,quel processo attivo di concentrazione dell’attenzione e dell’interesse del parlante su certi aspetti della realtà da condividere con il destinatario. Esiste dunque una gerarchia delle intenzioni. Lo stesso Grice sostenne che per avere successo è necessaria una reciprocità intenzionale: uno scambio comunicativo deve essere caratterizzato non solo dalla manifestazione di un’intenzione comunicativa da parte del parlante, ma anche del suo riconoscimento da parte del destinatario. In modo più articolato, il destinatario procede con una reale attribuzione di intenzione al messaggio del soggetto, percependolo attraverso le proprie idee e intenzioni. Ogni lingua è un sistema simbolico che consiste nella corrispondenza regolare fra un sistema di differenze di suoni e un sistema di differenze di significati. Ogni linguaggio è ovviamente composto da simboli orbitari e convenzionali, e risulta idoneo a generare un numero illimitato di enunciati e discorsi a partire da un numero limitati di elementi (generatività). La composizionalità della lingua comporta: a) la sistematicità: gli enunciati possono essere composti solo seguendo le regole sintattiche previste dalla lingua; b) la produttività: la lingua permette di generare e comprendere un numero infinito di significati che possono costruire un numero illimitato di enunciati; c) la possibilità di dislocazione: la referenza spaziale e temporale diversa da quella dell’enunciato non fanno perdere significato allo stesso. La fonetica è lo studio fisico della produzione e percezione dei suoni linguistici La fonologia è lo studio dei suoni di una lingua in rapporto alla loro funzione distintiva e distintiva e discreta nella comunicazione linguistica. La morfologia è lo studio delle strutture interne delle parole e descrive le varie forme che esse assumono a seconda delle categorie di numero,genere,modo, tempo e persona. Il lessico è l’insieme delle parole di una data lingua. La sintassi è l’insieme organico delle regole che governano la formulazione degli enunciati e dei discorsi. Chomsky sostenne con la teoria della grammatica universale, e unendo la fonologia e la morfologia alla sintassi, che la derivazione grammaticale delle lingue è il prodotto di un insieme limitato di regole naturali e universali. Per converso, Sapir e Whorf, con la concezione della relatività linguistica, sostennero che il linguaggio sia un prodotto storico, culturalmente definito e in grado di influenzare il modo in cui le persone pensano e agiscono. Vi sono diversi sistemi di comunica<ione non verbale Abbiamo anzitutto il sistema vocale, composto da caratteristiche: a) paralinguistiche: variazioni tono, intensità e velocità del parlato pause comprese. b) Extralinguistiche: proprietà foniche della voce dell’individuo che dipendono dall’apparato fonico. La mimica facciale, in quanto esito di movimenti volontari e involontari del volto, costituisce un sistema semiotico privilegiato, poiché è una regione focale del corpo per attirare l’attenzione e l’interesse degli altri. Le configurazioni universali delle mimiche facciali furono studiate da Paul Ekman e Wallace Friesen. Anche lo sguardo è un potente segnale comunicativo, così come i gesti, anche se questi ultimi costituiscono un sistema non verbale distinto, articolato in varie categorie: 1-gesti iconici: accompagnano il palato 2-pantonimia: rappresenta situazioni o azioni 3-emblemi: gesti simbolici o altamente stereotipati , come il gesto dell’auto-stop 4-gesti motori: adattamento in situazioni di stress e di tensioni 5-linguaggio dei segni: quello usato dai sordo-muti I sistemi di contatto: il sistema prossemica riguarda la percezione, l’organizzazione e l’uso dello spazio,la distanza e del territorio nei confronti di altri. L’aptica fa riferimento all’insieme di azioni di contatto corporeo con un altro. Capitolo10 Valori,desideri e motivazioni Come esseri umani tendiamo a dare alle cose un valore, per la sicurezza,per l’immagine e prestigio,per l’economia,per la fede o per avidità ecc… il valore tuttavia non è una cosa assoluta,ma relativa nella sua natura,poiché nient’altro è che una convenzione. I valori sono costrutti motivazionali che definiscono ciò che consideriamo importante e che indicano quali scopi siano da raggiungere. Possiamo dunque dire che ha valore ciò che per noi è desiderabile e positivo. Ognuno ha e si crea la propria gerarchia dei valori. La psicologia del desiderio ha ricevuto ottimi apporti dalla più recente psicologia positiva, questa ha focalizzato la sua attenzione sul benessere soggettivo e sulle qualità della vita,seguendo una prospettiva sia edonica(dimensione del piacere come benessere personale) sia eudaimonica(realizzazione del piacere come benessere personale). Il desiderio è il tendere a qualcosa il cui raggiungimento riteniamo ci consentirà di trovarci in uno stato delle cose migliori rispetto a quello passato e attuale. Per definizione il desiderio è unicamente connesso con la realizzazione futuro ed è strettamente connesso anche con il costrutto della speranza. Nell’appagamento del desiderio gioca un ruolo fondamentale la ricompensa,che causa effetti sia a livello neurologico sia a livello mentale. Come detto,essendo il valore una convenzione,è impossibile ritenere corretta l’ipotesi di valori assoluti,anzi, questa contingenza tipica del valore ha consentito e consente la formazione di prospettive ispirate al relativismo. D’altro canto però,pur ammettendo questa natura contingente,dal valore deriva la necessità sia individuale che sociale di creare gerarchie più o meno ritenute valide per un gruppo consolidato. Facendo un esempio il valore che diamo all’oro,seppur in maniera convenzionale. È necessariamente diffuso su gran parte del globo tra molte civiltà esistenti. Questi valori comuni fanno si che si crei la possibilità ad un pluralismo, una via intermedia tra assolutismo e relativismo. Legato al pluralismo vi è il principio della tolleranza, è la disponibilità degli individui ad accettare la diversità come risorsa quale condizione per raggiungere forme soddisfacenti di convivenza tra i gruppi. È la comprensione e il governo delle diversità all’interno del parametro delle pari dignità. Di conseguenza nasce il principio dell’intolleranza dell’intolleranza (Voltaire e poi ripreso da Popper), secondo cui per dare forza al principio della tolleranza,è necessario non tollerale la non tolleranza. La motivazione è una spinta a svolgere una certa attività e si può definire come un processo di attivazione dell’organismo finalizzato alla realizzazione di un dato scopo in relazione alle condizioni ambientali. Esistono diversi livelli della motivazione. a) Riflessi; è il sistema più semplice di risposta dell’organismo come reazione a stimoli esterni o interni. b) Istinti: sequenze congenite,fisse e stereotipate di comportamenti specie-specifici su base genetica in relazione a date sollecitazioni ambientai. c) Bisogni: condizione fisiologica di carenza e necessità (fame,sete,sesso ecc..) d) Pulsioni: esprimono uno stato di disagio e di tensione interna che l’individuo tende a eliminare o,quanto meno, ridurre qualora i bisogni non siano soddisfatti. e) Incentivi: da distinguere dalle pulsioni,essi rappresentano gli oggetti ed eventi in grado di venire incontro a bisogni dell’individuo. Quindi ad esempio, un panino può essere l’incentivo per soddisfare un bisogno(fame) che a sua volta creò pulsioni interne proprio a causa del mancato soddisfacimento Le motivazioni possono essere in genere di due tipi: 1-motivazioni primarie:bisogni fisiologici 2-motivazioni secondarie: processi di apprendimento sociale Esiste dunque un gerarchia dei bisogni,illustrata da Abraham Maslow, secondo cui se i bisogni più gerarchicamente elevati non vengono soddisfatti, quelli di livello inferiore vengono presi poco o niente in considerazione. Vi sono diverse teorie e ipotesi per spiegare la natura della motivazione: a) Teoria biologica: alcuni centri nervosi sono sottesi alle motivazioni,quindi si ritiene che tali centri fossero in grado di spiegare in modo esauriente la loro genesi e il loro svolgimento e che fossero al servizio dell’omeostasi, concepita come l’esigenza di conservare in modo stabile nel tempo i livelli di equilibrio adatti per il funzionamento dell’organismo. b) Concezione comportamentista: il comportamentismo propose un modello esplicativo dei bisogni degli individui fondato sull’interazione fra pulsioni e abitudini. È la sensazione di mancato soddisfacimento che porta alla spinta propulsiva. c) Concezione cognitivista: ribalta il punto di vista del comportamentismo,sostenendo che le motivazioni e i bisogni cambiano in rapporto alla qualità delle informazioni provenienti dall’ambiente che siamo in grado di elaborare. Secondo il cognitivismo tendiamo a raggiungere il successo cercando di evitare l’insuccesso, inoltre fornisce elementi utili per spiegare l’induzione di bisogni nuovi negli individui. d) Integrazionismo: secondo il punto di vista interazionista le motivazione sono suscitate, alimentate e regolate dalle interazioni con gli altri. David McClelland individuò tre grandi costellazioni di motivazioni secondarie: 1-bisogno di affiliazione: ricercare la presenza degli altri per la gratificazione intrinseca che deriva dalla loro compagnia e dalla sensazione di appartenenza ad un gruppo, uno dei bisogni di affiliazione più noti e importanti è la relazione di attaccamento che il bambino ha con la genitrice o con la figura di accudimento principale. Dal bisogno di affiliazione derivano comportamenti pro sociali, che sono alla base dell’aiuto,cooperazione e condivisione. Il caso estremo ed emblematico è quello dell’altruismo che genera azioni vantaggiose per terzi,anche a discapito di un costo personale. 2-bisogno di successo: consiste nella motivazione a fare sempre meglio per un intrinseco bisogno di affermazione sociale e di eccellenza. Chi ha tale bisogno tende a prefiggersi obbiettivi impegnativi ma realistici. Una delle radici di questo bisogno sta nelle aspettative genitoriali ricevute durante la crescita. Quando tali aspettative solo elevate e realistiche vi è una buona probabilità che il figlio generi un elevato bisogno di successo,quando invece le aspettative sono troppo alte (irraggiungibili) o troppo basse(de motivazionali) è possibile che il bisogno di successo abbia una natura modesta e contenuta. 3-bisogno di potere: consiste nell’esercitare in qualsiasi momento in qualsiasi ambito a propria influenza e il proprio controllo sulla condotta di altre persone. Chi ha questo bisogno tende ad occupare cariche socialmente elevate ed influenti, e non teme il confronto né competizione, vi sono diversi livelli di leadership: autoritario,democratico e permissivo. Al di là di questi bisogni,esiste una necessità motivazionale di funzionare per la soddisfazione derivante dal funzionamento stesso. L’esercitare un’attività è gratificante de per sé, poiché in tal modo si possono dimostrare competenza e fiducia nelle proprie risorse. Entra in gioco la competenza di base, intesa come capacità di realizzare con successo i propri obbiettivi. Su questa piattaforma motivazionale si distinguono: a) La motivazione intrinseca: svolgere un’attività perché gratifica. b) La motivazione estrinseca: svolgere la medesima attività per raggiungere uno scopo. In linea generale,concludendo il livello motivazionale del soggetto è dato dalla quantità e qualità dei suoi interessi, intesi come la tendenza a preferire determinati stati di sé e del mondo. Gli interessi sono strettamente correlati con il piano emozionale, delineando il sistema credenze-interessi- emozioni che costituisce il cuore dell’esperienza umana ed è alla base della definizione della propria identità.