Scarica psicologia generale programma completo e più Appunti in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! CAPITOLO 1: Storia e metodi della psicologia Il termine psicologia deriva da due parole greche; psiche = anima e logos = scienza, quindi, nella sua accezione più ampia, è la scienza dell’anima o dello spirito. La psicologia generale, spesso anche chiamata psicologia sperimentale per il metodo seguito, o psicologia cognitiva, per l'orientamento teorico prevalente, rappresenta la corrente principale della ricerca scientifica sulle funzioni psicologiche di base, e si prefigge di studiare con metodologia sperimentale la mente e il comportamento. Utilizzando metodiche classiche della psicologia sperimentale, come le metodologie di derivazione comportamentista, la misurazione dei tempi di reazione o le tecniche psicometriche, la psicologia generale si focalizza notevolmente sui processi cognitivi, e quindi rappresenta il contesto epistemico principale per gli studi di psicologia cognitiva di tipo sperimentale. I temi maggiormente trattati dalla psicologia generale sono: • Apprendimento • Attenzione • Emozione • Linguaggio • Memoria • Motivazione • Pensiero • Sensazione e Percezione • METODOLOGIE USATE NELL'ANTICHITÀ L'uomo inizia a interrogarsi su sé stesso fin dalla nascita della civiltà greca. Basta leggere le pagine del De Anima di Aristotele per avere un quadro abbastanza articolato delle funzioni mentali. Tutti coloro che si sono cimentati nell’analisi della mente prima dell'800, si sono scontrati con un limite di ordine metodologico. Per descrivere le nostre capacità mentali si conoscono esclusivamente 2 metodi. Il primo consiste nell'esaminare i prodotti della mente: i libri, i quadri, le scoperte scientifiche, e così via. Il secondo, invece, è il metodo dell’introspezione, ovvero l'autoesame dei processi mentali nel momento stesso in cui questi si verificano. Nessuna delle 2 può propriamente dirsi scientifica. • L'IMPORTANZA DELLA TEORIA DELL'EVOLUZIONE PER LA NASCITA DELLA PSICOLOGIA COME SCIENZA. 1831, Darwin parte per la famosa spedizione. Dalle osservazioni che ebbe modo di fare durante il suo lungo viaggio, arriva alla formulazione della teoria dell'evoluzione. Secondo Darwin, le singole specie animali nascono attraverso un processo di «discendenza con variazione» su cui interviene la selezione naturale, motore dei cambiamenti evolutivi e dell'ereditarietà. Due condizioni ci volevano per parlare di psicologia scientifica: (Darwin) ❖ ABBANDONO DEL PUNTO DI VISTA ANTROPOCENTRICO ❖ MISURAZIONE SPERIMENTALE DEI COMPORTAMENTI DELL'UOMO Entrambe sono fondamentali per la misurazione del tempo • LE PRIME TECNICHE DI MISURAZIONE DEL COMPORTAMENTO UMANO. La fine dell'800 vede la nascita delle tecniche di misurazione del tempo necessario ad un essere umano per fare una determinata cosa. «Tempi di reazione» (1873): è il tempo che intercorre tra uno stimolo e una risposta a quello stesso stimolo. Metodo della sottrazione (1868): utile a misurare i tempi di reazione nel loro complesso, individuando 3 tipi di tempi di reazione: a) TEMPI A ➛ TEMPI SEMPLICI: situazione in cui allo stimolo deve seguire una risposta; b) TEMPI B ➛ TEMPI COMPOSTI: al soggetto è somministrato uno stimolo in un insieme di 2 o più stimoli prefissati e gli viene chiesto di fornire risposte differenziate in funzione dello stimolo presentato; c) TEMPI C ➛ TEMPI COMPOSTI: al soggetto è somministrato uno stimolo in un insieme di 2 o più stimoli prefissati ed è invitato a rispondere a uno solo degli stimoli presentati. I tempi a sono più brevi, seguono i tempi c e, infine, i tempi b. Per sottrazione, la differenza tra a e c indica la lunghezza del processo mentale necessario a discriminare tra gli stimoli. La differenza fra c e b indica la lunghezza delle operazioni mentali necessarie a discriminare tra le risposte. Queste prime tecniche di misurazione favoriscono la nascita della cronometria mentale, ovvero la tecnica di misurazione dei tempi necessari a eseguire le operazioni mentali LA NASCITA UFFICIALE DELLA PSICOLOGIA (strutturalismo) Gli storici della psicologia sono d’accordo nel datare la nascita della Psicologia scientifica a partire dalla creazione nell’Università di Lipsia nel 1879 del primo laboratorio di ricerca psicologica da parte di Wilhelm Wundt. Wundt intitola il suo programma di ricerca psicologia fisiologica, espressione usata come sinonimo di psicologia sperimentale. Il punto di partenza della sua ricerca consiste nella definizione dell’oggetto della psicologia ➛ si occupa dell’esperienza immediata (diretta). Questa disciplina non deve ricorrere a strumenti di mediazione; il soggetto diventa strumento di sé stesso nell’osservare ciò che prova e gli accadimenti dell'ambiente. Il metodo privilegiato all'interno di questa impostazione è il metodo dell’introspezione, la capacità di accertare cosa avviene nell’istante in cui avviene. Non è però esente da difficoltà; può alterare i contenuti di ciò che si osserva ed è soggetta a distorsioni. Inoltre, e questo è l'altro limite del metodo, non è possibile una «lettura diretta» della mente altrui. Questi sono i motivi per i quali il metodo introspettivo è stato quasi del tutto abbandonato. Oggi viene utilizzato unicamente nelle fasi iniziali delle ricerche psicologiche, quando è necessario farsi venire delle idee da sottoporre in seguito a un controllo sperimentale rigoroso. CAPITOLO 2: SENSAZIONE E PERCEZIONE Tutti gli esseri viventi pluricellulari raccolgono gli stimoli, ossia particolari manifestazioni delle diverse forme di energia, come radiazioni luminose, onde sonore, etc., che provengono dal mondo esterno tramite tessuti specializzati che, negli organismi più complessi, prendono il nome di organi di senso. La realtà fisica esterna viene colta nella sua interezza solo per le parti di essa che riescono ad essere recepite dagli organi di senso. Ogni organo di senso è una specie di finestra che fa passare solo alcuni dei segnali esterni e ne esclude altri. Gli stimoli suscitano in noi Sensazioni = impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una determinata intensità dello stimolo fisico. Una delle funzioni principali della Mente, sia nella nostra vita quotidiana sia nel lungo percorso evolutivo, è di relazionarsi col mondo circostante, tramite la percezione. Con la percezione, si hanno informazioni ben coordinate relative al mondo, sia coscientemente, sia inconsciamente. La percezione di un oggetto/evento è molto più ricca della rispettiva sensazione. Questo “valore aggiunto” deriva dai processi cerebrali che integrano e elaborazioni le informazioni, utilizzano le conoscenze già acquisite e ci permettono di comprendere ciò che accade attorno a noi. La percezione è definibile come il processo cognitivo che determina l'organizzazione delle sensazioni. In psicologia l’aspetto della percezione più studiato e conosciuto concerne la percezione visiva. Si tratta di un processo psichico complesso nel quale è possibile distinguere il livello del processo primario attraverso il quale l’input sensoriale viene organizzato e segmentato ed il livello del processo secondario che comprende le varie operazioni più propriamente intellettive di categorizzazione, significazione, interpretazione che la mente del percipiente compie sui risultati della segmentazione primaria. I primi psicologi sperimentali hanno tentato di spiegare la percezione visiva nei termini di una corrispondenza puntuale tra le informazioni dell'ambiente che arrivano ai nostri organi di senso (stimolo distale) e la nostra esperienza soggettiva(percetto). La prima cosa da fare quando si inizia a parlare di psicologia della percezione è capire che l’oggetto di studio è il mondo esterno. Esiste un processo che, a partire dalla palla da calcio o dallo sgabello intesi come oggetti fisici, ci permette di arrivare alla palla da calcio e allo sgabello quali oggetti percepiti. Per spiegare come arriviamo a percepirli in questo modo, possiamo utilizzare quella che viene definita la «catena psicofisica». STIMOLO DISTALE => STIMOLO PROSSIMALE => PERCETTO ( Dove per stimolo distale si intende l'oggetto fisico, per percetto lo stimolo, così come viene percepito dall'essere umano e per stimolo prossimale le sollecitazioni che avvengono a livello dei recettori sensoriali della corteccia cerebrale) Tuttavia, numerose evidenze empiriche hanno messo in discussione questo tipo di approccio. Fondamentale a questo riguardo è il contributo della scuola della Gestalt. L’assunzione di base della Psicologia della Gestalt era che l’esperienza cosciente non poteva essere considerata una semplice somma delle parti che la costituiscono: “il tutto è più della somma delle parti”. La percezione è intesa come un processo olistico che considera la scena visiva nel suo insieme. Normalmente non vediamo margini e/o frequenze di contrasto, ma figure organizzate su uno sfondo Nel 1912 Wertheimer pubblicò il suo celebre lavoro sul movimento stroboscopico, che segnò l’inizio formale della Psicologia della Gestalt. Tale osservazione dimostrò che è possibile percepire qualcosa anche in assenza di una stimolazione diretta I principi della Gestalt permettono di capire come i singoli elementi presenti nell’ambiente vengono organizzati in modo da darci l’impressione di vedere forme ed oggetti. La tendenza del sistema visivo è quella di organizzare gli elementi presenti nel campo percettivo in maniera da aggregare o segmentare questi elementi rispetto ad altri, in modo da permettere agli individui di orientarsi e discriminare gli oggetti. A questo scopo, quindi, intervengono una serie di leggi, modalità percettive e principi i quali sembrano essere innati e universali. • L’ARTICOLAZIONE FIGURA-SFONDO Una legge basilare che presiede all’attività percettiva è quella relativa all’organizzazione figura- sfondo. In ogni totalità, che percepiamo, distinguiamo la parte che risalta (Figura con contorno nitido) da quella che resta (Sfondo informe). La figura di Rubin (1921) è costituita da aree bianche e nere omogenee, contigue e poste sullo stesso piano. Tipicamente, si vede un vaso nero su uno sfondo bianco. Tuttavia, seguendo i contorni del vaso, è possibile notare che essi costituiscono anche i profili di due volti bianchi su uno sfondo nero. Le due immagini non sono visibili contemporaneamente: quando si percepisce una, l'altra non è visibile; il risalto che assume una delle due immagini causa la perdita del carattere di “figura” dell'altra, che diventa “sfondo” e pare estendersi dietro alla “figura”, nonostante la stimolazione retinica resti immutata. • LEGGI DI ORGANIZZAZIONE FIGURALE Le leggi gestaltiche della percezione non derivano dall’esperienza, ma sono autonome rispetto ad esse e presenti nell’uomo fin dalla nascita. (non sono caotiche o somma di parti ma esperienze strutturate) I gestaltisti intuirono che la realtà fenomenologica si struttura spontaneamente in unità, nel campo di esperienza del soggetto, ogni volta che gli elementi di un insieme presentano determinate caratteristiche. Una legge basilare che presiede all’attività percettiva è quella già esaminata relativa all’organizzazione figura-sfondo. Oltre a questa legge i gestaltisti hanno individuato veri e propri principi detti leggi della formazione delle unità fenomeniche che stanno alla base del nostro modo di cogliere le cose e di organizzare i dati percepiti. Esse sono: 1. Legge della somiglianza: elementi identici o simili tendono ad essere percepiti come unità. 2. Legge della buona forma o legge della pregnanza: figure geometriche sovrapposte, tendono ad essere percepite ancora come separate, cioè ognuna con la propria forma. 3. Legge della vicinanza: più gli elementi di un insieme sono vicini, maggiore sarà la tendenza a percepire quegli elementi come unità. 4. Legge della buona continuazione: si tendono a percepire come unità quegli elementi che minimizzano i cambiamenti di direzione. 5. Legge del destino comune: con elementi in movimento, vengono percepiti come un’unità quelli con uno spostamento coerente. 6. Legge della chiusura: elementi figurali chiusi o che tendono a chiudersi vengono percepiti come appartenenti alla stessa unità figurale --> triangolo di Kanizsa 7. Esperienza passata: facilita l’individuazione di forme già sperimentate. Gli elementi che danno origine a una figura familiare o comunque già conosciuta in passato, si raggruppano secondo questa unità. è importante per la psicologia della gestalt, ma solo quando non entri in concorrenza con le forze di strutturazione percettiva. COSTANZE PERCETTIVE La costanza percettiva è la tendenza della percezione a conservare caratteristiche costanti nel tempo e nello spazio. Esistono tre tipi di costanze percettive: la Costanza di grandezza, la costanza di forma e la costanza di colore 1. Costanza di grandezza: Gli oggetti mantengono la stessa grandezza nonostante cambi la dimensione della loro immagine retinica. Per effetto della costanza di grandezza, un uomo viene visto più lontano e non più piccolo. Le illusioni si classificano in: ● ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana; ● percettive, in quanto generate dalla fisiologia dell’occhio. Un esempio sono le immagini postume che si possono vedere chiudendo gli occhi dopo avere fissato un'immagine molto contrastata e luminosa; ● cognitive, dovute all'interpretazione che il cervello dà delle immagini. Un caso tipico sono le figure impossibili e i paradossi prospettici. • EFFETTO PETTER Quando ci troviamo di fronte a zone irregolari, ma cromaticamente omogenee, il nostro sistema visivo opera una scissione fenomenica facendoci percepire due figure separate. Data l'omogeneità cromatica queste figure tenderanno a essere davanti o dietro in maniera reversibile. Questa reversibilità viene eliminata attraverso alcune condizioni che sono state isolate da Petter nel 1956: noi percepiamo davanti o sopra la figura più grande meno articolata e in movimento. In questo caso l'illusione ottica è dovuta alla presenza di un percetto che si rivela incongruente rispetto alla nostra aspettativa determinata dallo scenario del suo complesso. • IL BASTONE <<STORTO>> IMMERSO IN ACQUA Un bastone di legno quando viene immerso nell’acqua appare storto. Anche in questo caso l’esperienza pregressa e la conoscenza esperienziale non mi permettono di correggere la mia percezione, di conseguenza avrò quest’illusione • L’ILLUSIONE DI MULLER-LYER Le due righe orizzontali nella figura qui accanto hanno la stessa lunghezza. Come mai il nostro sistema visivo percepisce la riga A più corta della B? I segmenti finali conferiscono alle linee l’aspetto di frecce con diverse tipologie di angoli: ottusi (figura A) e acuti (figura B). Gli angoli ottusi, con direzione esterna, fanno sembrare la linea più corta, mentre gli angoli acuti, con direzione esterna, la fanno percepire più lunga PERCEZIONE MULTIMODALE Il cubo di Necker è una rappresentazione bidimensionale ambigua. Gli incroci tra due linee non evidenziano quale linea si trovi sopra l’altra e quale sotto. Guardando la figura si può facilmente passare da un'interpretazione all’altra, si ha una PERCEZIONE MULTIMODALE CAPITOLO 3: ATTENZIONE L'attenzione è in genere definibile come la capacità cognitiva di inibire informazioni irrilevanti. Costituisce in altri una potentissima attività di filtro. Può essere diretta volontariamente o essere richiamata in modo automatico dalle caratteristiche dello stimolo, ma in entrambi i casi è un fenomeno di cui siamo consapevoli. Essa svolge due importanti funzioni: -quella di mettere in evidenza alcune informazioni e -quella di escluderne altre. Se non esistesse questa duplice salvaguardia dell’attenzione, cioè di scegliere ed escludere, saremmo sommersi dalla marea di stimoli che arrivano al cervello. - Attenzione selettiva: selezionare l’informazione rilevante tra altre - Attenzione sostenuta: rimanere/sforzarsi con volontà nel mantenere la concentrazione su un preciso compito - Attenzione divisa: distribuire le risorse su più compiti contemporaneamente. • CHE COS’È L’ATTENZIONE? Ciò che ci giunge dall’ambiente e cattura la nostra attenzione ➔ è l’attenzione esogena, che si chiama così perché attivata da uno stimolo esterno. Essa è regolata da processi dal basso verso l’alto Comporta un orientamento automatico dell’attenzione caratterizzato dal fatto che: a. Non può essere interrotto; b. Distrae l’attenzione dal compito in corso; c. Non è soggetto a interferenza da parte di un altro compito ➔l’attenzione endogena invece è guidata dai nostri bisogni personali, è governata da processi mentali dall’alto verso il basso e implica un orientamento volontario dell’attenzione verso un aspetto specifico. Quando prestiamo attenzione a un oggetto si verifica un’immediata integrazione delle caratteristiche dell’oggetto o dell’evento sotto osservazione, secondo le leggi della percezione (elaborate da Wertheimer che guidano il modo in cui gli stimoli vanno ad organizzarsi nella nostra percezione) In tutti i casi siamo in grado di rilevare ciò che in quel momento è importante per noi. È il bersaglio dell’attenzione, ciò che mettiamo a fuoco in quella data circostanza. Il fuoco dell’attenzione consente di concentrare le risorse su uno specifico stimolo ambientale. ➛ Ha dimensioni variabili; ➛ Presenta una relazione inversa rispetto all’efficienza di rilevazione degli stimoli; ➛ Si muove nello spazio a velocità costante lungo la traiettoria prescelta per raggiungere il bersaglio. Gli stimoli dotati di maggiore rilevanza emotiva, in particolare quelli che suscitano emozioni negative, «catturano» assai prima l’attenzione rispetto a quelli neutri. L’essere umana ha una quantità limitata di attenzione disponibile. Il fenomeno della cecità al cambiamento avviene quando siamo inclini a individuare i bersagli salienti e a trascurare ciò che è superfluo. E’ un’incapacità che abbiamo in alcuni casi a rilevare dei cambiamenti che si mostrano nelle scene che stiamo osservando. • EFFETTO SIMON Si è più rapidi e i tempi di reazione sono più brevi quando la posizione dello stimolo e la posizione della risposta coincidono rispetto a quando non coincidonO • ELABORAZIONE CONTROLLATA ED ELABORAZIONE AUTOMATICA. Nella rilevazione degli stimoli entrano in funzione processi sia di elaborazione controllata sia di elaborazione automatica. 『Shiffrin e Schneider 』 Elaborazione controllata: ➛ Lenta e consapevole; ➛ Richiede un notevole impegno delle risorse attentive; ➛ È accompagnata da errori; ➛ Non consente di svolgere altri compiti nello stesso tempo; ➛ Le attività vengono effettuate «in serie», una dopo l’altra; ➛ Implica un controllo diretto e continuo su quello che si sta facendo. Elaborazione automatica: ➛ È rapida; ➛ Non coinvolge la memoria a breve termine; ➛ Non richiede risorse attentive; ➛ Funziona in modi di cui non siamo consapevoli; ➛ È difficile da modificare; ➛ Permette di svolgere più compiti nello stesso tempo (attività «in parallelo») • SELEZIONE E RICERCA DEGLI STIMOLI. In una condizione di vigilanza siamo in grado di discriminare e scegliere ciò che è rilevante in una data occasione rispetto a ciò che è indifferente. È l’attività di SELEZIONE. Edward Colin Cherry sostenne la presenza di un filtro sensoriale che impedisce l’accesso all’elaborazione cognitiva di alcune informazioni e la loro ritenzione in memoria. A questa teoria fa seguito quella di Donald Broadbent (1958) conosciuta come teoria del filtro primario SELEZIONE CON FILTRO ➜ (Quando due stimoli vengono presentati contemporanteamente solo uno dei due può passareil filtro).Secondo Donald Broadbent [1958] data l’enorme massa di stimoli sensoriali, impossibile da gestire nello stesso tempo, l’attenzione è un filtro per selezionare le informazioni rilevanti per l’organismo, eliminando quelle superflue. Subito dopo il registro sensoriale vi sarebbe un collo di bottiglia (bottleneck) che lascia filtrare solo gli stimoli pertinenti in quella data situazione. Solo una parte molto ridotta delle informazioni, selezionata sulla base delle caratteristiche fisiche, va avanti per la successiva elaborazione semantica. È l’ipotesi della selezione precoce... verificare inizialmente la situazione (test), procedere quindi alle opportune operazioni (operate), controllare il loro esito (test) e infine decidere se terminare l’operazione (exit). È un processo ricorsivo. l piano d'azione è una mappa mentale nella quale ad ogni operazione segue un'altra in un ordine gerarchico, e secondo un modello prefigurato. Tra azione e operazioni vi è un rapporto "mezzi-fini": le singole operazioni sono i mezzi per realizzare un'azione, a sua volta ogni operazione diventa fine rispetto ogni movimento che la compone; ciò che prima era mezzo diventa fine. Ogni azione che compiamo si svolge in una certo contesto che di volta in volta presenta variazioni. Nella pianificazione di qualsiasi azione dobbiamo tenere conto delle nostre condizioni interne e delle condizioni dell'ambiente: dei fattori extra soggettivi. ESECUZIONE DELL’AZIONE ➜ Un'azione oltre ad essere pianificata deve anche essere eseguita. «processi esecutivi» per illustrare la complessità dei compiti sottesi alla realizzazione di un’azione. L’ATTENZIONE ESECUTIVA : dirige e governa le operazioni implicate nello svolgimento dell’azione. Svolge la funzione di regia nel governo della complessa rete delle connessioni interdipendenti fra l’individuo e l’ambiente. ALTERNANZA DEL FUOCO DI ATTENZIONE: spesso abbiamo l'esigenza di spostare l'attenzione da un compito ad un altro per tornare, eventualmente, a quello di prima. Questa alternanza consente di essere dinamici nell’affrontare la realizzazione di attività diverse entro la stessa situazione.L’alternanza del fuoco dell’attenzione dimostra che le funzioni esecutive sono metaprocessi (processi su altri processi). Nell’esecuzione delle azioni sono presenti due livelli mentali: processi esecutivi (coordinamento, alternanza di compiti) e processi legati al compito (identificazione degli stimoli, selezionare cosa fare, fare movimenti giusti). INIBIZIONE DELLA RISPOSTA: La soppressione di una risposta già parzialmente preparata. È un processo necessario per la nostra vita quotidiana. La sua carenza conduce all’impulsività. ESECUZIONE DELLA SEQUENZA DELLE OPERAZIONI: La pianificazione delle operazioni da svolgere in un’attività richiede di disporre in sequenza temporale ed eseguirle nell’ordine dato. Il piano funge da modello per avviare il tutto. Affinché si arrivi al traguardo, entrano in gioco funzioni mentali importanti e diverse fra loro. La realizzazione di qualsiasi compito è multifunzionale: dalla percezione, al movimento, al pensiero, ragionamento pratico, emozioni ecc. Grazie a questa multifunzionalità siamo in grado di eseguire attività in modo coordinato,agile, efficace e coerente con gli scopi. CAPITOLO 4: COSCIENZA E SONNO La coscienza può essere intesa come la consapevolezza degli stimoli esterni e interni da parte del soggetto. Grazie ad essa è possibile verificare continuamente le conseguenze del nostro agire, organizzare la nostra attività mentale, prospettare gli eventi nel tempo futuro e dirigere la volontà. In tal senso la coscienza può anche essere intesa come l’aspetto soggettivo della capacità di pensare, di elaborare stimoli e di indirizzare la condotta. Nella vita di ogni giorno, tuttavia, l’essere umano deve elaborare una quantità di informazioni troppo elevata per essere, in ogni momento, consapevole di tutto. Poiché la quantità di risorse a sua disposizione è limitata, la coscienza filtra le informazioni e dirige le risorse psichiche verso quegli aspetti che ci interessano. La presenza della coscienza si esplica dunque in diverse funzioni: la prima riguarda la consapevolezza percettiva e cognitiva, che rende il soggetto in grado di rispondere agli stimoli presenti nell’ambiente “qui ed ora”. Tale consapevolezza risulta naturalmente soppressa nel coma ed alterata durante il sonno. In secondo luogo, la coscienza svolge la già menzionata funzione di controllo e monitoraggio sui processi cognitivi. In particolare, la coscienza è in grado di rilevare gli errori nell’esecuzione dell’attività in corso e modificarla in funzione della continua variazione delle condizioni ambientali. • CONSAPEVOLEZZA PERCETTIVA E COGNITIVA La coscienza consiste anzitutto nella capacità di rispondere agli stimoli provenienti dall’ambiente ‘’qui e ora’’--> consapevolezza percettiva La coscienza di uno stimolo sensoriale emerge dopo circa mezzo secondo dalla sua comparsa. L’insorgere della consapevolezza percettiva permette alla coscienza di svolgere un secondo ruolo, ovvero quello di comparatore--> consapevolezza cognitiva • CONTROLLO La coscienza esercita una funzione di controllo sui processi cognitivi. Si tratta di un monitoraggio costante, che consente di organizzare e pianificare le nostre attività mentali, dare loro inizio, interromperle o modificarle. Inoltre la coscienza svolge anche la funzione di sistema rilevatore degli errori: se qualcosa non va bene nell’esecuzione di un'operazione, la coscienza è non grado di scoprire l’errore e, se necessario, di interrompere la sua esecuzione. • AUTORIFLESSIONE A differenza di altre dimensioni psichiche, la coscienza può essere consapevole di sé stessa: si parla a questo proposito di consapevolezza metacognitiva. • STATI ALTERATI DI COSCIENZA La coscienza assume forme fra loro assai differenti, entro certi confini. Tuttavia, può uscire da tali confini e entrare in zone atipiche. In questo caso parliamo di stati alterati di coscienza: 1. SONNO: è uno stato dell'organismo caratterizzato da una ridotta capacità di risposta agli stimoli e da una parziale sospensione della coscienza. 2. IPNOSI: particolare stato di alterazione della coscienza, con cambiamenti di percezione, di memoria e di condotta come risposta alla suggestione indotta dall’ipnotizzatore. è un procedimento in cui un operatore (medico/psicologo) nella funzione di ipnotizzare induce il cliente a una sospensione temporanea della coscienza e gli vengano sottoposte delle SUGGESTIONI. Una volta raggiunta la fase ipnotica ci sono risposte del paziente quali: A. ALLUCINAZIONI POSITIVE/NEGATIVE B. REAZIONI IDEOMOTORIE C. REGRESSIONE DI ETA’ D. INIBIZIONE DEL DOLORE E. INCREMENTO NEL RECUPERO DI RICORDI La fase terminale si conclude con suggestioni di risveglio e tuttavia è possibile in qualsiasi momento rompere la relazione ipnotica. 3. MEDITAZIONE: stato modificato di coscienza che si ottiene eseguendo in modo ripetitivo e sequenziale alcuni esercizi mentali, di solito realizzati in un ambiente tranquillo. È un metodo di rilassamento durante il quale un soggetto dirigendo l'attenzione su un unico stimolo ottiene un elevato controllo nella regolazione della respirazione. La meditazione crea un senso di benessere. MEDITAZIONE DI APERTURA= il soggetto mediante l'impegno di non pensare a niente, libera il più possibile la mente per accogliere nuove esperienze, idee... MEDIAZIONE DI CONCENTRAZIONE = il soggetto si impegna a concentrare l'attenzione su un oggetto, idea o parola escludendo ogni altra cosa. MEDITAZIONE TRASCENDENTALE = consiste nel focalizzare l'attenzione mentale su un suono speciale (mantra) o sulla respirazione nasale. Combatte lo stress negativo, supera stati d'ansia, aumenta la capacità di memoria. Bisogna fare però una distinzione tra COSCIENZA E VIGILANZA. Lo stato di vigilanza comprende a regolazione del ciclo sonno/veglia e di alcune strutture cerebrali quali talamo e ipotalamo. Consente la rappresentazione mentale degli, oggetti, la pianificazione di ciò che intendiamo fare e il controllo continuo delle nostre azioni. Ma non coincide con la coscienza. IL SONNO Il sonno viene definito come uno stato comportamentale reversibile, caratterizzato da isolamento percettivo e assenza di responsività agli stimoli ambientali ma, al tempo stesso, un complesso insieme di processi fisiologici e comportamentali. Uno studio sistematico ed oggettivo del sonno e delle sue implicazioni è stato intrapreso solo a partire dagli anni Cinquanta grazie alla tecnica dell’elettroencefalogramma (EEG). Eè stato dimostrato che esistono 2 stadi di veglia e 4 stadi del sonno più un quinto stadio noto come fase REM: 1. Lo stato che caratterizza il nostro essere svegli e reattivi agli stimoli esterni è detto veglia attiva . È, caratterizzata da un elettroencefalogramma con onde rapide e irregolari, le onde beta 2. FASE 0 (veglia rilassata): nel caso della veglia tranquilla (in ambiente poco rumoroso e con le palpebre abbassate) si registrano le cosiddette “onde alfa”, ad alta frequenza, irregolari e di modesta ampiezza. 3. FASE 1 (dormiveglia o fase ipnagogica): nella fase di addormentamento iniziale, o sonno leggero, la frequenza e l’ampiezza delle onde si riducono, ma soprattutto cominciano a comparire onde di diversa frequenza (onde theta) 4. FASE 2 (sonno medio): nella fase 2 del sonno si individuano fra le onde miste e a bassa intensità gruppi di onde particolari, i fusi del sonno, e onde a punta sporadiche, o dei complessi K Strettamente connesso con l'apprendimento fisiologico e l'apprendimento motorio, che riguarda le conoscenze procedurali e le competenze esecutive che sono alla base di molte attività. rientra nelle caratteristiche di un apprendimento fisiologico anche l'apprendimento respiratorio. APPRENDIMENTO ASSOCIATIVO Si parla di apprendimento associativo per identificare tutti quei processi che prevedono l'associazione tra esperienze diverse ma in qualche modo connesse. Il pioniere di questi studi è stato Pavlov, che con i suoi esperimenti studiò, quello che ancora oggi viene chiamato CONDIZIONAMENTO CLASSICO. • CONDIZIONAMENTO CLASSICO DI PAVLOV Il fisiologo russo Ivan Pavlov mise a punto dei brillanti esperimenti sul condizionamento degli animali, noti come esperimenti di condizionamento classico, che fornirono ai ricercatori comportamentisti il fenomeno-prototipo da cui prendere le mosse per uno studio scientifico sull’apprendimento. Studiando il comportamento degli animali egli si accorse che i cani salvavano non soltanto la vista del cibo, ma anche al rumore dei passi di colui che si avvicinava per dare loro da mangiare. La reazione dei cani era dovuta a una forma di apprendimento, il condizionamento classico, per la quale i cani avevano imparato che al rumore dei passi dell'uomo seguiva il cibo. Egli decise di confermare la sua ipotesi mediante uno studio sperimentale. Prego la ghiandola salivare dei cani, un tubicino che permetteva di controllare l'emissione di saliva. Quindi suonò un campanello e dopo qualche secondo presento della carne da mangiare. Questa associazione venne ripetuta più volte e ogni volta il tempo trascorso tra il suono del campanello e la presentazione del cibo era lo stesso. Ben presto i cani iniziarono ad arrivare, appena percepivano il suono del campanello. Nella terminologia Pavloviana il campanello e lo STIMOLO CONDIZIONATO (SC), il cibo lo STIMOLO INCONDIZIONATO (SI), la salivazione al suono della campanella la RISPOSTA CONDIZIONATA e la salivazione alla vista del cibo la RISPOSTA INCONDIZIONATA. L'acquisizione della risposta condizionata è però reversibile. si parla a questo proposito di ESTINZIONE per identificare il processo che si verifica quando si smette di presentare lo stimolo condizionato insieme allo stimolo incondizionato. Pavlov noto però che sia al processo di estinzione seguivano dei giorni di riposo tornando a presentare lo stimolo condizionato si presentava la risposta condizionata. Questo fenomeno venne definito da Pavlov RECUPERO SPONTANEO. La risposta condizionata è sensibile alla GENERALIZZAZIONE dello stimolo condizionato (per esempio il cane può iniziare a salivare anche all’udire suoni diversi da quello iniziale). È possibile anche apprendere a DISCRIMINARE tra stimoli simili. Se solo lo stimolo iniziale viene ripetutamente associato allo stimolo incondizionato (cioè solo il suono originale è seguito da cibo), mentre altri suoni simili non sono associati a presenza di cibo, allora si osserva una graduale e progressiva estinzione della risposta di salivazione ai suoni simili, mentre si mantiene la salivazione in risposta al suono iniziale. ESPERIMENTO DI WATSON: Lo psicologo comportamentista Watson era riuscito a dimostrare che il condizionamento classico può spiegare l'insorgere di paure, sentimenti ed emozioni anche nei bambini. Nel 1920 egli condusse un esperimento con un bambino di pochi mesi di nome Albert. L'esperimento si presentava in questo modo: il bambino era seduto e tranquillo e davanti a lui passava un ratto bianco. Il bambino non manifestava alcun segno di paura anzi sembrava quasi incuriosito dall'animale. In un secondo tempo Watson replicava la situazione ma all'apparire del ratto faceva seguito un rumore assordante. La reazione del bambino questa volta era di pianto. Questa associazione ha portato il piccolo Albert a sviluppare una vera e propria fobia non soltanto dei ratti ma anche di tutti quegli oggetti che gli ricordavano il ratto. • CONDIZIONAMENTO OPERANTE DI SKINNER Nel paradigma del condizionamento classico il soggetto sperimentale è sostanzialmente passivo e subisce l’influenza dell’ambiente. Nel condizionamento strumentale proposto da E. L. Thorndike invece il soggetto può a sua volta esercitare un’influenza sull’ambiente mettendo in atto certi comportamenti. Un tipico esperimento ideato da Thorndike prevedeva una gabbia (detta problem- box) nella quale veniva chiuso un gatto affamato. Al di fuori della gabbia stessa veniva posto del cibo. L’animale poteva uscire dalla gabbia solo emettendo una risposta strumentale appropriata (come ad esempio premere una leva). Inizialmente il gatto, posto nella gabbia, compie dei movimenti alla cieca, procede per tentativi, fino a quando casualmente non emette la risposta corretta. Per Thorndike l’apprendimento consiste in un aumento dell’intensità delle connessioni causali tra certi stimoli e certe risposte, determinato unicamente dagli effetti provocati dalle risposte stesse. Esso avviene cioè per prove ed errori: il soggetto arriva alla soluzione attraverso ripetuti tentativi che faranno diminuire le risposte inesatte o fissare quelle giuste. Sulla scia delle ricerche di Thorndike, Skinner introdusse un ulteriore distinzione tra comportamenti rispondenti, derivati da riflessi automatici o appresi secondo il condizionamento classico pavloviano e comportamenti definiti operanti, ossia comportamenti non derivati dai riflessi innati ma messi in atto spontaneamente. Facendo una distinzione tra questi due tipi di apprendimento Skinner definì condizionamento classico quello in cui il soggetto non controlla la risposta che emette allo stimolo, e condizionamento operante quello in cui il soggetto agisce operando un cambiamento nell'ambiente mettendo in atto dei comportamenti in risposta a determinati stimoli. Skinner effettuò una serie di esperimenti utilizzando la skinner-box, una gabbia che gli consentiva di osservare il comportamento di un ratto che imparava a premere una leva per ottenere del cibo: chiamò la leva risposta ed il cibo rinforzo. Mentre in un primo momento l’associazione tra risposta e rinforzo era casuale, in un secondo tempo l’azione diventava intenzionale: il topo agiva sull’ambiente per ottenere il rinforzo. Questo comportamento operativo non veniva provocato dagli stimoli ambientali ma viene prodotto spontaneamente dal soggetto. IL rinforzo è una conseguenza positiva che produce un aumento nella frequenza del comportamento. •Rinforzi positivi: eventi positivi che vengono aggiunti alla situazione. •Rinforzi negativi: eventi negativi che vengono eliminati dalla situazione. In entrambi i casi la conseguenza del comportamento è positiva e quindi porta ad aumentare la frequenza con cui quel comportamento viene eseguito (o perché si ottiene qualcosa in più, o perché si evita qualcosa di sgradevole) Punizione consiste nel creare una situazione sgradevole, in modo da diminuire la frequenza di un comportamento. In questo caso l’effetto è quello di ridurre la comparsa di un comportamento (quindi la punizione ha l’effetto opposto rispetto al rinforzo negativo) I rinforzi inoltre possono essere primari o secondari. • i rinforzi primari soddisfano bisogni primari dell'individuo come fame e sete • i rinforzi secondari riguardano stimoli che possono rafforzare il comportamento. APPRENDIMENTO PER INSIGHT Gli psicologi della Gestalt fornirono un importante contributo alla comprensione dei processi di apprendimento e le loro teorie hanno aperto la strada all’affermarsi della concezione cognitivista. In particolare Köhler, uno dei fondatori della psicologia della Gestalt, si oppose al principio dell’apprendimento per prove ed errori proposto anni prima da Thorndike, ritenendo l’apprendimento l’esito di un processo intelligente che si manifesta nella capacità di collegare insieme in modo unitario elementi distribuiti nell’ambiente che fino ad allora erano stati considerati in modo isolato. Tale operazione di connessione degli elementi avviene all’improvviso come una sorta di intuizione o illuminazione (insight o Einsicht in tedesco) e comporta una ristrutturazione globale del campo cognitivo. Nei suoi classici esperimenti, Köhler (1917) poneva lo scimpanzé di fronte ad un problema apparentemente irrisolvibile: quello di raggiungere un casco di banane posto al di fuori della gabbia, cui naturalmente non poteva arrivare estendendo l’arto. Nella gabbia erano posti degli oggetti, tra cui dei bastoni. Lo scimpanzé manipolava gli oggetti, compiva una serie di tentativi errati per afferrare i frutti senza apparentemente compiere alcun progresso nei confronti della meta da raggiungere. Ad un certo punto, all’improvviso, l’animale afferrava un bastone, si dirigeva verso le sbarre e con il bastone avvicinava il casco di banane fino a poterlo afferrare: era stata compresa la giusta relazione tra la meta da raggiungere e gli strumenti da utilizzare. Il soggetto sperimentale aveva, in altri termini, trovato una precisa soluzione al problema attraverso la costruzione di immagini mentali. In ogni caso l’apprendimento per insight si fonda sull’attivazione di processi cognitivi che conducono alla soluzione di difficoltà e di imprevisti (problem solving) ed è alla base anche della creatività umana. APPRENDIMENTO SOCIALE Un altro tipo di apprendimento è quello sociale. Le ricerche nel campo dell'etologia hanno messo in luce l'esistenza di un fenomeno chiamato imprinting un processo di apprendimento precoce che porta i piccoli di una specie a inseguire e imitare la prima figura mobile che incontrano. Gli studi di Lorenz suggeriscono che il fenomeno dell'imprinting si manifesta anche nel caso in cui la prima figura mobile vista non sia il genitore. Egli aveva diviso le uova di oca in maniera tale che alcuni piccoli vedessero come prima figura mobile mia madre mentre gli altri lo stesso Lorenz. lorenz veniva seguito e imitato dalle oche che avevano visto lui come prima figura in movimento. anche altrui) e contiene informazioni spaziali e temporali che definiscono dove e quando l’evento ha avuto luogo. Essa talora è caratterizzata dai cosiddetti flash di memoria, ossia da ricordi particolarmente vividi e dettagliati di eventi che hanno profondamente impressionato il soggetto a livello emotivo e cognitivo. La memoria implicita fa riferimento a tutti i ricordi, fatti, oggetti che utilizziamo inconsapevolmente e prevalentemente in maniera automatica. Da un punto di vista teorico viene suddivisa in memoria procedurale, effetti di un condizionamento e innesco o priming: • Memoria procedurale: la memoria procedurale si riferisce a quelle conoscenze depositate in memoria che sono caratterizzate da una procedura ben definita e ormai acquisita (camminare, suonare uno strumento, andare in bicicletta, guidare, ecc.); • Memoria di un condizionamento: gli effetti di un condizionamento si vanno a depositare nella MLT e vengono richiamati, provocando la risposta condizionata, quando si ripresenta lo stimolo condizionato. • L’innesco o primin: È l’effetto prodotto da uno stimolo che funge da segnale attivatore (cue) sulla capacità di riconoscimento in un compito successivo. L’OBLIO La memoria è in grado di ricordare e dimenticare! L’oblio consiste nella perdita o l’impossibilità di recuperare informazioni che un tempo si possedevano. I fattori responsabili dell’oblio possono intervenire al momento della codifica (per cui l’informazione non viene registrata), della ritenzione e del recupero del materiale da apprendere. Gli studi di Ebbinghaus hanno mostrato che l’oblio è inizialmente molto rapido ma va rallentando gradualmente fino a stabilizzarsi col passare dei giorni. L’oblio può verificarsi per cause diverse: 1. decadimento della traccia mnestica (Thorndike, 1913): secondo cui i ricordi più distanti nel tempo sarebbero i primi ad essere dimenticati. Tale teoria, tuttavia, non si è dimostrata attendibile poiché la MLT è una struttura organizzata e il trascorrere del tempo non è la causa diretta dell’oblio: gli anziani, per esempio, hanno molti ricordi validi della loro giovinezza mentre hanno difficoltà a ricordare gli eventi del giorno prima La curva di Ebbinghaus è un esempio di decadimento della traccia mnestica; 2. interferenza retroattiva e proattiva: • L’interferenza retroattiva si verifica quando l’apprendimento successivo interferisce con il ricordo delle informazioni che sono state già acquisite • L’interferenza proattiva si riferisce all’interferenza esercitata dalle informazioni già possedute su quelle acquisite in tempi successivi. 3. impossibilità del recupero (Freud, 1915; Tulving, 1973, 1978): Un’informazione immagazzinata nella memoria non sempre riesce ad essere recuperata; Le cause dell’impossibilità del recupero possono essere di varia natura; il fenomeno della parola sulla lingua o un evento traumatico rimosso (in linea con quanto affermato dalla teoria psicoanalitica) sono esempi di impossibilità di recupero della traccia mnestica I DISTURBI DELLA MEMORIA I disturbi della memoria possono essere ripartiti in quelli che hanno una causa psicogena, che si verificano qualche volta in persone sane, e quelli la cui causa è organica, associata a malattie o traumi del cervello. Ci si riferisce a quest’ultime come ad amnesie vere o organiche. Nell’ambito dei disturbi amnesici, che comportano la perdita totale o parziale della memoria, si è soliti distinguere un’amnesia retrograda, quando i ricordi perduti sono stati acquisiti precedentemente all’evento traumatico, dall’amnesia anterograda, caratterizzata da difficoltà o impossibilità nell’apprendere nuove conoscenze. CAPITOLO 8: IL PENSIERO Con cognizione o pensiero si intende il processo di rappresentazione mentale di un problema o di una situazione. I l pensiero può essere definito come l’attività mentale in grado di manipolare, elaborare e sviluppare le relazioni fra le informazioni codificate in memoria. I contenuti del pensiero sono le rappresentazioni mentali che possono avere forma linguistica, immaginativa (visiva, uditiva, motoria) oppure astratta. La psicologia del pensiero si occupa principalmente di ragionamento, giudizio e decisione, soluzione dei problemi, formazione dei concetti e creatività. • I PROCESSI DECISIONALI La psicologia studia come le persone compiono le loro scelte. Non importa se il risultato sarà buono o meno e se la decisione presa sarà la migliore, quello che interessa agli psicologi e capire come funziona la mente quando decidiamo. Prendere una decisione significa scegliere tra due o più alternative in vista di un obiettivo. Nella presa di decisione un individuo tiene necessariamente conto, da un verso, di ciò che gli interessa che lo attrae e, dall’altro, delle opportunità offerte dall’ambiente. In base a questa distinzione è possibile riconoscere due classi di variabili. La prima classe di variabili, detta utilità, è data dalle nostre valutazioni sull’attrattiva che esercita su di noi una cosa piuttosto che un’altra. ➜ utilità marginale: è la quantità di soddisfazione che fornisce ogni singola dose di un bene consumato. ➜ utilità soggettiva: valore soggettivo di un risultato o l'importanza che un certo risultato riveste per un individuo. La seconda classe di variabili, chiamata probabilità, è costituita invece dalle nostre valutazioni sull’opportunità o probabilità che si verifichino dati eventi. L’avversione alla perdita ➠ L’avversione alla perdita è la tendenza umana a preferire il mantenimento dello status quo al guadagno di nuovi privilegi. Es→ immaginiamo di poter scegliere, prima del lancio di una moneta, che cosa è preferibile tra 1e2: 1. Se viene testa non vinci nulla, se viene croce vinci 60€ 2. Vinci 30€ di sicuro La maggioranza delle persone preferisce 2. Consideriamo ora che: 3. Se viene testa non vinci nulla, se vien croce perdi 60€ 4. Perdi 30€ di sicuro In questo caso la maggior parte delle persone evita di perdere 30€ di sicuro. Questa tendenza viene chiamata avversione alle perdite Effetto dotazione ➠ Consiste nella tendenza delle persone ad assegnare maggior valore a ciò che si possiede già, rispetto a quello che non si possiede. • INDUZIONE E SOLUZIONE DEI PROBLEMI PER ANALOGIA Induzioni ➜ ragionamenti che producono generalizzazioni a partire da singole esperienze. CAPITOLO 9: COMUNICAZIONE E LINGUAGGIO Sebbene il linguaggio sia l’insieme dei fenomeni di comunicazione e di espressione che si manifestano sia nel mondo umano sia fuori di esso, esso costituisce la capacità che più di altre caratterizza la specie umana. Il linguaggio è la capacità di utilizzare un codice per esprimere, comprendere, comunicare e rappresentare le idee sul mondo attraverso un sistema convenzionale di segni arbitrari. La comunicazione è dunque un processo dinamico che avviene tra un emittente e un ricevente in cui il primo manda un messaggio, che può essere verbale o non verbale, al secondo. Questi lo elabora codificandolo e inviandone uno in risposta. Per milioni di anni abbiamo comunicato mediante un sistema fatto di gesti, suoni,mimica facciale... solo recentemente la nostra specie è diventato simbolica attraverso l’avvio del linguaggio. Questo tuttavia non ha sostituito la comunicazione non verbale. • COMUNICAZIONE, COMPORTAMENTO, INTERAZIONE. La comunicazione non è un processo astratto, ma è sempre situata. Avviene sempre in una data circostanza. Sono le pratiche comunicative che intessono la nostra vita quotidiana. La comunicazione costituisce una piattaforma mentale in cui convengono funzioni cognitive, relazionali ed espressive (o creative). Esempio: 2 ragazzi stanno entrambi contraendo la palpebra dell’occhio ● Per uno è l'effetto della contrizione è dovuta da un tic, quindi NON COMUNICA NULLA ● Per l'altro è un ammiccamento, cioè INVIA UN MESSAGGIO PRECISO A QUALCUNO La COMUNICAZIONE è identificabile come la capacità di mettersi in relazione con gli altri. Bateson pone in evidenza come gli individui non si mettono in comunicazione, né vi partecipano bensì sono in comunicazione. Egli osserva che il comunicante procede in ogni messaggio due piani distinti: ● IL LIVELLO DI NOTIZIA = le cose che dice ● LIVELLO DI COMANDO = far capire le sue intenzioni La COMUNICAZIONE quindi si articola su più piani : 1. piano delle comunicazione = contenuti che si scambiano 2. piano delle metacomunicazione = come interpretare i messaggi Ogni scambio comunicativo implica una relazione e un’interazione. • COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE Nel bel mezzo della serata due amici iniziano a discutere animatamente, voi cercate di restare impassibili, in silenzio e non coinvolto da nessuna delle due persone nella discussione. Eppure nel silenzio, il vostro viso, il vostro sguardo e la vostra postura riescono ad esprimere ciò che pensate. La COMUNICAZIONE NON VERBALE è una forma comunicativa che può affiancarsi ma talvolta anche costruire la COMUNICAZIONE VERBALE. Si potrebbe pensare che tale sistema possa essere utilizzato solo in maniera intenzionale comunichiamo qualcosa. Esempio: Colpi di tosse continui durante un discorso comunicano insicurezza stessa cosa avviene con un'intonazione bassa. La COMUNICAZIONE NON VERBALE coinvolge diversi sistemi: → PROSSEMICO = nega tutto ció che riguarda il contatto interpersonale (distanza qualcosa fisica comune) → CINESTESICO → VOCALE • PRINCIPALI PUNTI DI VISTA SULLA COMUNICAZIONE. La comunicazione costituisce un dominio interdisciplinare. La comunicazione va intesa come una trasmissione di informazioni. L’attenzione è focalizzata sul passaggio di un segnale (o messaggio) da una fonte A (emittente) attraverso un trasmettitore (voce) lungo un canale (filo del telefono) a un destinatario B (ricevente) grazie a un recettore (apparato acustico). L’informazione non consiste in ciò che è stato detto dalla fonte, bensì in ciò che è probabile che passi dall’emittente al ricevente. È definita in termini statici di probabilità e il suo modello è di natura matematica. FEEDBACK: (retroazione), definita come la quantità di informazione che dal ricevente ritorna all’emittente, consentendogli di modificare i suoi messaggi successivi. Con l’introduzione del concetto di feedback la comunicazione è intesa come processo circolare ricorrente senza fine. Condizione necessaria e sufficiente per comunicare è avere a disposizione un codice, inteso come un insieme di regole in grado di associare in modo coerente e tendenzialmente biunivoco gli elementi di un sistema con gli elementi di un altro sistema. LINGUAGGIO. • PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO. Ogni lingua è un sistema simbolico che consiste nella corrispondenza regolare fra un sistema di differenze di suoni e un sistema di differenza di significati. È composto da simboli arbitrari e convenzionali. Il sistema simbolico di una lingua risulta idoneo a generare un numero illimitato di enunciati e discorsi a partire da un numero limitato di elementi (generatività). La composizionalità della lingua comporta: a) La sistematicità, dato che ogni lingua è regolata da una struttura sintattica e gli enunciati non sono componibili in modo arbitrario, ma solo seguendo le regole sintattiche previste da tale lingua. b) La produttività, poiché la lingua permette di generare e comprendere un numero infinito di significati, in grado, a loro volta, di produrre e capire un numero infinito di enunciati. c) La possibilità di dislocazione, in quanto la referenza spaziale o temporale cui un dato enunciato si riferisce può essere diversa da quella in uso durante l’enunciato medesimo. Il linguaggio serve in modo prevalente a elaborare, organizzare e trasmettere conoscenze fra i partecipanti. Assume una funzione proposizionale. • FONETICA E FONOLOGIA. Qualsiasi lingua parlata è un insieme di suoni prodotti ma anche percepiti. Il linguaggio nasce infatti dalla possibilità di parlare o parlare con qualcuno e per farlo è necessario emettere un suono ma anche percepirlo e capirne il significato. Ogni lingua è oggetto di studio della FONETICA e FONOLOGIA, sono importanti non soltanto perché ci permettono di capire in maniera dettagliata e scientifica come si verifica il linguaggio ma anche perché ci forniscono gli strumenti utili alla correzione di eventuale disturbi dello stesso. La FONETICA si occupa dello studio della produzione del suono a livello fisico. Il suo oggetto di studio è il fono, ovvero l'unità sonora prodotta dell'apparato fonatorio umano. Si suddivide in : ➣ fonetica acustica: si occupa dello studio di suoni linguistici dal punto di vista della loro struttura fisica. ➣ fonetica uditiva: si occupa dei foni quindi dei suoni linguistici, ma dal punto di vista della percezione del sistema uditivo. ➣ fonetica articolatoria: studia il modo e il luogo di articolazione. La FONOLOGIA studia i suoni ma in rapporto al significato che possono determinare se utilizzati insieme ad altre combinazioni di suoni. L'elemento di base è il fonema che è sprovvisto di significato, però può distinguere significati lessicali differenti a seconda della sua presenza o meno all’interno della parola. Si parla di EFFETTO DEL FONDATORE quanto più ci si allontana dall'origine tanto piú si riduce il numero di fonemi che è INVERSAMENTE PROPORZIONALE alla distanza geografica dell’origine. • MORFOLOGIA e LESSICO La MORFOLOGIA è una disciplina che studia la struttura interna della parola e descrive le varie forme che esse assumano a secondo delle categorie di numero, genere, modo, tempo e persona. Le PAROLE/LESSICO sono segmentabili in unità piú piccole chiamate MORFEMA. L'insieme delle parole di una lingua forma il LESSICO ➜ insieme finito ed eterogeneo composto da 9 categorie grammaticali di parole: nome, verbo, aggettivo, avverbio, pronome, articolo, preposizione, congiunzione, interiezione. Si distinguono le parole piene (o lessicali: parole cui corrispondono entità concettuali esterne) dalle parole vuote (o funzionali: parole per le quali non vi è tale corrispondenza) Oltre al lessico linguistico abbiamo anche il LESSICO MENTALE ➜ l'insieme di conoscenze di un parlante sulle parole da lui usate in una determinata situazione. Tra i meccanismi di accesso a tale lessico abbiamo: ➢ MODELLI DI RICERCA Modello Logogen ➜ secondo cui ogni parola ha una rappresentazione mentale che funziona come rivelatore della parola stessa. ➢ MODELLI DI ATTIVAZIONE Modello di Attivazione Interattiva ➜ si passa dall'analisi di segmenti che compongono le lettere, poi all'identificazione delle lettere e infine si giunge al riconoscimento della parola intera • SINTASSI La sintassi è l’insieme organico delle regole che governano la formulazione degli enunciati e dei discorsi. I sintagmi costituiscono le unità minime di una frase e si distinguono in nomi (sintagmi nominali), verbi (sintagmi verbali), aggettivi (sintagmi aggettivali) e preposizioni (sintagmi preposizionali). Nel Nella sua teoria motivazionale il concetto di BISOGNO ha un ruolo fondamentale. Maslow (1954) propone un modello di crescita motivazionale che prevede l’esistenza di cinque categorie diverse di bisogni che seguono un ordine gerarchico. Alcuni di essi devono essere soddisfatti prima che altri possano essere presi in considerazione. Nella piramide motivazionali di Maslow troviamo: 1. I bisogni fisiologici rappresentano la prima tipologia di motivazione che l’uomo sviluppa e sono legati agli stati fisiologici necessari per vivere e per evitare una situazione di disagio (esempio fame, sete, sonno, ecc). Nella scala delle priorità i bisogni fisiologici sono i primi a dover essere soddisfatti in quanto alla base di essi vi è l’istinto di autoconservazione. Se un individuo non trova soddisfazione in nessun bisogno, sentirà la pressione dei bisogni fisiologici come unica e prioritaria. Solo nel momento in cui i bisogni fisiologici sono soddisfatti con regolarità, allora ci sarà lo spazio per prendere in considerazione le altre necessità, quelle di livello più alto. 2. I bisogni di sicurezza si manifestano solo dopo che i bisogni fisiologici sono stati soddisfatti e vengono identificati nella costante ricerca di contatto e sicurezza 3. Il bisogno di appartenenza e di attaccamento consistono nell’esigenza di ricevere e dare amore, di sentirsi parte di un gruppo e di cooperare con altri individui. 4. Il bisogno di stima consiste nel desiderio di veder riconosciuti i propri meriti in relazione al proprio ruolo e al risultato raggiunto. 5. Il bisogno di autorealizzazione di sé corrisponde alla fase più elevata dello sviluppo e della comprensione di se stesso, raggiungibile solo dopo aver risposto alle esigenze delle fasi precedenti Secondo Maslow i bisogni dei primi gradini della piramide sono bisogni di carenza in quanto cessano soltanto con il loro appagamento; per contro i bisogni dei gradini successivi sono bisogni di crescita che continuano a svilupparsi a mano a mano che sono soddisfatti. • I BISOGNI PRIMARI DELL’UOMO I bisogni primari dell’uomo sono legati alla sopravvivenza e al sostentamento della persona. Nella teoria della gerarchia dei bisogni di Maslow sono i primi ad essere percepiti dall’uomo e sono anche detti bisogni da mancanza. Si parla di bisogni di mancanza in quanto questi si originano quando non sono appagati e la necessità di soddisfarli aumenta al crescere del tempo per cui sono stati negati. Se non mangi, ad esempio, la tua necessità di procurarti del cibo aumenterà col passare del tempo, fino a diventare una vera e propria ossessione. Nella piramide di Maslow questi occupano i primi due livelli. Nei bisogni primari si annoverano perciò tutte le necessità legate alla sopravvivenza e alla sicurezza. Rientrano in questa categoria tutti i bisogni di base dell’uomo, dal mangiare al bere, dal respirare alla necessità di riprodursi, alla sicurezza sia in termini di un rifugio dove vivere, sia legata al lavoro, che alla salute e alla famiglia. Il fatto che l’uomo continui ad avere dei bisogni primari inappagati, secondo Maslow, impedisce l’originarsi dei bisogni secondari, che sono situati più in alto nella piramide. • I BISOGNI SECONDARI DELL’UOMO I bisogni secondari sono situati nella piramide di Maslow al di sopra dei bisogni primari, occupandone i livelli intermedi. In particolare, i bisogni secondari riguardano il terzo e il quarto livello della piramide di Maslow. In essi rientrano pertanto i bisogni di appartenenza e i bisogni di stima. Mentre i bisogni primari, come abbiamo già detto, sono legati alla sopravvivenza dell’uomo, i bisogni secondari riguardano più l’ambito psicologico della persona, e per questo sono anche detti bisogni psicologici. I bisogni secondari si riferiscono da un lato alla necessità da parte dell’uomo di confrontarsi con gli altri ed essere valorizzato, e dall’altro al bisogno di sentirsi apprezzati e realizzati. Una volta garantita la sopravvivenza, sarà quindi importante per ciascuno di noi avere degli amici, una famiglia e una bella relazione così come una sana autostima e il rispetto da parte degli altri. I bisogni secondari sono anche detti bisogni di crescita, in quanto non sono imputabili alla mancanza di qualcosa, piuttosto alla volontà, comune a ciascun uomo, di migliorare se stessi. Soddisfare anche i bisogni secondari, può portarti all’apice della piramide di Maslow, dove si trova l’autorealizzazione. Raggiungere l’ultimo gradino della scala dei bisogni di Maslow significa sviluppare le tue capacità al massimo delle tue potenzialità, ottenendo la piena realizzazione e felicità nella vita. - BISOGNO DI AFFILIAZIONE: consiste nel ricercare la presenza degli altri per la gratificazione intrinseca che deriva dalla loro compagnia e dalla sensazione di far parte di un gruppo. Gli individui motivati dall'affiliazione hanno un forte senso di appartenenza al gruppo, vanno alla ricerca di legami profondi e di amicizia e per mantenere dalle legami sono disposte ad assumere posizioni stabili di accondiscendenza. - BISOGNO DI ATTACCAMENTO: una delle radici della condotta affiliativo è da attribuire alla relazione di attaccamento. secondo la teoria dell'attaccamento la relazione di attaccamento è definita dalla ricerca della vicinanza alla figura preferita, dalla funzione di base sicura svolta dalla figura preferita e dalla protesta per la separazione (urla proteste morsi e calci) la relazione di attaccamento non è quindi creata solo delle esigenze fisiologiche del bambino da parte dell'adulto ma soprattutto dalle sue cure - BISOGNO DI SUCCESSO: consiste nella motivazione a fare le cose al meglio per un intrinseco bisogno di affermazione e di eccellenza. Il bisogno di successo individuale e distintivo della cultura occidentale poiché privilegia i valori dell'indipendenza e dell'autonomia l'affermazione di sé e l'individualismo. Una delle radici più importanti del bisogno di successo è data dall'estensione delle aspettative che le figure orientali nutrono nei confronti del figlio. Quando tali aspettative sono elevate e realistiche vi è una buona probabilità che il figlio sviluppi un elevato bisogno di successo. - BISOGNO DI POTERE: consiste nell'esigenza di esercitare la propria influenza e il proprio controllo sulla condotta di altre persone. chi ha un forte bisogno di potere cerca di occupare posizioni di comando e di concentrare l'attenzione altrui su di sé. CAPITOLO 11: LE EMOZIONI La parola emozione deriva dal verbo latino “emovere“, che significa rimuovere, trasportare fuori, scuotere. L’emozione è dunque qualcosa che ci fa scuotere dal nostro stato abituale, che ci fa muovere. Essa è definibile come una risposta affettiva intensa e breve, che si produce come reazione a un avvenimento o a una situazione. L’emozione è la reazione ad uno stimolo (immaginario o reale), caratterizzata da aspetti fisiologici (cambiamenti della frequenza cardiaca, sudorazione, ecc.) e da aspetti cognitivi, ossia dalla valutazione cognitiva delle modificazioni fisiologiche e della natura dello stimolo (appraisal). In generale, le emozioni sono risposte complesse ad eventi rilevanti, caratterizzate da determinati vissuti soggettivi e da una reazione fisiologica; Le emozioni, a differenza di stati d’animo, umore e sentimenti, sono risposte intense e di breve durata. Nel loro decorso le emozioni mostrano delle regolarità che indicano un modello peculiare di funzionamento mentale. Tali regolarità, da Nico Frijda chiamate LEGGI possono essere utili per comprendere per quali ragioni proviamo le emozioni. 1. LEGGE DEL CAMBIAMENTO 2. LEGGE DELL’ASSUEFAZIONE 3. LEGGE DELL’ASIMMETRIA ENDONICA 4. LEGGE DELLA PRECEDENZA DEL CONTROLLO 5. LEGGE DELLA VICINANZA 6. LEGGE DELL’ATTENZIONE ALLE CONSEGUENZA 7. LEGGE DEL CARICO MINIMO E DEL GUADAGNO MASSIMO Anzitutto possiamo dire che le emozioni dipendano dalle situazioni. In genere, situazioni simili fanno scaturire risposte emotive simili. LEGGE DEL CAMBIAMENTO: i cambiamenti soprattutto quelli inattesi sono un fattore importante di attivazione delle emozioni LEGGE DELL’ASSUEFAZIONE: la ripetizione delle medesime condizioni conduce ad un'attenuazione delle emozioni --> se la situazione è costante non sperimentiamo nuove emozioni LEGGE DELL'ASIMMETRIA EDONICA: Mentre le situazioni piacevoli, se ripetute, facilmente conducono ad assuefazione, le condizioni penose generano emozioni negative durature - meno suscettibili ad assuefazione. LEGGE DELLA PRECEDENZA DEL CONTROLLO: Una volta innescate le emozioni prendono il sopravvento sulle azioni in corso e hanno diritto di priorità (tranne in caso di dolore fisico) LEGGE DELLA VICINANZA: c'è una vicinanza delle emozioni con gli eventi che interferiscono con gli interessi dell'individuo nella predisposizione dell'organismo l'azione LEGGE DELL’ATTENZIONE ALLE CONSEGUENZA: Le emozioni sono calibrate in funzione delle conseguenze percepite, non si attivano o sviluppano in modo automatico e cieco. Sono soggette ad un certo grado di regolazione e controllo. Raramente sono fuori controllo (Alcool, droghe, epilessia) LEGGE DEL CARICO MINIMO E DEL GUADAGNO MASSIMO: Il sistema interpreta la situazione in modo da minimizzare il carico emotivo negativo (carico minimo) e massimizzare il guadagno emotivo positivo (guadagno massimo)