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ESAME DI STATO
Anno scolastico 2017/2018
I.T.C. e P.A.C.L.E. Elsa Morante – Limbiate
MARCH FOR OUR LIVES Are our kids’ lives worth your guns?
Elena Mantovani
Classe 5^D
Marcia per le nostre vite Le vos tre armi valgono la v i ta de i nos tr i f ig l i?
1
INDICE
• Premessa……………………………………………………………………………………………………………….p.2
• Introduzione…………………………………………………………………………………………………………p.3
• Come entrare in possesso di un’arma………………………………………………………….p.5
Ø Nelle armerie e senza particolari controlli, anche se sei sospettato di terrorismo
Ø Migliaia di americani si costruiscono pistole e fucili con pezzi di ricambio
Ø Black Friday: in un solo giorno comprati più di 200mila fucili e pistole in tutto il Paese
• Il Secondo Emendamento…………………………………………………………………………………p.7
Ø Le proposte di legge per il controllo delle armi
• La National Rifle Association e le lobby delle armi…………………………………p.9
Ø La NRA e i suoi scopi
Ø Dalla “questione economica” alla cultura della violenza
• Le posizioni degli ultimi presidenti americani………………………………………p.11
Ø Obama: leggi per ridurre il numero e la libertà di circolazione delle armi
Ø Trump: le idee della destra populista e i finanziamenti della NRA
• March for our lives………………………………………………………………………………………….p.13
Ø Responses to the March
• Conclusione……………………………………………………………………………………………………….p.15
• Sitografia…………………………………………………………………………………………………………..p.16
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PREMESSA
Le armi sono ciò che ha reso l’uomo consapevole della propria potenza distruttiva, che può
cancellare in pochi attimi delle vite umane. L’essere umano con la scoperta di questi mezzi ha
acquisito il potere di sostituirsi a Dio stesso da un punto di vista apocalittico.
Riflettendo su questa considerazione, ho trovato interessante il fatto che la maggior parte dei
rappresentanti dei cittadini americani sembrino non capire, o quantomeno sorvolare,
sull’importanza di questo tema, nonostante le numerosi stragi avvenute negli ultimi anni.
Questo è il motivo per cui ho deciso di approfondire questo argomento molto discusso al giorno
d’oggi e di analizzare le leggi, ma soprattutto i cortocircuiti legislativi, che permettono il libero
acquisto di armi. Inoltre, dopo aver esposto le posizioni degli ultimi due Presidenti americani a
riguardo, presenterò la March for our lives, una forma di protesta non violenta condotta da studenti
e non, a seguito delle recenti sparatorie avvenute nelle scuole.
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INTRODUZIONE Il rapporto degli statunitensi con le armi
comincia a partire dal 1620, quando un
ristretto gruppo di padri pellegrini inglesi e
olandesi sbarcarono sul suolo americano,
dando inizio, di fatto, all’esodo di massa
verso il Nuovo Mondo. A partire dalla fine
del XVIII secolo i rapporti fra i coloni e la
madrepatria divennero tesi, in virtù dell’alta
tassazione e dei vincoli commerciali che si
imponevano alle tredici colonie. A loro era
infatti consentito il commercio solo ed
esclusivamente con la Gran Bretagna.
Allo scoppio della “Independence War”, i futuri statunitensi dovettero costruire per la prima volta
un’identità vera e propria, combattendo contro i loro “padri”. Nel 1787 venne ratificata la
Costituzione, la quale garantisce il diritto alla libertà e alla ricerca della felicità di ogni cittadino. Con
il tempo, il concetto di libertà assunse dentro di sé il concetto più ampio di eliminazione degli
ostacoli che si frappongono tra l’individuo e la libertà o addirittura di eliminazione degli individui che
minacciano la propria felicità. La Carta dei diritti contiene i primi dieci emendamenti della
Costituzione; il Secondo garantisce il diritto di possedere armi, senza però specificare se si tratti di
cittadini privati o milizie statali: dopo accesi dibattiti, nel 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti
diede ragione all’ipotesi che si parlasse di privati. Questo spiega quindi come negli States le armi
possano circolare così liberamente e finire in mano ai soggetti sbagliati.
La comprensione dell’odierno rapporto tra americani e armi deve necessariamente partire
dall’analisi di un sostrato culturale. Nell’America settentrionale diallora, gli insediamenti erano
piccoli e favorivano il formarsi di uomini “avventurieri” a diretto contatto con la natura
incontaminata. Inoltre, la proprietà privata è sicuramente un valore sacro e incrollabile per gli
americani. Negli Stati Uniti, i territori sconfinati e resi pieni di insidie dalla natura fecero sì,
soprattutto negli Stati del Sud, che la sicurezza personale fosse legata al possesso di un’arma da
fuoco. Può sembrare paradossale che la religione, così radicata com’è nella cultura americana, non
strida con il fatto di possedere armi e con l’ampia libertà del loro uso. Il bravo cristiano in America
è, infatti, colui che uccide un nemico pericoloso per la collettività: le armi consentono di eliminare il
nemico, quindi usare le armi è giusto. L’evento in cui le armi, per la prima volta nella storia degli
States, rivelarono le loro impressionanti potenzialità distruttive, fu durante la celebre “Civil War”,
considerata precorritrice dei due conflitti mondiali per diverse affinità:
• L’utilizzo di armi potenti e gli esiti che provocavano;
• Il loro avanzamento tecnologico;
• La guerra totale (per terra e per mare);
• Il combattimento “fino al fondo della botte”, ossia usando ogni uomo e ogni risorsa prima di
arrendersi.
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Secondo uno dei massimi esperti mondiali di questo scontro, Raimondo Luraghi, “alle origini del
conflitto c’è l’impetuoso sviluppo industriale del Nord, dal quale emergono nuove classi, imprenditori
e operai, che professano un’ideologia nazionalista e vogliono scalzare l’egemonia esercitata fino
allora dall’aristocrazia agraria del Sud”. Molti americani compresero allora che l’unico modo per
risolvere la disputa tra i due modelli economici era la guerra. Le armi, dunque, erano il solo modo di
sbarazzarsi dell’aggressività dei sudisti e tutelare gli interessi nordisti.
Dopo la guerra di secessione la potenza economica e militare degli Stati Uniti crebbe a dismisura,
fino a decidere l’esito di due guerre mondiali. Il binomio armi-potere sussiste sia sul piano politico
(facoltà di agire per proteggere i cittadini, in nome di Dio) che su quello individuale (potere di
eliminare chiunque sembri rappresentare un pericolo per la
mia persona), poiché legittimato dalla legge.
Oggi, il diritto del porto d’armi nasce dal liberalismo del XX
secolo, il prodotto del “diritto alla rivoluzione” nato nel
XVIII e XIX secolo, anche se l’NRA ha avuto un grosso
peso nella liberalizzazione delle armi da fuoco: dopo aver
appoggiato Reagan nelle elezioni del 1980, ottenne da
quest’ultimo il permesso di interpretare a proprio favore il
Secondo emendamento della Costituzione, aprendo la
strada alla circolazione delle armi tra i privati. Tra il 1968,
anno della legge sul controllo delle armi dopo gli omicidi di Kennedy e Martin Luther King, e il 2012,
le leggi a proposito di una regolamentazione della detenzione di armi furono “abolite, stravolte,
ammorbidite o lasciate cadere”, proprio perché portare armi, persino nascoste, è un diritto del
cittadino.
Tutto questo ha delle conseguenze indesiderate:
· Quasi 300.000.000 di armi sono in mano ai civili;
· Una persona su tre conosce qualcuno a cui hanno sparato;
· Gli omicidi di massa, come quelli nelle scuole, non diminuiscono.
Eppure, molti americani sostengono che possedere un’arma è un diritto inviolabile e la soluzione per
aumentare la sicurezza è aumentare il numero delle armi.
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COME ENTRARE IN POSSESSO DI UN’ARMA DA FUOCO Nelle armerie e senza particolari controlli, anche se sei sospettato di
terrorismo La strage di Orlando ha portato nuovi argomenti al dibattito sulla grande diffusione delle armi negli
Stati Uniti e sulla mancanza di controlli efficaci per evitare che persone pericolose e instabili
possano acquistare fucili e pistole senza particolari limitazioni. Ma oggi negli Stati Uniti non ci sono
leggi federali che impediscano alle persone nelle liste dell’antiterrorismo di acquistare armi, come
qualsiasi altro cittadino. La mancanza di regole più severe è discussa da tempo: • chi le chiede sostiene che renderebbero più efficace il controllo delle armi; • chi è contrario, invece, sostiene che esse costituirebbero una grave limitazione al Secondo
emendamento della Costituzione americana e in generale alla libertà personale. Negli Stati Uniti ci sono migliaia di negozi in cui si possono acquistare le armi, in alcuni casi anche
aree dedicate dei grandi supermercati. Oltre alle armerie, si può partecipare alle fiere di armi
organizzate praticamente ogni settimana in molti stati, oppure acquistare direttamente da un
privato cittadino. I controlli preventivi, i cosiddetti “background check”, sono effettuati unicamente
per gli acquisti di armi nei negozi: il cliente deve compilare un modulo del Bureau of Alcohol,
Tobacco, Firearms and Explosives (ATF), con i propri dati anagrafici e rispondere a un questionario.
Le domande riguardano eventuali precedenti penali, l’uso di farmaci e informazioni sul proprio stato
di salute mentale. Una volta compilato il modulo, il venditore deve chiamare l’FBI per un controllo
incrociato sul conto dell’acquirente: la procedura richiede pochi minuti ed è molto raro che porti al
divieto di vendere l’arma. Si stima che i divieti dopo un controllo preventivo siano meno dell’1% sul
totale di armi vendute in tutti gli Stati Uniti ogni anno.
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Migliaia di americani si costruiscono pistole e fucili con pezzi di ricambio Molte armi non sono rintracciabili, per il semplice motivo che non esistono: non sono mai state
registrate, non esiste un produttore costretto a dichiararne l'uscita dalla fabbrica. Eppure sono
migliaia e migliaia ed andranno ad ingrossare il mercato del traffico illegale di strumenti di morte.
Negli Usa si calcola che le "armi fantasma", quelle cioè assemblate se non addirittura fabbricate in
casa con pezzi di ricambio o cannibalizzando e ammodernando in proprio vecchi arnesi, siano già
sufficienti per soddisfare le esigenze di un piccolo esercito. Resta però il fatto che la loro diffusione
non è solo tra le gang o nel crimine organizzato: hanno iniziato ad usarle anche i lupi solitari, quelli
che in un quarto d'ora di ordinaria follia vanno in ufficio e sparano al capo. Il fenomeno è emerso a
novembre, in California: un uomo, già colpito da un provvedimento restrittivo che gli impediva di
acquistare armi da fuoco, si è presentato in un ufficio ed ha ucciso a sangue freddo cinque persone.
Aveva con sé due fucili semiautomatici fabbricati in proprio. Aveva reperito materiale e istruzioni su
Internet. Poi si è scoperto che casi simili si erano verificati a Baltimora nel 2016 e addirittura nel
2013 ancora in California. I prezzi sono ragionevolmente bassi, anche per chi acquista armi fatte da
altri. Centro del mercato la California del Nord, dove agenti della polizia sotto copertura hanno
messo le mani, negli ultimi 12 mesi, su 250 armi complete.
Black Friday: in un solo giorno comprati più di
200mila fucili e pistole in tutto il Paese Anche nel 2017 il «Black Friday» si è confermato come un giorno di vendite record per armi da
fuoco negli Stati Uniti. A contribuire al picco di vendite non è stata solo la possibilità di acquistare
un’arma a prezzi scontati, ma anche il timore che anche un’amministrazione che viene sentita così
vicina al “partito delle armi” possa adottare misure che aumentino in qualche modo i controlli sulle
vendite. L’attuale procuratore generale, Jeff Sessions, ha dato indicazioni ad FBI e ATF, l’agenzia
federale che si occupa del controllo delle armi, di rivedere il funzionamento del National Instant
CriminalBackground Check system, per stabilire metodi più efficaci per aggiornarlo. La mossa vuole
essere una risposta alle polemiche suscitate dal fatto che Devin Kelley, l’ex militare responsabile del
massacro nella chiesa battista in Texas il 5 novembre 2017, aveva acquistato legalmente le armi
usate per uccidere 26 persone perché l’Air Force non aveva mai trasmesso al database la condanna
dell’uomo per violenza domestica. Questo database «è cruciale per proteggere gli americani dalla
violenza legata alle armi, ma è affidabile e funzionante solo nella misura in cui le autorità federali,
statali, locali forniscono le adeguate informazioni». C’è poi anche il problema che l’ufficio FBI
preposto alla raccolta delle informazioni sta avendo difficoltà a fare fronte all’aumento costante del
numero delle vendite delle armi, mantenendo sempre aggiornato quindi il database con le
informazioni riguardo a precedenti penali e problemi psichiatrici che dovrebbero impedire l’acquisto
legale di armi. Tanto che dallo scorso anno ha dovuto prendere in carico personale da altri uffici.
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IL SECONDO EMENDAMENTO Il diritto all’acquisto e al possesso di armi da fuoco per i cittadini statunitensi è garantito dal
Secondo Emendamento della Costituzione emanata il 15 settembre 1787, che sancisce che:
“Essendo necessaria, per la sicurezza di uno Stato libero, una Milizia ben organizzata, non sarà
violato il diritto del popolo di tenere e portare armi”.
Jared Loughner per compiere la strage di
Tucson ha utilizzato una Glock 19, una
pistola semiautomatica acquistata a fine
novembre per 500 dollari, e due caricatori
ad alta capacità, che consentono di
sparare molti colpi prima di dover
ricaricare l’arma, la cui vendita era stata
vietata nel 1994 con una legge promossa
dall’allora presidente Bill Clinton. La legge
aveva carattere temporaneo e sette anni
dopo, nel 2001, l’amministrazione guidata
da George W. Bush decise di non rinnovarla, dando ascolto alle richieste della National Rifle
Association, la più importante lobby dei possessori di armi, e della maggioranza dell’elettorato
americano, che sente ancora molto l’importanza di quanto sancito dalla Costituzione. Questo
passaggio della legge costituzionale è da sempre oggetto di una accesa discussione tra chi sostiene
che faccia esclusivamente riferimento alle milizie statali (esercito e forze dell’ordine) e chi ritiene,
invece, che debba essere esteso a tutti i privati cittadini. La seconda interpretazione è quella che si
è imposta nel corso degli anni: a questa fanno riferimento la maggior parte delle leggi e dei
regolamenti dei singoli stati e anche le leggi federali sulle armi, che stabiliscono alcuni principi
generali comuni per tutti gli stati. Con intenti e obiettivi diversi, nel corso degli anni sono state
approvate a livello federale sette leggi sul controllo e la regolamentazione del possesso di armi da
parte dei cittadini statunitensi. Tra queste, il National Firearms Act (1934), il Gun Free School Zone
Act (1995) e il Gun Control Act (1968).
L’acquisto di armi negli Stati Uniti è normato sia a livello federale sia a livello statale, e sono proprio
le leggi dei singoli stati a complicare la situazione, in quanto variano sensibilmente da stato a stato.
Tuttavia, la procedura per ottenere un’arma è simile nelle varie giurisdizioni statali e in buona parte
degli stati americani chiunque abbia più di 21 anni può acquistare una pistola. Ottenere un’arma è
relativamente semplice, ma dal 1968 grazie al Gun Control Act chi ha particolari precedenti penali
ha più difficoltà a entrare legalmente in possesso di una pistola o di un fucile. I colpevoli di reati, i
latitanti, gli immigrati clandestini, le persone soggette a ordinanze restrittive e chi non è cittadino
statunitense non possono acquistare o possedere un’arma. Altre limitazioni sono previste per chi fa
uso di particolari medicinali o di sostanze stupefacenti. Tuttavia, ogni anno si contano fra i 2000 e i
5200 eventi promozionali legati alla vendita di armi tra singoli privati. Questa pratica è legale, ma
non prevede l’utilizzo dei “background check”. In questo modo, quindi, chiunque può acquistare
un’arma, indipendentemente dal fatto che abbia già commesso reati o che abbia la fedina penale
immacolata.
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Le proposte di legge per il controllo delle armi Nel dicembre 2017 i Democratici avevano
già provato a fare passare un emendamento
per regolamentare e introdurre controlli
preventivi anche nel caso di vendite tra
singoli privati, di solito nell’ambito di fiere
organizzate per mostrare le armi e il loro
funzionamento, ma fallirono. La proposta
bocciata prevedeva, tra le altre cose, la
possibilità di negare la vendita di armi a
persone sospettate o note per essere legate
al terrorismo, nel caso in cui il loro acquisto
fosse riconducibile ad attività di terrorismo,
o a piani per condurre un attentato. Sempre
a dicembre era stata proposta un’altra
norma, meno incisiva, ma comunque con
l’obiettivo di aumentare i controlli, che
consisteva nel ritardare la vendita di un’arma fino a 72 ore alle persone nelle liste
dell’antiterrorismo dell’FBI, in modo da permettere verifiche mirate e più approfondite. Anche
questa proposta non passò, ma in questi giorni se n’è tornato a parlare perché è l’unica a essere
vista con favore dalla National Rifle Association (NRA), convinta sostenitrice del Secondo
emendamento. In molti hanno comunque osservato che, se fosse stata in vigore la proposta dei
Democratici, probabilmente nel caso di Orlando non sarebbe cambiato molto. Infatti, Omar Mateen,
l’autore della strage, avrebbe potuto acquistare armi da un privato a una fiera di armi oppure
online, per l’assenza di controlli preventivi per le vendite di questo tipo nella maggior parte degli
stati, Florida compresa. Il Dipartimento di Giustizia sta valutando intanto qualche soluzione per fare
in modo che se qualcuno – che in passato era stato sotto osservazione da parte dell’FBI – prova ad
acquistare un’arma, ci sia una segnalazione alle autorità competenti per esserne al corrente e se
necessario avviare qualche verifica. Nel 2015 i controlli hanno però interessato appena 244 persone
inserite nella lista, la quale conta 800mila nominativi circa, e che avevano acquistato un’arma. Tra il
2004 e il 2015, quasi tutti i richiedenti hanno potuto infatti acquistare armi senza particolari
limitazioni.
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LA NATIONAL RIFLE ASSOCIATION E LE LOBBY DELLE ARMI La NRA e i suoi scopi
La National Rifle Association (NRA) è un'organizzazione che agisce in favore dei detentori di armi da
fuoco degli Stati Uniti d'America. Fu fondata a New York il 17 novembre 1871 durante la presidenza
di Ulysses S. Grant e viene frequentemente definita come la più antica organizzazione per i diritti
civili degli Stati Uniti, dove il possesso e il porto d'armi costituisce un diritto civile protetto dalla
Carta dei Diritti statunitense (in particolare dal Secondo Emendamento). Si occupa di promuovere la
sicurezza nell'uso delle armi ed è spesso considerata come una delle più potenti organizzazioni degli
Stati Uniti. Agisce anche come lobby, che spesso finanzia campagne politiche e si batte per la difesa
del diritto costituzionale al possesso e al porto d’armi da fuoco per i cittadini rispettosi della legge.
La NRA è considerata una delle più influenti lobby
politiche degli Stati Uniti, vista la sua abilità nel
distribuire grandi quantità di voti alle elezioni e le
sue attività lobbistiche contro il controllo delle armi,
per le quali è riuscita a fermare la promulgazione di
molte leggi. Le restrizioni previste da tali proposte
di legge variavano dalla quasi totale abolizione delle
armi a Washington, alla messa al bando di intere
classi di armi da fuoco in molti stati o a livello
federale. La NRA è ufficialmente apartitica e ha
aiutato indistintamente democratici e repubblicani;
tuttavia, molti più repubblicani, rispetto ai
democratici, tendono a condividere le visioni
dell'NRA.
Dalla “questione economica” alla cultura della violenza A spingere ad un uso ingiustificato delle armi, al loro commercio e alla diffusione di una cultura di
violenza sono palesemente la NRA e le altre lobby delle armi. È molto probabile che, inizialmente, l’idea di tali lobby pro-armi fosse quella di promuovere una
nuova cultura basata sulle armi e il loro uso per fare mass-marketing e per ampliare il mercato.
Hanno cominciato con la strategia commerciale di produrre armi più letali e più economiche, ma,
creata l’offerta, avevano poi bisogno di creare la domanda. Era una questione economica. Nel 1980, infatti, hanno sfruttato le paure della popolazione bianca verso l’America nera e urbana,
quella che Ronald Reagan chiamava la “bestia nera” e che considerava la chiave di volta per la sua
coalizione di capitalisti di Wall Street, di conservatori bellici e di evangelici sostenuta dai bianchi
poveri negli Stati del Sud e dell’Ovest. Insieme alla rivoluzione reaganiana, i film polizieschi e gli
show televisivi hanno giovato alla strategia di marketing delle lobby delle armi. In più, queste
ultime hanno usato molte astuzie pubblicitarie ideate ad hoc: hanno creato appositamente nuove
linee di pistola per i bambini e per le donne; hanno pagato i produttori di videogiochi per far
apparire le loro mercanzie nei videogames violenti; hanno convinto i proprietari di club sociali di
fans di armi di mettere l’obbligo dell’iscrizione alla NRA per accedere ai loro club; hanno offerto
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gratuitamente l’iscrizione alla NRA agli agenti di polizia locale e, sempre a questi ultimi, polizze di
assicurazione sulla vita a prezzi speciali; hanno sponsorizzato squadre sportive; hanno sottoscritto
concorsi di bellezza e indetto gare di auto da corsa; hanno creato legami stretti con le
organizzazioni nazionali di ex-soldati; hanno distribuito adesivi che permettono ai soci di auto-
identificarsi facilmente con altri membri della NRA. In sostanza, hanno fatto sì che la NRA fosse una
presenza riconosciuta anche nei posti più sperduti d’America. Negli USA, soprattutto nelle zone rurali, questo ha contribuito a una vera trasformazione culturale
delle armi e della violenza. Circa un secolo fa, gli americani, e soprattutto i bianchi poveri, hanno
cominciato a fornirsi di armi in casa che, molto meno letali di quelle moderne, servivano per la
caccia, per proteggere la produzione agricola e per sfamarsi. Così l’uso delle armi ha rafforzato un
forte senso d’indipendenza e il mito dell’individualismo statunitense. Dalla fine degli anni Sessanta,
tuttavia, le lobby pro-armi hanno seminato una nuova cultura moderna che si fonda proprio sulle
armi, trasformandone il senso da un oggetto utile per la vita rurale in simbolo di pace, di
patriottismo e di valori conservatori. Secondo questa nuova cultura, le armi sono diventate garanzia
di ordine sociale. Inoltre, la minaccia al ricorso alle armi per risolvere i problemi, incluso quello della
violenza estrema, è diventato, per i conservatori, una vera strategia per impedire che la sinistra
politica riduca il campo di azione delle armi, ad esempio, approvando un divieto legislativo per le
armi semiautomatiche.
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LE POSIZIONI DEGLI ULTIMI PRESIDENTI AMERICANI Obama: leggi per ridurre numero e libertà di circolazione delle armi
Durante la presidenza, durata due
mandati, del democratico Barack Obama,
si è dibattuto a lungo a proposito di una
possibile introduzione di misure volte a
limitare e contrastare il fenomeno
dell’eccessiva diffusione di armi da fuoco
nel paese. Obama optò di sanare parzialmente il
problema, creando mozioni che
impedissero, almeno a chi soffrisse di
disturbi mentali, di possedere le armi,
incitando a un cambiamento pur nel
rispetto delle tradizioni americane. Il piano programmato per l’acquisto delle armi si sviluppava in
diversi punti che dovevano stabilire nuove norme da attivare entro il 2014. Tra queste si trovano
pene più drastiche e severe per chi commette reati, più controlli sull’acquisto delle armi e la
prevenzione della violenza, limitando pellicole e cartoni che incitano alla stessa. Un sondaggio della CNN confermò che il 55% degli Americani sarebbe stato favorevole alla svolta.
Inoltre, secondo i sondaggi del Pew Research Center, la maggior parte degli americani non
sarebbero stati contrari all’introduzione di maggiori controlli sul possesso di armi da parte dei civili,
ma cambiavano idea quando si passava a proposte, articolate da esperti e politici, più specifiche e
dettagliate, come è poi avvenuto anche per l’Obamacare e la questione della salute. Nel perseguire gli obiettivi dell’introduzione di misure atte a rendere più difficile l’accesso alle armi a
soggetti “pericolosi”, Obama ritenne necessario l’utilizzo di un “executive order”: dato che il
sistema politico americano è presidenziale e che il presidente svolge anche la funzione del capo
dell’esecutivo, si potrebbe idealmente comparare questo atto ad un decreto legislativo del governo
in Italia. Ovviamente il fatto di prendere decisioni in modo autoritario su un argomento oggetto di
ampio dibattito pubblico suscitò diverse polemiche negli Stati Uniti e non era esclusa la possibilità
che la decisione presidenziale potesse essere ribaltata da decisioni delle varie corti giudiziarie,
compresa la Corte suprema. Il meccanismo che l’executive order andava ad implementare serviva
ad introdurre obbligatoriamente i background check in tutto il territorio statunitense e ad eliminare
una serie di cortocircuiti legislativi che permettevano di acquistare molto più liberamente, evitando i
controlli già esistenti.In poche parole, la tendenza evidenziata dalla decisione di Obama era quella di una maggiore
restrizione dell’accesso alle armi. Tuttavia, il presidente democratico non è riuscito, durante i suoi
otto anni di presidenza, a invertire minimamente la tendenza degli americani alla “sindrome da far
west”, lottando invano contro la NRA per varare una legge che imponesse un maggior controllo sulla
vendita e la circolazione di armi negli Stati Uniti e ricevendo, per questo motivo, l’accusa di essere
anti-americano e un traditore degli ideali a stelle e strisce.
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Trump: le idee della destra populista e i finanziamenti della NRA Al contrario di Obama, Trump si dichiara il
“più grande sostenitore del Secondo
Emendamento” e “fan della NRA”, ma la
familiarità con gli arsenali non è sempre
stata parte del suo patrimonio; piuttosto un
segno della sua trasformazione in candidato
della destra populista che nella NRA ha
trovato finora un grande e indispensabile
alleato.Nel 2012 si era detto a favore d'un appello di
Barack Obama per più severi controlli dopo il
massacro avvenuto nella scuola elementare
di Newtown in Connecticut. Nel 2015, però, con la corsa elettorale alle porte, completò
un'evoluzione verso tradizionali posizioni ultra-conservatrici, presentandosi come il grande paladino
del Secondo emendamento contro la sua avversaria Hillary Clinton e facendo dell’abolizione delle
Gun Free Zone un suo cavallo di battaglia. La NRA appoggiò a sorpresa Trump e investì 30 milioni di
dollari nella sua campagna. Il magnate americano, a corto di eserciti di volontari e organizzazione, li
accettò ben volentieri e, da presidente, ha già dato seguito alla sua nuova passione per le armi
allentando norme che ostacolavano il loro acquisto. Il suo governo non contempla neppure ipotesi di
modifiche minime, come ad esempio la messa al bando del cosiddetto “bump stock”, un semplice
correttivo che trasforma armi normali in automatiche. Tuttavia, nonostante Trump abbia detto che non è il momento opportuno per parlare di una legge
sulle armi, dopo l’episodio di Las Vegas, dove Stephen Paddock uccise 58 persone e ne ferì oltre
515, usando 23 fucili diversi potenziati e trasformati in mitra, ha aperto a una legge che certifichi
definitivamente come il diritto di portare armi non si debba estendere anche a quelle automatiche e,
questa volta, persino la NRA si è detta favorevole. La proposta di legge s’innesta sul precedente
National Firearms Act del 1934 e sul Firearm Owners Protection Act del 1986, che stabiliscono
proprio questo principio. Ma, allo stesso tempo, a seguito della sparatoria in Florida, ha dichiarato
su Twitter che l’autore della strage era “mentalmente disturbato” e ha addossato la responsabilità
dell’eccidio alle vittime, le quali non avevano segnalato sufficientemente alle autorità i suoi
comportamenti aggressivi e irregolari. La stessa NRA spese oltre sei milioni di dollari per un’offensiva pubblicitaria pro-Trump e anti-
Clinton e il magnate immobiliare e televisivo è stato il primo presidente dai tempi di Reagan, a
rivolgersi alla riunione annuale dei dirigenti della NRA, confermando l’impegno solenne a sostenerne
gli interessi. La destra, di cui Trump è alfiere, vuole «controllare la tua sessualità e la tua vita
affettiva; controllare la tua facoltà di decidere quanti figli avere; controllare e tagliare i tuoi diritti
alla sicurezza sociale; controllare la tua religione, essendo quella cristiana quella che deve
comandare su tutte; controllare i media, diffondendo paura e odio; controllare le elezioni
impedendo ai poveri di votare». Controlla quello che non deve e non può controllare della vita delle
persone, ma non ha alcuna intenzione di controllare chi la vita può toglierla in un attimo.
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MARCH FOR OUR LIVES
March for Our Lives was a student-led demonstration
in support of tighter gun control that took place on
March 24, 2018, in Washington, D.C., with over 800
sibling events throughout the United States and
around the world. It has been one of the largest
protests in American history, counting a range from
200,000 to 800,000 participants. Student organizers from Never Again Movement planned the
march in collaboration with the nonprofit organization Everytown for Gun Safety. The event followed
the school shooting that took place in Parkland, Florida, on February 14, which was described by
many media outlets as a possible tipping point for gun control legislation. Protesters urged for
universal background checks on all gun sales, rising the Federal age of gun ownership and
possession to twenty-one, a ban on the sale of high-capacity magazines in the United States and a
ban on bump stocks. The date was chosen in order to give students, families and others a chance to
mourn first and then talk about gun control.
On the one-month anniversary of the Parkland shooting, the Enough! National School Walkout was
held: it involved nearly one million students walking out from their classes for exactly seventeen
minutes (one for each of the victims of the massacre) and more than 3,000 schools across the U.S.
Thousands of students also gathered and staged a rally in Washington D.C. after observing
seventeen minutes of silence with their backs to the White House. After the success of the walkout,
David Hogg, a survivor of the shooting, posted a tweet that included a provocative, NRA-style
advertisement calling out lawmakers for their inaction on or opposition to gun control efforts and
ending with a promotion for the upcoming March.
The March has been funded, promoted and supported by several celebrities, such as George
Clooney, Oprah Winfrey, Steven Spielberg and Paul McCartney.
In Washington, D.C. a prayer and vigil was held at the Washington National Cathedral on the eve of
the rally, as a memorial for the victims of gun violence, and to declare the church's belief. The
litany also included the following refrain:
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All the speakers were high school students or younger. Emma González, another survivor, after
speaking and naming the seventeen victims, stood silent for over four minutes, after which a
cellphone alarm went off and she announced that it was the six minute and twenty second point in
her speech, equal to the length of the Parkland shooting. She ended her speech saying:
Then, she walked off stage as the entire crowd along Pennsylvania Avenue applauded loudly. Her
speech and emotional moment of silence were praised by media organizations as one of the "most
memorable" and "powerful" moments in the day's events.
Responses to the March
v NATIONAL RIFLE ASSOCIATION: While
the march was occurring, the NRA
posted a membership drive video on
their Facebook page, declaring that
the "protests aren't spontaneous.
Gun-hating billionaires and Hollywood
élites are manipulating and exploiting
children as part of their plan to
DESTROY the Second Amendment".
v POLITICIANS: The Washington Post
reported that there were many Democrats encouraging the marchers, and many of them,
including candidates for office, participated from the sidelines in the march, but few Republicans
did similarly. The White House said in a response that they "applaud the many courageous
young Americans exercising their first amendment rights".
Former Republican senator and presidential candidate Rick Santorum criticized the Parkland
activists, suggesting, during an interview with CNN that students should be learning ways to
respond to a shooter rather than asking lawmakers "to solve their problem" and advising
students to take classes in CPR rather than marching in Washington. The Washington Post
quoted several doctors responding that CPR would not be at all effective on gunshot victims as
they were suffering from blood loss.
Former Democratic President Barack Obama said that he was "so inspired by all the young
people" who made March for Our Lives possible.
v MEDIA: A report in The New Yorker praised the leaders of the march for their "extraordinary
inclusiveness" in that they expanded the locus of concern from suburban schools to those of
urban neighborhoods as well. On social media, fake pictures and GIFs were circulated in an
effort to discredit the march.
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CONCLUSIONE
10 morti, 14 feriti – Santa Fe High School shooting – 18 maggio 2018 15 morti, 24 feriti – Columbine High School massacre – 20 aprile 1999
16 morti, 24 feriti – San Bernardino attack – 2 dicembre 2015 17 morti, 17 feriti – Stoneman Douglas High School shooting – 14 febbraio 2018 27 morti, 20 feriti – Sutherland Springs church shooting – 5 novembre 2017
28 morti, 2 feriti – Sandy Hook Elementary School shooting – 14 dicembre 2012 33 morti, 23 feriti – Virginia Tech shooting – 16 aprile 2007
50 morti, 58 feriti – Orlando nightclub shooting – 12 giugno 2016 59 morti, 851 feriti – Las Vegas shooting – 1 ottobre 2017
Gli Stati Uniti sono una grande nazione nel senso geografico del termine e uno stato federale in
quello politico e culturale. Il senso di appartenenza e di unità nazionale, tuttavia, non è assoluto:
tutti si alzano in piedi all’inno, ma chi vive in Nevada difficilmente si sente colpito da quello che
accade in California, specie se si tratta di un mass shooting. Le sparatorie hanno rilevanza a livello
nazionale se sono episodi eclatanti, se hanno come vittime bambini, ragazzi che sono al cinema o a
scuola, e soprattutto se colpiscono l’orgoglio nazionale. Quasi ogni americano ha un parente, un
amico o un conoscente che è stato ucciso o ferito da un’arma da fuoco.
Morire per una pallottola può accadere a chiunque in qualunque momento e spesso non c’è
neppure bisogno di un terrorista che imbraccia un fucile automatico.
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SITOGRAFIA Introduzione
• http://www.discorsivo.it/magazine/2012/10/30/la-cultura-delle-armi-negli-stati-uniti/
Come entrare in possesso di un’arma
• https://www.ilpost.it/2016/06/21/armi-sospetti-terroristi/
• https://www.agi.it/estero/usa_armi_da_fuoco-3344684/news/2018-01-07/
• http://www.lastampa.it/2017/11/27/esteri/black-friday-boom-di-vendita-di-armi-degli-usa-
8fwt7RXWQpzgCIvVy9F4rK/pagina.html
Il Secondo Emendamento
• https://www.ilpost.it/2011/01/11/armi-stati-uniti/
• http://www.italiachecambia.org/2017/10/legge-sul-possesso-di-armi-italia-contro-stati-
uniti/
• https://www.ilpost.it/2016/06/21/armi-sospetti-terroristi/
La National Rifle Association e le lobby delle armi
• https://it.wikipedia.org/wiki/National_Rifle_Association
• https://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/38766.html
Le posizioni degli ultimi presidenti americani
• Barack Obama:
http://www.primapaginaonline.it/2013/06/10/armi-usa-pro-o-contro/
https://www.inventati.org/cortocircuito/2015/10/19/armi-da-fuoco-negli-usa-la-
propaganda-alla-prova-dei-fatti/
https://www.panorama.it/news/oltrefrontiera/industria-armi-america-spiegato-bene/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/06/usa-negli-ultimi-2-anni-sono-aumentati-i-
morti-per-armi-da-fuoco-38mila-nel-2016/3961512/
• Donald Trump:
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-02-16/l-america-stragi-perche-
nuove-leggi-armi-restano-miraggio-071410.shtml?uuid=AEnOuB1D&refresh_ce=1
https://www.panorama.it/news/oltrefrontiera/industria-armi-america-spiegato-bene/
http://it.euronews.com/2018/03/01/usa-trump-limite-eta-acquisto-armi-nra-florida-
parkland-ar15
March for our lives
• https://en.wikipedia.org/wiki/March_for_Our_Lives
Conclusione
• https://en.wikipedia.org/wiki/Mass_shootings_in_the_United_States