Scarica Trasformazione rappresentazioni sociali infanzia: da maltrattamenti a diritti e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! Le trasformazioni delle rappresentazioni sociali dell'infanzia nella storia Secondo Fogel è necessario conoscere le rappresentazioni dell'infanzia e il modo giusto di prendersi cura dei bambini perché "crescere un bambino è come piantare un seme nel giardino della cultura". Tuttavia è da poco che si dà importanza all'infanzia. Pensiamo ad esempio a Sparta, qui i bimbi ritenuti non sani, non sufficientemente forti da poter diventare temibili guerrieri, oppure nati da unioni illegittime venivano maltrattati e addirittura uccisi. L’infanzia era considerata un periodo debole e informe. Ai bambini venivano fasciate le gambe in modo che stessero dritte oppure le braccia, lasciando la destra libera per far divenire il bambino destrimano e lavati nell'acqua fredda affinché non fossero flaccidi. A Roma dove l'infanzia era considerata un periodo a sé dallo sviluppo e i bambini visti come proprietà della famiglia e godevano di pochi diritti. O ancora al medioevo. In questo periodo elevata era a mortalità infantile. I bambini piccoli venivano abbandonati, la legge permetteva ai genitori di vendere i propri figli come servi e di praticare l’oblazione:affidare il proprio bambino ad un monastero che si occupava di educarlo e nutrirlo. A seguito di questi episodi, la chiesa istituì i propri orfanotrofi. A partire dal 500 si andò affermando l'idea che il bambino il bambino doveva essere obbediente,disciplinato e ben disposto ad imparare e nel 600 prevalse la visione dell’infanzia come età dell’innocenza, colma di debolezza. La natura dell’infanzia è stata oggetto di riflessione di filosofi e pedagogisti, i quali si sono soffermati in particolare sul ruolo dell’adulto nel processo di crescita e socializzazione del bambino. A tal proposito sono stati individuati diversi modelli di socializzazione: Il primo modello di socializzazione è quello della “creta da plasmare”, così definito da Shaffer. Il bambino alla nascita è come un pezzo di creta informe, la società lo modella nelle direzioni che desidera, grazie alle influenze degli adulti , che attraverso modelli comportamentali, ricompense e punizioni determinano il risultato finale dello sviluppo. Il bambino è visto come un essere passivo e plasmabile. A rifarsi a questo modello furono John Locke , filosofo inglese fondatore dell'empirismo e John Watson, promotore del comportamentismo. Il primo descriveva la mente del bambino come una tabula rasa, il secondo vedeva il bambino come informe , pronto ad essere modellato dalla famiglia che se ne prendeva cura.Questo primo modello affermava quindi che l'addestramento e l'apprendimento erano alla base della socializzazione . Tuttavia oggi non è più sostenibile, in quanto recenti studi hanno dimostrato che i bambini hanno delle capacità in grado di influenzare gli adulti che se ne prendono cura . Il secondo modello è quello del "laissez-faire" . Questo si basa su assunti innatisti e ritiene che è la natura a determinare lo sviluppo del bambino e non gli adulti, che hanno invece un ruolo limitato. In relazione a questo è doveroso citare Rousseau, filosofo ginevrino, pioniere della psicologia dello sviluppo . Questo sosteneva che il compito dei genitori fosse quello di provvedere ad un ambiente che non interferisse con i processi spontanei di maturazione del bambino. Con lui si affermò l'idea che lo sviluppo procedesse secondo un piano di crescita interno che doveva essere assecondato dall'ambiente esterno. Tale concezione influenzò le pratiche educative dell'800. Il terzo modello è quello del "conflitto" . Questo si basa sul fatto che la socializzazione è un processo di confronto-scontro tra adulti e bambini. Il bambino è concepito come portatore di bisogni, desideri che non sempre concordano con le richieste della società. Compiti dei genitori è quello di trasformare tali bisogni in comportamenti in linea con ciò che è richiesto dalla società. In linea con questo modello risulta essere il pensiero portato avanti da Hobbes e Freud. Hobbes sosteneva che i bambini fossero dei piccoli selvaggi , la cui volontà doveva essere piegata affinché diventassero buoni cittadini e garanti dell'ordine sociale . Freud, invece, riteneva che fossero dotati da istinti innati antisociali , dunque il compito degli adulti era quello di di contrastare tali impulsi con la propria autorità e controllo, fini a quando non erano in grado di auto-controllarsi. Nell'800 si comincia a dare importanza alla famiglia come luogo dell'educazione in cui vengono trasmessi valori e ideali. Si va affermando la separazione tra il luogo della famiglia e il luogo del lavoro, nonché la definizione del ruolo della donna come cura dei figli e della casa a tempo pieno . In Europa e al nord America nascono le prime istituzioni sociali e sanitarie destinate all'infanzia , cominciano le prime vaccinazioni. Si assiste al passaggio da una visione morale e religiosa dell'infanzia, ad una scientifica che vedrà grandi cambiamenti grazie allo sviluppo della comunicazione di massa. Si sviluppa così Il quarto modello della socializzazione, quello della reciprocità. Il bambino viene visto come essere che partecipa