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PSICOLOGIA GENERALE (L. ANOLLI E P. LEGRENZI), Sintesi del corso di Psicologia Generale

RIASSUNTO DI PSICOLOGIA GENERALE DI LUIGI ANOLLI, QUINTA EDIZIONE. DA CAPITOLO 1 A CAPITOLO 12

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 08/06/2020

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Scarica PSICOLOGIA GENERALE (L. ANOLLI E P. LEGRENZI) e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! Psicologia generale Cap.1 Origini e sviluppi della psicologia Per poter governare certe situazioni ci serviamo della psicologia ingenua, che pur non volendo fa parte della nostra vita e si basa sulle esperienze. La psicologia ingenua viene studiata dalla psicologia scientifica. Anche se non l'abbiamo mai studiata siamo diventati ''psicologi'' nel corso della vita. 1.1 Presupposti evolutivi della psicologia In principio c'era la biologia. Dopo è comparsa la psicologia. La storia dell'uomo e della materia che studiamo è iniziata con l'ominide circa 7 milioni di anni fa. Fino ad allora eravamo un gruppo unico assieme agli scimpazè. In che modo è avvenuta questa biforcazione? Risulta che siamo diventati umani non perchè abbiamo qualcosa in piu alle scimmie, ma qualcosa in meno. L'evoluzione della nostra specie non è avvenuta in modo graduale e lineare, ma in modo discontinuo, infatti abbiamo dei ''salti'' ovvero un'anello mancante. Oggi, la specie umana, discende da vari ominidi del mondo, chiamato cespuglio. A quale periodo possiamo far risalire l'inizio della psicologia? E' evidente che non esiste nessuna data, ma lo possiamo collocare al periodo in cui l'Homo sapiens migrò fuori dall'Africa per colonizzare la terra. Qui nasce il linguaggio, le capacità simboliche, pensieri, sensazioni, gesti e suoni che hanno consentito all'uomo di diventare una specie psicologica. Da qui iniziano varie rivoluzioni ed evoluzioni, come l'avvento del Neolitico, l'agricoltura, i territori diventano ''proprietà privata'', difesa dello stato di appartenenza ecc.. Da qui possiamo notare lo sviluppo del pensiero umano, ''cassetta degli attrezzi mentali'' (pensiero, coscienza, comunicazione, valori). Con il passare del tempo pur mantenendo le stesse strutture celebrali, il cervello dell'uomo è caratterizzato da processi di funzionamento molto diversi. La ragione è semplice: la cultura e gli artefatti (internet) vanno a modificare la configurazione delle connessioni nervose a nostra disposizione. 1.2 Esperienza, psicologia del senso comune e scienze psicologiche Gli empiristi inglesi l'hanno detto con forza: la conoscenza deriva dall'esperienza. Non vi sono idee innate, anche se, la nostra mente si serve di una vasta gamma di dispositivi nervosi su base genetica. E' un punto di vista molto appoggiato dalla psicologia. Il termine esperienza deriva dal latino che significa esplorare. Ma ha numerosi significati come occorrenza di un particolare accadimento che ci tocca in prima persona. Parliamo di esperienza come la totalità delle singole esperienze. E' l'enciclopedia delle conoscenze esplicite e implicite accumulate nel corso del tempo. E' la percezione di tutto ciò che accade. Già John Locke aveva posto in evidenza che tutta la nostra conscenza è fondata sull'esperienza, in quanto fonte delle informazioni acquisite attraverso le sensazioni. Il flusso dei nostri stati d'animo. Però le conoscenze acquisite tramite l'esperienza hanno un valore eminentemente pragmatico: sono utili per prendere decisioni e agire in modo efficace in una data situazione nei vari ambiti dell'esistenza. Consentono di elaborare teorie per spiegare il comportamento nostro e altrui. Sono tuttavia, teorie ingenue, poco attendibili. L'esperienza non è una dimostrazione. E' un avvenimento personale, limitato nello spazio e nel tempo e soggetto ad errori. Questo riguarda la psicologia del senso comune (o ingenua). La psicologia ingenua fornisce conoscenze poco attendibili, prive di fondamenti. Se facciamo affidamento solo su questa corriamo il rischio di commettere errori. Se introduciamo processi di verifica, dotati di maggiore validità e attendibilità parliamo di psicologia scientifica, fondata sul metodo scientifico, che offre una garanzia elevata sulla robustezza delle spiegazioni fornite. Quali sono le connessioni tra psicologia ingenua e psicologia scientifica? Non nasce nel vuoto. Non è una conoscenza originaria, come ogni altra scienza naturale, esiste un rapporto di continuità. E' una comunità di studiosi che si trova d'accordo su vari metodi e li mettono in pratica. I criteri scientifici valgono per tutti gli studiosi che vi si riconoscono. Sono due livelli di conoscenza radicalmente diversi. La psicologia scientifica parte solo da quella ingenua, ma poi si dissocia. 1.3 Presupposti moderni per la comparsa della psicologia scientifica Il termine psicologia (dal greco discorso sull'anima) compare per la prima volta nel poemetto Psichiologia de ratione animae humanae del poeta Marko Marulic nel 1520. Occorre attendere, il Settecento, affinchè si parli di psicologia nel senso attualmenente inteso. Si fa coincidere la nascita della psicologia scientifica con la nascita del laboratorio sperimentale di psicologia a Lipsia nel 1879, da parte di Wundt. 2.1 Wilhelm Wundt e lo strutturalismo Wundt denominò il suo programma di ricerca psicologia fisiologica, sinnimo di psicologia sperimentale. Per Wundt oggetto della psicologia è l'esperienza immediata e la coscienza (esperienza soggettiva che ogni persona fa del mondo e della mente). Il metodo che usa è l'introspezione, ovvero l'osservazione soggettiva della propria esperienza personale, ma non vi è una lettura della mente diretta altrui. Infatti la scuola di Lipsia fallì inesorabilmente perchè forzò il metodo di Donders per adattarlo alla sue teoria rendendo infalsificabili le ipotesi di ricerca. Dagli storici il suo metodo di ricerca fu chiamato strutturalismo perchè era rivolta a rilevare le strutture della mente umana. Il suo allievo fedele, Titchner, dedusse che per analizzare un fatto non bisogna analizzare il suo significato. Secondo lui, la comprensione dell'anatomia della mente ha poca attinenza con il come o il perchè la mente funzioni. E' necessario capire di quali strutture si compone. 2.2 Evoluzionismo e Funzionalismo La prima contrapposizione allo strutturalismo avvenne con il funzionalismo. Il termine fu coniato da Titchener, basandosi sugli studi di Dewey e James. Dewey, disse che ciò che rende uno stato mentale di un certo tipo non dipende dalla sua costituzione interna. Il funzionalismo, piu che una scuolaè un modo di pensare, e trovò la sua sede nell'Università di Chicago. Il funzionalismo studia l'attività mentale e studia come opera un processo mentale. James parla invece di ''corrente della coscienza'' per sottolineare che la vita mentale è in continuo cambiamento. Le attività mentali sono in continuo cambiamento, in accordo a quanto diceva Darwin con la teoria dell'evoluzione. 2.2.2 La teoria dell'evoluzione Darwin descrive la teoria dell'evoluzione, secondo cui vi è una discendenza comune di tutti gli organismi viventi e la selezione naturale che è il principale motore dei cambiamenti evolutivi. · La sintesi moderna L'idee di Darwin non furono ben accolte all'inizio, solo con l'avvento degli anni Trenta fu studiata la sintesi moderna, da un gruppo di studiosi. E' l'unione della teoria di Darwin e della teoria dell'ereditarietà di Mendel. La sintesi moderna è risultata però fragile e debole sul piano sperimantale. Idee chiave: la sopravvivenza (fitness), la lotta per l'esistenza, ereditarietà. · Il modello degli equilibri punteggiati e l'exaptation Dopo la sintesi moderna, si sviluppa un'altra teoria per l'evoluzione della specie. Gould elabora il modello degli equilibri punteggiati, dove si analizzano i cambiamenti, i salti, e i lunghi periodi di stasi dell'esistenza. Ad esempio, le piume di uccelli, originariamente servivano per proteggersi dal freddo, ma sono state ''cooptate'' per volare. Nella specie umana, le pieghe laringee, comparse per evitare che il vomito entrasse nei polmoni, sono state ''cooptate'' per produrre suoni e si sono trasformate in corde vocali. Idea chiave: exaptationo o salto evolutivo, ovvero una struttura biologia destinata a una certa funzione ''cooptata'' a svolgere una funzione nuova assieme all'originaria. · La sintesi estesa A partire dagli anni 2000, si studia la teoria della sintesi estesa. La sintesi estesa introduce nuovi argomenti come la plasticità del fenotipo, la selezione multilivello, l'evoluzione del genoma, la contingenza, l'ereditarietà epigenetica. Idee chiave: modello evo-devo,esso studia la relazione fra lo sviluppo embrionale e fetale di un organismo, ontogenesi e filogenesi. Infine il modello della costruzione della nicchia, ovvero la trasformazione degli organismi viventi in base al loro ambiente. · Cap.3 Reazioni allo strutturalismo in Europa e negli Stati Uniti Prima che scoppiasse la Prima guerra mondiale, in Europa e negli Stati Uniti ci fu un nuovo sviluppo delle scienze psicologiche: Franz Brentano e la psicologia dell'atto, la scuola della Gestalt in Europa e Il comportamentismo negli Stati Uniti. 3.1 La psicologia dell'atto e Brentano Per Brentano, la mente è costituita da atti dotati di intenzionalità. Quando diciamo vedo un cerchio rosso, l'aspetto essenziale non è il contenuto ma bensì l'atto di vedere. Questa tendenza, chiamata in-esistenza intenzionale, pone in evidenza come i contenuti siano in funzione degli atti: la cosa che vedo dipende dall'atto di vedere. Gli atti mentali sono dotati di intenzionalità, implica l'idea che i fenomeni esterni causano l'azione. Gli attii mentali appaiono sempre unitari, mentre solo quelli fisici sono scomponibili. La scuola di Graz, primo laboratorio di psicologia in Austria, appoggia e adotta le idee di Brentano. 3.2. La Gestalt Gli studi sulla percezione furono approfonditi dalla Gestal, la scuola piu importante di psicologia in Europa del secolo scorso. Fu fondata da Max Wertheimer a Berlino e insieme ai suoi studiosi si occuparono dei processi cognitivi con particolare riferimento alla percezione e al pensiero, ma anche lo studio sulla personalità. Wertheimer enunciò le note leggi della Gestlat. Il metodo usato dalla Gestalt è diverso da tutti gli altri, viene chiamato metodo fenomenologico. Il metodo consiste nell definire il campo percettivo in cui il soggetto si trova e rivelare ciò che appare. La Gestalt ha concluso la sua stagione ma è stata rilevante grazie a un metodo non facile da seguire, ma valido e proficuo. 3.3 Comportamentismo e neocomportamentismo · Il comportamentismo classico John Watson, sostenne che la psicologia doveva essere una scienza rigorsoa al pari di tutte le altre scienze naturali. Oggetto dello studio della psicologia sono le manifestazioni del comportamento. Il comportamento è inteso come un'insieme di risposte muscolari o ghiandolari dell'organismo in risposta ad uno stimolo. L'organismo è considetaro una scatola nera, dove lo psicologo non può entrare. Entrano solo gli stimoli ambientali, ed escono le risposte, se variano le risposte, variano gli stimoli. Watson studiò l'apprendimento assieme a Thorndike con l'apprendimento per prove ed errori, Ivan Pavolv con il condizionameno classico e da Skinner con il condizionamento operante. · Il neocomportamentismo Negli anni successivi, Clark Hull introduce il principio della riduzione del bisogno che si esprime direttamente come spinta all'azione. La risposta comporta un rapido decremento dell'eccitazione corrispondente ad un bisogno. Quanto piu la connessione tra bisogno e risposta è stretta, tanto piu l'abitudine diventa forte. Edward Tolman esamine il livello molecolare e molare del comportamento. Poniamo un topo in un labirinto, rapidamente apprende la via d'uscita associando lo stimolo ai l'insieme delle informazioni disponibili ed esperienze. Piu che archiviare, connettere e memorizzare, la mente ha il compito di guida. Cap. 2 Metodi della ricerca in psicologia 1.1 Teoria ingenua e teoria scientifica In un certo senso siamo tutti psicologi. Se non lo fossimo non saremmo in grado di sopravvivere. Anche il bambino piccolo deve diventare presto ''psicologo'' per affrontare la vita e per stare bene con se stesso e con gli altri. Le conoscenze psicologiche di cui siamo dotati tutti in base all'esperienza è chiamata psicologia ingenua. Qual'è la differenza fra una teoria ingenua e una scientifica? La psicologia scientifica si fonda sul metodo sperimentale, praticamente ignorato dalla psicologia ingenua. Tale metodo è stato messo in pratica sia da Galileo Galilei e sia da Isaac Newton. Per Galileo in metodo sperimentale, consiste nell'unione delle sensate esperienze, con le necessarie dimostrazioni. In tal modo era possibile individuare le leggi fisiche, attraverso l'individuazione delle cause, accertate da misurazioni. 1.2. Percorso standard della ricerca in psicologia 1. L'interesse di partenza: All'inizio dell'attività di ricerca vi è la meraviglia e la curiosità. In questa fase spesso c'è la fase dei dubbi, delle incertezze ma anche momenti di lucidità e di voglia di scoprire. Inizialmente ci poniamo alcune domande come: ''Che cosa voglio raggiungere? Cosa devo studiare? In che campo opero? '' Occorre in questo caso, che tale campo non sia troppo esteso o troppo complesso. E soprattutto che il campo di ricerca sia compatibile con la ''cassetta degli attrezzi''. 2. L'ipotesi di ricerca: In un momento successivo, la domanda di ricerca va tradotta in ipotesi. Le ipotesi non vanno fromulate in modo generale, ma definite in modo chiaro e preciso. Un'ipotesi viene enunciata con la preposizione: se. Le ipotesi sono formulate in modo da essere verificate tramite operazioni scientifiche, osservabili da piu ricercatori. 3. La verifica sperimentale: Per esaminare la validità delle ipotesi, si procede alla verifica. Non è possibile dimostrare in modo diretto le ipotesi di ricerca, quindi non si ha mai una certezza. Per superare questo ostacolo, si fa ricorso ad una via indiretta. Essi si sentono autorizzati ad accettarla solo se riescono a dimostrare che l'ipotesi opposta è falsa. 4. Il metodo scientifico: Precisate le ipotesi, occorre verificare. La verifica avviene atraverso il metodo scientifico. E' necessaria la partecipazione dei soggetti che rispodano ai requisiti previsti dal ricercatore. In numerosi esperimenti è prevista la presenza di un gruppo di controllo. I soggetti sono invitati a eseguire una serie di operazioni in una codizione artificiale ed una naturale. La prima garantisce un livello piu elevato di controllo, la seconda presenta un valore piu alto di validità. Al fine di assolvere a tale compito occorre che i partecipanti seguano le istruzioni fornite dal ricercatore. I ricercatori impiegano l'osservazione dei comportamenti dei partecipanti, adottando grigie di valutazione. La combinazione di tutte queste cose conduce alla situazione sperimentale. 5. La raccolta e l'analisi dei protocolli sperimentali: I dati ottenuti sono sottoposti a elaborazione statistica che consente di rappresentare in modo accurato e sintetico le caratteristiche. 6. La diffusione dei risultati: Se i risultati appaiono soddisfacenti, il ricercatore è interessato a documentare la sua ricerca e comunicarla alla comunità degli studiosi con una pubblicazione. Oggi vi è l'abitudine di sottoporre la pubblicazione ad esperti nel settore. 2.1 Spiegazione e principio di causalità Per noi umani è una necessità speigare il perchè delle cose. Stimolati da questo, andiamo alla ricerca delle cause che scatenanto gli eventi. L'evidenza delle cose non basta, abbiamo subito il bisogno di domandarci il perchè. Questo vincolo avviene nella mente umana sin da subito. Tale illusione conduce al principio di causalità, in grado di rispondere al perchè si verificano certi fenomeni. Abbiamo due tipi di causalità: · Causalità fisica, ovvero ci spieghiamo le cose attraverso le leggi della fisica. · Causalità psicologica attribuiamo alle azioni di animali, umani ed esseri viventi pensieri, emozioni, sensazioni ecc.. 2.2 Il metodo sperimentale Una via maestra per fornire spiegazioni a tutti i quesiti è la sperimentazione, risalente a Galileo e Newton. Il metodo sperimentale dispone di regole standard da seguire accuratamente. --------------------- DA 45 A 60 SUL LIBRO --------------------------- Cap. 3 Sensazione e percezione 1.1 Che cos'è una sensazione E' l’impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una data intensità dello stimolo fisico. L'ambiente in cui viviamo produce un'infinità di stimoli che giungono ai nostri organi di senso. La sensazione può essere definita come l'impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde ad una data intensità dello stimolo fisico. Nella grande maggioranza dei casi le sensazioni di un individuo sono simili a quelle di un'altro, quando entrambi siano posti di far fronte al medesimo stimolo e nelle medesime condizioni. Questa situazione è dovuta da una relazione sistematica fra lo stimolo fisico e la sensazione. Esse costituiscono, una sorta di interfaccia fra la realtà esterna e quella interna. Ogni modalità sensoriale è sensibile in modo definito. Ad esempio il sistema uditivo è sensibile a specifiche variazione della pressione dell'aria; a sua volta il sistema visivo è in grado di rispondere a certe bande elettromagnetiche. Questa condizione pone in evidenza due limiti alla sensibilità umana. Non siamo capaci di rilevare la natura e l'intensità dei campi elettromagnetici; non abbiamo la possibilità di captare le radiazioni. Il nostro organismo è notevolmente limitato a fronte dell'enorme varietà delle forme dell'energia fisica. Qualsiasi stimolo deve raggiungere un livello minimo per suscitare una sensazione. Questo livello, chiamato soglia assoluta, segna il confine tra gli stimoli che vengono percepiti dall'organismo. La soglia assoluta è il valore di uno stimolo che nel 50% dei casi ha la probabilità di suscitare la sensazione corrispondente. Occore distinguere la soglia assoluta iniziale e la soglia assoluta terminale. Anche la variazione di intensità fra due stimoli della medesima natura deve essere sufficientemente elevata per essere colta dall'organismo. In questo caso parliamo di soglia differenziale. 1.2 Misurazione della soglia Uno dei primi obiettivi della psicologia scientifica fu appunto dimostrare che questa operazione di misura poteva essere eseguita. Furono messi appunto tre diversi metodi psicofisici. Il termine psicofisico che con essi si studia la relazione sistematica fra due Costanza di grandezza: Tanto piu si allontana un'oggetto da noi, tanto piu piccola apparirà la sua immagine alla retina. Legge di Euclide. Costanza di forma: E' la tendenza ad attribuire agli oggetti la medesima forma, nonostante la varietà di forme che essi proiettano nel tempo sulla retina. Costanza cromatica: Gli oggetti dellìambiente hanno un colore stabile, per quanto grandi possono esserele variazioni dell'illuminazione. La luce riflessa da un oggetto varia in continuazione secondo il tipo e l'intensità dell'illuminazione. Questa teoria è compatibile con le tre dimensioni percettive fondamentali dei colori: la tonalità, la chiarezza, la saturazione. Da questa teoria deriva il quadrato delle tonalità cromatiche. 3.4 Percezione del movimento Percepiamo non solo gli oggetti statici, ma anche quelli in movimento. Quando ci spostiamo o quando muoviamo gli occhi, le immagini proiettate sulla retina si spostano continuamente; eppure, non abbiamo la percezione che le cose siano in movimento. La percezione del movimento è un processo complesso, regolato da precisi meccanismi fisiologici. Percezione del movimento reale e del movimento indotto: La percezione del movimento reale consiste nella capacità di cogliere nel tempo gli spostamenti reali di un oggetto lungo una traiettoria rispetto ad altri oggetti che restano immobili nello spazio percepito. Movimento apparente: Il movimento apparente consiste nella percezione di oggetti in movimento a partire da stimoli statici presentati ad intervalli regolari di tempo. Esso costituisce l'antecedente della scoperta del movimento cinematografico dei fratelli Lumière. Movimento autocinetico: Se in una stanza totalmente buia fissiamo un piccolo punto luminoso statico, dopo un certo intervallo di tempo, abbiamo la percezione che il punto compia movimenti erratici di una certa ampiezza. Cap. 4 Attenzione, Coscienza, Azione 6. Attenzione L'attenzione è l'insieme di dispositivi che consentono a orientare le risorse mentali disponibili verso gli oggetti e gli eventi, ricercare e individuare in modo selettivo le informazioni per focalizzare e dirigere la nostra condotta, mantenere in modo vigile una condizione di controllo su ciò che stiamo facendo. 1.1 Rilevazione degli stimoli Attenzione endogena e attenzione esogena: l'attenzione si frastaglia in una gamma di processi che accompagnano l'esperienza con l'ambiente. E' l'attenzione endogena, avviata dalle nostre esigenze personali, governata da processi mentali dall'alto verso il basso. In numerose altre occasioni un evento inaspettato e saliente proveniente dall'ambiente cattura la nostra attenzione e la dirige subito verso di sè (effetto cocktail party), questa è l'attenzione esogena. Attenzione spaziale e attenzione basata sugli oggetti: l'attenzione spaziale, di solito, vi è coincidenza fra la direzione dello sguardo e quella attenzione. Tuttavia, possiamo separare questi due processi; infatti possiamo dirigere lo sguardo verso un oggetto nello spazio e orientare l'attenzione verso qualche altra parte. L'attenzione basata sugli oggetti trova un fondamento a livello celebrale. In tutti i casi, siamo in grado di rilevare cio che è rilevante per noi. E' il bersaglio dell'attenzione. Velocità e accuratezza della rilevazione: Nella rivelazione di uno stimolo fattori importanti riguardano sia il tempo di esecuzione, sia il grado di accuratezza. In questa attività assume importanza la validità degli stimoli ricercati, ove per validità, s'intende l'individualizzazione del bersaglio ricercato. Abbiamo tre condizioni: stimolo valido, stimolo non valido, stimolo neutro. In questo compito siamo piu veloci quando ci troviamo di fronte a stimoli validi rispetto a stimoli neutri e a quelli non validi. Inoltre l'incremento nella velocità e accuratezza è in funzione ai nostri interessi. Gli stimoli che rispondo agli interessi centrali sono catturati in modo assai piu veloce e preciso. In particolare, gli stimoli dotati di maggior rilevanza emotiva, catturano assai prima le risorse. La rapidità della rilevazione degli stimoli è utile perchè puo salvarci la vita in certi casi. · cecità del cambiamento (pag.94) · effetto Simon (pag.95) Elaborazione controllata ed elaborazione automatica: Nella rilevazione degli stimoli entrano in gioco i processi di elaborazione controllata e di elaborazione automatica. La prima è lenta e consapevole, accompagnata da errori, e non consente di svolgere altri compiti nello stesso tempo. La seconda è inconsapevole, difficile da modificare, permettere di svolgere piu compiti nello stesso momento. Questa distinzione oggi appare meno netta, poiche nessuna elaborazione è totalmente automatica. 1.2 Selezione e ricerca degli stimoli In una condizione di vigilanza siamo in grado di discriminare e scegliere cio che è rilevante. Questa è l'attività di selezione. Grazie alla selezione, siamo in grado di impiegare al meglio le risorse cognitive limitate e modulare le nostre attività mentali, nel quale intervengono diverse aree celebrali. · Selezione come filtro (effetto cocktail party) · Selezione come fascio di luce · Selezione come ricerca degli stimoli (ricerca disgiuntiva, ricerca congiuntiva) 1.3 Competizione fra stimoli Nella vita quotidiana spesso ci troviamo nella situazione di dover fa fronte a due o piu compiti nello stesso tempo. Oggi questa condizione è aumentata nella nostra società, da un ritmo frenetico e da traguardi sempre piu ambiziosi. I dispositivi digitali ci pongono nella situazione di svolgere piu attività nello stesso tempo (multitasking) abbiamo quindi un frazionamento dell'attenzione che deve governare un ventaglio di bersagli. E' un fenomeno degno di attenzione. Attenzione focalizzate e attenzioni divise: Quando intendiamo svolgere due compiti nello stesso tempo, troviamo difficile seguirli entrambi in modo soddisfacente. Quando dobbiamo fare attenzione a due compiti nello stesso tempo, abbiamo due alternative: o seguiamo e trascuriamo una delle due azioni, o perdiamo parte dell'informazione di entrambe le fonti. Nella prima condizione abbiamo l'attenzione focalizzata, nella seconda abbiam l'attenzione divisa. Inferenze a doppio compito: Abbiamo due fonti di stimolazione di tipo diverso, in competizione tra loro, dobbiamo selezionare in qualche modo il loro accesso alla nostra mente. Incapaci di gestire una quantità eccessiva di informazioni, ci troviamo in questa situazione quando i due compiti da seguire condividono lo stesso canale di elaborazione. E' impossibile seguire un film e guidare un'auto, poichè entrambi i compiti coinvolgono il sistema visivo. 2.3 Stati alterati della coscienza La coscienza assume forme diverse in modo conforme ai parametri sopra considerati. Quando esce da questi confini parliamo di stati alterati della coscienza. Sonno: Il sonno è uno stato caratterizzato da una ridotta capacità di risposta agli stimoli. Si crea un'alternanza sonno-veglia, che regola il ritmo delle giornate. Grazie all'impiego di tecniche è stato accertato che abbiamo 6 fasi di sonno: due per la veglia (veglia attiva e veglia passiva) e quattro stadi del sonno. Lo stadio 4 è il piu profondo, e durante questa fase si possono verificare diversi fenomeni come: sonnambulismo, sogni, terrori, enuresi. Arrivati allo stadio 4, ritorniamo allo stadio 1 e così via finche non ci svegliamo. Ogni 90 min si cambia stadio. · Sonno REM e NREM: Quando passiamo dallo stadio 4 a 1 compiamo dei movimenti rapidi con gli occhi, è il sonno REM (Rapid Eyes Movements). Il sonno REM va distinto dal sonno NREM che prevale nelle prime ore di sonno. Queste due tipologie si alternano ciclicamente: REM: prevale nelle fasi terminali del sonno, rapidi movimenti degli occhi, attività celebrale simile alla veglia, aumento della pressione, polso, respirazione; perdita del tono muscolare, erezione del pene o turgore clitorideo. I sogni fatti durante questa fase sono ricordati. CERVELLO ATTIVO MA CORPO PARALIZZATO. NREM: prevale nelle prime ore di sonno, ritmi del cuore e respirazione lenti e regolari, movimenti oculari assenti, rilassamento muscolare. I sogni fatti durante questa fase non sono ricordati. · Tutti i mammiferi dormono, ed ha una funzione fondamentale per la sopravvivenza. Ci sono due teorie: sonno ristoratore o teoria circadiana. SONNO RISTORATORE: Il sonno consente un recupero delle risorse sia a livello somatico che cerebrale. In pratica il sonno serve per recuperare le ore di attività della giornata. Ricarico di energia. TEORIA CIRCADIANA: Il sonno sarebbe comparso durante l'evoluzione della specie per mantenere gli animali inattivi durante il periodo in cui non hanno bisogno di mantenersi in attività necessarie per la sopravvivenza. · Gli esseri umani sono capaci di non dormire oltre 200 ore. La privazione di sonno non ha effetti negativi sulla salute e sulle prestazioni psicologiche. Non ha un effetto negativo neanche in processi mentali complessi. L'esecuzione di compiti mentali noiosi, tuttavia, è particolarmente difficile da svolgere. MICROSONNI: Cali improvvisi di vigilanza della durata di pochi secondi, durante i quali le palpebre si chiudono e i soggetti non rispondono agli stimoli ambientali. Ipnosi: L'ipnosi è un procedimento in cui un operatore, nella funzione di ipnotizzatore, induce il cliente a sperimentare significativi cambiamenti nei comportamenti con una sospensione temporanea della coscienza. La situazione ipnotica è costituita da una fase di induzione che conduce la coscienza a fargli compiere una serie di azioni. INDUZIONE IPNOTICA: Il soggetto è posto in una condizione di rilassamento e gli vengono impartite diverse suggestioni, alla fine segue l'ordine di non ricordare piu che cosa è successo durante l'ipnosi medesima. Gli ipnotizzatori facevano ricorso a comandi autoritari (pendolo e occhi magnetici puntati) ma oggi questo metodo è stato abbandonato, infatti le tecniche utilizzate oggi si basano piu sul linguaggio. SUSCETTIBILITA' IPNOTICA: Non tutti gli individui sono ipnotizzabili. La suscettibilità ipnotica costituisce un tratto stabile della personalità, con una predisposizione genetica ed ha un picco durante l'adolescenza. I soggetti piu facilmente ipnotizzabili sarebbero anche quelli piu suggestionabili e questi individui sono caratterizzati da alcune qualità distintive: dissociazione, immaginazione, disposizione al contesto ipnotico. ANALGESIA IPNOTICA: Un fenomeno particolare è costituito dalla possibilità di esercitare un controllo diretto sul dolore, senza la necessità di interventi farmacologici. Si sono tentate diverse operazioni chirurgiche sotto ipnosi. Gli studi attuali si sono avvalsi "del test pressorio del freddo". In questa condizione, il 67 percento dei soggetti ha superato il test sotto ipnosi. L'analgesia ipnotica si fonda sulle modificazioni dell'attività nervosa, della corteccia cerebrale. I risultati piu interessanti si hanno con dolori del parto, i dolori alla schiena, dolori odontoiatrici. Di solito si fa ricorso a tecniche di autoipnosi. Meditazione: La meditazione costituisce uno stato modificato di coscienza attraverso l'esecuzione di alcuni esercizi mentali. E' un metodo di rilassamento durante il quale il soggetto, dirigendo l'attenzione in modo fisso e invariabile su un unico stimolo, ottiene un elevato controllo nella regolazione della respirazione e giunge a limitare grandemente il proprio campo di attenzione e la ricezione degli stimoli ambientali. Genera un effetto simile all'autoipnosi. Alcuni soggetti posso avere anche esperienze mistiche. Le pratiche di meditazione piu frequenti sono lo yoga e lo zen. Tra queste forme tradizionali è degno di interesse ricordare la meditazione di apertura e la meditazione di concentrazione, Nella prima il soggetto, mediante l'impegno a non pensare a niente, libera al piu possibile la mente per accogliere nuove esperienze. Nella seconda il soggetto si impegna a concentrare totalmente tutte le proprie risorse di attenzione e di pensiero su un unico oggetto, escludendo ogni altra cosa. La meditazione trascendentale consiste nel focalizzare l'attenzione sulla ripetizione mentale di un suono speciale o sulla respirazione nasale. L'impegno è quello di distogliere totalmente l'attenzione dai normali stimoli esterni. A livello psicologico, la meditazione trascendentale risulta opportuna per combattere lo stress negativo e per superare gli stati di ansia cronica. AZIONE Per interagire in modo efficace con l'ambiente e per assicurarsi buone probabilità di sopravvivenza, non è sufficiente essere attenti e coscienti. Occorre saper agire. L'azione è una sequenza consapevole e deliberata di movimenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo. Tramite le azioni un individuo è in grado di intervenire sulla realtà. Un insieme di azioni costituisce un'attività. Grazie a questa capacità non siamo solo spettatori di ciò che accade, ma siamo protagonisti. E' il concetto di agentività come capacità di esercitare un potere causale sugli accadimenti di poter ottenere i risultati desiderati mediante le nostre azioni. 3.1 Pianificazione dell'azione Qualsiasi azione che compiamo non è un evento casuale, nè totalmente automatico. Neppure è un semplice movimento che può essere accidentale o automatico. I movimenti in sequenza implicati in un'azione sono volontari, idonei a realizzare uno scopo, ogni azione si svolge secondo un piano che, in modo gerarchico, controlla l'ordine di una sequenza di operazioni motorie per consentire il raggiungimento dello scopo predefinito. MODELLO TOTE: Il modello TOTE è un processo ricorsivo, in grado di assicurare un risultato soddisfacente e di raggiungere lo scopo prefissato. Il piano consiste in una ad altri. · Mappe cerebrali e immagini mentali: La rappresentazione si basa sul sistema dei neuroni a specchio. Le mappe cerebrali, tramite cui il cervello informa se stesso, sono modelli nervosi in continuo cambiamento, poichè si modificano. L'elaborazione delle mappe coinvolge le modalità sensoriali e il sistema motorio. Ciascuno di noi è consapevole delle luci , suoni, odori, la loro rappresentazione costituisce le immagini mentali. Tali capacità non le abbiamo dalla nascita, ma si sviluppano solo con l'interazione con altri uomini. Questo perchè il cervello non è autosufficiente, senza stimoli è in difficoltà. · Simulatori e simulazioni. 2. Conoscenza La conoscenza è fondamentale per la sopravvivenza. La comprensione è la capacità di intendere e interpretare in modo appropriato una data situazione. Comprendere il significato vuol dire cogliere la traiettoria di senso di un certo evento. · Le categorie 2.3 Conoscenza procedurale e conoscenza tacita La conoscenza consente di acquisire informazioni dell'esperienza nostra. L'ammontare di tali informazioni, opportunamente elaborate, costituisce l'enciclopedia delle conoscenze a nostra disposizione. Le conoscenze procedurali sono conoscenze acquisite tramite le procedure e le azioni. La conoscenza tacita è il conoscere come vanno fatte le cose, al conoscere ''che cosa'' o ''chi'. E' una conoscenza inconsapevole, immersa nell'esperienza, fondamentale per avere successo nella società. 3. Simulazione Mentale 3.1 Simulazione e modelli Una simulazione è la riproduzione di oggetti o eventi attraverso l'elaborazione dei modelli. Per essere una simulazione attendibile della realtà, anche se non può mai essere una fotocopia, consiste in un modello. Accanto al mondo del reale e al mondo del fantastico esiste un mondo del possibile. Ciò che può accadere in futuro. C'è la simulazione analogica (realtà) e la simulazione virtuale (computer). 3.2 Vantaggi della simulazione Versatilità, flessibilità, complessità: Non c'è oggetto che non possa essere simulato, anche il piu complesso. La cultura come ''prodotto di simulazione'': Senza simulazione non ci sarebbe la cultura. La mente è in grado di simulare eventi, anticiparli e prevenirli. Teorie e fatti nella simulazione: La teoria è immersa nella simulazione, poichè ogni variazione introduce la domanda ''perchè?'' Invenzione di mondi possibili: Realtà virtuale, libri, romanzi ecc.. Simulazione e prestazioni motorie: Immaginarsi i movimenti prima di una gara favorisce le prestazioni. Pensiero controfattuale e anticipazione della propria identità: La simulazione è un dispositivo mentale molto potente per ricostruire eventi del passato (controfattuale) e per anticipare eventi del futuro (prefattuale). Nel primo caso ci riferiamo ad avvenimenti accaduti e ipotizziamo che cosa sarebbe potuto succedere se avessimo agito in modo differente. Innovazione e creatività: La simulazione è un motore potente anche per la creatività umana. Prendendo avvio da alcuni indizi la mente umana è in grado simulare nuove combinazioni. 4.1 Svantaggi della simulazione Tendenza alla distorsione e semplificazione: Il rischio è quello di confondere la simulazione con la realtà. Aspetti patologici della simulazione: La mente simulativa è anche fondamento di disturbo psicologico. Possiamo usare la simulazione per imbrogliare la società: è il reato di simulazione. Sul piano relazionale, consideriamo la simulazione machiavellica, che consiste nel ricostruire la realtà manipolatoria. Inoltre esiste la simulazione delirante che consiste in un grado di deformazione rispetto alla realtà. Cap.6 Apprendimento ed esperienza L'apprendimento è un dispositivo universale negli animali. La disponibilità di un sistema nervoso, per quanto rudimentale, consente una serie di operazioni fondamentali, fra cui l'apprendimento. Gli animali imparano; le piante no. L'apprendimento, inteso come una modificazione relativamente duratura e stabile del comportamento a seguito di un'esperienza, di solito ripetuta nel tempo, è uno dei due motori a disposizione per mandare avanti sia la nostra specie sia la nostra esistenza. Uno è dato dai meccanismi biologici (gene), l'altro consiste nei dispositivi culturali. Fra geni e ambiente esiste un intreccio profondo e continuo studiato dall'epigenetica. 1.1 Apprendimento situato La radice dell'apprendimento è l’esperienza. Per definizione ogni apprendimento è esperienziale, copre tutto l'arco della nostra esistenza, ci troviamo nella situazione di imparare sempre. Non vi è un tempo per imparare e un tempo per non imparare. Siamo spinti dalla curiosità e dall'esigenza di esplorare il noto. A pochi giorni di vita, il neonato impara a riconoscere il volto della madre e a discriminarlo dagli altri. Senza in-put il cervello e la mente entrano in una condizione di sofferenza (Alzheimer). 1.2 Apprendimento latente L'apprendimento latente è una forma di apprendimento implicito, poichè lo impariamo anche senza accorgercene. Per dimostrare la sua esistenza Edward Tolman e Charles Honzik si servirono di 3 gruppi di ratti: · il gruppo A non fu mai rinforzato come ricompensa per avere percorso il labirinto; il gruppo B fu rinforzato ad ogni prestazione; il gruppo C non fu rinforzato fino all'undicesimo giorno dell'esperimento. Nel momento in cui C fu rinforzato, ebbe prestazioni immediate e addirittura superiori a quelle di B. Tale risultato è comprensibile dato che il gruppo C ha appreso in modo latente e senza bisogno di rinforzi. Tolman aveva l'ipotesi che nello svolgimento delle varie attività abbiamo modo di scoprire le connessioni che esistono nell'ambiente in base ad indizi. Tale rilevazione conduce alla costruzione di mappe cognitive. Tolman escogitò un'altro esperimento: · un gruppo P di ratti partiva in modo indifferente sia dal box 1 e sia dal box 2 di un labirinto a croce e trovava cibo nel box 2. I ratti R del secondo gruppo erano collocati o nel box 1 o nel 2: chi partiva dal box 2 trovava cibo nello stesso box. I ratto compie molte azioni e casualmente preme la leva. Non appena preme la leva, ottiene del cibo. Nel giro di pochi minuti, apprende l'associazione fra leva- cibo. Come conseguenza, il ratto tende a ripetere piu volte il suo comportamento. Tale effetto costituisce un rinforzo: il rinforzo può essere positivo o negativo. I rinforzi hanno lo scopo di aumentare la probabilità della frequenza del comportamento in oggetto. A questo riguardo Skinner distingue nettamente fra rinforzo e punizione: · Quest'ultima consiste nella realizzazione di una situazione spiacevole con lo scopo di diminuire la probabilità della frequenza di un certo comportamento. La punizione è negativa o positiva. I rinforzi possono essere primari o secondari: Nel primo caso abbiamo eventi che soddisfano i bisogni fondamentali dell'individuo; nel secondo caso siamo in presenza di stimoli che sono egualmente in grado di rafforzare il comportamento in oggetto. I rinforzi possono essere anche essere ulteriormente divisi in continui e parziali: nel primo caso il rinforzo segue in modo sistematico ad ogni prestazione corretta fornita dall'animale; nel secondo caso il rinforzo è fornito solo ogni tanto a seguito della prestazione corretta dell'animale. Egli giunse così a definire i diversi piani di rafforzo per favorire l'incremento di un certo comportamento: · Piano di rinforzo ad intervallo fisso: lo stipendio mensile rientra in questo tipo di rinforzo. · Piano di rinforzo ad intervallo variabile: scelti in modo casuale. · Piani di rinforzo a rapporto fisso: un numero prefissato e sempre uguale di risposte. · Piano di rinforzo a rapporto variabile: in modo casuale. Es. la lotteria. Nello studio del comportamento operante Skinner introdusse la tecnica del modellamento. S osservava attentamente l'animale e gli faceva avere un po di cibo ogni volta che si avvicinava a quella parte della gabbia dove vi era la leva. In tal modo modellava progressivamente il comportamento dell'animale che forniva la risposta corretta per approssimazioni successive. · Il piccione superstizioso: Skinner distribuiva loro il cibo ad intervalli regolari ma frequenti. Nel frattempo il piccione si muoveva a caso. Era così indotto ad attribuire la ricompensa allo specifico movimento fatto prima. Il piccione, sviluppa una serie di comportamenti stereotipati e ripetuti nel tempo. Si verifica così un vero e proprio effetto moltiplicatore che rende un certo atto rincorrente per il semplice fatto che casualmente è stato compiuto prima del rinforzo. Il rilevatore di casualità del piccione si attiva ogni volta e attribuisce ad ogni azione la proprietà di essere un predittore dell'ottenimento del cibo. 2.4 Apprendimento per associazione selettiva Fu elaborata un'interpretazione cognitiva del condizionamento classico, l'animale deve necessariamente acquisire informazioni per stabilire le opportune connessioni fra SI e SC. · In un esperimento un gruppo di cani fu sottoposto a una lieve scossa elettrica preceduta da un suono per 20 volte. Il condizionamento alla paura riuscì secondo la metodologia standard. Invece, ad un altro gruppo fu somministrata 40 volte la scossa elettrica, 20 volte preceduta dal suono e 20 no. In questa seconda situazione l'animale non risultò condizionato alla paura. Secondo il modello di Robert Rescorla e Allan Wagner occorre tenere conto anche della forza associativa fra SI E SC. Se è elevata, si ha il condizionamento classico, se è debole, il condizionamento non compare. Si crea in questo modo un'aspettativa mentale su quanto deve succedere. · Consideriamo che un ratto assaggi del cibo avvelenato. Se il ratto lo assaggia una sola volta, in seguito non lo tocca piu. Dato che passano molte ore, in seguito non lo tocca più. Dato che passano molte ore tra l’assaggio e il mal di pancia, com'è possibile che il ratto sia capace di collegare i due eventi che si sono verificati una sola volta a distanza di tempo? · Ad un ratto si da il caffe e dopo un'ora gli si procura mal di pancia. Il giorno dopo il ratto rifiuta il caffe. L'avversione si verifica perché il caffè è stata l'ultima cosa ingerita prima del mal di pancia. · Nel secondo caso al ratto viene dato del saccarosio; in questo caso c'è avversione al caffè e non al saccarosio. Il caffè è seguito da un’iniezione di litio un giorno si e un giorno no. Quindi il ratto al mal di pancia a giorni alterni. In questo caso il ratto sviluppa l'avversione al caffè perché questo resta il miglior indizio per prevedere il mal di pancia. Siamo in presenza di condizionamento associativo selettivo. 2.5 Insight: un'alternativa al modello associativo Kholer, aveva contrapposto un modello cognitivo legato alla soluzione ingegnosa dei problemi. L'apprendimento avviene tramite un processo attivo e intelligente, che si manifesta nella capacità di collegare insieme gli elementi dell'ambiente. Tale operazione di intuizione (insight) avviene in modo improvviso. · Kholer pone uno scimpanzé di fronte ad una situazione impossibile da risolvere: fuori dalla gabbia c'è una banana, ma non è raggiungibile. Deluso dall'insuccesso, ritorna a giocare nella gabbia e nota la presenza di un bastone. Ad un certo punto l'animale afferra il bastone e si avvicina alla banana fino al punto di prenderla. 3.1 Apprendimento individuale e sociale: L'apprendimento è un'attività esclusivamente individuale ed è la competenza di acquisire nuove informazioni a seguito di un'esperienza personale. Successivamente c'è l'apprendimento sociale e l'apprendimento da modelli. L'apprendimento sociale è la capacità di acquisire nuove informazioni tramite e con i propri simili. Mentre l'apprendimento da modelli implica un'interazione diretta con l'ambiente, fondata sull'esperienza d'altri. 3.2 Imprinting: L'apprendimento più noto è quello dell'imprinting. E' un apprendimento precoce da parte degli uccelli che, come i pulcini, sono una prole atta e dimostrano una reazione di inseguimento verso il primo oggetto mobile che vedono dopo la schiusa, In pratica, stabiliscono un forte legame sociale con il primo oggetto mobile che incontrano nel corso delle prime ore di vita. L'imprinting avviene nel ''periodo critico'' è stato successivamente rinomato periodo sensibile. Durante questo periodo l'apprendimento è significativamente facilitato. Questo concetto è stato esteso pure all'essere umano, pur se in modo diverso. Si è osservato che nel secondo semestre di vita è un periodo sensibile per lo sviluppo del legame di attaccamento da parte del bambino nei riguardi della madre. 3.3 Apprendimento osservativo e imitativo L'apprendimento osservativo si basa su una rete complessa e robusta di dispositivi che comprendono l'attività dei neuroni specchio. E' una forma di apprendimento che si ritrova già presso i mammiferi. Avviene senza bisogno di ricorrere a un rinforzo diretto e assume la funzione principale è svolta dal modello da seguire. Si stabilisce un legame fondato sul principio di somiglianza più che su quello di contiguità temporale e spaziale. conducono ad un miglioramento dei ricordi a nostro vantaggio. La memoria non è infinita. E' limitata in termini qualitativi e quantitativi ed è strettamente connessa all'oblio. La psicologia considera l'oblio come uno svantaggio, ma in realtà il fatto di dimenticare costituisce un grande vantaggio perché eliminiamo le informazioni vecchie per dare spazio alle nuove. Abbiamo due tipi di memoria: memoria di lavoro e memoria a lungo termine. 1.2 Principali sistemi della memoria a lungo termine La memoria ha una natura multi sistemica, in quanto costellazione di sistemi e di processi anche diversi fra loro, comunque centrali nella cognizione umana. Memoria procedurale e dichiarativa: Fra i vari sistemi di memoria a lungo termine, occorre fare la distinzione tra memoria per fare e memoria per conoscere. La prima (memoria procedurale) riguarda la conservazione delle competenze e procedure per con cui fare le cose. Invece, la memoria dichiarativa, ovvero la seconda, consiste nella conservazione delle conoscenze sui fatti che possono essere acquisiti solo una volta e che sono direttamente accessibili alla coscienza. E' una memoria esplicita ed ha sede nell'ippocampo della corteccia temporale mediale. · Sindrome di Korsakoff Memoria semantica ed episodica: Tulving ha proposto la distinzione tra memoria episodica e semantica. La prima si riferisce alla capacità di memorizzare e recuperare eventi specifici e il luogo dove sono avvenuti. La memoria episodica invece è caratterizzata da ricordi particolari, denominati flash. Sono ricordi vivi, dettagliati e permanenti che ci hanno colpito emotivamente. La memoria semantica va considerata come un lessico mentale che organizza le conoscenze: contiene le conoscenze sul mondo in forma astratta, caratterizzata da grande velocità. Si è ipotizzata l'esistenza di reti semantiche, in grado di collegare eventi, parole, fatti ecc.. La memoria episodica ha a che fare con ciò che ricordiamo, mentre quella semantica con ciò che sappiamo. Memoria esplicita ed implicita: La memoria ha a che fare con la consapevolezza. Tale riferimento ha dato luogo alla distinzione tra memoria esplicita e implicita. La prima è la conservazione di informazioni che riguardano specifici eventi o conoscenze generali. La memoria implicita riguarda la capacità di ricordare senza averne consapevolezza, poichè è una conoscenza che si manifesta in prestazioni senza che il soggetto ne abbia coscienza (abilità motorie). Memoria autobiografica: La memoria è una componente essenziale dell'identità personale e sociale. Collega ciò che siamo stati a ciò che siamo, e ciò che saremo. Parliamo di memoria autobiografica per indicare la capacità di conservare le informazioni e le conoscenze legate al sè a partire dagli indizi della seconda infanzia. La memoria autobiografica è una sorta di regia che attribuisce unitarietà e distintività alla nostra persona. E' connessa al cortisolo, che è un ormone che porta a deteriorare la memoria autobiografica con la depressione. Memoria del passato e del futuro: La memoria retrospettiva concerne la conservazione e il recupero di ricordi riguardanti fatti. Tale memoria riguarda la nostra storia. Esiste anche una memoria per gli eventi futuri, parliamo allora di memoria prospettica. 2. Memoria come processo La memoria non è un dispositivo statico e fisso di dati a nostra disposizione, bensì un'organizzazione articolata e dinamica delle informazioni che pur prevedendo magazzini e registri di dati, implica una sequenza continua di processi: la codifica, l'elaborazione, consolidamento nel tempo, recupero. Codifica: consiste nel trasformare un'informazione in una rappresentazione mentale collocata in un deposito di memoria. Pensiamo all'attenzione, non prestiamo attenzione agli eventi difficilmente li ricorderemo e quindi la codifica sarà debole. L'attenzione determina la codifica che presenta tre livelli di elaborazione: livello superficiale, ci fermiamo agli aspetti strutturali e fisici di uno stimolo (come si presenta all'esterno), al livello intermedio abbiamo gli aspetti fonologici di uno stimolo (rime), al terzo livello abbiamo le componenti semantiche (appartenenza ad una categoria mentale). Quando siamo attivi nella produzione delle informazioni ricordiamo di più. Un fattore robusto nella codifica è la capacità di collegare insieme le diverse caratteristiche di un evento in una rappresentazione unitaria e coerente. Questa integrazione consente di ricordare un'oggetto come unità. Allan Paivio ha studiato anche la doppia codifica: verbale e immagine. Paivio ha dimostrato che gli stimoli figurali sono piu facili da ricordare, poiché attivano immediatamente una codifica per immagini e se l'oggetto è familiare, anche la codifica verbale, dato che sappiamo dare il nome allo stimolo. Ritenzione e recupero: Una volta codificate le informazioni bisogna consolidarle e mantenerle nel tempo finché ci servono. E' la ritenzione, grazie a cui conserviamo nei magazzini di memoria le informazioni acquisite. Per favorire questo processo facciamo ricorso alla reiterazione, che favorisce la fissazione delle informazioni che vogliamo ricordare. Es: Numero di telefono che ripetiamo in mente per non dimenticarlo. Indizi: Gli indizi sono utili per il recupero delle informazioni e possono essere connessi anche con gli stati interni dell'individuo (stati d'animo). Tanto più vi è somiglianza fra gli stati interni al momento della codifica delle informazioni e quelli al momento del recupero, tanto è migliore il ricordo. In che modo funzionano gli indizi nel recupero? Il recupero consiste nel collegare fra loro diverse caratteristiche dell'oggetto collocate nei depositi di memoria. In tal modo siamo in grado di recuperare le info. E' il processo di completamento di un modello, tale processo comporta una riattivazione delle informazioni presenti al momento della codifica. Il recupero consiste in diverse operazioni ovvero: rievocazione, riconoscimento, riapprendimento. 2.3 Distorsione della memoria del passato: Ricordi falsi: La falsa attribuzione è un fenomeno comune, poiché i falsi riconoscimento sono frequenti quando un nuovo stimolo è simile ad uno stimolo già codificato. La somiglianza induce uno scambio fra ciò che pensiamo di aver ricordato e ciò che di fatto abbiamo ricordato. L'ipnosi potrebbe essere una soluzione per questo. Ricostruzione dei ricordi: Anche nella ricostruzione dei ricordi andiamo incontro ad una serie di distorsioni. Il ricordo non è una fotocopia della realtà, non è una riapparizione degli eventi, ma una ricostruzione soggettiva. I peccati della memoria: Daniel Schacter ha elencato i sette peccati della memoria. Questi sono: 18. LABILITA': indica la debolezza della memoria che ci impedisce di ricordare ciò che abbiamo fatto a distanza di tempo. 19. DISTRAZIONE: è connessa con una mancanza di attenzione che è preliminare e indispensabile per creare il ricordo. 20. BLOCCO: riguarda l'incapacità di recuperare un'informazione (ce l'ho sulla punta della lingua). 21. ERRATA ATTRIBUZIONE: concerne il fatto di riferire le informazioni di un ricordo a una fonte o a un contesto sbagliato. 22. SUGGESTIONABILITA': consente di indurre e creare ricordi falsi. 23. DISTORSIONE: indica il processo attraverso cui le nostre convinzioni attuali frequenza per mantenerle presenti nel tampone di reiterazione. Richard Atkinson e Richard Shiffrin, ritennero che la memoria fosse un sistema complesso, composto da diversi stadi. Proposero un modello multi processi della memoria, basato sullo scambio input-output. Gli stadi principali sono tre: registro sensoriale, memoria a breve termine, memoria a lungo termine. I due ritennero che nella MBT, la reiterazione svolgesse una funzione rilevante. Quanto piu le informazioni sono reiterate nella MBT, tanto maggiori sono le probabilità che siano trasferite alla MLT. Pazienti con danni cerebrali importanti tali da compromettere gravemente la MBT sono egualmente capaci di registrare nuove informazioni nella MLT. 4.3 Memoria sensoriale: La memoria sensoriale è la capacità di mantenere in modo sostanzialmente fedele le informazioni ambientali. E' una memoria modale, poiché corrisponde alle varie modalità sensoriale. Per questo tipo di memoria occorre un registro sensoriale in grado di captare e trattenere per il tempo necessario le informazioni sensoriali. L'esistenza del registro sensoriale è stata approvata da George Sperling, che si era posto la domanda: ''Che cosa possiamo ricordare con un solo sguardo?'' · Ai soggetti vengono presentate 9 lettere: Il compito dei soggetti consisteva nel nominare quante piu lettere possibili. Essi dicevano che le avevano ''viste tutte'' ma riuscivano a nominarne solo 4-5. L'ipotesi di Sperling fu che i soggetti non riuscivano a conservarle per tanto tempo nel registro sensoriale. Ideò l'ipotesi della tecnica del resoconto parziale, con cui si chiede ai soggetti di riportare solo una parte delle lettere. In seguito agli esperimenti di Sperling, fu accertato che la memoria iconica è di grandi capacità ma dura molto poco. Il tempo è sufficiente per registrare le informazioni ambientali, decade assai rapidamente per lasciare spazio a nuove informazioni sensoriali. In modo analogo funziona la memoria ecoica, anche se ha una durata maggiore. 4.4 Il modello Baddeley e Hitch: la memoria di lavoro La concezione della memoria di lavoro, elaborata da Alan Baddeley e Graham Hitch, delinea un sistema di MBT composto da due magazzini di item e un dispositivo centrale di controllo. A differenza del modello di Atkinson, la ML non è considerata una stazione di passaggio verso la MLT, ma uno spazio in cui si svolgono importanti attività mentali di integrazione, coordinazione e manipolazione delle informazioni in ingresso. La ML, quindi è un sistema attivo e dinamico complesso, composto nella sua versione attuale da quattro sottosistemi indipendenti. Come lavora la ML? Partiamo dall’esecutivo centrale, è un sistema per il controllo, la regolazione dei processi cognitivi e collega le informazioni, coordina e orienta in modo selettivo le informazioni. Il circuito fonologico concerne il parlato e conserva l’ordine in cui le parole sono presentate. E’ suddiviso in due componenti: il magazzino fonologico e il sistema articolatorio. Il circuito fonologico è caratterizzato da diversi fenomeni, come l’effetto della similarità fonologica, l’effetto della lunghezza delle parole, l’effetto della soppressione articolatoria. A sua volta il taccuino visivo-spaziale riguarda l’immagazzinamento e il trattamento delle informazioni visive e spaziali: nonché delle immagini mentali. E’ composto dal nascondiglio visivo: ha la funzione di conservare le informazioni concernenti la forma e i colori, e dallo scrivano interno nella reiterazione attiva delle informazioni. Il tampone episodico è un sottosistema ‘’schiavo’’ introdotto da Baddeley ed è dedicato a collegare insieme le informazioni provenienti da diversi ambiti per formare unità integrate e coerenti a partire dalle informazioni visive, spaziali e verbali a disposizione in funzione dell’ordine cronologico. 4.5 La memoria a lungo termine La memoria a lungo termine si avvicina alla nozione ingenua di memoria. Si ritiene che la MLT sia virtualmente illimitata. Tale mantenimento può durare parecchi anni, talvolta che tutta la vita. La MLT esercita un'importante influenza nei processi dall'alto verso il basso orientando l'attenzione e la percezione. L’attività della MLT appare favorita alla presenza di una proteina nota come mBDNF che modifica i neuroni. Tuttavia, la riattivazione di un'informaziine può essere impedita dall'incompletezza delle associazioni necessarie per il recupero. Cap. 8 Decisione, ragionamento, creatività 1. Esperienza diretta e pensiero L'uomo è in grado di usare varie forme di pensiero per elaborare e integrare le informazioni di cui fa esperienza diretta tramite i suoi organi di senso. Come si è visto parlando del riconoscimento, siamo capaci di classificare gli oggetti che ci cicorndano come qualcosa di già conosciuto con caratteristiche di quella categoria di oggetti. La mente umana è in grado di ricondurre oggetti ignoti al noto. Talvolta, quando le informazioni sono ambigue possiamo fare delle ipotesi. Il sistema di riconoscimento degli oggetti funziona assumendo una certa probabilità a priori che quel che appare come una cosa può essere anche un'altra. Questa procedura è rapida e inconsapevole. In tal caso si è entrati nel campo di studi del pensiero e più in particolare alla presa di decisioni. Gli elementi che caratterizzano le decisioni sono: incertezza su quello che succede, vincoli temporali, scopi, azioni, emozioni e conseguenze future. 2. La decisione Gli psicologi hanno studiato come le persone compiano le scelte. E' interessante capire perchè gli uomini non cosiderano mai quello che si dovrebbe fare da quello che realmente si fa. Per far fronte alle decisioni si una l'albero decisionale. Con gli alberi decisionali si può visualizzare l'incertezza che caratterizza le decisioni vere. 3. Induzioni, Abduzioni, Analogie e Creatività Le induzioni sono ragionamenti che producono generalizzazioni a partire dalle esperienze, ma anche che non conducono a conclusioni necessarie. Le abduzioni sono ragionamenti con una conclusione verosimile L'analogia invece non garatisce conclusioni certe, eppure sono strumenti del pensiero che si utilizzano per la soluzione di problemi creativi. Queste soluzioni sono basate sul ragionamento analogico ed è caratterizzato da: Recupero, Corrispondenze, Valutazione, Astrazione, Spiegazione e Predizione. Negli ultimi 20 anni queste cinque operazioni su cui si basa il ragionamento analogico sono state studiate con molti esperimenti e sono state simulate tramite modelli computazionali. Molte ricerche si sono concentrate sull'interazione tra apparenze superficiali e struttura di un problema, non solo quando si deve trovare una soluzione, ma anche quando va presa una decisione. Scelte politiche sono state fatte tramite questo ragionamento, ma in molti casi la forza dell'analogia impediva di capire come stavano veramente le cose. Il problema è che le somiglianze superficiali sono più appariscenti, e quindi convincenti, delle differenze nella struttura profonda. 4. Deduzioni La specie umana possiede al massimo grado una dote che è stata considerata la quintessenza della razionalità umana. Si tratta della capacità di ricavare conoscenze ''vere'' a partire da altre ''vere''. Questa capacità è chiamata deduzione. Queste considerazioni evidenziano l'aspetto formale delle deduzioni, ben diverso da quello studiato in precedenza. La capacità di ragionare rielaborando informazioni già in nostro possesso è stata più volte identificata con ciò che ha di più umano. Aristotele grazie alla darci torto. Il meccanismo di fissazione è stato scoperto dalla Gestalt e negli esperimenti si mostrava come i soggetti non riuscissero a trovare una soluzione, in quanto si fissavano alle funzioni dell'oggetto che erano già note. In questo caso siamo talmente abituati alle funzioni dell'oggetto che non riusciamo a vedere delle alternative che permetterebbero di risolvere il problema. Es: usare un coltello al posto di un cacciavite. Cap. 9 Comunicazione e linguaggio 1. Comunicazione, comportamento, interazione Siamo esseri comunicanti. La comunicazione è un vincolo costitutivo di noi stessi. E' un vincolo che, siamo capaci di governare in funzione delle situazioni. La comunicazione avviene sempre in una data circostanza. La comunicazione costitusce una piattaforma mentale in cui convergono funzioni cognitive relazionali ed espressive. La comunicazione è in stretta connessione con il pensiero, il ragionamento pratico, l'intenzionalità e l'azione pianificata. L'enorme rilevanza della comunicazione nella nostra vita trae la sua origne nell'evoluzione della specie. Senza dubbio, è di gran lunga la più comunicativa fra tutte. Già oltre 7 milioni di anni fa, avevamo un repertorio esteso di segnali non verbali. Con gli scimpazè costituivamo un gruppo geneticamente omogeneo. Per milioni di anni abbiamo comunicato mediante un sistema di segni. Solo recentemente la nostra specie è diventata simbolica, con l'avvio del linguaggio. Il verbo comunicare viene dal latino: communicare - rendere comune e dividere qualcosa con qualcuno. Nell'etimologia del termine comunicazione sono comprese le idee di partecipazione, condivisione ecc.. La comunicazione non coincide con il comportamento. Comunicazione e comportamento costituiscono due categorie distinte, poichè fra di esse vi è un rapporto di inclusione. La comunicazione è un comportamento, ma non ogni comportamento è una comunicazione. In ogni comunicazione è presente l'intezionalità, mentre per il comportamento non c'è intenzionalità. Occorre distinguere Interazione e Comunicazione, intesa come qualsiasi contatto fra due o piu individui. Su queste premesse la comunicazione può essere definita come uno scambio interattivo fra piu persone, dotato di un certo grado di consapevolezza e di intenzionalità, capace di partecipare e di far condividere un certo percorso. Lo studio della comunicazione ha richiesto l'elaborazione del concetto di informazione, inttesa come una dimensione della realtà. L'informazione è espansiva e facilemente trasmissibile. L'informazione è una relazione fra due o piu dati in grado di generare ulteriori conoscenze. 2. Il punto di vista matematico La comunicazione va intesa come una trasmissione di informazioni. L'attenzione è focalizzata sul passaggio di un segnale da una fonte attraverso un trasmettitore lungo un canale ad un destinatario B, grazie ad un recettore. L'emittente può trasmettere il messaggio in modi differenti; in ogni caso, deve cifrarlo secondo un codice come la lingua italiana o l'alfabeto Morse. Il ricevente a sua volta, deve decifrare il segnale pervenuto, decodificandolo correttamente. La comunicazione avviene nella misura in cui questa trasmissione è possibile. L'informazione è probabile che passi dall'emittente al ricevente. La comunicazione come processo lineare, è stata successivamente sostituita dalla nozione di feedback. Il feedback è la quantità di informazioni che dal ricevente torna all'emittente consentedo di modificare i suoi messaggi successivi. Con l'introduzione del feedback la comunicazione è intesa come un processo circolare e senza fine. Ogni messaggio svolge nello stesso tempo tre funzioni: 1. E' una risposta da parte di B nei riguardi di A 2. E' uno stimolo da parte di B nei confronti di A per ottenere una successiva risposta. 3. E' un rinforzo. L'approccio matematico ha introdotto le nozioni di rumore, rindondanza e filtro. L'approccio matematico costituisce una teoria del codice, inteso come un'insieme di regole in grado di associare in modo coerente gli elementi di un sistema con gli elementi di un'altro sistema. Secondo la concezione debole del codice, pur prevedendo, una corrispondenza fra un sistema e l'altro, esistono spazi per l'inferenza e per il ragionamento pratico nell'uso del codice. Il codice va integrato con le capacità di fare le opportune inferenze da parte degli interlocutori su quanto viene comunicato come indica la prospettiva semiotica. 2.2 Il punto di vista semiotico La semiotica è la scienza che studia la vita dei segni nel quadro sociale. La comunicazione deve valutare, in che modo avviene il processo di significazione. Tale processo fa riferimento ai sistemi usati dagli interlocutori per comiunicare fra loro. Gia Aristotele e Tommaso D'Aquino avevano inteso la significazione come una relazione articolata fra tre aspetti diversi: · Il segno · Il referente · La rappresentazione mentale Il segno non ha un rapporto diretto con la realtà ma solo con l'idea. Occorre comprendere che cosa s'intenda per segno in semiotica e in psicologia della comunicazione: Esistono due accezioni: il segno come equivalenza e inferenza. Il segno è l'unione di un'immagine acustica e mentale. Significato e significante vanno intesi come due facce della medesima realta, poichè non vi è l'uno senza l'altro. I segni, hanno un carattere arbitrario in quanto legato ad una data cultura, non motivato dalla realtà a cui fa riferimento. Inoltre, hanno un carattere oppositivo poichè un certo segno è se stesso non per le proprietà positive che possiede ma per non essere nessun altro segno, poichè si oppone a tutti gli altri. Charles S. Pierce a sua volta, aveva definito il segno come qualcosa che per qualcuno sta al posto di qualcos'altro, sotto qualche rispetto o capacità. Assume la funzione di rimandare a qualcosa di diverso da se. Un segno tipico è quello dell'indicare con l'indice puntato un'oggetto verso cui il dito è puntato. Il segno va inteso, come inferenza, poichè costituisce un indizio da cui trarre una conseguenza, così come le nuvole sono segno di poggia ecc.. In certe circostanze si può usare uno specifico segno linguistico al posto di un'altro anche se in modo provvisorio. 2.3 Il punto di vista pragmatico Charles Morise propose la distinzione fra semantica, sintassi e pragmatica. La pragmatica si occupa dell'uso dei significati. Studia i rapporti che intercorrono fra testo e contesto. La pragmatica prende in esame i processi impliciti della comunicazione. Il punto di vista pragmatico pone in evidenza la comunicazione come azione e come fare. La comunicazione è un processo, è azione fra due o più interlocutori. John Austin proponendo la teoria degli atti linguistici, ha inteso ad attirare l'attenzione proprio su questo aspetto. Vi sono tre tipi di azioni che compiamo quando parliamo: · atti di dire qualcosa: sono azioni che compiamo per il fatto stesso di parlare, che comprendono gli atti fonetici, gli atti fatici e gli atti reitici. · atti nel dire qualcosa: sono atti che compiamo tramite il parlare medesimo. · atti con il dire qualcosa: è la produzione di determinati effetti da parte del parlante, sulle credenze, sentimenti ecc.. 4. Intenzione comunicativa Senza intenzionalità non vi può essere comunicazione. Quando generiamo un messaggio abbiamo l'intenzione di comunicare qualcosa a qualcun'altro Grice ha distinto tra intenzione informativa (cio che viene detto) e intenzione comunicativa (cio che intendiamo dire). Occorre parlare della forza dell'intenzione: implica la messa a fuoco e la puntualizzazione del messaggio: tanto più l'intenzione comunicativa è forte, quanto più l'atto conseguente tende ad essere a fuoco. Il fuoco comunicativo è un processo attivo di concentrazione del parlante. Produce pertinenza comunicativa. Qualsiasi messaggio può essere governato da molte intenzioni ad esempio in una menzogna preparata vi sono diversi livelli di intenzione: intenzione nascosta, intenzione manifesta, intenzione informativa, intenzione di sincerità. (gerarchia delle intenzioni). 4.2 Intenzione comunicativa da parte del destinatario All'inizio degli studi sulla comunicazione il ricevente era inteso in modo passivo, lasciando al parlante la responsabilità maggiore. Grice ha introdotto il concetto di condivisione consapevole, in tal modo si raggiunge la condizione di reciprocità intenzionale. 5.1 Principali caratteristiche del linguaggio La comparsa del linguaggio si manifesta in migliaia di lingue naturali (7.000). Il linguaggio è regolato dall'area di Broca, adiacente alla parte inferiore dell'area motoria dell'emisfero sinistro, e dall'area di Wernicke, localizzata nella regione posterosuperiore del lobo temporale sinistro. La prima è prioritaria per la produzione del linguaggio e controlla i movimenti implicati nell'articolazione della parola. La seconda presiede ai processi di comprensione del linguaggio. Le due aree sono connesse tra loro tramite il fascicolo arcuato (fascio di fibre nervose). La lingua parlata è un'insieme di suoni. In quanto tale è oggetto sia della fonetica e della fonologia, morfologia, lessico, semantica, sintassi, · Fonetica: Studio fisico della produzione e percezione dei suoni linguistici prodotti dall'apparato fonatorio umano. · Fonologia: Studio dei suoni di una lingua in rapporto alla loro funzione distintiva e discreta nella comunicazione linguistica. L'elemento base è il fonema, inteso come un'unità fonica indivisibile e astratta. · Morfologia: Disciplina che studia la struttura interna delle parole e descrive le varie forme che esse assumono a seconda delle categorie di numero, genere, modo, tempo, persona. Ciascuno di questi elementi costituisce il morfema, unità linguistica minima, non scomponibile, dotata di significato. Abbiamo il morfema libero (una parola per conto suo come, il, adesso, come ecc..) e morferma legato (che richiede la combinazione con altri) · Lessico: E' l'insieme delle parole di una lingua composto da 9 categorie grammaticali: nome, aggettivo, avverbio, verbo, pronome, articolo, preposizione, congiunzione, interiezione. In generale si distinguono in parole piene (sedia) o vuote (il, lo la ecc.). · Sintassi: E' l'insieme organico delle regole che governano la formulazione degli enunciati e dei discorsi divisi in: sintagmi, discorsi, frasi. I sitagmi sono le unità minime di una frase e si distinguono in nomi, verbi, aggettivi. · Semantica: La semantica studia il significato delle parole, degli insiemi, delle singole lettere e dei testi. 6. Comunicazione non verbale Il linguaggio non è una funzione comunicativa isolata, ma ogni elemento linguistico è associato a qualche aspetto non verbale. Gli esseri umani comunicavano fra loro facendo ricorso a sistemi non verbali di significazione e segnalazione. Abbiamo avuto modo di arricchire la nostra ''cassetta degli attrezzi'' con la dotazione di diversi metodi di comunicazione non verbale. Anzitutto, abbiamo il sistema vocale, il silenzio, il sistema cinesico, la mimica facciale, lo sguardo, i gesti, il linguaggio dei segni. Poi abbiamo la prossemica e l'aptica che sono sistemi di contatto: · Prossemica: comprende la percezione, l'organizzazione e l'uso dello spazio. · Aptica: L'insieme di azioni di contatto corporeo con un'altra persona. Cap. 10 Valori, desideri, motivazioni 1.1 Centralità dei valori Come esseri umani siamo inclini alle cose di valore. Chi per garantirsi il futuro, chi per esibirle, chi per investirle, chi per il puro piacere di possesso ecc.. L'attenzione al valore implica in modo immediato la distinzione fra la classe degli oggetti di valore e non- valore. Il valore è una convezione. I valori sono costrutti motivazionali che definiscono ciò che consideriamo importante e che indicano quali scopi siano da raggiungere. I valori sono ciò che le persone credono bene o male, giusto o sbagliato. E' opportuno parlare di costellazione di valori. 1.2 Il desiderio come radice dei valori I valori non esistono in natura. Sono prodotti culturali e presentano un'organizzazione articolata. Hanno una struttura globale, sottesa a bisogni generali della nostra specie. Una delle radici principali dei valori è il desiderio, l'aspirazione di realizzare un'aspettativa rilevante al fine di raggiungere un migliore stato delle cose. Possiamo definire come valore ciò che per noi è desiderabile. Abbiamo valori perchè abbiamo desideri. Abbiamo valori in positivo, in negativo e centrali. Questa selezione è data dalla gerarchia dei valori. Alcuni di essi diventano ideali, ovvero missioni da raggiungere durante la nostra esistenza. · Desiderio e speranza: il desiderio è tendere a qualcosa in cui il raggiungimento riteniamo ci consentirà di trovarci in una condizione migliore. Il desiderio è la molla che ci spinge al traguardo ed è strettamente connesso con la speranza. · Sensibilità ai vantaggi e agli svantaggi: nell'appagamento dei desideri, entrano in gioco potenti fattori come la ricompensa. Ad esempio la dopamina svolge una funzione importante di ricompensa, è il segnale dell'appagamento del desiderio che genera uno stato di benessere. Secondo il modello del valore atteso elaborato attorno agli anni Sessanta, le persone presentano alcune caratteristiche ricorrenti: effetto dote, effetto cornice. · Origine contingente dei valori: Dichiarazione universale dei diritti umani. · Statuto necessario dei valori: La violazione dei diritti è considerata come una rottura di un patto, quindi da qui si percepisce il valore necessario. 2. Motivazione Nella vita quotidiana spesso ci domandiamo il perchè di certe azioni. Il nostro comportamento non è casuale ma motivato. La motivazione è una spinta a svolgere una certa attività e si può definire come un processo di attivazione dell'organismo finalizzato alla realizzazione di un dato scopo in relazione alle condizioni ambientali. modo diretto e rilevante i nostri scopi. Le emozioni hanno un diritto di priorità e precedenza nel controllo e nello svolgimento delle azioni. Le emozioni sono processi emergenti in funzione all'organismo edegli accadimenti all'interno di un dato contesto. 1.1 Teoria periferica e teoria centrale Teoria periferica: Secondo questa teoria di James, la situazione rilevante scatena una serie di risposte fisiologiche del sistema nervoso. Avvertiamo variazioni fisiologiche che da un'evento semplicemente percepito, passiamo ad un'evento emotivamente sentito. Cannon ha criticato questa teoria, perchè la sconnessione gra gliorgani periferici non elimina le emozioni. Il paradigma dell'ipotesi del feedback facciale e la teoria vascolare dell'efferenza emotiva costituiscono una conferma della validità della teoria periferica. Damasio con lo scopo di superare il cosiddetto ''errore di Cartesio'', ossia il netto dualismo tra mente e corpo, dice che le emozioni hanno come teatro il corpo, ovvero si manifestano attraverso questo. Teoria centrale: Cannon ha avanzato questa teoria, secondo cui i centri di attivazione dei processi emotivi sono localizzati nella regione talamica del cervello. Questa regione è in grado di indurre le manifestazioni delle emozioni, sia suscitare le loro componenti attraverso le connessioni con la corteccia cerebrale. Entrambe le teorie sono vere, ma entrambe sono parziali. 1.2 Teoria dei programmi affettivi Il passaggio a una comprensione psicologica delle emozioni avvenne intorno agli anni Sessanta, grazie a Plutchick e Tomkins. Per questi studiosi le emozioni sono strettamente associate alla realizzazione di scopi universali connessi alla sopravvivenza della specie. Questa posizione asserisce che ogni emozione sia regolata da uno specifico programma affettivo nervoso, che scatta nel momento in cui l'individuo, di fronte ad un certo evento, lo sente come rilevante per raggiungere uno degli scopi essenziali per la condotta umana (sopravvivenza). Una volta che il programma è avviato, si svolge in modo automatico, dando origine a specifiche espressioni motorie, comportamenti ecc.. Sono state individuate 6 emozioni di base: collera, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa. Sono definite e chiuse, regolate da una modalità tipo on-off. Le altre emozioni invece sono emozioni miste, intese come un mix di composizione delle diverse emozioni di base. 1.3 Teorie dell'appraisal Le teorie dell'appraisal, sostengono che le emozioni siano suscitate da un'attività di conoscenza e di valutazione della situazione di riferimento ai propri significati, interessi e scopi. Grazie a questa attività, forniamo risposta a queste domande: 25. RILEVANZA : Per me quanto è rilevante la situazione in corso? 26. IMPLICAZIONI : Quali sono le implicazioni di tale situazione, soprattutto per ciò che riguarda il raggiungimento dei miei scopi e la mia condizione di benessere? 27. COPING : Quanto sono caoace di far fronte a questa situazione e di governare le conseguenze? 28. SIGNIFICATIVITA ' NORMATIVA: Quali sono i suoi significati per me rispetto agli standar della mia cultura? L'interesse è il cuore delle emozioni. Possiamo distinguere gli interessi profondi da quelli superficiali. I primi riguardano gli scopi, le aspettative e i desideri generali condivisi dalla maggioranza delle persone; i secondi concernono gli scopi e i desideri di una singola persona o di singoli gruppi. Es: sistema affiliativo madre-bambino. Secondo la psicologia ingenua, le emozioni sono considerate ''passioni''. Le emozioni capitano nella nostra vita e non possiamo scegliere quale emoziuone avere o quando. Le teorie dell'appraisal pongono in evidenzia come le emozioni siano profondamente intrecciate con i processi cognitivi, poichè la loro attivazione implica l'elaborazione cognitiva della situazione. Le emozioni sono radicalmente diverse dagli istinti o dai riflessi. Implicano una sconnessione, sono attivate dai significati e valori che un individuo attribuisce a questo stimolo. Di fronte ad un ostacolo, una persona timida potrà provare paura se lo interpreta come un pericolo, mentre un'altra potrà reagire con collera se lo valuta come una sfida. Le teorie dell'appraisal rimandano ad una configurazione componenziale delle emozioni e sono intese come mediatori tra mondo interno ed esterno. L'emozione che appare al momento giusto in una data situazione è chiamata emozione modale. 1.4 Teoria costruttivistica In questa teoria le emozioni si configurano come prodotti sociali e culturali. Il punto di partenza della teoria costruttivistica è la registrazione delle emozioni nella memoria, sono organizzati in circuiti di memoria che nel loro insieme, costruiscono lo schema dell'episodio emotivo. 2.1 Fondamenti neurofiosiologici delle emozioni Partiamo dai fondamenti neurofidiologici delle emozioni: L'attività del cervello medio nell'attivazione e nella modulazione delle emozioni è ormai un'evidenza robusta, confermata dalle ricerche basate sulle neuroimmagini. Fra numerosi centri del cervello emotivo abbiamo l'ippotalamo e l'amigdala. L'ippotalamo svolge la funzione di governo e produce reazioni emotive complete. L'amigdala invece è ritenuta il computer dell'emotività. E' un sistema di connessione e di raccordo fra tutte le informazioni sensoriali. E' coinvolta soprattutto nell'individuazione dell'intensità delle emozioni e della loro valenza positiva o negativa. 2.2 Attività mentali coinvolte nelle emozioni e le ''leggi'' delle emozioni Le emozioni mostrano delle regolarità che indicano un modello peculiare di di funzionamento mentale. E' una molteplicità di processi che influenzano le emozioni e che a loro volta sono influenzati dalle emozioni stesse. Tali regolarità sono chiamate leggi, possono essere utili per capire perchè proviamo le emozioni. · Legge del significato situazionale: Emozioni diverse sorgono in risposta a significati diversi. · Legge dell'interesse: Le emozioni sono connesse con gli interessi dell'individuo. · Legge della realtà manifesta: Le emozioni sono più intese quanto più rilevanti sono gli accadimenti di riferimento. · Legge del cambiamento: I cambiamenti, soprattutto quelli inattesi sono un fattore importante per l'attivazione delle emozioni. · Legge dell'assuefazione: La ripetizione delle stesse emozioni conduce ad un'attenuazione delle emozioni stesse. · Legge dell'asimmetria edonica: Le situazioni penose, se ripetute, generano emozioni negative durature. · Legge della precedenza del controllo: Si ha questa situazione quando le emozioni predono il sopravvento sulle azioni. · Legge della vicinanza: Le emozione interferiscono sugli eventi importanti dell'individuo. Se vi è un'allarme, ogni attività viene interrotta. · Legge dell'attenzione alle conseguenze: L'attivazione e lo svolgimento delle azioni non sono alla cieca o casuali ma sono calibrate in funzione alle conseguenze percepite. Le nostre sensazioni interne sono spesso impalpabili e sfuggenti. Non portano con se un significato definito. Hanno una natura prelinguistica. Esiste un lessico universale delle emozioni? Ponendo in confronto le risposte fornite da soggetti appartenenti ad 11 culture diverse, alla domanda di menzionare quante più parole possibili di emozioni in poco tempo, emerge una buona corrispondenza delle emozioni fodamentali. Anche se ci appare evidente che ogni cultura ha un lessico emotivo proprio. Il fatto che le emozioni non abbiamo lo stesso nome, non significa che non siano mai state provate. Culture diverse, parole emotive diverse per la stessa emozione 3.2.3 Script emotivi Le categorie emotive sono costrutti articolati e rimandano ad esperienze che nascono, si sviluppano e si esauriscono nel tempo. Le emozioni seguono un copione o ''script'', inteso come una forma schematica di rappresentazione mentale. Le emozioni sono scomponibili in una sequenza di sotto eventi che compongono l'emozione stessa. 4.1 Espressioni emotive della faccia Le emozioni emergono in modo visibile dal nostro corpo attraverso una serie di indizi. Il corpo è il teatro delle emozioni. Le espressioni facciali sono universali capaci di assumere una gamma estesa di forme. Fin dall'antichità le espressioni facciali sono stati studiati dalla fisiognomica di Aristotele. Secondo questa scienza la conformazione strutturale del volto conduce alla produzione di specifiche espressioni facciali. Questo punto di vista fu studiato anche da Ekman, seguì il metodo neurofisiologico, che consente di misurare in modo accurato le diverse componenti motorie di una data espressione. (metodo delle componenti). Scoprì 44 unità di azione che danno origine a 7.000 espressioni facciali. 4.1.2 Universalità delle espressioni emotive Darwin si è chiesto se le espressioni facciali delle emozioni fossero culturalmente invarianti. Scoprì che le espressioni facciali fossero universali in quanto attivate da esperienze emotive comuni. I dati di partenza: Ekman, Sorenson e Friesen si sono proposti di verificare le affermazioni di Darwin, seguendo ciò che fu chiamato metodo standard. Affermarono che le espressioni facciali sono unitarie e chiuse, l'espressione facciale di ciascun delle sei emozioni di base è unica e universale. L'universalità delle espressioni è stata studiata su persone non vedenti dalla nascita. Sono state osservate notevoli somiglianze nell'attivazione dell'espressioni facciali spontanee, anche se la mimica facciale dei non vedenti risulta limitata. Regole di esibizione e teoria neuroculturale: Ekaman ammette però che nella loro esibizione esistono rilevanti differenze culturali. Tali differenze sono governate dalle regole di esibizione. Sono tecniche di gestione delle espressioni emotive facciali. Data una certa situazione impariamo ad esprimere le emozioni così come le stiamo provando oppure aumentando l'intensità, diminuendo l'intensità o nascoderle del tutto. Occorre fare la distinsione tra emozioni genuine o false: Le prime corrispondono ad esperienze realmente sentite, le seconde invece sono finte o posate. Così Ekman individua le microespressioni, che sono indizi minimi per individuare se un'emozione è falsa o genuina. 4.1.3 La prospettiva contestualista La P.C pone un'esplicità attenzione alla connessione fra le espressioni facciali delle emozioni e il contesto. Senza il contesto non c'è significato. · Effetto Kulesov: Kulesov (regista, 1918) dimostrò il valore fondamentale del montaggio per far percepire l'espressione dei personaggi. Se l'espressione neutra di un volto è fatta precedere da un'immagine di zuppa, gli spettatori percepiscono la fame nel volto dell'attore. · Espressioni facciali virtuali · Effetto uditorio: Ogni emozione ha il proprio tono di voce, Cicerone in De Oratore. 5.1 Regolazione delle emozioni La regolazione delle emozioni è un processo fondamentale per il benessere dell'individuo, poichè esprime la sua capacità di sapersi adattare in modo attivo alle situazioni. Sono 4 i principali interventi che gli individui possono compiere per regolare le loro emozioni: selezione della situazione, modificazione della situazione, dislocazione dell'attenzione, rivalutazione della situazione. Importante per la regolazione delle emozioni è la condivisione sociale e la scrittura espressiva: parlarne con qualcuno o scrivere. Cap. 12 Cultura e civiltà 1.1 Cultura come esperienza e contingenza La cultura è esperienza. Vi siamo immersi fin dalla nascita: da come ci vestiamo a come festeggiamo, a come gesticoliamo. E' un esperienza invisibile, poichè sfugge alla nostra consapevolezza. Solo la comparsa di eventi insoliti, associati alla presenza di persone provenienti da altre culture, attiva in noi processi di riflessione. Dicendo che due individui appartengono a due culture diverse, sembra già di capire lo stato delle cose. La cultura è uno spazio sconfinato da esplorare in continuazione. In ogni direzione. A ogni passo in avanti che facciamo, l'orizzonte cambia per presentarci nuovi scenari culturali. Questa è la contigenza culturale. 1.2 Destinatari, protagonisti, osservatori Ciscuno di noi gode di tre posizioni: Destinatari: siamo destinatari perchè ci siamo trovati immersi in un certo ambiente culturale che mediante un complesso di pratiche di accudimento ci ha consentito di crescere e di diventare adulti. Per certi aspetti siamo ''prigionieri'' della cultura, in quanto ancorati ad essa. Protagonisti: siamo protagonisti perchè siamo gli attori della cultura in quanto contribuiamo a costruire il percorso del fiume in cui siamo trasportati. Osservatori: osserviamo la cultura nostra e quella di chi ci sta intorno. 1.3 Principali dimensioni della cultura Nell'interpretare la cultura facciamo riferimento a tre dimensioni costitutive: Interazione fra umani e ambiente: La varietà delle culture è associata all'adattamento attivo ad uno specifico habitat in termini di varietà, vincoli e richieste. Condivisione di conoscenze, simboli e pratiche: Per capire se ci troviamo di fronte ad una cultura bisogna verififcare se gli individui condividono conoscenze, significati, pratiche, valori ecc.. Trasmissione ed evoluzione culturale: La trasmissione è il tramandare una cultura da generazioni in generazioni, ma questo non avviene sempre in modo conforme perchè la cultura subisce dei cambiamenti nel corso della trasmissione. Parliamo di evoluzione dell'essere come entità distinguibile da tutte le altre'' ovvero ciò che ''io sono''. In ogni caso, l'identità è il risultato del gioco fra chi penso e chi scelgo di essere e chi gli altri pensano chi io sia. L'identità culturale presenta inevitabilmente aree di ambiguità: è una realtà mobile, una finzione poichè è stata inventata. In quanto tale, l'identità culturale ha un ruolo regolativo ma non costitutivo. 5.1 Mente monoculturale e mente multiculturale Mente monoculturale Nati e cresciuti in una data cultura, ci siamo appropiati di modidi pensare, comunicare e parlare. Essendo fondata dentro di noi diventa l'orizzonte della nostra esistenza. Essa non è un territorio ma un'insieme di confini che svolgono una duplice funzione: distinguerla dalle altre e racchiuderla. E' il diverso che adotta modelli di comportamento per noi inconcepibili e che rappresenta la distanza psicologica di un'altro modo di vivere. E' la concezione di straniero. Tutte le culture sono straniere, ma questo può diventare sia oggetto di attrazione (xenofilia) o oggetto di discriminazione (xenofobia). La mente monoculturale è una mente al singolare e all'interno di essa c'è l'esigenza di eguaglianza e di conoscere le diversità delle altre culture. Insorgono forme di attrito culturale. Per governare tale condizione si sono adottate diverse strategie di acculturazione: Assimilazione: accogliere e fare proprio il mondo culturale della maggioranza. Separazione: conservare e difendere la propria identità culturale. Integrazione: accettare e condividere una serie di forme culturali, pur cercando di conservare forme importanti della propria cultura. Marginalizzazione: difficoltà di mantenere la propria identità culturale di origine per lo stress acculturativo, e nello stesso tempo vi è il rifiuto ad accettare la cultura ospite. Esclusione: E' la posizione di chi ritiene che le persone immigrate debbano fare ritorno ai loro paesi di origine. Multiculturalismo: E' la prospettiva di chi sostiene che le comunità minoritarie vadano salvaguardate nella loro specificità culturale per quanto concerne sia la sfera privata sia pubblica. Parità degli esseri umani. Omologazione: E' la posizione di chi rifiuta un'identità culturale. Enfatizza l'importanza del principio di eguaglianza. Segregazione: Isolare e ghettizzare altre minoranze culturali. La mente monoculturale ha dei limiti come l'etnocentrismo, il fondamentalismo culturale la diffidenza, paura e protezione della propria identità ovvero che non sia contaminata da altre culture. Mente multiculturale Abbiamo bisogno di passare da una mente monoculturale ad una multiculturale perchè gli imponenti flussi migratori di oggi impongono nuove forme di contatto e scambio fra molte culture entro lo stesso territorio. Le migrazioni hanno raggiunto dimensioni gigantesche e sono difficilmente controllabili. Pensiamo anche alla globalizzazione dei mercati, lo sviluppo del mondo virtuale ecc.. A partire dagli anni 2000 un gruppo di studiosi ha individuato soggetti che, facendo un'esperienza prolungata e quotidiana di due culture diverse (cinese e nordamericana), si sono appropriati delle sindromi culturali di entrambe. La loro mente è integra nel suo funzionamento, come la mente monoculturale, ma procede secondo due marce. In tal modo hanno raggiunto una doppia identità culturale. La mente multiculturale è radicata nel corpo, è versatile e aperta.