Scarica Plasticità e apprendimento - Apprendimento percettivo e più Appunti in PDF di Psicologia Dei Processi Di Apprendimento E Motivazione solo su Docsity! Perceptual Learning Cos’è il Perceptual Learning? Il PL (o apprendimento percettivo) consiste in un miglioramento delle capacità percettive del soggetto dovuto all’esperienza o allenamento, è miglioramento che si mantiene nel tempo. Studiare il PL è interessante per vari aspetti, pratici ma anche teorici. Pratici: come allenare al meglio alcune abilità? Teorici: come apprende e si modifica il sistema sensoriale a livello corticale? Il PL è una manifestazione di plasticità corticale. Un famoso detto recita: «La pratica rende perfetti» Forse la pratica non consentirà di raggiungere la perfezione ma di sicuro aiuta ad aumentare le capacità allenate. A seguito di una quotidiana esposizione alle radiografie, i radiologi sviluppano un’abilità a vedere macchie di contrasto rilevanti in immagini che al profano non dicono nulla. E’ sulla capacità degli operatori ai sistemi x-ray degli aeroporti a discriminare piccoli dettagli che contiamo per la nostra sicurezza in volo – Questa abilità si affina con l’allenamento In merito agli aspetti teorici del PL possiamo porci alcune domande importanti: L’apprendimento è un processo specifico o generale? Una visione comune, anche in ambito educativo, è che allenare il cervello a fare qualcosa produca un effetto positivo generale. • Quali sono i meccanismi che consentono all’apprendimento di aver luogo? • Quali sono le basi neurali del PL? • Cosa ci dice il PL in merito alla plasticità corticale nell’adulto? Per tentare di dare delle risposte a queste e altre domande restringeremo il nostro interesse al Perceptual Learning nella modalità visiva. • Per cominciare vediamo due studi importanti che negli anni 80 del secolo scorso hanno indagato alcuni aspetti del PL: – Fiorentini & Berardi (1981); – Ball & Sekuler (1987) Questi studi sono tra i primi che hanno dimostrato la specificità del PL in riferimento alle caratteristiche dello stimolo sul quale viene fatto un compito di discriminazione. – Senza tecniche di neuro-immagine, ma solo sulla base delle conoscenze dell’organizzazione del sistema visivo, questi due studi cercano anche di dare una risposta sulle possibili basi neurali del PL studiato. Learning in grating waveform discrimination: specificity for orientation and spatial frequency Fiorentini & Berardi (1981) Gli autori studiano il PL per stimoli che consistono in 2 grating semplici oppure di 4 grating complessi di varie forma d’onda. Nello specifico, lo scopo del lavoro è valutare gli effetti dell’allenamento sull’abilità di discriminare tra i vari stimoli, e vedere se l’abilità acquisita...• viene mantenuta nel tempo; • si trasferisce tra stimoli diversi Metodo Procedure adattive: fisso lo stimolo e guardo il grado di miglioramento: ma non so se i dati sono ottimali per tutti i soggetti (facile/difficile) -> presentare lo stimolo ottimale per ogni soggetto. Presento ad ogni soggetto stimoli semplici: un software mostra la differenza di orientamento per tutti semplice, trial dopo trial la difficoltà aumenta quando il soggetto risponde troppo bene, fino ad un parametro, scelto dallo sperimentatore: es.70% risposte corrette; torna a presentare lo stimolo un po’ più facile per mantenere la percentuale desiderata di risposte corrette. La variabile dipendente non è la percentuale di risposte corrette (perché il software porta tutti al 75%), bensì il valore fisico, la soglia, dello stimolo che consente di raggiungere il valore di soglia desiderato. Ogni giorno il soggetto discrimina differenze sempre più piccole -> stare-case per mantenere il soggetto sulla scala di risposte desiderata. – Stimoli: 4 differenti grating complessi di differente forma d’onda, oppure 2 semplici • 2 grating sinusoidali semplici con differente frequenza spaziale (7% di differenza) Gli stimoli sono visti binocularmente in tutti gli esperimenti, tranne che nell’esperimento sul trasferimento interoculare. Procedura La discriminazione dei vari grating, semplici o complessi, si basa su di un compito a scelta forzata a 2 intervalli (2AFI). Nel compito con i grating complessi c’è un grating di riferimento, a, che viene presentato con il grating b, c, oppure d. Ogni grating presentato per 100ms. ISI = 500ms I due grating sono presentati in due intervalli separati, in ordine casuale. Il primo grating è presentato con un suono. Il soggetto riporta se il grating a era presente nel primo (con suono) o secondo intervallo. La stessa procedura è usata per studiare la discriminazione dei grating semplici con diverse frequenze spaziali. Il grating di riferimento aveva una frequenza spaziale pari a 10Hz. Il grating test pari al 7 % in più. Nelle prime 3 sessioni sperimentali ogni soggetto è testato con gli stimoli complessi verticali, oppure con gli stimoli semplici con una certa frequenza spaziale di riferimento (10hz). Questo per valutare gli effetti dell’apprendimento e del suo mantenimento nel tempo. Nelle successive sessioni sperimentali i grating complessi vengono presentati ruotati di 90°, cioè orizzontali. Quelli semplici con una nuova frequenza di riferimento più alta. 7 Sessioni sperimentali, divise in sessioni di test e di training – Nelle sessioni 1, 4 e 7 viene misurata la capacità discriminativa in ognuna delle 8 direzioni possibili. – Nelle sessioni 2, 3, 5 e 6 viene invece allenata una specifica direzione di movimento, assegnata a caso ad ogni soggetto (500 trial). Da 10 a 12 giorni di allenamento: TEST-TRAINING-TRAINING-TEST-TRAINING-TRAINING-TEST Esperimento 1: Risultati Per misurare la capacità discriminativa lungo i vari assi con il compito same/different viene utilizzato il d’. Un primo risultato dimostra che la capacità discriminativa è migliore lungo gli assi cardinali rispetto a quelli obliqui, sia prima che dopo il training. • Prima: cardinali d’=1.55; obliqui d’=0.55 • Dopo: cardinali d’=3.10; obliqui d’=1.60 La capacità discriminativa migliora con le varie sessioni di allenamento. Il miglioramento è però specifico per la direzione allenata. Miglioramento nella direzione di movimento allenata. Nessun miglioramento nella direzione opposta (non allenata). Il PL in questo compito mostra un limitato effetto di trasferimento, che si osserva per le direzioni che distano al massimo 45° da quella allenata. antenimento La capacità discriminativa dopo essere stata allenata viene mantenuta, senza ulteriore allenamento, per un certo tempo (3 settimane) Soggetti testati anche un anno dopo l’ultimo allenamento mostrano mantenimento dell’allenamento. Per cose che non ci interessano, si mantengono come apprendimento per settimane, imparando ad ignorare stimoli distrattori ← si è formato un modello neurale per le cose inutili, da ignorare, affinché non fungano da bias. Esperimento 2, ruolo del feedback: Metodo – Uguale all’Esperimento 1 solo che viene tolto il feedback ad ogni trial per valutare il suo effetto sul PL. In realtà alla fine di ogni sessione viene dato un feedback complessivo sulla prestazione nella sessione. Risultati: – Il feedback non è necessario per l’apprendimento lungo gli assi cardinali. Solo nella condizione obliqua il feedback ha un grosso impatto (in quanto è più difficile). L’aiuto fornito dal feedback lungo gli assi obliqui probabilmente dipende dal fatto che il compito in queste condizioni è più difficile e quindi un aiuto dal parte del feedback in condizioni di maggior incertezza può migliorare il PL. Lo scopo dei prossimi esperimenti è quello di cercare di individuare, per quanto possibile, le basi neurali del PL associato alla discriminazione della direzione di movimento. Per capire lo stadio a cui avviene il PL usano la manipolazione dell’allenamento monoculare. La logica è che se il PL non trasferisce da un occhio all’altro allora le basi neurali possono essere identificate o nello strato 4 di V1, o prima nel NGL. Oltre questi stadi i neuroni diventano per i 4/5 binoculari e quindi dovrebbe osservarsi trasferimento. Esperimento 4, specificità oculare: Metodo – uguale all’Esperimento 1 con le seguenti modifiche • Training monoculare; • Test monoculare per entrambi gli occhi. Per valutare se ciò che è stato guardato e appreso con un occhio si trasferisce all’altro. Risultati: 1) Dopo il training l’occhio allenato mostra una prestazione leggermente migliore di quello non allenato (da 1,5 a 3,5) 2) Tuttavia anche quello non allenato mostra un chiaro miglioramento rispetto al test iniziale (seppur minore dell’occhio allenato, da 1,5 a 2,7) Viene stimata la percentuale di trasferimento inter-oculare del PL, che è pari al 74%. Questo indica che buona parte del learning coinvolge neuroni binoculari. Esperimento 5, specificità emisferica: Metodo – Uguale all’Esperimento 2 con le seguenti modifiche. Test e training solo sull’occhio destro. Rispetto al punto di fissazione viene presentato il movimento nell’emicampo destro (emiretina nasale destra -> emisfero sinistro) oppure sinistro (emiretina temporale destra -> emisfero destro). • Test su due direzioni: 90° o 180°; • Training solo su una direzione e un emisfero L’obiettivo è verificare se il PL per la direzione allenata in un emisfero trasferisce anche all’altro emisfero (senza utilizzare tecniche di neuroimmagine) Risultati: i risultati dimostrano che quanto il test viene fatto sullo stesso emisfero del training (condizione SAME) si osserva PL. Il PL però non trasferisce dall’emisfero allenato a quello non allenato, e quindi il test nell’emisfero diverso (condizione DIFFERENT) non mostra segni di apprendimento → non c’è trasferimento del learning da un emisfero all’altro Where practice makes perfect in texture discrimination: Evidence for primary visual cortex plasticity Il lavoro di Karni e Sagi (1991) – Cercano di determinare quale sia il livello neurale a cui avviene il PL nei compiti di discriminazione di tessitura (su sfondo). L’interesse di partenza era quello di valutare se e che tipo di apprendimento è possibile osservare in un compito di segregazione figura-sfondo (texture segregation). Texture segregation: Processo automatico e pre-attentivo; – Si ritiene avvenga a livelli precoci dell’elaborazione visiva (V1-V2) È possibile migliorare le proprie prestazioni in compiti di texture segregation, che dell’informazione? Gli autori sono inoltre interessati a valutare la specificità di questo tipo di apprendimento, in termini di: - Orientamento; - Posizione spaziale (retinotopia); - Monocularità Metodo – Partecipanti: - 5 soggetti inesperti (naive) ed uno degli autori: se io produco un pattern uguale a quello dei soggetti che non sanno niente, è valido ugualmente – Procedura: i soggetti venivano sottoposti a sessioni di 16-20 blocchi di 50 prove ciascuno (circa 1000 prove a sessione) - le sessioni venivano svolte a distanza di 1-2 giorni. Stimoli: Usano la tecnica del masking per ridurre la visibilità dello stimolo e rendere il compito impegnativo, questa tecnica di mascheramento blocca lo stimolo dall’essere analizzato nel sistema visivo e che perduri nella memoria iconica. Procedura ↴ ↣ Sono andati a misurare come variabile dipendente il tempo che passa tra l’accensione di uno sstimolo ed il successivo. Risposta 1: riporta quale delle due lettere è apparsa al centro dello schermo (T o L) feedback uditivo sulla risposta Risposta 2: riporta l’orientamento del target (verticale o orizzontale) notare che la risposta 2 non riguarda l’orientamento delle singole linee che compongono il target (l’orientamento delle tre linee era sempre lo stesso, 45° o 135°), ma il loro allineamento rispetto allo sfondo!! La variabile indipendente scelta per misurare il grado di apprendimento era il tempo trascorso tra lo stimolo e la maschera (SOA). Nei paradigmi di mascheramento temporale, minore è l’intervallo tra lo stimolo e la maschera, minore è la visibilità dello stimolo! Metodo: – Partecipanti: 6 soggetti naïve; – Stimoli: gratings definiti da strisce di rumore visivo, della grandezza di 2.5°. Procedura: – Un solo grating veniva presentato ad ogni prova per 300 ms I partecipanti dovevano rispondere se il grating era orientato in senso orario o antiorario rispetto ad un’inclinazione di riferimento (inclinazione a sinistra). Venivano effettuati 16 blocchi di 100 prove al giorno, fino al raggiungimento dell’asintoto di apprendimento. Ad ogni blocco veniva utilizzata una procedura staircase up-down che puntava all’84% di risposte giuste. Questa percentuale era chiamata JND (Just Noticeable Difference) e forniva una misura in gradi di angolo visivo (inclinazione dello stimolo dai 45°) della capacità discriminativa del soggetto. Risultati – Tutti I soggetti migliorarono le prestazioni nel compito di discriminazione di orientamento. Il training è evidente come gruppo ma anche nel singolo soggetto (K. L.) Specificità orientamento: se però viene ruotato lo stimolo di 90° il PL viene perso e deve ricominciare; L’effetto è presente nel gruppo ma anche nel singolo soggetto (K. L.). Così come nei risultati di Karni e Sagi, l’apprendimento era rapido nella fase iniziale e rallentava dopo le prime 5-10 sessioni. Trasferimento retinotopico: L’apprendimento osservato nel compito di discriminazione di orientamento è da considerarsi ristretto alla regione stimolata? Quanto è precisa la componente retinotopica dell’apprendimento, e quanto lontano devono essere uno stimolo addestrato ed uno nuovo per non osservare nessun grado di trasferimento? Dopo aver testato lo stimolo su varie posizioni spaziali, gli autori osservarono una completa mancanza di trasferimento. Trasferimento inter-oculare – 4 soggetti vennero sottoposti a training monoculare nel compito di discriminazione di orientamento Dopo il raggiungimento del grado massimo di apprendimento, vennero testati con gli stessi stimoli, ma sull’occhio non addestrato – 3 dei 4 soggetti mostrarono un trasferimento inter-oculare completo!! No apprendimento all’interno della stessa sessione di allenamento!!! L’apprendimento pare aver luogo solo tra sessioni consecutive in diversi giorni → gli autori ipotizzano che sia necessaria una fase di consolidamento dell’apprendimento che avviene durante il sonno notturno. Conclusioni – L’apprendimento percettivo legato alla pratica porta ad un significativo aumento della capacità di discriminare orientamenti. – Date le caratteristiche di questa forma di apprendimento, è possibile assumere che i suoi correlati neurali siano situati a livelli precoci delle aree visive. – Uno dei risultati importanti è l’elevata specificità retinica del PL in questo tipo di compito. – Il miglioramento non avviene nella sessione di training ma tra sessioni diverse in giorni diversi: - Necessità fase di consolidamento notturno; - In realtà spesso si osserva miglioramento anche all’interno della stessa sessione → forse dipende dal compito discriminativo usato Abbiamo visto che l’apprendimento è specifico per le caratteristiche dello stimolo allenato (p.e. posizione retinica, orientamento). Queste specificità dell’apprendimento percettivo sono importanti perché suggeriscono che il meccanismo di apprendimento interessa stati precoci dell’elaborazione dell’input visivo in cui informazioni (come orientamento o posizione retinica) sono segregate. A questo punto possiamo porci alcune domande importanti • Come viene controllato il processo di apprendimento percettivo? • Apprendiamo tutto ciò a cui siamo esposti in modo indiscriminato? Si tratta di un processo completamente «bottom-up»? Senza controllo o supervisione? • Come facciamo a selezionare ciò che è importante? Quali sono i fattori che regolano la plasticità corticale indicando quali informazioni sono rilevanti e quali no? • L’apprendimento sembra avvenire ad un livello precoce dell’analisi dell’informazione visiva. Quanto è forte l’impatto dell’attenzione a questo livello? Improvement in line orientation discrimination is retinally local but dependent on cognitive set Se prestare attenzione ad uno stimolo nel suo complesso è sufficiente ad indurre apprendimento, allora la caratteristica specifica su cui ci si allena dovrebbe essere irrilevante. Ci potrebbe essere un miglioramento della prestazione nella posizione allenata indipendentemente dal compito fatto sullo stimolo. Esperimenti 1 e 2: Specificità e ruolo del feedback – I lavori precedenti avevano dimostrato che il PL era specifico per: • Direzione di movimento (Ball & Sekuler, 1987); • Frequenza spaziale (Fiorentini & Berardi, 1981); • Orientamento della tessitura (Karni & Sagi, 1991); • Posizione spaziale (Vogel & Orban, 1985) Gli autori vogliono quindi confermare che il PL è specifico per la posizione retinica, orientamento dello stimolo e verificare se è influenzato dal feedback. Esperimento 1: metodo generale Stimoli: linee inclinate a 7° o 9.8°; linee presentate in due posizioni retiniche opposte Due tipi di compito: 1. Discriminazione («uguale» o «diverso»?) 2. Identificazione (7° o 9.8°?) Metodo: una sessione di training, 12 blocchi di allenamento - Training in una posizione per i primi 9 blocchi - Test in un’altra posizione per gli ultimi 3 blocchi Manipolazione del feedback (tre gruppi di partecipanti) - Un gruppo: feedback ad ogni prova - Un gruppo: feedback solo a fine blocco (% risposte corrette) - Un gruppo: mai nessun feedback Risultati: Specificità per posizione spaziale La prestazione peggiora in modo significativo quando le linee vengono presentate in una nuova posizione (emicampo opposto o diverso quadrante). Si dimostra quindi specificità per la posizione allenata. Apprendimento non è visibile in assenza di feedback - Tuttavia il learning sembra essere latente perché si osserva una caduta della prestazione nella posizione non allenata. Esperimento 2: Metodo Uguale ad esperimento 1 con le seguenti modifiche: - Feedback sempre assente; - Training distribuito in diverse giornate 8 sessioni di training per partecipante 1; 5 sessioni +2 di test per partecipanti 2 e 3. Il test può riguardare: - lo stimolo nella direzione e posizione allenata - lo stimolo allenato in una posizione nuova - lo stimolo nuovo nella posizione allenata Risultati: Miglioramento delle prestazioni visibile anche in assenza di feedback. Un risultato non in linea con quanto emerso nel primo esperimento.Specificità per posizione spaziale e orientamento. La prestazione peggiora in modo significativo quando le linee vengono presentate in una nuova posizione, o quando viene testato un nuovo orienta mento. stimolo. Questo suggerisce che l’apprendimento avviene ad un livello in cui i diversi attributi dello stimolo (come orientamento e dimensione), sono analizzati separatamente. La specificità dell’apprendimento è limitata alle caratteristiche che sono rilevanti per il compito utilizzato durante l’allenamento. Una domanda interessante è: cosa succede se, nella fase di test, lo stimolo rimane lo stesso usato durante l’allenamento, ma il compito è diverso? L’apprendimento è guidato solo dalle caratteristiche dello stimolo o c’è specificità dell’apprendimento anche per il contesto comportamentale in cui avviene l’apprendimento? Il Lavoro di Shiu & Pashler aveva suggerito un ruolo specifico dell’attenzione. Risultati: stessi stimoli ma compito diverso: L’allenamento sul compito locale porta ad un miglioramento della performance sul compito allenato, ma non sul compito globale. Risultati simili si ottengono anche con l’allenamento sul compito globale, anche se si può notare una certa asimmetria (parziale trasferimento dell’apprendimento). Risultati: alcune considerazioni - Asimmetria del trasferimento Il compito di detezione viene appreso anche in assenza di attenzione selettiva, a differenza di quanto accade per il compito globale. E’ quindi possibile che la detezione avvenga in aree visive primarie che sono meno influenzabili da fattori attentivi. Conclusioni I risultati mostrano che l’apprendimento dipende dalle caratteristiche fisiche dello stimolo che sono rilevanti per il compito su cui viene fatto il training. L’apprendimento è però controllato da un meccanismo attentivo, esso infatti è specifico per le caratteristiche su cui viene portata l’attenzione durante l’allenamento. L’apprendimento interessa quindi solo quei neuroni che sono attivati dalle caratteristiche dello stimolo (specificità), e che, allo stesso tempo, sono rilevanti per svolgere il compito. Motion perceptual learning: when only task-relevant information is learned Lo scopo di questo esperimento è studiare se è possibile apprendere delle caratteristiche soprasoglia di uno stimolo quando queste non sono rilevanti durante la fase di allenamento. In questo studio, diversamente da quelli precedenti, il PL riguarda la percezione del movimento. Compito: Compito 1 - Detezione di movimento: scelta forzata a due intervalli (movimento nel primo o secondo intervallo?) Compito 2 -Discriminazione: movimento in direzione oraria o antioraria rispetto a direzione di riferimento. Questo implica che la direzione di movimento era rilevante solo per i partecipanti a cui era stato assegnato il compito 2. Metodo Procedura: 1. Sessione di familiarizzazione; 2. Stima delle curve psicometriche per entrambi i compiti per ciascun partecipante. 3. Training con compito di discriminazione oppure di detezione 4. Ripetuta stima delle curve psicometriche (step 2) 1. Sessione di familiarizzazione Orientamento di riferimento: 45° o 135° Compito detezione: Direzione ± 8° dalla direzione di riferimento; % di coerenza fissa (50%) Compito discriminazione: Direzione ± 40° dalla direzione di riferimento - % di coerenza fissa (50%) Feedback ad ogni trial. Ripetuto fino al raggiungimento di accuratezza del 95%. 2. Stima delle curve psicometriche per ciascun partecipante Orientamento di riferimento: 45° o 135° Compito detezione: % coerenza testate: 5%, 10%, 15%, 20%, 30%, 40%; Direzione ± 8° dalla direzione di riferimento Compito discriminazione: % coerenza che garantisce 95% di accuratezza in detezione; Direzioni testate: ±3°, ±5°, ±8°, ±11°, ±15°, ±30°. No feedback La stima delle curve psicometriche viene ripetuta dopo l’allenamento (step 5) 4. Training con compito di discriminazione O detezione Compito detezione: - 10 partecipanti; % Coerenza iniziale: 40%, poi adattata in modo da mantenere l’80% di risposte corrette. Compito discriminazione: - 9 partecipanti; - Direzione iniziale: ±20° dalla direzione di riferimento, poi adattata in modo da mantenere l’80% di risposte corrette Training per 8 o 15 giorni Feedback ad ogni prova. Risultati soglia complessiva: Tutti i partecipanti migliorano in seguito al training, sia nel compito di detezione che in quello di discriminazione. Conclusioni: Apprendimento di discriminazione si trasferisce a detezione, ma non viceversa. La direzione del movimento, che non era rilevante per il compito, non fa parte delle informazioni che vengono apprese nel compito di detezione, e quindi non trasferisce al compito di discriminazione. Viceversa il compito di discriminazione richiede sempre anche di rilevare la presenza del movimento (detezione) e quindi l’allenamento trasferisce al compito di detezione. Conclusioni generali: i risultati di questi studi suggeriscono che l’attenzione sia un meccanismo fondamentale per il controllo dell’apprendimento percettivo. Perché ci sia apprendimento non solo bisogna portare l’attenzione su uno stimolo, ma bisogna anche selezionare attivamente la caratteristica che si vuole apprendere. Specificità vs trasferimento Abbiamo visto che esiste un notevole livello di specificità nell’apprendimento di semplici stimoli visivi – Specificità per posizione; – Specificità per orientamento; – Specificità per frequenza spaziale; – Specificità per direzione di movimento; – Specificità per compito (globale vs. locale) L’elevato livello di specificità è in parte un problema per il PL, perché lo rende limitato alle caratteristiche dello stimolo/compito usato durante l’allenamento. Una questione interessante è se questa specificità sia inevitabile, o se possa essere in qualche modo superata/attenuata. E’ quindi possibile indurre una generalizzazione o trasferimento del PL? Complete transfer of perceptual learning across retinal locations enabled by double training. Come si può spiegare la specificità del PL? La spiegazione tradizionale è che l’allenamento cambi qualche proprietà di risposta dei neuroni delle aree visive primarie. L’allenamento provocherebbe una regolazione della proprietà di risposta (tuning) dei neuroni, in modo che diventino sempre più sensibili alla caratteristica allenata. PL come tuning (regolazione) in aree visive primarie - affinare le proprietà di risposta del neurone: il training fa sì che i neuroni mai stato allenato il contrasto Doppio training Essersi allenato in posizione 1 su una caratteristica x e y sulla posizione 2, fa sì che si possa trasferire le abilità legate ad x in posizione 2. Esperimento 3: verifica dell’importanza della sequenza Procedura: doppio training; Training sequenziale: - Prima location training su orientamento • Poi feature training su contrasto • Poi test su contrasto sulla posizione dell’orientamento 6 partecipanti Compito: Discriminazione di contrasto su gabor verticale (2IFC) in posizione 1 → «Quale dei 2 stimoli ha contrasto maggiore?» Discriminazione di orientamento su gabor orizzontale(2IFC) in posizione 2 → «Quale dei 2 stimoli è ruotato in senso orario?» Risultati: La capacità di discriminare il contrasto migliora a seguito di location training. La capacità di discriminare il contrasto migliora ulteriormente dopo feature training in una diversa posizione spaziale; Complessivamente si osserva un completo trasferimento dell’apprendimento. • location training ha “preparato” la posizione allenata e questo ha permesso il trasferimento dell’apprendimento sulla discriminazione del contrasto: prepara il sistema a ricevere il trasferimento da altra posizione Conclusioni Il completo trasferimento dell’apprendimento riscontrato con questo paradigma di doppio training mette in dubbio l’ipotesi che l’apprendimento percettivo avvenga esclusivamente nelle aree visive primarie. • Hp1: Apprendimento avviene sia in aree precoci dell’elaborazione visiva, sia in aree più avanzate. • Hp2: Apprendimento percettivo avviene a livelli centrali, ma non viene trasferito in posizioni non allenate a causa di «rumore locale» presente nella posizione non allenata (Mollon e Danilova, 1996). Fare secondo training e quindi portare l’attenzione alla nuova posizione mette in collegamento questa unità di analisi sovra-modale con due posizioni diverse permettendo lo spostamento Location training potrebbe agire migliorando la distribuzione dell’attenzione spaziale, che è indipendente dalle caratteristiche dello stimolo, nella posizione allenata → l’attenzione fungerebbe da ponte. Quali sono le condizioni necessarie perché si osservi trasferimento con la procedura di double training? – Che ruolo ha lo stimolo che produce double training? – Che ruolo ha l’attenzione? Xiao et al. (2008) ipotizzano che il double training consenta il trasferimento perché l’attenzione in posizione 2 mette in collegamento questa posizione con l’unità decisionale, che poi può trasferire il compito appreso in posizione 1. Location transfer of perceptual learning: passive stimulation and double training - un lavoro di Mastropasqua et al. ha cercato di dare alcune risposte Esperimento 1 L’obiettivo è replicare la specificità spaziale del PL in un compito di discriminazione di orientamento di un gabor; 800 trial per sessione giornaliera: unico gabor, e doveva dire se rispetto alla linea dei 45° è orientata in maniera oraria o antioraria; staircase che mantiene all’80% Come diminuisce alpha per mantenere la soglia all’80%? Risultati: si conferma la specificità spaziale del PL per quanto riguarda la discriminazione di orientamento: prime sessioni 3 alpha, quarta sessione 1.7-8 alpha (si osserva training. Al quinto giorno sposto la posizione nell’emicampo opposto e osservo che la prestazione non è diversa dalla posizione iniziale → specificità di allenamento per la posizione allenata. Esperimento 2 Il lavoro di Xiao et al. (2008) suggeriva che il trasferimento poteva avvenire perché il doppio compito portava l’attenzione nella seconda posizione, mettendola quindi in collegamento con l’unità decisionale. Nel lavoro di Xiao nella seconda posizione non c’era solo l’attenzione ma veniva svolto anche un compito. Si ottiene lo stesso tranfer senza compito ma solo se viene portata l’attenzione? Paradigma: in ogni prova il gabor nella posizione 1 era seguito da un onset (anello di luce) nella posizione 2 per portare l’attenzione in posizione 2, senza far svolgere al soggetto un compito in p2. HP: se l’attenzione è l’unica condizione necessaria affinché avvenga trasferimento, escludere il compito dovrebbe portare ai stessi risultati. Risultati: solo l’attenzione nella posizione 2 non basta a favorire il trasferimento del PL dalla posizione 1 alla 2. La prestazione non è quella iniziale, ma è comunque diversa da quella ottenuta alla fine dei training. Esperimento 3 L’obiettivo è verificare/confermare che con un compito nella posizione 2 è possibile indurre trasferimento del PL dalla posizione 1. Inoltre, diversamente da Xiao et al. (2008), in posizione 2 viene usato un compito (discriminazione X vs Y) con uno stimolo completamente diverso da quello usato per il PL in posizione 1. Paradigma: → • Posizione 1: orientamento gabor • Posizione 2: X oppure Y? Quanto è importante che sia lo stesso stimolo, per quanto presto attenzione ad orientamento o a contrasto) e quanto invece sia aspecifico questo compito con uno stimolo completamente diverso da quello usato nel PL della posizione 2. Nella sessione 5 inverto i stimoli gabor e “X o Y?” dove facevo training di discriminazione sul gabor adesso discrimino lettere. Risultati: si osserva completo trasferimento del PL dalla posizione 1 a 2.C’è PL anche nella posizione 2 nel compito X/Y Esperimento 4 Obiettivo: quanto è importante la quantità di allenamento nella posizione 2 affinchè trasferisca il PL dalla posizione 1? Rispetto all’Esperimento 3 lo stimolo (X/Y) nella posizione 2 appare solo nel 20% delle prove – Nessun trasferimento! Se non mi alleno abbastanza, emerge la specificità nella discriminazione, quindi non ho trasferito dalla posizione di training alla posizione 2. • Esperimento 5 Obiettivo: è sufficiente la stimolazione passiva nella posizione 2 affinché trasferisca il PL dalla posizione 1? E’ perchè faccio il compito il 20% delle volte o perché presento lo stimolo solo il 20% delle volte? Basta la