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Psicologia Generale - Anolli e Legrenzi - Cap.1, Guide, Progetti e Ricerche di Psicologia Generale

Riassunto Capitolo 1 "Origini e sviluppi della psicologia scientifica"

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2018/2019

Caricato il 27/04/2019

izzle_hawlta
izzle_hawlta 🇮🇹

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Scarica Psicologia Generale - Anolli e Legrenzi - Cap.1 e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! CAPITOLO 1. PARAGRAFO 1 1.1 Presupposti evolutivi della psicologia (pp.12-14 “Psicologia generale) L’evoluzione dell’uomo è iniziata dal momento in cui c’è stata la separazione dagli scimpanzé e noi siamo diventati umani non per addizione (aggiungendo DNA al nostro corredo genetico), bensì per sottrazione (eliminando “pezzi” dal DNA). L’evoluzione della nostra specie è avvenuta in modo contingente, irregolare e discontinuo, secondo il modello degli equilibri punteggiati (Steven Gould). Nell’evoluzione della specie vi sono anelli mancanti che implicano la riorganizzazione dell’assetto generale di una data specie per delineare nuove traiettorie evolutive. L’insieme di tutte le specie umane è stato definito il “cespuglio degli ominidi” benché non si è evoluto secondo una catena lineare e progressiva, bensì ha presentato una discendenza ramificata, “a cespuglio”. Circa 100 mila anni fa la nostra specie è diventata una specie simbolica, in grado di maneggiare simboli. Allo stesso periodo si attribuisce in modo plausibile la comparsa del linguaggio considerati un passo avanti nella conquista di nuove abilità psicologiche. Capacità simboliche e abilità linguistiche consentono agli umani di diventare una specie psicologica. La psicologia affonda le sue radici nell’evoluzione dell’Homo Sapiens, stesso momento in cui inizia la rivoluzione del Neolitico (periodo dell’incremento esponenziale delle capacità psicologiche degli umani) dove con l’avvento dell’agricoltura compare la nozioni di territorio. La rivoluzione del Neolitico ha predisposto una riorganizzazione del cervello come se fosse una “cassetta degli attrezzi mentali” (pensiero, coscienza, comunicazione, elevata socialità, valori ecc…) e rappresenta la nascita della cultura in tutte le sue diverse forme e manifestazioni. La mente di oggi presenta un diverso impiego delle capacità psicologiche influenzate da un enorme quantità di dispositivi più sofisticati e avanzati, difatti essa è caratterizzata da processi di funzionamento notevolmente diversi. La cultura e i suoi artefatti (es: internet) vanno a modificare la configurazione delle connessioni nervose a nostra disposizione e la nostra cassetta degli attrezzi mentali è impiegata sia dalla psicologia ingenua e sia da quella scientifica. → INTEGRARE CON APPUNTI E SLIDE 1.2 Esperienza, psicologia del senso comune e scienze psicologiche (pp. 14-16) Gli empiristi inglesi sostengono che ogni forma di conoscenza a nostra disposizione deriva dall’esperienza e non vi sono idee innate. Il termine “esperienza” è un sostantivo nominale e numerabile, sia collettivo e sia non numerabile. Eccezioni: 1) occorrenza di un particolare avvenimento 2) partecipazione a una serie di eventi come fonte di conoscenza e di apprendimenti 3) particolare competenza in un certo ambito 4) totalità delle conoscenze a proprio disposizione. Parliamo di esperienza come totalità delle singole esperienze ed è l’enciclopedia delle conoscenze esplicite e implicite accumulate nel corso del tempo, tramite il coinvolgimento personale nelle azioni e l’imitazione dei comportamenti altrui (è la percezione di “tutto ciò che accade”) Jhon Locke afferma che tutta la nostra conoscenza è fondata sull’esperienza in quanto fonte delle informazioni acquisite attraverso le sensazioni. Le conoscenza acquisite dall’esperienza hanno un valore pragmatico e sono utili per prendere decisioni e agire in modo efficace in una data situazione consentendo di elaborare teorie per spiegare il comportamento altrui e nostro. Queste, però, sono teorie ingenue, fondate su conoscenze poco attendibili e valide perché sono basate su criteri approssimativi poiché l’esperienza è un avvenimento personale, limitato nel tempo e nello spazio, soggetto a errori e distorsioni. Le teorie ingenue applicate alla spiegazione della condotta umana conducono alla psicologia del senso comune, forma indispensabile di sapere che ci pone nella condizione di capire i comportamenti nostri e altrui grazie al ragionamento pratico, consente anche di far fronte alle difficoltà, di intervenire alle situazioni atipiche e di gestire circostanze complesse. La psicologia ingenua fornisce conoscenze deboli e poco attendibili, prive di un fondamento rigoroso; se facciamo affidamento solo su di esse corriamo un rischio alquanto elevato di commettere errori e di andare incontro a distorsioni. Le teorie della psicologia ingenua non sono in grado di accertare in modo collaudato le conoscenze che forniscono e la mancanza di controllo conduce a forme suggestive di sapere. È la psicologia scientifica fondata sul metodo sperimentale che offre una garanzia elevata sulla robustezza delle spiegazioni fornite; essa, però, non è una conoscenza originaria ma si fonda sul sapere della psicologia ingenua. I criteri scientifici da essa ammessi valgono per tutti gli studiosi valgono per tutti gli studiosi che accettano questi criteri e siamo in grado di usare gli strumenti pertinenti per poi procedere alla verifica. Per essere produttive le conoscenze della psicologia scientifica devono ritornare al livello del senso comune e poi devono essere divulgate scientificamente. Questa diffusione ha la potenzialità di favorire nuove forme di convivenza sociale. → INTEGRARE CON APPUNTI E SLIDE 1.3 Presupposti moderni per la comparsa della psicologia scientificamente Il termine psicologia deriva dal greco psyche = “anima” e logos = “discorso” , e quindi “discorso sull’anima”. Wolff operò la distinzione fra psicologia razionale e psicologia empirica: la prima è basata su riflessioni teoriche, invece la seconda (naturalistica) è fondata su osservazioni concrete, è stata la radice da cui è sorta la psicologia scientifica contemporanea come scienza naturale. Il contributo filosofico. Il primo trattato sistematico risale ad Aristotele con “De Anima”, in cui spiega i processi cognitivi. Ippocrate fornisce una prima classificazione della personalità divisa principalmente in 4 tipi: 1) sanguigno 2) collerico 3) melanconico 4) flemmatico, in funzione del prevalere di uno dei 4 umori: 1) sangue 2) bile gialla 3) bile nera 4) acqua/ intflegma. Nel Medioevo la riflessione sull’anima procedette in sede filosofica con la Scolastica, ma si arrestò poiché la religione cristiana vietò ogni studio anatomico e fisiologico. Descartes introdusse il concetto del dualismo classificando il pensiero come res cognitas, e il corpo come res extensa; il pensiero racchiude idee innate e il corpo è concepito come strumento che serve all’anima di muoversi nel mondo. Robert Whytt asportò il cervello di una rana e osservò che rimanevano ancora i movimenti riflessi di contrazione ed estensione, generati dal midollo spinale. Questo perché nei nervi periferici le vie sensoriali erano indipendenti da quelle motorie. Nasce quindi la nozione di arco riflesso, come forma fondamentale di connessione fra sensazioni e movimenti, fra organismo e ambiente. La misurazione dei processi mentali: cronometria mentale e psicofisica. Kant aveva negato la possibilità di una psicologia empirica, poiché la matematica non è applicabile ai fenomeni del “senso interno” e non è concepibile misurare i fenomeni e i processi psichici; a questo proposito fu individuato un parametro fisico idoneo a valutare il funzionamento mentale: il tempo. Hermann Von Helmholtz ricorse a un preparato muscolo-nervoso del gastrocnemio di rana e stimolando il nervo a diverse distanze, fu in grado di misurare il tempo che intercorreva fra la La sintesi moderna. → NEODARWINISMO. È l’integrazione fra la teoria dell’evoluzione della specie per selezione naturale di Darwin, la teoria dell’ereditarietà di Gregor Mendel ampliata alla genetica moderna, la presenza di mutazioni genetiche a seguito di rilevanti pressioni ambientali, l’elaborazione matematica della genetica delle popolazioni e l’analisi dei reperti della paleontologia. IDEE CHIAVE = 1) nozione di sopravvivenza (fitness) ; 2) fitness assoluta (concetto di riproduzione) ; 3) fitness relativa (sopravvivere più a lungo). Questi dispositivi evolutivi sono stati integrati dal principio dell’ereditarietà, che localizza nei geni l’origine della variabilità delle caratteristiche fenotipiche trasmissibili ai discendenti e che costituisce un fattore centrale per la speciazione (nascita di nuove specie). La Sintesi moderna, però, è apparsa fragile sul piano sperimentale e debole sul piano logico. (vedi esempi in verde sul libro) Il modello degli equilibri punteggiati e l’ “exaptation”. Gould elabora il modello degli equilibri punteggiati che presuppone come le specie presentino lunghi periodi di stasi, seguiti da salti, da cambiamenti bruschi e dalla repentina comparsa di nuove forme di esistenza. Questa teoria è in grado di spiega le continuità che esistono fra i reperti fossili e l’assenza di forme intermedie nell’evoluzione della specie. Questi “salti evolutivi” implicano spesso forme di “exaptation” → struttura biologica destinata a una certa funzione e “cooptata” a svolgere una funzione nuova assieme a quella originaria (vedi esempio in verde libro). L’ exaptation, a differenza dell’adaptation, sottolinea la frammentarietà, la casualità e la contingenza dell’evoluzione. La Sintesi Estesa. La Sintesi estesa introduce nuovi concetti, come la plasticità del fenotipo, la selezione multilivello, l’evoluzione del genoma, la contingenza, l’ereditarietà epigenetica (vedi esempio libro). Modello EVO-DEVO → studia la relazione fra lo sviluppo embrionale e fetale di un organismo (ontogenesi) e l’evoluzione della sua popolazione di appartenenza (filogenesi) → variazioni genetiche nei geni deputati al controllo dello sviluppo embrionale possono dare luogo a nuovi caratteri nell’adulto (fenotipo). Il modello della costruzione di nicchia in relazione al proprio habitat modifica l’idea stessa di selezione naturale poiché il termine nicchia riguarda le trasformazioni che gli organismi di una specie pongono in atto nei riguardi del loro ambiente di vita. L’ evoluzione degli organismi dipende dalla 1) selezione naturale e dalla 2) costruzione di una nicchia: la prima concerne l’ereditarietà genetica, la seconda l’ereditarietà ecologica → l’evoluzione degli organismi è parzialmente determinata da fattori indipendenti dalla selezione naturale. Il concetto di evolvibilità prende spunto dall’evidenza che le specie esistenti sono il risultato non solo della sopravvivenza dei migliori ma anche di quelli che si sono dimostrati più “evolvibili”. Gli individui con un tasso più elevato di evolvibilità hanno maggiori probabilità di governare le variazioni e di raggiungere livelli più alti di “fitness”. PARAGRAFO 3 Prima che scoppiasse la Prima Guerra Mondiale, in Europa e negli USA furono delineate nuove traiettorie di studio che condussero a un rilevante sviluppo della scienza psicologiche. 3.1 Dalla psicologia dell’atto alla scuola di Wurzburg Brentano pubblicava “Psychologie vom empirischen Standpunkt” che spiega la psicologia dell’atto: egli dichiarava che la mente è costituita da atti dotati di intenzionalità. (vedi esempio libro) → l’aspetto essenziale non è il contenuto, bensì l’atto/azione. In quanto tale, è rivolto a qualcos’altro in modo vincolante e implica una qualche forma di interazione e scambio con l’ambiente. Questa tendenza si chiama in-esistenza intenzionale che pone in evidenza come i contenuti siano in funzione degli atti: la cosa che vedo dipende dall’atto di vedere, poiché esiste grazie a esso e dentro di esso. Gli atti mentali sono dotati di intenzionalità poiché è diretta verso qualcos’altro (aboutness) nell’interazione con l’ambiente→ l’agente ha la coscienza dei fenomeni esterni e produce in modo deliberato qualcosa fuori di lui (azione) → La forza è il fondamento della causalità fisica, l’intenzione è l’architrave della causalità psicologica. Fu inventato il primo laboratorio austriaco di psicologia, chiamato La Scuola Di Graz,dove allievo come Von Ehrenfels posero le basi per la nascita della scuola della Gestalt attraverso lo studio della << qualità figurale >> (Gestaltqualitat). → Le figure percettive restano invarianti nella loro organizzazione pur al variare degli stimoli che le compongono (trasferibilità della forma) (VEDI ESEMPIO LIBRO). PRINCIPIO: “Il tutto è più della somma delle singole parti” Vittorio Benussi fa particolare riferimento alle figure reversibili e alle illusioni ottico-geometriche. La loro percezione non solo è l’esito della ricezione e trasformazione di impulsi sensoriali, ma richiede altresì processi “asensoriali” (indipendenti dallo stimolo), attraverso i quali il soggetto organizza la massa sensoriale. Oswald Kulpe diede avvio nel 1896, insieme a Karl Marbe, alla scuola Wurzburg → Kulpe riteneva che anche i processi mentali superiori (pensiero e ragionamento) potessero essere studiati in modo rigoroso con metodi simili a quelli con cui venivano studiati i processi sensoriali e percettivi, facendo ricorso all’introspezione sperimentale sistematica. Così individuò il cosiddetto “pensiero senza immagini”: un particolare evento della coscienza senza un’ulteriore caratterizzazione (vedi esempio libro). 3.2 Scuola della Gestalt Gli studi sulla percezione avviati dalla scuola di Graz, furono approfonditi in modo sistematico dalla scuola della Gestalt (figura, rappresentazione), fondata da Werthmeier nel 1912 a Berlino, ed esponenti maggiori come Kohler. Kurt Lewin e Kurt Kaffka, in particolar modo si occupavano dei processi cognitivi, facendo riferimento al pensiero e alla percezione, si concentrarono altresì sullo studio della personalità e ai fenomeni sociali. Werthmeier enunciò le “leggi della Gestalt” sottese all’organizzazione e unificazione degli stimoli. Questi studi furono integrati anche in Italia da Kanizsa con le figure anomale generate da margini quasi percettivi. Il metodo usato dalla Gestalt è il metodo fenomenologico che consiste nel definire il campo percettivo cui il soggetto si trova e nel rilevare ciò che in esso gli appare (fenomeno). → CAMPO PERCETTIVO = Insieme dei suoi percetti (ciò che vede, non ciò che sa o pensa di sapere). È prestata particolare attenzione a evitare l’errore di stimolo: descrivere non ciò che vediamo (percetto) ma ciò che sappiamo (concetto). Accanto alla percezione, l’intelligenza, la soluzione di problemi, oggetto di studio per Kohler furono gli studi di scimpanzè e propose il concetto di insight (intuizione) nella forma immediata (lampo di genio). 3.3 Comportamentismo e Neocomportamentismo Il comportamentismo classico. Negli Stati Uniti la reazione allo strutturalismo fu altrettanto forte. Nll’articolo-proclama del 1913, John Watson sostenne che la psicologia doveva essere una scienza rigorosa e oggettiva al pari delle scienze naturali, quindi passare da una prospettiva mentalistica dell’introspezionismo (eventi soggettivi) allo studio di eventi osservabili da chiunque (eventi pubblici). Oggetto di studio della psicologia sono, quindi, le manifestazioni del comportamento studiate con metodi obbiettivi, in quanto osservabili dell’esterno in modo intersoggettivo per via diretta o con appositi strumenti (comportamentismo). Lo stimolo è un dato fisico e la risposta è un dato psicologico. Considerando S-R (stimolo-risposta), la psicologia si assume il compito d’occuparsi di come l’individuo agisca adottando un orientamento descrittivo, piuttosto che interpretativo. L’ organismo è visto come la scatola nera (black box) dove in ingresso (input) arrivano degli stimoli ambientali S, in modo conseguente quest’ultimo emette risposte R in uscita (output). Lo psicologo associa S-R approfondendo dicendo che con il variare delle risposte, dipende automaticamente dal variare degli stimoli (variabile indipendente). Watson attribuì particolare importanza ai processi di apprendimento atti a istituire nuove associazioni S-R, in funzione dell’adattamento all’ambiente. Il comportamentismo si immetteva così nell’alveo degli studi iniziati da Thorndike e Pavlov (successivamente fu approfondita da Skinner con il condizionamento operante, apparentemente spontaneo). Il Neocomportamentismo. Negli anni successivi Koch e Hull, introducono assieme a S-R anche le variabili intermedie, ovvero il principio di riduzione del bisogno (pulsione). Quanto più la connessione fra bisogno e risposta è stretta, tanto più l’abitudine sarà forte. Edward Tolman, oltre ad esaminare il livello molecolare del comportamento, considera anche quello morale, ovvero l’introduzione di una variabile interveniente, frapposta tra la variabile indipendente (S) e quella dipendente ( R ). Se S e R possono essere misurate direttamente, la variabile indipendente non appare tale, ovvero è un costrutto ipotetico. Gli anni ‘50 non segnarono solo l’apice del comportamentismo ma anche del suo decadimento, con l’avvento del cognitivismo.