Scarica PSICOLOGIA GENERALE - L. Anolli, P. Legrenzi e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! PSICOLOGIA GENERALE Capitolo 3. “Sensazione e percezione”. Abbiamo la sensazione di avere il mondo in mano per un istante, ma l'istante dopo già ci sfugge. D'altra parte, non siamo neppure capaci di vivere senza stimoli e sensazioni. Nel bagaglio dei nostri “attrezzi mentali” possediamo potenti dispositivi che ci consentono di sentire e percepire la realtà. L'ambiente fisico in cui viviamo produce una varietà infinita di STIMOLI che giungono ai nostri organi di senso. SENSAZIONE → l'impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una data intensità dello stimolo fisico. Queste possono essere comunicate agli altri e sono da loro agevolmente comprese. Avviene così un confronto fra le sensazioni proprie e quelle altrui. Nella grande maggioranza dei casi le sensazioni di un individuo sono simili a quelle di un altro. Questa situazione di comunicabilità è dovuta a una relazione sistematica fra lo STIMOLO FISICO e la SENSAZIONE medesima. Sono le RELAZIONI PSICOFISICHE, per cui a date configurazioni di stimoli fisici corrispondono determinate sensazioni sul piano psicologico. Esse costituiscono una sorta di interfaccia fra la realtà esterna e la realtà interna. Ogni modalità sensoriale è sensibile in modo definito alle manifestazioni e variazioni di una data forma di energia fisica. Siamo capaci di rispondere solo a quelle forme fisiche di stimolazione, per cui abbiamo a disposizione particolari APPARATI RECETTIVI in grado di captarle e riceverle. → questa condizione pone in evidenza due limiti intrinseci alla SENSIBILITA' UMANA. Siamo capaci di cogliere gli stimoli solo quando questi ultimi hanno una certa INTENSITA'. Questo livello, chiamato SOGLIA ASSOLUTA, segna il confine fra gli stimoli che vengono recepiti dall'organismo e gli stimoli che, pur essendo presenti, non sono avvertiti dall'individuo. Anche la variazione di intensità tra due stimoli della medesima natura deve essere sufficientemente elevata per essere colta dall'organismo. In questo caso parliamo di SOGLIA DIFFERENZIALE, che è il valore della differenza minima fra due stimoli di diversa intensità che è rilevata nel 50% dei casi. • Kant → sosteneva che la psicologia sperimentale non potesse essere realizzata, poiché non era possibile procedere alla MISURAZIONE DELL'ATTIVITA' PSICHICA. Al riguardo furono messi a punto 3 diversi METODI PSICOFISICI di misurazione. (*psicofisico → significa che si studia la relazione sistematica fra due variabili: la sensazione e la stimolazione): 1. METODO DEI LIMITI → in questo procedimento sono presentate ripetutamente diverse serie di stimoli. Alcune partono da valori infraliminari e hanno un ORDINE ASCENDENTE nell'intensità degli stimoli. Altre iniziano con stimoli sovraliminari e hanno un ORDINE DISCENDENTE. Questo metodo non è esente da errori. Fra di essi si può menzionare l'ERRORE DELLA DIREZIONE DELLA SERIE: i valori di soglia tendono a essere diversi a seconda che si inizi con una serie ascendente o discendente. 2. METODO DELL'AGGIUSTAMENTO → si richiede al soggetto di aggiustare in modo continuo attraverso una manopola o un cursore il livello di intensità di uno stimolo, finchè esso è in grado di suscitare in lui una risposta. 3. METODO DEGLI STIMOLI COSTANTI → al fine di ottenere misurazioni più stabili e coerenti, in questo metodo viene presentato al soggetto un certo numero di stimoli che hanno differenti intensità, alcune sovraliminari, altre infraliminari. La misurazione della SOGLIA DIFFERENZIALE comporta dei metodi analoghi. Il soggetto è invitato a riferire se è in grado di avvertire una differenza fra i 2 stimoli. In alcuni casi le differenze non sono colte dal soggetto. In questa procedura possono insorgere distorsioni dovute a errori sistematici, quali l'ERRORE DEL CAMPIONE (lo stimolo standard tende spesso ad essere sovrastimato rispetto allo stimolo di confronto) e l'ERRORE DI POSIZIONE (se gli stimoli sono disposti nello spazio in posizioni diverse si può verificare la sovrastima dello stimolo che occupa una data posizione). La misurazione delle attività sensoriali ha messo in evidenza alcuni meccanismo di base del loro funzionamento, poiché la qualità delle sensazioni varia sistematicamente al variare degli simoli fisici. Questo aspetto è stato approfondito dalla PSICOFISICA → intesa come lo studio delle relazioni che intercorrono fra gli attributi soggettivi di una data sensazione e gli attributi fisici controllabili dello stimolo corrispondente. (parte matematica vedi pag. 65) Posti di fronte a uno stimolo, o lo rilevano o non lo rilevano. In realtà, nel processo di RILEVAZIONE devono altresì compiere una decisione circa la sua presenza o meno. Supponiamo di trovarci in questa situazione: occorre stabilire se ci troviamo in presenza o meno di un segnale rispetto a un rumore di fondo. Secondo la teoria statistica abbiamo 4 possibilità: 1. dire si (dire che il segnale c'è quando questo esiste relamente: vero positivo, hit, H) 2. dire si (dire che il segnale c'è quando vi è solo un rumore di fondo: falso positivo, o falso allarme, Fa) 3. dire no (dire che il segnale non c'è quando esiste relamente: falso negativo, o omissione, O) 4. diree no (dire che il segnale non c'è quando non esiste davvero: vero negativo, o rifiutto corretto, Rc) la TEORIA DELLA DETEZIONE DEL SEGNALE ha posto in evidenza due fattori: – la sensibilità dell'organismo nella finezza discriminativa degli stimoli – il criterio soggettivo di decisione Nello studio psicofisico del rapporto fra sensazione e stimolazione occorre considerare, oltre alle capacità recettive dell'organismo, anche i fattori mentali legate alla decisione. Molti sono inclini a sostenere che ciò che percepiamo sarebbe una riproduzione di quanto si trova nella realtà. Secondo questa prospettiva, definibile come REALISMO INGENUO, il mondo si presenta a noi così come esso è e vi è una coincidenza fra realtà fisica e realtà percettiva. Ciò che conosciamo è la realtà fenomenica, quella che appare a noi. Le PERCEZIONI sono il nostro mondo. In numerose condizioni emerge una divergenza fra la realtà fisica e la realtà percettiva. In alcune situazioni, non vediamo quello che esiste nella realtà. Talvolta vediamo cose differenti da quelle che esistono, come per le illusioni ottico-geometriche, in cui vediamo sia qualcosa di reale sia qualcosa di illusorio. Le SENSAZIONI sono puntiformi e microscopiche, una indipendente dall'altra, rilevate da specifici recettori sensoriali e trasmesse a differenti aree cerebrali. Sono una nebulosa fitta di dati, spesso puntiformi, in cui ci smarriamo. Le sensazioni da sole, non contengono le informazioni sufficienti per spiegare le nostre percezioni. A loro volta i percetti costituiscono la base per ulteriori e articolati processi mentali associati alle immagini mentali, alle categorie, ai concetti. Il passaggio dalle sensazioni ai percetti è il risultato di una sequenza di mediazioni fisiche, fisiologiche e psicologiche, nota come CATENA PSICOFISICA. Gli oggetti del mondo circostante producono molteplici radiazioni. Queste radiazioni, che costituiscono le STIMOLAZIONI DISTALI, vanno a suscitare negli apparati recettivi precise sollecitazioni, definite STIMOLAZIONI PROSSIMALI. Vi è una stretta corrispondenza fra i dati sensoriali e la popolazione dei neuroni attivati in una data area cerebrale. La corteccia visiva funziona come i pixel di un'immagine digitale e produce MAPPE TOPOGRAFICHE degli stimoli. La stimolazione, EVENTO FISICO, suscita dunque una rapida successione di eventi fisiologici. Alle fasi terminali di questi accadimenti fisiologici, nei livelli centrali dell'organizzazione nervosa cerebrale, corrisponde sul piano soggettivo la PERCEZIONE. PERCEZIONE → impressione diretta e immediata della presenza di determinate forme della realtà ambientale. Se è coinvolto il sistema visivo, la percezione consiste nel vedere una serie di oggetti, statici o in movimento e variamente dislocati nello spazio, con le proprie caratteristiche. sinistra o viceversa. Si pensi alle immagini in prospettiva. 3. INDIZI PITTORICI DELLA PROFONDITA' → per generare la percezione della profondità si utilizza lo chiaro-scuro, la sovrapposizione o la parallasse di movimento che fornisce utili informazioni per la percezione della distanza. Le stimolazioni prossimali cambiano in continuazione eppure la percezione dell'ambiente rimane stabile e costante. Le COSTANZE PERCETTIVE sono processi in base ai quali gli individui percepiscono gli oggetti del mondo circostante come dotati di invarianza e stabilità, pur al continuo variare delle stimolazioni prossimali. Secondo la legge di Euclide → la grandezza dell'immagine retinica è inversamente proporzionale alla distanza dell'oggetto dall'occhio. E' il fenomeno della COSTANZA DI GRANDEZZA. In un esperimento condotto da Holway e Boring, gli osservatori dovevano confrontare a diverse distanze la grandezza di un disco con quella di un disco campione in 4 condizioni percettive differenti. Nella visione binoculare e monoculare predomina la costanza percettiva, mentre nella visione con la pupilla artificiale e con il tunnel di riduzione ci avviciniamo alla percezione della grandezza così come prevista dalla legge di Euclide. Per spiegare la costanza teniamo conto degli indizi di profondità che sono sempre presenti nell'ambiente. La COSTANZA DI FORMA è la tendenza ad attribuire agli oggetti la medesima forma, nonostante la varietà di forme che essi proiettano nel tempo sulla retina. Grazie alla prospettiva lineare e al gradiente di densità microstrutturale è possibile spoegare la costanza di forma. Al pari della costanza di grandezza, anche quella della forma è una proprietà assoluta degli simoli in sé. La COSTANZA CROMATICA è il fenomeno della costanza di colore. Questa teoria è compatibile con le 3 dimensioni percettive fondamentali dei colori: – TONALITA' – CHIAREZZA – SATURAZIONE La costanza cromatica è di natura relazionale: la tonalittà cromatica e la chiarezza di un oggetto non dipendono dai valori assoluti dell'illuminazione, ma dai rapporti con le zone adiacenti della stimolazione complessiva. Percepiamo non solo gli oggetti statici, ma anche quelli in movimento. La percezione del movimento è un processo complesso regolato da precisi meccanismi fisiologici. Anche nel caso del movimento non vi è necessariamente una corrispondenza fra il movimento reale e il movimento percepito o fenomenico. Secondo la psicologia classica la percezione del MOVIMENTO REALE consiste nella capacità di cogliere nel tempo gli spostamenti reali di un oggetto lungo una traiettoria rispetto ad altri oggetti che restano immobili nello spazio percepito. Questa concezione non risulta più sufficiente non appena si prende in considerazione la percezione del MOVIMENTO INDOTTO. Direzione e velocità del movimento dipendono dal sistema di riferimento e dal rapporto fra elemento inducente ed elemento indotto. Il MOVIMENTO APPARENTE o movimento beta consiste nella percezione di oggetti in movimento a partire da stimoli statici presentati a intervalli regolari di tempo. E' anche detto MOVIMENTO STROBOSCOPICO. Se in una stanza totalmente buia fissiamo un piccolo punto luminoso statico (ex. Sigaretta accesa), dopo un certo intervallo di tempo, abbiamo la percezione che il punto compia movimenti erratici di una certa ampiezza. La spiegazione di questo fenomeno, detto MOVIMENTO AUTOCINETICO, risiede nell'incapacità di mantenere a lungo la traccia dell'esatta direzione verso cui si guarda, in combinazione con l'essenza di ogni sistema di riferimento. Capitolo 4. “Attenzione, coscienza, azione”. Grazie all'attenzione siamo in grado di discriminare in modo selettivo le informazioni dell'ambiente, attribuendo maggior peso a quelle per noi rilevanti e tralasciandone altre. Quando ci svegliamo al mattino abbiamo la mente offuscata, abbiamo bisogno di un po' di tempo per diventare svegli, vigili e attenti. ATTENZIONE → insieme dei dispositivi che consentono di. – orientare le risorse mentali disponibili verso gli oggetti e gli eventi – ricercare e individuare in modo selettivo le informazioni per focalizzare e dirigere la nostra condotta – mantenere in modo vigile una condizione di controllo su ciò che stiamo facendo E' un processo grazie al quale attribuiamo rilievo a una data informazione. • A. ENDOGENA → l'attenzione si frastaglia in unna gamma estesa e variabile di processi che accompagnano continuamente l'esperienza. In molte circostanze siamo guidati dai nostri interessi, bisogni, scopi nel prestare attenzione a ciò che succede attorno. E' avviata dalle nostre esigenze personali e implica un orientamento volontario verso uno specifico oggetto o evento dell'ambiente. • A. ESOGENA → E' avviata da uno stimolo esterno ed è regolata da processi mentali dal basso verso l'alto. Comporta un orientamento automatico dell'attenzione caratterizzato dal fatto che: non può essere interrotto, distrae l'attenzione del compito in corso, non è soggetto a interferenza da parte di un compito accessorio. • A. SPAZIALE → di solito vi è coincidenza fra la direzione dello sguardo e quella dell'attenzione. Tuttavia possiamo separare questi due processi: possiamo dirigere lo sguardo verso un oggetto nello spazio e orientare l'attenzione verso qualche altra parte. In tutti i casi siamo in grado di rilevare ciò che è rilevante per noi. E' il BERSAGLIO dell'attenzione, ciò che mettiamo a fuoco in quella data circostanza. Il FUOCO DELL'ATTENZIONE consente di concentrare le risorse attentive su uno specifico stimolo ambientale. In generale la velocità e la precisione nell'individuazione di un bersaglio sono indici rilevanti di efficacia mentale: favoriscono l'orientamento e la rapidità nello svolgimento efficiente dei compiti e promuovono il riconoscimento tempestivo di eventuali errori e l'opportunità di portare le correzioni appropriate. In questa attività assume importanza la VALIDITA' degli stimoli ricercati, per validità si intende l'effettiva individuazione del bersaglio ricercato. Gli stimoli che rispondono a interessi centrali sono catturati in modo assai più veloce e preciso rispetto a quelli associati a interessi periferici. Gli stimoli dotati di maggiore rilevanza emotiva catturano assai prima e in modo vincolante le risorse attentive rispetto a quelli neutri. Le emozioni trattengono l'attenzione nel tempo, rendendo difficile la sua distrazione e la sua applicazione ad altri stimoli. La rapidità della rilevazione degli stimoli assume un valore fondamentale in caso di emergenza, in queste situazioni entra in azione la via subcorticale dell'amigdala che consente in modo automatico di compiere gli opportuni movimenti pur sulla base di informazioni grossolane. Nella rilevazione degli stimoli entrano in funzione 2 prrocessi: 1. ELABORAZIONE CONTROLLATA → è lenta e consapevole, richiede un notevole impegno e una rilevante partecipazione delle risorse attentive, è accompagnata da errori; implica inoltre un controllo diretto e continuo su quello che stiamo facendo. 2. ELABORAZIONE AUTOMATICA → è rapida, non coinvolge la memoria a breve termine e non richiede risorse attentive, è sostanzialmente inconsapevole, difficile da modifficare, permette di svolgere più compiti nello stesso momento che sembrano procedere per conto loro, senza l'apparente controllo da parte del soggetto. In una condizione di vigilanza siamo in grado di discriminare e scegliere ciò che è rilevante in una data occasione rispetto a ciò che ci è indifferente. E' l'attività di SELEZIONE. Grazie alla selezione siamo in grado di impiegare al meglio le risorse cognitive limitate e modulare le nostre attività mentali in funzione della richiesta dei compiti da svolgere. • Donald Broadbent → l'attenzione è un FILTRO per selezionare le informazioni rilevanti per l'organismo, eliminando quelle superflue. Subito dopo il registro sensoriale vi sarebbe un COLLO DI BOTTIGLIA che lascia passare solo gli stimoli pertinenti in quella data situazione. Gli stimoli ambientali giungerebbero a un magazzino sensoriale in cui sono analizzate le loro caratteristiche. SELEZIONE PRECOCE: gli stimoli irrilevanti sono filtrati e scartati, mentre solo i segnali pertinenti sono ammessi all'elaborazione successiva sulla base delle loro caratteristiche fisiche. Occorre che tutte le informazioni sensoriali siano elaboratee a livello percettivo per determinare le caratteristiche fisiche e il contenuto semantico. Ad esempio: festa affollata, caotica, piena di luci e suoni, sentiamo il nostro nome mentre siamo impegnati in una conversazione con amici, ci giriamo subito per vedere chi ci ha chiamati (effetto cocktail party). SELEZIONE TARDIVA: alcuni elementi hanno una soglia di attivazione più bassa degli altri, sono più facilmente e rapidamente rilevati e richiedono meno analisi e quindi più agevolmente passano attraverso il filtro attentivo per giungere alla coscienza. Nostra società → no stop, molte attività contemporaneamente, multitasking. => frazionamento della nostra attenzione. • ATTENZIONE FOCALIZZATA → la concentrazione su una fonte informativa conduce alll'esclusione di ogni altra. • ATTENZIONE DIVISA → prestiamo attenzione ad entrambi gli stimoli ma la loro elaborazione è parziale e mediocre per la quantità limitata delle risorse attentive. INTERFERENZA DA DOPPIO COMPITO → abbiamo due fonti di stimolazione di tipo diverso, in competizione fra loro. Incapaci di gestire una quantità eccessiva di informazioni, ci troviamo in queesta situazione quando i due compiti da eseguire nello stessso tempo condividono il medesimo canale di elaborazione. Ad esempio guardare in film e guidare un'auto, è impossibile seguirli entrambi poiché convolgono entrambi il sistema visivo. 2 effetti importanti: • STROOP → siamo posti di fronte alle parole “giallo, rosso,verde, blu” collocate su uno sfondo rosso,giallo, verde e blu. Siamo invitati a pronunciare a voce alta il nome del colore dello sfondo. Nell'eseguire questo compito, avremo tempi di reazione più brevi per gli stimoli congruenti rispetto a quelli incongruenti. • NAVON → abbiamo delle lettere grandi composte da lettere piccole. Si ottengono in tal modo 4 combinazioni: 2 congruenti (H globale formata da H locali, la stessa cosa per la S) e 2 incongruenti (una H globale formata da S locali, la stessa cosa per la S). Quando il soggetto è posto di fronte a stimoli incongruenti è invitato a prestare attenzione alle lettere locali, la presenza di una lettere incongruente a livello globale produce un rallentamento nei suoi tempi di risposta. 2 tipi di competizione: • SEMPLICE → lo stimolo che riceve la maggiore quantità di risorse per la sua salienza è analizzato in modo più dettagliato, ha la priorità e conduce all'attenzione focalizzata. • POLARIZZATA → tale competizione può essere influenzata da altri sistemi cognitivi, soggetta a distorsioni in funzione sia delle caratteristiche dello stimolo ambientale sia della sua pertinenza e rilevanza rispetto agli scopi e alle aspettative del soggetto. COSCIENZA → stato particolare della mente in cui si ha conoscenza dell'esistenza di sé e dell'ambiente. In quanto tale, ha sempre un contenuto in una condizione di vigilanza, percepito come un insieme integrato di parti, fondato su una grande quantità di informazioni provenienti dagli organi di senso, situata in un ambiente circostante in un dato momento. La coscienza rappresenta la mente nella sua SOGGETTIVITA'. Gli esseri umani sono caratterizzati da un elevato grado di coscienza, ed è stata una condizione necessaria per poter divenire una specie simbolica. E' coinvolta in tutte le nostre funzioni mentali ed è una qualità emergente che si radica su una base molto ampia e profonda di processi inconsci senza i quali non potrebbe affiorare. VIGILANZA → consente la rappresentazione mentale degli oggetti, la pianificazione di ciò che intendiamo fare, come pure di monitorare e controllare in continuazione lo svolgimento delle nostre azioni. Principali proprietà della coscienza: 1. CONSAPEVOLEZZA COGNITIVA → la coscienza consiste nella capacità di rispondere agli stimoli provenienti dall'ambiente “qui e ora”. Per contro, quando dormiamo abbiamo un certo grado di risposta, soprattutto in seguito a stimoli forti o particolari. La coscienza di uno stimolo sensoriale emerge circa dopo circa mezzo secondo dalla sua comparsa. E' un intervallo di tempo sufficiente per confrontare ciò che succede nell'ambieente con quanto abbiamo previsto. La coscienza quindi svolge una funzione di comparatore, poiché consente di confrontare istante per istante lo stato attuale del mondo con quello previsto secondo la nostra