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Pro Caelio di Cicerone: analisi e traduzione, Appunti di Lingua Latina

Lettura di Cicerone, Pro Caelio. Revisione della morfologia; sintassi del nome, del verbo e dei casi; elementi generali di sintassi del periodo.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 02/05/2023

giadi-asnix
giadi-asnix 🇮🇹

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Scarica Pro Caelio di Cicerone: analisi e traduzione e più Appunti in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! Pro Caelio [1] Si quis, iudices, forte nunc adsit ignarus legum, iudiciorum, consuetudinis nostrae, miretur profecto, quae sit tanta atrocitas huiusce causae, quod diebus festis ludisque publicis, omnibus forensibus negotiis intermissis unum hoc iudicium exerceatur, nec dubitet, quin tanti facinoris reus arguatur, ut eo neglecto civitas stare non possit; idem cum audiat esse legem, quae de seditiosis consceleratisque civibus, qui armati senatum obsederint, magistratibus vim attulerint, rem publicam oppugnarint, cotidie quaeri iubeat: legem non improbet, crimen quod versetur in iudicio, requirat; cum audiat nullum facinus, nullam audaciam, nullam vim in iudicium vocari, sed adulescentem illustri ingenio, industria, gratia accusari ab eius filio, quem ipse in iudicium et vocet et vocarit, oppugnari autem opibus meretriciis: [Atratini] illius pietatem non reprehendat, muliebrem libidinem comprimendam putet, vos laboriosos existimet, quibus otiosis ne in communi quidem otio liceat esse. ANALISI TESTUALE Elementi che vanno a formare un periodo ipotetico del secondo tipo (ovvero della possibilità): ne abbiamo la certezza per la presenza del congiuntivo, sia nella protasi (preposizione che pone la condizione secondo cui poi avviene l’azione, espressa poi dall’apodosi) che in ambedue le apodosi. • “quis” (riga 1) : pronome indefinito con significato di “qualcuno/qualcosa” di indeterminato e ipotetico, ovvero non solo non definito, ma della cui esistenza si dubita fortemente ( ® dal punto di vista grammaticale può essere usato solo nelle proposizioni ipotetiche oppure che hanno senso negativo) • “quidam”: pronome che indica qualcuno/qualcosa di determinato e reale. Quando usata, il parlante sa esattamente di chi/cosa sta parlando (volontà di lasciare non detto il nome della persona argomento di discorso). Può avere inoltre funzione di aggettivo, spesso con funzione di articolo indeterminativo accostato a un sostantivo Come attributo di un altro attributo per enfatizzare un concetto. ® si possono trovare espressioni che sostituiscono i nostri articoli determinativi, in latino con funzione di attributo • “non possit” (riga 4) "sum” è un verbo anomalo perché presenta orme atematiche: il tema verbale è unito direttamente alle desinenze delle forme personali, senza inserzione della vocale tematica. per esempio: il tema del presente in terza persona è “est” (tema di gradazione apofonico, ovvero che presenta una mutazione di grado della vocale). Si utilizza est se seguito da consonante, mentre es se seguito da vocale (sum, sumus, sunt seguiti da vocale; es, est, estis da consonante) Tema dell’infinito di sum, “esse”: come mai presenta una variazione tra la coniugazione del presente e il tema dell’infinito? Solitamente nei verbi latini presentano una “R” nella desinenza finale caratteristica dei temi dell’infinito (per tutte le coniugazioni). Rotacismo: passaggio di “S” intervocalica a “R” perché la maggior parte dei verbi avevano vocale, quelli di consonante con vocale di pronuncia ® questo non è accaduto al verbo sum, che mantiene infatti “se” (esse) originariamente la desinenza dell’infinito presente attivo è I temi del perfetto e del futuro non presentano irregolarità, mentre un’anomalia si nota nella mancanza del tema del supino e nella formazione del participio (questo si forma infatti non col tema del supino, ma da quello del perfetto). Composti del verbo essere, valore sintattico e costruzioni Questi hanno tutti, e indipendentemente dalla preposizione che a loro si unisce, reggenza di caso dativo. Si presentano solo due eccezioni, quali “absum” che presenza un ablativo (di distanza) a volte accompagnato dalle preposizioni a/ab, e “possum”, verbo servile con formazione molto particolare, con la presenza di variazioni fonetiche. ® possum, posse, potui, posse La radice originaria di possum è determinata dall’unione tra il verbo sum e la radice “pot” (=potere, inteso come dominio oppure possibilità/capacità di fare qualcosa). Un sacco di termini si originano da questo verbo, come “potentia” o “potis, pote” (=capace di fare qualcosa, aggettivo). In casi come questo, con verbi come questo, in latino avviene ciò che è definito fenomeno dell’assimilazione: la consonante assimilata diventa “s” (assimilazione regressiva; “potsum” ”possum”). ® suppletivismo verbale: il verbo desume una forma non propria di un verbo differente e la ingloba nella propria coniugazione: il verbo possum prende la forma del perfetto “potui” dal verbo “poteo”. Quando si instaura una relazione molto stretta tra qualcuno o qualcosa, quasi genetica, viene usato il genitivo, che sfiora quasi la funzione di appartenenza (in alcuni casi, quando la funzione di relazione non è stretta, si usa il dativo). Troviamo una categoria di aggettivi e di loro opposti, quali di partecipazione (non partecipazione), possesso (mancanza), dominio (sottomissione), abbondanza (scarsità), conoscenza (ignoranza), esperienza (mancata esperienza), memoria (dimenticanza), ricordo (oblio), desiderio (avversione), colpevolezza (innocenza), somiglianza (dissimiglianza): con quest’ultimo in particolare, per esempio “figlio simile al padre” è “filius similis patris” o “il mio consolato è simile al tuo” “Consulatus meus similis est tuo”, non “tui”. • “dubito” e in generale le espressioni verbali che assumono lo stesso significato hanno 3 Dubito + infinito assume il significato di “esitare” Dubito + congiuntivo: in un’interrogativa indiretta significa proprio avere un dubbio. Se accompagnato da una negazione esprime invece la sicurezza, mancanza totale del dubbio (per esempio se accompagnato da “non dubito quin” è tradotto “non ho dubbi che..”) • “Idem” (idem, eadem, idem) in relazione con “ipse” (ipse, ipsa, ipsum): pronomi determinativi che, a differenza dei dimostrativi, indicano senza dare una precisa collocazione spazio-temporale. ® “ipse” sia come pronome che, come aggettivo, ha funzione enfatica, di enfatizzazione (esempio italiano: “il comandante stesso”). La stessa traduzione non posso applicarla a idem, che indica invece identità (diventa quindi “lo stesso comandante”) Costruzioni di idem: • Idemque: valore di tipo aggiuntivo e intensivo Quisquam per persona, quicquam per cosa con singificato di qualcuno, alcuno, qualcosa Si trova solo in proposizioni negative con significato di nessuno/nulla perché il latino preferisce posizionare l’aspetto negativo della fase sulla congiunzione piuttosto che sul pronome o sugli avverbi (es. mai si troverà et numquam, ma nec umquam; et neminem, nec quemquam, et nihil, nec quicquam) Poliptoto verbale con descensurum fuisse/ descendisset: abbassarsi- decadimento morale per la particella “de” (originario del moto da luogo, indica un movimento dall’alto verso il basso) Es. despicio: guardare, ma dall’alto in basso, quindi con significato di disprezzare, vituperare) Utrum vellet : uter, utra utrum è un pronome interrogativo diverso da quis quid (quale tra molti), mentre questo quale tra due Tutte le parole che hanno “ter” come suffisso indicano una contrapposizione tra due (es. alter, uno tra due) Presenza del verbo volo (vellet) Tema del presente: vol, vel, viene da una radice verbale che presenta alternanza vocalica, ovvero un mutamento della vocale del tema e conseguentemente della radice. Vel si trova se la L radicale è palatale, ovvero se seguita o da vocale i o da consonante L (es. congiuntivo presente velim). La L è velare se seguita da una vocale/consonante che non siano i o L Suppletivismo verbale per cui la II persona dell’indicativo presente è stata dedotta da una radice differente “vi” , come in vitus= mal volentieri, idea del “volere” contenuta proprio in vi Volo, vis, volui, velle Composti di volo: Nolo, non vis, nolui, nolle ® forme perifrastiche per distacco della negazione Malo, mavis, malui, malle Spei= genitivo singolare partitivo Atratino ignosco: caso dativo, dativo di termina: persona che diventa termine della relazione, destinatario della relazione (di perdono, d’ira, etc) Polisindeto: vel pietatis vel necessitatis vel aetatis Omoioteleuto: figura retorica che prevede identica desinenza in parole contigue (consecutive Iussus est: il soggetto è Atratino (come per voluit e speravit) Costruzione dei verbi La persona a cui viene ordinato di fare qualcosa è il soggetto dell’espressione L’azione che viene compiuta è coniugata all’infinito Ignoscendum / resistendum est Coniugazione perifrastica passiva che esprime una condizione di dovere, necessità, opportunità, bisogno Gerundivo concordato in genere, numero e caso con il soggetto grammaticale del verbo+ forme del verbo sum anch’esse concordate col soggetto Tutti i verbi transitivi, che siano attivi o deponenti (gerundio con forma e diatesi attiva, gerundivo con forma e diatesi passiva) Ignosco e resisto sono entrambi verbi intransitivi perché reggono il dativo e non hanno quindi un oggetto diretto: non possono avere una costruzione personale passiva Costruzione impersonale. L’oggetto (indiretto) di ignosco, quindi la persona che deve essere perdonata è “ceteris” (tutti gli altri) Il soggetto può essere solo dativo, mentre il complemento d’agente può essere sia dativo d’agente che a/ab + ablativo Testo: [3] Ac mihi quidem videtur, iudices, hic introitus defensionis adulescentiae M. Caeli maxime convenire, ut ad ea, quae accusatores deformandi huius causa, detrahendae spoliandaeque dignitatis gratia dixerunt, primum respondeam. Obiectus est pater varie, quod aut parum splendidus ipse (fuisse sottinteso) aut parum pie tractatus a filio diceretur. De dignitate M. Caelius notis ac maioribus natu et sine mea oratione et tacitus facile ipse respondet; quibus autem propter senectutem, quod iam diu minus in foro nobiscumque versatur, non aeque est cognitus, ii sic habeant, quaecumque in equite Romano dignitas esse possit, quae certe potest esse maxima, eam semper in M. Caelio habitam esse summam hodieque haberi non solum a suis, sed etiam ab omnibus, quibus potuerit aliqua de causa esse notus. Traduzione: E davvero, giudici, mi sembra che questo avvio di difesa sia soprattutto conveniente alla giovane età di marco celio e cioè il fatto che per prima cosa risponde a quelle accuse che gli accusatori pronunciarono per deformare il carattere di costui e per sottrargli o depredargli il suo prestigio. In vario modo gli fu rinfacciato suo padre per il fatto che si diceva che o lui stesso era stato poco generoso o perché si diceva che fosse stato trattato dal figlio in modo poco rispettoso. In merito al prestigio marco celio in persona (ipse) risponde e senza un mio discorso e senza una sua parola (tacitus), a coloro a cui è noto e che sono più anziani. Invece coloro ai quali a causa della sua vecchiaia (propter senectutem) per il fatto che già da lungo tempo frequenta meno il foro e la nostra compagnia non è ben noto sappiano questo, che qualunque prestigio ci possa essere in un cavaliere romano e che può certamente essere grandissimo, quello stesso prestigio (eam) in marco celio è sempre stato ritenuto sommo e lo è anche oggi non solo dai suoi ma anche da tutti coloro che hanno potuto conoscerlo per un qualche motivo (coloro a cui è risultato conosciuto). Analisi: Costrutto di videor: costruzione personale che vede la cosa o la persona che sembra al nominativo (hic introitus), il verbo videor è concordato con il soggetto, la persona a cui sembra va in dativo, ciò he la persona sembra fare/la cosa sembra essere va all’infinito Videor si presenta nella sua forma e diatesi passiva, ma nella maggior parte dei casi la sua diatesi non è passiva, ma è un verbo medio deponente (forma passiva, diatesi attiva) Verbi copulativi perché prevedono un soggetto in nominativo e un altro elemento in nominativo (predicativo del soggetto) Aggettivi neutri, valore deliberativo, se ha in dipendenza verbi si per sé impersonali Gerundivo “deformandi” legato a un pronome, il secondo gerundivo “detrahendae spoliandaeque” legato a un sostantivo “huius dignitatis”, entrambi dipendenti a loro volta da una forma particolare “causa” in un caso, “grazia” nell’altro Modalità di espressione di. Una proposizione finale implicita Gerundio è un nome verbale, nella cui categoria troviamo sostantivi verbali a cui il gerundio appartiene: il gerundio è una forma verbale a sé stante (si può tradurre con il gerundio italiano solo nel caso dello strumentale perché le due forme assumono la stessa funzione: l’ablativo ha valore strumentale e in italiano assume valore di proposizione implicita strumentale Se invece avessimo avuto “inimicus2 Inimicus avremmo avutoù Inimici dicuntur delere pontem Dictum est inimicos delere pontem Marcus Caelius ipse: iperbato (dal greco “spostare più lontano”), ovvero una figura retorica che prevede la separazione di due elementi a fini retorici, quindi per rafforzare l’espressione Quibus (dopo il punto e virgola) che non configura la presenza di un nesso relativo, perché dopo est cognitus c’è “ii sic habeant”, ovvero l’antecedente del pronome relativo: è quindi una prolessi del relativo Sic che è da legare alla proposizione infinitiva successiva (sic prolettico della proposizione epesegetica, in questo caso infinitiva, successiva) Habeant: congiuntivo indipendente, perché di solito ha un uso nelle dipendenti, ma ci sono particolarità d’uso nelle proposizioni reggenti dell’intero periodo; ii sic habet proposizione principale del periodo: questo in particolare è un congiuntivo esortativo: si tratta di una modalità di espressione di un invito, esortazione a fare o non fare qualcosa espressa solitamente attraverso il congiuntivo presente accompagnato nell’espressione dell’esortazione negativa da ne “habeant, ne habeant”. Di solito si trova alla prima persona plurale e alla terza persona singolare o plurale (manca la prima singolare perché uno non si esorta a fare qualcosa, mentre on c’è alla seconda singolare o plurale perché il latino ha già un’espressione che esprime esortazione, un invito, un comando, ovvero l’imperativo (si trova, anche se molto raro, per distinguere un ordine forte da uno più blando) Nel caso di un’esortazione forte al negativo, la modalità di espressione di un divieto è l’imperativo ®l’imperativo negativo non si forma apponendo una negazione al modo verbale, ma si utilizzano dele forme particolari, una è proprio questa trovata nel testo: ne + congiuntivo perfetto. • Noli/nolite (imperativo del verbo nolo) + infinito: non voler compiere l’azione, ovvero non compiere l’azione • Alcuni imperativi di altri verbi, come fac o efficient o cave (cave canem, attento al cane), ut o ne + congiuntivo: fai in modo di fare/non fare, bada a fare/non fare • Cave Congiuntivo senza ut: attenzione a non fare questa cosa ® espressione composite da tradurre con l’imperativo negativo: infinito Habita esse, haberi in poliptoto verbale: infinitiva epesegetica, soggetto eam in accusativ perchù infinitiva Summam perchè habeo in significato di ritenere, come verbo estimativo Appellativi, elettivi, estimativi, effettivi a cui si aggiungono i verbi copula attivi. All’attivo prevedono la costruzione del doppio nominativo: esclusi i copulativi (intransitivi), possono avere anche il doppio accusativo Doppio nominativo: Soggetto+ predicativo del soggetto Doppio accusativo: oggetto + predicativo dell’oggetto Accusativo eam è il soggetto dell’infinitiva Visto che in latino ha un uso anche di soggetto, motivo per cui fare molta attenzione alla funzione dell’accusativo in questione Testo: Traduzione: Che poi l’esser figlio di un cavaliere romano diventi un motivo d’accusa da parte degli accusatori non è stato opportuno né per voi che siete qui a giudicare né per me che lo devo difendere. Infatti ciò che avete detto in merito alla devozione filiale, è da parte nostra una sorta di apprezzamento Ma certamente è un giudizio da parte del padre; che cosa pensiamo noi (in riferimento a tutti i discorsi di difesa) lo sentirete dai giurati, che cosa pensano i genitori lo dichiarano le lacrime della madre, il suo straziante dolore, l’aspetto miserabile del padre e questa tristezza incombente che voi vedete e il lutto. Analisi: Plurale di maestà: nobis a riga 2: noi che indica però sé stesso Nobis 2 inteso proprio come “noi” perché fa riferimento a tutti i discorsi di difesa, di cui cicerone tiene l’arringa finale Grammatica relativamente semplice Il verbo portante del promo periodo è oportuit. Il suo soggetto è tutta l’espressione fino ab accusatoribus, proposizione infinitiva (infinitiva soggettiva). Il verbo dell’infinitiva è poni, il suo soggetto non è l’accusativo (come si penserebbe), ma è un altro infinito, cioè esse 8equiti romani esse filium): l’esser figlio di un cavaliere romano 2che2 a inizio traduzione Is iudicantibus et defendentibus nobis sono legai dall’anafora del neque e anche da altre due figure retoriche • Omoioteleuto di iudicantis e defendentibus • Chiasmo: due pronomi agli estremi, i due participi ai medi Quid nos opinemur / Quid parentes sentiam: interrogative indirette Parentes false friend. Significa genitori, proprio come in inglese Testo: Traduzione: Infatti, quanto a ciò di cui è stato accusato e cioè che il giovane non è stato apprezzato dai suoi concittadini, mai a nessuno presenti che si trovava presente i Pretuziani resero maggiori onori che a Marco Celio pur essendo lui assente. costui, pur assente, elessero nel loro ordine più elevato (ordine dei decurioni) e a lui che pure non le chiedeva conferirono cariche che negarono a molti che pure le chiedevano (valutazione di stima di marco celio); e ugualmente inviarono ora uomini sceltissimi e del nostro ordine e fra i cavalieri romani con un mandato di rappresentanza (che parlassero per tutta la città) e con un discorso di elogio estremamente autorevole ed eloquente. Mi sembra di aver gettato le fondamenta della mia difesa, che sono saldissime, visto che si appoggiano sul giudizio dei suoi; infatti, la giovane età di costui non potrebbe essere sufficientemente raccomandata a voi se dispiacesse non solo a suo padre che è un tale uomo ,ma anche a un municipio tanto illustre e tanto serio. Analisi: ® conferma della serietà di celio anche in quanto alle attribuzioni delle cariche passate e attualmente all’invio dell’allegato in merito alla sua valutazione da parte dei pretoriani (originario del Piceno, dove avevano sede anche i pretoriani Amplissimus ordo: magistratura dei pretuziani Praesenti/absenti: participi presenti da praesum e absum, composti di sum; formati in modo estemporaneo perché il verbo sum non ha un participio presente (lo avrà nel latino post-classico per uso filosofico). Utilizzati solo comme aggettivi con valore predicativo attributivo Quem nesso relativo che si riferisce alla principale Poliptoto verbale petenti/petentibus: verbum rogandi che presenta un solo accusativo (di ciò che si chiede La persona a cui si chiede vuole a o ab + ablativo (peto, chiedere per ottenere contrapposto a quaero, chiedo per sapere: quaro vuole l’accusativo della cosa e la persona e o ex + ablativo (fuori da, perché prendo un informazione da dentro una persona, sfumatura di uscita): dipende dal senso intrinseco dei due verbi I verba rogandi hanno tutti una costruzione simile: due accusativi Videor mihi iescisse fundamenta defensionis meae: videor passivo di videor, verbo copulativo, costruzione personale (videor legato a ego, prima persona; non valore copulativo perché c’è l’infinito iecisse) La persona che sembra e quella cui sembra coincidono: videor mihi essendo il verbo impersonale privo di soggetto, non si può usare un pronome riflessivo (proprio per la mancanza del soggetto Non si può usare “se” in accusativo, ma eum, eam, eos, eas, ma se l’espressione del verbo impersonale si trova in una proposizione infinitiva, che dipende da un verbo il cui soggetto è identico a quello dell’infinitiva, allora si usa “se” per tutti i numeri e i generi. Il verbo può costruirsi in particolari forme impersonali, come nella perifrastica passiva (per esempio l’agente del pentimento va in dativo Penitendum est: bisogna pentirsi Se l’oggetto del pentimento è espresso attraverso un sostantivo, si trova allora in caso genitivo. Se il pronome è un neutro, si trovano solitamente i casi diretti. Il verbo si trova sempre alla terza singolare, creando un problema relativo: non possono avere l’imperativo, si usa al suo posto per il congiuntivo esortativo. Esempio: Cicerone nella Pro Archia: Ceteros pudeat. Tutti gli altri si vergognino di questo Verbi servili Esempio: “me incipit penitere” : verbo impersonale in dipendenza di un verbo servile regolare: nel momento in cui però si lega a un vero impersonale (che la nasconde all’infinito), assume su di sé l’impersonalità (non si ha infatti “incipio me penitere”) Volo me peniteat: anche volo è servile, ma è uno dei verba voluntatis (verbi di volontà del soggetto, difficilmente sperzonalizzato): si trova in dipendenza da volo, ma con la persona in accusativo e il verbo impersonale in dipendenza va al congiuntivo senza ut. Ad hominum famam: dativo di fine o genitivo + causa/grazia Commendatione ac iudicio. Ablativo strumentale Alla fine della terza riga c’è id: prolessi delle due relative precedenti a id Accusatio/maledictio: la prima in particolare è proposta attraverso una variatio Ille, oltre ad avere valore della collocazione spazio-temporale, ha anche valore enfatico, positivo Petulantius/ facetius: comparativi assoluti dell’avverbio: non necessitano del secondo termine di paragone perché indicano una qualità che si possiede in quantità maggiore rispetto a una media, in eccesso Maledictio autem nihil habet: non ha nessun proposito se non Convicium e urbanitas: costrutto del doppio nominativo. Testo: [7] Quam quidem partem accusationis admiratus sum et moleste tuli potissimum esse Atratino datam. Neque enim decebat neque aetas illa postulabat neque, id quod animadvertere poteratis, pudor patiebatur optimi adulescentis in tali illum oratione versari. Vellem aliquis ex vobis robustioribus hunc male dicendi locum suscepisset; aliquanto liberius et fortius et magis more nostro refutaremus istam male dicendi licentiam. Tecum, Atratine, agam lenius, quod et pudor tuus moderatur orationi meae et meum erga te parentemque tuum beneficium tueri debeo. Traduzione: Mi sono davvero meravigliato e ho mal sopportato che questa porzione dell’accusa sia stata affidata in modo particolare ad Atratino. Infatti, né si addiceva, né la sua età richiedeva, né, cosa che avreste potuto capire tollerava il pudore dell’ottimo giovane, che egli si impelagasse in un tale discorso. Vorrei che qualcuno tra voi che siete più agguerriti (rispetto a lui) si fosse preso questo incarico di questa maldicenza. Quanto più liberamente e con quanto più vigore e in modo più adatto al mio costume avrei confutato questa licenza di questa maldicenza che vi siete arrogati. Con te Atratino agirò con più riguardo, poiché sia il tuo pudore smorza il mio discorso, sia io debbo conservare il bene che ho compiuto nei tuoi confronti e in quelli di tuo padre. Analisi: Moderor verbo deponente che regge il dativo dell’oggetto indiretto Quam quidem partem: quam è pronome relativo di partem (parte intesa come parte che un attore recita) Vellem aliquis suscepisset: completiva volitiva senza ut; congiuntivo indipendente, ovvero desiderativo (o ottativo): indica un rimpianto (attivo nel passato, si riferisce a un desiderio su cui ormai non si può più intervenire o un desiderio (attivo nel presente). È generalmente accompagnato da utinam o utinam ne. Si trovano tutti e quattro i tempi: se si vuole esprimere un desiderio realizzabile si usa il presente, perfetto per un desiderio realizzabile nel passato; irrealizzabile nel presente congiuntivo imperfetto, irrealizzabile nel passato è un congiuntivo piuccheperfetto. Ho due sole possibilità di tempi per i verbi di voluntas: velim e vellem (presente o congiuntivo. Frase o come infinitiva oppure come completiva senza ut. “Vellem” ci indica il desiderio irrealizzabile, “suscepisset” il fatto che sia irrealizzabile nel passato. Malim taceat Malim tacuerit Malem taceret Malem tacuisset Malim te tacere Malim te tacuisse Mallem te tacere Mallem te tacuisse Refutaremus: congiuntivo indipendente irreali: come se fosse un’apodosi di un periodo ipotetico del terzo tipo (irrealtà): vorrei che qualcun altro avesse pronunciato questa parte ( e non atratino) ® se qualcun altro avesse pronunciato questa parte, avrei fatto un altro discorso Decebat: il soggetto è “in tali illum oratione versari” Esempio: me decebant hec verba : a me si addicevano queste parole. Nominativo se c’è un sostantivo o un pronome Decet, dedecet; iuvat, non iuvat; verbi che indicano l’idea dello sfuggire/nascondere: fallit, fugit, praeterit, talet Verbi relativamente impersonali: possono essere usati alla terza singolare, ma non in via esclusiva: si possono trovare anche alla terza plurale. Testo: [9] Verum ad istam omnem orationem brevis est defensio. Nam quoad aetas M. Caeli dare potuit isti suspicioni locum, fuit primum ipsius pudore, deinde etiam patris diligentia disciplinaque munita. Qui ut huic virilem togam deditšnihil dicam hoc loco de me; tantum sit, quantum vos existimatis; hoc dicam, hunc a patre continuo ad me esse deductum; nemo hunc M. Caelium in illo aetatis flore vidit nisi aut cum patre aut mecum aut in M. Crassi castissima domo, cum artibus honestissimis erudiretur. Traduzione: Ma quanto a tutti questo discorso la mia difesa è breve. Infatti, per quanto la giovane età di Marco Celio poté dar luogo a codesto sospetto, fu protetta innanzitutto dal ritegno di lui stesso e poi anche dalla cura e dalla disciplina del padre. E nel momento in cui egli diede a costui da indossare la toga virile, non dirò nulla in questo frangente riguardo a me; sia così come voi pensate, ma dirò questo, che costui fu affidato immediatamente dal padre a me. Nessuno vide qui presente Marco Celio nel fiore della sua età se non o in compagnia del padre o insieme a me o nella integerrima casa di marco crasso, mentre veniva erudito negli studi più liberali. Analisi: Apprendistato del giovane svolto con esempi integerrimi dal punto di vista morale: Cicerone stesso come padre educativo che introduce Marco Celio all’attività forense. Due proposizioni temporali introdotte dalle congiunzioni quoad (non molto usato): per tutto il temo che; ut, congiunzione per la temporale che, in questo caso, viene collocato all’inizio del periodo (a differenza di quando c’è il congiuntivo, per cui è consecutivo, finale). primum ipsius pudore, deinde etiam patris diligentia disciplinaque: fuit munita: in sostituzione di est munita con il perfetto di sum tantum sit in correlazione con quantum vos existimatis. “sit” congiuntivo indipendente perché all’inizio del periodo: congiuntivo indipendente concessivo, che può essere accompagnato anche da avverbi sane e licet (anch’essi con significato di “pure”, come tantum); ® ammissione che qualcosa possa avvenire nel presente o che sia potuto avvenire nel passato (in quel caso con congiuntivo perfetto) aut in M. Crassi castissima domo domus: sostantivo della quarta declinazione, definito come eteroclito: appartiene a una declinazione, ma presentano alcune forme di un’altra declinazione; in questo caso domus, domus presenta forme della seconda declinazione ® nell’orazione domo è ablativo della seconda (nella quarta sarebbe domu) domus si trova all’interno di una determinazione di luogo: di fronte a uno stato in luogo, il termine vuole locativo domi, moto a luogo accusativo semplice, moto da luogo ablativo. Se isolato all’interno del testo, si comporta come nome di città o piccola isola. Nel caso invece in cui accompagnato da un aggettivo o genitivo si comporta in modi particolari: ® aggettivo possessivo: es. domus mea, segue le particolarità e si affianca l’aggettivo ® aggettivo non possessivo: ritorna a essere un sostantivo regolare; es. pulcra domus (in pulcram domum, e/ex pulcra domu) ® genitivo: si possono trovare entrambe le soluzioni Erudio: al passivo, come in questo caso, sostituisce un verbo che non presenta passivo: doceo (sintassi del caso accusativo) col significato di “insegnare”, non informare (in quel caso presenta l’accusativo della persona che si informa e “de” + ablativo dell’informazione fornita) ® col significato di insegnare necessita di una costruzione con due accusativi (con funzioni differenti): originariamente accusativi separati con funzione di oggetto, poi accostati in un’unica costruzione in cui la persona rimane oggetto dell’erudizione, mentre la cosa va in accusativo, ma non è più l’oggetto: l’accusativo diventa di relazione (istruisco qualcuno in merito a qualcosa) ® il verbo non può però essere coniugato al passivo; c’è la forma doctus, ma rimane (anche poi nell’italiano con “dotto”) come sostantivo. Non potendo usare doceo, si utilizza il verbo “imparare”: “disco”. ® discere aliquid ab aliquo: imparare qualcosa da qualcuno (ab aliquo è ablativo accompagnato da a/ab che esprime funzione di allontanamento) In questo caso si trova il passivo di erudio (erudior); altri sinonimi di doceo usati nella loro forma passiva sono inguor (inguo: imbevo; metaforicamente “essere imbevuti” di insegnamenti con significato di averli appresi) e instituor (anche questo dal lessico agricolo dal verbo “star dritto”, riferito alle piante; stessa logica: insegnamenti). Testo: [10] Nam quod Catilinae familiaritas obiecta Caelio est, longe ab ista suspicione abhorrere debet. Hoc enim adulescente scitis consulatum mecum petisse Catilinam. Ad quem si accessit aut si a me discessit umquam (quamquam multi boni adulescentes illi homini nequam atque improbo studuerunt), tum existimetur Caelius Catilinae nimium familiaris fuisse. At enim postea scimus et vidimus esse hunc in illius amicis. Quis negat? Sed ego illud tempus aetatis, quod ipsum sua sponte infirmum aliorum libidine infestum est, id hoc loco defendo. Fuit adsiduus mecum praetore me; non noverat Catilinam; Africam tum praetor ille obtinebat. Secutus est tum annus, causam de pecuniis repetundis Catilina dixit. Mecum erat hic; illi ne advocatus quidem venit umquam. Deinceps fuit annus, quo ego consulatum petivi; petebat Catilina mecum. Numquam ad illum accessit, a me numquam recessit. Traduzione: E quanto al fatto che sia stata imputata a celio un’intimità con Catilina deve essere totalmente alieno da codesto sospetto (iste valore dispregiativo). Infatti, sapete che Catilina concorse al consolato insieme a me quando costui era ancora un ragazzo. E se mai si allontanò da costui o se mai si discostò da me sebbene molti giovani onesti si appassionarono a quell’uomo malvagio e disonesto, allora si pensi pure che celio sia stato eccessivamente intimo con Catilina. Al contrario poi, abbiamo saputo e abbiamo visto che costui era nel novero dei suoi amici. Chi lo nega? Ma io in questo momento respingo il fatto che lo sia stato in quel preciso periodo della sua età (in giovinezza), un’età che per sé stessa spontaneamente debole, è esposta al pericolo delle seduzioni altrui. Quando io fui pretore, fu costantemente insieme a me; e non conosceva Catilina; allora egli otteneva (la pretura) in africa. Poi passò un anno e Catilina subì un processo per concussione. e costui si trovava insieme a me; mai intervenne nemmeno a sostegno suo. E poi venne l’anno in cui io concorsi al consolato; e Catilina concorreva insieme a me. Mai si avvicinò a lui, mai si allontanò da me. Analisi: Cicerone ricostruisce il tirocinio di celio per far capire come questo sia sempre stato vicino a lui e non ebbe modo di relazionarsi con Catilina: non avrebbe potuto essere suo intimo amico. Scandisce quindi gli eventi politici: dalla campagna elettorale della seconda metà del 64 (per la conquista del consolato del 63)(episodio raccontato anche alla fine del paragrafo: struttura circolare), fino alla congiura di Catilina: all’interno del paragrafo va a ritroso( ricorda un episodio del 66 della pretura ciceroniana e lo stanziamento di Catilina in Africa per poi spostarsi all’anno 65, momento del processo di Catilina). ® ricostruzione storica per mostrare quando lungo fosse il tirocinium fori, necessario per controllare la moralità dei giovani: celio costantemente controllato nella sua moralità, non può essere quindi il giovane dipinto dagli accusatori Consulatum petere: peto può avere anche funzione di verbo di movimento, solitamente accompagnato a ostilità: accompagnato dall’accusativo semplice (preposizione come aiuto alla definizione della funzione, in questo caso già presenta nell’accusativo, quindi la preposizione è superflua). Utilizzato in unione a tre elementi: petere magistratum (aspirare al consolato: ostilità Testo: [11] Tot igitur annos versatus in foro sine suspicione, sine infamia studuit Catilinae iterum petenti. Quem ergo ad finem putas custodiendam illam aetatem fuisse? Nobis quidem olim annus erat unus ad cohibendum brachium toga constitutus, et ut exercitatione ludoque campestri tunicati uteremur, eademque erat, si statim mereri stipendia coeperamus, castrensis ratio ac militaris. Qua in aetate nisi qui se ipse sua gravitate et castimonia et cum disciplina domestica, tum etiam naturali quodam bono defenderet, quoquo modo a suis custoditus esset, tamen infamiam veram effugere non poterat. Sed qui prima illa initia aetatis integra atque inviolata praestitisset, de eius fama ac pudicitia, cum is iam se corroboravisset ac vir inter viros esset, nemo loquebatur. Traduzione: Quindi dopo aver svolto per tanti anni il praticantato nel foro (tirocinium fori) senza alcun sospetto a senza alcuno scandalo, cominciò a parteggiare per Catilina, che era di nuovo candidato al consolato Fino a quando allora si pensa che quella sua giovinezza dovesse essere vigilata? E un tempo per noi era stato stabilito un unico anno per tenere coperto il braccio con la toga e per praticare gli esercizi e le manovre nel campo marzio vestiti di tunica e vigeva la stessa regola castrense e militares se avevamo immediatamente cominciato quella carriera (militare). E a questa età, se qualcuno di per sé stesso non si fosse difeso grazie alla propria serietà e riservatezza e disciplina domestica e anche grazie a una certa naturale tendenza al bene, in qualsiasi modo fosse stato sorvegliato dai suoi; tuttavia, non avrebbe potuto sfuggire una giustificata brutta reputazione. Ma della reputazione e della dignità di colui che avesse conservato integri e immacolati quei primi anni giovanili, una volta che egli si fosse fatto ormai maturo e fosse uomo tra gli uomini, nessuno avrebbe sparlato. Analisi: Durante il suo tirocinium fori, mai celio si era allontanato da cicerone, rimanendo nella sua sfera di influenza e non entrando in contatto con le idee di Catilina Controllo serrato e prolungato su celio che aveva assicurato la sua moralità; anche se avesse fatto qualcosa, l’avrebbe fatto da uomo maturo. ® 63: Catilina vede console Cicerone: la sua mancata elezione spingerà Catilina a cercare ottenere Studeo + dativo: parteggiare per qualcuno Peto come verbo di direzione ostile: utilizzato per l’ambizione (ambitio) al consolato Quem: si lega a ad finem come aggettivo interrogativo ® espressione, inoltre, da integrare all’infinitiva perifrastica passiva impersonale. Unus aggettivo pronominale (desume la desinenza dalla declinazione dei pronomi: genitivo e dativo singolare identica per tutti i generi cohibendum brachium: congiuntivo toga: ablativo con funzione strumentale collegato all’espressione precedente ® esercizi fisici che servivano al lavoro dell’oratore (per poter sostenere i discorsi), visti come una necessità per il portamento e la minima gestualità richiesta agli oratori. ® studio della actio, ovvero del agestualità (successivamente all’orazione e al modo di parlare) Laudatio temporis actis: lode dei tempi passati Nobis: funzione del dativo di interesse, in cui sono coinvolte almeno tre funzioni principali, quali: • Dativus commodi et incommodi: dativo di vantaggio o svantaggio (verso chi svolge l’azione) (vantaggio esprimibile anche come pro + ablativo) • Costrutto del doppio dativo: Fine o effetto • Dativus iudicantis (del punto di vista): esprime la persona per la quale è valida una particolare azione (es. per coloro che entrano nel porto, la città è sulla destra). Si trova solitamente al participio. • Dativo etico: presente anche in italiano, si presenta, in espressioni colloquiali, nel momento in cui si tiene a una persona e di conseguenza anche al suo interesse (es. mii bene si tibi - stammi bene) Tunicati: nominativo plurale maschile dell’aggettivo, che corrisponde a sua volta a “toga” Eademque erat: cum (riga 5): sono ablativi strumentali, quindi semplici, non accompagnati da preposizioni; il cum è legato a tum (sia.. sia..; questo e quello) quoquo modo (riga 6): aggettivo indefinito relativo, introduce appunto una relativa con un congiuntivo perché impropria con sfumatura concessiva (ne siamo sicuri per la presenza di “tamen”, “tuttavia”) non poterat: verbo della reggente da cui dipendono da relativa impropria concessiva e la condizionale nisi/defenderet ® “falso condizionale”: indicativo con sfumatura che indica un’azione che doveva e/o poteva compiersi, ma che poi non si è verificata: indica un’opportunità, un dovere, una necessità (indicativo presente, che esprime ciò che in ita esprimerebbe il condizionale presente, oppure imperfetto, perfetto, piuccheperfetto per esprimere quel che esprimerebbe il condizionale passato (verba voluntatis e tutte le espressioni in cui sum è accompagnato da un aggettivo neutro, es. bonus est Verbi che indicano credere, ritenere, pensare, che però si usano solo in frasi negative e si una l’indicativo per il condizionale passato Nemo loquebatur: può essere definito falso condizionale anche se non rientra nelle categorie principali vir inter viros: poliptoto nominale Testo: [12] At studuit Catilinae, cum iam aliquot annos esset in foro, Caelius; et multi hoc idem ex omni ordine atque ex omni aetate fecerunt. Habuit enim ille, sicuti meminisse vos arbitror, permulta maximarum non expressa signa, sed adumbrata linea menta virtutum. Utebatur hominibus improbis multis; et quidem optimis se viris deditum esse simulabat. Erant apud illum illecebrae libidinum multae; erant etiam industriae quidam stimuli ac laboris. Flagrabant vitia libidinis apud illum; vigebant etiam studia rei militaris. Neque ego umquam fuisse tale monstrum in terris ullum puto, tam ex contrarus diversisque et inter se pugnantibus naturae studiis cupiditatibusque conflatum. Traduzione: Ma quando già da un po’ di anni praticava nel foro, si appassionò a Catilina Celio, e molti di ogni ordine e di ogni età si comportarono in questo stesso modo. Egli, infatti, ebbe così come ritengo voi ricordiate moltissimi non segnali evidenti, ma indizi solo accennati di straordinarie virtù. Si serviva di molti uomini disonesti e fingeva certamente di dedicarsi agli uomini migliori. Molte lusinghe dei piaceri lo assediavano, ma lo spronavano anche gli stimoli dell’attività e del lavoro. Ardevano in lui gli istinti del piacere, ma era viva anche la passione per la vita militare. E io non credo sia mai esistito sulla terra nessun essere così straordinario, tanto composito di tendenze naturali e passioni contrarie e diverse e tra loro contrastanti. Analisi: ® scelta grammaticale quasi analogica: studeo + dativo per sottolineare questo presunto legame con Catilina ® aliquot: cicerone ammette una certa accondiscendenza da parte di celio verso alcune idee di Catilina, ma immediata consapevolezza che molti si siano fatti ingannare dai suoi discorsi, bravo ad accalappiare giovani e meno ex + ablativo (riga 2/3): complemento partitivo; genitivo o inter + accusativo o in + ablativo permulta: uno dei modi per esprimere il superlativo assoluto: non usando un aggettivo con un suffisso (solitamente -issim), ma con un prefisso: pre-multus maximarum virtutum: iperbato maggiore; come se queste doti avessero incatenato la ragione di tanti uomini, cascati nei discorsi sovversivi che Catilina faceva, proprio perché era una personalità affascinante ® ritratto paradossale. Procede per accostamento di caratteri opposti e contraddittori tra loro pugno: uso metaforico (come in Sallustio): tendenze che si combattevano vicendevolmente utor: con oggetto indiretto in ablativo (servirsi di qualcuno in senso negativo; eventualmente servirsi di qualcuno come guida se in ablativo) Testo: [14] Hac ille tam varia multiplicique natura cum omnes omnibus ex terris homines improbos audacesque collegerat, tum etiam multos fortes viros et bonos specie quadam virtutis assimulatae tenebat. Neque umquam ex illo delendi huius imperii tam consceleratus impetus exstitisset, nisi tot vitiorum tanta immanitas quibusdam facultatis et patientiae radicibus niteretur. Quare ista condicio, iudices, respuatur, nec Catilinae familiaritatis crimen haereat; est enim commune cum multis et cum quibusdam etiam bonis. Me ipsum, me, inquam, quondam paene ille decepit, cum et civis mihi bonus et optimi cuiusque cupidus et firmus amicus ac fidelis videretur; cuius ego facinora oculis prius quam opinione, manibus ante quam su spicione deprehendi. Cuius in magnis catervis amicorum si fuit etiam Caelius, magis est ut ipse moleste ferat errasse se, sicuti non numquam in eodem homine me quoque erroris mei paenitet, quam ut istius amicitiae crimen reformidet. Traduzione: Egli in virtù di questa tanto varia e multiforme natura aveva riunito (intorno a sé) da ogni dove tutti gli uomini disonesti e disperati ma teneva anche molti uomini coraggiosi e onesti con una sorta di apparente dissimulata virtù. Né mai sarebbe scoppiato da quello un tanto scellerato furore/smania di distruggere questo stato, se una tanto grande massa non si appoggiasse su delle fondamenta di elasticità (possibilità di scelta) e di capacità di sopportazione. Qual è per questo motivo giudici si respinga codesta idea che non ci si fissi sull’accusa di intimità con Catilina. E infatti essa (l’accusa) è comune a molti e anche ad alcune persone oneste. Io stesso un tempo fin quasi tratto in inganno da lui quando mi sembrava e un buon cittadino e uno desideroso di ogni miglior partito e un amico sincero e fedele; io ebbi davanti agli occhi i crimini di costui prima di averne un’idea e li ebbi sottomano prima di doverne avere un sospetto. E se nel gran mucchio degli amici di costui cito anche celio, ha più importanza che egli stesso mal sopporti di aver sbagliato così come costantemente anche io mi pento del mio errore con lo stesso uomo del fatto che egli tema l’accusa di intimità con costui. Analisi: Elemento correlativo da legare al tum Cicerone gioca su parallelismi e contrapposizioni: omnes homines (accusativo)/omnibus ex terris (ablativo come moto da luogo) ® chiasmo che permette di avvicinare il poliptoto omnes-omnibus I due strumentali si trovano agli estremi, mentre i due accusativi (persone avvicinatesi a Catilina) si trovano ai medi Extitisset / nisi niteretur: periodo ipotetico del terzo tipo dove nella protasi si trova il congiuntivo imperfetto (nisi niteretur), mentre nella apodosi il congiuntivo piuccheperfetto. Delendi: gerundivo collegato al genitivo imperii Tot indica il numero Dalla riga 4 Congiuntivi indipendenti di tipo esortativo: sfumatura di iste con tono dispregiativo, tipico di cicerone, che si accompagna a tutti gli altri pronomi e aggettivi dimostrativi. ® dimostrativi: tutti quei pronomi o aggettivi che indicano una connotazione spazio-temporale: non si limita quindi a dare un’indicazione di presenza di un elemento/ persona, ma lo colloca anche in un preciso spazio e tempo con il parlante e l’uditore (spazio non solo fisico e concreto, ma anche metaforico, come quello in un testo scritto Nel ritratto di Sallustio hic e ille indicando chi è più vicino e lontano nel ritratto fisico ® fenomeno di equipollenza (equivalenza) spazio-temporale: in latino molti termini che possono avere significato spaziale hanno anche, e di conseguenza, un significato temporale (collocati contemporaneamente nelle due dimensioni). Spazius/tempus; spazium temporis (lo spazio di un momento). Anche tutti gli avverbi derivati dai pronomi possono avere entrambe le valenze: ubi significa quando ma anche dove (nel momento in cui, nel luogo in cui) Hic: qualcuno o qualcosa che è vicino a chi parla nello spazio e nel tempo Iste: qualcuno che è vicino a chi ascolta, ille: lontano sia da chi parla che da chi ascolta ® quando usati al genere neutro (hoc, istud, illud) possono avere funzione prolettica, ovvero anticipano un elemento successivo nella frase (epesegetico) o nel periodo possono fungere da prolettici di un’intera frase (anch’essa epesegetica) Se anche Celio si fosse avvicinato a Catilina, sarebbe stato in buona compagnia in senso metaforico perché Catilina si era circondato da persone per bene. Per avvalorare l’idea si azzarda a dire che lui stesso era stato affascinato da Catilina Ego: pronome personale al nominativo no è molto ricorrente, ma quando c’è, è per dare enfasi al pronome stesso Costruzione interna al cum narrativo di videor come verbo copulativo: non c’è un infinito dipendente, ma c’è il doppio nominativo (il primo è sottinteso). Cuius (ripetuto anche nel periodo successivo, nessi relativi Prius quam – ante quam: cicerone agisce per variatio (?) In magis est: modo di dire legato a uno dei valori che sum può avere, il valore si stima (magis avverbio di stima legato a sum). Magis comparativo da legare al quam successivo ® struttura comparativa che solitamente presenta primo e secondo termine di paragone: in questo caso sono le due completivo (ut ipse moleste ferat, completiva soggettiva come primo termine di paragone; ut istius amicitiae crimen reformidet, completiva soggettiva secondo termine di paragone) La persona che prova pentimento in accusativo e ciò di cui ci si pente in genitivo. Testo: [15] Itaque a maledictis pudicitiaea ad coniurationis invidiam oratio est vestra delapsa. Posuistis enim, atque id tamen titubanter et strictim, coniurationis hunc propter amicitiam Catilinae participem fuisse; in quo non modo crimen non haerebat, sed vix diserti adulescentis cohaerebat oratio. Qui enim tantus furor in Caelio, quod tantum aut in moribus naturaque volnus aut in re atque fortuna? ubi denique est in ista suspicione Caeli nomen auditum? Nimium multa de re minime dubia loquor; hoc tamen dico: Non modo si socius coniurationis, sed nisi inimicissimus istius sceleris fuisset, numquam coniurationis accusatione adulescentiam suam potissimum commendare voluisset. Traduzione: E così dalle malignità relative al pudore (di celio) il vostro discorso è scivolato via verso l’ingiusta accusa di aver partecipato alla congiura. Infatti, avete ammesso e tuttavia l’avete fatto con qualche titubanza e di sfuggita che costui fu partecipe della congiura in virtù dell’amicizia con Catilina; su questo punto non solo l’accusa non aveva fondamento (non si attaccava) ma a stento il discorso del giovane oratore si reggeva in piedi. E infatti quale tanto grande smania ci fu in Celio, quale tanto grande sventura nei suoi costumi, nel suo carattere, nella sua situazione e nella sua posizione, e infine dove fu udito il nome di celio in codesto sospetto. Ma parlo troppo di una questione su cui non c’è affatto dubbio, ma vi dico questo. Non soltanto se fosse stato complice della congiura, ma anche se non fosse stato completamente avverso a codesto crimine, mai avrebbe potuto dare moltissimo credito/ un grandissimo prestigio alla propria giovinezza con l’accusa di partecipazione a una congiura. Analisi: A maledictis: ablativo del punto di partenza Invidiam: inteso come quando si calunnia ingiustamente (in questo caso di aver fatto parte della congiura), non certo come invidia per l’accusa Pono (riga 1): mettere avanti, ammettere Cohaerebat sinonimo di erebat attraverso cum che diventa co- Complemento di causa: • causa esterne (o oggettiva): propter/ob + accusativo; causa indipendente dal soggetto • causa interna al soggetto (soggettiva: l’ablativo semplice • causa finale: genitivo + causa/gratia (anche per il complemento di fine) • causa impediente: a differenza delle altre, questo impedisce di fare qualcosa ultima parte periodo ipotetico dell’irrealtà e l’apodosi è epesegetica dell’hoc (dico questo, e cioè che..): riferimento all’accusa di congiura che Celio portò a processo nl 59 contro Caio Antonio ? Testo: [17] Nam quod aes alienum obiectum est, sumptus reprehensi, tabulae flagitatae, videte, quam pauca respondeam. Tabulas, qui in patris potestate est, nullas conficit. Versuram numquam omnino fecit ullam. Sumptus unius generis obiectus est, habitationis; triginta milibus dixistis eum habitare. Nunc demum intellego P. Clodi insulam esse venalem, cuius hic in aediculis habitat decem, ut opinor, milibus. Vos autem dum illi placere voltis, ad tempus eius mendacium vestrum accommodavistis. Traduzione: Infatti, quanto all’accusa di aver contratto dei debiti, quanto alla critica di aver sperperato, quanto alla richiesta dei registri, guardate/osservate quanto brevemente io rispondo. Non possiede nessun tipo di registro chi è ancora sottoposto all’autorità paterna. Non ha mai assolutamente contratto nessun debito. Gli è stato imputato uno sperpero di un solo tipo, quello relativo della sua abitazione; avete detto che lui abita in una casa del valore di trentamila sesterzi. Ora immagino che il palazzo intero di Publio Clodio sia in vendita, palazzo nel quale costui abita in un appartamentino da diecimila sesterzi, come ricordo. Ma voi, avendo in mente di fargli una cosa gradita (a Clodio), avete inventato la vostra menzogna per il momento buono che vi sia congegnale. Analisi: ® Velocita e brevità di risposta di Cicerone perché le accuse sono ininfluenti. ® accusa data dal fatto che hanno un legame con Clodio e menzogna che possa essere utilizzata a beneficio di Clodio e a discapito di Celio. Quam respondeam: proposizione interrogativa indiretta Habitationis legato alla volontà di Celio di avere per sé una casa di rappresentanza per mettersi in bella vista (colle Palatino) Voltis è vultis Aes alienum è un sostantivo composto: • composizione di sostantivo affiancato da un attributo (come in questo caso): declinati sia sostantivo che aggettivo (es. res publica) • • due sostantivi di cui uno solo si declina e l’altro rimane fisso, solitamente al genitivo (es. terrae motus, senatus consultum) Testo: [18] Reprehendistis, a patre quod semigrarit. Quod quidem iam in hac aetate minime reprehendendum est. Qui cum et ex publica causa iam esset mihi quidem molestam, sibi tamen gloriosam victoriam consecutus et per aetatem magistratus petere posset, non modo permittente patre, sed etiam suadente ab eo semigravit et, cum domus patris a foro longe abesset, quo facilius et nostras domus obire et ipse a suis coli posset, conduxit in Palatio non magno domum. Quo loco possum dicere id, quod vir clarissimus, M. Crassus, cum de adventu regis Ptolemaei quereretur, paulo ante dixit: Utinam ne in nemore Pelio – Ac longius quidem mihi contexere hoc carmen liceret: Nam numquam era errans hanc molestiam nobis exhiberet Medea animo aegra, amore saevo saucia. Sic enim, iudices, reperietis, quod, cum ad id loci venero, ostendam, hanc Palatinam Medeam migrationemque hanc adulescenti causam sive malorum omnium sive potius sermonum fuisse. Traduzione: Avete rimproverato il fatto che lui si sia separato dal padre, ma ormai a questa età questo non deve essere affatto un motivo di rimprovero. Costui, avendo ormai conseguito in un pubblico processo una vittoria certamente molesta per me e tuttavia per lui fonte di gloria e potendo aspirare vista l’età ad una carica pubblica (magistratura) si separò da lui non solo con il permesso del padre, ma anche su sua esortazione. Poiché la casa paterna era lontana dal foro, affinché più facilmente lui potesse frequentare casa nostra e anche essere visitato dai suoi, acquistò non a caro prezzo una casa sul Palatino, e a questo punto posso dire ciò che un uomo illustrissimo, Marco Crasso, quando si lamentava della venuta del re Tolomeo, poco fa ha detto: ah, se mai nella selva del Pelio potrebbe essere concesso a me di completare questa citazione: mai, infatti, la padrona errante ci procurerebbe questo fastidio Medea distrutta/afflitta nell’animo e ferita da un amore crudele. E così infatti giudici, quando sarò giunto a quel punto vedrete ciò che vi mostrerò, cioè che questa Medea palatina e questo spostamento sono stati per il giovane causa di tutti i suoi mali, o meglio delle dicerie che lo riguardavano Analisi: C. aveva introdotto un argomento riguardo la scelta della posizione abitativa di Celio (Palatino) che era sicuramente d’aiuto per far sì che Celio potesse integrarsi più facilmente nella vita altolocata di Roma ® frammenti intervallati da una parte in versi: Cicerone fa una citazione derivata da una tragedia enniana, “Medea exul” (esule), di cui si conosce molto poco dei versi, ma la completezza della trama. ® Giasone, inviato dallo zio con la speranza che morisse, si reca in Colchide per strappare al re della regione il vello d’oro; Medea lo aiuta a superare le prove per arrivare al vello, uccidendo perfino il fratello minore Absirto, smembrandone le carni e seminandole per mare, e successivamente la famiglia della futura sposa di Giasone. • “utinam ne in nemore Pelio”: verso pronunciato dalla nutrice (spesso presente nelle tragedie, spalla dell’eroina, che le permette tramite un monologo di esprimere le sfaccettature del suo animo): congiuntivo desiderativo negativo (attraverso la costruzione della nave Argo si viene a creare una distanza tra l’uomo e la natura che porta a conseguenze nefaste. ® Viene citato come verso pronunciato da Crasso nel momento in cui lamentava l’arrivo del re Tolomeo a Roma (anche qui intesa come ferita originaria che causa una serie di mali a Celio). ® completa la citazione inserendo altri due frammenti: “era errans” (allitterazione tipica della letteratura arcaica; espressione riferita alla donna in fuga, “Medea exul”): caratteristiche funzionali per il discorso di cicerone: Medea ferita da un amore crudele, disperata e pronta a tutto, esattamente come cicerone vorrebbe dipingere Clodia: ferita a causa della fine dell’amore con Celio e disposta anche a creare false accuse per punire celio per vendetta e gelosia ® “hanc Palatinam Medeam”: cicerone non cita Clodia col suo nome, ma con la sua caratteristica; in questa riga l’espressione “questa Medea del Palatino”. Riga 1: “A patre quod semigrari”: proposizione dichiarativa introdotta da quod “Quod” come nesso relativo (coordinante, non subordinante) “reprehendendum est”: perifrastica passiva in funzione personale “Qui”: nesso relativo riferito a celio “Esset da legare con consecutus (consecutus esse)”: forte iperbato perché verbo deponente che contiene al suo interno l’oggetto (victoriam) con i due attributi (molestam, victoriam)immediatamente preceduti a creare un parallelismo dai due dativi mihi (incommodi) e sibi (incommodi) “Permittente”: ablativo assoluto “Abesset”: composto di sum reggono il dativo tranne absum che regge l’ablativo spesso accompagnato da a/ab “quo facilius et nostras domus obire et ipse a suis coli posset”: finale introdotta da preposizione inusuale quo perché al suo interno presenta un avverbio al grado comparativo o più raramente superlativo (non ut/ne, ma quo/quo non) “non magno”: litote che serve per negare un concetto per affermare il contrario in modo molto più forte. Magno è ablativo di stima: in latino la stima ha funzione in dipendenza da verbi che ne esprimono una di tipo morale (genitivo, emerge la funzione di appartenenza) e una di tipo • Periodo ipotetico del primo tipo: Indicativo futuro anteriore • Soleo (come anche audeo, gaudeo, confido, infido, etc): verbi semi deponenti, difettivi del tema del supino, che presentano nei tempi derivati dal tema del presente hanno forma e diatesi attiva, nei tempi derivati dal perfetto hanno forma passiva e diatesi attiva ® participio perfetto: non esprime valore temporale di anteriorità, ma di contemporaneità: (solitus: essendo solito/che è solito). Questo non solo per i verbi semi deponenti, ma anche deponenti (es. arbitratus: ritenendo, non avendo ritenuto; anche ratus, veritus, usus) ® soleo e audeo sono verbi servili, mentre fido e i suoi composti reggono il dativo (indicano una relazione) • “qui vobis gratificari vellet”: relativa con il congiuntivo con sfumatura consecutiva (senatore tale da voler fare un favore) • Unum e solum: aggettivi pronominali perché pur comportandosi come un aggettivo della prima classe, al genitivo e dativo singolare hanno un’unica forma diversa (ius); utilizzati entrambi per rafforzare il concetto. Testo: [20] Nec tamen illud genus alterum nocturnorum testium pertimesco. Est enim dictum ab illis fore, qui dicerent uxores suas a cena redeuntes attrectatas esse a Caelio. Graves erunt homines, qui hoc iurati dicere audebunt, cum sit iis confitendum numquam se ne congressu quidem et constituto coepisse de tantis iniuriis experiri. Sed totum genus oppugnationis huius, iudices, et iam prospicitis animis et, cum inferetur, propulsare debebitis. Non enim ab isdem accusatur M. Caelius, a quibus oppugnatur; palam in eum tela iaciuntur, clam subministrantur. Traduzione: E non temo nemmeno quell’altro genere di testimoni notturni. È stato detto infatti da quelli che si sarebbero presentati a dire che le loro mogli mentre tornavano da una cena erano state molestate da Celio. Saranno uomini ben seri quelli che oseranno dichiarare sotto giuramento ciò, dal momento che essi devono confessare di non aver mai concepito l’idea di far valere i propri diritti (cominciato a far valere i propri diritti) in relazione a tanto grandi offese, nemmeno in un incontro privato. Ma giudici, e già prevedete in cuoi vostro, e quando sarà sferrato dovrete respingere l’intero impianto di questa accusa. Infatti, Celio non viene accusato da quelle stesse persone dalle quali è attaccato; apertamente si scagliano frecce contro di lui, ma di nascosto vengono messe a disposizione/passate sottobanco. Analisi: riga 1: testimonianze ipotizzate come portate dall’accusa che cicerone scredita ultima frase: c’è qualcuno che non si presenta a dire la verità, ma come falsi testimoni; presenza di un’antitesi (apertamente/nascostamente) • Est enim dictum: passato remoto, in realtà non necessario nella costruzione • attrectatas esse: a indicare l’essere molestatore; da trao, tirare (l’intensivo tracto con significato di strattonare o trascinare; ad tracto da cui si ricava attrecto) • iurati (riga 2): participio perfetto di un verbo transitivo attivo; sotto giuramento sta quindi per “avendo giurato” (diatesi attiva) Testo: [21] Neque id ego dico, ut invidiosum sit in eos, quibus gloriosum etiam hoc esse debet. Funguntur officio, defendunt suos, faciunt, quod viri fortissimi solent; laesi dolent, irati efferuntur, pugnant lacessiti. Sed vestrae sapientiae tamen est, iudices, non, si causa iusta est viris fortibus oppugnandi M. Caelium, ideo vobis quoque vos causam putare esse iustam alieno dolori potius quam vestrae fidei consulendi. Nam quae sit multitudo in foro, quae genera, quae studia, quae varietas hominum, videtis. Ex hac copia quam multos esse arbitramini, qui hominibus potentibus, gratiosis, disertis, cum aliquid eos velle arbitrentur, ultro se offerre soleant, operam navare, testimonium polliceri ? Traduzione: E io non dico questo affinché sia motivo d’odio nei confronti di coloro per i quali deve essere anche fonte di gloria. Svolgono il loro compito, difendono i loro amici, fanno ciò che sono soliti fare gli uomini più forti, cioè se offesi se ne dolgono, se adirati si sollevano, se provocati combattono. Tuttavia, è compito della vostra saggezza, giudici, che voi comprendiate non se questi uomini forti abbiano un giusto motivo per accusare Marco Celio, ma se anche voi per questa ragione abbiate un giusto motivo per affidarvi al rancore altrui piuttosto che alla vostra coscienza. Infatti, vedete che folla ci sia nel foro, di che genere, con che obiettivi, che varietà. Di questa moltitudine quanti pensate che esista che siano soliti offrirsi spontaneamente dare il proprio contributo, promettere la propria testimonianza a uomini potenti, influenti, eloquenti nel momento in cui pensano che essi lo vogliano. Analisi: invidiosum e gloriosum: aggettivi usati in funzione predicativa (il primo dipende da sit, il secondo da debet esse) al genere neutro: riferiti a ciò che è motivo di invidia/gloria, non a qualcuno di invidioso o glorioso fungor: deponente quod: pronome relativo con antecedente sottinteso espressione formata da tre membri legati dall’asindeto (mancanza della congiunzione e presenza di sola punteggiatura) ® riproposizione di uno stesso costrutto, ovvero participio in funzione predicativa che affiancano i verbi Secondo periodo con costruzioni particolari: • all’inizio evidenza della reggente: in questa, vestrae sapientiae è genitivo in posizione predicativa, da associare al verbo sum; in questa posizione assume funzione di pertinenza, da collegare alla macrofunzione dell’appartenenza: indica la persona a cui spetta un compito particolare (es. consulis est: è dovere del console). Il genitivo di pertinenza non è associato in questa costruzione al pronome personale, ma si utilizza l’aggettivo possessivo in funzione predicativa. Testo: [23] Itaque illam partem causae facile patior graviter et ornate a M. Crasso peroratam de seditionibus Nea politanis, de Alexandrinorum pulsatione Puteolana, de bonis Pallae. Vellem dictum esset ab eodem etiam de Dione. De quo ipso tamen quid est quod exspectetis? quod is, qui fecit, aut non timet aut etiam fatetur; est enim rex; qui autem dictus est adiutor fuisse et conscius, P. Asicius, iudicio est liberatus. Quod igitur est eius modi crimen, ut, qui commisit, non neget, qui negavit, absolutus sit, id hic pertimescat, qui non modo a facti, verum etiam a conscientiae suspicione afuit? Et, si Asicio causa plus profuit quam nocuit invidia, huic oberit tuum maledictum, qui istius facti non modo suspicione, sed ne infamia quidem est aspersus? Traduzione: E così sopporto facilmente (mi fa comodo) che quella parte della causa relativa alla rivolta di Napoli, … , alle ricchezze di Palla sia stata discussa con serietà/efficacia e con eleganza da Crasso. Vorrei che si fosse parlato da voi anche in relazione a ciò che è avvenuto a Dione. E proprio su questo poi che cosa vi aspettate? Colui che lo ha commesso o non teme questo (fatto) o addirittura lo confessa; infatti, è un re; invece (iis sottinteso) colui che si è detto è stato aiutante e complice, cioè Publio Asicio è stato assolto a processo. Dunque, quale accusa è tale che colui che ha commesso (il reato) non lo nega, colui che ha negato di averlo commesso è stato assolto, e invece lo teme costui (riferito a celio) che non solo è stato estraneo al sospetto di aver compiuto il reato, ma anche dalla consapevolezza? E se ad Asicio il processo ha giovato più di quanto gli abbia nociuto l’odio, la tua calunnia danneggerà forse costui che non solo non è stato sfiorato dal sospetto di aver compiuto questo reato, ma nemmeno da una maldicenza? Analisi: con i verba voluntatis si usa il congiuntivo desiderativo che intende indicare un desiderio realizzabile; in questo caso vellem è irrealizzabile. Posso essere seguiti da Infinito semplice ( Proposizione infinitiva Completiva al congiuntivo senza la congiunzione ut Dictus est: costruzione personale del verbo dicendi, anche se il tempo è composto ® Cicerone spaccia per dicerie e maldicenze le accuse nei confronti di Celio Absum, prosum e obsum (con dativo), Testo: [24] At praevaricatione est Asicius liberatus. Perfacile est isti loco respondere, mihi praesertim, a quo illa causa defensa est. Sed Caelius optimam causam Asici esse arbitratur; cuicuimodi autem sit, a sua putat eius esse seiunctam. Neque solum Caelius, sed etiam adulescentes humanissimi et doctissimi, rectissimis studiis atque optimis artibus praediti, Titus Gaiusque Coponii, qui ex omnibus maxime Dionis mortem doluerunt, qui cum doctrinae studio atque humanitatis tum etiam hospitio Dionis tenebantur. Habitabat apud Titum, ut audistis, Dio, erat ei cognitus Alexandriae. Quid aut hic aut summo splendore praeditus frater eius de M. Caelio existimet ex ipsis, si producti erunt, audietis. Traduzione: Ma Asicio è stato assolto per collusione tra le parti (non perché fosse davvero innocente). È facile rispondere soprattutto a me, perché ho difeso quella causa. Ma Celio ritiene che il processo di Asicio sia ottima; e comunque, di qualunque genere sia, ritiene che la causa di lui sia totalmente separata a causa sua dal suo processo. E non solo Celio, ma anche due giovani estremamente colti e davvero per bene, dediti agli studi migliori e alla migliore educazione, è cioè tito e gaio Coponio, i quali più di tutti si addolorarono per la morte di Dione, i quali erano legati (a lui) non solo dalla passione per le discipline letterarie, ma anche per un vincolo di ospitalità con Dione. Dione come avete sentito abitava presso Tito ed era entrato in contatto con lui in Alessandria. Che cosa o costui o il fratello di lui (gaio) per il suo sommo splendore pensino di Marco Celio lo ascolterete dalle loro stesse parole nel caso in cui fossero chiamati a testimoniare. Analisi Riga 1: in retorica, tecnica dell’occupatio: attraverso questa, l’avvocato formula una possibile obiezione della controparte prima che la esprima lui stesso, in modo da evitare di tornare sulla stessa conversazione Accostamento di due giovani accostati a un altro, avvia un meccanismo Qui-qui: genitivo Perfetta differenza d’uso su suo, sua, suum o eius, eorum, earum: quando si indica il possesso riferito a un soggetto grammaticale o logico della frase, il latino prevede l’uso esclusivo si suus, sua, suum; quando si indica che il possesso è riferito a un altro elemento grammaticale, si indica attraverso il genitivo di is, ea, id (eius, eorum, earum) Pare inverosimile che ds un legame letterario e culturale di questo tipo celio avesse eciso di partecipare all’uccisione di dione Ex omnibus: partitivo richiamato dall’avverbio maxime (relativo) Doleo: verba affectuum; indicano una affezione, un sentimento, e si trovano nella sintassi del caso accusativo; si potrebbe trovare un ablativo per indicare una funzione più strumentale, oopure de + ablativo (complemento di argomento) Endiati: doctrine atque humanitatis ® cicerone è il primo a utilizzare il termine humanitas (anche se il concetto era già stato espresso in un modo grammaticale differente da Terenzio: pur avendo fondato nella cultura latina il concetto di humanitas, preso dalla cultura greca, in particolare da Menandro, non aveva mai utilizzato il sostantivo astratto, ma il termine “humanus”, ciò che appartiene all’uomo ® da qui poi la concezione tardo-antica medievale, poi cristianizzata ® alexandriae: funzione di stato in luogo, che nella sua genericità viene espresso con • In+ ablativo: stato in luogo all’interno • A, apud + accusativo, stato in luogo di vicinanza o prossimità • Nomi di città o piccola isola di prima o seconda declinazione plurale e della terza declinazione con ablativo semplice • nomi di città o piccola isola di prima o seconda declinazione presentano caso locativo ® originariamente (presso i grammatici antichi) si era notata una differenza delle desinenze rispetto alla funzione dello stato in luogo: potevano essere avverbi cristallizzati oppure antichi genitivi o dativi; non si era in grado di cosiderare la distanza storica tra la lingua latina e quelle neo-romanze Quando è andata modificandosi, non c’erano riflessioni d’uso nella grammatica: esiste una distanza storica tra il mondo dell’umanesimo e la cultura classica (il medioevo non aveva questa realizzazione della profondità storica): con gli umanisti si inizia a riflettere sulla questione grammaticale. ® grammatico umanista Sanctius afferma che è verosimilmente genitivo per cui si è verificata un’ellissi: Romae era originariamente in ubre roma; in aedibus domi (nelle stanze della casa, quindi in casa) diventa domi. Questa idea viene successivamente fissata come dato di fatto da poir valliar (?), 1660 ® la grammatica storica ha sempre dovuto maneggiare reperti archeologiche, quindi forme cristallizzate e non della lingua viva, d’uso. Nel 1826, Rosen scopre una nuova lingua, il sanscrito: qui il locativo non è rappresentato da alcune forme casuali, ma un elemento grammaticale proprio. Dall’osservazione del sanscrito si desume l’esistenza di una lingua precedente a tutte quante: un protoindoeuropeo. La grammatica storica sa quindi che nell’indoeuropeo esistono 8 casi (+strumentale e locativo), ridottisi poi nelle lingue figlie (in latino a 6, in greco a 5). Lo strumentale e il locativo sono confluite all’interno dell’ablativo, che ha infatti tre macro-funzioni: ablativa, locativa, strumentale-sociativa ® in latino vige l’equipollenza spazio-temporale: tempore domi bellique I temi in -oe hanno, da i breve in unione alla vocale tematica, la i lunga Romae non è quindi un genitivo: nel locativo c’è la -i che diventa -e, mentre a è la vocale tematica (si crea uno iato) Costrutto tipico dei verbi di percezione: mentre in italiano si usa l’infinito, in latino il participio ® una natura nominale e una verbale: presenta caratteristiche tipiche dei nomi (declinato ed eventualmente concordato con elementi nella frase), ma ne presenta anche alcune tipiche del verbo (presente (diatesi attiva) contemporaneità, perfetto (diatesi passiva) anteriorità, futuro posteriorità (diatesi attiva)) ® valori e funzioni attribuibili al participio ® valore nominale: • participio sostantivato (caso particolare perché non concorda in genere, numero, caso, ma è completamente autonomo; si traduce come sostantivo: es. sapiens=il saggio) • attributivo (traduzione con l’aggettivo corrispondente in italiano; l’attributiva per eccellenza è la relativa) ® valore verbale: • congiunto: (non concordato in genere, numero, caso: la differenza si trova nel valore di appartenenza: presenta valore nominale per indicare una circostanza dell’azione), • assoluto: costrutto dell’ablativo assoluto, così definito perché questa funzione non è propria solo del latino, ma anche del greco, si traduce come il sostantivo. • Predicativo: come si trovano gli aggettivi in funzione predicativa, si trova anche il participio (potrebbe essere in accusativo in dipendenza dai verbi di percezione) Testo: [28] Equidem multos et vidi in hac civitate et audivi, non modo qui primoribus labris gustassent genus hoc vitae et extremis, ut dicitur, digitis attigissent, sed qui totam adulescentiam voluptatibus dedissent, emersisse aliquando et se ad frugem bonam, ut dicitur, recepisse gravesque homines atque illustres fuisse. Datur enim concessu omnium huic aliqui ludus aetati, et ipsa natura profundit adulescentiae cupiditates. Quae si ita erumpunt, ut nullius vitam labefactent, nullius domum evertant, faciles et tolerabiles haberi solent. Traduzione: In verità io ho visto e ho sentito dire che molti in questa città che non solo avevano gustato a fior di labbra e avevano toccato con la punta delle dita questo tipo di vita, ma che avevano dedicato l’intera gioventù ai piaceri, ad un tratto ne sono usciti e come si dice, si sono rimessi in riga,e sono stati uomini seri e illustri. Infatti, per concessione di tutti, si permette a quest’età qualche sbaglio e la natura stessa produce in abbondanza tentazioni per la gioventù. E se queste (tentazioni) si generano in modo tale da non danneggiare la vita di nessuno e da non sconvolgere la casa di nessuno, sono solite essere ritenute fattibili e tollerabili. “multos” è soggetto di tre infinitive alla fine del periodo Aggettivi spazio-temporali che raramente hanno funzione attributiva, ma hanno solitamente funzione predicativa -bil: indica la possibilità o convenienza nel fare qualcsa Testo: [29] Sed tu mihi videbare ex communi infamia iuventutis aliquam invidiam Caelio velle conflare; itaque omne illud silentium, quod est orationi tributum tuae, fuit ob eam causam, quod uno reo proposito de multorum vitiis cogitabamus. Facile est accusare luxuriem. Dies iam me deficiat, si, quae dici in eam sententiam possunt, coner expromere; de corruptelis, de adulteriis, de protervitate, de sumptibus immensa oratio est. Ut tibi reum neminem, sed vitia ista proponas, res tamen ipsa et copiose et graviter accusari potest. Sed vestrae sapientiae, iudices, est non abduci ab reo nec, quos aculeos habeat severitas gravitasque vestra, cum eos accusator erexerit in rem, in vitia, in mores, in tempora, emittere in hominem et in reum, cum is non suo crimine, sed multorum vitio sit in quoddam odium iniustum vocatus. Traduzione: ma tu mi sembrava volessi concentrare su celio l’odio derivato dal comune discredito nei confronti dei giovani; perciò, tutto quel silenzio che è stato attribuito alla tua reazione è dipeso da questa ragione, e cioè dal fatto che noi pensavamo ai vizi di molti anche se era stato proposto un solo colpevole. Se tentassi di tirar fuori ciò che si può dire sull’argomento, non mi basterebbe il tempo (letteralmente: mi mancherebbe già il giorno); sulla corruzione, sull’adulterio, sulla sregolatezza, sullo sperpero, il discorso sarebbe lunghissimo. Se vi proponessi come imputato non una persona, ma questi vizi, tuttavia la materia/l’argomento stesso potrebbe dare origine ad un’accusa grave e abbondante. Ma giudici spetta alla vostra saggezza (genitivo di pertinenza) non essere distolti dall’imputato e non scagliare gli strali che possiede la vostra severa austerità contro l’uomo e contro l’imputato anche se l’accusatore li ha indirizzati contro il fatto, i vizi, i costumi, i tempi, (in latino anafora di “in”, quindi ripetizione di “contro” dopo ogni virgola) come se egli sia stato chiamato a rispondere di un odio immotivato non per un suo proprio crimine, ma per i vizi di molti. Ob eam causam: causa esterna perché Cicerone spiega che la motivazione del silenzio è motivata da altro; questa prevede ob/propter + accusativo Soggetto al nominativo, dativo della persona a cui sembra, video concordato con il soggetto “tu” Quod cogitabamus: dichiarativa epesegetica Ut a inizio di periodo con funzione temporale (se accompagnato da indicativo): in questo caso ha però funzione concessiva (ut proponas preposizione concessiva) Deficiat: deficio si trova solitamente all’inizio della sintassi del caso accusativo. Presenta una serie di costruzioni che creano problemi nella traduzione: • Deficio come verbo intransitivo e assoluto, quindi usato da solo (es. luna deficit = la luna si eclissa): tradotto come “mancare” • Deficio al passivo: ab/ad, tradotto come “passare da una parte all’altra”, quindi indica il tradimento Aculeos: antecedente tratto dalla relativa Habeat: congiuntivo obliquo nella relativa perché esprime la dimensione soggettiva del pensiero, l’opinione espressa ® “disciudium”: taglio con lacerazione, separare di netto; come Catullo docet, è la separazione degli amanti, nient’affatto indolore Testo: [32] Sed intellegis pro tua praestanti prudentia, Cn. Domiti, cum hac sola rem esse nobis. Quae si se aurum Caelio commodasse non dicit, si venenum ab hoc sibi paratum esse non arguit, petulanter facimus, si matrem familias secus, quam matronarum sanctitas postulat, nominamus. Sin ista muliere remota nec crimen ullum nec opes ad oppugnandum Caelium illis relinquuntur, quid est aliud quod nos patroni facere debeamus, nisi ut eos, qui insectantur, repellamus? Quod quidem facerem vehementius, nisi intercederent mihi inimicitiae cum istius mulieris viro-- fratre volui dicere; semper hic erro. Nunc agam modice nec longius progrediar quam me mea fides et causa ipsa coget. Neque enim muliebres umquam inimicitias mihi gerendas putavi, praesertim cum ea quam omnes semper amicam omnium potius quam cuiusquam inimicam putaverunt. Traduzione: Ma in virtù della tua acuta saggezza, Gneo Domizio (giudice capo del tribunale), capisci che il processo per noi ha a che fare con lei solamente. Se costei non dice di aver prestato l’oro a Celio e se no lo accusa di aver preparato il veleno per lei, parliamo con sfacciataggine se facciamo il nome di una madre di famiglia diversamente da come richiede la rispettabilità di una matrona. Se al contrario messa da parte questa donna a loro non rimane alcun capo d’accusa e non rimangono risorse per attaccare Celio, che altro rimane che noi avvocati difensori dobbiamo fare se non respingere quelli che attaccano. E io farei ciò con maggior veemenza se non mi si opponesse l’inimicizia con il marito di questa donna—volevo dire il fratello; sbaglio sempre a questo punto. Parlerò ora con moderazione e non andrò oltre a quanto la mia lealtà e la causa stessa mi imporranno. Infatti, non ho mai pensato di dovermi creare delle inimicizie femminili, e soprattutto con colei che tutti hanno sempre considerato l’amica di tutti piuttosto che la nemica di nessuno. Analisi: “que” nesso relativo “mater familias” è un sintagma che affonda le radici nel lessico arcaico (familias genitivo arcaico della prima declinazione, utilizzato solitamente in contesti solo giuridici dell’epoca di Cicerone). Cicerone sfrutta questa espressione per creare un contrasto in essere tra la vera rispettabilità di una matrona e quel poco che invece ne era rimasta di Clodia. “si... non dicit, si… no arguit, si… nominamus: periodo ipotetico del primo tipo, della realtà (presenti indicativi) “ut eos repellamus”: proposizione completiva di tipo enunciativo, che indica appunto ciò che rimane “mulieris viro… hic erro”: Cicerone trova un modo alternativo e interessante per riportare quelle che erano dicerie nella R0me del tempo: molti parlavano della relazione incestuosa tra Clodio e Clodia (fratelli per parte di padre). “Quod” nesso relativo “Facerem nisi intercederent”: ipotetico del terzo tipo (irrealtà) “amica” nel lessico elegiaco latino non ha certo significato di alleata (Clodia definita l’amante di tutti) “puto”: sottinteso il verbo sum (proposizione infinitiva); oppure si può considerare gerundivo con valore predicativo (puto che va con doppio accusativo). “Aut tam inimica” e “familiaris” (questo significa veramente amica) “ut aurum commodares… ut venenum timeres”: proposizione consecutiva ® accumulatio: elenco di termini uno di seguito all’altro, quasi a ricostruire meticolosamente l’albero genealogico della donna “simul ac”: introduce una temporale e indica una stretta contemporaneità “omnes prope cives virtute, gloria, dignitate superabat”: supero è verbo di eccellenza e superiorità con l’accusativo della persona che si supera (si può trovare anche in caso dativo) e l’ablativo di limitazione che indica la caratteristica in cui meglio si esprime la superiorità. “nupsisses”: letteralmente “essendo stata sposa da una famiglia a un’altra”. “Nubo” si dice solo di donna (nubere viro – sposare un uomo), mentre per un uomo si dice “aliquam uxorem ducere”, ovvero “condurre una come moglie” (condurre per dare l’idea di spostamento dalla casa del padre a quella del marito). “fraterna vitia potius quam bona paterna et avita et usque a nobis cum in viris tum etiam in feminis repetita”: vitia e bona si trovano ai medi, mentre fraterna e paterna et avita et repetita sono agli estremi ® chiasmo in cui l’ultimo estremo è anche un elemento trimembri in polisindeto (tipico di Cicerone) ® quando parla del carro: Claudia vestale vedendo che un tribuno tentava di trascinare a terra il padre durante un trionfo, lo abbracciò per trattenerlo e proteggerlo. ® “ideo” ripetuto per tre volte; ripetute anche le proposizioni finali. “nonne”: proposizione interrogativa (diretta) retorica. Sono introdotte solitamente da due particelle • num: usato quando la domanda retorica (che non lascia aperta la risposta, chi la pone sa già cosa aspettarsi) aspetta una risposta negativa • nonne: usato quando ci si aspetta una risposta positiva • ne enclitico: ha come uso privilegiato quello di introdurre un’interrogativa reale, ma a volte si trova anche nelle retoriche; in questi casi a volte sostituisce “num”, a volte “nonne”. “comitata” (ultima riga): da “comitor” accompagnare, verbo deponente (come “complexa” da complector; dopo vuole complemento oggetto). Il termine, pur essendo un deponente, non ha solo la forma passiva, ma anche la diatesi ® accade per il participio perfetto di alcuni verbi deponenti, che possono essere usati in alternanza o con significato attivo o passivo. Testo: [35] Sed quid ego, iudices, ita gravem personam induxi, ut verear, ne se idem Appius repente convertat et Caelium incipiat accusare illa sua gravitate censoria? Sed videro hoc posterius, atque ita, iudices, ut vel severissimis disceptatoribus M. Caeli vitam me probaturum esse confidam. Tu vero, mulier, (iam enim ipse tecum nulla persona introducta loquor) si ea, quae facis, quae dicis, quae insimulas, quae moliris, quae arguis, probare cogitas, rationem tantae familiaritatis, tantae consuetudinis, tantae coniunctionis reddas atque exponas necesse est. Accusatores quidem libidines, amores, adulteria, Baias, actas, convivia, comissationes, cantus, symphonias, navigia iactant, idemque significant nihil se te invita dicere. Quae tu quoniam mente nescio qua effrenata atque praecipiti in forum deferri iudiciumque voluisti, aut diluas oportet ac falsa esse doceas aut nihil neque crimini tuo neque testimonio credendum esse fateare. Traduzione: Ma perché, giudici, ho portato sulla scena un personaggio tanto serio da farmi temere che lo stesso Appio all’improvviso si giri e inizi ad accusare anche Celio con quella sua serietà da censore? Ma lo vedrò più avanti (me ne occuperò in un altro momento), giudici, e in modo tale che confido io farò approvare la vita di Marco Celio anche ai più severi esaminatori. Ma tu donna, infatti ormai io parlo con te di persona (=ipse), senza aver introdotto alcun intermediario. Se pensi di dimostrare ciò che stai facendo dicendo, inventando, macchinando, denunciando, è necessario che tu renda conto e dia una spiegazione di una tanto grande familiarità, di una tanto grande dimestichezza, di una tanto grande intimità. Gli accusatori poi, vanno costantemente ripetendo i piaceri, gli amori, gli adulteri, baia, le spiagge, i banchetti, le passeggiate, i canti, i concerti, le gite in barca, e gli stessi lasciano intendere che loro non dicono nulla senza che tu lo sappia (senza la tua volontà). Ma dal momento che tu per non so quale sfrenata improvvisa pazzia hai voluto gettare questi argomenti nel foro e in un processo, è necessario o che tu li sconfessi e ne dimostri la falsità, o che tu ammetta che non bisogna credere affatto né alla tua accusa, né alla tua testimonianza. Analisi: la gravem personam e la persona introducta fanno riferimento ad Appio Claudio Cieco: persona ha significato di personaggio (inizialmente usato in riferimento a Clodia, accusata di star recitando una parte). Ha qui significato tecnico del lessico teatrale, di conseguenza della prosopopea (porta sulla scena un personaggio, Cieco). ® anafora del “que” pronome relativo per cinque volte; per tre ripetuto invece il “tantus” con tre sostantivi che indicano tutti un legame che va al di là della semplice amicizia. ® quid pronome interrogativo, accusativo neutro singolare usato come avverbio. ® “ita” antecedente dell’ut: consecutiva ® “ne convertat... et incipiat accusare”: completiva ® nella consecutiva c’è un verbo “confido”, semideponente che regge solitamente un dativo, in questo caso un’infinitiva (me probaturum esse) ® quae (tu quoniam) nesso relativo ® oportet: indica bisogno, necessità, con il congiuntivo paratattico e senza bisogno di congiunzione.