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PRO ARCHIA, CICERONE - TRADUZIONE LETTERALE, Traduzioni di Letteratura latina

Traduzione letterale e precisa della Pro Archia di Cicerone, documento usato per sostenere l'esame, con anche linee guida sullo stile e spiegazione dei passaggi ostici + alcuni cenni di grammatica.

Tipologia: Traduzioni

2020/2021

In vendita dal 30/08/2023

sara.milani
sara.milani 🇮🇹

4.5

(23)

23 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica PRO ARCHIA, CICERONE - TRADUZIONE LETTERALE e più Traduzioni in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Pr Archi Ciceron Arpin, 106 C Linee guida: 1. E’ in prosa 2. E’ un’orazione corta, di 32 capitoli. Lunghezza e difficoltà disuguali. Può capitare che i prof invece di iniziare da inizio paragrafo, iniziano da metà. 3. E’ un’orazione atipica, in quanto lui si è concentrato molto su dei punti che sono abbastanza extragiuridici. → aldilà delle prove testimoniali. Archia è un suo amico, un poeta anziano. Era stato accusato da Grazio di non essere cittadino romano. Di questo Grazio non sappiamo altro, non lo conosciamo come personaggio. Dobbiamo supporre che sia o un privato o un altro avvocato. Cicerone procede a demolirlo, psicologicamente e come personaggio. Lui non risponde all’accusa principale: C. non ha i registri originali → ma ha trascrizioni, testimoni oculari (che dicono che Archia è stato registrato) e registri che sono stati compilati ricopiando gli originali. I registri originali non li può avere perchè è passata la guerra civile e ha bruciato tutto, come fa ad averli? → gli dà dell’idiota. I poeti appartengono alle eucumene = cittadini del mondo. Ha diritto di cittadinanza dovunque egli vada, perchè quando un poeta si presenta in una città, questa deve essere onorata della sua presenza. Fa degli esempi illustri: Omero, Orfeo,... Il poeta per sua natura deve essere cittadinato. A un certo punto compare che Archia, più che un grande poeta, era un improvvisatore. E’ talmente bravo all’impronta che la gente lo va a sentire perchè fa moda. Descrive tutto ciò che lui ha fatto di buono → espedienti che hanno grande presa sui romani. Ciò significa che Archia era un personaggio. Tutte queste prove aggiuntive alla fine vengono riepilogate e sappiamo da fonti che Cicerone vince la causa in carrozza. Grazio scompare dalle fonti dopo questa orazione C’è un risvolto abbastanza attinente alla sua personalità: presumibilmente aveva chiesto ad Archia non di essere ricompensato, ma di scrivergli un poema sulla congiura di Catilina. Lui inizia, ma poi muore, anziano. Cicerone, avvelenito, allora la scrive da sè: De consulatu suo. Caratteristiche stilistiche - Concinnitas. Ripetizione parallela di una costruzione. - Da giovane risente del fascino dell’asianesimo = stile più fiorito, che ricercava maggiormente i colores, gli effetti retorici → ampio ricorso alla metafora e ai neologismi (creatività verbale). - Dopo la Pro Roscio Amerino (sua seconda orazione), passa tre anni nel mondo greco. Nelle orazioni successive si nota una tendenza al moderare gli eccessi dell’asianesimo, verso non una vera e propria adesione all’atticismo, ma a un sapiente equilibrio indirizzato al purismo linguistico → evitare gli eccessi e la sovrabbondanza retorica, ma anche uno stile troppo asciutto sul piano del movere (con e lunga). - Periodi complessi, con reggenti da cercare/sottintese - Uso largo del pluralis maiestatis. Soprattutto quando parla di sè in veste ufficiale, come console. - Tendenza a svicolare, per concentrarsi su di sè. - Tono polemico. - Prevalenza del congiuntivo → Caratterizzante - Nesso relativo - Relativi prolettici - Uso del tricolon = da tria cola (tre mezzi). C’è una costruzione che viene richiamata da altre due → abbiamo tre membri. - Deittico: quando ci si riferisce a persona o cosa facendo un cenno o della quale si è parlato da poco. - Espediente retorico: cerca di anticipare le obiezioni. Testo che nasce per essere pronunciato in un’aula di tribunale. Primo capitolo: exordium, finalità principale = catturare l’attenzione del pubblico e la benevolenza. Mettere l’uditorio in una condizione che lo renda ben disposto nei confronti dell’oratore. AULO LICINIO: chiama Archia così, cioè usa il suo nome romano, che aveva acquisito dopo l’89, ottenuta la cittadinanza romana. = Cicerone dà per scontato quello che in realtà è l’oggetto del dibattere, ciò che Archia sia cittadino romano. Nell’orazione, a seconda della necessità, lo chiama o Archia o Licinio. Licinio = gentilizio che rimanda alla gens dei Luculli (l’oratorio lo capisce), una delle famiglie più nobili e potenti di Roma. 1 non molesta a voi, come spero (rel limitat, nel modo in cui spero), che permettiate che io, che parlo per un sommo poeta e uomo coltissimo (compl vantaggio), con questa folla di uomini letteratissimi, con questa vostra cultura, infine con questo pretore che presiede il processo, parli un po’ più liberamente degli interessi, dell’amore per la cultura e delle lettere (compl argom + gen) e che in una persona di questo genere che per attività e studio mai è stato trascinato in giudizio e pericoli, usi un genere di eloquenza quasi nuovo e inedito. Il processo aveva attirato molta attenzione. Lui ha già deciso di usare un linguaggio diverso, ma fa finta di chiedere il permesso. 4 Finisce la captatio; da nam comincia la narratio. Lui dice, se io devo difendere costui, io vi devo illustrare la sua figura. Con nonchalance fa capire che Archia era di famiglia nobile e che è un genio precoce. Comincia a insinuare nei giudici il concetto che Archia è cittadino, in modo che sia subito evidente che Grazio ha torto. E se capirò che questo da voi a me è permesso e concesso, certamente otterrò che voi pensiate che questo Aulo (Aulum) Licinio non solo non deve essere escluso dal numero dei cittadini poichè è cittadino, ma anche che se non fosse, sarebbe stato da accogliere. Quod: nesso relativo, et id → et si sentiam id Infatti, non appena Archia uscì dalla fanciullezza (dai fanciulli, il latino preferisce il concreto all’astratto) e da quelle arti con le quali l’età infantile è solita venire preparata alla cultura, si dedicò all’attività dello scrivere. Dapprima in Antiochia (locativo), e infatti è nato lì da famiglia nobile (compl origine), città un tempo famosa e ricca e piena di uomini coltissimi e studi nobilissimi, cominciò a superare tutti (lett a eccellere davanti a tutti) nella gloria del talento (abl limitaz). Domanda: cosa sono quegli eruditissimis… ecc → compl di abbondanza retti da affluentis perchè urbe non è concordato al gent con Antiochiae? Antiochiae è un locativo di città, urbe è semplice compl di luogo in ablativo. Dopo, nelle altre parti dell’Asia e in tutta la Grecia a tal punto i suoi arrivi venivano festeggiati che l’attesa dell’uomo superava la fama del talento, l’arrivo di lui in persona e l’ammirazione superava l’attesa. Poliptoto di expectatio - expectationem. Cicerone mette in serie crescente una serie di lessemi per far capire la fama crescente di Archia. - La famam è qualcosa che agisce in assenza di qualcuno e lo anticipa; essa crea l’expectatio. - L’attesa precede l’adventus, l’incontro con la persona che conoscevamo solo per fama. - Poi abbiamo l’admiratio = ammirazione frutto dell’esperienza diretta. COME DISTINGUERE PERIODO IPOTETICO DIPENDENTE E INDIPENDENTE? → Guardare apodosi, se è 1. reggente del periodo, → indipendente 2. subordinata, → dipendente 5 L’Italia allora era piena di arti e discipline greche (compl abbondanza), e questi studi, anche nel Lazio, venivano coltivati più fortemente di quanto ora nelle medesime città. E qui a Roma (loc), a causa della calma dello stato (tranquillità politica) non venivano trascurate. E così i Tarentini e i Locrensi e i Regini e i Napoletani gli diedero (v dono + acc persona + abl cosa) la cittadinanza e altri regali e tutti coloro potevano giudicare qualcosa sui talenti (compl argom) ritennero lui degno di rispetto e di ospitalità. Per questa tanto grande diffusione della fama (compl causa), quando era noto ormai anche agli assenti, arrivò a Roma sotto il consolato di Mario e Càtulo. Mario consule et Catulo invece di entrambi i nomi consulibus? Caio Mario è il suo idolo politico, è di Arpino come lui ed è un homo novus. Vuole dare più risalto a Mario. Catulo è soprattutto un oratore, autore di una delle prime autobiografie scritte a Roma, e poeta pre neoterico. Cosa significa absentibus? Gli assenti sono le persone che non trovandosi in nessuna delle città che aveva visitato, non l’avevano mai visto. Dapprima incontrò questi consoli (da nanciscor) il primo dei quali poteva offrire gesta grandissime da scrivere, l’altro, oltre alle imprese, anche un interesse e orecchie da intenditore. Immediatamente i Luculli, quando Archia era ancora un ragazzo, lo accolsero in casa loro (compl moto a luogo senza preposizione). Ma *questo* non solo per ingegno e lettere, ma anche per natura e virtù. → presumibilmente sotto c’è un causa o gratia, quindi potrebbe essere un evenit. Sed hoc evenit non solum causa ingenii et litterarum, verum etiam causa/gratia natura et virtutis. A tal punto che la casa che era stata la prima della sua gioventù, la medesima fu familiarissima alla vecchiaia. Ultima riga: congiuntivo caratterizzante. = caratteristica tipica di un individuo/gruppo. Domus potrebbe essere una metonimia, nel senso di famiglia. Praetextus: strategia che è un modo per ribadire implicitamente l’oggetto del dibattere. Volontà di un anacronismo. Potrebbe indicare la giovane età di Archia, ma ci sarebbero stati tanti altri termini. Sottolinea che Archia è stato legato ai Luculli per tutta la vita. 6 A quei tempi (compl tempo det) (Archia, sogg sott) era caro al famoso Quinto Metello Numidico e suo figlio Pio, veniva ascoltato da Marco Emilio, viveva con Quinto Catulo, sia padre sia figlio, era onorato da Lucio Crasso, poichè in verità teneva legata per mezzo dell’intimità tutta la casa degli Ortensi e i Luculli e Druso e gli Ottavi e Catone, veniva trattato con un grandissimo onore (modo), poichè non lo onoravano non solo quelli che volevano apprendere e ascoltare qualche cosa, ma anche se per caso alcuni facevano finta. Archia è diventato di moda e fa letture pubbliche. I Romani colti hanno diffuso la voce e le persone vanno ad ascoltare, sia chi capisce, sia chi meno. E’ importante l’effetto complessivo che viene generato con l’enumeratio: inizialmente abbiamo un elenco paratattico con coordinate per asindeto. dibattuti, perchè già affrontati nella narratio. Ma non è vero, manca il supporto documentario! → Heracleane: il ne enclitico ha valore disgiuntivo. Qui passa a un valore retorico e serve per introdurre una interrogativa diretta retorica che corrisponde a un num, cioè da cui ci si aspetta una risposta negativa. → C rimarca il rigore etico dei testimoni, fino all’assurdo di ritenere di maggior valore la loro testimonianza orale più che una scritta. → tabulas… solere corrumpi: questa ultima relativa ci fa capire che ci fosse stato sospetto di corruzione per quanto riguarda l’unico documento in possesso di Archia, l’atto del praetor urbanus. Lo capiamo da idem, pronome dell’identità, riferito all’accusa. 9 Oppure costui il quale tanti anni prima della cittadinanza data collocò a Roma (loc) la sede di tutte le sue sostanze e fortune? Oppure non si è registrato? Anzi in verità si è registrato in quelle tavole che sole nella carica e nel collegio dei pretori ottengono l’autorità di pubbliche tavole. Infatti, mentre si diceva che le tavole di Appio erano tenute molto negligentemente, mentre la leggerezza di Gabinio, finchè fu incolume, la disgrazia dopo la condanna, aveva tolto ogni credibilità dei registri, Metello, l’uomo più religioso e modesto di tutti, fu di una diligenza tanto grande che andò dal pretore Lucio Lentulo e dai giudici e disse che lui si era arrabbiato per la cancellatura di un nome solo. Dunque voi in queste tavole non vedete nessuna cancellatura nel nome di Aulo Licinio. → i pretori urbani nell'89 erano 3 - Gabinio - Appio - Metello. E’ già stato nominato tre volte (cap 5, uomini illustri entrati in confidenza con Archia, cap 7: Archia si era recato a rendere la propria professio davanti a Quinto Metello Pio). Proprio quest’amicizia così stretta faceva sospettare una falsificazione del documento. Cicerone continua a sottolineare le qualità morali di Metello. Degli altri due pretori invece si sottolineano i limiti, considerandoli non degni di fede. 10 E poichè le cose stanno così, che cosa c’è per cui dobbiate dubitare della sua cittadinanza, soprattutto poichè è stato iscritto anche in altre cittadinanze? E infatti mentre a molti mediocri e dotati di nessuna o di qualche umile capacità, con facilità gli uomini in Grecia davano la cittadinanza, io credo che i Reggini o i Locresi o i Napoletani o i Tarentini non abbiano voluto elargire a costui dotato della somma gloria del talento ciò che erano soliti elargire ai teatranti (artisti del teatro)! Che cosa? Mentre gli altri non soltanto dopo la cittadinanza data, ma anche dopo la legge Papia in qualche modo si insinuarono dentro i registri delle loro città, costui, che nemmeno si serve di quelle in cui è stato iscritto, poichè ha sempre voluto essere Eraclese, sarà respinto? 11 → Si censiva chi era a Roma, ma lui non c’era, era con l’esercito. Tutta Roma sapeva chi era in guerra e con chi, quindi Grazio sta facendo una richiesta stupida. Verso la fine della tractatio. Chiedi i nostri censimenti. Certamente; infatti è cosa oscura (segreto→ ironia) che costui, al tempo dei censori più recenti, presso l’esercito fu con il famosissimo comandante Lucio Lucullo, sia stato in Asia col medesimo questore (sta facendo gli interessi dello stato e tu no), e che al tempo dei primi (sott censori) Giulio e Crasso, non era stata censita nessuna parte del popolo. Ma, poichè il censimento non conferma il diritto di cittadinanza, ma indica solamente che già allora a tal punto si comportava colui che era stato censito, a quei tempi costui, che tu accusi di non aver goduto (lett. di non essersi rigirato) nemmeno a suo giudizio, del diritto dei cittadini romani, sia fece spesso testamento secondo le nostre leggi, sia accedette a eredità di cittadini romani, sia venne riferito all’erario tra i beneficianti dal proconsole Lucio Lucullo. → procede a ritroso dal censimento più recente a quello più antico. Nel primo censimento Archia non fu censito perchè in Asia con Lucullo durante la campagna mitridatica. Anche nell’86 non è stato censito perchè in Asia sempre con Lucullo che era questore. Ai tempi di Giulio e Crasso Roma non era pronta burocraticamente per un censimento perchè con le nuove leggi il numero dei cittadini era molto aumentato con l’entrata dei soci italici. D’ora in poi verrà effettuato a grandi intervalli di tempo. MA era possibile farsi censire tramite un famigliare → affermazione di C non molto efficace sul piano giuridico ma sul piano retorico. → Fa tre cose che potevano fare i cittadini. Quando si andava in guerra si sostenevano anche spese proprie. Quando tornavi a casa il proconsole segnalava i benemeriti e te li faceva rimborsare, ma solo se eri cittadino romano. Se tu dici che lui non è console stai contraddicendo tutti i cittadini romani. Cerca prove, se puoi (trovarne) qualcuna; infatti egli (deittico) non sarà smentito dal giudizio nè suo nè degli amici. 12 → Inizia l’argomentatio extra causa, diventa un’orazione epidittica sulla funzione civile e l’elogio della poesia. Oh Grazio, ti chiederai perchè io mi compiaccia di quest’uomo con tanto entusiasmo. (Mi compiaccio) perchè mi offre sia (un luogo) dove l’animo si riprenda da questo chiasso forense sia le orecchie distrutte dal litigio riposino. Oppure tu pensi che o mi possa bastare quello che dico ogni giorno in una tanto grande varietà di argomenti, se non rilassassi il mio animo con la cultura, oppure che l’animo potrebbe sopportare una fatica tanto grande se non lo rilassassi con la cultura stessa? → La cultura è indispensabile per tutte le persone che fanno un lavoro intellettuale, tu, Grazio, la cultura non sai neanche che cos’è. Quando ho bisogno di rilassarmi vado da Archia. Io in verità dichiaro di essere dedito a questi studi. Si vergognino pure altri se si sono nascosti a tal punto nelle lettere da non poter portare niente al bene comune nè esporle in vista e in luce (in luce piena); ma perchè io dovrei vergognarmi che da tanti anni, oh giudici, vivo in modo tale che mai dal tempo o dall’interesse di nessuno, o il mio ozio mi abbia trattenuto, o il piacere richiamato, o infine il sonno ritardato? → tempus: significato peculiare, visto come un problema, un brutto momento. (numero) è Caio Lelio e Lucio Furio, uomini moderatissimi e temperantissimi, di questo (numero) l’uomo fortissimo e per quei tempi dottissimo Marco Catone quello Vecchio; e loro certamente se non fossero stati aiutati dalle lettere al fine di conoscere e onorare la virtù, mai si sarebbero dedicati verso questi studi. Poichè se non si mostrasse questo frutto tanto grande e se da questi studi fosse ricercato solo il godimento, tuttavia, come credo, giudichereste questa occupazione umanissima e nobilissima. (la più umana e la più nobile) Infatti le altre non sono (proprie) nè di tutti i tempi, nè di tutte le età, nè di tutti i luoghi; ma questi studi spingono l’adolescenza, rallegrano la vecchiaia, adornano le situazioni favorevoli, offrono alle (cose) avverse rifugio e sollievo, rallegrano in casa, non impediscono fuori (avv), stanno sveglie con noi, viaggiano, stanno in campagna. Verbo rusticor: ha una radice dalla rus, ruris. Non è un falso amico che significa rustico, ma “che sta in campagna”. Gli altri studi sono propri di qualcuno dei tempi, età, luoghi. Lo studio delle lettere è adatto a tutti. 17 Poichè se noi stessi non potessimo nè toccare nè gustare con il nostro senso queste cose, tuttavia dovremmo ammirarle, anche quando le vedessimo in altri. Chi di noi fu di animo tanto duro e rozzo da non essere commosso dalla morte di Roscio? (vero passivo + causa eff; oppure da non commuoversi per la morte di Roscio? → medio passivo + causa) E lui (Roscio), benchè fosse morto da vecchio, tuttavia a causa dell’eccellente arte e grazia, sembrava che non sarebbe dovuto morire del tutto. Dunque egli, con il movimento del corpo, da parte di noi tutti, si era procurato un amore tanto grande; noi trascureremo gli incredibili movimenti degli animi e l’agilità degli ingegni? → Roscio Commodo, compare nell’elenco delle orazioni di C ma è mutila. Attore. → in quest’ultima interrogativa diretta non mette il num. Nelle orazioni a volte la particella non compare perchè è C a dare l’intonazione. 18 Oh giudici, quante volte io ho visto questo Archia! - Infatti farò uso della vostra benevolenza, poichè, in questo nuovo genere di eloquenza, mi seguite con tanta diligenza - Quante volte io l’ho visto, benchè non avesse scritto nessuna lettera, dire un gran numero di ottimi versi sul momento, su quelle stesse cose (argom) che allora si svolgevano! Quante volte (l’ho visto, vidi eum) richiamato dire la stessa medesima cosa, dopo che le parole e le frasi erano state cambiate! Ma le cose che aveva scritto in modo accurato e meditato, quelle ho visto venire approvate tanto da arrivare alla gloria degli scrittori antichi. Non dovrei io amarlo, non (dovrei) ammirarlo, non (dovrei) pensare che lui deve essere difeso in tutti i modi? E così abbiamo imparato da uomini sommi e coltissimi, che gli studi delle altre cose sono formati di precetti e tecnica e dottrina, il poeta è forte per la natura stessa ed è spinto dalle forze della mente, ed è pervaso da un certo spirito quasi divino. E per questo con sua ragione il nostro grande Ennio chiamava i poeti “sacri”, perchè sembrano essere stati affidati a noi (sembra che ci siano stati affidati) quasi come qualche dono e regalo degli dei. → si conclude con una citazione enniana. Non sappiamo da dove venga, forse dagli Annales o da una tragedia. 19 Sia dunque, giudici, uomini coltissimi, sacro per voi questo nome di poeta, che mai nessuna barbarie ha violato. Rocce e deserti rispondono (alla sua) voce, spesso bestie feroci sono placate dal canto e si fermano; e noi, educati dai migliori insegnamenti, non saremo smossi dalla voce dei poeti? I Colofòni affermano che Omero è loro concittadino, i Chii lo rivendicano come proprio, i Salaminii lo reclamano, gli Smirnei poi ribadiscono che è loro e pertanto gli hanno anche dedicato un tempietto nella città, e molti altri ancora disputano tra loro e discutono. E così, questi, anche dopo la morte, reclamano uno straniero perchè era un poeta; e noi invece ripudiamo costui, vivo, che per sua volontà e legge è nostro, soprattutto visto che da tempo Archia ha consacrato ogni suo sforzo e talento al fine di celebrare la gloria e la fama del popolo romano? Infatti da giovane si dedicò alla campagna contro i Cimbri e fu caro allo stesso Gaio Mario, che si mostrava particolarmente ostile a queste occupazioni. → C qua passa dalla sfera storico leggendaria, con Omero, per poi arrivare ad Archia, che cita poco dopo. → sanctus: idea di inviolabilità. Sul piano giuridico, non-condanna del poeta che è inviolabile. → ribadisce spesso la cultura dei giudici, che li accomuna a lui e al suo cliente. → alla fine, nelle due causali 1. Omero venne reclamato perchè poeta 2. Di Archia si sottolinea il tipo di poesia, cioè di carattere civile, che celebra la gloria del popolo romano. 20 Nessuno infatti è tanto nemico delle Muse da non sopportare (tanto che non sopporti) di buon grado che si affidi ai versi l’eterno elogio delle proprie fatiche. Si racconta che quando gli venne chiesto quale canto o la voce di chi ascoltasse più volentieri, il famoso Temistocle, quel grande uomo Ateniese, rispose: “(la voce) di colui dal quale la sua virtù sarebbe celebrata meglio.” E così allo stesso modo il celebre Mario apprezzò particolarmente Lucio Plozio, dal cui talento pensava potessero essere celebrate le imprese che aveva compiuto. → da un exemplum romano, come accadrà in quest’ultima parte dell’argomentatio, passerà poi a uno greco (Temistocle). 21 La guerra Mitridatica, grande, difficile, condotta per terra e per mare con grande varietà di eventi, fu interamente raccontata da costui. E questi libri non danno lustro solo a Lucio Lucullo, uomo grandissimo e fortissimo, ma anche al nome del popolo romano. Infatti il popolo romano, quando era sotto la guida di Lucullo, aprì il Ponto, allora ben difeso dalle ricchezze del re e dalla stessa conformazione naturale; l’esercito del popolo romano, con lo stesso generale, sconfisse con una schiera non grandissima le sterminate truppe degli Armeni; va a onore del popolo romano che la fedelissima città di Cizico, grazie alla strategia di Lucullo, sia stata salvata da ogni assalto del re e strappata dal morso delle fauci dell’intera guerra. Nostra sarà sempre detta e celebrata la straordinaria battaglia navale presso Tenedo - quando vi combatteva Lucio Lucullo - quando, dopo che i generali sono stati uccisi, fu distrutta la flotta dei nemici, nostri sono i trofei, nostri i monumenti, nostri i trionfi. E la fama del popolo romano è celebrata da coloro i cui ingeni esaltano queste imprese. 25 E allora, certo, se Archia non fosse cittadino romano in virtù delle leggi, non avrebbe potuto ottenere che gli venisse concessa la cittadinanza per opera di qualche comandante! Ma certo, Silla, mentre la concedeva a Spagnoli e Galli, avrebbe respinto lui che (se, PC condizionale) ne faceva richiesta! Però nell'assemblea, dopo che un poteastro del popolo porse a lui un libretto, per il fatto che, a suo dire, vi aveva composto un epigramma in suo onore soltanto alternando versi un po’ più lunghi, abbiamo visto lui ordinare subito che gli venisse assegnato un premio fra le cose che allora metteva all’asta, ma a condizione che poi non scrivesse più nulla. (E un uomo così), che stimò la premura di un poetastro degna comunque di un premio, non avrebbe apprezzato il talento, le qualità e l’abbondanza nello scrivere di lui (Archia)? → Intonazione ironica del passo, con credo e cong irreale. 26 Che cosa? Da Quinto Metello Pio, suo grandissimo amico, che diede a molti la cittadinanza, non l’avrebbe ottenuta nè per sè nè per mezzo dei Luculli (per proprio merito o per merito dei Luculli)? Soprattutto perchè costui desiderava a tal punto che si scrivesse delle sue imprese che diede tuttavia le sue orecchie (diede ascolto) anche ai poeti nati a Cordoba, che risuonavano (risuonanti) di un non so che di grossolano ed esotico. Infatti non può essere dissimulato ciò che non può essere messo in ombra, ma bisogna manifestarlo (portarlo davanti a noi); tutti siamo trascinati dal desiderio di lode, e chiunque (è) ottimo, maggiormente è guidato dalla gloria. Proprio quei filosofi famosi che scrivono il proprio nome (mettono il titolo) anche in quelle opere che compongono sul disprezzo della gloria (sulla gloria da disprezzare); e proprio nello stesso (momento, oggetto) nel quale disprezzano l’elogio e la fama, vogliono che si parli di loro ed essere nominati. → C conclude con i 2 exempla in ordine cronologico di Silla prima e Metello poi, una parte del ragionamento: dimostra con l’ironia il fatto che Archia, qualora non avesse avuto la cittadinanza (cosa che ha), l’avrebbe potuta richiedere per meriti poetici ad almeno due generali (Silla e Metello appunto). → C’è una volontà generalizzante, per poi arrivare a trattare proprio di lui come exemplum. 27 In verità Decimo Bruto (patrono di Accio), uomo e comandante grandissimo, adornò gli ingressi dei suoi templi (da lui commissionati) e dei monumenti con carmi di Accio, suo grandissimo amico. E addirittura il famoso Fulvio che, avendo Ennio come compagno, combattè contro gli Etoli, non esitò a consacrare alle Muse il bottino di Marte. Pertanto, in questa città nella quale i generali quasi ancora armati hanno venerato il nome dei poeti e i santuari delle Muse, in questa (città) i giudici in toga non devono essere ostili all’onore delle Muse e alla difesa dei poeti. → Primo exemplum storico: Decimo Bruto Callaico; non sappiamo bene a quali versi di Accio faccia riferimento C: o versi di praetexta (allora avrebbe grande valore di propaganda personale) o saturni. → Secondo exemplum: Marco Fulvio Nobiliore. Vince gli Etoli e conquista l’Ambracia. Ciò è scritto da Ennio negli Annales e in una praetexta (Ambracia). E’ probabile che C avesse ricalcato un verso di Ennio: - triplice allitterazioneMartis manubias Musis - espressione metaforica: consacrare alle Muse il bottino di Marte. Muse: Nobiliore fece costruire a Roma dopo la vittoria un tempio in onore di esse usando anche parte del bottino di guerra, o per sostenere le spese di costruzione o perchè aveva portato a Roma le statue delle 9 Muse. 28 → Ci si avvia alla peroratio. E affinchè facciate ciò più volentieri ora, giudici, mi denuncerò a voi e vi confesserò sul quel mio certo amore per la gloria, forse troppo ardente ma di certo onorevole. Infatti le imprese che io, assieme a voi, ho compiuto durante il mio consolato sia per la salvezza di questa città e dominio, sia per la vita dei cittadini e sia per lo stato tutto, costui le ha esposte in versi, e ha cominciato. E dopo averli ascoltati, poichè mi è sembrata cosa grande e gradita, ho spinto lui a portarla a termine. La virtù infatti non desidera nessun’altra ricompensa per le fatiche e i pericoli se non questa ricompensa di fama e gloria; e certamente, se è tolta questa, oh giudici, che cosa c’è per cui ci affatichiamo in fatiche tanto grandi in questa corsa della vita, tanto breve, e tanto rapida? → Cicerone confessa una propria passione per la gloria e per la cultura, che dev’essere in qualche modo giustificata. 29 Certo, se l’animo non si prefigurasse nulla per l’avvenire e se delimitasse tutti i suoi pensieri in quei confini in cui è circoscritto lo spazio della vita, nè si logorerebbe in fatiche così grandi, nè si angustierebbe con tante preoccupazioni e veglie, nè tanto spesso rischierebbe la propria vita. Ora, invece, in ogni uomo eccellente risiede una certa virtù che di notte e di giorno incita l’animo con lo sprone della gloria e (gli) ricorda che la memoria del nostro nome non va commisurata al tempo della vita, ma va rapportata all’intera posteriorità. 30 O forse noi tutti, che ci spendiamo nello stato e in questi pericoli e fatiche della vita, vorremmo sembrare d’animo così meschino da credere che ogni cosa sia destinata a morire assieme a noi, dopo che avremo spinto all’estremo traguardo lo spirito mai quieto o ozioso? Di proposito molti uomini eccelsi lasciarono ritratti e statue, raffigurazioni non degli animi ma dei corpi; e noi non dobbiamo preferire di gran lunga il fatto di lasciare l’immagine delle nostre scelte e della nostra virtù, modellata e rifinita dagli ingegni più alti? Io, in verità, ogni cosa che facevo, già mentre la facevo, immaginavo di diffonderla e di disseminare per tutto il mondo memoria (ricordo) eterna. E sia che dopo la morte il ricordo venga strappato ai miei sensi, sia che, come hanno ritenuto uomini molto saggi, si conservi in qualche parte del mio animo, per ora mi compiaccio in qualche modo dell’idea e della speranza. → gerarchia arti figurative e letteratura, riflesso di una gerarchizzazione platonica tra anima e corpo - letteratura rappresenta l’anima degli individui - le arti figurative possono rappresentare solo i corpi → expressam da exprimere: verbo tipico del modellare i bassorilievi in terracotta; politam: da polio: levigazione della statua di marmo. → statue e immagini erano associate a famiglie aristocratiche, che conservavano nell’atrio di casa i ritratti dei loro antenati e ne facevano statue che venivano esposte in città. Riferimento dell’uso delle arti figurative come propaganda dell’aristocrazia. C, homo novus non aristocratico, non ha a disposizione statue e immagini, ma ha la letteratura, di cui afferma la superiorità.