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Petrarca - Parafrasi dal Canzoniere, Dispense di Letteratura Italiana

Questo documento contiene parafrasi e appunti su venti componimenti del Canzoniere di Petrarca

Tipologia: Dispense

2011/2012

In vendita dal 07/12/2021

Hermione.T
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Scarica Petrarca - Parafrasi dal Canzoniere e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Petrarca - Il Canzoniere Venti componimenti a scelta: e Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono (1) e Era il giorno ch'al sol si scoloraro (3) e Movesi il vecchierel canuto e bianco (16) e Giovene donna sotto un verde lauro (30) e Solo e pensoso i più deserti campi (35) e L'oro e le perle, i fior vermigli e bianchi (46) e Ne la stagion che ‘| ciel rapido inchina (50) e Benedetto sia 'l giorno, 'l mese e l'anno (61) e Padre del ciel, dopo i perduti giorni (62) e Erano i capei d'oro a l'aura sparsi (90) e Chiare, fresche e dolci acque (126) e Pace non trovo, e non ò da far guerra (134) e Due rose fresche e colte in Paradiso (245) e Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo (267) e La vita fugge, e non s'arresta una hora (272) e Se lamentar augelli, o verdi fronde (279) e Levommi il mio penser (302) e Zefiro torna, e ‘| bel tempo rimena (310) e Tutta la mia fiorita e verde etade (315) e Conobbi quanto il ciel li occhi m'aperse (339) [ Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono ] Voi che ascoltate in queste varie poesie il suono di quei sospiri dei quali io nutrivo il mio cuore al tempo del mio errore giovanile, quand'ero in parte un uomo diverso da quello che sono adesso, tra coloro che capiscono l'amore perché lo hanno provato, spero di trovare pietà e perdono per lo stile diseguale in cui io mi lamento e rifletto fra la vana speranza e il vano dolore. Ma io mi avvedo bene adesso, di come presso la gente comune per molto tempo io fui oggetto di scherno, motivo per cui io spesso mi vergogno di me stesso; del mio smarrimento (innamoramento) i risultati sono la vergogna, il pentimento e il riconoscere con chiarezza che le passioni e i beni terreni in questo mondo sono un breve sogno/cose vane. - Sonetto proemiale, programma della poetica Petrarchesca. - Errore del passato e disillusione odierna: vergogna e pentimento per aver ceduto alla passione - Desiderio di parlare a chi ha fatto prova dell'amore - Caducità delle illusioni umane 3 [ Era il giorno ch'al sol si scoloraro ] Era il giorno in cui si oscurarono i raggi del sole, per la pietà verso il suo creatore (Venerdì Santo) quando fui preso dall'amore, e non mi misi in guardia perché i vostri begli occhi, donna, mi legarono. Non mi pareva il momento di difendermi dai colpi dell'amore, perciò me ne andavo sicuro, senza alcun sospetto, motivo per cui cominciarono i miei lamenti. L'amore mi trovò disarmato e trovò aperta la via che, tramite gli occhi, diventati fonte e passaggio delle mie lacrime, va al cuore. Però, secondo me, non gli fece onore colpire me con una freccia mentre ero in quella condizione, e a voi (donna) che eravate armata, nemmeno mostrare l'arco. Il giorno in cui Petrarca fu preso dall'amore per Laura (Venerdì Santo). Rievocazione dell'innamoramento. - Ambigua commistione tra amore e fede religiosa. - L'inizio dell'amore è anche l'inizio del dolore - Passione amorosa - Per Dante è la via che eleva l'uomo conducendolo a Dio. Per Petrarca è un ostacolo alla fede, che distoglie l'animo da Dio. - Le quartine sono caratterizzate da uno stile concentrato, aspro, caratterizzato da rime difficili e dal suono duro. Il loro compito è descrittivo e narrativo. - Le terzine scandite dall'anafora (questi poser...questi fuor fabbricati) hanno un andamento meno teso e un compito riflessivo. 50 [Ne la stagion che 'l ciel rapido inchina] Nell'ora in cui il sole tramonta rapidamente verso Occidente e in cui il nostro giorno vola verso gente che di là (dell'orizzonte, nell'altro emisfero) forse lo aspetta, la stanca vecchietta pellegrina, vedendosi da sola in un paese lontano, accelera il passo, e s'affretta sempre più; e poi così, soletta, alla fine della sua giornata (di viaggio), talvolta riceve conforto da un po' di riposo in cui lei dimentica il peso e la sofferenza del cammino fatto. Ma, povero me, ogni dolore che il giorno mi porta cresce ogni volta che la luce eterna si mette in moto per allontanarsi da noi. Non appena il sole muove le ruote fiammeggianti per dare inizio alla notte, per cui dai monti più alti discendono ombre più vaste l'avido zappatore riprende gli attrezzi e libera dal suo petto ogni angoscia, con parole e con melodie rustiche, e poi riempie la mensa di povere vivande simili alle ghiande le quali tutti onorano pur fuggendole. Ma chi vuole si rallegri, ogni tanto, mentre io non ho avuto ancora neppure un'ora, non dirò felice ma (almeno) serena, né col passare del tempo né delle stagioni. Quando il pastore, dal nido dove egli riposa, vede i raggi della grande stella scendere ed imbrunire sulle contrade a Oriente, si alza in piedi e con il consueto bastone lasciando l'erba, le fonti ed i faggi (boschi) fa muovere lentamente il suo gregge, poi, lontano dalla gente, cosparge di verdi rami una capanna o una grotta, (facendosi un giaciglio) dove possa senza pensieri adagiarsi o dormire. Ahi, amore crudele, tu invece mi spingi a seguire la voce, i passi e le orme di una belva che mi distrugge e non catturi lei che si nasconde e fugge. I naviganti gettano il loro corpo in una valle chiusa quando il sole tramonta, sul duro legno e sotto le vesti ruvide. Ma io per il semplice fatto che il sole si tuffi tra le onde lasciando la Spagna alle sue spalle, e Granata e Marocco e le Colonne, gli uomini e le donne, il mondo e gli animali, trovino quiete alle loro sofferenze, non per questo io pongo fine al mio ostinato tormento; e mi duole il fatto che ogni giorno aggiunge qualcosa al mio dolore, che sono giunto quasi al decimo anno crescendo in questo desiderio, né posso sapere chi me ne possa liberare. E giacché un po' posso sfogarmi nel parlare, vedo la sera i buoi che tornano sciolti dalle campagne e dai colli che hanno solcato: perché invece a me i miei sospiri non vengono tolti? Perché (nessuno mi libera da) questo pesante gioco? Perché i miei occhi, giorno e notte, sono bagnati? Misero me, che volli fissar per la prima volta il bel viso, immaginando in parte, per scolpirlo (nella mia mente) da dove non sia mai rimosso né per mano di qualche forza né arte, finché non sarò nelle mani di Dio, e neanche so se c'è qualcuno che possa credermi su di lei. Oh canzone, se l'essere con me dalla mattina alla sera t'ha fatto passare dalla mia parte, tu non vorrai mostrarti in alcun luogo e ti curerai così poco delle lodi degli altri, che man mano che ti sposti penserai a come m'ha ridotto il fuoco di questa pietra viva dove mi sono poggiato. - Continua contrapposizione tra poeta e altri uomini. - Ampio quadro del tramonto, con l'immagine del riposo serale della vecchietta pellegrina, che interrompe la fatica del viaggio (a cui si oppone il crescere del dolore del poeta). - Allo scendere dell'ombra sulla terra l'avaro contadino lascia il lavoro e si nutre alla sua povera mensa (ma il poeta non ha una sola ora di riposo). - A sera il pastore riconduce il gregge alla stalla e prende sonno nel suo giaciglio (ma Amore costringe il poeta a seguire quella fera che è la donna): evidente qui l'opposizione tra la docile schiera del gregge e la donna che sempre si nasconde e fugge. - A sera i naviganti dormono nella loro nave ferma in qualche insenatura. Per il poeta affanno senza fine. 61 [ Benedetto sia '| giorno e '| mese e l'anno ] Sia benedetto il giorno, il mese, l'anno (6 Aprile 1327), la stagione, il tempo, l'ora, il momento, il paese bello, il luogo dove io fui raggiunto dai due occhi belli a cui mi sono legato; e sia benedetto il primo dolce affanno (ossimoro) che provai nell'innamorarmi, e l'arco e le saette dalle quali fui colpito, e le ferite che mi furono inflitte al cuore. Siano benedette tutte le parole sparse ad invocare il nome della mia donna, e i sospiri, le lacrime e il desiderio; e benedetti siano tutti i versi con i quali io le procuro fama, e il mio pensiero, che è tutto rivolto a lei, così che nessun'altra donna vi trova posto. 62 [ Padre del ciel, dopo i perduti giorni ] Padre del cielo, dopo i giorni passati inutilmente, dopo le notti trascorse in pensieri fuorvianti, tormentato da quel desiderio spietato che divampò nel mio cuore contemplando i gesti di lei, tanto affascinanti per mia sventura, fa sì che ormai, aiutato dalla Tua grazia, io mi rivolga a una vita più degna e ad azioni più dignitose, in modo che il demonio, mio inesorabile avversario, dopo aver cercato senza successo di tendermi un inganno, fallisca nel suo intento. Signore mio, ora si compie l'undicesimo anno da quando sono stato sottomesso all'opprimente passione d'amore, che infierisce con più crudeltà su chi è più arrendevole. Abbi pietà del mio travaglio vergognoso; riconduci a destinazione più alta i pensieri sviati dal vero bene; ricorda loro che oggi ricorre il giorno della Tua crocifissione. 90 [ Erano i capei d'oro a l'aura sparsi ] Erano i suoi capelli biondi come l'oro erano sparsi al vento, che li avvolgeva in mille nodi dolci; e risplendeva oltre misura la bella luce in quei begli occhi, che ora ne son tanto avari (la cui luminosità è ora attenuata); e mi pareva che il viso di lei andasse assumendo colori di pietà, e non so se questo accadesse veramente, o no: io tenevo ben vicino al cuore la miccia dell'amore, che meraviglia c'è se mi infiammai subito? Il suo portamento non era quello di una donna mortale, ma era quello di uno spirito angelico; e le sue parole risuonavano ben diversamente da una voce umana. Quel che io vidi fu uno spirito celeste, un sole splendente; e anche se non fosse più tale, una ferita non si rimargina, per il fatto che l'arco si è allentato dopo aver lanciato una freccia. 126 [ Chiare, fresche e dolci acque ] Limpide, fresche e dolci acque dove immerse le sue belle membra colei che unica per me merita il nome di donna; delicato ramo al quale le piacque di appoggiare il suo bel fianco come a un sostegno (me ne ricordo sospirando); erba, fiori che ricoprirono il suo leggiadro vestito ed il suo corpo; aria limpida, resa sacra (dalla sua presenza) dove Amore, attraverso i suoi occhi belli, mi aprì il cuore: ascoltate voi tutti insieme le mie tristi ultime parole. Se è mio destino dunque, ed in ciò si adopera il volere del cielo, che Amore chiuda questi miei occhi mentre stanno ancora piangendo, una grazia divina faccia sì che il mio corpo infelice sia sepolto tra voi, e l'anima ritorni sciolta dal corpo al cielo. La morte sarà meno dolorosa se reco questa speranza in vista di quel pauroso momento: poiché lo spirito affranto non potrebbe abbandonare il corpo travagliato da mille angosce in un porto più sicuro né in più tranquillo sepolcro. Verrà forse un giorno in cui alla meta abituale ritornerà la donna bella e crudele, e volga i suoi occhi pieni di desiderio e di letizia a quel luogo in cui ella mi vide nel benedetto giorno dell'incontro, cercando di me, e -oh spettacolo degno di pietà- vedendomi polvere tra le pietre del sepolcro, Amore la inspiri, in modo che lei sospiri tanto dolcemente da ottenere per me la misericordia divina piegando la giustizia celeste, asciugandosi gli occhi con il suo bel velo. Dai rami scendeva (dolce ricordo) una pioggia di fiori sul suo grembo; ella sedeva umile in tanta festa della natura, coperta da quella pioggia di fiori, ispiratrice d'amore. Un fiore cadeva sull'orlo della veste, un altro sulle bionde trecce, che quel giorno a vederle parevano oro fino e perle. Un altro si posava in terra ed un altro ancora sull'acqua; infine un fiore volteggiando nell'aria pareva suggerire: "Qui regna Amore". Quante volte dissi, preso da grande stupore: costei certo è nata in Paradiso. Il suo modo di procedere quasi divino, il suo volto, la sua voce e il suo dolce sorriso mi avevano così riempito