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Prima catilinaria di cicerone, Versioni di Latino

analisi prima catilinaria di cicerone

Tipologia: Versioni

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Caricato il 24/09/2021

matteo-benigno-1
matteo-benigno-1 🇮🇹

4.3

(4)

1 documento

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Scarica Prima catilinaria di cicerone e più Versioni in PDF di Latino solo su Docsity! [3] An vero vir amplissumus, P. Scipio, pontifex maximus, Ti. Gracchum mediocriter (poco/moderatamente) labefactantem (guastare/distruggere) statum rei publicae privatus interfecit; Catilinam orbem (il mondo intero) terrae caede atque incendiis (con stragi e incendi) vastare cupientem nos consules perferemus (tolleleremo)? Nam illa nimis antiqua praetereo (omettere/trascurare), quod (dichiarativa esplica il praet.) C. Servilius Ahala Sp. Maelium novis rebus studentem (participio congunto con Sp. Maelium) manu sua occidit (occîdo, occidis, occidi, occisum, occidère). Fuit, fuit ista (prolettico introduce consecutiva) quondam (un tempo) in hac re publica virtus, ut viri fortes acrioribus suppliciis civem perniciosum quam acerbissimum hostem coercerent (punire, castigare) (coercèo, coercés, coercui, coercitum, coercére). Habemus senatus consultum in te, Catilina, vehemens (violento ma anche efficace, potente) et grave, non deest (desum costruzione con il dativo mancare) rei publicae consilium (saggezza) neque auctoritas (fermezza nel giudizio) huius ordinis; nos, nos, dico aperte, consules desumus (siamo noi, lo dico apertamente, a venir meno al nostro dovere). Ma come? Un uomo della massima autorità come Publio Scipione, il pontefice massimo, fece uccidere senza mandato pubblico Tiberio Gracco, che minacciava solo in parte la stabilità dello Stato, e noi consoli dovremo continuare a sopportare Catilina, smanioso di distruggere, di mettere a ferro e a fuoco il mondo intero? Non voglio ricordare il passato, episodi come quello di Caio Servilio Ahala che uccise con le sue mani Spurio Melio, il rivoluzionario. Ci fu, un tempo tanto valore nello Stato che uomini impavidi punivano il concittadino ribelle con maggiore severità del più implacabile dei nemici! Abbiamo un decreto senatoriale contro di te: è di estrema durezza. Allo Stato non mancano né 'intelligenza né la fermezza dell'ordine senatorio: manchiamo noi, noi, i consoli, lo dico apertamente. [4] Decrevit quondam senatus, ut (dichiarativo) L. Opimius consul videret (provvedere con congiuntivo), ne quid res publica detrimenti caperet (lett. perché lo Stato non riceva qualcosa di detrimento); nox nulla intercessit (trascorrere, passare); interfectus est propter quasdam seditionum suspiciones (per certi sospetti di sedizione) C. Gracchus, clarissimo patre, avo (nonno), maioribus, occisus est cum liberis M. Fulvius consularis (aggettivo ex). Simili senatus consulto C. Mario et L. Valerio consulibus est permissa (concedere/autorizzare) res publica; num (forse, forse che avverbio nelle interrogative dirette che prevedono risposta negativa) unum diem postea (poi/quindi) L. Saturninum tribunum pl. et C. Servilium praetorem mors ac rei publicae poena (punizione/castigo dello Stato) remorata est (trattenere/ritardare)? At [vero] nos vicesimum (ventesimo) iam diem patimur ([pàtior], pàtèris, passus sum, pàti, deponente) hebescere (indebolirsi, illanguidire, ottundere come smussarsi) aciem (la punta, taglio affilato per metonimia spada) horum auctoritatis. Habemus enim huiusce (di questo) modi senatus consultum, verum inclusum in tabulis (nei registri) tamquam (come) in vagina reconditum (la spada nel fodero recondita/nascosta), quo ex senatus consulto confestim (subito/senza indugio) te interfectum esse, Catilina, convenit (impersonale si conviene, è opportuno). Vivis, et vivis non ad deponendam, sed ad confirmandam audaciam (costruzione del gerundivo in luogo del gerundio). Cupio, patres conscripti, me esse clementem, cupio in tantis rei publicae periculis me non dissolutum videri, sed iam me ipse inertiae nequitiaeque condemno (accuso, dichiaro colpevole con genitivo). Decretò un tempo il Senato di affidare al console Lucio Opimio il compito di vigilare sulla sicurezza dello Stato. Non passò una notte e fu soppresso Caio Gracco, per quanto suo padre, suo nonno e i suoi avi fossero stati uomini gloriosi, solo perché era sospettato di sovversione; anche l'ex console Marco Fulvio fu ucciso insieme ai figli. Con un analogo decreto senatoriale furono affidati i pieni poteri ai consoli Caio Mario e Lucio Valerio. Si ritardò forse di un solo giorno l'esecuzione del tribuno della plebe Lucio Saturnino e del pretore Caio Servilio? Eppure, da venti giorni lasciamo che si spunti la lama del potere senatoriale. Anche noi disponiamo di un decreto del Senato, ma è chiuso in archivio, come una spada nel fodero. In applicazione a questo decreto dovresti essere già morto, Catilina. Invece sei vivo. Sei vivo non per rinunciare alla tua folle impresa, ma per portarla avanti! Desidero, padri coscritti, esser clemente. Ma non desidero che si pensi che sottovaluto la situazione di estremo pericolo in cui versa lo Stato: perciò, sono il primo ad accusarmi di inerzia e di debolezza. [5] Castra sunt in Italia contra populum Romanum in Etruriae faucibus conlocata, crescit in dies singulos hostium numerus; eorum autem castrorum imperatorem ducemque hostium intra moenia atque adeo in senatu videmus intestinam aliquam cotidie perniciem rei publicae molientem (participio congiunto con ducem). Si te iam, Catilina, comprehendi, si interfici iussero ([ilbèo], itibes, iussi, iussum, ilbére), credo, erit verendum (pauroso) mihi, ne non potius hoc omnes boni (dicant) serius (seriamente nel senso di lentamente?) a me (esse factum) quam quisquam crudelius factum esse dicat. Verum ego hoc, quod iam pridem factum esse oportuit, certa de causa (complemento di causa) nondum (non ancora) adducor (essere spinto/trascinato/indotto) ut faciam (subordinata completiva). Tum denique interficiere (futuro semplice seconda personasingolare), cum iam nemo tam inprobus, tam perditus, tam tui similis inveniri poterit (esser trovato in riferimento a nemo soggetto), qui id non iure factum esse fateatur (riconoscere, ammettere). Vi sono accampamenti in Italia contro il popolo romano collocati alle porte dell'Etruria; di giorno in giorno [lett.: in un singolo giorno] aumenta il numero dei nemici: inoltre vediamo l'imperator di questi accampamenti e il comandante dei nemici, tra le mura e persino in senato, che smuove quotidianamente un qualche flagello intestino per lo stato. Se ormai, Catilina, ordinerò che tu sia catturato, se (ordinerò che tu) sia ucciso, credo che dovrò temere che tutti i boni (dicano) che ciò è stato fatto troppo lentamente, più che qualcuno dica (che ciò è stato fatto) troppo crudelmente. In realtà io per una precisa motivazione non sono ancora spinto a fare ciò che già precedentemente era opportuno fosse stato fatto. Allora infine sarai ucciso, poiché non si potrà più trovare nessuno tanto disonesto, tanto depravato, tanto simile a te, che non dichiari che ciò sia stato fatto secondo giustizia. Interrogas me, num in exilium(interrogativa indiretta); non iubeo(principale), sed, si me consulis(protasi), Suadeo(apodosi) (coordinata alla principale). Quid est enim, Catilina, (principale) quod te iam in hac urbe delectare possit (interrogativa diretta 1 grado), in qua nemo est extra istam coniurationem perditorum hominum (prop.relativa 2 grado), qui te non metuat (prop.relativa 3 grado), nemo qui non oderit (prop.relativa 4 grado)? (verbo essere sottinteso, principale)Quae nota domesticae turpitudinis non inusta vitae tuae est(interrogativa diretta)? (verbo essere sottinteso, principale)quod privatarum rerum dedecus non haeret in fama(interrogativa diretta)? (verbo essere sottinteso, principale) quae lubido ab oculis(interrogativa diretta), (verbo essere sottinteso, principale) quod facinus a manibus umquam tuis(interrogativa diretta), quod flagitium a toto corpore afuit(interrogativa diretta)? (verbo essere sottinteso, principale) cui tu adulescentulo, (interrogativa diretta)quem corruptelarum inlecebris inretisses, non aut ad audaciam ferrum aut ad lubidinem facem praetulisti? E allora, Catilina? Esiti a fare su mio ordine quel che stavi per fare di tua volontà? Il console ingiunge al nemico di lasciare la città. «È esilio», mi chiedi? No, non te lo posso ordinare, ma, se vuoi il mio parere, te lo suggerisco. Del resto, Catilina, cosa può ancora piacerti in questa città, dove non c'è nessuno che non ti tema, nessuno che non ti detesti, tranne gli uomini perduti che aderiscono alla tua congiura? Quale marchio di degradazione morale non è impresso a fuoco sulla tua vita? Quali scandali privati non si legano al tuo nome? Quale oscenità si è mai tenuta lontana dai tuoi occhi, quale delitto dalle tue mani, quale indecenza dal tuo corpo? Esiste adolescente che tu non abbia attirato nella rete della tua depravazione, al quale tu non abbia messo in mano il pugnale per uccidere, offerto lo stimolo a peccare? (14)Quid vero? Nuper cum morte superioris uxoris novis nuptiis domum vacuefecisses (temporale primo grado), nonne etiam alio incredibili scelere hoc scelus cumulasti (interrogativa diretta)? quod ego praetermitto(principale) et facile patior sileri (coordinata alla principale), ne in hac civitate tanti facinoris inmanitas aut extitisse (infinitiva soggettiva dichiarativa) aut non vindicata esse Videatur (finale primo grado negativa). Praetermitto (principale) ruinas fortunarum tuarum, quas omnis inpendere tibi proxumis Idibus senties; ad illa venio (principale), quae non ad privatam ignominiam vitiorum tuorum, non ad domesticam tuam difficultatem ac turpitudinem(relativa primo grado) sed ad summam rem publicam atque ad omnium nostrum vitam salutemque pertinent (coordinata). E che altro? Non è passato molto tempo da quando con la morte della tua prima moglie facesti libera la casa per le seconde nozze, non aggiungesti un altro crimine ancor più nefando al primo? Non mi soffermo; lascio volentieri che non se ne parli, affinché non si sappia che nella nostra città un reato cosi orrendo è stato commesso ed è rimasto impunito. Mi astengo altresì dal soffermarmi sulla rovina dei tuoi averi, te ne accorgerai alla scadenza delle prossime idi; vengo a quelle azioni che non riguardano i tuoi vizi, la tua vita privata, o le tue difficoltà patrimoniali o la tua condotta immonda, ma a ciò che attiene alla sicurezza dello stato e di noi tutti. (15)Potestne (principale) tibi haec lux, Catilina, aut huius caeli spiritus esse iucundus (interrogativa diretta infinitiva), cum scias esse horum neminem (temporale secondo grado), qui nesciat te pridie Kalendas lanuarias Lepido et Tullo consulibus (relativa terzo grado) stetisse in comitio cum telo (oggettiva infinitiva), manum consulum et principum civitatis interficiendorum causa paravisse (finale), sceleri ac furori tuo non mentem aliquam aut timorem tuum sed fortunam populi Romani obstitisse? Ac iam illa omitto--neque enim sunt aut obscura aut non multa commissa postea--quotiens tu me designatum, quotiens consulem interficere conatus es! quot ego tuas petitiones ita coniectas, ut vitari posse non viderentur, parva quadam declinatione et, ut aiunt, corpore effugi! nihil [agis, nihil] adsequeris [, nihil moliris] neque tamen conari ac velle desistis. Può esserti gradita, Catilia, questa luce, l’aria del nostro cielo, quando sai che nessuno dei presenti ignora che l’ultimo dell’anno sotto il consolato di Lepido e di Tullo, ti presentasti al foro armato, e avevi appostato un folto gruppo di uomini pronti ad assassinare i consoli e le altre personalità dello stato? Se i tuoi progetti criminosi e irresponsabili falliranno non fu perché tu abbia avuto una resipiscenza o un momento di paura, ma lo si deve alla fortuna del popolo romano. Ebbene, passo sopra a tutto ciò: sono fatti notissimi e del resto in seguito hai commesso ben altro. Quante volte, sia mentre ero designato al consolato sia da quando sono console, hai pensato di uccidermi? Quanti colpi, vibrati in modo che sembrava impossibile schivarli, ho parato come dicono, con un lieve scarto? Non concludi nulla, non approdi a nulla, eppure non rinunci a provare, a volere. 16 Quotiens tibi iam extorta est ista sica de manibus (Quante volte questo pugnale ti è stato strappato dalle mani), quotiens [vero] excidit casu aliquo et elapsa est (quante volte, per caso, ti è scivolato ed è caduto per terra)! tamen ea carere diutius non potes, (ma non puoi tenertene lontano più a lungo) quae quidem quibus (interrogativa indiretta) abs te initiata sacris ac devota sit (che a quali riti è stato iniziato e consacrato da te), nescio (lo ignoro, principale), quod eam necesse putas esse in consulis corpore defigere (causale ed infinitiva oggettiva) (dal momento che ritieni necessario configgerla nel corpo del console). Nunc vero quae tua est ista vita (Che vita è adesso la tua)? Sic (spia della consecutiva) enim iam tecum loquar (parlerò con te) , non ut odio permotus esse videar (sicché non sembri che sia incitato/mosso dall'ira), quo debeo (che dovrei avere), sed ut misericordia (ma da misericordia), quae tibi nulla debetur (relativa impropria con valore finale, benchè tu non la meriti in alcun modo). Venisti paulo ante in senatum (Sei venuto poco fa in Senato). Quis te ex hac tanta frequentia totque tuis amicis ac necessariis salutavit (In questa grande affluenza di tanti amici e parenti, chi ti ha salutato)? Si hoc post hominum memoriam contigit nemini (Se, a memoria d'uomo, a nessuno mai è capitato/accaduto/toccato questo), vocis expectas contumeliam (ti aspetti voci di contumelia), cum sis gravissimo iudicio taciturnitatis oppressus (quando sei oppresso dal durissimo giudizio della reticenza)? Quid, quod adventu tuo ista subsellia vacuefacta sunt (Cosa più, che quando sei arrivato questi seggi si sono svuotati), quod omnes consulares (tutti gli ex consoli), qui tibi persaepe ad caedem constituti fuerunt (che sono stati molto spesso destinati da te alla morte, relativa), simul atque adsedisti (mentre intanto gli sedevi accanto), partem istam subselliorum nudam atque inanem reliquerunt (lasciarono nuda ed esanime questa parte di seggi), quo tandem animo [hoc] tibi ferundum putas (con che animo, di grazia, pensi di sopportare questo, gerundivo passivo da fero, lett con che animo, di grazia, pensi che questo sia da te sopportato) (possa essere da te sopportato)? 17 Servi mehercule mei si me isto pacto metuerent (Se i miei servi mi temessero), ut te metuunt omnes cives tui (come tutti i tuoi cittadini hanno paura di te, subordinata comparativa), domum meam relinquendam putarem (riterrei, principale) (di dover lasciare la mia casa, perifrastica passiva sottinteso est); tu tibi urbem non arbitraris (reliquendam est sottinteso) (E tu, Catilina, non credi di dover lasciare la città)? et, si me meis civibus iniuria suspectum tam graviter atque offensum viderem (e, se mi accorgessi, anche a torto, d'essere gravemente sospettato e odiato dai miei cittadini, protasi di periodo ipotetico), carere me aspectu civium (preferirei=apodosi sottrarmi alla vista dei cittadini) quam infestis omnium oculis conspici (piuttosto che essere guardato con occhi ostili) mallem; tu cum conscientia scelerum tuorum agnoscas odium omnium iustum et iam diu tibi debitum (tu che hai cognizione dei tuoi delitti e ben discerni l'odio di tutti che è giusto e da tempo dovuto/meritato) (predicativi oggetto), dubitas (indugi), quorum mentes sensusque volneras (dei quali ferisci lo spirito e i sentimenti, menti e cuori, relativa), eorum aspectum praesentiamque vitare (a evitare il loro sguardo e la loro presenza, schivare il loro volto e la persona)? Si te parentes timerent atque odissent tui neque eos ulla ratione placare posses (Se i tuoi genitori ti temessero e ti odiassero e in nessuna maniera tu potessi riconciliarti/riappacificarti con loro) (congiuntivo imperfetto), ut opinor (come credo, incidentale), ab eorum oculis aliquo concederes (allontanarsi) (scompariresti dalla loro vista). Nunc te patria, quae communis est parens omnium nostrum, odit ac metuit (Ora a odiarti e ad avere paura di te è la patria (principale), madre comune di tutti noi), (relativa), et iam diu nihil te iudicat nisi de parricidio suo cogitare (e sa da che da tempo non elucubri/trami altro che il matricidio, coordinata alla principale che regge infinitiva oggettiva); huius tu neque auctoritatem verebere (vereberis futuro semplice) nec iudicium sequere nec vim pertimesces (E tu non rispetterai la sua autorità, non seguirai/ti conformerai la sua decisione e non sarai atterrito dalla sua forza)? 18 Quae (nesso relatio) tecum, Catilina, sic agit et quodam (intendo come precisamente) modo tacita loquitur (Catilina, la Patria ti si avvicina e, senza rumore, ti mormora parole precise): 'Nullum iam aliquot annis facinus exstitit nisi per te (Da anni non c'è delitto alcuno che non zampilli/scaturisca da te) (lett. Nessun delitto ha origine se non da te), nullum flagitium sine te (nessuno scandalo senza te); tibi uni multorum civium neces (per te solo le morti di molti cittadini), tibi vexatio direptioque sociorum inpunita fuit ac libera (per te solo la persecuzione e la rapina degli alleati sono state azioni libere e impunite); tu non solum ad neglegendas leges et quaestiones, verum etiam ad evertendas perfringendasque valuisti (Tu sei stato capace, principale, non solo di negligere le leggi e le inchieste, ma anche di rovesciarle/sovvertirle e farle a pezzi/distruggerle). Superiora illa, quamquam ferenda non fuerunt, tamen, ut potui, tuli (Sono cose del passato e, quantunque non (furono) tollerabili, tuttavia, come ho potuto, le ho sopportate); nunc vero me totam esse in metu propter unum te (adesso però, che io paventi per la mia vita solo a causa tua), quicquid increpuerit (che qualunque cosa crepiti, cong perfetto), Catilinam timeri (si tema Catilina), nullum videri contra me consilium iniri posse, quod a tuo scelere abhorreat, non est ferendum. (che si abbia l'impressione che qualsiasi complotto ordito contro di me non rifugga dalla tua scellerataggine, ebbene non intendo tollerarlo più). Quam (Nesso relativo) ob rem discede atque hunc mihi timorem eripe (Perciò vattene e liberami da questa paura, [&ripio], éripis, eripui, ereptum, éripère); si est verus, ne opprimar (perché, se è vera, non ne sia angosciata), sin falsus, ut tandem aliquando timere desinam (perché, se falsa, smetta/cessi finalmente d’esserne oppressa) (apodosi costituita da frase finale?). 19 Haec si tecum, ita ut dixi (incidentale), patria loquatur (protasi di periodo ipotetico), nonne impetrare debeat (apodosi interrogativa diretta retorica che prevede risposta affermativa), etiamsi vim adhibere non 22 Quamquam quid loquor (Ma di che cosa parlo)? te ut ulla res frangat(che qualche cosa ti indebolisca/reprima/avvilisca), tu ut umquam te corrigas (che mai forse tu rinsavisca), tu ut ullam fugam meditere (che tu mediti una qualche fuga, Cong presente da meditor,méditaris, meditatus sum, médîtari), tu ut ullum exilium cogites (che tu consideri la possibilità di un esilio)? Utinam tibi istam mentem di inmortales duint (Volesse il cielo che gli Dei Immortali ti infondino/donino nell'animo questi propositi)! tametsi video (Principale, apodosi periodo ipotetico), si mea voce perterritus (participio congiunto con valore causale) ire in exilium animum (volitiva oggettiva) induxeris (protasi) quanta tempestas invidiae nobis (E tuttavia, se per caso ti abbiano atterrito le mie parole e t'avrò persuaso nell'animo ad andare in esilio, vedo quanta tempesta d'odio incombe su di noi), si minus in praesens tempus recenti memoria scelerum tuorum (e se meno nel tempo presente per il ricordo giovane dei tuoi delitti), at in posteritatem (soprattutto nella posterità) impendeat (quanta te.....relativa). Sed est tanti, dum modo (introduce ipotetica restrittiva) ista sit privata calamitas et a rei publicae periculis seiungatur (Ma questo è il prezzo, purché resti una sciagura privata e sciolta dai problemi della repubblica) . Sed tu ut vitiis tuis commoveare, ut legum poenas pertimescas, ut temporibus rei publicae cedas, non est postulandum (perifrastica passiva) (serie di congiuntivi con ut per subordinate dichiarative completiva) (Ma non si può chiedere che tu ti smuova dai vizi, che tema i castighi delle leggi, che ti arrenda ai meccanismi dello Stato). Neque enim is (spia della consecutiva) es, Catilina, ut te aut pudor umquam a turpitudine aut metus a periculo aut ratio a furore revocarit (perfetto congiuntivo da revoco) (Ma tu non sei, Catilina, uno che il ritegno tiene lontano dall'infamia, il timore dal pericolo o la ragione dal furore) (Non sei si da....). Ma di che cosa parlo? Che forse qualcosa ti pieghi,o che tu,prima o poi, ti corregga o che tu mediti qualche via di fuga o che tu pensi a qualche forma di esilio? Magari gli dei immortali concedessero a te questi pensieri! E tuttavia,se, colpito dalla mia voce, avrai indotto il tuo animo a partire per l'esilio, vedo quanta tempesta di ostilità penderà su di noi,non tanto nel tempo presente a causa della memoria recente dei tuoi delitti,quanto nella posterità.Ma ne vale il prezzo,purchè si tratti di una sciagura privata,disgiunta da pericoli per la Repubblica.Ma non si può pretendere che tu ti allontani dai tuoi vizi,che tu abbia timore delle pene delle leggi,che tu ti assoggetti alle procedure della Repubblica.Infatti,tu non sei il tipo,o Catilina,che il pudore allontani mai dalle turpitudini,o il timore dal pericolo,o la ragione dalla furia. 23. Quam ob rem, ut saepe iam dixi, proficiscere (imperativo) ac, si mihi inimico (ablativo assoluto sostantivato?), ut praedicas (incidentale), tuo conflare vis invidiam(protasi), recta perge (apodosi) in exilium; vix feram (apodosi costruita con futuro) sermones hominum, si id feceris (protasi futuro), vix molem istius invidiae, si in exilium iussu consulis ieris (protasi), sustinebo (apodosi). Sin autem servire meae laudi et gloriae mavis, egredere cum inportuna sceleratorum manu, confer te ad Manlium, concita perditos cives, secerne te a bonis, infer patriae bellum, exsulta impio latrocinio, ut a me non eiectus (esse) ad alienos, sed invitatus ad tuos isse videaris (costruzione personale di videor valore finale con soggetto sott. tu regge subordinata oggettiva eiectus esse a me e ancora subordinata ogg. isse con participio congiunto invitatus valore causale) .Perciò parti, come ti ho detto più volte, e se, come sostieni, desideri accedere l'impopolarità a mio scapito, di filato corri in esilio. Comunque sarò in grado di sopportare le dicerie della gente, se così agirai, ed il peso di questa odiosità, se per decreto del console andrai in esilio (sosterrò, reggerò). Se invece preferisci giovare alla mia causa (contribuire alla mia fama e lode), parti con quel calamitoso manipolo di infami, recati da Manlio, sobilla i disperati, separati dai buoni (cittadini), muovi guerra alla patria, esulta per lo schifoso ladrocinio, perché non sembri che io ti abbia sbattuto fuori e cacciato da stranieri, ma che tu te ne sia andato perché richiamato dai tuoi simili. 24 Quamquam quid ego te invitem, a quo iam sciam esse praemissos, qui tibi ad Forum Aurelium praestolarentur (Cong imp) armati, cui iam sciam pactam et constitutam cum Manlio diem, a quo etiam aquilam illam argenteam, quam tibi ac tuis omnibus confido perniciosam ac funestam futuram, cui domi tuae sacrarium [scelerum tuorum] constitutum fuit, sciam esse praemissam? Tu ut illa carere diutius possis, quam venerari ad caedem proficiscens solebas (relativa soggetto tu solebas), a cuius altaribus (dall'altare della quale) saepe istam impiam dexteram ad necem civium transtulisti?. Per quale motivo dovrei essere io a spronarti, quando so che hai mandato ad attenderti uomini armati al Foro Aurelio? (lett. quando so che sono stati mandati, quelli che ti aspettano al Foro Aurelio o sfumatura causale considerandola come relativa impropria?Tutto al congiuntivo) E (so anche) che hai pattuito e fissato con Manlio il giorno del vostro incontro, e che hai mandato pure quell'aquila argentea, nella quale io ripongo la speranza della rovina e dell'eccidio tuo e di tutti quelli che ti sono al fianco, il rapace al quale in casa tua hai edificato un sacello (dei tuoi delitti). Ma quanto a lungo puoi ancora sopportarne la mancanza, tu che solevi riverirla prima di compiere stragi e dall'altare levavi l'empia mano destra per drizzarla alla morte di cittadini. 25 Ibis tandem aliquando, quo te iam pridem ista tua cupiditas effrenata ac furiosa rapiebat; neque enim tibi haec res adfert dolorem, sed quandam incredibilem voluptatem. Ad hanc te amentiam natura peperit, voluntas exercuit, fortuna servavit. Numquam tu non modo otium, sed ne bellum quidem nisi nefarium concupisti. Nactus es ex perditis atque ab omni non modo fortuna, verum etiam spe derelictis conflatam inproborum manum. Andrai una buona volta al luogo dove da tempo ti trascina la tua bramosia stolta e sfrenata. E intanto questo non t'arreca dolore, semmai ti procura un certo qual indicibile godimento. A questa follia ti ha inventato la natura, esercitato il volere, conservato la Fortuna. Non hai mai desiderato la pace, e neppure la guerra, a meno che non fosse nefario affare. Ti sei imbattuto per caso in un manipolo di improbi, (conflatam, formata, fatta di) gente perduta, abbandonata non solo dal caso, ma pure dalla speranza. 26 Hic tu qua laetitia perfruere, quibus gaudiis exultabis, quanta in voluptate bacchabere, cum in tanto numero tuorum neque audies virum bonum quemquam neque videbis! Ad huius vitae studium meditati illi sunt, qui feruntur, labores tui, iacere humi non solum ad obsidendum stuprum, verum etiam ad facinus obeundum, vigilare non solum insidiantem somno maritorum, verum etiam bonis otiosorum. Habes, ubi ostentes tuam illam praeclaram patientiam famis, frigoris, inopiae rerum omnium, quibus te brevi tempore confectum esse senties. Allora come sarai allegro, per quali gioie esulterai, in quanta ebbrezza schiamazzerai quando (stando) fra tanti compagni non udirai la voce né vedrai l'aspetto di uomini probi. La diligenza per questa tua vita ha fatto opere, di cui si parla, (lett. Valore finale per l'amore/propensione/devozione di/a questa vita sono stati compiuti sforzi, che vengono detti), giacere per terra in attesa (non solo) di compiere una violenza (gerundivo valore finale), (ma anche) di perpetrare un delitto, star desto la notte (non solo) a insidiare il sonno dei mariti, (ma anche) i beni dei pacifici cittadini. Hai l'opportunità di mostrare la tua famosa capacità di tollerare la fame, il freddo, l’inopia che tra poco, te n'accorgerai, ti consumeranno (letto. dai quali t'accorgerai essere assalito). 27 tantum profeci tum, cum te a consulatu reppuli, ut exsul potius temptare quam consul vexare rem publicam posses, atque ut id, quod esset a te scelerate susceptum, latrocinium potius quam bellum nominaretur. Nunc, ut a me, patres conscripti, quandam prope iustam patriae querimoniam detester ac deprecer, percipite, quaeso, diligenter, quae dicam, et ea penitus animis vestris mentibusque mandate. Etenim, si mecum patria, quae mihi vita mea multo est carior, si cuncta Italia, si omnis res publica loquatur: "M.Tulli, quid agis? Tune eum, quem esse hostem comperisti, quem ducem belli futurum vides, quem expectari imperatorem in castris hostium sentis, auctorem sceleris, principem coniurationis, evocatorem servorum et civium perditorum, exire patiere, ut abs te non emissus ex urbe, sed immissus in urbem esse videatur? Nonne hunc in vincla duci, non ad mortem rapi, non summo supplicio mactari imperabis? Ho giovato così tanto alla causa della repubblica, da che ti tenni lontano dal consolato, si che tu potessi colpire lo Stato da esule piuttosto che devastarlo in qualità di console (abbiamo consecutiva o finale? introdotta da tantum poi cum e indicativo valore temporale) e che questo, per il fatto che da te fu iniquamente preparato, fosse chiamato ladrocinio più che guerra. Ora, perché da me, padri coscritti, io possa stornare/allontanare un eventuale e giusto rimpropero/querimonia della patria, intendete, vi supplico, diligentemente, le parole che vi dico e fissatele a fondo nei vostri animi e nelle vostre menti (Libera. Ma ora vi prego, padri coscritti, ascoltate le mie parole e sforzatevi, di grazia, di riporle con cura nelle vostre menti e nei vostri animi, sicché io possa con la supplica allontanare da me il rimpropero della patria, giusto in ogni caso, se viene). Se la Patria, che m'è molto più cara della vita, se l'Italia intera, tutta la Repubblica mi dicesse: Marco Tullio, che cosa fai? Ora che l'hai smascherato, che sai essere la futura guida della guerra, atteso come condottiero al campo nemico, mente del crimine, principe della congiura, sobillatore dei servi e della perduta gente, lo lascerai partire, sicché appaia che tu non l'abbia cacciato fuori, ma immesso nella città (costruzione personale di videor in una subordinata consecutiva)? Non comanderai di sbatterlo in prigione, condurlo a morte, condannarlo all'estremo supplizio? 28 Quid tandem te impedit? mosne maiorum? At persaepe etiam privati in hac re publica perniciosos cives morte multarunt. An leges, quae de civium Romanorum supplicio rogatae sunt? At numquam in hac urbe, qui a re publica defecerunt, civium iura tenuerunt. An invidiam posteritatis times? Praeclaram vero populo Romano refers gratiam, qui te, hominem per te cognitum nulla commendatione maiorum tam mature ad summum imperium per omnis honorum gradus extulit, si propter invidiam aut alicuius periculi metum salutem civium tuorum neglegis. Che cosa te lo impedisce? Il Mos maiorum? Eppure spesso, in questo Stato, privati cittadini hanno condannato a morte gente pericolosa privi d'un mandato pubblico. O forse t'imbrogliano i provvedimenti di legge varati sulla messa a morte dei cittadini Romani? Ma in questa città i cittadini sediziosi (quelli che si defezionarono /ribellarono allo Stato) non hanno mai detenuto i diritti civili. O forse temi il malanimo dei posteri? Molta gratitudine mostri al popolo romano che ben presto, per la tua sola rinomanza, senza alcuna raccomandazione degli avi, attraverso tutte le tappe del corsus honorum, ti ha elevato alla carica di console, se per l'impopolarità o il timore di qualche pericolo non ti curi della salute dei tuoi cittadini (Libera. Dichiari profonda riconoscenza al popolo Romano che, per i tuoi soli meriti e senz'alcuna raccomandazione degli antenati, in obbligo alle tappe del corsus honorum, t'ha proclamato console, se per l'odiosità dei posteri o il timore di qualche pericolo preterisci la salute dei tuoi cittadini). 29 Sed, si quis est invidiae metus, non est vehementius severitatis ac fortitudinis invidia quam inertiae ac nequitiae pertimescenda. An, cum bello vastabitur Italia, vexabuntur urbes, tecta ardebunt tum te non existumas invidiae incendio conflagraturum?"His ego sanctissimis rei publicae vocibus et eorum hominum, qui hoc idem sentiunt, mentibus pauca respondebo. Ego si hoc optimum factu iudicarem (protasi), patres conscripti, Catilinam morte multari(completiva), unius usuram (participio futuro utor) horae gladiatori isti ad vivendum non dedissem (apodosi). Etenim si summi viri et clarissimi cives saturnini et Gracchorum et Flacci et superiorum complurium sanguine non modo se non contaminarunt, sed etiam honestarunt, certe verendum mihi non erat, ne quid hoc parricida civium interfecto invidiae [mihi] in posteritatem redundaret.