Scarica Pro Archia Cicerone e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Pro Archia I Si quid est in me ingeni, iudices, quod sentio quam sit exiguum, aut si qua exercitatio dicendo, in qua me non infitior mediocriter esse uersatum, aut si huiusce rei ratio aliqua ab optimarum artium studiis ac disciplina profecta, a qua ego nullum confiteor aetatis meae tempus abhorruisse, [earum rerum omnium uel in primis hic A. Licinius fructum a me repetere prope suo iure debet]. «Si quid […] ingeni»: PROTASI I «aut si […] dicendo»: PROTASI II «aut si […] profecta»: PROTASI III «earum […] debet»: APODOSI = PERIODO IPOTETICO INDIPENDENTE(con tre protasi e una unica apodosi alla fine della frase); il periodo ipotetico è detto indipendente quando l’apodosi coincide con la principale. «quod sentio»: sub. di II grado retta dalla protasi I, RELATIVA «quam sit exiguum»: sub. di III grado retta da sentio, INTERROGATIVA INDIRETTA (con il congiuntivo indica contemporaneità) «in qua non infitior»: sub. di II grado retta dalla protasi II, RELATIVA che regge la sub di III grado («me mediocriiter esse uersatum»), INFINITIVA «a qua ego confiteor»: sub di II grado retta dalla protasi III, RELATIVA che regge la sub di III grado («nullum aetatis meae tempus aborrisse»), INFINITIVA Se in me, o giudici, c’è un po’ di talento («Si quid est in me ingeni, iudices»), che comprendo/sento quanto sia esiguo («quod sento qual sit exiguum»), o una qualche esperienza nel campo dell’oratoria («aut si qua esercitato dicendo»), in cui non nego di essermi discretamente esercitato («in qua me non infitior mediocrità esse uersatum»), o una qualche conoscenza di quest’arte («aut si huiusce re ratio aliqua») derivata («profecta») dallo studio («ab studiis») e dall’applicazione/educazione («ab disciplina») delle arti migliori («optimum artium»), dalle quali ammetto di non aver mai sottratto alcun istante della mia vita («a qua ego nullum confiteor aetatis meae tempus aborrisse»), di tutte queste doti/cose («earum rerum omnium») questo (deittico, lo sta indicando) Aulo Licinio deve in modo particolare esigerne («debet repetere») il frutto da me («fructum a me») quasi con suo diritto («prope sue iure»). «iure»:, ablativo (espressione tipica giuridica) = a suo diritto «fructum» è il guadagno che si fa su un possesso non proprio; quindi, il guadagno che Cicerone ha fatto lo deve rendere ad Archia perché lo ha fatto sui beni che Archi gli ha dato, non suo sentĭo, sentis, sensi, sensum, sentīre infĭtĭor, infĭtĭāris, infitiatus sum, infĭtĭāri «uersatum esse»: infinito perfetto da verso, versas, versavi, versatum, versāre = dedicarsi, coltivare, esercitare prŏfĭciscor, prŏfĭciscĕris, profectus sum, prŏfĭcisci confĭtĕor, confĭtēris, confessus sum, confĭtēri ăbhorrĕo, ăbhorres, abhorrui, ăbhorrēre rĕpĕto, rĕpĕtis, repetii, repetitum, rĕpĕtĕre dēbĕo, dēbes, debui, debitum, dēbēre 1 Pro Archia I L’esordio è il punto in cui lo stile deve essere più controllato; secondo la trattatista deve essere sobrio ed efficace. Cicerone presenta prima se stesso e solo alla fine l’imputato e si presenta come il più grande oratore del suo tempo: questa ostentata modestia vuole riprodurre l’effetto opposto, modestia quant mai accentuata e resa dall’uso dei pronomi indefiniti (quid, quia, aliqua) che fungono da attenuativi. A. Licinio è il nome latino di Archia, quello che ha preso quando ha ottenuto la cittadinanza romana. Cicerone, usando il nome latino di Archia, ottiene l’effetto di presentarlo come un cittadino romano e lo cerca anche con questo espediente a legittimarne la cittadinanza. Inoltre, questo nome lo collegava ai Luculli, famiglia influente del tempo. Cicerone ne parla come suo mentore, ma questo è un ruolo storicamente difficile da confermare: di Archia ci sono poche tracce e non sappiamo praticamente nulla. Nam quoad longissime potest mens (sog.) mea respicere spatium praeteriti temporis et pueritiae memoriam recordari ultimam, inde usque repetens hunc uideo mihi principem et ad suscipiendam et ad ingrediendam rationem horum studiorum exstitisse. «uideo»: PRINCIPALE «Nam […] potest mens mea»: RELATIVA «respicere […] temporis» e «pueritiae […] ultimam»: INFINITIVE rette da «potest» (condividono lo stesso proverbio (re) che serve a sottolineare il fatto che per quanto lui si rivolga all’indietro sempre veda Archia come modello) «repetens»: participio presente CONGIUNTO (equivale alla PROTASI di un periodo ipotetico) «hunc exstitisse mihi principem»: INFINITIVA retta da «uideo» «principem»: predicativo dell’oggetto (in acc.) «ad suscipiendam» e «ad ingrediendam»: FINALI espresse con il GERUNDIO preceduto da ad al caso accusativo (uno dei modi di rendere una finale; non è altro che una estensione del piano nominale al piano verbale: il compl. di fine o scopo, infatti, si rende in latino con ad + acc.) Infatti fin dove («quoad») la mia mente («mens mea») può considerare («potest respicere») il più lontano possibile («longissime») l’ampiezza («spatium») del tempo passato («praeteriti temporis») e rievocare («recordari», richiamare alla mente, lett. al cuore) l’ultimo ricordo della giovinezza («pueritae memoriam»), e da lì via via riconsiderando («inde usque repetens») vedo che costui («hunc uideo») è stato per me («mihi existisse») la guida principale («principem rationem») sia nel suscitare e sia nell’indirizzare («et ad suscipiendam et ad ingrediendam») questi studi («horum studiorum»). «quoad»: introduce in apertura una RELATIVA possum, potes, potui, posse respĭcĭo, respĭcis, respexi, respectum, respĭcĕre rĕcordo, as, avi, atum, āre rĕpĕto, rĕpĕtis, repetii, repetitum, rĕpĕtĕre suspĭcĭo, suspĭcis, suspexi, suspectum, suspĭcĕre ingrĕdĭor, ingrĕdĕris, ingressus sum, ingrĕdi exsto, exstas, exstiti, exstāre (= ergersi) 2 Pro Archia I Qui Cicerone sta giustificando il fatto che sta difendendo Archia, Nel primo paragrafo dice di difendere Archia perché gli è in debito: è il suo maestro. L’obiezione è: se lui è il tuo maestro, perché non si difende da solo? Qui, allora, Cicerone dice che Archia ha un talento un po’ diverso dal suo: quello di Archia è un talento poetico e non retorico! Ha, quindi, bisogno di Cicerone che è un oratore. Ancora una volta Cicerone si chiama in causa di nuovo e specifica che neppur lui ha avuto un solo interesse (cioè la retorica). Ac ne quis a nobis hoc ita dici forte miretur, quod alia quaedam in hoc facultas sit ingeni neque haec dicendi ratio aut disciplina, ne nos quidem huic uni studio penitus umquam dediti fuimus. «Ac ne quis miretur» = sub di tipo FINALE NEGATIVA «quis»: PRONOME INDEFINITO, sogg. della finale «miretur»: cong. presente III p.s. da mīro, mīras, mīrāre; segue la consecutio ma può esprimere solo la contemporaneità (→ vedi schema consecutio temporum) Questa finale introduce una INFINITIVA: «a nobis hoc ita dici forte»: il cui sogg. è «hoc» (pron. dimostrativo) e il verbo è «dici», infinito passivo da dĭco, dĭcas, dicavi, dicatum, dĭcāre. «quod in hoc sit alia quondam faculta»: sub di III tipo sostantiva di tipo epesegetico; questo «quod» è dichiarativo, spiega l’hoc «ne nos quidem fiumus dediti umquam…»: PRINCIPALE (in fondo); è anomalo che il verbo della principale (fuimus) sia un perfetto, ma segue la consecutio come se fosse un presente, perché in questa caso è un perfetto logico. «uni» enfatico = uno soltanto E - perché nessuno si meravigli («Ac ne qui miretur»), per caso («forte»), che questo è detto da me/che io dico ciò («hoc ita dici»), - c’è («quod sit») in costui («in hoc») (costui possiede) una ben diversa («alia quaedam») disposizione d’ingegno («facultas ingenia»), e non la pratica metodica dell’eloquenza («neque haec ratio aut disciplina»), neppure io («ne nos») mi sono mai dedicato («fuimus dediti») esclusivamente («penitus») a quest’unico studio («huic uni studio»). «alia»: avv (= una ben diversa) «quaedam»: quidam, quaedam, quiddam; pronome indefinito (= una, qualcosa, qualcuno) «haec», «hic»: pron. dimostrativo da HIC HAEC HOC «nos»: pron. personale (plurale maiestatis) «quidem»: avv (= certamente) «uni»: da unus, una, unum; aggettivo numerale «penitus»: avv (fig. in modo completo) «umquam»: avv (= qualche volta) «dediti»: aggettivo participio da dēdo, dēdis, dedidi, deditum, dēdĕre (pass. = dedicarsi, affidarsi, sacrificarsi) 5 Pro Archia I CONSECUTIO TEMPORUM DEL CONGIUNTIVO t. principali: presente, futuro, futuro anteriore, perfetto logico t. storici: imperfetto, perfetto storico, piuccheperfetto Qui spiega perché un intellettuale si interessa a varie arti e non ne privilegia una sola (pensiero già platonico): perché tutte le arti sono collegate tra loro. Contemporaneità Anteriorità Posteriorità t. principali nescio cong. Presente quid agat cong. Perfetto quid egerit cong. presente della perifrastica attiva quid acturus sit t. storici nesciebam cong. Imperfetto quid ageret cong. piuccheperfetto quid egisset cong. imperfetto della perifrastica attiva quid acturus esset Etenim omnes artes quae ad humanitatem pertinent habent quoddam commune uinclum et quasi cognatione quadam inter se continentur. - «omnes artes habent quoddam commune uinclum»: PRINCIPALE Il verbo è «habent», ind. presente III p.p. da hăbĕo, hăbes, habui, habitum, hăbēre. Il soggetto sono «omnes artes». - «quae ad humanitatem pertinent»: relativa propria, sub con funzione aggettivale Il verbo è «pertinent»: ind. presente III p.p. da pertĭnĕo, pertĭnes, pertinui, pertĭnēre Il soggetto della relativa è il pronome «quae» il cui antecedente è «omnes artes» il soggetto della principale. - «et quasi […] continentur»: coord. della principale, di senso passivo; il verbo è «continentur»: pass. indicativo presente da contĭnĕo, contĭnes, continui, contentum, contĭnēre * Il COMPLEMENTO DI RAPPORTO si rende con: - cum + ablativo (dimicare cum hostibus = combattere con i nemici); - erga + accusativo (ostilità); - inter + accusativo (inter nos loqui = parlare fra noi) Tutti gli studi («omnes arte»), infatti («etenim»), che riguardano («quae pertinent») la cultura («ad humanitatem»), hanno («habent»)in un certo qual modo («quoddam») un vincolo comune («commune uinclum») e sono come legate («et quasi continentur») tra loro («inter se») da una certa parentela («quadam cognatione»). «etenim»: cong. dichiarativa «quoddam»: acc. sing. da quidam, quaedam, quiddam; pronome indefinito (in questo caso, attenutativo = in un certo qual modo, per così dire) «quasi»: cong. «inter se»: compl. di rapporto*; se è un pronome indefinito «humanitas»: difficile da tradurre si traduce con cultura, deriva da homo hominis, che è l’essere umano, diverso da vir viris che è l’essere maschile: è l’insieme delle carat ter is t iche degl i esser i umani caratterizzati verso l’altro gli dei, verso il basso dagli animali; lo si può trovare, anche, opposto a barbarie. «cognatione» (da cognātĭo, cognationis) e «uinclum» (da vinclum, vincli) sono due legati di tipo diverso, il primo è qualcosa di genetico 6