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Paniere Aperte DISCIPLINE DEMOETNOANTROPOLOGICHE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270, Panieri di Antropologia

Paniere Aperte DISCIPLINE DEMOETNOANTROPOLOGICHE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Docente Pesce Mario Risposte APERTE Ecampus

Tipologia: Panieri

2021/2022

In vendita dal 19/07/2022

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Scarica Paniere Aperte DISCIPLINE DEMOETNOANTROPOLOGICHE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270 e più Panieri in PDF di Antropologia solo su Docsity! Risposte aperte demoetnoantropologia: Lezione 1. 12. Cosa studia l’antropologia? L’antropologia studia non solo l’uomo dal punto di vista biologico e della sua evoluzione nel tempo ma si occupa anche di indagare l'uomo in tutti gli aspetti che riguardano la sua quotidianità( il lavoro, i luoghi pubblici, la vita contadina, etc.), studia i fatti umani sotto il punto di vista culturale, le diverse identità e tratti culturali dell’uomo. 13. Commentare il racconto del cittadino americano medio. Nel racconto sul cittadino americano medio si parla di quest’uomo che ringrazia di essere nato americano, perché sente essere il migliore di qualsiasi altro popolo. Eppure il cibo che mangia, gli abiti che indossa, gli oggetti che usa, tutto ciò di cui si circonda mentre continua ad autocelebrarsi per il solo fatto di essere americano, ha origini e provenienza da ogni parte del mondo. Questo mi fa pensare e capire che bisognerebbe smetterla di farsi accecare solo dal proprio ego finendo per convincersi di essere superiori solo in base a caratteristiche che si definiscono “favorevoli” rispetto ad altri. C’è bisogno di far aprire bene gli occhi e le orecchie a chi si ostina a tenerli chiusi senza voler sentir ragioni, ed è anche e soprattutto con l’apertura al dialogo da parte di questi soggetti può avvenire il vero cambiamento. 14. Esporre il pensiero di James Frazer. James Frazer si colloca nel periodo vittoriano e coloniale; il suo pensiero è influenzato dall’evoluzionismo. Egli, inoltre, ritiene i fenomeni religiosi dei popoli primitivi “un retaggio, attestazione e analogia con pensieri primitivi sulla mentalità religiosa e il complesso sistema di operatività nel reale”. Chiama tutto ciò Magia; per lui religione e Magia sono antitetiche, e cioè la Magia è comparsa molto prima dell’introduzione di qualsiasi religione. Lezione 2. 5. Commentare il concetto di cultura di Edward Taylor. Secondo Edward Taylor la cultura, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che racchiude le conoscenze, credenze, costumi, arte, diritti, la morale, e tutte le capacità acquisite dall’uomo come membro di una società. Questo concetto per Taylor giustificava una superiorità bianca e inglese Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 PANIERI VERIFICATI ECAMPUS SARA MICHELETTI sulle altre popolazioni, dette “primitive” perché bloccate in una fase precedente a quella della vera cultura (ossia quella occidentale). 6.Esporre il pensiero di Edward Taylor. E. Taylor nella sua opera “Primitive Culture” (1871) indica tre strati differenti dell’evoluzione sociale che vanno interpretati come 3 step evolutivi della religione; per Taylor la religione è frutto di un continuo e costante sviluppo. -1°step: Animismo, ossia la concezione che ogni oggetto (piante, rocce,ecc.) possiede uno spirito interno; successivamente si è sviluppato il culto degli antenati e poi il Feticismo, ossia un’entità extra umana presente in un oggetto che poi si carica di magia. -2°step: Politeismo, cioè religione come quelle della Roma e Grecia Antica, dove si veneravano molteplici dei. -3°step: Monoteismo, per esempio il Cristianesimo, che Taylor definisce religione della vera e sola civiltà che segue un solo e unico Dio. Lezione 3. 8. Cos’è il darwinismo sociale? Il massimo esponente del Darwinismo Sociale(ossia le leggi di Darwin applicate alla vita sociale) è Lewis Morgan, che nel 1877 pubblica “La Società Antica” che è alla base della teoria dell’evoluzione sociale. In questo libro Morgan divide le epoche in 3 periodi etnici che rappresentano la condizione di una società rispetto alla vita che conduce. I periodi sono: Selvaggio, Barbaro, Civilizzato e ognuno di loro si divide in 3 sotto-periodi ossia Inferiore, Medio, Superiore. Si passa da un periodo all’altro superando momenti storici e per mezzo di acquisizioni scientifiche e tecnologiche. 9.Parlare del pensiero di Charles Darwin. Dopo il suo faticoso lavoro di ricerca sulle isole Galapagos, nel 1859 Darwin pubblica “L’Origine delle specie”. Seconda la teoria elaborata da Darwin gli esseri viventi attuali sono frutto di una lenta e graduale mutazione dovuta al caso, all’influenza dell’ambiente circostante e alla capacità di adattamento. L'evoluzione umana è dovuta al mutamento del patrimonio genetico, cioè il cambiamento del genotipo e del fenotipo. 10. Qual era il pensiero dei predecessori di Darwin. Tra la fine dell’700 e l’inizio del ‘800 i predecessori di Darwin, Lamark e Cuvier, con dubbi e qualche errore capiscono che l’uomo è frutto di un’evoluzione. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 impiantare lì il proprio campo, e rimanere a contatto con i soggetti\oggetti di ricerca il più possibile, studiando e annotando dettagli della vita sociale, della famiglia, dei metodi di apprendimento, delle usanze, dei miti e dei riti, i metodi di costruzione degli oggetti. I dettami del nuovo metodo etnografico sono 4: 1. campo prolungato nel luogo di ricerca, stare a contatto con i soggetti studiati, annotare e assimilare ogni loro azione, caratteristica, modi di fare, etc. 2. osservazione partecipante, ossia instaurare un rapporto empatico con gli abitanti del posto per entrare a far parte del gruppo e osservare partecipando, facendo sì che si fidino di te. 3.scrittura continua di un diario da campo, definibile scrittura etnografica. 4. la restituzione di una monografia alla comunità scientifica, come conclusione scientifica di un lavoro antropologico. Lezione 8. 5. Delineare il processo teorico della ricerca sul campo. come la precedente 6. Malinowski e l'osservazione partecipante. Malinowski, durante la sua ricerca alle isole Trobriand visse insieme alla popolazione locale, partecipando alle pratiche collettive della comunità, ascoltando i loro miti e assistendo alla celebrazione dei riti. L’obiettivo era quello di conoscere a fondo la cultura presso la quale egli si trovò immerso. L’approccio fu olistico, il suo intento era quello di studiare ogni aspetto della loro cultura, intesa come un sistema composto da parti interconnesse l’una con l’altra in senso funzionale. L’antropologo attraverso l’osservazione partecipante visse tra i nativi come uno di loro e dopo un po' di tempo riuscì ad instaurare con loro un rapporto di comprensione, empatia e fiducia, e venne considerato parte integrante del gruppo di soggetti che stava studiando. Lezione 9. 5. Lo studio della parentela di Malinowski. Per Malinowski le tavole genealogiche sono forme concrete di una costruzione dell'indagine parentale e delle relazioni familiari. Una genealogia è una tavola sinottica di un certo numero di relazioni di parentela collegate. Il suo valore come strumento di ricerca consiste nel fatto che permette al ricercatore di porre domande Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 che egli formula per sé "in abstracto" ma che può porre concretamente all’informatore indigeno. Come documento, il suo valore consiste nel fatto che fornisce un certo numero di dati autentici, presentati nel loro raggrupparsi naturale. Lezione 10. 5. Parlare del rito di Kula. Il rito del Kula, praticato nelle Isole Trobriand, ha come tradizione lo scambio di due tipi di beni: i Soulava(collane di conchiglie rosse) e i mwali (bracciali di conchiglie bianche). Le prime circolavano nelle canoe sulle isole solo in senso orario, i mwali in senso antiorario, perché potevano essere scambiati solo i soulava per mwali, e i mwali per soulava. Questo tipo di rituale permetteva, però, un altro tipo di scambio, tra i partecipanti, con oggetti di uso comune (gimwali). Lo scambio avveniva attraverso dei cerimoniali, riti, nei quali si raccontavano storie sacre e principalmente il mito di fondazione dell'eroe culturale.Il Kula, quindi, aumentava e rinsaldava le relazioni amicali e parentali dei gruppi, influenzava la possibilità di accedere a posizioni di potere, serviva come mezzo per la produzione rituale delle prue dipinte delle piroghe e delle canoe utilizzate nelle trasversate e diversi tipi di scambio: bracciali e collane solo tra di loro, gli altri beni solo dopo lo svolgimento del rito Kula. Lezione 11. 8. Esporre il pensiero di Franz Boas. Franz Boas è considerato il fondatore dell'antropologia moderna americana. Studiò varie comunità sulla costa canadese del Pacifico, in Messico, a Portorico, e sviluppò un vivo interesse per le popolazioni indigene dell'America in generale e degli Stati Uniti in particolare. Boas rifiuta il Darwinismo sociale e l'idea di evoluzione da razze "primitive" a "civilizzate". Per Boas lo sviluppo delle culture umane è dato dalla capacità umana di scoprire nuove capacità e dalla capacità di inventare nuovi oggetti e, di conseguenza, dallo sviluppo di tratti culturali diversi. Inoltre, nel suo testo: “L'uomo primitivo” (1911) si delineano i primi passi di una antropologia culturalmente e politicamente fondata contro le forme di razzismo e discriminazione. La tesi portata avanti nel testo è che la razza umana è una, sia sotto l'aspetto biologico che intellettuale. Lezione 12. 5.\7. F. Boaz e il rito di Potlatch. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 Tra il 1894 e il 1895 Boas conduce una ricerca sul campo tra i Nativi Americani Kwakiutl della costa del Pacifico Settentrionale degli Stati Uniti. qui si svolge il rito Potlatch, cioè dei rituali che vengono definiti di "ostentazione" e che consistono nella condivisione di diversi oggetti e beni considerati di "prestigio" e non di uso comune. Nel villaggio un individuo condivide un dono. Chi riceve, per non risultare in "debito" ovvero dominato da chi fa il dono deve restituire; è una gara, una sfida, tra un individuo e un altro dello stesso rango sociale. A questo punto o uno dei partecipanti acquista un livello sociale superiore perché l'altro non può restituire, o riacquista il proprio status, perché perduto in precedenza, oppure afferma il proprio rango pubblicamente davanti la tribù. 6. che cos'è il Particolarismo Storico? Boas pensava al lavoro sul campo come un qualcosa che dovesse prendere in considerazione una sola cultura o aree culturali particolari. Questo metodo, nel pensiero di Franz Boas, è alla base di quello che definiamo come “Particolarismo Storico” che sempre secondo l'antropologo di origine tedesca è alla base del lavoro comparativo dell'antropologia. Lo “Storicismo” o “Particolarismo Storico” o metodo storico di Boas rappresenta uno stacco dalla teoria evoluzionista della cultura. In questo senso Franz Boas riteneva che non si potesse comprendere come un gruppo umano avesse elaborato tratti culturali diversi da altri senza andare ad investigare le ragioni storiche di tali difformità. Lezione 13. 7. Che cos'è il Trickster? Il Trickster è un “creatore del gioco”, un “briccone”, un “turlupinatore” a volte “turlupinato”, un Truffatore che alcune volte viene truffato, uno che può indicarti la via o fartela perdere, fortemente ambivalente, né buono né cattivo; nella cultura musulmana è rappresentato con quella figura attestata nel Corano chiamata Jinn (oppure D'jin, Jin, Jinh) ovvero un essere tra gli Angeli e gli Uomini, creati “da un fuoco di vento bruciante”. 6\8\9\10. Parlare del pensiero di Angelo Brelich e del rito e del mito. A. Brelich è stato Ordinario di Storia delle Religioni alla Sapienza di Roma e uno dei maggiori rappresentanti della Scuola Romana di Storia delle Religioni. Secondo Brelich il mito fonda la realà e il rito la attualizza. Secondo quanto dice Brelich nei suoi scritti, i miti fondano le cose che non solo sono come sono, ma devono esser come sono, perché così sono diventate in quel lontano Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 tradizione, culto degli antenati, cambiamento culturale, e rappresenta un esempio importantissimo degli studi comparati. 7. Che cos’è la cultura? La Cultura incide sia sul modo di “vedere le cose” che sul comportamento di ciascuno. È ovvio che se tale processo, prima di apprendimento e poi di azione, si svolge all’interno di un villaggio o di una comunità sostanzialmente omogenea, i problemi di convivenza sociale sono attutiti siccome la collettività è coesa, e quindi condivide regole e riti che le forniscono un’identità e la differenziano dalle comunità circostanti. La Cultura si cristallizza in simboli, concetti e parole che vengono condivisi in una società (interazionismo simbolico) e attraverso i quali una società prende consapevolezza di sé. Grazie a questo “codice” di parole e immagini ciascun individuo all’interno di un dato contesto sociale prende coscienza della realtà in cui è immerso e di sé stesso; la cultura svolge perciò una funzione fondamentale nella definizione della propria identità. Lezione 17. 8. Che cos’è la descrizione densa? L'antropologia, nella sua forma di scrittura etnografica, etnografia, diviene una “descrizione densa” che cerca di andare in profondità ai fatti sociali, cercando di comprendere i significati relativi al contesto, non restando in superficie e cercando di far emergere il punto di vista dell'altro per poi rielaborarlo nella scrittura interpretativa. 9. Esporre il pensiero di Clifford Geertz. Clifford Geertz (1926-2006) sarà uno dei più importanti antropologi statunitensi che con le sue ricerche e la sua capacità di reiterpretare la disciplina, lascerà un segno importante per le scienze etnoantropologiche. Nel 1973 pubblica “Interpretazioni di Culture” dove costruisce un modo nuovo per analizzare una cultura: la teoria interpretativa. Per Geertz le culture vanno spiegate con l'interpretazione dei significati profondi. I soggetti di studio sono: gli individui e le modalità della vita quotidiana (il vissuto delle persone, i loro modelli di comportamento, le loro pratiche rituali, i loro valori) che non possono essere ridotti a forme stereotipate di comportamenti o modelli cognitivi. Afferma quindi che la cultura va analizzata con nuovi metodi che devono comprendere il significato profondo dei fatti sociali tramite l’interpretazione. La cultura si esprime per simboli che gli individui utilizzano nella loro vita quotidiana. Sono questi simboli e i valori che si attribuiscono ad essi a Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 determinare la visione del mondo di un gruppo e il suoi modo di organizzare la vita di tutti i giorni. Lezione 18. 6. Lamberto Loria e l’esposizione universale del 1911. Nel 1911 Loria organizza, per il cinquantenario dell'Unità d'Italia, una esposizione universale dove a fianco ai padiglioni delle nazioni che aderirono (Stati Uniti, Serbia, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, Ungheria, Spagna e Giappone) fu organizzata la mostra di Etnografia Italiana. Gli oggetti portati per la mostra, per lo più abiti tradizionali che Loria definì “pieni di toppe” furono sostituiti da copie fedeli all'originale che rappresentano “l'Identità Italiana”. La mostra viveva sull'ambivalenza di sue concetti: quello della “finzione” e quello della “autenticità”. Grazie a ciò Loria dimostra come la costruzione dell’identità fosse possibile attraverso una riproduzione, in questo caso degli abiti, e gli stessi costumi tradizionali divennero, così, un qualcosa di “veramente autentico”. Lezione 19. 7. La crisi della presenza e la natura opprimente di De Martino. Una delle categorie antropologiche inventate da De Martino, e fondante anche della psichiatria transculturale e etnopsichiatria in Italia, è la “perdita della presenza”. Per l'antropologo quando l’uomo non riesce a trovare una soluzione alla “Natura opprimente” (come la chiama De Martino) nemmeno attraverso le proprie conoscenze relazionali, psichiche e sociali, allora non riesce a vivere e agire con il mondo fenomenico come protagonista storico, e quindi entra in crisi. Una crisi profonda, che lo porta ad autoescludersi, a perdersi, a non trovare la via per uscire da questa crisi 8. Parlare del pensiero di Ernesto De Martino. Allievo del filosofo Benedetto Croce, De Martino in seguito alla sua formazione di tipo filosofico, inizia ad interessarsi all’etnologia e all’antropologia. Lo studio delle culture, e più precisamente delle culture del Sud Italia, non sono il suo solo interesse, infatti egli era antifascista ed entrò nel partito socialista negli anni '40; poi passerà al Partito Comunista Italiano, che mal digerisce gli intellettuali critici e che lo caccerà alla fine degli anni '50. Nel “Il Mondo Magico. Prolegomeni a una storia del magismo” pubblicato nel 1948 l'antropologo italiano De Martino cerca di far emergere tutte le contraddizione dell'etnocentrismo dominante e, contestualmente, come gli stessi soggetti della sua Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 ricerca, sono protagonisti della storia e nel loro modo di pensare e concepire il mondo ci sia una forma di ribellione alla natura opprimente e alla cultura dominante che li relega in fondo alla società. Ernesto De Martino riconosce che la società contadina del Sud Italia vive una doppia rappresentazione: vi sono parti moderne e parti rimaste collegate al passato. Proprio perché tali rappresentazioni convivono sarebbe utile studiarle per poterle analizzare e provare ad indirizzarle verso un momento di coesione e liberarle dalla subarlternità della borghesia. Inoltre, secondo come scrive De Martino nel testo “Morte e Pianto Rituale”, il pianto rituale, appunto, è un meccanismo di decostruzione della realtà da parte di un singolo individuo o famiglia colpiti da un trauma, (che in realtà colpisce tutta la comunità) e che tale dispositivo, serva come meccanismo di difesa e di superamento della crisi per tutta la comunità. La ricomposizione del dramma, e il superamento della crisi susseguente, avviene attraverso la comprensione del momento di crisi e il supporto della comunità. Lezione 20. 10. Parlare del pensiero di Claude Levi-Strauss. Claude Lévi-Strauss (1908-2009), antropologo di origine francese, è stato il più importante e massimo teorico della teoria strutturalista applicata all'antropologia. La teoria strutturalista ci porta a cercare di capire le strutture profonde, universali e metastoriche, che sono alla base dell'agire degli uomini. Claude Lévi-Strauss ipotizza che le culture umane sono formate da strutture comuni, come se fossero dei tasselli che si uniscono in modo differente o simile tra di loro, mantenendo comunque una struttura comune. La sua teoria, ancora, si forma di categorie binarie, che al posto dello zero e dell'uno, il sistema binario classico, utilizza categorie contrastive/oppositive per rappresentare i tratti culturali degli individui così da permettere a Levi-Strauss di controllare, ordinare e categorizzare le forme culturali umane. Egli ad esempio dà una rappresentazione simbolica alle società per differenziarle; ne distingue due: le società calde verso le città fredde. Le società calde sono società dinamiche nella misura in cui sono capaci di accettare e sottolineare in modo dinamico gli eventi umani e il cambiamento; le società fredde sono bloccate, quasi congelate, della loro condizione e rimangono statiche allo scorrere degli eventi sociali e storici. 11. Parlare della parentela e dell’atomo di parentela per Levi-Strauss. Nel saggio del 1945, “L’atomo di parentela”, Lévi-Strauss chiama l'unione di quattro individui (una donna e suo figlio, il marito e il fratello della donna) atomo di Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 1.Etnorama o panorama etnico (ethnoscapes): è dato dal moviemento delle persone, sia volontario che obbligato: turisti, rifugiati, diasporici che ricostruiscono nuove forme di relazione sicuramente meno stabili di quelle del paese di partenza; 2.Tecnorama o panorama tecnologico (technoscapes): la “configurazione globale” della tecnologia, dinamica e fluida che supera le nazioni e i confini; 3.Finanziorama o panorama finanziario (financescapes): riguarda l’economia ormai sempre più globale e globalizzata: i flussi di denaro, azioni, compravendita di immobili e tutto quello che concerne l'economia nei vari stati. 4.Mediorama o panorama mediatico (mediascapes): costituito dai mass media come: giornali, libri, radio, cinema, televisione. La loro accessibilità è ormai completa e comune e contribuisce a dare nuove immagini, anche ad un pubblico transnazionale, che permettono di veicolare notizie di diverso tipo: politico, economico o di cronaca, narrazioni e immagini che aiutano alla volontà e al desiderio di muoversi. 5.Ideorama o panorama ideologico (ideoscapes): è il panorama dove politica, ideologia e potere si uniscono. Le istanze di libertà, sicurezza, diritto, welfare state, sovranità, e, soprattutto la democrazia vengono rielaborate e immesse di nuovo per rispondere ai tratti culturali dello spettatore/elettore/cittadino. A questo punto elementi di cultura locale diventano forme fondamentali di questo cambiamento. Lezione 24. 5. Cosa sono le caste? Per comprendere le caste bisogna capire che il sistema religioso indiano e quello economico, la gerarchia e il potere, sono diversi da quello occidentale. Il tema principale del lavoro di Dumont sulle caste verte proprio su questo. Il costrutto della teoria dumountiana sul complesso sistema gerarchico delle caste si fonda sulla differenziazione irrinunciabile, fra status sociale e religioso, da una parte, e potere politico ed economico dall’altra. Come si relazionano queste due parti? Con la Dicotomia, ossia dato che il Brahamano è la figura più potente della parte religiosa e il re quella più potente della parte politica, per far relazionare le due figure la dicotomia crea una dipendenza reciproca: da una parte il sovrano nei riguardi dell’operatore rituale ha una dipendenza sociale per la legittimazione del suo potere dovuto all’incoronazione; dall’altra l’operatore rituale, il brahmano, è in uno stato di dipendenza dal regnante per la sua sussistenza. Lezione 25. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 05. Jean-Pierre Olivier de Sardan e la politica del campo. Jean-Pierre Olivier de Sardan nasce nel 1941 a Linguadoca, Francia Meridionale, ed è uno massimi esperti dell'antropologia dello sviluppo. Questa parte dell'antropologia studia il rapporto tra le scienze antropologiche e le logiche sempre complesse dello sviluppo. Nel suo saggio "La politique du terrain" l'antropologo di origine francese sistematizza le metodologie della ricerca sul campo. Sull'uso esclusivo di una tecnica o metodo, come un tipo di intervista o un tipo di raccolta dati con un questionario, Oliveir de Sardan non mette limiti all'uso da parte degli studiosi di una disciplina piuttosto di un'altra; sottolinea, invece, di come siano differenti e distanti (sotto l'aspetto metodologico che epistemologicoteoretico) la ricerca quantitativa, fatta per lo più con questionari e tecniche di campionamento, e la tecnica qualitativa che “vive” del rapporto tra ricercatore e il campo. Quest'ultimo tipo di tecnica vede gli antropologi in simbiosi con i soggetti della ricerca, con i loro luoghi, vivendo il loro quotidiano e sul campo imparano a maneggiare i codici locali di comportamento, impregnandosi, vivendo, osservando, ridendo, mangiando, piangendo, desiderando di andarsene o di restare, aver a cuore la vita futura dei soggetti della ricerca perché nessuno si lascia indietro e se qualcuno resta attardato o lo si aspetta o si torna indietro a prenderlo. Lezione 26. 05. I colloqui nella politica del campo di Olivier de Sardan La raccolta dati si combina di varie tecniche, una di queste è la tecnica intervista: i colloqui formali e informali. Per colloqui informali intendiamo anche le parole scambiate a tavola o in un locale, in momenti dove non c'è la “pesantezza” delle richieste del ricercatore con domande preparate. Le “politiche del colloquio”, come le chiama Olivier de Sardan, hanno due assi portanti: 1. La Consulenza. 2. Il Racconto. In una qualsiasi “situazione intervista”, così definiamo il momento della “politica del colloquio”, l'antropologo ha sempre un canovaccio, un tipo di memorandum su cosa chiedere, quali argomenti toccare, da dove iniziare. Nei colloqui si cerca di: a. Far emerger i fatti sociali sottesi come simboli, significati, ritualità, disagi e altre questioni descritte nel nostro progetto di ricerca; b. Raccogliere “brandelli di vita” o “sequenze di vita” per raccontare una storia che serva a comprendere il qui e ora; Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 c. Evitare e i fattori di disturbo o almeno di capire che esistono e possono influire sulla “situazione intervista”; d. Non interrompere il flusso narrativo della persona che abbiamo di fronte e se abbiamo domande o dubbi le segniamo sul nostro taccuino e poi in un secondo momento riprendiamo quello che vogliamo sapere. Useremo i cosiddetti rimandi, ovvero chiederemo all'informatore di ritornare su un argomento e approfondirlo; e. Non usare parole come: “non si è spiegato bene”, oppure “lei ha torto su questo argomento”, ma cercare di essere diplomatico per avere una comprensione del fatto sociale; f. Capire quando il nostro interlocutore va “fuori tema” e perchè è stata fatta quella deviazione; può voler dire aver toccato un qualcosa di profondo, starà al ricercatore capire e sapere come andare in profondità e intravedere “nuove piste” di ricerca. lezione27. 05. La combinazione dei dati nella politica del campo di Olivier de Sardan Un esempio per il collegamento dei dati raccolti è: Lo Studio di Caso, che rappresenta un tipo di ricerca e di analisi di un fenomeno sociale, appunto un caso, circoscritto nello spazio e nel tempo, intorno ad una situazione particolare. Un ulteriore metodo importante per l'analisi è la Triangolazione dei dati. Le informazioni, come sostiene Olivier da Sardan che siano esse etnografiche che giudiziarie, devono avere dei riscontri; perciò si incrociano le notizie su un fatto\fenomeno accaduto, ma da più punti di vista e si investiga sul rapporto tra informatore e informazione richiesta. Lo scopo è raccogliere le diverse sfaccettature su un argomento, le variazioni. Un altro momento dell'analisi è la comprensione che una ricerca è fatta anche di incontri casuali, di interazione, colloquio, confronto continuo con i soggetti e con i dati della ricerca, di una interpretazione continua di quello che abbiamo raccolto e di ritorni sul campo, della rappresentazione grafica o letteraria di categorie rilevanti che emergono dalla ricerca e dalla triangolazione dei dati che ci indicano una strada da seguire, e soprattutto bisogna comprendere che ad un certo punto i nostri dati sono “Saturi” ossia si giunge nella situazione in cui i dati raccolti sono sempre gli stessi; la Saturazione determina la fine del campo e il ritorno a casa. Lezione 28. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 e. Seguire la vita, o la biografia: seguire la vita o la biografia di una persona significa raccogliere la storia di vita di un individuo, il suo vissuto, le sue narrazioni. Tale tecnica permette di progettare ricerche multisituate in base alle storie raccontate. f. Seguire il conflitto: questa tecnica si utilizza per questioni di tipo medico, come l'aborto, questuoni bioetiche o giuridiche, questioni sull'uso del copyright e quelle sull'uso di materiale genetico (es. DNA). Lezione 31. 5. che cos'è la repatriation? La repatriation, ossia il rimpatrio, è la richiesta da parte di comunità native della restituzione delle collezioni museali storiche, soprattutto se contenenti resti umani. Le nazioni maggiormente interessate a tale dibattito sono l'Australia, la Nuova Zelanda, il Canada e gli Stati Uniti, ovvero tutti quei paesi che hanno vissuto un violento periodo di colonizzazione nel passato. Lezione 32. 5. Antropologia e servizio sociale. Ci sono 4 aspetti dell'antropologia riconducibili al servizio sociale: 1. si parte dal concetto di conoscenza, che permette di acquisire nozioni e informazioni utili per migliorare il lavor dell'assistente sociale. 2. c'è un continuo stimolo all'evoluzione culturale, per distaccarsi dall'egocentrismo e dall'etnocentrismo per riuscire a comprendere gli altri, così da poter poi aiutare altri nel processo di liberazione individuale. L'aiuto dell'antropologia al servizio sociale comprende anche il superamento degli stereotipi culturali. 3. gli assistenti sociali devono aumentare le competenze culturali, accrescendo le conoscenze antropologiche relative alle diverse rappresentazioni della persona, del legame sociale. 4. l'intervento dell'antropologia, di cui si parla quando le conoscenze su questa disciplina sono usate per risolvere un problema o per rispondere ai bisogni della comunità. lezione 33. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 05. Etica nella ricerca sociale. L'antropologia dipende da una etica che le fornisce l'apparato epistemologico e che gli permette di attivarsi. Attivazione o comprensione che dipende da un'etica consapevole. L’elaborazione di un codice di comportamento etico nella ricerca sociale è stato formalizzato e istituzionalizzato alla fine della seconda guerra mondiale, e prevede 3 punti: 1. La prima regola, secondo il dettame di Ippocrate, è non nuocere. Non nuocere all’individuo o al gruppo che si intende studiare. 2. La seconda regola è il consenso dell’individuo o del gruppo che si va a studiare, così da instaurare fin da subito un rapporto leale e sincero. 3.La terza norma è che i risultati vengano restituiti alla comunità soggetto dello studio per una condivisione delle interpretazioni e che i risultati possano essere, poi, diffusi in tutto il mondo, perché siano occasione di confronto e dibattito. Lezione 34. 06. Commentare le tre fasi del termine Diaspora. La diaspora si riferisce a una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con gli altri suoi membri in diverse parti del mondo. La prima fase vede l'uso classico del termine usato solo al singolare, limitato allo studio dell’esperienza ebraica. Glio ebrei vedevano la causa della loro dispersione derivare da un cataclisma che aveva traumatizzato tutto il gruppo, che era vittima di un crudele oppressore. Nella seconda fase vediamo William Safran sostenere che la diaspora è una Struttura Metaforica rivolta a diversi simboli, riti e visioni del mondo per descrivere determinate categorie di persone(espatriati, espulsi, rifugiati politici, immigrati e minoranze etniche). La terza fase è stata contrassegnata da una marcata critica sociale ai teorici della "seconda fase”. I teorici della 3 fase sono stati influenzati dalle letture postmoderne e cercano di scomporre i due elementi costitutivi che delimitano il termine diaspora, ossia "patria" e "comunità etnica\religiosa". Alla fine del secolo scorso è iniziata l'attuale fase di consolidamento che vede una riaffermazione del termine diaspora, che comprende i suoi elementi fondamentali, gli ideali e le caratteristiche. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 Lezione 35. 05. La diaspora di William Safran. Safran teorizza un elenco delle principali caratteristiche delle diaspore, che sono condivise da tutti i membri di una "comunità di minoranze espatriate". Queste caratteristiche sono: -1. loro o i loro antenati sono stati dispersi da un centro originale; -2. mantengono una memoria sulla loro patria, la sua posizione, storia e costumi; -3. rimangono parzialmente in disparte per via della sensazione che non potranno mai essere accettati dalla patria ospite; -4. la loro patria d'origine è idealizzata e sperano di tornarci in futuro; -5. credono che tutte le vittime della diaspora devono impegnarsi al ripristino della patria originale; -6. continuano in svariati modi a relazionarsi con la loro patria; 06. La diaspora di Robin Cohen. Robin Cohen ho delineato cinque tipi di diaspora moderna: 1. Vittime di Diaspora: Ebrei, africani, armeni; deve passare del tempo per sapere se le vittime diasporiche torneranno alla loro patria d'origine o si assimileranno alle terre ospitanti; 2. Diaspora Lavorativa: indiani, cinesi, giapponesi, turchi, tutte quelle minoranze etniche che hanno ottenuto un contratto di lavoro nella patria ospite; 3. Diaspora dovuta all’imperialismo o alla conquista coloniale: russi, potenze coloniali diverse dalla Gran Bretagna. 4. Diaspora per Commercio: Libanese, cinese e si discute anche di: veneziani, indiani uomini d'affari e professionisti, cinesi, giapponesi. 5. Deterritorializzati: Popoli caraibici, Sikh, Parsis si discusse anche di: Rom, Musulmani e altre diaspore religiose. Lezione 36. 05\06. La diaspora: analizzare il termine e descrivere le diversi teorie secondo Steven Vertovec. Vertovec teorizza il termine diaspora all'interno di una varietà di discipline accademiche. Trova 3 significati riconducibili al termine diaspora, e sono: Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 Lezione 41. 05. I movimenti di alfabetizzazione in Brasile all'epoca di Paulo Freire. Nel periodo coloniale l'educazione in Brasile era completamente nelle mani dei gesuiti, questo perchè loro, rispetto ad altri ordini, affrontavano lunghi viaggi in tutto il mondo per propagare la parola del cristianesimo e convertivano le popolazioni "selvagge". Per farlo educavano i giovani, siccome gli adulti erano più difficili da convincere; per questo motivo si crearono i collegi, dove i maestri gesuiti seguivano le regole della "Ratio Studiorum". L'insegnamento nei collegi si suddivideva in Studia inferiora e Studia superiora: i primi comprendevano materie come grammatica latina, letteratura, metafisica arte, psicologia e molto altro; i secondi duravano 4 anni e riguardavano la teologia. Inoltre, per portare l'educazione e l'istruzione e la religione cristiana anche nella parte latifondista brasiliana, dove la priorità era il lavoro agricolo, nacquero le "missioni". (risposta presa dal libro "la libertà in pedagogia" di Paulo Freire.) Lezione 42. 07. La teologia della liberazione. La teologia della liberazione prende in considerazione la salvezza dell’essere umano dal punto di vista cristiano e della sua dignità attraverso la rivendicazione della democrazia, che è fondamentale per la trasformazione di un sistema sociale ed economico e per l'istruzione delle persone. La teologia della liberazione è una rivoluzione sociale improntata sull'amore per il prossimo, sulla carità e sulla solidarietà, per indirizzare l'individuo a una vita dignitosa e religiosa. Il motore del cambiamento della vita sociale, culturale ed economica è l'uomo solidale e creativo, e deve esserci un'educazione diffusa affinchè ognuno possa sviluppare la sua creatività.Quindi possiamo parlare di una educazione per la libertà. Educazione per la libertà che significa prima di tutto educazione critica, radicale, trasformatrice. 08. L'evoluzione del pensiero di Paulo Freire. Freire sostiene che la “coscientizzazione” degli oppressi e quindi la loro formazione come soggetti, protagonisti consapevoli di un movimento politico e democratico, porta l’educazione personale ad una forma superiore di coscienza democratica e a far morire quella persona come persona e a farla rinascere come uomo libero. Sia per il pedagogista brasiliano che per i teologi della liberazione, la cittadinanza, forma essenziale di libertà, parte dall’alfabetizzazione e quindi da un’educazione diffusa Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 che diventa una pratica di libertà, ossia la pedagogia degli oppressi, che significa una pedagogia della liberazione. Lezione 43. 05. La cultura pedagogica brasiliana. L’idea di educazione e di come la pedagogia si sia sviluppata in Brasile nel tempo dall’epoca coloniale è una questione importante che va sviluppata attraverso il concetto di colonialismo. Non si può ancora parlare di pedagogia effettivamente brasiliana, ma nella seconda metà dell'800 il dibattito sulle necessità educative e didattiche si aprì alle innovazioni europee e nordamericane, si diffusero collegi e scuole e si cominciò a percepire l'importanza della formazione dei docenti e la dignità dei corsi tecnici professionalizzanti. Restavano invece invariate questioni come: schiavitù, differenza di ceto, disparità di genere, disorganizzazione del sistema educativo, a cui mancavano risorse e competenze adeguate. Lezione 44. 05. La pedagogia degli oppressi. La pedagogia degli oppressi, il testo fra i più importanti di Paolo Freire è un’opera piuttosto eterogenea e complessa. Quello che l’autore vuole sviluppare nel suo metodo pedagogico è la coscientizzazione dell’individuo che ha come scopo finale la presa di coscienza per coinvolgere il soggetto ad un’azione che lo trasformerà. è una pedagogia politica siccome il soggetto deve sviluppare coscienza non solo sociale ma anche politica. L'obbiettivo principale è rendere il soggetto curioso e aperto a porsi e porre domande per tutta la durata della sua vita; questo perchè Freire ritiene che la curiosità sia un momento altamente pedagogico che porta la persona a razionalizzare la sua presa di coscienza. L'educazione è quindi vista come forma di umanizzazione improntata sul dialogo. Lezione 45. 06. Analizzare la pedagogia degli oppressi in relazione alla vita di Paulo Freire. Le fasi della riflessione e produzione pedagogica di Freire possono essere scandite seguendo le periodizzazioni principali della sua vita, per seguire la connessione tra formazione personale, lavoro e produzione teorico-pratica. Freire riceve l'educazione e l'istruzione dai genitori, grazie ai quali impara a leggere e scrivere già prima di iniziare la scuola. Quando il padre muore, lui e la madre sono costretti a trasferirsi in un piccolo centro della provincia, dove c'è una scarsa offerta formativa. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640 La realtà vissuta da Fraire in quegli anni influenzerà le sue scelte future, in quanto egli stesso sperimenta la povertà, la desolazione e la fame; proprio in questa situazione gli si presentano le condizioni dell'oppressione e della marginalità, per cui si batterà in futuro. Le prime esperienze professionali lo convincono che la sua strada è quella dell'educazione; il primo documento che lo attesta come educatore progressista è una relazione che ha presentato al II Congresso Nazionale dell'Educazione degli adulti, in cui denuncia le condizioni dei mocambros, e per la prima volta si parla di processo di alfabetizzazione "con l'uomo", e non sull'uomo, il chè significa vivere con lui la sua realtà. Nella sua opera "La Pedagogia degli Oppressi" Freire parlerà di stimolo alla collaborazione, partecipazione e responsabilità sociali e politiche,l'attitudine decisionale, etc.; tutti fattori che portano alla costruzione di una società democratica che rispetta il sapere popolare. (dal libro) Lezione 46. 05. I beni immateriali. L’espressione patrimonio culturale immateriale è entrata di recente far parte del linguaggio corrente e il suo contenuto, non chiaramente definito, è divenuto oggetto di particolare e allargato interesse. Gran parte dei beni di immaterialità sono canti, letteratura orale, riti, feste, saperi, e possono essere osservati, rilevati, e documentati solo durante l'esecuzione. Anche nei beni materiali c'è la componente immateriale, che è un elemento costitutivo senza il quale non sarebbe possibile avere una reale conoscenza degli oggetti.Le attività di individuazione dei beni culturali immateriali producono documentazioni che incrementano gli archivi multimediali, i quali diventano luoghi di conoscenza dei patrimoni e del territorio. Scaricato da Marco Speziale ([email protected]) lOMoARcPSD|9106640