Scarica Pro Archia - Cicerone (Capitolo II) e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Pro Archia II Sed ne cui uestrum mirum esse uideatur, me in quaestione legitima et in iudicio publico, - cum res agatur apud praetorem populi Romani, lectissimum uirum, et apud seuerissimos iudices, tanto conuentu hominum ac frequentia - hoc uti genere dicendi |(quod non modo a consuetudine iudiciorum uerum etiam a forensi sermone abhorreat),| quaeso a uobis ut in hac causa mihi detis hanc ueniam accommodatam huic reo, | uobis, quem ad modum spero, non molestam, |ut me - pro summo poeta atque eruditissimo homine dicentem hoc concursu hominum litteratissimorum, hac uestra humanitate, hoc denique praetore exercente iudicium,| - patiamini de studiis humanitatis ac litterarum paulo loqui liberius,| et (in eius modi persona quae propter otium ac studium minime in iudiciis periculisque tractata est) uti prope nouo quodam et inusitato genere dicendi. Perché a nessuno di voi sembri essere strano che io («me»), in un procedimento legale e in un pubblico processo - dal momento che la causa si svolge in presenza del pretore del popolo romano, uomo ragguardevolissimo e in presenza di giudici assai severi, in una udienza tanto affollata - mi serva/usi di un genere di eloquenza, che è estranea non solo alla consuetudine dei dibattimenti/processi ma anche dal linguaggio dei tribunali; vi chiedo («quaeso a uobis») di concedermi in questo processo il permesso che si conviene a questo imputato, e che a voi, spero, non risulterà sgradita: consentite di parlare un po’ più liberamente dell’amore per la cultura e per le lettere, a me che («ut me») difendo un grandissimo poeta e un uomo dalla vastissima dottrina, in una tale adunanza di persone assai istruite, che avete una eccellente cultura, e infine con questo pretore alla presidenza del tribunale, e lasciate («patiamini» sottinteso) che mi serva («uti») di un genere di eloquenza per così dire quasi nuovo ed insolito, per una persona di tal genere («et in eius modi persona»), che per la vita ritirata e lo studio non è stata affatto coinvolta in processi e pericoli. 1 mirum i, III dec. neutro (= cosa straordinaria, strana) SOGGETTO INFINITIVA con verbo «uti» cong. pres. III p.s. da ăbhorrĕo, ăbhorres, abhorrui, ăbhorrēre PRINCIPALE venia ae, I dec. fem. (= licenza, permesso) cong. pres. II p.p. da pătĭo, pătis, pătĕre (regge loqui e uti) verbo INFINITIVA il verbo è «patiamini» verbo INFINITIVA con soggetto «me» Pro Archia II Sintassi: 1) In apertura: «ne uideatur cui vestrum mirum esse»: «ne uideatur»: FINALE NEGATIVA che regge un infinito «mirum esse». Qui non è propriamente una infinita perché il soggetto non è espresso: «mirum esse» è un sostantivo verbale che funge da complemento oggetto (di fatto l’infinito è un sostantivo verbale). Questa finale introduce una infinitiva il cui soggetto è «me» e il verbo è «uti»: 2) «me in quaestione legitima et in iudicio publico […] hoc uti genere dicendo»: INFINITIVA 3) «uti» è verbo da utor (ūtor, ūtĕris, usus sum, ūti) verbo deponente che ha la caratteristica di costruirsi con l’ablativo strumentale (come anche i verbi FUNGOR, FRUOR, POTIOR, VESCOR): la cosa di cui si serve va posta in ablativo («hoc genere dicendi»; dicendi è genitivo del gerundio) 4) In mezzo all’infinitiva è collocata un’altra subordinata: «cum res agatur apud […] ac frequentia» CUM + congiuntivo con valore causale «agatur» cong. presente di ăgo, ăgis, egi, actum, ăgĕre È un inciso che rallenta il dettato che altro non è che la descrizione analitica del pubblico che Cicerone ha di fronte, questa descrizione ritorna nella seconda parte in ordine inverso. → cum + congiuntivo che segue la consecutio temporum, e ha valore CAUSALE, TEMPORALE, CONCESSIVO e IPOTETICO (stessi modi di rendere una ablativo assoluto), corrisponde quindi a una subordinata di tipo avverbiale. In realtà ognuno di questi costrutti che presentano il Cum e ilcongiuntivo hanno un aspetto diverso, ma per comodità vengono raggruppati così. 5) «quod non modo […] abhorreat»: RELATIVA IMPROPRIA introdotta dal quod, il cui antecedente è «genere dicendi». Presenta il con cong. abhorreat perché è un relativa impropria con valore consecutivo (= quel tipo di eloquenza tale per cui si allontana dalla consuetudine dei tribunali). Questa osservazione torna anche nel finale quando dice «uti prope nouo quodam et inusitato genere dicendi» Bisogna, di fatto, tenere presente che da Aristotele in poi vi è la teoria delle tria genera causarum, le tre modalità di processo, a cui corrisponde la tria genere dicendi, la teoria dei tre generi letterari. Abbiamo: CUM + CONTEMPORANEITÀ ANTERIORITÀ IN ITALIANO congiuntivo presente se nella principale c’è un tempo principale congiuntivo perfetto se nella principale c’è un tempo principale gerundi semplice amando ATTIVO, essendo amato PASSIVO congiuntivo imperfetto se nella principale c’è un tempo storico congiuntivo piuccheperfetto se nella principale c’è un tempo storico gerundio composto avendo amato, ATTIVO essendo stato amato, PASSIVO 2 Pro Archia II La struttura è simmetrica: abbiamo due infinitive coordinate tra loro, da ognuna delle infinitive dipende una subordinata di III grado, nel primo caso una causale, nel secondo caso una protasi. La dissimetria è data dalla diversa funzione delle due subordinate: «si non esset» è un periodo ipotetico con il cong. imperfetto, quindi sarebbe un periodo ipotetico dell’irrealtà se fosse un periodo ipotetico indipendente, ma qui è indipendente. La categorizzazione non è la stessa: I e II tipo seguono la consecutio temporum, e quindi si deve ragionare sul senso, per il periodo ipotetico di III tipo mantiene il cong. imperfetto per l’irrealtà nel presente e il piuccheperfetto per il passato. Il latino, a differenza dell’italiano, può sfruttare l’irrealtà in modo molto forte dal punto di vista retorico, quando pone la condizione nella protasi la sta già negando, nel momento in cui la pone sta già dicendo che è falsa («si non esset» = se non lo fosse, ma questo è falso perché lo è!). Periodo ipotetico è costituito da due elementi: • PROTASI introdotta dalle congiunzioni «si» (se) «nisi» (se non), che costituisce la premessa; • APODOSI che costituisce la conseguenza ed la proposizione principale. La protasi è sempre una dipendente. L’apodosi può però essere una principale. Dunque, distinguiamo: - periodo ipotetico indipendente, quando l’apodosi è anche la proporzione principale - periodo ipotetico dipendente, quando l’apodosi è una subordinata. PERIODO IPOTETICO INDIPENDENTE • I tipo o della realtà → OGGETTIVITÀ si hoc dicis, erras «se dici questo, sbagli» – protasi: indicativo – apodosi: i modi di una proporzione principale (quindi indicativo, ma anche imperativo o con i congiuntivi indipendenti) • II tipo o della possibilità / eventualità → SOGGETTIVITÀ si hoc dicas, erres «se dicessi questo, sbaglieresti» (è possibile che tu lo dica) – protasi: congiuntivo presente (raramente imperfetto) – apodosi: congiuntivi presente • III tipo o della irrealtà si hoc diceres, errares, «se dicessi questo, sbaglieresti» (ma non lo dici) si hoc dixisses, erravisses, «se avessi detto questo, avresti sbagliato» (ma non l’hai detto) – protasi: congiuntivo imperfetto (per una irrealtà nel presente), congiuntivo piuccheperfetto (per una irrealtà nel passato) – apodosi: congiuntivo imperfetto (per una irrealtà nel presente), congiuntivo piuccheperfetto (per una irrealtà nel passato) 5 Pro Archia II PERIODO IPOTETICO DIPENDENTE • con l’apodosi con l’infinito • con l’apodosi con il congiuntivo Periodo ipotetico dipendente con l’infinito: • I tipo o della realtà → OGGETTIVITÀ «scio te errare, si hoc dicas» (= so che se dici questo, sbagli) «scio te erravisse, si hoc dixeris» (= so che se hai detto questo, hai sbagliato) «scieabam te erravisse, si hoc dixisses» (= sapevo che se avevi detto questo, avevi sbagliato) • II tipo o della possibilità / eventualità → SOGGETTIVITÀ «scio te erraturum esse, si hoc dicas» (= so che se dicessi questo, sbaglieresti) «sciebam te erraturm esse, si hoc diceres» (= sapevo che se dicessi questo, avresti sbagliato) «scio te erraturum esse, si hoc dixeris» (= so che se avessi detto questo, avresti sbagliato) «sciebam te erraturm esse, si hoc dicas» (= sapevo che se avresti detto questo, avresti sbagliato) • III tipo o della irrealtà è identico a quello del periodo ipotetico indipendente «scio te erraturum fuisse, si hoc diceres» (= so che se dicessi questo, sbaglieresti) «sciebam te erraturm esse, si hoc diceres» (= sapevo che se avessi detto/dicessi questo, avresti sbagliato) «scio te erraturum esse, si hoc dixisses» (= so che se avessi detto questo, avresti sbagliato) «scioebam te erraturm esse, si hoc dixisses» (= sapevo che se avresti detto questo, avresti sbagliato) 6 Si rende con: Traduco con: PROTASI congiuntivo secondo le norme della consecutio temporum indicativo APODOSI infinito presente, perfetto o futuro (a seconda del rapporto temporale con la reggente) indicativo Si rende con: Traduco con: PROTASI congiuntivo secondo le norme della consecutio temporum uguale al periodo ipotetico indipendente (congiuntivo imperfetto o trapassato) APODOSI infinito futuro o posse + inf. pres. uguale al periodo ipotetico indipendente (condizionale presente o passato) Pro Archia II Periodo ipotetico dipendente con il congiuntivo: 7 Si rende con: Traduco con: I TIPO PROTASI congiuntivo secondo le norme della consecutio temporum uguale al periodo ipotetico indipendente (indicativo) APODOSI congiuntivo secondo le norme della consecutio temporum come richiesto dalla natura della subordinata II TIPO PROTASI congiuntivo secondo le norme della consecutio temporum uguale al periodo ipotetico indipendente (congiuntivo imperfetto o trapassato) APODOSI congiuntivo (per lo più presene o imperfetto) secondo le norme della consecutio temporum uguale al periodo ipotetico indipendente (condizionale presente o passato) III TIPO PROTASI Identico a quello indipendente, e cioè: • congiuntivo imperfetto (irrealtà nel presente) • congiuntivo piuccheperfetto (irrealtà nel passato) svincolati dalla consecutio temporum. uguale al periodo ipotetico indipendente (congiuntivo imperfetto o trapassato) APODOSI Congiuntivo imperfetto; part. fut. + fuerim o (se il verbo è passivo o non ha il supino) congiuntivo piuccheperfetto (svincolati dalla consecutio) uguale al periodo ipotetico indipendente (condizionale presente o passato)