Scarica Psicologia della personalità. Prospettive teoriche, strumenti e contesti applicativi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Psicologia della Personalità solo su Docsity! Psicologia della personalità Capitolo 1 Gli studiosi della personalità hanno usato il termine personalità sottolineandone aspetti differenti. Si ricorre a tale termine per trasmettere l’idea di coerenza e continuità. La coerenza può essere rilevata nel tempo oppure nelle diverse situazioni. In altri casi il termine viene impiegato per trasmettere l’idea che la causa di un comportamento sia fa ricercare internamente alla persona; quindi trasmette l’idea che nell’individuo agisca una forza causale che rende ragione della modalità con cui egli si comporta e agisce. Quindi la personalità può essere usata per fare previsioni sul comportamento delle persone. Inoltre, il termine viene usato per sintetizzate le numerose qualità che caratterizzano l’individuo. Coglie ciò che è rappresentativo e distintivo dell’individuo. Definizione: “la personalità è un’organizzazione dinamica, entro l’individuo, di sistemi psicofisici che determinano i pattern di comportamento, di pensiero e di emozioni tipici di ciascun individuo. Ciascun essere umani è: 1. simile a tutti gli altri esseri umani; 2. simile a qualche altro individuo e differente dagli altri; 3. differente da tutti gli altri individui. Il primo livello è relativo alla tematica degli universali umani, ovvero gli aspetti tipici della specie umana e che definiscono ciò per cui ognuno è uguale agli altri. Il secondo livello riguarda le differenze tra gli individui, cioè le caratteristiche psicologiche che accomunano tra di loro alcuni individui e li rendono differenti da tutti gli altri. Identifica anche le differenze tra gruppi. Il terzo livello concerne l’unicità di ciascun essere umano, cioè le dimensioni e le caratteristiche psicologiche che sono proprie di ogni singolo individuo e che identificano una configurazione di personalità del tutto singolare. L’oggetto di studio della psicologia della personalità è l’individuo nella sua interezza, considerato nella sua totalità. La disciplina attinge alle conoscenze e ai saperi prodotti dalle altre aree della psicologia per poi integrarli in modo coerente e proficuo. Le persone osservando il comportamento di altri soggetti, accumulano evidenze rispetto alla natura umana e alla modalità con cui gli individui con certe caratteristiche agiscono, formulando poi le proprie opinioni in merito. Queste opinioni sono dette teorie ingenue di personalità, cioè l’insieme delle rappresentazioni e credenze che ogni individuo ha sviluppato in relazione alla personalità. Una differenza con le teorie scientifiche consiste nella possibilità di procedere alla verifica sperimentale delle affermazioni. Per lo scienziato è indispensabile fornire una dimostrazione empirica. Un altro elemento di diversità è relativo alla modalità attraverso cui le affermazioni vengono sottoposte a un processo di verifica. Lo scienziato ricorre a osservazioni obiettive e sistematiche di gruppi ampi e diversificati e integra queste con altre misurazioni effettuate attraverso diversi metodi. Le ipotesi teoriche vengono quindi integrate nella teoria. Lo scienziato della personalità è chiamato a prendere in considerazione la persona nella sua totalità. Quindi la teoria scientifica è una teoria comprensiva. Un ultimo elemento che le differenzia è la possibilità di tradurre le affermazioni teoriche in applicazioni pratiche. Lo scienziato si pone l’obiettivo di trarne indicazioni per progettare e sviluppare degli eventuali interventi applicativi. Diversi studi hanno dimostrato il ruolo significativo dell’eredità nel determinare le caratteristiche di personalità e i teorici si confrontano su quanto il patrimonio genetico, in interazione con l’ambiente, determini lo sviluppo della persona. Alcuni teorici ritengono che le persone si differenzino le une dalle altre in base al possesso di disposizioni stabili, denominate tratti. Essi sono quegli elementi costitutivi della personalità che rimangono costanti nel corso della vita. Nella prospettiva dei tratti, alcuni autori considerano i fattori disposizionali come tratti originari determinati geneticamente; altri teorici ritengono i tratti come delle etichette descrittive di caratteristiche di personalità, senza alcun ancoraggio biologico. Gli studiosi della disciplina oggi si orientano verso una posizione di tipo interazionista che contempera l’apporto reciproco sia di aspetti interni che esterni a delineare le caratteristiche della personalità. La cultura contribuisce a determinare le pratiche di una società in riferimento a variabili come matrimonio, politica, educazione, ecc. Queste spiegano importanti differenze individuali legate alla cultura di appartenenza e ai ruoli che la persona ricopre nella società. Anche altre determinanti socioculturali caratterizzano il modo di essere di un individuo, per esempio il livello socioeconomico, i componenti familiari, che vanno a costituire quei fattori minori che insieme a quelli grandi determinano la personalità. Nel corso della vita gli individui sono esposti a fattori legati all’apprendimento. I teorici della personalità che enfatizzano i processi di apprendimento ritengono che le persone siano il frutto di ricompense o punizioni e che quindi sia possibile controllare lo sviluppo della personalità semplicemente manipolando le circostanze. I teorici che invece focalizzano l’attenzione sulle basi genetiche contestano che la personalità sia così flessibile e duttile. Le teorie di stampo umanistico-esistenziale sostengono che non sono le condizioni in cui una persona si ritrova a vivere a delineare il suo modo di essere, ma, piuttosto, il significato, il senso, l’interpretazione che essa attribuisce a loro. Alcuni teorici della personalità sottolineano l’importanza di esplorare le cause sottostanti al comportamento e di capire i meccanismi inconsci. Le teorie psicoanalitiche propendono per lo studio di queste determinanti inconsce della personalità influenti fin dall’infanzia. Sono, infatti, le modalità non consapevoli che permettono di avere una visione più articolata della personalità. Attraverso le idee che si fanno del mondo che li circonda, gli individui si pongono degli obiettivi, si autoregolano rispetto al proprio modo di agire e fare esperienze con gli altri. I teorici della personalità che enfatizzano tali fattori focalizzano l’attenzione su qui processi mediante i quali gli individui categorizzano la realtà e le attribuiscono un significato. Problematiche nello studio della personalità. Qual è l’importanza del passato, presente e futuro? Nella prospettiva psicoanalitica si mette in evidenza come i primi anni di vita siano fondamentali per l’esistenza di un individuo. Altre prospettive cognitive e cognitivo-sociali sottolineano l’importanza di considerare il comportamento umano orientato al futuro. Cosa motiva il comportamento umano? Alcuni autori sostengono che le persone si caratterizzano per la tendenza a ricercare il piacere e a evitare il dolore; altri sostengono che l’uomo tende all’autorealizzazione. In prospettiva cognitivista ciò che spinge le persone è la ricerca del significato di ciò che le circonda e la riduzione dell’incertezza. Qual è il ruolo dei meccanismi inconsci? Alcuni autori hanno dato importanza agli aspetti non consapevoli, come modalità di pensiero e di azione. Nella prospettiva umanistica si afferma che il concetto di Sé che struttura la personalità è conscio. Il comportamento umano è liberamente scelto o determinato? Esistono due posizioni, dette riduzionistiche, opposte tra loro, che ritengono che il comportamento sia regolato da forze sottratte al controllo della soggettività. Da una parte troviamo il riduzionismo biologico, secondo il quale molte nostre condotte sono regolate da fattori genetici, istintuali. Dall’altra troviamo il riduzionismo sociologico- ambientale, secondo il quale il comportamento è il risultato dei condizionamenti sociali, culturali. Unicità o comunanza tra gli individui? Non esistono individui perfettamente uguali, anche se hanno molti elementi in comune. Le teorie che sottolineano l’unicità dell’individuo adottano un approccio idiografico, quelle che si focalizzano sulle similarità si caratterizzano per un approccio nomotetico. Il comportamento è sotto il controllo di variabili interne o esterne? Le teorie dei tratti, la psicologia fenomenologica e umanistica aderiscono alle teorie che puntano sulla proattività dell’individuo, mosso da forze interne; le teorie behavioriste aderiscono agli studi che propendono per una reattività dell’essere umano, che agisce attivato da forze esterne riconducibili a stimoli ambientali. La natura umana è positiva o negativa? Il paradigma degli indirizzi umanistico-esistenziali concepisce la natura dell’uomo come costituita da tendenze positive; la psicoanalisi invece ne ha una concezione negativa e pessimistica, legata a modalità pulsionali aggressive. La natura umana è unitaria o conflittuale? Il conflitto è presente nella personalità umana secondo le teorie psicoanalitiche. E’ difficile parlare di un Io come centro unitario e coerente della personalità. Procedura per studiare la personalità? Secondo le teorie esistenzialiste l’introspezione è lo strumento migliore per studiare la personalità. Le teorie dell’apprendimento invece non la ritengono valida e ritengono sia meglio studiare i comportamenti. Le teorie psicoanalitiche ammettono l’utilità dei resoconti introspettivi solo se analizzati da esperti. Le teorie biologiche preferiscono ricorrere a studi in laboratorio del comportamento. SLIDE: Temperamento: “si riferisce a qualcosa di abbastanza stabile, la cui comparsa nell’infanzia è influenzata da fattori biologici ereditati, inclusele differenze nella neurochimica cerebrale” (Kagan, 1994) La validità di criterio o predittiva si riferisce a quanto la scala è in grado di predire effettivamente alcuni criteri esterni che, a livello teorico, dovrebbero essere predetti dalla scala stessa. La validità convergente si riferisce a quanto la scala è correlata con altre misurazioni alternative dello stesso aspetto. È importante dimostrare che uno strumento di valutazione misura ciò che effettivamente intende misurare, ma è altrettanto importante dimostrare che non misura qualità che non intende misurare. Questo aspetto è chiamato validità discriminante. Capitolo 3 Verso la fine dell’Ottocento alcuni ricercatori e studiosi iniziano a ritenere che la fisiologia e la neurofisiologia non possano spiegare tutte le manifestazioni della mente umana. Due approcci costituiscono l’orizzonte degli interessi di Freud: da un lato il pensiero evoluzionistico di Darwin, dall’altro un’impostazione razionalistica. Egli inizia a pensare che la fisiologia da sola non sia in grado di spiegare tutti i fenomeni psicologici. A questa insoddisfazione contribuiscono le idee di Herbart, che affermava la priorità della psicologia sulla fisiologia e proponeva la nozione di idee inconsce o piccole percezioni che non giungono alla coscienza. Anche Brentano sostiene la centralità della psicologia e della necessità dello studio dei fenomeni psichici cognitivi ed emotivi. Pierre Janet è uno dei primi a ipotizzare un nesso tra gli eventi del passato di una persona e la loro rappresentazione nel trauma che si manifesta poi. A lui si devono i termini di dissociazione e subconscio. Il suo studio del rapporto tra paziente e ipnotista precorre la nozione di transfert. In un suo libro Janet studia i fenomeni di automatismo totale, come sonnambulismo e catalessia, e di automatismo parziale, come distrazioni, che irrompono nella mente. Egli attribuisce questi fenomeni automatici e non controllabili alla riattivazione inconsapevole di precedenti esperienze archiviate nella memoria e connesse a un restringimento della coscienza. Il pensiero di Janet è stato oggi ripreso perché il concetto di dissociazione è cruciale. Essa è una difesa psichica che viene messa in atto quando la mente è sopraffatta da un evento traumatico. Serve ad allontanare dalla coscienza gli affetti e i ricordi legati al trauma. Queste immagini mentali traumatiche tendono a ripresentarsi sotto forma di flashback, incubi o sogni. Teoria psicoanalitica di Freud La psicoanalisi propone una concezione unitaria, olistica, complessa e dinamica della personalità. Le sue origini risalgono a un trattamento per disturbi denominati psiconevrosi. Essa adotta il metodo storico-clinico: l’oggetto di indagine è l’esperienza narrata dal soggetto stesso. Un tema che ha portato alla nascita del termine psicodinamica, è l’idea che la personalità sia un insieme di processi che sono sempre in movimento. Altro tema sono le difese, che dipendono dal fatto che le forze all’interno della personalità possono essere in conflitto tra loro. Qualunque siano le minacce, i meccanismi di difesa evitano che vi sentiate sopraffatti. Un’altra tematica è che l’esperienza umana sia caratterizzata da brama e aggressività, sesso e morte. La prospettiva psicoanalitica della personalità si riferisce a molteplici metafore. Freud ha l’idea che i processi biologici siano alla base dei processi mentali; a volte paragona la mente a un sistema sociopolitico e a volte trova un nesso con la fisica. Freud organizza la mente secondo il modello topografico. Usa il termine conscio per riferirsi alla parte della mente che consiste in ciò di cui siamo consapevoli. La parte della mente che rappresenta la memoria ordinaria è il preconscio. Con il termine inconscio indica la parte della mente che non è direttamente accessibile alla consapevolezza. Esso è concepito come il deposito dei fenomeni psichici che non sono diventati consci o che sono tornati all’inconscio a causa di rimozioni. E’ formato dalla stratificazione dei contenuti psichici risalenti all’infanzia della persona. A essere rimosse non sono le pulsioni stesse, ma le loro rappresentazioni ideative, legate all’ansia al conflitto o al dolore. La mente è come un iceberg: la cima è la parte consapevole, la parte più grande, inconsapevole, è composta dal preconscio e dall’inconscio. Il modello strutturale, invece, ritiene che la personalità funzioni grazie a tre istanze, che interagiscono per creare la complessità del comportamento: Es, Io e Super-Io. L’Es è la componente originaria della personalità, riguarda tutti gli aspetti ereditari, istintivi, primitivi. Le sue funzioni sono nell’inconscio. È il motore della personalità. Segue il principio di piacere: l’esigenza che i bisogni debbano essere soddisfatti subito. Soddisfa i bisogni attraverso il processo primario, formando un’immagine mentale inconscia di un oggetto che dovrebbe soddisfare il bisogno. L’esperienza di avere tale immagine è chiamata appagamento del desiderio. L’Io si sviluppa a partire dall’Es; cerca di fare in modo che le pulsioni siano espresse, tenendo in considerazione il mondo esterno. L’Io segue il principio di realtà, cioè prende in considerazione la realtà esterna con i bisogni e gli impulsi interni. Porta quindi a soppesare i rischi di un’azione prima di agire. Usa il processo secondario: associa le immagini inconsce di un oggetto che riduce la tensione a un oggetto reale. L’Io non ha senso morale, è pragmatico. Il Super-Io è l’incarnazione dei valori genitoriali e sociali. L’Io ideale comprende le regole per un buon comportamento o gli standard di eccellenza. Il Super-Io ha tre scopi interconnessi: cerca di prevenire ogni impulso dell’Es che potrebbe non essere visto di buon occhio da un genitore; prova a forzare l’Io ad agire moralmente; cerca di guidare la persona verso la perfezione nel pensiero. La forza dell’Io si riferisce alla capacità dell’Io di gestire i conflitti tra Es, Super Io e vincoli della realtà. Freud concepisce le persone come sistemi complessi di energie, nei quali l’energia è generata e rilasciata attraverso processi biologici, chiamati pulsioni. Una pulsione ha due elementi collegati: un bisogno biologico e la sua rappresentazione psicologica. Gli stati pulsionali permangono fino a quando un’azione consente lo scarico, il rilascio della tensione a essi associata. Se una pulsione non viene espressa, la pressione rimane. Questo punto di vista è chiamato modello idraulico. Freud sosteneva che tutte le pulsioni formassero due classi: la prima è la pulsione di vita o sessuale (Eros): un insieme di pulsioni che riguardano sopravvivenza, riproduzione e piacere. L’energia di questi istinti è chiamata libido. Il secondo insieme è la pulsione di morte (Thanatos). Considerando che la vita conduce alla morte, egli ritiene che le persone desiderino ritornare all’inesistenza. Nel processo di catarsi avviene la liberazione di tensioni che sono alla base di ansia ed emozioni negative. Molta attività della personalità riguarda l’angoscia, considerata come un segnale di allarme, allerta per l’Io che qualcosa di negativo sta per accadere. Ha anche un valore positivo. Freud distingue tre tipi di angoscia. L’angoscia reale che si manifesta a parte da un pericolo nel mondo. L’angoscia nevrotica, la paura inconscia che gli impulsi dell’Es vadano fuori controllo e ti facciano fare qualcosa per cui potrai essere punito. L’angoscia morale, la paura che le persone provano quando hanno violato il loro codice morale. Viene esperita come senso di colpa e di vergogna. Quando l’angoscia sale, l’Io risponde in due modi: primo, aumenta gli sforzi di reazione orientata al problema, prova ad affrontare la fonte della minaccia; secondo, innesca dei meccanismi di difesa, poste al confine tra mondo interno pulsionale e mondo esterno relazionale. - Repressione: meccanismo di difesa basilare; una certa quota di energia disponibile per l’Io viene usata per mantenere fuori dalla coscienza gli impulsi inaccettabili. Può essere fatta consapevolmente (soppressione), oppure inconsciamente (rimozione). I ricordi stressanti non vengono dimenticati, ma nascosti. - Negazione: il rifiuto di credere che un evento abbia avuto luogo o che esista una certa situazione. Crea problemi nel lungo periodo perché assorbe l’energia che potrebbe essere usata in altri modi. - Proiezione: riduce l’angoscia attribuendo le nostre stesse qualità inaccettabili a qualcun altro. Proietti tratti, impulsi, desidera o anche obiettivi su una persona. Costituisce un modo per nascondere la conoscenza di un aspetto spiacevole di te stesso mentre esprimi ancora quella qualità, ma in modo distorto. - Razionalizzazione e intellettualizzazione: con la prima riduci l’angoscia attraverso la ricerca di una spiegazione razionale per un comportamento che hai attuato per motivi che consideri inaccettabili (comune nelle reazioni al successo e al fallimento); la seconda è la tendenza a pensare alle minacce in modo freddo, analitico ed emotivamente distaccato. - Spostamento e sublimazione: il primo consiste nel dislocare un impulso da un bersaglio, ritenuto minaccioso, a un altro considerato meno minaccioso; la seconda consente agli impulsi di essere espressi attraverso la loro trasformazione in una forma accettabile. Nella psicoanalisi è fondamentale saper accedere ai desideri, impulsi e sentimenti che sono al di fuori della consapevolezza. Tali impulsi si possono rivelare tramite gli errori che commettiamo. Dimentichiamo le cose, sbagliamo le parole e ci capitano incidenti, questi eventi sono noti come psicopatologia della vita quotidiana. Essi derivano da impulsi nell’inconscio che emergono in forma distorta. Vuoti di memoria, lapsus, slittamenti del linguaggio, incidenti sono denominati atti mancati e forniscono indizi sui desideri di una persona. La dimenticanza è un tentativo di tenere qualche cosa lontano dalla coscienza, i lapsus del linguaggio (o lapsus freudiani) sono tentativi fallimentari di raggiungere lo stesso obiettivo. Ci sono, inoltre, delle prove empiriche che i lapsus verbali siano associati all’ansia, sebbene tali prove non siano in grado di stabilire se l’ansia sia conscia. L’inconscio rivela sé stesso anche attraverso i sogni, che hanno due tipi di contenuto: uno manifesto, cioè le immagini sensoriali, e uno latente, cioè i pensieri e desideri sottesi al contenuto manifesto. Quello latente ha tre fonti: la stimolazione sensoriale, i pensieri e le idee collegati alla veglia, gli impulsi inconsci. Freud concepisce lo sviluppo della personalità come movimento attraverso una serie di stadi, ciascuno associato a una zona erogena, cioè una parte del corpo che è il centro dell’energia sessuale. Il bambino vive in modo conflittuale questi stadi. Se il conflitto non viene risolto, troppa energia rimane investita in quello stadio (fissazione). Ogni stadio si costruisce su quello precedente. - Fase orale (nascita – 18 mesi): le interazioni con il mondo si verificano attraverso la bocca e le labbra, fonti della riduzione della tensione e delle sensazioni piacevoli. Il conflitto riguarda il processo di svezzamento. Questa fase è suddivisa in: fase orale incorporativa, dove il bambino è indifeso e dipendente e fase orale sadica, in cui il piacere libidico deriva dal mordere e masticare. Gli individui “orali” hanno problematiche connesse all’obesità e all’alcolismo. - Fase anale (18 mesi – 3 anni): l’ano è la zona erogena e il piacere deriva dalla defecazione. L’evento centrale è l’apprendimento del controllo degli sfinteri. Due orientamenti sono tipici dei genitori: uno consiste nel sollecitare il bambino a fare i suoi bisogni nel tempo e nello spazio desiderati, un altro è più severo, con enfasi sulla punizione, derisione e vergogna per il fallimento. - Fase fallica (3 – 5 anni): l’interesse si sposta sugli organi genitali. Il soddisfacimento dei desideri libidici è autoerotico, poi la libido si sposta verso il genitore di sesso opposto: i bambini sviluppano interesse per la madre, le bambine per il padre. Il desiderio dei primi è chiamato complesso di Edipo: l’amore per la mamma si trasforma in desiderio di possesso e i sentimenti per il padre sono ostilità e odio perché egli è un rivale. La gelosia diventa intesa fino a indurre sensi di colpa nel bambino. Egli inizia a temere che il padre lo castrerà (angoscia da castrazione) e quindi inizia a reprimere il desiderio verso la madre, identificandosi con il padre. Il desiderio delle bambine è chiamato invece complesso di Elettra: le bambine abbandonano la relazione con la madre per una con il padre nel momento in cui si accorgono di non avere il pene, colpevolizzando la madre di averla castrata. La bambina desidera che il padre condivida il suo pene con lei attraverso il sesso o che provveda con un bambino (invidia del pene). Anche le bambine risolvono il conflitto attraverso l’identificazione. La fissazione durante questa fase produce una personalità che riflette il complesso di edipo. Il modo in cui il bambino negozia i conflitti e le difficoltà della fase determina il suo comportamento verso la sessualità, la competitività e l’adeguatezza personale. - Periodo di latenza (6 anni – adolescenza): periodo di calma, in cui le pulsioni sessuali e aggressive sono meno attive, il bambino rivolge l’attenzione verso attività intellettuali o sociali. - Fase genitale: la libido ruota attorno alla genitalità e rimane concentrata lì per tutta la vita. Il desiderio si sviluppa per condividere la gratificazione sessuale con un’altra persona. Freud credeva che le persone non entrassero automaticamente in questa fase e che questa transizione raramente venisse raggiunta nella sua interezza. Freud crede che l’inconscio detenga i segreti delle difficoltà esistenziali e che queste possono essere identificate e risolte. Un’origine dei problemi possono essere le esperienze infantili, oppure una repressione o rimozione delle pulsioni di base o i traumi sepolti. Freud si imbatte nella procedura delle associazioni libere in cui alla persona viene chiesto di dire ad alta voce tutto ciò che le viene in mente. Consente così al materiale inconscio di emergere gradualmente e in forma simbolica; inoltre, esiste uno scarto tra i contenuti riferiti dalla persona e ciò che presumibilmente le era accaduto realmente. Lo scopo della psicoterapia è quello di scoprire i conflitti. Le associazioni libere però raramente portano al cuore del problema. Le persone, infatti, in terapia lottano contro la presa di coscienza di conflitti e impulsi, lotta chiamata resistenza. Questo perché è il segno che qualcosa di importante è vicino. Un elemento importante è il transfert, nel quale i sentimenti verso le persone significative della vita del paziente vengono spostati verso l’analista. I sentimenti possono essere di more o di odio. L’obiettivo della psicologia psicoanalitica è l’insight, che implica la ri-esperienza della realtà emotiva dei conflitti repressi, delle memorie e pulsioni. Affinchè una rielaborazione cognitiva sia utile deve avvenire nel contesto di una catarsi emotiva. La terapia è lunga, dispendiosa e faticosa. Alcuni autori sostengono che non sia molto utile, altri che funziona tanto quanto le altre tecniche e che a lungo termine può ridurre l’uso di cure mediche. Gli psicoanalisti concepiscono il percorso psicoanalitico come un processo di conoscenza, non solo come una guarigione. Sono numerosi gli studi interdisciplinari che connettono la psicoanalisi alla filosofia, alle arti, alla letteratura, alle neuroscienze, ecc. Esistono due modalità di affrontare queste ibridazioni: in un caso contenuti, concetti, delle discipline vengono studiati tramite l’applicazione della teoria psicoanalitica; nell’altro caso i concetti di ricerca di altre discipline vengono usati per testare concetti psicoanalitici. situazione. Il tratto definisce i confini dei comportamenti possibili di un individuo, la situazione determina il comportamento che viene realmente attuato. Allport distingue tra tratti comuni, cioè dimensioni di tipo nomotetico che accomunano gli individui in uno stesso contesto culturale; essi sono in grado di fornire un’approssimazione della personalità ma non colgono l’unicità dell’individuo; e tratti individuali, cioè tendenze disposizionali personali attraverso cui è possibile cogliere e definire l’unicità e la specificità della personalità individuale. I tratti cardinali influenzano qualsiasi comportamento e sono riscontrabili in un numero esiguo di persone. I tratti centrali sono le disposizioni che interessano una gamma più limitata di situazioni e a cui ci si riferisce per descrivere una persona. Le disposizioni secondarie identificano alcuni tratti meno generalizzati e coerenti, simili per certi versi alle abitudini, ma più generali. I tratti sono quindi dimensioni che non possono essere direttamente osservate; il processo che porta a identificarli è di tipo inferenziale. Possono essere identificati attraverso lo studio di un caso singolo o attraverso l’analisi di documenti prodotti da una persona. In reazione a quella che egli ritiene una preoccupazione ingiustificata per il passato, Allport propone un costrutto teorico, l’autonomia funzionale della motivazione umana. Egli ritiene che occorre considerare i tratti di un adulto senza preoccuparsi delle origini del tratto stesso. A un certo punto della propria vita, i tratti diventano funzionalmente indipendenti dalle proprie motivazioni originarie. L’autonomia funzionale è ritenuta espressione della maturità dell’individuo e può essere assimilata al concetto di autorealizzazione. Essa è connessa al Proprio, che include tutti gli aspetti della personalità che contribuiscono alla sua unicità. Esso corrisponde all’essenza dell’identità personale. Si sviluppa gradatamente con la crescita e rappresenta il punto di massima coerenza della personalità. I superfattori di Eysenck Eysenck si pone l’obiettivo di identificare i tratti di base della personalità che sono comuni a tutti gli individui attraverso l’utilizzo di una metodologia rigorosamente scientifica. Egli utilizza i termini personalità e temperamento indifferentemente. Il temperamento viene definito come il settore affettivo, l’aspetto emotivo e motivazionale che caratterizza il comportamento. L’intelligenza è composta invece da abilità e aspetti cognitivi. I tratti di base secondo l’autore sono schemi di comportamento che distinguono un individuo dall’altro e sono riconducibili a meccanismi e strutture biochimiche, quindi determinati dall’ereditarietà. Eysenck utilizza una strategia teorica, cioè fa riferimento a una teoria esistente che dà luogo a specifiche ipotesi che vengono poi verificate o falsificate attraverso la ricerca sperimentale. Dalla rielaborazione delle teorie di Ippocrate e Galeno fata da Wundt, Eysenck deriva l’ipotesi che la tassonomia ippocratica-galenica possa essere ricondotta a due dimensioni, l’emozionalità e la modificabilità, proponendo la distinzione tra estroversione e nevroticismo. Egli utilizza la tecnica dell’analisi fattoriale, ma secondaria. Essa si applica ai risultati di una prima analisi fattoriale. Eysenck utilizzando questa procedura ha identificato dei fattori secondari, denominati superfattori. Nella prima formulazione della teoria, l’autore identifica due superfattori, denominati uno estroversione-introversione e l’altro nevroticismo- stabilità emotiva. L’estroversione è il superfattore che corrisponde alla disposizione, alla socievolezza, all’impulsività e alla propensione al rischio; si contrappone all’introversione che corrisponde alla tendenza a essere calmi, riservati e avversi al rischio. Il superfattore del nevroticismo corrisponde alla stabilità emotiva e riguarda la facilità e la frequenza con cui gli individui sperimentano irrequietezza e angoscia. Eysenck considera i superfattori come dimensioni continue i cui poli sono definiti da un estremo inferiore e da uno superiore. Essendo dimensioni indipendenti tra loro, possono essere disposte in maniera ortogonale a definire uno spazio bidimensionale entro cui tutti gli individui possono essere posizionati. Nel suo secondo libro aggiunge un terzo superfattore: lo psicoticismo, cioè la tendenza all’isolamento e all’insensibilità a un estremo e la tendenza ad accettare le norme sociali e a preoccuparsi per gli altri, all’altro estremo. A livelli estremi può caratterizzare la personalità patologica. I tre superfattori costituiscono il modello della struttura della personalità: PEN. Eysenck teorizza quindi l’esistenza di tre sistemi biologici distinti per ciascuno dei tre tratti. Riprende l’idea secondo cui gli organismi viventi differiscano tra loro in base al livello di eccitazione del proprio sistema nervoso centrale. L’autore mira ad indagare il ruolo di un sistema specifico, il sistema di attivazione reticolare ascendente (ARAS), nel determinare il livello di introversione-estroversione. L’ARAS consente la trasmissione di segnali nervosi dall’ipotalamo alla corteccia cerebrale. Il livello di eccitazione ottimale può variare da un individuo ad un altro. Gli introversi, secondo Eysenck, sono caratterizzati da livelli elevati di eccitazione corticale rispetto agli estroversi. Pertanto, avrebbero un minor bisogno di stimoli ambientali. Un individuo con un elevato livello di eccitazione corticale tende a fuggire le situazioni sociali eccessivamente stimolanti, mentre un individuo estroverso tende a ricercarle. Ricerche successive hanno evidenziato che introversi ed estroversi non differiscono nel livello di eccitazione basale, bensì nell’eccitabilità, cioè nei cambiamenti di eccitazione di fronte a uno stimolo esterno. Gli introversi sperimentano un maggior arousal corticale e mostrano maggiori cambiamenti nel livello di eccitazione corticale. Eysenck ipotizza che il sistema nervoso autonomo possa essere la sede del nevroticismo. Egli presume che le persone con un livello elevato di nevroticismo possiedano un sistema limbico particolarmente sensibile allo stress e alle emozioni negative. In termini di attivazione autonomica, una persona nevrotica appare inquieta e stressata, mentre una persona con un basso livello di nevroticismo risulta equilibrata e stabile emotivamente. La ricerca, però, non ha fornito prove convincenti e uniche della relazione tra il livello di attivazione del sistema nervoso autonomo e il nevroticismo. Per quanto riguarda lo psicoticismo, l’ancoraggio biologico ipotizzato non ha trovato alcun riscontro empirico: l’idea che il livello di psicoticismo possa essere correlato all’attività di alcuni ormoni rimane una pura speculazione. La teoria di Eysenck sottolinea l’origine generica dei superfattori P, E e N. Egli ritiene che il tratto debba essere concepito come una predisposizione a comportarsi in un determinato modo e che tale comportamento si verifichi solo a seguito di una appropriata stimolazione ambientale. Nonostante il ruolo delle disposizioni genetiche e biologiche, riconosce che queste interagiscano con le variabili situazionali nel determinare il comportamento dell’individuo. La gamma di esperienze umane è influenzata dai propri tratti di personalità. Eysenck ritiene che la differenza tra persona sana e una personalità patologica sia esclusivamente di tipo quantitativo. La personalità patologica implica livelli eccessivamente elevati di uno o più superfattori, in particolare dello psicotismo o nevroticismo. Elevati livelli di questi, però, non implicano necessariamente la psicopatologia. Eysenck si pone in maniera molto critica rispetto alla teoria psicoanalitica, mentre è un grande sostenitore della terapia comportamentale. Modello dei Cinque Fattori Il modello di organizzazione dei Cinque Fattori, secondo alcuni autori, può rappresentare il fondamento teorico della psicologia della personalità. Sebbene il movimento dei Cinque fattori abbia assunto forma consistente nel corso degli anni ottante, le premesse che hanno reso possibile lo sviluppo del modello vanno ricercate negli studi precedenti. Due sono gli ambiti di studio alla base del modello: la tradizione degli studi psicolessicali e gli studi sulla composizione fattoriale dei principali questionari di personalità. Nel primo ambito, le ricerche sono guidate dall’idea che i tratti fondamentali corrispondano ai termini che le persone usano nel linguaggio abituale per descrivere la personalità; la successiva applicazione delle strategie statistiche di analisi fattoriale su tali termini si ritiene possa identificare i fattori base della personalità. Gli studi sulla composizione fattoriale dei questionari di personalità hanno dato impulso al modello. Numerose ricerche effettuate sulla struttura di differenti scale nella valutazione della personalità hanno evidenziato che in essi sono sempre presenti cinque fattori di personalità. Il questionario NEO-PI-R di Costa e McCrae rappresenta oggi lo strumento maggiormente usato. Quindi il modello dei Cinque Fattori costituisce una struttura tassonomica che può rappresentare in uno schema di riferimento comune i vari e diversi sistemi di descrizione della personalità abitualmente in uso. Esiste una quota di dissenso su quali siano le cinque dimensioni. Il disaccordo ha due fonti. Innanzitutto, la denominazione dei fattori può essere difficile. Inoltre, il significato esatto di ciascun fattore dipende da quali item o aggettivi sono stati presi in considerazione nello specifico. Se una particolare qualità viene tralasciata o non è ben rappresentata negli item, la sua importanza per un tratto viene persa. Il primo fatto del modello è l’estroversione. In alcuni casi il focus è rappresentato dalla tendenza a essere assertivi, orientati alle emozioni positive, spontanei; in altri l’estroversione risulta legata alla tendenza a essere spontanei, dominanti, energici. Il secondo fattore è il nevroticismo o instabilità emotiva, cioè l’esperienza soggettiva di emozioni negative quali ansia, preoccupazione, insicurezza, vulnerabilità allo stress. Il terzo fattore è l’amicalità o gradevolezza. Si riferisce alla qualità delle relazioni interpersonali, cioè la capacità di stabilire legami con gli altri. L’amicalità implica la tendenza a essere altruisti, empatici, fiduciosi, pronti ad aiutare e offrire supporto emotivo. Mentre quest’ultima sembra essere per lo più connessa al mantenere relazioni positive con gli altri, la caratteristica centrale dell’estroversione risulta essere l’attenzione sociale, l’avere un certo impatto sul proprio ambiente sociale. Il quarto fattore è la coscienziosità e identifica la tendenza alla pianificazione, persistenza e sforzo per il raggiungimento degli obiettivi. Il quindi fattore è l’apertura all’esperienza, che identifica le persone dotate di creatività, immaginazione, curiose, originali, capaci di tollerare l’ambiguità e che hanno la tendenza a condurre una vita non convenzionale. I più importanti sostenitori di questa teoria ritengono che i tratti siano delle entità realmente esistenti che esercitano un’influenza causale sullo sviluppo delle caratteristiche psicologiche dell’individuo: ciascun fattore rappresenta la base causale sottostante a pattern coerenti di pensieri e sentimenti. Nella teoria dei Cinque fattoi i tratti hanno una base biologica; le influenze esterne dell’ambiente non hanno impatto su di essi, che hanno un ancoraggio esclusivamente biologico e sono ereditari. I sostenitori dei Big Five non appoggia questa posizione. Inoltre, i risultati delle ricerche contraddicono questa concezione, dimostrando che i cambiamenti di tipo storico e culturale producono delle modificazioni in alcuni tratti. In seguito a diversi studi, Costa e McCrae hanno concluso che le caratteristiche fondamentali della persona tendono a consolidarsi nell'età adulta. Tuttavia, non rimaniamo uguali nel corso di tutta la vita; per due ragioni: il cambiamento individuale, cioè la coerenza dei tratti nel corso del tempo considerando il singolo, e il cambiamento normativo, cioè la coerenza dei tratti nel corso del tempo considerando la popolazione. Nonostante le disposizioni di personalità mostrino un elevato grado di stabilità nel tempo, alcuni cambiamenti dovuti all’età sono altamente prevedibili. Il malessere e il disadattamento psicologico nel modello vengono definiti come estremizzazioni dei tratti. Il tratto è da intendersi come un continuum ai cui estremi si colloca la personalità patologica che, di conseguenza, corrisponde a un eccesso, un’esagerazione del tratto. I sostenitori dei Big Five ne sostengono l’utilità anche per la scelta e la pianificazione di un eventuale percorso terapeutico partendo dal profilo di personalità di ciascun individuo. Applicazioni del modello Esso è utilizzato ampiamente per risolvere problemi pratici e nei contesti in cui è importante fare delle previsioni rispetto al comportamento delle persone. È stato utilizzato come strumento predittivo del livello di prestazione lavorativa degli individui. Coscienziosità e nevroticismo risultano essere strettamente connessi alla modalità con cui le persone affrontano il proprio lavoro. Un elevato livello di coscienziosità e un basso livello di nevroticismo sono predittivi di una prestazione lavorativa positiva. Alcuni studi suggeriscono che il livello di estroversione sia connesso al grado di coinvolgimento e partecipazione nei lavori in cui è richiesta interazione sociale. Un’area di indagine si focalizza sulla connessione tra i Big Five e il burnout. Esso è definito come una condizione in cui la persona sperimenta la sensazione di esaurimento fisico e mentale, sviluppa un atteggiamento negativo verso il lavoro. Uno studio ha messo in evidenza che nevroticismo e estroversione sono connesse al burnout. Anche le esperienze lavorative possono avere una certa influenza nell’introdurre delle modificazioni nella personalità individuale. I Cinque fattori sono anche legati alla salute. Ad esempio, le persone più coscienziose vivono più a lungo, in quanto mettono in atto dei comportamenti che salvaguardano la propria salute: tendono a seguire una dieta sana e a fare esercizio fisico; seguono le prescrizioni mediche; si sottopongono a controlli; non sono coinvolte in incidenti; non sviluppano abitudini dannose. I Big Five trovano applicazione nel marketing. Così come per le persone, le stesse procedure possono essere impiegate nel marketing per identificare le caratteristiche che definiscono una marca o un prodotto e ottenere un profilo della personalità del brand stesso. La percezione di simpatia e affidabilità di una marca influenza la reazione di propensione all’acquisto. L’identificazione della personalità fornisce a chi si occupa di pubblicità alcune indicazioni relative alle caratteristiche sulle quali sarebbe utile fare leva per aumentarne l’appetibilità. Critiche al modello Alcuni detrattori del modello sostengono che non sia esaustivo, non sia in grado di cogliere la personalità nella sua totalità, sostenendo che solo cinque fattori non sono sufficienti per descrivere le innumerevoli sfaccettature della personalità umana. Alcuni autori sostengono che sia stata tralasciata una sesta dimensione, ovvero l’onestà-umiltà. Ashton e Lee hanno sviluppato uno strumento denominato modello HEXACO in cui è inclusa la sesta dimensione. Altre dimensioni si sono candidate: religiosità o trascendenza, attrattività o sessualità. Alcuni autori hanno proposto la strategia opposta: i Big Five possono essere condensati in due dimensioni. La prima definita da nevroticismo, amicalità e coscienziosità, la seconda da estroversione e apertura. Il primo superfattore è denominato alfa, il secondo beta. Secondo DeYoung i due fattori risultanti possono essere denominati stabilità e plasticità. Nell’ambito dello studio dell’influenza genetica sulle caratteristiche temperamentali, la proposta teorica di Buss e Plomin riveste una notevole importanza. A partire dalle valutazioni che i genitori davano dei propri figli, gli autori hanno identificato le dimensioni temperamentali che compaiono più precocemente e sono influenzate dai fattori genetici: emozionalità, attività e socievolezza. Le inziali danno il nome alla teoria EAS. L’emozionalità è la tendenza a una facile e intensa attivazione emotiva in condizioni di stress; l’attività al livello generale di energia e attivazione dell’individuo; la socievolezza è la tendenza a ricercare la compagnia delle altre persone. Thomas e Chess identificano tre principali categorie comportamentali: il bambino facile, positivo, adattabile; il bambino difficile, negativo, poco adattabile; il bambino lento, tendenzialmente negativo, con scarsa reattività, lento ad adattarsi. La genetica comportamentale stima anche l’influenza dell’ambiente. Geni e ambiente interagiscono influenzando lo sviluppo della personalità. Gli effetti ambientali possono essere ripartiti in due componenti, denominate ambiente condiviso, cioè esperienze comuni ai fratelli in conseguenza del fatto di essere cresciuto nel medesimo contesto familiare, e ambiente non condiviso, esperienze non comuni ai fratelli nonostante siano inseriti nello stesso contesto. Studi suggeriscono che i fattori ambientali che esercitano una maggiore influenza sulla personalità individuale siano quelli non condivisi. Ciò che conta sono le esperienze uniche e particolari di ciascun individuo. Il 40% della personalità è dovuto a fattori genetici, il 35% ai fattori ambientali non condivisi, il 5% a fattori ambientali condivisi. Le caratteristiche peculiari della cura che il genitore riserva a ciascuno dei figli e la modalità con cui ciascun figlio percepisce e interpreta tale relazione hanno notevoli implicazioni nello sviluppo della personalità. Le esperienze che ciascun individuo vive sono strettamente correlate con le propensioni genetiche individuali, fenomeno conosciuto come correlazione tra genotipo e ambiente. Tre differenti tipi di correlazione: passiva, evocativa e attiva. Nella correlazione passiva il bambino eredita passivamente dai genitori gli ambienti familiari che sono correlati con le proprie propensioni genetiche. La correlazione di tipo evocativo si verifica quando l’individuo evoca specifiche reazioni nell’ambiente sulla base delle proprie propensioni genetiche. La correlazione di tipo attivo l’individuo seleziona, modifica e costruisce le proprie esperienze che sono correlate con le proprie propensioni genetiche. Esiste anche l’interazione genotipo-ambiente, che coinvolge la suscettibilità agli ambienti. Indica la reazione degli individui con differenti propensioni genetiche al medesimo ambiente. Un ambito di studio di recente sviluppo è rappresentato dalla genetica molecolare. L’obiettivo del genetista molecolare è quello di identificare gli specifici geni associati a tratti di personalità. La strategia di ricerca usata verifica se individui con un gene specifico ottengono punteggi più elevati in relazione a un certo tratto rispetto a individui che non hanno quel gene. Molteplici geni possono contribuire a determinare una tendenza comportamentale. Il termine loci quantitativi del tratto indica l’insieme delle regioni cromosomiche che sono associate agli effetti visibili di dimensioni di personalità: sono gli effetti di un ampio numero di loci che rendono ragione di determinate caratteristiche di personalità. Tali loci non sono unicamente legati a uno specifico tratto. L’approccio fisiologico allo studio della personalità si propone l’esplorazione diretta delle strutture e dei processi biologici che contribuiscono a determinare le caratteristiche psicologiche e le differenze individuali nella personalità. La teoria regolativa del temperamento (RTT) proposta da Strelau si fonda in parte sulle medesime premesse teoriche che hanno ispirato la teorizzazione di Eysenck, cioè i costrutti del livello ottimale di attivazione. La RTT sostiene che il temperamento, che corrisponde a un insieme di caratteristiche stabili determinate da specifiche configurazioni di meccanismi del sistema nervoso, è definito da due dimensioni: il tempo e l’energia. La dimensione temporale si riferisce alla velocità di reazione alle stimolazioni e alla persistenza della risposta; la dimensione energica fa riferimento ai livelli di reattività di fronte alle stimolazioni e alla qualità di azioni intraprese in risposta agli stimoli. Strelau individua due tipologie temperamentali distinte: i basso-reattivi e gli alto-reattivi. Strelau fa riferimento all’idea che per ciascun individuo esiste una data quantità di stimolazione sensoriale ed emotiva per lui adeguata e ciascun individuo possiede una certa capacità di sostenere le stimolazioni intense e prolungate. Gli individui alto-reattivi sono individui con alta sensibilità e bassa resistenza. Quelli basso-reattivi sono caratterizzati da basse sensibilità e alta resistenza. Nella teoria della sensibilità al rinforzo, Gray propone l’esistenza di due distinti sistemi cerebrali, ciascuno dei quali ricopre una specifica funzione: il sistema di attivazione comportamentale (BAS) e il sistema di inibizione comportamentale (BIS). Il primo è deputato alla regolazione dei comportamenti tesi ad avvicinare l’individuo agli stimoli, agli incentivi desiderati e ai suoi principali fini biologici; è connesso a una certa sensibilità verso i segnali di ricompensa presenti nell’ambiente. Il secondo trattiene dal rispondere alle sollecitazioni degli stimoli e dal perseguire i propri fini, inducendo una particolare sensibilità ai segnali di punizione e una certa paura dei possibili danni. Gli individui in cui prevale il BAS sono più sensibili alle ricompense e agli incentivi, sono caratterizzati da un elevato livello di impulsività. Gli individui in cui domina il BIS sono maggiormente sensibili ai segnali di punizione e sono caratterizzate da alti livelli di ansia. Secondo Gray impulsività e ansia costituiscono le due dimensioni fondamentali della personalità da cui derivano tutti gli altri tratti. L’estroversione e il nevroticismo, secondo lui, sono il risultato della combinazione di impulsività e ansia. Alcuni autori, tuttavia, avanzano l’ipotesi che ci sia una relazione diretta tra le dimensioni identificate da Gray e Eysenck, arrivando a sostenere che il BAS corrisponda all’estroversione e il BIS sia l’equivalente del nevroticismo. Un altro contributo è rappresentato dal modello tridimensionale della personalità di Cloninger. Esso si basa sull’dea che le differenze temperamentali siano legate a differenze nel funzionamento biochimico individuale, particolarmente nel funzionamento dei neurotrasmettitori. Essi sono sostanze chimiche il cui compito è quello di trasmettere impulsi nervosi da un neurone all’altro, cioè sono mediatori chimici. Uno specifico neurotrasmettitore è la dopamina, che regola alcuni funzioni vitali dell’individuo. La serotonina è coinvolta nella regolazione dell’umore. La norepinefrina viene rilasciata in risposta allo stress e nelle situazioni di panico. Il modello tridimensionale è costituito da tre dimensioni temperamentali. La prima dimensione è la ricerca di novità, la tendenza a reagire a stimoli nuovi, mettere in atto comportamenti esplorativi e a ricerca eccitazione. Essa è connessa con il livello di dopamina. La seconda dimensione è l’evitamento del danno, che si ipotizza associata a una regolazione disfunzionale della serotonina e che può essere definita come la tendenza a evitare quelle situazioni da cui potrebbero derivare punizioni o frustrazioni. La terza dimensione è la dipendenza dalla ricompensa, cioè la tendenza a perpetuare i comportamenti associati ad approvazione asociale. È associata a bassi livelli di norepinefrina. La prima dimensione presenta affinità con ciò che Zuckerman definisce come ricerca di sensazioni, che definisce un atteggiamento nei confronti della realtà caratterizzato dal bisogno di sensazioni e di esperienze variate, nuove e complesse, e la propensione ad assumere rischi fisici e sociali per la ricerca di queste esperienze. Zuckerman ipotizza che la tendenza individuale alla ricerca di sensazioni sia connessa al sistema dell’attivazione reticolo-corticale e al funzionamento biochimico del sistema nervoso. La tendenza alla ricerca di sensazioni può essere connessa a uno scarso livello di inibitori biochimici nelle sinapsi. Le spiegazioni di tipo biologico del comportamento possono essere distinte in cause prossime e cause ultime. Le prime fanno riferimento a quei processi biologici attivi nel momento in cui il comportamento viene osservato. Le seconde fanno riferimento alla funzione adattiva dei meccanismi biologici implicati nella messa in atto di tale comportamento. Le spiegazioni utime si rifanno alle idee che stanno alla base della teoria evolutiva di Darwin. Gli organismi che possiedono le caratteristiche biologiche maggiormente funzionali all’adattamento hanno maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi. Le caratteristiche biologiche vincenti vengono trasmesse alle generazioni successive. Lo studio delle spiegazioni ultime del funzionamento della personalità prende il nome di psicologia evoluzionistica. L’idea che sta alla base è che i meccanismi che regolano il funzionamento psicologico sono quelli che nel corso dell’evoluzione si sono rivelati maggiormente funzionali, cioè hanno avuto un valore adattivo rispetto alla sopravvivenza. Le caratteristiche psicologiche che si sono evolute, definite meccanismi psicologici evoluti, sono quelle che affrontano i problemi importanti per la sopravvivenza e la riproduzione. In seguito a diversi studi, alcuni studiosi sostengono che nel corso dell’evoluzione si sia evoluto un meccanismo in grado di prevenire ed evitare l’esclusione dal gruppo, cioè l’ansia sociale. Essa è la preoccupazione di essere valutati e giudicati negativamente nelle proprie relazioni interpersonali. I meccanismi psicologici evoluti sono contesto-specifici, cioè si sono sviluppati per poter risolvere un problema adattivo particolare. La loro evoluzione ha delle importanti ripercussioni sulla struttura generale della mente, cioè sull’architettura dei sistemi mentali. Gli psicologi credono che la mente sia costituita da un numero elevato di moduli o organi, ognuno dei quali si è evoluto per risolvere uno specifico problema legato all’adattamento. Un ambito centrale della psicologia evoluzionistica riguarda le differenze sessuali. Buss sostiene che l’origine delle differenze fra uomo e donna sia da ricercare nella loro diversità biologica. La concezione evoluzionistica si basa su due assunzioni. La prima, la teoria dell’investimento genitoriale, mette in evidenza il fatto che uomini e donne facciano investimenti differenti nella genitorialità. Le donne tendono ad investire in misura nettamente maggiore rispetto agli uomini. La seconda idea mette in luce che, mentre le donne hanno la certezza di essere le madri dei propri figli, gli uomini non possono essere altrettanto sicuri di essere i padri biologici. Gli psicologi sostengono che differenti interessi e compiti riproduttivi hanno portato a favorire lo sviluppo di diversi meccanismi e strategie che uomini e donne usano per attrarre i partner. Le donne tendono a ricercare un uomo in grado di garantire sostentamento ai propri figli. Gli uomini tendono a cercare di accoppiarsi con una varietà di donne nelle quali ricercano quelle caratteristiche che indicano capacità e successo riproduttivo. Anche le differenze nella gelosia trovano una spiegazione. Visto che l’uomo non ha la certezza della propria genitorialità, è indotto a mettere in atto precauzioni in grado di garantire che il suo investimento sia rivolto alla propria prole. Quindi, sperimenta una forte preoccupazione per gli eventuali rivali in ambito sessuale. La donna è invece preoccupata di preservare il legame sentimentale. La psicologia evoluzionistica ritiene che le differenze individuali rappresentino il risultato delle stimolazioni ambientali che attivano determinati meccanismi psicologici in misura differenti per ciascun individuo. I Big Five descrivono le cinque differenze fondamentali che nel corso dell’evoluzione si sono rivelate utili e funzionali da un punto di vista adattivo. I cinque tratti vengono quindi considerati come la modalità da adottare per poter rilevare, categorizzare e discutere dei comportamenti fondamentali. Capitolo 6 L’organismo è parte di un articolato sistema di rapporti con l’ambiente fisico e socioculturale che lo circonda. La cultura è un variabile preziosa per capire la personalità. Essa è intesa come sistema di credenze, di modelli di percepire e interpretare le cose come rete di senso, segni pratiche e valori, che va ad influenzare gli aspetti delle esperienze individuali. Studi recenti dimostrano che fattori genetici e fattori culturali guidano l’evoluzione della diversità umana e che l’ambiente è legato e articolato a ciò che è interno all’individuo. La cultura attualmente è anche concepita come una dimensione interna ai soggetti in quanto parte integrande del lodo sé e base costitutiva della loro condotta. Vengono così individuati due paradigmi teorici: uno più radicale e deterministico secondo cui la personalità sarebbe interamente il risultato di variabili esterne, e un altro di natura interazionista che comprende proposte che non trascurano il peso delle variabili biologiche e che si prefiggono di ricercare la base comune a tutte le culture, ritenendo importanti i tratti e le disposizioni individuali. Gli studi che hanno considerato la personalità e le differenze individuali il risultato della sequenza di condizionamenti ambientali rientrano nel movimento del behaviorismo. I maggiori rappresentanti sono Pavlov, Watson e Skinner. Si prefigge di qualificare la psicologia come scienza oggettiva, attribuendo valore di ricerca alle variabili osservabili e controllabili in laboratorio. Viene privilegiato lo studio del comportamento mentre si rinuncia ad attribuire valore esplicativo alle variabili interne dell’organismo. Una prima scoperta rispetto all’apprendimento è che le risposte possono essere imparate associando uno stimolo a un altro. Apprendimento chiamato condizionamento classico, dovuto a Pavlov. Innanzitutto, l’organismo deve rispondere in modo riflesso ad alcune classi di stimoli e poi lo stimolo deve diventare associato nel tempo e nello spazio con un altro stimolo. La prima fase è la situazione che precede il condizionamento. Lo stimolo è incondizionato e la risposta che si crea è detta incondizionata. La seconda fase è il condizionamento. Lo stimolo neutro si presenta con lo stimolo incondizionato. Quindi lo stimolo neutro ora si chiama stimolo condizionato. Esso inizia ad acquisire la capacità di produrre una risposta, chiamata risposta condizionata. Il processo di generalizzazione implica il rispondere in un modo simile a stimoli simili ma non identici. Il processo di discriminazione implica il rispondere in modo diverso a stimoli diversi. Il processo di estinzione si verifica quando uno SC si presenta ripetutamente senza lo SI. Il condizionamento strumentale invece prevede l’attività del soggetto, gli eventi che definiscono l’apprendimento iniziano con un comportamento. La legge dell’effetto prevede che se un comportamento è seguito da un migliore stato interno, è più probabile che il comportamento venga ripetuto in situazioni simili. È importante il concetto di rinforzo, cioè tutto ciò che in forma di ricompensa o punizione fa si che un comportamento sia ripetuto o evitato. Il rinforzo primario diminuisce un bisogno biologico, il rinforzo secondario ha acquisito le proprietà rinforzanti attraverso l’associazione con un rinforzo primario. Le punizioni riducono la tendenza a mettere in atto il comportamento che le ha precedute e possono essere primarie o secondarie. interferiscono con il controllo emotivo, favorendo aggressività e ansia. Le meteoropatie sono casi patologici in cui le forti alterazioni meteorologiche generano forte irritabilità, nervosismo, insonnia, debolezza, apatia, depressione. Alcune ricerche hanno indagato l’influenza della successione delle stagioni sul comportamento. Nel periodo invernale, durante le festività, la percentuale dei suicidi diminuisce. In alcune ricerche si è trovata una corrispondenza tra stagione di nascita e schizofrenia, con una tendenza di soggetti schizofrenici a nascere nei mesi invernali. Il Disordine Affettivo Stagionale è un disturbo che colpisce alcuni individui con l’avvento delle stagioni fredde. Sintomi: tristezza, depressione, letargia, stanchezza diurna, isolamento, irritabilità. Le ipotesi circa la causa fanno riferimento a una perturbazione dei ritmi biologici. Nella relazione individuo/ambiente entrano in gioco degli aspetti psicologici cognitivi e affettivi. Winnicott ha messo in evidenza come sia importante creare per il bambino un ambiente favorevole per la sua salute mentale e per lo sviluppo affettivo. Egli propone un’analogia tra gli aspetti di sostegno fisico forniti dall’ambiente e quelli di protezione psicologica forniti dalla madre. La psicologia ambientale propone un attaccamento ai luoghi, che indica il legame affettivo che si stabilisce tra l’individuo e gli spazi carichi di significato che vengono sperimentati nel corso della sua vita. Alcuni autori evidenziano come le forme di attaccamento ai luoghi ricalchino gli stili di attaccamento alle persone. Il rapporto con l’abitazione è a due vie: da una parte l’individuo concretizza nella casa i propri bisogni psicologici, vi proietta l’immagine di sé e il proprio stile di vita; dall’altro le caratteristiche dell’abitazione modellano i comportamenti e gli atteggiamenti di chi vi abita. La casa ha un influsso nella costruzione della propria identità. Già intorno ai 4-6 anni si riscontrano diverse modalità di utilizzare lo spazio tra maschi e femmine. Lo spazio abitativo si rivela il tramite per l’espressione dell’Io e il supporto dell’identità personale. La casa parla di noi attraverso le modalità che adottiamo per personalizzarla, attraverso arredamento, quadri, ordine, odore. Si possono distinguere 3 tipi di persone: le persone egocentriche, che vivono la casa come luogo di tranquillità e pace, preferendo una strutturazione degli spazi articolata; le persone familiocentriche, che percepiscono la casa come luogo della protezione e della sicurezza, preferendo una struttura più unitaria; le persone sociocentriche, che non vedono la casa come difesa e la desiderano aperta verso il mondo esterno. Gli interessi e le attività che svolgiamo in un certo spazio conferiscono a questo una particolare tonalità motiva e valenze psicologiche. Altre ricerche mostrano come l’abitazione rifletta anche la cultura, la struttura sociale, le abitudini, le credenze. Pignatelli distingue tra abitazioni introverse e estroverse: le prime hanno il compito di distinguere la vita in comparti ben separati; le secondo sono quelle in cui ambito pubblico e privato sono molto più in contatto. Capitolo 7 La prospettiva cognitivo-sociale ha le sue basi nel complesso delle teorie psicologiche che fa capo al comportamentismo. Nella prima fase del movimento, quella del comportamento radicale, degli anni ’20, si impone un’impostazione meccanicistica e riduzionistica dell’uomo. L’organismo è concepito come una macchina reattiva agli stimoli, il comportamento è spiegato come una serie di sequenze S-R, la personalità si delinea come il complesso delle abitudini dell’uomo. Tra gli anni ’50 e ’50 si affermano posizioni che mirano a recuperare il ruolo della soggettività nelle modalità di reazione alle stimolazioni dell’ambiente. È la fase dell’apprendimento sociale. L’interesse di Dollard e Miller è rivolto allo studio dei processi di apprendimento e di sviluppo e a mettere in evidenza il legame tra personalità e ambiente sociale. Nei processi di apprendimento entrano in gioco: pulsione, spunto, risposta e rinforzo. Viene introdotto il meccanismo dell’imitazione: l’individuo struttura aspetti della sua personalità osservando e imitando i modelli sociali. Rotter pone attenzione al ruolo che hanno le variabili soggettive nella regolazione delle condotte individuali. La probabilità che in una situazione si verifichi un comportamento dipende due da variabili soggettive: le aspettative circa i risultati del comportamento e il valore di rinforzo a essi attribuito. In riferimento alle aspettative che guidano le azioni, Rotter ha focalizzato il suo interesse sul costrutto luogo di controllo, in base al quale ha distinto persone orientate internamente e esternamente. La proposta di Bandura è la più significativa. Egli parla di modellamento sociale, indicando quella forma di apprendimento che si attiva quando un individuo adotta un comportamento alla luce dell’osservazione del comportamento di qualcun altro. L’autore ritiene che il comportamento aggressivo venga appreso mediante l’osservazione dei modelli nella famiglia, tra gli amici o nei mass-media. Rileva che in una certa situazione il soggetto può mettere in atto una condotta aggressiva a seconda dei significati che egli attribuisce alla situazione. Quindi l’attenzione si sposta sulle variabili cognitive che regolano il comportamento. Questa prospettiva è definita cognitivo- sociale. Il costrutto di autoefficacia percepita permette di pensare l’uomo come in grado di svolgere un ruolo attivo. Bandura presenta il suo modello del determinismo triadico reciproco, in cui la persona, attraverso le sue strutture mentali, il comportamento, l’ambiente, operano in interazione reciproca secondo un rapporto di causalità, influenzandosi. Mischel propone di studiare l’interazione tra sfera cognitiva e sfera emotiva nel processo di elaborazione degli stimoli. Viene posta attenzione ai processi cognitivi che si attivano nel controllo del comportamento e si individuano sistemi autoregolatori che danno coerenza alla personalità. Bandura propone il modello del determinismo triadico reciproco, secondo cui il funzionamento della persona deriva dalla reciproca interazione tra l’ambiente (fisico e sociale), la persona (strutture e processi cognitivi) e il comportamento. Le tre fonti non hanno la stessa forza; la loro influenza varia in funzione delle diverse attività, dai diversi individui e delle diverse circostanze. Inoltre, gli influssi non si verificano simultaneamente. Il segmento persona-comportamento identifica la reciproca interazione tra variabili interne e il comportamento messo in atto. La reciproca influenza tra le variabili interne e l’ambiente implica che le aspettative, le credenze e le autopercezioni si sviluppino e si modifichino in relazione all’ambiente fisico e sociale. Il segmento comportamento-ambiente rappresenta l’influenza reciproca tra gli elementi ambientali e la condotta della persona. L’ambiente non è un’entità che si pone in maniera fissa sulla persona; la sua influenza si attiva da determinati comportamenti. Il principio del determinismo propone l’idea di una concatenazione di cause ed effetti. Non è però una successione prevedibile. Importanti sono anche gli eventi fortuiti e casuali. Un punto cardine è il concetto di agentività umana, cioè la capacità della persona di contribuire in qualità di agente causale al proprio sviluppo, ovvero la capacità di autodeterminazione. Bandura identifica cinque meccanismi cognitivi di base: - La capacità di simbolizzazione: la capacità della persona di utilizzare simboli, in particolare il linguaggio, per comprendere, ragionare e gestire il proprio ambiente. Le persone attraverso di essa cercano e provano mentalmente le soluzioni possibili facendo una stima delle conseguenze associate ad esse. - La capacità vicaria: la capacità della persona di acquisire conoscenze, abilità sulla base del processo di osservazione. - La capacità di previsione: saper anticipare gli eventi futuri; anticipare le possibili conseguenze delle azioni. - La capacità di autoregolazione: saper stabilire obiettivi e effettuare una valutazione della propria prestazione in relazione a standard interni. - La capacità di autoriflessione: è tipica e distintiva dell’uomo, consente di pensare e analizzare i propri stessi processi di pensiero. La persona prende in esame le proprie idee e propri pensieri, trae previsioni, agisce in base ad essi. Le variabili operano interagendo in maniera sistemica e coerente. La combinazione delle capacità di previsione, autoriflessione e autoregolazione viene definita sistema del Sé, il nucleo della personalità. All’interno del sistema del sé, Bandura assegna un ruolo primario all’autoefficacia percepita. Essa si riferisce alle convinzioni e aspettative circa la propria abilità di organizzare e portare a termine con successo l’azione richiesta in situazioni e compiti futuri. Le valutazioni di autoefficacia servono a regolare i propri sforzi in funzione degli obiettivi che la persona ha stabilito per se stessa. Corrisponde a un sistema di credenze che regola il comportamento verso uno scopo specifico. Quattro possibili fonti dell’autoefficacia: 1. L’esperienza personale; 2. Le esperienze vicariate, cioè di altre persone che hanno raggiunto il successo; 3. La persuasione verbale; 4. Gli stati fisiologici e affettivi. L’autostima, diversamente, viene definita come il senso globale e complessivo che ciascun individuo attribuisce al proprio valore, cioè una sintesi dei sentimenti di valore che la persona sviluppa nei confronti di sé stessa. Le evidenze empiriche suggeriscono l’esistenza di un legame molto debole tra il livello personale di autostima e la prestazione al compito, mentre indicano la presenza di una relazione causale tra il livello di autoefficacia percepita e la prestazione. Alcuni studi, per indagare il legame tra autoefficacia e prestazione, hanno impiegato la tecnica dell’ancoraggio. L’ancoraggio è un processo di pensiero che si verifica quando le persone nell’emettere un giudizio sulla base di informazioni incerte utilizzano dei punti di riferimento ai quali ancorare tale giudizio. E’ stato provato, attraverso esperimenti su problemi matematici, che la prestazione effettiva al compito viene influenzata dal livello di autoefficacia riportato. Dal punto di vista della teoria cognitivo-sociale, lo sviluppo della personalità riguarda l’intero arco di vita. Le persone sviluppano capacità e competenze in riferimento a domini di comportamento specifici, pertanto risulta fondamentale che le persone acquisiscano la capacità di regolare in maniera flessibile il proprio comportamento. Le conoscenze e le abilità non vengono acquisite solo ed esclusivamente per esperienze dirette. L’apprendimento per osservazione rende sicuro e abbrevia i tempi del processo di acquisizione di abilità. Consente di apprendere conoscenze e capacità attraverso l’osservazione di modelli sociali e culturali. Bandura distingue tra modellamento e imitazione. L’imitazione è un’azione passiva che implica una fedele riproduzione di pattern di comportamento. Il modellamento è un processo di apprendimento attivo, in cui la persona si costruisce una rappresentazione mentale interna. L’apprendimento osservativo è regolato da quattro funzioni: i processi attentivi, di ritenzione, di produzione e motivazionali. L’apprendimento richiede che l’osservatore presti attenzione al modello. I modelli che attirano l’attenzione hanno più probabilità di essere efficaci. Alcune azioni particolarmente salienti avranno un maggiore impatto. Importante è anche la ritenzione di ciò che viene osservato, che deve essere rappresentato in memoria. Ci può essere la codifica visiva che crea immagini mentali, o la codifica verbale che crea una descrizione. È necessario poi tradurre ciò che è stato osservato. Se ci sono mancanze nelle abilità di produzione si può verificare un divario tra ciò che una persona conosce e ciò che sa fare. I processi motivazionali poi influiscono sull’uso che si fa della conoscenza e delle capacità apprese. Bandura sottolinea la distinzione tra l’acquisizione di un comportamento potenziale e l’esecuzione del comportamento. Un modello di comportamento può essere acquisito indipendentemente dai rinforzi, ma il fatto che il comportamento venga o meno attuato dipende dalle ricompense o dalle punizioni che la persona si aspetta. Il rinforzo vicario, che viene dato al modello che la persona sta osservando, influisce sulla reale messa in atto di comportamenti. Non sembra influenzare però il processo di acquisizione del potenziale comportamento. L’effetto del rinforzo vicario coinvolge lo sviluppo di un’aspettativa di risultato, cioè l’insieme delle convinzioni riguardanti le conseguenze di una determinata azione. L’enfasi sulle aspettative mette in discussione il concetto di rinforzo. Nei cotesti sociali i processi di apprendimento viario coinvolgono due individui: uno che sperimenta qualcosa direttamente e uno che lo sperimenta indirettamente. Un tipo di esperienza è l’attivazione emotiva vicaria (empatia), che si verifica quando osserviamo qualcuno che sta provando un’emozione intensa e sperimentiamo la stessa emozione. Questo crea un apprendimento vicario affettivo, cioè l’apprendimento di una reazione emotiva tramite l’osservazione della reazione emotiva altrui. Il comportamento disadattivo e disfunzionale è frutto di un apprendimento. Una colta che è stato appreso, intervengono rinforzi che contribuiscono al mantenimento del comportamento stesso. Bandura identifica nelle cognizioni e nelle aspettative e valutazioni relative a se stessi, la principale causa di disagio patologico. La psicopatologia è considerata la conseguenza di cognizioni disfunzionali che portano a comportamenti disadattivi. Secondo lo psicologo una terapia basata solo sulla comunicazione verbale non è sufficiente. È necessario che la persona sperimenti alcune situazioni di apprendimento. La terapia si avvale del modellamento partecipante, in cui la persona non osserva solo, ma riproduce il comportamento del modello. Inizialmente è stato applicato alle fobie, poi anche al trattamento di diversi disturbi psicologici. Differenti linee di ricerca hanno indagato la relazione tra le aspettative di autoefficacia personale e la salute. Le persone con convinzioni positive di autoefficacia tendono a mettere in atto comportamento che favoriscono la promozione della salute. Lo stato di salute è fortemente influenzato dal proprio stile di vita. Gli interventi volti a promuovere l’acquisizione di abitudini e comportamenti funzionali alla propria salute si basano sull’dea che non sia sufficiente aumentare nelle persone il livello di informazione e di conoscenza. Le campagne di salute pubblica più efficaci sono quelle che riescono nell’intento di rinforzare la percezione dell’autoefficacia personale. Un altro filone di ricerca ha posto in evidenza la connessione tra convinzioni di autoefficacia e il funzionamento fisiologico. Alcuni studi evidenziano una correlazione tra i livelli di autoefficacia percepita e un buon livello di funzionamento del sistema immunitario. È stato rilevato come un aumento delle convinzioni di autoefficacia corrisponda un migliore funzionamento immunitario. 3. Corollario dell’organizzazione: le persone si differenziano anche per il sistema gerarchico entro il quale i costrutti sono organizzati. Il sistema costruttivo assume forme diverse nello sviluppo della personalità. 4. Corollario della dicotomia: i costrutti sono di numero finito e hanno una struttura bipolare. 5. Corollario della scelta: ogni volta che una persona compie una scelta, preferirà l’alternativa che sembra anticipare più accuratamente gli eventi successivi. 6. Corollario del tempo: nessun costrutto è rilevante per ogni cosa che entra nel campo percettivo di chi lo usa. Ogni costrutto ha un ambito di pertinenza e un punto focale. 7. Corollario dell’esperienze: poiché gli eventi si rivelano continuamente, gli individui sono portati a sempre nuove costruzioni su di essi. 8. Corollario della modulazione: i costrutti possono avere gradazioni diverse sia nella permeabilità che nell’impermeabilità. Un costrutto è permeabile se ammette elementi nuovi. 9. Corollario della frammentazione: il cambiamento nel sistema costruttivo di una persona non segue un percorso logico; nel processo di costruzione degli eventi non si manifesta sempre e subito coerenza. 10. Corollario della comunità: ciò che sta alla base di comportamenti simili tra le persone è la similarità nella costruzione degli eventi e non l’uguaglianza. 11. Corollario della socialità: il rapporto interpersonale dipende dal livello individuale di comprensione raggiunto del sistema di costrutti dell’altro. Per formare un costrutto sono necessari almeno tre elementi: due elementi percepiti come simili l’uno all’altro e un terzo come differenze dagli altri due. I due elementi simili sono il polo di somiglianza, mentre la modalità della loro contrapposizione rispetto a un terzo elemento definisce il polo di contrasto. Se una persona nella sua modalità espressiva utilizza solo uno dei due poli del costrutto sta nascondendo l’aspetto opposto, in questo caso uno dei due poli è stato sommerso. Se una persona sta applicando agli altri determinati costrutti è perché questi fanno parte del suo modo di vedere le cose e sono applicabili potenzialmente anche a sé stesso. Kelly chiarisce che nel processo di costruzione personale dei costrutti la persona costruisce un proprio ruolo che si ritrova a giocare. Specifica alcuni aspetti dei costrutti. Distinguiamo tra costrutti verbali, espressi a parole, e costrutti preverbali. Ogni costrutto ha un ambito di pertinenza, cioè l’insieme di tutte quelle cose rispetto alle quali chi lo usa lo ha trovato utile, e un fuoco di pertinenza, che comprende gli eventi particolari ai quali si può applicare il costrutto. Fondamentali sono i costrutti nucleari, sostanziali nel sistema di rappresentazioni di una persona, governano i processi di mantenimento della persona. I costrutti periferici sono più marginali e possono anche essere alterati senza gravi conseguenze per la struttura nucleare. I costrutti fanno parte di un sistema e sono ordinati gerarchicamente a costruire categorie sovraordinate che includono costrutti subordinati. I costrutti impermeabili si basano su un contesto definito, quelli che sono aperti a una molteplicità di nuovi elementi sono permeabili. Nel corso dell’organizzazione individuale dei costrutti, la costruzione può andare nella direzione della dilatazione (costrutti lassi) o della costrizione (costrutti stretti). I costrutti servono a dare un senso al disordine caotico della vita. Un sistema costruttivo non è mai completamente a riposo. Non è facile per il soggetto a modificare i costrutti che ha elaborato nel processo di comprensione, ma essi sono destinati a subire aggiustamenti. Quattro termini sono rilevanti per il cambiamento: minaccia, colpa, paura, ansia. La minaccia è la consapevolezza di un cambiamento imminente e comprensivo all’interno delle strutture nucleari di un individuo. La paura è simile alla minaccia, ma il costrutto di cui si teme la comparsa è incidentale, riguarda cioè un piccolo numero di eventi. L’ansia è causata dal riconoscimento che gli eventi da affrontare non rientrano nell’ambito di pertinenza del proprio sistema. L’ansia sopravvive perché si ha consapevolezza che i propri costrutti non sono adeguati agli eventi con cui bisogna inevitabilmente confrontarsi. Le persone sono portate a proteggersi dall’ansia in diversi modi: uno di questi è allentare i propri costrutti, aumentando il livello di tolleranza, oppure restringendo i propri costrutti subordinati, riorganizzandoli. La colpa è quell’esperienza in cui si ha la perdita della struttura nucleare di ruolo. I costrutti nucleari fondano l’esistenza delle persone, rimandano alla sua identità, regolano la condotta. Le persone giocano un ruolo quando agiscono alla luce di ciò che pensano siano le aspettative che gli altri hanno su di loro. Kelly ritiene che fin dall’inizio della sua vita il bambino è impegnato a dare un senso al mondo che lo circonda. Benessere/disagio, sazio/affamato, sicuro/pericoloso sono costruzioni preverbali. Kelly non pensa che si possano differenziare adulti e bambini in termini di indipendenza-dipendenza. Tutti dipendiamo da una struttura sociale per il cibo, salute, sviluppo e sicurezza. Il processo preverbale è più ricco nell’area della dipendenza. Gli stili di attaccamento rifletteranno questo processo preverbale di costruzione. Sicuramente l’ambiente è un fattore importante, ma secondo l’autore il comportamento individuale non viene determinato da esso. I bambini ricevono feed-back dalla famiglia e dalla società circa l’efficacia degli schemi interpretativi; ma l’apporto personale è molto importante. Per Kelly lo sviluppo è un processo cognitivo complesso tra l’individuo e il suo ambiente. Tale sviluppo risulta sano se ciò che ne emerge è un sistema di costrutti flessibile. Una teoria psicologia, secondo Kelly, deve essere utile ad aiutare le persone a migliorare se stesse. La teoria dei costrutti nasce come base per l’analisi clinica e poi si risolve nel progetto più ampio di una nuova teoria della personalità. La psicoterapia è stata l’area di applicazione principale. La persona sperimenta forme di disadattamento quando non c’è un buon funzionamento del sistema di costrutti. Un certo disturbo porta con sé una complessità di azioni, modi e nessuna etichetta riesce a incasellare un determinato individuo. Un disordine, secondo Kelly, si manifesta quando una persona utilizza il suo sistema di costrutti per leggere gli eventi nonostante una continua invalidazione. Le problematiche si muovono lungo tre direzioni: 1. La prima riguarda quelle forme di disadattamento che si creano in riferimento alla modalità di applicazione dei costrutti a nuovi eventi. In questo caso si usano costrutti troppo permeabili o troppo impermeabili. 2. La seconda ha a che fare con le modalità di utilizzo dei costrutti nel fare previsioni e riguardano il restringimento o l’allentamento. Una costruzione troppo stretta implica rigidità, l’utilizzo di poche alternative. Una costruzione lassa rimanda a modalità generiche, caotiche, poco comprensibili. 3. L’altra direzione riguarda la modalità di organizzazione complessiva del sistema se tale modalità va verso la contrazione o dilatazione. Con la contrazione si tende a restringere il sistema, ci si concentra su poche azioni, con la dilatazione si amplia il sistema. Kelly pensa che il terapeuta possa aiutare le persone a trovare nuove lenti per leggere gli eventi. L’obiettivo è il cambiamento e Kelly evidenzia i cicli di costruzione. Importante è il ciclo della creatività, percorso per la ricostruzione della personalità in cui entra in gioco l’originalità dell’individuo a passare da un costrutto allentato a un costrutto stretto e valido. Sono diverse le strategie che usa Kelly per favorire nuove costruzioni di eventi. Predominano in esse la messa in scena e il role-playing. La terapia del ruolo stabilito è un procedimento in cui il paziente viene invitato ad assumere un’identità diversa, immedesimandosi in un personaggio, provando ad abbandonare i vecchi costrutti e assumendo quelli nuovi. Il terapeuta deve ascoltare il paziente, essere creativo, fornendo lui gli strumenti per elaborare costrutti nuovi; deve dimostrare audacia perché nel processo terapeutico può imbattersi in aspetti di cui non ha padronanza. I costrutti, insieme agli aspetti emotivi, hanno prioritaria importanza in psicoterapia. Già nella pratica kelliana si prevede di utilizzare la terapia del ruolo stabilito in un’ottica di terapia di gruppo. Ogni partecipante può ascoltare anche i profili proposti agli altri. Anche in questo caso il ruolo del terapeuta è attivo e significativo. Una tecnica terapeutica di gruppo è quella del gruppo di transazione interpersonale, che consiste nell’esperienza di gruppo in cui si condivide la costruzione dei costrutti degli altri in gruppo allargato. Interessanti sono state le ricerche di Fransella, con soggetti balbuzienti. Il soggetto balbuziente ha sviluppato uno specifico sottoinsieme di costrutti, nelle interazioni linguistiche, che gli permette di prevedere come procederà tale interazione. Allo stesso tempo egli non ha a disposizione un sottoinsieme abbastanza funzionale di previsione. Lo scopo della terapia è quello di utilizzare le strategie che portino il soggetto a costruire se stesso come uno che parla con facilità. Epting e Amerikaner propongono la terapia del ruolo variabile. Il cliente deve costruire un ruolo stabilito in relazione alle diverse difficoltà che sta affrontando. Negli anni ottanta, la prospettiva dei costrutti trova applicazione nell’ambito della terapia familiare. Si assiste a un’integrazione tra la prospettiva kelliana e l’approccio sistemico-relazionale. Il risultato viene definito Family Construct approach, che considera l’interdipendenza che il sistema costruttivo di un individuo mantiene con quello degli altri membri. Si parla di costrutti familiari, l’insieme dei significati condividi dai componenti della famiglia in base al quale si struttura il modello di interazione familiare. Tra le applicazioni più significative ricordiamo la terapia razionale emotiva di Ellis e la terapia cognitiva di Beck. Tali approcci sottolineano il ruolo dei pensieri nelle forme di disadattamento: la sofferenza psichica si lega a errate convinzioni su se stessi e la realtà circostante. L’obiettivo terapeutico è aiutare il paziente a pensare in modo più realistico. Negli ultimi anni nelle terapie cognitive è stata integrata la Mindfulness, ovvero un approccio terapeutico basato sulla meditazione consapevole. Con esso si propone di prestare attenzione alla propria esperienza nel momento presente in modo non giudicante. La teoria di Kelly ha trovato applicazioni in ambito evolutivo e educativo. Nel processo di costruzione dei costrutti, il bambino mostra spesso un uso e un’organizzazione dei costrutti differente da quella dei genitori che glieli hanno forniti. Alcuni ricercatori studiano la tendenza del bambino ad ampliare il numero dei costrutti e a costituire un sistema in cui tali costrutti vengono organizzati gerarchicamente. Con lo sviluppo si evidenzia come si passi da costrutti più concreti a costrutti sempre più astratti. Di interesse sono le ricerche in cui si evidenziano relazioni tra il grado di complessità cognitiva e la ricchezza degli ambienti culturali cui i bambini sono esposti. Il concetto di complessità cognitiva è stato teorizzato da Bieri e viene applicato a un sistema cognitivo che contiene molti costrutti non sovrapponibili l’uno all’altro. In questo modo l’individuo rileva sfumature e maggiori differenze riguardo agli eventi e alle persone. Capitolo 9 La psicologia umanistica nasce dalla confluenza di alcune prospettive psicologiche e filosofiche sull’uomo maturate in America e in Europa tra gli anni trenta e sessanta. Nel 1940 l’Università del Minnesota ospita un importante convegno in cui alcuni psicologi come Allport, Lewin, Perls e Rogers si riconoscono in una visione comune che prende le distanze dal determinismo psichico e dalla visione pessimistica dell’uomo. Ciò che la psicologia umanistica condivide con la fenomenologia è la considerazione che viene riservata ai fatti psichici. Essi non possono essere studiati con gli stessi metodi sperimentali impiegati dalle scienze naturali. L’uomo è qualcosa di più di un insieme di istinti o di una serie di comportamenti. L’indagine psicologica deve puntare l’attenzione sull’esperienza concreta, sulla modalità attraverso cui l’individuo percepisce se stesso e la realtà che lo circonda. Ciò che viene posto al centro dell’interesse conoscitivo è la sfera della soggettività e dell’esperienza vissuta. Dell’esistenzialismo il nuovo movimento condivide l’attenzione alla persona nel suo essere nel mondo, all’uomo come individualità singola, autodeterminata, volta a emergere e a diventare. L’altro punto di riferimento è dato dalle teorie di tipo olistico o organismico che propongono uno studio sulla persona secondo una prospettiva che consideri la sua globalità. Punto di riferimento è Goldstein. Il concetto centrale è quello di organismo, inteso come unità di corpo e mente, come sistema unico e organizzato. L’individuo si caratterizza come una totalità significativa e indivisibile, coerente e integrata. Le persone sono motivate verso l’autorealizzazione e hanno la tendenza a dispiegate le proprie potenzialità. Nei primi anni sessanta un ampio movimento guidato da Maslow e chiamato terza forza della psicologia. Carls Rogers ha elaborato una teoria della personalità e delle relazioni interpersonali alla luce dell’esperienza terapeutica, proponendo un approccio conosciuto come approccio centrato sulla persona. Egli ritiene che la natura umana sia primariamente benevola. Si tratta di una grande forza motivazionale innata, direzionale, costruttiva, che assicura la crescita, lo sviluppo, la vita e che l’autore chiama tendenza attualizzante. Qualunque sia l’ambiente e la natura degli stimoli che muovono le azioni, ogni organismo, a qualsiasi livello, è portato ad agire in modo da mantenere, migliorare e riprodurre se stesso. La tendenza attualizzante dirige quindi gli organismi verso il completamento e il dispiegamento delle proprie potenzialità. La tendenza al miglioramento e alla crescita comportano fatica e sofferenza. Il processo organismico di valutazione è una sorta di guida interna, non consapevole, che richiama la persona verso quelle esperienze che producono crescita e le allontana da quelle che invece la inibiscono . Secondo Rogers sono le