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Paladini al Duomo di Enna, Dispense di Storia dell'Arte Moderna

Breve ricerca sulle 5 tele ad opera di Filippo Paladini presenti nel duomo di Enna.

Tipologia: Dispense

2016/2017

Caricato il 10/09/2017

Serynsera
Serynsera 🇮🇹

1 documento

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Scarica Paladini al Duomo di Enna e più Dispense in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Ciclo celebrativo della Vergine Filippo Paladini, pittore manierista toscano, si trova in Sicilia dal 1601 fino alla morte. Durante il suo soggiorno in Sicilia si stabilisce a Mazzarino, protetto da Fabrizio Branciforti, da dove si muove per assolvere alle varie commissioni. Nel 1612 viene chiamato ad Enna e gli vengono commissionate dai canonici della matrice di Enna cinque grandi pale per l'altare maggiore che 'esaltino la Vergine in un organico ciclo celebrativo' per essere collocate 'nel raccolto ambiente dell'abside', tra le sue ricche lesene in stucco, 'illuminati dalla luce proveniente dalle vetrate che schermano le antiche gotiche monofore'. A destra dell'Altare Maggiore vengono poste le grandi tele della 'Visita di Maria a S. Elisabetta' e la 'Presentazione di Maria al Tempio'. Nella parte centrale si leva la pala della 'Madonna dell'Assunta' e a sinistra 'L'immacolata Concezione' e 'La presentazione del Bambino al Tempio'. Fig. 1: l'Altare Maggiore Il ciclo, l'ultimo di Paladini, è forse uno dei più interessanti e complessi: esso rappresenta al meglio l'attività di Paladini e la disomogeneità stilistica e formale che dovette affrontare dopo il 1608, anno in cui ebbe il fatidico incontro con la pittura del Caravaggio. La pala centrale, la Madonna dell'Assunta, riprende i modelli delle assunzioni di Piazza Armerina e di Modica, riprendendo i modelli compositivi delle pale d'altare del manierismo. Nelle Assunzioni di Paladini, e specialmente in quella ennese, i personaggi assumono un dinamismo realistico nelle espressioni, nelle gestualità delle mani e nell'anatomia posturale. Il primo dipinto secondo la chiave di lettura del ciclo è la Visitazione, dipinto nel quale Paladini non rinuncia al tipico sviluppo verticale imposto dalle pale d'altare, dato dal giovane che sale le scale. Questo dipinto presenta vari elementi citazionisti ai pittori ai quali Paladini si appoggiò durante gli studi a Firenze, ma al contempo un'impostazione cromatica quasi caravaggesca: forse è una citazione al ciclo del Chiostro dello Scalzo di Andrea del Sarto il San Giuseppe che regge un sacco sotto il braccio, e possiamo ritrovare la stessa donna di spalle in basso a sinistra nell' Andata al Calvario di Pontormo (fig.2) Il dipinto è caratterizzato da forti contrasti e una luce radente, che colpisce gli elementi su cui l'artista vuole che cada l'occhio: l'adorazione di Elisabetta e l'atto di umiltà della Vergine, entrambe donne incinte. A dare equilibrio visivo alla scena sono le due madri che reggono i propri figli, la donna dietro Elisabetta, anch'essa colpita da luce radente, e la donna di spalle, forse figure che rimandano al tema della maternità. Paladini non rinuncia a figure divine come gli angeli che sovrastano le pale, ma scurisce le scene, rendendo sempre più vaporosi gli sfondi e incentrando sempre più l'attenzione sulle scene umane. Il dipinto che segue è la Presentazione di Maria al Tempio, anch'esso costruito verticalmente dalla presenza di una scala, un motivo architettonico già visto nei dipinti di Pontormo e del Sarto, utilizzato qui per organizzare meglio la resa figurativa della pala: la piccola Maria viene presentata dai genitori, Gioacchino e Anna, al sacerdote, mentre delle persone affacciate osservano la scena, una Fig. 2