Scarica Pro Archia, Cicerone : traduzione e analisi e più Traduzioni in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! Cicero, Pro Archia Alcune indicazioni bibliografiche: E.J. Nesholm, Language and artistry in Cicero's Pro Archia, «CW» 103.4 (2010), 477-490. L.S. Fotheringham, Gliding transitions and the analysis of structure: Cicero's Pro Archia, in Studies in Latin literature and Roman history, XIII, Bruxelles 2006, 32-52. K. Vanhaegendoren, La lecture vue par Cicéron, Pro Archia 12-16: croyances personnelles et contraintes rhétoriques, «Latomus» 63 (2004), 23-30. D.H. Barry, Literature and persuasion in Cicero's Pro Archia, in J. Powell – J. Paterson, Cicero the advocate, Oxford 2004, 291-311. 1. Si quid est in me ingeni, iudices, quod sentio quam sit exiguum, aut si qua exercitatio dicendi, in qua me non infitior mediocriter esse versatum, aut si huiusce rei ratio aliqua ab optimarum artium studiis ac disciplina profecta, a qua ego nullum confiteor aetatis meae tempus abhorruisse, earum rerum omnium vel in primis hic A. Licinius fructum a me repetere prope suo iure debet. Nam quoad longissime potest mens mea respicere spatium praeteriti temporis et pueritiae memoriam recordari ultimam, inde usque repetens hunc video mihi principem et ad suscipiendam et ad ingrediendam rationem horum studiorum exstitisse. Quod si haec vox huius hortatu praeceptisque conformata non nullis aliquando saluti fuit, a quo id accepimus quo ceteris opitulari et alios servare possemus, huic profecto ipsi, quantum est situm in nobis, et opem et salutem ferre debemus. 1. Se in me, giudici, c'è un po' di talento – e ben so quanto sia modesto – o una qualche esperienza dell'eloquenza – nella quale non nego di essermi discretamente esercitato – o qualche competenza in questo campo, derivata dallo studio e dall'interesse per le arti più nobili, da cui io confesso di non aver mai sottratto alcun istante della mia vita, di tutte queste cose Aulo Licinio, forse per primo, deve chiedermi il frutto, quasi per suo diritto. Infatti quanto indietro la mia mente può ripercorrere lo spazio del tempo passato e richiamare i più lontani ricordi della giovinezza, rievocando quegli anni vedo stagliarsi lui, mia guida nell'affrontare e nel suscitare l'interesse per questi studi. E se questa voce plasmata dalle sue esortazioni e dai suoi insegnamenti è stata un tempo di aiuto a qualcuno, di certo proprio a lui, da cui ho ricevuto i mezzi per soccorrere e difendere altri, dovrò portare per quanto mi è possibile soccorso e difesa. Si quid est … ingeni protasi p. ipotetico oggettività quod sentio relativa quam sit exiguum interrogativa indiretta aut si qua exercitatio dicendi protasi p. ipotetico oggettività [coord. alla sub. 1°] in qua me non infitior relativa mediocriter esse versatum infinitiva oggettiva aut si huiusce … profecta protasi p. ipotetico oggettività [coord. alla sub. 1°] a qua ego ... confiteor relativa nullum ... tempus abhorruisse infinitiva oggettiva earum rerum … repetere … debet apodosi p. ipotetico oggettività [principale + infinito oggetto] Nam quoad … potest … respicere … et … recordari temporale + infinito oggetto inde usque repetens pt. congiunto = sub. implicita [coord. alla temporale] hunc video mihi principale principem … exstitisse infinitiva oggettiva ad suscipiendam finale implicita et ad ingrediendam … finale implicita [coord. alla finale] quod si … fuit protasi p. ipotetico oggettività huic … ferre bebemus apodosi p. ipotetico oggettività [principale + infinito oggetto] quantum est situm in nobis relativa limitativa a quo id accepimus relativa quo … opitulari et … servare possemus relativa impropria (= consecutiva + inf. oggetto) L'exordium, spazio tradizionalmente deputato alla captatio benevolentiae, si apre con un serie di tre protasi, ciascuna seguita da una subordinata relativa da cui a sua volta dipende una subordinata di terzo grado (interrogativa indiretta nel primo colon, infinitiva negli altri due). La struttura del tricolon è crescente, con l'ultimo membro più lungo dei primi due. L'intero periodo, fortemente ipotattico, è retto dall'apodosi del periodo ipotetico, posta in chiusura: la struttura permette di presentare prima la figura di Cicerone e solo successivamente quella dell'imputato, il cui nome è ritardato alla fine del periodo. Nella sua autopresentazione – caratterizzata da un'ostentata modestia – Cicerone focalizza tre caratteristiche essenziali dell'oratore: il talento naturale (ingenium), l'abilità data da una pratica costante (exercitatio), la competenza frutto dello studio (ratio). ingeni: gen. partitivo. Il termine riveste notevole importanza nella visione estetica ciceroniana, dove designa il talento naturale in opposizione alla tecnica, l'ars (cf. orat. 68; 161; Tusc. 3,48; in riferimento all'oratoria cf. de or. 1,113; 2,232; fin. 4,10). dicendi: gerundio genitivo di dico. Qui come altrove traduciamo con ‘eloquenza’, in altino appunto ars dicendi. non infitior: litote. Il verbo (infitior, -āris, -ātus sum, -āri) è derivato dal sostantivo infitiae (solo nella locuzione infitias ire, ‘negare’), a sua volta deverbativo di fateor (fateor, -ēris, fassus sum, -ēri) con prefisso negativo (in-). Si noti allora il legame etimologico col successivo confiteor (confiteor, -ēris, confessus sum, -ēri), composto apofonico di fateor. si … ratio aliqua: in frasi ipotetiche è generalmente impiegato quis, l'indefinito della pura possibilità (vd. i precedenti si quid … ingeni e si qua exercitatio): qui aliquis denota allora «l'interesse ad affermare un minimo di realtà» (Traina 1995, 207: lo stesso avviene quando aliquis è utilizzato in frasi negative, dove solitamente si trova quisquam, che pone in discussione l'esistenza di qualcuno o qualcosa). optimarum artium: qui genericamente le arti che stanno alla base della cultura (cf. § 2 omnes artem quae ad humanitatem pertinent) e quindi della formazione dell'oratore. Il concetto di ‘arti liberali’ – come il loro numero di sette e la distinzione in trivio e quadrivio – si stabilirà progressivamente nel corso dell'antichità, passando poi in eredità al Medioevo. aetatis meae tempus: tempus (iperonimo) indica il tempo in maniera generica, aetas (iponimo) la durata della vita. ne nos quidem: la costruzione di ne … quidem enfatizza il termine incorniciato. omnem artes quae ad humanitatem pertinent: l'insieme delle arti che costituiscono la cultura. L'astratto humanitas (denominativo da homo, letteralmente la ‘natura umana’) «indica la coscienza culturale frutto dell'incivilimento, capacità di distinguere e apprezzare ciò che è bello e conveniente, in opposizione a barbari e animali» (Conte-Pianezzola-Ranucci, s.v.) quoddam commune vinclum et quasi cognatione quadam: l'uso metaforico è sottolineato dagli indefiniti, che individuano ma non identificano. 3. Sed ne cui vestrum mirum esse videatur, me in quaestione legitima et in iudicio publico, cum res agatur apud praetorem populi Romani, lectissimum virum, et apud severissimos iudices, tanto conventu hominum ac frequentia hoc uti genere dicendi quod non modo a consuetudine iudiciorum verum etiam a forensi sermone abhorreat, quaeso a vobis ut in hac causa mihi detis hanc veniam accommodatam huic reo, vobis, quem ad modum spero, non molestam, ut me pro summo poeta atque eruditissimo homine dicentem hoc concursu hominum litteratissimorum, hac vestra humanitate, hoc denique praetore exercente iudicium, patiamini de studiis humanitatis ac litterarum paulo loqui liberius, et in eius modi persona quae propter otium ac studium minime in iudiciis periculisque tractata est uti prope novo quodam et inusitato genere dicendi. 3. Ma perché qualcuno di voi non si stupisca che io, in un tribunale legalmente costituito e in un processo pubblico, mentre si tratta una causa davanti a un pretore del popolo romano, uomo davvero ragguardevole, e a giudici rigorosissimi, essendo presente un tale folla di uomini, impieghi questo genere di eloquenza che è estranea non solo alla consuetudine dei dibattimenti ma anche al linguaggio forense, chiedo a voi di concedermi in questa causa questa licenza adatta a questo imputato e per voi, come spero, non fastidiosa: che a me – che parlo in nome di un sommo poeta e di un uomo coltissimo, alla presenza di questa assemblea di uomini molto eruditi, di questa vostra cultura e infine di questo pretore che presiede il processo – permettiate di parlare un po' più liberamente dell'amore per la cultura e le lettere e di ricorrere, per un personaggio di questo tipo, che per attività e formazione non è mai stato portato in giudizio o processo, a un genere di eloquenza in qualche modo nuovo e inedito. Sed ne cui vestrum mirum esse videatur finale + infinito cum res agatur cum + cong. (= causale) me … hoc uti genere dicendi infinitiva soggettiva quod … non modo abhorreat relativa impropria (= consecutiva) quaeso a vobis principale ut … mihi detis hanc veniam … non molestam sostantiva volitiva quem ad modum spero relativa limitativa ut ... patiamini sostantiva volitiva me … dicentem … loqui infinitiva oggettiva et in eius modi persona … uti … infinitiva oggettiva quae … tractata est relativa vestrum: genitivo partitivo. Comincia la narratio, in cui è tracciata la biografia di Archia. lectissimum virum: apposizione di praetorem. Il presidente del tribunale è Quinto, fratello di Cicerone, pretore nel 62 a.C. tanto conventu hominum ac frequentia: doppio ablativo assoluto, con aggettivo in funzione predicativa in luogo del participio. veniam accommodatam huic reo, vobis ... non molestam: costruzione chiastica. hoc concursu … hac vestra humanitate … hoc praetore: l'anafora del dimostrativo marca il tricolon, che riprende il precedente apud praetorem populi Romani, lectissimum virum, et apud severissimos iudices, tanto conventu hominum ac frequentia: uno stretto parallelismo è però evitato dall'inversione nell'ordine dei membri e dalla variazione della costruzione. uti prope novo quodam et inusitato genere dicendi: riprende il precedente uti genere dicendi quod non modo a consuetudine iudiciorum verum etiam a forensi sermone abhorreat. La struttura ad anello ribadisce il punto chiave, la natura ‘inconsueta’, dell'orazione. 4 Quod si mihi a vobis tribui concedique sentiam, perficiam profecto ut hunc A. Licinium non modo non segregandum, cum sit civis, a numero civium verum etiam, si non esset, putetis asciscendum fuisse. Nam ut primum ex pueris excessit Archias atque ab eis artibus quibus aetas puerilis ad humanitatem informari solet, se ad scribendi studium contulit, primum Antiochiae – nam ibi natus est loco nobili – celebri quondam urbe et copiosa atque eruditissimis hominibus liberalissimisque studiis adfluenti, celeriter antecellere omnibus ingeni gloria coepit. Post in ceteris Asiae partibus cunctaque Graecia sic eius adventus celebrabantur ut famam ingeni exspectatio hominis, exspectationem ipsius adventus admiratioque superaret. 4. E se capirò che voi mi permettete e concedete questo, riuscirò di certo a convincervi che questo Aulo Licinio non solo non va escluso dal numero dei cittadini, essendo egli cittadino, ma anche che sarebbe stato da accogliere, qualora non lo fosse. Infatti non appena uscì dalla fanciullezza e da quegli studi con cui l'età giovanile è solita prepararsi alla cultura, si rivolse all'attività della scrittura e cominciò rapidamente a superare tutti per la gloria del talento, prima ad Antiochia – infatti lì è nato da nobile famiglia –, città un tempo celebre e ricca e piena di uomini eruditissimi e studi nobilissimi. Poi nelle altre parti dell'Asia e in tutta la Grecia il suo arrivo era talmente atteso che l'attesa del talento dell'uomo superava la fama, e l'ammirazione per il suo arrivo superava l'attesa. Quod si mihi … tribui concedique sentiam protasi p. ipotetico oggettività (+ nesso relativo) perficiam profecto apodosi p. ipotetico oggettività (= principale) ut hunc … non modo segregandum [sit] sostantiva volitiva cum sit civis cum + cong. (= causale) a numero … verum etiam … putetis asciscendum fuisse coord. alla sostantiva volitiva si non esset protasi p. ipotetico irrealtà Nam ut primum ... excessit … atque ab eis artibus temporale quibus aetas … solet relativa se ad scribendi studium contulit principale primum Antiochiae … antecellere … coepit coord. alla principale (per asindeto) – nam ibi natus est loco nobili – incidentale Post … sic eius adventus celebrabantur principale ut famam … superaret consecutiva cum sit civis: ambiguità semantica della costruzione, che suggerisce rapporto causale più che ipotetico (esplicito nell'espressione successiva). Antiochiae: locativo, esprime lo stato in luogo. Oltre alle forme domi e ruri, si impiega solo con nomi di città o piccola isola della I e II declinazione singolari (per i nomi di città o piccola isola plurali o della III si usa invece l'abl. semplice). loco nobili: c. di origine. Andrà verosimilmente inteso come ‘da nobile famiglia’, piuttosto che ‘da nobile città’. gloria: abl. di limitazione. 5. Erat Italia tum plena Graecarum artium ac disciplinarum, studiaque haec et in Latio vehementius tum colebantur quam nunc isdem in oppidis, et hic Romae propter tranquillitatem rei publicae non neglegebantur. Itaque hunc et Tarentini <et Locrenses> et Regini et Neapolitani civitate ceterisque praemiis donarunt, et omnes qui aliquid de ingeniis poterant iudicare cognitione atque hospitio dignum existimarunt. Hac tanta celebritate 5. Allora l'Italia era piena delle arti e delle discipline greche e questi studi si coltivavano anche nel Lazio con maggior impegno di quanto non si faccia ora nelle stesse città; e anche qui a Roma, visto il momento di tranquillità politica, non erano trascurati. E così Tarentini, Locresi, Reggini e Napoletani lo onorarono con la cittadinanza e con altri doni, e tutti quelli che in qualche modo potevano riconoscere il talento lo ritennero degno di rispetto e ospitalità. In seguito alla diffusione di una fama così grande, essendo ormai noto famae cum esset iam absentibus notus, Romam venit Mario consule et Catulo. Nactus est primum consules eos quorum alter res ad scribendum maximas, alter cum res gestas tum etiam studium atque auris adhibere posset. Statim Luculli, cum praetextatus etiam tum Archias esset, eum domum suam receperunt. Sed +etiam+ hoc non solum ingeni ac litterarum verum etiam naturae atque virtutis ut domus, quae huius adulescentiae prima fuerit, eadem esset familiarissima senectuti. anche a quanti non l'avevano mai visto, venne a Roma durante il consolato di Mario e Catulo. Inizialmente incontrò questi consoli, dei quali uno poteva offrire grandissime gesta da celebrare, l'altro non solo imprese, ma anche l'interesse e orecchie da intenditore. Subito, quando Archia aveva ancora la toga pretesta, i Luculli lo accolsero nella loro casa. Ma questo avvenne non solo grazie al talento e alla cultura, ma anche per l'indole e la virtù, tanto che la casa che per prima si aprì alla sua giovinezza fu la stessa familiarissima alla sua vecchiaia. Erat Italia tum plena … principale studiaque haec … vehementius tum colebantur coord. alla principale attorno al 432 a.C. La città era federata a Roma dal 278 a.C.; i foedera aequa implicavano uguaglianza di diritti fra Roma e le città federate, ma non garantivano l' indipendenza politica di queste ultime. 7. Data est civitas Silvani lege et Carbonis: “Si qui foederatis civitatibus ascripti fuissent, si tum cum lex ferebatur in Italia domicilium habuissent et si sexaginta diebus apud praetorem essent professi”. Cum hic domicilium Romae multos iam annos haberet, professus est apud praetorem Q. Metellum, familiarissimum suum. 7. La cittadinanza gli fu concessa in base alla legge di Silvano e Carbone, [secondo cui la cittadinanza sarebbe stata concessa] “se qualcuno fosse stato iscritto nelle città confederate, se allora, quando la legge veniva emanata, avesse avuto un domicilio in Italia e se entro sessanta giorni si fosse presentato davanti al pretore”. Poiché costui aveva già da molti anni un domicilio a Roma, si presentò davanti al pretore Quinto Metello, suo intimo amico. Data est civitas Silvani lege et Carboni principale Si qui … fuissent protasi p. ipotetico dipendente si tum … domicilium habuissent protasi p. ipotetico dipendente cum lex ferebatur in Italia temporale et si sexaginta diebus apud praetorem esse professi protasi p. ipotetico dipendente Cum hic domicilium … haberet cum + cong. (= causale) professus est apud praetorem … principale Silvani lege et Carbonis: legge emanata nell'89 a.C., prende il nome dai tribuni Marco Plauzio Silvano e Gaio Papirio Carbone. La legge regolava e insieme estendeva l'inclusione degli alleati nella civitas romana (processo già inaugurato con la lex Iulia del 90 a.C.) Si qui … : l'ipotesi più economica consiste nell'ipotizzare un implicito quae dicebat eam [sc. civitatem] datam esse, a formare l'apodosi di un periodo ipotetico dipendente. Nelle protasi il congiuntivo piuccheperfetto risponde allora alla consecutio temporum (anteriorità in dipendenza da un tempo storico), che regola appunto l'uso dei tempi nel p. ipotetico dipendente di I e II tipo. Romae: locativo. praetorem Q. Metellum, familiarissimum suum: il rapporto di intimità con Quinto Metello Numidico, già evidenziato in precedenza, sarà ulteriormente richiamato nel corso dell'orazione. 8. Si nihil aliud nisi de civitate ac lege dicimus, nihil dico amplius; causa dicta est. Quid enim horum infirmari, Gratti, potest? Heracleaene esse tum ascriptum negabis? Adest vir summa auctoritate et religione et fide, M. Lucullus; qui se non opinari sed scire, non audisse sed vidisse, non interfuisse sed egisse dicit. Adsunt Heraclienses legati, nobilissimi homines, huius iudici causa cum mandatis et cum publico testimonio venerunt; qui hunc ascriptum Heracliae esse dicunt. Hic tu tabulas desideras Heracliensium publicas, quas Italico bello incenso tabulario interisse scimus omnes? Est ridiculum ad ea quae habemus nihil dicere, quaerere quae habere non possumus, et de hominum memoria tacere, litterarum memoriam flagitare et, cum habeas amplissimi viri religionem, integerrimi municipi ius iurandum fidemque, ea quae depravari nullo modo possunt repudiare, tabulas quas idem dicis solere corrumpi desiderare. 8. Se non parliamo d'altro che della cittadinanza e della legge, non dico nulla di più; la causa è stata difesa. Infatti, Grazzio, quale di questi punti può essere confutato? Negherai che allora sia stato registrato ad Eraclea? C'è qui un uomo di eccezionale autorevolezza, correttezza e onestà, Marco Lucullo; e costui dice non di ipotizzare ma di sapere, non di aver sentito ma di aver visto, non di aver assistito ma di aver partecipato. Ci sono i delegati eracleesi, uomini di grande nobiltà, sono venuti per questa causa con mandati e con una pubblica testimonianza; e questi affermano che costui è stato registrato a Eraclea. E tu qui vuoi i pubblici registri degli Eracleesi, che tutti sappiamo essere andati distrutti durante la guerra italica, con l'incendio dell'archivio? È ridicolo non dire nulla riguardo ciò che abbiamo e chiedere ciò che non possiamo avere, tacere del ricordo degli uomini e pretendere il ricordo degli scritti, e poi, avendo a disposizione la correttezza di un uomo straordinario, la testimonianza giurata e l'onestà di un rispettabilissimo municipio, ripudiare ciò che in nessun modo si può corrompere e volere i registri che tu stesso dici son soliti venire manomessi. Si nihil aliud … dicimus protasi p. ipotetico oggettività nihil dico amplius apodosi p. ipotetico oggettività (= principale) causa dicta est principale Quid … infirmari … potest? interrogativa diretta (= principale) Heracelaene esse tum ascriptum negabis? interrogativa diretta (= principale) Adest … M. Lucullus; principale qui … dicit principale (nesso relativo) se non opinari … sed egisse infinitive oggettive Adsunt Heraclienses legati … principale huius iudici causa … venerunt; coord. alla principale (per asindeto) qui … dicunt principale (nesso relativo) Hic tu tabulas desideras … principale quas … interisse scimus omnes relativa incenso tabulario abl. assoluto (= causale) Est ridiculum principale nihil dicere … ad ea infinito soggetto quae habemus relativa quaerere infinito soggetto quae habere non possumus relativa et de hominum memoria tacere infinito soggetto litterarum memoriam flagitare infinito soggetto et … repudiare infinito soggetto cum habeas … ea cum + cong. (= temporale) quae depravari nullo modo possunt relativa tabulas … desiderare infinito soggetto quas idem dicis solere corrumpi relativa Gratti: l'avvocato accusatore, personaggio altrimenti sconosciuto. summa auctoritate et religione et fide: abl. di qualità, disposti in climax ascendente. qui se non opinari sed scire, non audisse sed vidisse, non interfuisse sed egisse dicit: anche qui il tricolon è ascendente, a segnalare il crescente coinvolgimento del testimone nella vicenda. Ogni elemento è costituito da una coppia di verbi polari, opposti mediante correctio avversativa; le ultime due coppie sono contrassegnate dall'omoteleuto. cum mandatis et cum publico testimonio: i due strumentali segnalano il carattere ufficiale della deposizione dei delegati di Eraclea. tabulas desideras … publicas / tabulas … desiderare: la struttura ad anello mette in rilievo l'assurdità della richiesta dell'accusa. ad ea quae habemus nihil dicere, quaerere quae habere non possumus: l'opposizione, già marcata dalla figura etimologica, è ribadita dal chiasmo. nihil dicere … quaerere / tacere … flagitare / repudiare … desiderare: ancora una serie trimembre, dove ogni colon è costituito da coppie di verbi polari. All'interno di ogni coppia il primo elemento dice un rifiuto, il secondo una richiesta. 9. An domicilium Romae non habuit is qui tot annis <ante> civitatem datam sedem omnium rerum ac fortunarum suarum Romae conlocavit? An non est professus? Immo vero eis tabulis professus quae solae ex illa professione conlegioque praetorum obtinent publicarum tabularum auctoritatem. Nam, cum Appi tabulae neglegentius adservatae dicerentur, Gabini, quam diu incolumis fuit, levitas, post damnationem calamitas omnem tabularum fidem resignasset, Metellus, homo sanctissimus modestissimusque omnium, tanta diligentia fuit ut ad L. Lentulum praetorem et ad iudices venerit et unius nominis litura se commotum esse dixerit. His igitur <in> tabulis nullam lituram in nomine A. Licini videtis. 9. Forse non aveva un domicilio a Roma lui, che tanti anni prima del conferimento della cittadinanza aveva stabilito a Roma la sede di tutte le sue attività e delle sue fortune? O forse non si è fatto registrare? Anzi, in realtà si è fatto registrare in quelle liste che sole, nella carica e nel collegio dei pretori, ottengono l'autorità di liste ufficiali. Infatti, poiché si diceva che le liste di Appio fossero tenute con grande negligenza, mentre le liste di Gabinio le compromettevano, finché rimase incolume, la sua frivolezza, la sua rovina dopo la condanna, Metello, l'uomo più onesto e integro fra tutti, fu di tale coscienziosità che si recò dal pretore Lucio Lentulo e dai giudici e disse di essersi adirato per la cancellatura di un solo nome. E ora in queste liste non vedete nessuna cancellatura al nome di Aulo Licinio. An domicilium Romae non habuit is interrogativa diretta qui tot annis … Romae conlocavit? relativa An non est professus? interrogativa diretta Immo vero eis tabulis professus principale quae solae … obtinent … relativa cum Appi tabulae neglegentius adservatae dicerentur cum + cong. (= causale / concessiva) Gabini .. omnem fidem resignasset levitas .. calamitas cum + cong. (= causale / concessiva, coord. alla sub.) quam diu incolumis fuit temporale (concomitanza) Metellus … tanta diligentia fuit principale ut … venerit consecutiva et dixerit consecutiva (coord. alla sub.) se commotum esse infinitiva oggettiva ex illa professione conlegioque praetorum: professio e conlegio formano una sorta di endiadi, a denotare il carattere ufficiale (professio è deverbativo di profiteor, “dichiarare pubblicamente”) e collegiale della pretura. Con l'emanazione della lex Plauzia – Papiria (89 a.C.), in seguito al gran numero di stranieri che si presentò per l'iscrizione nei registri, il praetor urbanus venne affiancato nell'adempimento delle operazioni anche da talento? Cosa? Mentre gli altri si sono in qualche modo insinuati negli elenchi delle loro città non solo dopo la concessione della cittadinanza, ma anche dopo la legge Papia, sarà respinto costui, che neppure si serve di quelle liste in cui è stato iscritto, dal momento che ha sempre voluto essere Eracleese? Quae cum ita sint cum + cong. (= causale) quid est interrogativa diretta (= principale) quod de eius civitate dubitetis sostantiva (funzione epesegetica) praesertim cum … fuerit ascriptus cum + cong. (= causale) Etenim cum … homines impertiebant temporale credo principale Reginos … id huic … noluisse infinitiva oggettiva quod scaenicis largiri solebant causale Cum ceteri … tabulas inrepserunt temporale hic … reicietur principale qui ne utitur quidem illis relativa in quibus est scriptus relativa quod semper … voluit causale se Heracliensem esse infinitiva oggettiva quid est quod: nesso formulare, spesso anche con est sottinteso. scaenicis artificibus: “teatranti”, con chiara accezione negativa: a Roma infatti gli attori erano generalmente tenuti in scarsa considerazione. Artifex è composto di ars e facio: implicita è l'opposizione tra ars, la tecnica, e ingenium, il talento, evidente anche nella contrapposizione fra aut nulla aut humili aliqua arte praeditis e summa ingeni praedito gloria. Praeditus da prae e do, letteralmente “che porta davanti a sé”. post legem Papiam: la legge Papia, dal nome del tribuno Gaio Papio che la propose nel 65 a.C. Suo obiettivo era far cessare l'esercizio illegale dei diritti di cittadinanza espellendo da Roma di tutti gli stranieri che risiedessero fuori dall'Italia. inrepserunt: verbo espressivo; composto di in e repo, significa propriamente “strisciare dentro”, quindi “insinuarsi”. 11. Census nostros requiris. Scilicet; est enim obscurum proximis censoribus hunc cum clarissimo imperatore L. Lucullo apud exercitum fuisse, superioribus cum eodem quaestore fuisse in Asia, primis Iulio et Crasso nullam populi partem esse censam. Sed, quoniam census non ius civitatis confirmat ac tantum modo indicat eum qui sit census ita se iam tum gessisse, pro cive, eis temporibus <is> quem tu criminaris ne ipsius quidem iudicio in civium Romanorum iure esse versatum et testamentum saepe fecit nostris legibus, et adiit hereditates civium Romanorum, et in beneficiis ad aerarium delatus est a L. Lucullo pro consule. Quaere argumenta, si quae potes; numquam enim hic neque suo neque amicorum iudicio revincetur. 11. Tu chiedi i nostri censimenti. Ma certo: è infatti un bel segreto che costui al tempo dei censori più recenti sia stato assieme all'esercito, col grandissimo generale Lucio Lucullo, al tempo dei censori precedenti sia stato in Asia con lo stesso questore, e che sotto i primi censori Giulio e Crasso non venisse censita nessuna parte del popolo. Ma poiché il censimento non conferma il diritto di cittadinanza ma indica soltanto che colui che è stato censito già da tempo agiva così, come un cittadino, a quei tempi colui che tu accusi di non aver goduto, nemmeno a suo dire, dei diritti dei cittadini romani, aveva spesso fatto testamento secondo le nostre leggi, aveva avuto accesso alle eredità di cittadini romani, era stato segnalato all'erario dal proconsole Lucio Lucullo tra i gratificandi. Cerca delle prove, se puoi; costui infatti non verrà mai smentito dal giudizio suo o dei suoi amici. Census nostros requiris principale est enim obscurum principale proximis censoribus abl. assoluto (= temporale) hunc … apud exercitum fuisse infinitiva soggettiva superioribus abl. assoluto (= temporale) fuisse in Asia infinitiva soggettiva primis Iulio et Crasso abl. assoluto (= temporale) nullam populi partem esse censam infinitiva soggettiva quoniam census non ius civitatis confirmat causale ac tantum modo indicat coord. alla causale eum … ita se iam tum gessisse, pro cive infinitiva oggettiva qui sit census relativa impropria (= consecutiva) / cong. caratterizzante is … testamentum saepe facit nostris legibus principale et adiit hereditates civium Romanorum coord. alla principale et in beneficiis ad aerarium delatus est coord. alla principale quem tu criminaris … esse versatum relativa Quaere argumenta apodosi p. ipotetico realtà (= principale) si quae potes protasi p. ipotetico realtà numquam enim hic … revincetur principale proximis censoribus … superioribus … primis Iulio et Crasso: la serie di tre ablativi assoluti, con valore temporale, struttura il tricolon. Proximis censoribus si riferisce a Lucio Gellio Poplicola e Gneo Lentulo Clodiano, censori nel 70 a.C.; superioribus a Lucio Marcio Filippo e Marco Peperna, censori nell'86 a.C.; primis Iulio et Crasso a Lucio Giulio Cesare e Publio Licinio Crasso, consoli nell' 89 a.C., cioè all'epoca del primo censimento dopo l'entrata in vigore della lex Iulia (90 a.C.) con la quale, nel corso del bellum Sociale, veniva estesa la cittadinanza romana ai Latini e agli alleati rimasti fedeli o che avevano già deposto le armi. L. Lucullo: Lucio Lucullo. Imperator si riferisce al suo ruolo di comandante nella guerra contro Mitridate, incarico affidatogli nel 74 a.C. (nel 66 a.C. il comando invece passò a Pompeo). Quaestor si riferisce invece al ruolo di questore (e proquestore) che Lucullo svolse in Asia agli ordini di Silla nel corso della prima guerra Mitridatica. Sullo strettissimo legame tra Archia e la famiglia dei Luculli vd. § 5 e passim; si ricordi poi che come testimone dell'iscrizione di Archia nei registri di Eraclea è chiamato Marco Lucullo, il fratello di Lucio. <is> quem tu criminaris ne ipsius quidem iudicio in civium Romanorum iure esse versatum: sembrerebbe riprendere il concetto espresso al § precedente hic qui ne utitur quidem illis in quibus est inscriptus, quod semper se Heracliensem esse voluit. qui sit census: relativa impropria con valore consecutivo; alternativamente si può considerare il congiuntivo come “caratterizzante” (attrazione modale). testamentum saepe fecit nostris legibus, et adiit hereditates civium Romanorum, et in beneficiis ad aerarium delatus est a L. Lucullo pro consule: a Roma solo chi godeva dei diritti di cittadinanza poteva far testamento o ereditare. I magistrati, di ritorno dalle loro missioni, avevano 30 giorni di tempo per presentare all'erario le spese effettuate per i loro comites, così che venissero rimborsate; l'operazione prendeva appunto il nome di delatio beneficiorum. 12. Quaeres a nobis, Gratti, cur tanto opere hoc homine delectemur. Quia suppeditat nobis ubi et animus ex hoc forensi strepitu reficiatur et aures convicio defessae conquiescant. An tu existimas aut suppetere nobis posse quod cotidie dicamus in tanta varietate rerum, nisi animos nostros doctrina excolamus, aut ferre animos tantam posse contentionem, nisi eos doctrina eadem relaxemus? Ego vero fateor me his studiis esse deditum. Ceteros pudeat, si qui ita se litteris abdiderunt ut nihil possint ex eis neque ad communem adferre fructum neque in aspectum lucemque proferre; me autem quid pudeat qui tot annos ita vivo, iudices, ut a nullius umquam me tempore aut commodo aut otium meum abstraxerit aut voluptas avocarit aut denique somnus retardarit? 12. Mi chiederai, Grazzio, perché mi compiaccia di quest'uomo con tanto entusiasmo. Perché mi offre un luogo dove l'animo si può risanare dal chiasso del foro e le orecchie, fiaccate dalle liti, si possono riposare. O forse tu pensi che l'animo potrebbe bastarmi per ciò che dico ogni giorno, in una varietà di questioni tanto ampia, se non lo coltivassi con la cultura, o che potrebbe sopportare una fatica così dura se non lo rilassassi con quella stessa cultura? Ecco, io confesso di essere dedito a questi studi. Si vergognino altri, se si sono seppelliti nelle lettere al punto che non possono né trarne qualcosa per il bene, né portarlo in piena luce. Ma perché dovrei vergognarmi io che da tanti anni, giudici, vivo in maniera tale che mai il riposo mi ha allontanato, il piacere trattenuto o infine il sonno ritardato dai problemi o dagli interessi di qualcuno? Quaeres a nobis principale cur tanto opere hoc homine delectemur interrogativa indiretta Quia suppeditat nobis causale ubi et animus ex hoc forensi strepitu reficiatur relativa impropria (= consecutiva / finale) et at aures … conquiescant coord. alla relativa impropria (= consecutiva / finale) An tu existimas interr. diretta (retorica, a risposta negativa) aut suppetere nobis posse infinitiva quod cotidie dicamus … relativa impropria (= finale) nisi animos … excolamus protasi p. ipotetico dipendente aut ferre animos tantam posse contentionem infinitiva nisi eos … relaxemus protasi p. ipotetico dipendente Ego vero fateor principale me his studiis esse deditum infinitiva oggettiva Ceteros pudeat principale come oscurità è qui rivitalizzata attraverso l'immagine della “luce delle lettere” che, come una lampada, si accosta agli esempi passati, illuminandoli. non solum ad intuendum verum etiam ad imitandum: la parafonia enfatizza la correctio: gli esempi passati non vanno solo ammirati, ma imitati. La cultura deve infatti spronare, e informare, l'azione. expressas: termine del lessico della scultura, a cui la scrittura è spesso metaforicamente accostata (vd. anche § 30). 15. Quaeret quispiam: 'Quid? illi ipsi summi viri quorum virtutes litteris proditae sunt istane doctrina quam tu effers laudibus eruditi fuerunt?' Difficile est hoc de omnibus confirmare, sed tamen est certum quid respondeam. Ego multos homines excellenti animo ac virtute fuisse sine doctrina, et naturae ipsius habitu prope divino per se ipsos et moderatos et gravis exstitisse fateor; etiam illud adiungo, saepius ad laudem atque virtutem naturam sine doctrina quam sine natura valuisse doctrinam. Atque idem ego hoc contendo, cum ad naturam eximiam et inlustrem accesserit ratio quaedam conformatioque doctrinae, tum illud nescio quid praeclarum ac singulare solere exsistere. 15. Qualcuno potrebbe chiedere: “Cosa? Proprio quegli uomini grandissimi, le cui virtù sono state tramandate dalle opere letterarie, furono formati da questa cultura che tu esalti con lodi? Ciò è difficile affermarlo di tutti, ma quel che risponderò è tuttavia sicuro. Ammetto che ci sono stati molti uomini di animo e virtù eccellenti senza cultura e che, per una disposizione quasi divina della loro stessa natura, si sono dimostrati di per sé saggi e autorevoli. E aggiungo anche questo, che alla lode e alla virtù è valsa più spesso la natura senza cultura che la cultura senza natura. E però sostengo anche questo, che quando a una natura eccelsa e straordinaria si aggiungano un certo metodo e la formazione data dalla cultura, allora è solito manifestarsi quel non so che di meraviglio e unico. Quaeret quispiam principale (cong. potenziale > indipendente) Illi ipsi summi viri … istane doctrina … eruditi fuerunt interrogativa diretta (= principale) quorum virtutes … proditae sunt relativa quam tu effers laudibus relativa Difficile est hoc de omnibus confirmare principale + infinito soggetto sed tamen est certum coord. alla principale quid respondeam interrogativa indiretta Ego … fateor principale multos homines … fuisse infinitiva et … moderatos et gravis infinitiva adiungo principale naturam sine doctrina quam … valuisse doctrinam infinitiva oggettiva Atque idem ego hoc contendo principale illud nescio quid … solere exsistere infinitiva cum … accesserit ratio cum + cong. (= temporale) quaeret quispiam: di nuovo un esempio di occupatio, in cui viene anticipata e confutata una possibile obiezione. Il congiuntivo potenziale (indipendente; categoria dell'eventualità) indica che qualcosa potrebbe o sarebbe potuta accadere; usa il cong. presente o perfetto per il presente, l'imperfetto per il passato (vd. Traina, Sintassi normativa, 248ss.) Classicamente tende a essere limitato a frasi formulari con soggetto determinato (2a sing.; pron. indefiniti, negativi, interrogativi; pron. dimostrativi neutri; etc.). Di uso frequente i cong. presenti (potenziali) velim, malim, nolim. Quispiam è il pron. indefinito della probabilità. Illi ipsi summi viri: espressione enfatica, come dimostra la compresenza di dimostrativo e determinativo. effers laudibus: effero (ex + fero) è qui determinato dall'ablativo strumentale laudibus. excellenti animo ac virtute: abl. di qualità. per se ipsos: quando il complemento di mezzo si riferisce a una persona il latino usa solitamente per + accusativo, di fatto uso metaforico del complemento di moto per luogo. saepius ad laudem atque virtutem naturam sine doctrina quam sine natura valuisse doctrinam: la comparazione, che contrappone la natura alla doctrina, è marcata dalla struttura chiastica. nescio quid praeclarum ac singulare: nel nesso nescio modifica il senso del pronome (o dell'avverbio: ad es. nescio quare, “chi sa perché”) senza influire sul modo del verbo. Si distingua allora nescio qui dixit “un non so chi | ha detto” e nescio quis dixerit “non so | chi ha detto”. Congiuntivo indipendente volontà (negaz. ne): • esortativo: si usa per esortare, consigliare, comandare Speremus quae volumus, sed quae acciderint feramus! “Speriamo quello che vogliamo, ma sopportiamo quello che accadrà!” • desiderativo / ottativo: si usa per esprimere l'augurio che qualcosa avvenga o sia avvenuta, o il rimpianto che qualcosa non avvenga o non sia avvenuta Utinam id sit, quod spero “Magari sia quello che spero” • concessivo: si usa per concedere che qualche cosa avvenga o sia vera. Sed fruantur sane hoc solacio “Ma abbia pure questa consolazione” eventualità (negaz. non) • potenziale: indica che qualcosa potrebbe o sarebbe potuta accadere. Riserit aliquis fortasse hoc praeceptum “Qualcuno forse potrebbe ridere di questo precetto” • irreale: indica che non avviene o non avvenne qualche cosa che in diverse circostanze avviene o sarebbe avvenuta. Tu vellem ego adesses: nec mihi consilium nec consolatio deesset “Vorrei che tu ci fossi: non mi mancherebbe né consiglio né conforto” • ipotetico: enuncia un ipotesi presentata come realizzabile (e quindi in riferimento al presente-futuro) o come non realizzata (e quindi in riferimento al passato). Assem habeas, assem valeas “Hai un soldo, vali un soldo” • dubitativo: esprime in forma interrogativa il dubbio, reale o fittizio, sul da farsi Quid ergo agam? “Che devo dunque fare?” 16. Ex hoc esse hunc numero quem patres nostri viderunt, divinum hominem, Africanum, ex hoc C. Laelium, L. Furium, moderatissimos homines et continentissimos, ex hoc fortissimum virum et illis temporibus doctissimum, <M.> Catonem illum senem; qui profecto si nihil ad percipiendam colendamque virtutem litteris adiuvarentur, numquam se ad earum studium contulissent. Quod si non hic tantus fructus ostenderetur, et si ex his studiis delectatio sola peteretur, tamen, ut opinor, hanc animadversionem humanissimam ac liberalissimam iudicaretis. Nam ceterae neque temporum sunt neque aetatum omnium neque locorum; at haec studia adulescentiam agunt, senectutem oblectant, secundas res ornant, adversis perfugium ac solacium praebent, delectant domi, non impediunt foris, pernoctant nobiscum, peregrinantur, rusticantur. 16. Di questa categoria faceva parte lui, che i nostri padri hanno conosciuto, un uomo divino, l'Africano, di questa Gaio Lelio, Lucio Furio, uomini di grande temperanza e moderazione, di questa quell'uomo fortissimo, e per quei tempi coltissimo, Marco Catone il vecchio; e questi, se dalle lettere non avessero tratto alcun aiuto per la conoscenza e la pratica della virtù, di certo non si sarebbero mai dedicati allo studio di queste cose. Ma anche se non se ne dimostrasse un'utilità così grande, e se da questi studi si ricercasse solo un piacere, tuttavia, come credo, giudichereste questa occupazione la più degna dell'uomo e la più nobile. Le altre infatti non sono né per tutti i tempi, né per tutte le età, né per tutti i luoghi. Ma invece questi studi spronano la giovinezza, dilettano la vecchiaia, adornano la prosperità, offrono rifugio e conforto nelle avversità, rallegrano in casa, non ostacolano fuori, con noi vegliano la notte, viaggiano, si godono la campagna. Ex hoc esse hunc numero … ex hoc … ex hoc infinitiva (retto dal precedente contendo) quem patres nostri viderunt relativa si nihil … litteris adiuvarentur protasi p. ipotetico irrealtà ad percipiendam colendamque virtutem finale implicita numquam se ad earum studium contulissent apodosi p. ipotetico irrealtà (= principale) si non hic tantus fructu ostenderetur protasi p. ipotetico irrealtà et si ex his studiis delectatio sola peteretur protasi p. ipotetico irrealtà (= coord.) hanc animadversionem … iudicaretis apodosi p. ipotetico irrealtà (= principale) ut opinor incidentale Nam ceterae neque temporum sunt neque … principale at haec studia adulescentiam agunt principale senectutem oblectant coord. alla principale secundas res ornant coord. alla principale adversis perfugium ac solacium praebent coord. alla principale delectant domi coord. alla principale non impediunt foris coord. alla principale pernoctant nobiscum coord. alla principale peregrinantur coord. alla principale rusticantur coord. alla principale ex hoc … ex hoc … ex hoc: l'anafora struttura un tricolon in cui sono ricordate figure di spicco della Roma di II sec. a.C. Publio Cornelio Scipione Emiliano (185/4 – 129 a.C.) fu grandissimo generale e uomo di cultura, che riunì attorno a sé storici, letterati e filosofi nel cosiddetto “circolo scipionico” a cui appartenevano anche Gaio Lelio (190 – post 129 a.C.) e Lucio Furio Filo. Della generazione precedente è invece Marco Porcio Catone il Censore (234 – 149 a.C.), che fu in generale avverso alla politica ellenizzante degli Scipioni, levandosi a strenuo difensore del mos maiorum; fu lui a portare Ennio a Roma. non admirer coord. all'interr. diretta, cong. dubitativo (= indipendente) non putem coord. all'interr. diretta, cong. dubitativo (= indipendente) [hunc] omni ratione defendendum [esse] infinitiva oggettiva Atque sic … accepimus principale ceterarum rerum studia … constare infinitiva epesegetica poetam natura ipsa valere coord. alla infinitiva et … excitari coord. alla infinitiva et … inflari coord. alla infinitiva Qua re … Ennius “sanctos” appellat poetas principale quod … commendati nobis esse videantur causale soggettiva Quotiens: si noti l'anafora dell'avverbio esclamativo che in un caso riprende la frase sospesa, nell'altro introduce una nuova condizione. utar … attenditis: l'espressione parentetica richiama quanto Cicerone aveva annunciato al § 3, e cioè il carattere “inconsueto” dell'orazione. Come in quel passo anche qui l'indicazione anticipa, e in effetti giustifica, la focalizzazione sull'attività poetica di Archia. ex tempore: in contesti come questo la locuzione segnala l'improvvisazione (cf. Cic. De or. 3,194 verus fundere ex tempore); da qui il nostro “estemporaneo”. Non: l'anafora struttura un tricolon ascendente con cui Cicerone di fatto giustifica “su base estetica” la propria difesa di Archia. ceterarum rerum studia … inflari: l'opposizione tra gli studia ceterarum rerum e il poeta è marcata dal contrasto fra gli elementi che rispettivamente li caratterizzano, disposti in due serie trimembre. quasi divino quodam spiritu: per l'espressione “doppiamente” indefinita cf. § 2 quasi cognatione quadam, ma vd. anche il seguente quasi deorum aliquo dono atque munere. 19. Sit igitur, iudices, sanctum apud vos, humanissimos homines, hoc poetae nomen quod nulla umquam barbaria violavit. Saxa atque solitudines voci respondent, bestiae saepe immanes cantu flectuntur atque consistunt; nos instituti rebus optimis non poetarum voce moveamur? Homerum Colophonii civem esse dicunt suum, Chii suum vindicant, Salaminii repetunt, Smyrnaei vero suum esse confirmant itaque etiam delubrum eius in oppido dedicaverunt, permulti alii praeterea pugnant inter se atque contendunt. Ergo illi alienum, quia poeta fuit, post mortem etiam expetunt; nos hunc vivum qui et voluntate et legibus noster est repudiamus, praesertim cum omne olim studium atque omne ingenium contulerit Archias ad populi Romani gloriam laudemque celebrandam? Nam et Cimbricas res adulescens attigit et ipsi illi C. Mario qui durior ad haec studia videbatur iucundus fuit. 19. Giudici, uomini coltissimi, sia dunque sacro per voi questo nome di poeta, che mai nessuna rozzezza ha violato. Rocce e deserti rispondono alla sua voce, spesso bestie feroci sono placate dal canto e si fermano; e noi, educati dai migliori insegnamenti, non saremo smossi dalla voce dei poeti? I Colofonii affermano che Omero è loro concittadino, i Chii lo rivendicano come proprio, i Salaminii lo reclamano, gli Smirnei poi ribadiscono che è loro e pertanto gli hanno anche dedicato un tempietto nella città, e molti altri ancora lottano tra loro e se lo contendono. E così questi, anche dopo la morte, reclamano uno straniero perché era un poeta; e noi invece ripudiamo costui, vivo, che per sua volontà e per legge è nostro, soprattutto visto che da tempo Archia ha consacrato ogni suo sforzo e talento a celebrare la gloria e la fama del popolo romano? Infatti da giovane si dedicò alla campagna contro i Cimbri e fu caro allo stesso Gaio Mario, che si mostrava particolarmente ostile a queste occupazioni. Sit igitur … sanctus … hoc poeta nomen principale (= cong. esortativo) quod nulla umquam barbaria violavit relativa Saxa … voci respondent, principale bestiae saepe immanes cantu flectuntur coord. alla principale atque consistunt coord. alla principale nos … non poetarum voce moveamur? principale (= cong. dubitativo) Colophonii … dicunt principale Homerum … civem esse … suum infinitiva Chii suum vindicant coord. alla principale Salamini repetunt coord. alla principale Smyrnaei vero … confirmant coord. alla principale suum esse infinitiva itaque etiam delubrum … dedicaverunt coord. alla principale permulti alii pugnant … coord. alla principale atque contendunt coord. alla principale Ergo illi alienum … expetunt principale quia poeta fuit causale nos hunc vivum … repudiamus principale qui et voluntate et legibus noster est relativa praesertim cum … contulerit Archias cum + cong. (= causale) ad populi Romani gloriam … celebrandam finale implicita Nam et Cimbricas res adulescens attigit principale et illi ipsi C. Mario … iucundus fuit coord. alla principale qui durior ad haec studia videbatur relativa humanissimos homines: la figura etimologica anticipa ed enfatizza la contrapposizione rispetto al successivo barbaria, astratto da barbarus. saxa … consistunt: l'espressione è citata, e commentata, da Quint. inst. 8,3,75; 9,4,44 (ma vd. anche 11,1,34; 11,3,84). Con ogni probabilità Cicerone allude alle figure mitiche di Anfione e Orfeo. omne … studium atque omne ingenium: lo studio e il talento naturale, dalla cui sinergia scaturisce l'eccellenza (cf. § 15). ad pouli Romani gloriam laudemque celebrandam: la finale introduce un tema che sarà centrale nel proseguo dell'orazione: la funzione civile della poesia, tesa alla celebrazione non tanto dei singoli generali, ma dell'intero popolo Romano. attigit: alla luce del contesto Archia non “affrontò” la campagna da soldato, ma vi si dedicò da poeta. 20. Neque enim quisquam est tam aversus a Musis qui non mandari versibus aeternum suorum laborum praeconium facile patiatur. Themistoclem illum, summum Athenis virum, dixisse aiunt, cum ex eo quaereretur quod acroama aut cuius vocem libentissime audiret: “eius a quo sua virtus optime praedicaretur”. Itaque ille Marius item eximie L. Plotium dilexit, cuius ingenio putabat ea quae gesserat posse celebrari. 20. Nessuno infatti è tanto nemico delle Muse da non consentire di buon grado che si affidi ai versi l'elogio eterno delle proprie fatiche. Si racconta che quando gli venne chiesto quale cantore o la voce di chi ascoltasse più volentieri, il famoso Temistocle, quel grande Ateniese, rispose la voce di colui dal quale la sua virtù sarebbe stata celebrata meglio. E così allo stesso modo il celebre Mario apprezzò particolarmente Lucio Plozio, dal cui talento pensava potessero essere celebrate le imprese che aveva compiuto Neque enim quisquam est tam aversus a Musis principale qui non mandari versibus … facile patiatur relativa impropria (= consecutiva) aiunt principale Themistoclem illum … dixisse infinitiva oggettiva cum ex eo quaereretur cum + cong. (= temporale) quod acroama aut cuius vocem … audiret interrogative indirette [vocem] eius a quo sua virtus … praedicaretur relativa impropria (= consecutiva) / cong. caratterizzante ille Marius … eximie L. Plotium dilexit principale cuius ingenio putabat relativa ea … posse celebrari infinitiva oggettiva quae gesserat relativa acroama: traslitterazione del greco ἀκρόαμα, letteralmente “anything heard, esp. with pleasure” (LSJ9), quindi “lettura”, “recitazione” ma per metonimia anche la persona a ciò adibita. Significativo che qui Cicerone, conformemente al suo uso, offra una parafrasi latina del grecismo (in vero piuttosto raro: compare ancora in Cic. Verr. 2,4,49; Sest. 116 e poi solo in Nep. 14,1 e Petron. 78,5). [vocem] eius a quo sua virtus … praedicaretur: relativa impropria con valore consecutivo; alternativamente si può considerare il congiuntivo come “caratterizzante” (attrazione modale). Attrazione modale In latino spesso proposizioni dipendenti da una sovraordinata al congiuntivo o all'infinito presentano il verbo al congiuntivo anziché all'indicativo. Di fatto il congiuntivo “attratto” mantiene quasi sempre il suo valore modale: infatti il congiuntivo, in quanto modo della soggettività, e l'infinito, in quanto privo di autonomia sintattica e dipendente da un'espressione soggettivizzante, creano un'atmosfera “soggettiva” e questa, se la natura della subordinata lo permette, tende a permanere in essa e quindi a favorire il congiuntivo. Le principali forme della soggettività che interessano l'attrazione modale sono a) il congiuntivo indiretto e obliquo, quando si presenta esplicitamente il processo verbale come pensato Efficitur igitur fato fieri, quaecumque fiant “Se ne conclude dunque che è fatale tutto ciò che avviene” b) il congiuntivo irreale, quando si presenta la subordinata come momento necessario di un'ipotesi irreale Si solos eos diceres miseros, quibus moriendum esset, neminem eorum qui viverent exciperes “Se chiamassi disgraziati solo quelli che devono morire, non faresti eccezione per nessuno di quelli che sono in vita”. c) il congiuntivo eventuale e indeterminato, quando il processo verbale della subordinata non è presentato come un fatto unico e individuato, ma generico, virtuale, ripetuto, supposto … Quis aut eum diligat, quem metuat, aut eum a quo se metui putet? “Chi potrebbe amare chi teme o chi crede che lo tema?” d) il congiuntivo “caratterizzante”, quando la subordinata sottolinea le caratteristiche di un individuo o di una categoria di individui della sovraordinata Tanta huius belli ad barbaros opinio perlata est, uti ab eis nationibus, quae trans Rhenum incolerent, mitterentur legati ad Caesarem “Così grande fu la fama di questa guerra giunta tra i barbari, che persino da oltre Reno furono inviati huius proavo Cato: Marco Porcio Catone il Censore, bisnonno di Marco Porcio Catone Uticense (95-46 a.C.), contemporaneo di Cicerone e forse presente al processo. omnes … illi Maximi, Marcelli, Fulvii: uomini di importanti famiglie romane. In particolare Quinto Fabio Massimo, il cunctator, evitò lo scontro diretto con Annibale; Marco Claudio Marcello assediò ed espugnò Siracusa, alleata di Annibale (212 a.C.); Marco Fulvio Nobiliore fu il vincitore degli Etoli (189 a.C.) e il protettore di Ennio. 23. Nam si quis minorem gloriae fructum putat ex Graecis versibus percipi quam ex Latinis, vehementer errat, propterea quod Graeca leguntur in omnibus fere gentibus, Latina suis finibus exiguis sane continentur. Qua re, si res eae quas gessimus orbis terrae regionibus definiuntur, cupere debemus, quo + minus manuum nostrarum + tela pervenerint, eodem gloriam famamque penetrare, quod cum ipsis populis de quorum rebus scribitur haec ampla sunt, tum eis certe qui de vita gloriae causa dimicant hoc maximum et periculorum incitamentum est et laborum. 23. Infatti, se qualcuno pensa che dai versi greci si colga un minor frutto di gloria rispetto a quelli latini, sbaglia gravemente perché le opere greche si leggono quasi in tutti i paesi, quelle latine sono completamente rinchiuse nei loro angusti confini. Pertanto se le imprese che abbiamo compiuto sono delimitate dalle regioni della terra, dobbiamo desiderare che laddove sono giunti i giavellotti dei nostri eserciti, lì penetrino la gloria e la fama perché, come queste celebrazioni sono importanti per gli stessi popoli dei cui fatti si scrive, così costituiscono il maggior stimolo ad affrontare pericoli e fatiche per quanti, a causa della gloria, combattono per la vita. Nam si quis … putat protasi p. ipotetico realtà minorem gloriae fructum … percipi infinitiva oggettiva vehementer errat apodosi p. ipotetico realtà (= principale) propterea quod Graeca leguntur … causale Latina … continentur coord. alla causale si res eae … orbis terrae regionibus definiuntur protasi p. ipotetico realtà quas gessimus relativa cupere debemus apodosi p. ipotetico realtà (= principale) eodem gloriam famamque penetrare infinitiva oggettiva quo … tela pervenerint relativa impropria (= consecutiva) / cong. caratterizzante quod cum ipsis populis … haec ampla sunt causale de quorum rebus scribitur relativa tum eis … incitamentum est … coord. alla causale (correlativa) qui … dimicant relativa Nam si quis … : occupatio, espediente retorico che anticipa la possibile obiezione: Ennio sarebbe più degno della cittadinanza perché scrisse in latino, Archia invece in greco. quo + minus manuum nostrarum + tela pervenerint: questo il testo dei manoscritti (i recenziori omettono minus), sospetto di corruzione per l'incoerenza rispetto a quanto affermato nella frase precedente. Bases, seguito da molti editori, corregge in quo hominem nostrorum tela pervenerint, buono per il senso ma non facilmente giustificabile sul piano paleografico. Anche in questo caso la relativa impropria con valore consecutivo può alternativamente essere considerata un esempio di attrazione modale (congiuntivo caratterizzante). 24. Quam multos scriptores rerum suarum magnus ille Alexander secum habuisse dicitur! Atque is tamen, cum in Sigeo ad Achillis tumulum astitisset: “o fortunate,” inquit,“adulescens, qui tuae virtutis Homerum praeconem inveneris!” Et vere. Nam, nisi illi ars illa exstitisset, idem tumulus qui corpus eius contexerat nomen etiam obruisset. Quid? noster hic Magnus qui cum virtute fortunam adaequavit, nonne Theophanem Mytilenaeum, scriptorem rerum suarum, in contione militum civitate donavit, et nostri illi fortes viri, sed rustici ac milites, dulcedine quadam gloriae commoti quasi participes eiusdem laudis magno illud clamore approbaverunt? 24. Quanti scrittori delle sue imprese si dice che abbia avuto con sé Alessandro il Grande! E tuttavia lui, quando si fermò dinanzi al tumulo di Achille, al Sigeo, disse “Giovane beato, che hai trovato Omero come araldo del tuo valore!” E a ragione. Infatti se per lui non ci fosse stata quell'arte, lo stesso tumulo che aveva coperto il suo corpo avrebbe seppellito anche il suo nome. E poi? Questo nostro Grande che eguagliò la fortuna al valore, nell'assemblea militare non omaggiò della cittadinanza Teofane di Mitilene, scrittore delle sue imprese, e quei nostri uomini, forti, ma rozzi e soldati, non approvarono ciò a gran voce, come mossi dalla dolcezza della gloria, quasi partecipi della stessa lode? Dicitur principale quam multos scriptores … Alexander secum habuisse sostantiva soggettiva (= nominativo + infinito) cum in Sigeo … astitisset cum + cong. (= temporale) is tamen … “o fortunate” inquit “adulescens” principale qui … Homerum praeconem inveneris relativa impropria (= causale) nisi illi ars illa exstitisset protasi p. ipotetico irrealtà idem tumulus … obruisset apodosi p. ipotetico irrealtà (= principale) qui corpus eius contexerat relativa noster hic Magnus … nonne … civitate donavit interrogativa retorica, risp. positiva (= principale) qui … fortunam adaequavit relativa et nostri illi fortes viri … approbaverunt coord. all'interrogativa nam nisi illi ars illa exstitisset: così i codici; molti editori adottano però la brillante congettura del Naugerius nam nisi Ilias illa exstitisset, che permette di evitare tanto il poliptoto (qui effettivamente poco funzionale) quanto il riferimento all'ars che, alla luce dell'uso ciceroniano, mal si adatta a caratterizzare l'opera di Omero. noster hic Magnus: richiama il precedente magnus ille Alexander, favorendo il passaggio dall'aneddoto sul condottiero greco (356-323 a.C.) all'attualità del generale romano (106-48 a.C.). Pompeo Magno fu a capo di vittoriose spedizioni in Sicilia, Africa e Spagna; nel 67 a.C. gli venne affidata la lotta contro i pirati e nel 66 a.C. rilevò il comando della guerra mitridatica. Theophanem Mytilenaeum: consigliere politico di Pompeo e storico delle sue imprese, lo accompagnò nella spedizione contro Mitridate, e in questa occasione ricevette la cittadinanza romana. in contione militum civitate donavit: poiché la cittadinanza era un diritto che poteva essere concesso solo dal popolo, Pompeo, essendo impegnato in una campagna militare, dovette ottenere il consenso dell'assemblea dei soldati. dulcedine quadam gloriae commoti quasi participes eiusdem laudis: il chiasmo mette in evidenza i motivi che spinsero i soldati a ratificare la proposta. Nominativo con infinito Oltre al caso di videor (costruzione personale), il nominativo con l'infinito si incontra anche con altri verbi copulativi passivi, perlopiù verba dicendi e existimandi (dicor, narror, audior, nuntior, feror, trador, perhibeor; existimor, putor, habeor, credor, iudicor, reperior, invenior) Tali verbi preferiscono tuttavia la costruzione impersonale (verbo alla 3a pers. Singolare, sostantiva seguente con accusativo e infinito): – nelle forme composte In hac habitasse platea dictum est Chrysidem “Mi è stato detto che Crisisde abitava in questa piazza” – con i verbi servili Ut facile existimari posset nihil eos de eventu eius diei timuisse “Di modo che si poteva facilmente pensare che essi non avevano avuto alcun timore sull'esito di quella giornata” – nelle proposizioni incidentali Germani ad eum venerunt, ut dicebatur, sui purgandi causa “I Germani vennero da lui, come si diceva, per giustificarsi. La costruzione del nominativo con infinito si incontra poi con alcuni verbi passivi che significano “comandare, permettere, vietare”, e cioè iubeor, vetor, prohibeor, sinor, cogor. 25. Itaque, credo, si civis Romanus Archias legibus non esset, ut ab aliquo imperatore civitate donaretur perficere non potuit. Sulla cum Hispanos et Gallos donaret, credo, hunc petentem repudiasset; quem nos vidimus, cum ei libellum malus poeta de populo subiecisset, quod epigramma in eum fecisset tantum modo alternis versibus longiusculis, statim ex eis rebus quas tum vendebat iubere ei praemium tribui, sed ea condicione ne quid postea scriberet. Qui sedulitatem mali poetae duxerit aliquo tamen praemio dignam, huius ingenium et virtutem in scribendo et copiam non expetisset? 25. E allora, è ovvio, se Archia non fosse cittadino romano in virtù delle leggi, di certo non avrebbe potuto ottenere che gli venisse insignita la cittadinanza per opera di qualche comandante! Silla, è ovvio, mentre la donava a Ispani e Galli, l'avrebbe rifiutata a lui che ne faceva richiesta! Però nell'assemblea, quando un poetastro del popolo gli porse un libretto, per il fatto che vi aveva composto un epigramma soltanto alternando versi un po' più lunghi, l'abbiamo visto ordinare che gli venisse assegnato un premio fra le cose che allora metteva all'asta, ma a condizione che poi non scrivesse più nulla. E un uomo così, che stimò la premura di un poetastro degna comunque di un premio, non avrebbe apprezzato il talento, le qualità e Decimus … Brutus: Decimo Giunio Bruto Callaico, console nel 138 a.C., fu uomo di cultura e oratore, patrono del poeta Accio. Acci: Lucio Accio (170 - ca 84 a.C.) fu uno dei più grandi poeti tragici latini; delle sue opere ci restano solo frammenti di tradizione indiretta. Fulvius: Marco Fulvio Nobiliore, console nel 189 a.C., sconfisse gli Etoli e al suo ritorno fece erigere il tempio di Hercules Musarum. La sua vittoria fu cantata da Ennio nell'Ambracia e nel XV libro degli Annales. Ennio comite: secondo una prassi diffusa il poeta accompagnava nelle campagne militari il proprio protettore. Qua re … abhorrere: il parallelismo, alterato mediante efficaci chiasmi, mette a confronto l'atteggiamento che i generali ebbero verso i poeti, suggerendo così ai giudici il giusto comportamento da seguire. 28. Atque ut id libentius faciatis, iam me vobis, iudices, indicabo et de meo quodam amore gloriae nimis acri fortasse, verum tamen honesto vobis confitebor. Nam quas res nos in consulatu nostro vobiscum simul pro salute huius aeque imperi et pro vita civium proque universa re publica gessimus, attigit hic versibus atque inchoavit. Quibus auditis, quod mihi magna res et iucunda visa est, hunc ad perficiendum adornavi. Nullam enim virtus aliam mercedem laborum periculorumque desiderat praeter hanc laudis et gloriae; qua quidem detracta, iudices, quid est quod in hoc tam exiguo vitae curriculo et tam brevi tantis nos in laboribus exerceamus? 28. E affinché lo facciate più volentieri ora, giudici, mi denuncerò a voi e vi confesserò quel mio amore per la gloria, forse troppo ardente ma di certo onorevole. Infatti le imprese che io, assieme a voi, ho compiuto durante il mio consolato per la salvaguardia di questo potere, per la vita dei cittadini e per lo stato tutto, costui le ha celebrate – ha cominciato a farlo – con i suoi versi. E dopo averli ascoltati, poiché mi sembrava un impegno grande e gradito, mi sono speso perché lo portasse a termine. La virtù infatti non desidera altra ricompensa per le fatiche e i pericoli se non questa ricompensa di fama e gloria; e tolta questa, giudici, per quale scopo ci cimentiamo in fatiche così grandi durante questa corsa della vita, così breve, così rapida? Atque ut id libentius faciatis finale iam me vobis … indicabo principale et … confitebor coord. alla principale quas res nos … gessimus relativa attigit hic versibus principale atque inchoavit coord. alla principale quibus auditis ablativo assoluto (= temporale) quod mihi … visa est causale adornavi principale hunc ad perficiendum finale implicita Nullam enim virtus aliam mercedem … desiderat … principale qua quidem detracta ablativo assoluto (= ipotetica) quid est interrogativa diretta quod … exerceamus sostantiva (funzione epesegetica) quas res nos in consulatu nostro vobiscum simul … gessimus: il riferimento è al consolato di Cicerone del 63 a.C. (l'anno precedente a questa orazione), durante il quale venne sventata la congiura di Catilina. huius aeque imperi: così il testo tràdito, sospetto però di corruttela. attigit hic versibus atque inchoavit: Archia stava dunque preparando un poema sul consolato di Cicerone, di cui doveva verosimilmente aver già mostrato qualche anticipazione al diretto interessato doveva (vd., oltre alla precisazione et inchoavit, il successivo Quibus auditis, il cui antecedente sarà versibus). L'opera, forse promessa a Cicerone proprio per spingerlo ad accettare la difesa in questo processo, non fu mai conclusa. 29. Certe, si nihil animus praesentiret in posterum, et si, quibus regionibus vitae spatium circumscriptum est, isdem omnis cogitationes terminaret suas, nec tantis se laboribus frangeret neque tot curis vigiliisque angeretur nec totiens de ipsa vita dimicaret. Nunc insidet quaedam in optimo quoque virtus, quae noctes ac dies animum gloriae stimulis concitat atque admonet non cum vitae tempore esse dimetiendam commemorationem nominis nostri, sed cum omni posteritate adaequandam. 29. Certo, se l'animo non si prefigurasse nulla per l'avvenire e se delimitasse i suoi pensieri in quei confini in cui è circoscritto lo spazio della vita, né si logorerebbe in fatiche così grandi, né si angustierebbe con tante preoccupazioni e veglie, né tanto spesso lotterebbe per la propria vita. Ora, invece, nell'uomo eccellente è istillata una certa virtù che di notte e di giorno incita l'animo con lo sprone della gloria e gli ricorda che la memoria del nostro nome non va commisurata al tempo della vita, ma va adeguata all'intera posterità. Si nihil animus praesentiret in posterum protasi p. ipotetico irrealtà et si … cogitationes terminaret suas protasi p. ipotetico irrealtà quibus regionibus … circumscriptum est relativa nec tantis laboribus se frangeret apodosi p. ipotetico irrealtà neque … angeretur apodosi p. ipotetico irrealtà nec … dimicaret apodosi p. ipotetico irrealtà Nunc insidet quaedam … virtus principale quae … animum … concitat relativa atque admonet coord. alla relativa non … esse dimetiendam commemorationem infinitiva oggettiva sed … adaequandam coord. all'infinitiva oggettiva non cum vitae tempore esse dimetiendam commemorationem nominis nostri, sed cum omni posteritate adaequandam: la correctio avversativa enfatizza la doppia opposizione vitae tempore / omni posteritate e dimetiendam / adaequandam. 30. An vero tam parvi animi videamur esse omnes qui in re publica atque in his vitae periculis laboribusque versamur ut, cum usque ad extremum spatium nullum tranquillum atque otiosum spiritum duxerimus, nobiscum simul moritura omnia arbitremur? An statuas et imagines, non animorum simulacra, sed corporum, studiose multi summi homines reliquerunt; consiliorum relinquere ac virtutum nostrarum effigiem nonne multo malle debemus summis ingeniis expressam et politam? 30. O forse noi, che ci spendiamo nello stato e in questi pericoli e fatiche della vita, vorremmo sembrare d'animo così meschino da credere che, quando avremo spinto all'estremo traguardo lo spirito mai quieto o ozioso, ogni cosa sia destinata a morire assieme a noi? Di proposito molti uomini eccelsi lasciarono ritratti e statue, raffigurazioni non degli animi ma dei corpi; e noi non dobbiamo di molto preferire il fatto di lasciare l'immagine delle nostre scelte e della nostra virtù, modellata e rifinita dagli ingegni più alti? Ego vero omnia quae gerebam iam tum in gerendo spargere me ac disseminare arbitrabar in orbis terrae memoriam sempiternam. Haec vero sive a meo sensu post mortem afutura est, sive, ut sapientissimi homines putaverunt, ad aliquam animi mei partem pertinebit, nunc quidem certe cogitatione quadam speque delector. Io, in verità, ogni cosa che ho compiuto, già nel compierla immaginavo di diffonderla e di disseminarne per tutto il mondo l'eterno ricordo. E sia che dopo la morte il ricordo venga strappato ai miei sensi, sia che, come uomini molto saggi ritennero, si conservi in qualche parte del mio animo, per ora mi compiaccio in qualche modo dell'idea e della speranza. An vero tam parvi animi videamur esse omnes interrogativa diretta (= cong. dubitativo) qui … versamur relativa ut … nobiscum simul moritura omnia arbitremur consecutiva cum … duxerimus temporale An statuas et imagines … reliquerunt principale relinquere … effigiem nonne multo malle debemus …? principale ego … arbitrabar principale omnia … spargere me infinitiva oggettiva ac disseminare … memoriam coord. all'infinitiva oggettiva haec … sive a meo sensu … afutura est protasi p. ipotetico realtà sive … pertinebit protasi p. ipotetico realtà ut sapientissimi homines putaverunt relativa - modale cogitatione quadam speque delector apodosi p. ipotetico realtà consiliorum … ac virtutum nostrarum effigiem: la scultura, introdotta come termine di paragone per opporre l'esteriorità all'interiorità, diventa metafora per descrivere la virtù celebrata dalla scrittura (vd. anche l'uso della coppia expressam et politam). spargere … ac disseminare: coppia sinonimica; il c. oggetto di spargere sarà il precedente omnia, quello di disseminare il successivo memoriam. ut sapientissimi homines putaverunt: la precisazione implicitamente suggerisce quale, tra le due ipotesi presentate, sia quella seguita da Cicerone; la conferma giunge dal seguente cogitatione quadam speque delector. 31. Qua re conservate, iudices, hominem pudore eo quem amicorum videtis comprobari cum dignitate, tum etiam vetustate, ingenio autem tanto quantum id convenit existimari, quod summorum hominum iudiciis expetitum esse videatis, causa vero eius modi quae beneficio legis, auctoritate municipi, testimonio Luculli, tabulis Metelli comprobetur. Quae cum ita sint, petimus a vobis, iudices, si qua