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Questioni e snodi di Andrea Baravelli, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto del libro di Baravelli 'Questioni e snodi'

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Questioni e snodi di Andrea Baravelli e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! SNODO 1 La spedizione dei mille, l’unificazione nazionale e il brigantaggio CAPITOLO 1 Tra penisola ed Europa – le precondizioni Perché l’unificazione d’Italia era difficile? 1. Importanza decisiva del contesto internazionale 2. La debolezza militare sabauda 3. Il ruolo centrale del Regno di Sardegna 4. Debolezza politica degli Stati italiani preunitari A causa della scarsa segmentazione sociale, in tanti Stati italiani preunitari il concetto di opinione pubblica coincide con quello di ambito politico. Il decennio di preparazione 1848-1958 è caratterizzato dal Regno di Sardagna e Camillo Benso, Conte di Cavour. Cercando di risolvere il problema nazionale italiano, Cavour cerca di accreditare all’estero un’immagine moderna e positiva del Regno di Sardegna. Prove: -solo un paese volto al progresso può approvare un piano così ampio di riforma e può investire così tanto nelle infrastrutture; Così il Piemonte divenne punto di riferimento. Cavour vuole imporre la presenza del RDS nel consesso internazionale, per togliere all’Austro-Ungheria la rappresentanza degli interessi italiani. -> la partecipazione alla campagna di Crimea hanno come risultato un nuovo rapporto tra RDS e la Francia che porta agli accordi di Plombières (21.07.1858) e alla guerra all’Austria-Ungheria (aprile- luglio 1859). Alla firma del trattato di Torino (24.03.1860) il paesaggio politico è il seguente:  Regno di Sardegna  Impero Austro-Ungarico  Stato della Chiesa  Regno delle Due Sicilie Le preoccupazioni di Cavour riguardano le componenti democratiche e repubblicane che potrebbero rilanciare l’azione militare, compromettendo così la benevolenza delle opinioni pubbliche europee, e l’azione diplomatica delle potenze più reazionarie, che potrebbero rimettere in discussione le acquisizioni. Non potendo controllare i democratici, Cavour si muove con l’obiettivo di orientarne per quanto possibile l’azione, cercando di eventualmente sfruttarne gli esiti. CAPITOLO 2 La spedizione Tra 1859 e 1860 Garibaldi promuove la spedizione patriottica, Cavour teme che possa dirigersi verso Roma, ma non può bloccarla. Cavour si rende conto che una chiusura verso Garibaldi potrebbe costargli l’appoggio di tanti deputati e che ostacolare Garibaldi vuol dire agire contro la volontà di re Vittorio Emanuele II. La spedizione, composta da 1162 volontari, parte il 5 maggio e imbarca a Marsala la mattina dell’11. maggio. Lo sbarco è favorito dalla presenza di due navi da guerra della Royal Navy, dal ritardo delle navi borboniche e dall’assenza di truppe di terra borboniche a Marsala. Le operazioni militari: -12 maggio: si uniscono a Garibaldi 200 volontari -14 maggio: Garibaldi dichiara di assumere la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II -15 maggio: battaglia di Calatafimi -28-30 maggio: Palermo viene conquistata -20 luglio: garibaldini occupano Messina -19 agosto: Garibaldi sbarca in Calabria -7 settembre: entra a Napoli senza resistenza -26 settembre – 2 ottobre: vittoria garibaldina sul fiume Volturno -13 ottobre: plebiscito d’annessione al Regno di Sardegna -26 ottobre: incontro di Teano tra Garibaldi e V. Emanuele II -7 novembre: Emanuele II fa il suo ingresso a Napoli -13 febbraio 1861: Francesco II si arrende e si reca in esilio a Roma Il successo dell’impresa delle mille rappresentò una specie di miracolo, il successo di Garibaldi era inspiegabile. Tante delle giustificazioni di autori reazionari sono punti di riferimento della polemica neoborbonica. CAPITOLO 3 L’implosione borbonica e i problemi dell’unità Il trionfo della spedizione garibaldiana è in gran parte frutto del malessere sociale e politico che da decenni caratterizzava la vita del Regno delle Due Sicilie. I motivi della crisi interna del Regno delle Due Sicilie: 1. La situazione economica e sociale (1860 forte crisi economica, nel 1848 la monarchia borbonica decide di privilegiare una politica di forte spesa militare) 2. L’isolamento internazionale 3. La debolezza dell’apparato burocratico e del gruppo dirigente borbonico (la burocrazia è molto anziana, persistenza di un sistema amministrativo inefficiente) 4. L’endemico uso della violenza per risolvere i conflitti locali, la condizione prerivoluzionaria da anni esistente nel Meridione (la violenza era un fondamentale strumento di gestione del potere locale)  La spedizione dei mille amplifica i gravi problemi esistenti, evidenziando l’incapacità del governo centrale di affrontare la situazione, dando alla gente l’opportunità di riposizionarsi. Perché la rivoluzione garibaldiana non risolve i problemi del Sud? Funziona da detonatore della situazione meridionale, una volta però al potere tocca però ai garibaldini, e poi ai piemontesi ad offrire soluzioni. Gli autori neo-borbonici Gli autori hanno la capacità di saper rendere accattivante una materia di solito riservata agli specialisti. In gran parte di questi lavori viene usato un taglio dell’inchiesta giornalistica piuttosto che quello di una documentata ricerca storiografica. Tra questi autori sono: -Lorenzo del Boca -Gigi di Fiore -Pino Aprile -Carlo Alianiello -Fulvio Izzo Testi p. 45 SNODO 2 L’antisemitismo e la Shoah CAPITOLO 1 Questioni preliminari Tra il 39 e il 45 in Europa succede un assassinio di massa pianificato e organizzato in maniera ‘razionale’ da uno Stato. Questo sterminio può essere descritto con tre parole diverse, il cui uso però non è neutro. OLOCAUSTO: indica in genere un sacrificio religioso agli dèi compiuto bruciando una vittima; suggerisce che lo sterminio sia associabile alla dimensione religiosa, mentre fu un atto politico- ideologico SHOAH: significa ‘catastrofe imprevista e terribile’ e suggerisce l’appartenenza esclusiva del fenomeno storico al mondo ebraico GENOCIDIO: intende una forma di massacro di massa unilaterale con cui uno Stato o un’altra autorità intende distruggere un intero gruppo; è una parola spesso rifiutata perché suggerisce che lo sterminio degli ebrei rappresenti solamente uno dei vari assassini di massa compiuti nella storia Usare le parole olocausto o shoah significa affermare che si è trattato di un fenomeno unico, genocidio significa ritenere comparabile quella particolare esperienza ad altri eventi della stessa natura. Il dibattito storiografico Le domande dell’ampio dibattito storiografico i riducono in fondo a due: -quali sono state le ragioni di fondo che hanno spinto i nazisti a pianificare e a realizzare lo sterminio? -è stato progetto fin dall’inizio in forma deliberata oppure non era programmato ed è stato attuato per il concorso di una molteplicità di circostanze? Ci sono due interpretazioni: Interpretazione funzionalista e interpretazione intenzionalista L’interpretazione funzionalista afferma che il sistema di potere nazista non si risolveva nel volere di Hitler e che non sia mai esistito un piano predeterminato di sterminio sin prima dal periodo 39-45. Il piano prese forma col tempo. Secondo l’interpretazione intenzionalista sia le posizioni di Hitler, sia il programma nazionalsocialista, mostra come fin dall’inizio fosse chiara l’intenzione di giungere alla radicale eliminazione degli ebrei. Unicità della Shoah Non era mai accaduto prima che uno Stato impiegasse tante energie e risorse, in modo intenzionale, sistematico e programmato, per uccidere ogni rappresentante, donna o bambino che fosse, di un particolare gruppo. La dimensione della Shoah Cronologia: periodo dal 33-45; lo sterminio sistematico dal 41-45 Geografia: riguarda la quasi totalità del continente europeo Dimensioni: vittime tra i 5.100.000 e i 6.000.000 La popolazione ebraica in Europa prima della Shoah Gli ebrei erano stati molto attivi all’interno dei processi nazionali seguiti alla rivoluzione francese e avevano servito poi lealmente durante la prima guerra mondiale. Caratteri di fondo dell’ebraismo europeo:  Emigrazione ebraica verso gli Stati Uniti  Forte processo di urbanizzazione  Divisione in due gruppi: ashkenaziti e sefarditi  Esercitano generalmente le professioni nel commercio o nell’industria-artigianato (questo perché gli è vietato di possedere terra, il tasso di alfabetizzazione era alto e propensione per esercitare mestieri nuovi) Il pregiudizio contro gli ebrei Era un pregiudizio di matrice religiosa, questo prende il nome ‘antigiudaismo’. L’intera comunità è vista ‘negativa’ ed è stata colpevolizzata per ogni male. Alla fine del 800 si afferma la teoria di Darwin: il processo di classificazione scientifica delle specie animali deve essere esteso anche alla specie umana. Il risultato è la ‘selezione naturale’. Da questa interpretazione deriva l’idea che le razze siano identificate da caratteri genetici non modificabili (il sangue). In Europa alla fine dell’800 gli ebrei si dimostrano più pronti a cogliere le nuove opportunità e così aumentano il risentimento di coloro che si sentivano esclusi dai processi di arricchimento portati dalla modernità. Da qui nasce l’antisemitismo. Dopo la prima guerra mondiale avvengono due avvenimenti importanti, che rinfocolano l’antisemitismo e il pregiudizio contro gli ebrei: -La dichiarazione Balfour -La rivoluzione bolscevica Agli occhi dell’antisemitismo sono prove della congiura ebraica contro le comunità nazionali di appartenenza, finalizzata a creare un dominio ebraico internazionale. CAPITOLO 2 Da distruzioni degli ebrei La visione del mondo di Hitler e del nazismo Esistono due leggi di natura fondamentali: -la storia del mondo è mossa dall’istinto di conservazione delle razze -ogni razza cerca di conquistare più territorio Gli ebrei non hanno mai avuto un loro territorio, non hanno mai combattuto con altre razze per la sopravvivenza, quindi se ne deduce che gli ebrei sono una razza parassita di altre razze, che non sono una razza umana, possono sopravvivere grazie allo sforzo pianificato e coordinato, volto a indebolire tutti i popoli genuinamente umani e sono nemici mortali per tutti i popoli. Le legislazioni antiebraiche 33-39 In Europa c’era una situazione di generale pregiudizio negativo nei confronti degli ebrei e una situazione d’indifferenza diffusa rispetto alla possibile sorte degli ebrei. Quando Hitler diviene cancelliere della Germania, nel 33, la formazione politica estremista e antisemita giunta al potere. Le prime leggi antiebraiche sono emanate ad aprile 1933 che regolano la presenza di ‘non ariani’ in alcuni ambiti lavorativi e bloccano l’immigrazione di ebrei dell’Europa orientale. In Ungheria e Romania esistevano già leggi di questa natura, ma era la prima volta che un paese progredito dell’Europa occidentale introduceva leggi discriminatorie. A settembre 1935 furono introdotte due leggi antisemitici, la legge sulla cittadinanza (ebrei come cittadini di serie B), e la legge sulla difesa del sangue e dell’onore tedesco che vieta i matrimoni misti. Le leggi antiebraiche hanno come scopo quello di separare gli ebrei dagli ariani. Lo stato così vuole rendere impossibile la vita agli ebrei per costringerli ad andarsene dal paese. Tra questi strumenti sono anche i pogrom, ovvero violenze organizzate contro i beni e le persone della comunità ebraica (notte dei cristalli). -> il numero degli ebrei tedeschi si dimezza Tra il 38-39 molti paesi adottarono normative antiebraiche (RO, IT, UN, SV, PO) Perché lo fanno? -l’avvicinarsi della guerra spinge ad adottare una dimensione totalitaria, quindi necessità di individuare i ‘nemici interni’ da usare come capri espiatori -la deriva antidemocratica di tanti paesi europei portava a rifiutare i valori dell’uguaglianza e la logica dei diritti -> quando scoppia la guerra le frontiere si chiudono, tutti i paesi antisemiti si trovano con consistenti quote di ebrei non voluti La guerra, i ghetti e le violenze 39-41 Lo scoppio della guerra introduce enormi novità:  Il successo delle armate naziste portano sotto il loro controllo diretto milioni di ebrei  La guerra reintroduce nel pensiero e nella pratica quotidiana il disprezzo della vita e la liceità a versare sangue per realizzare gli obiettivi  La guerra consente di riconfigurare l’immagine dell’ebreo come vero e proprio nemico Il ghetto Il ghetto fu uno strumento di persecuzione particolare e complesso. Viene ideato per riunire e isolare gli ebrei in attesa del loro allontanamento, ma è soprattutto la sede dell’affermazione della diversità degli ebrei rispetto al resto della popolazione. I ghetti si trasformano poi nei luoghi di preparazione dello sterminio. Lo sterminio Ebrei italiani uccisi ad Auschwitz: 7.000 Ebrei italiani scappati: 6.000 Ebrei sopravvissuti: 28.000 Le cause per la buona percentuale degli ebrei italiani salvatasi sono che sono pochi in generale, in abitano in quartieri isolati ma integrati nelle città, il periodo degli arresti è breve e perché RSI e 3° Reich sono soprattutto impegnati a combattere gli Alleati. La riorganizzazione della vita ebraica All’inizio della guerra gli ebrei italiani sono ca. 47.000, alla fine ridotti a 30.000. Gli Alleati impongono l’abrogazione integrale della legislazione razziale, ma per molto tempo rimane in vigore un modo di pensare che risente del passati antisemita. Gli ebrei, espulsi dalla vita civile con le leggi razziali, trovano grandi difficoltà nel reinserimento all’interno della vita civile e politica dell’Italia repubblicana. QUESTIONE 2 LA MEMORIA E ISTITUZIONALIZZAZIONE La memoria della Shoah Nei primi anni della Repubblica si afferma un’interpretazione che attribuisce ogni colpa alla Germania nazista, e allo stesso modo gli italiani vengono descritti come ‘amici’ degli ebrei. Nei primi anni dopo la guerra moltissimi ebrei vogliono raccontare, ma pochi sono disposti ad ascoltare. Tra i volumi scritti per ricordare la Shoah il più importante è di Eucardio Momigliano. Si tratta del primo tentativo di analizzare la politica razziale fascista. Lui afferma che: -l’antisemitismo non ha alcun fondamento -la persecuzione è stata imposta da Mussolini -la politica antiebraica non è mai stata realmente accettata dal popolo italiano -la chiesa cattolica ha aiutato gli ebrei Il cinema e la Shoah Il paese in cui meglio si cogli l’attenzione per il ruolo sociale della cinematografia è la Francia. Nel cinema italiano non pare volersi affermare la presenza di una specificità ebraica dello stermino, ed i film che maggiormente si impegnano nel raccontare la vita nei campi lo fanno quasi sempre in un contesto narrativo ove il racconto dell’esperienza nei campi non è il vero obiettivo della narrazione. La cinematografia che sperimenta più a fondo i vantaggi e i limiti di un approccio spettacolare alla storia della Shoah è però quella nordamericana. A partire dal processo di Norimberga, le prove della colpevolezza nazista si concentrano nel documento visivo. La giornata della memoria (27. Gennaio) Il giorno della memoria riconosce il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. Commemorare i morti della Shoah e della persecuzione razziale significa mantenere forte la pietà verso coloro che sono stati massacrati, rinforzando il legame con gli ideali politici e culturali sorti dalle macerie della Seconda guerra mondiale. Il giorno della memoria ha pure avuto il merito di rafforzare la consapevolezza che occorre meglio conoscere la cultura ebraica, considerandola come una parte integrante della cultura nazionale. SNODO 3 Alto Adriatico: i problemi nazionali, la fascistizzazione e le foibe Le parole, innanzitutto: Alto adriatico, o confine orientale è una area che era – ed è – popolata da differenti comunità, che parlano lingue diverse e possiedono proprie visioni di quel che è avvenuto nel passato. La più neutra locuzione è ALTO ADRIATICO. L’area oggi è divisa tra tre Stati, Italia, Slovenia e Croazia. La regione è caratterizzata dalla presenza di cittadine a vocazione marinara e da grandi empori commerciali. Il cuore di quest’area è la penisola istriana. Proprio l’Istria, e in parte la Dalmazia, fu lo scenario di fenomeni violenti, in gran parte connessi al variare nel corse del ‘900 dei confini statali. Le foibe, gli infoibati Le foibe sono da sempre utilizzate come luogo dove gettare i rifiuti, ma anche dove occultare qualcosa o dove seppellire frettolosamente qualcuno. Il significato geologico del termine FOIBA ha però ceduto il posto a quello storico, utilizzato per ricordare le drammatiche vicende accadute nell’area tra l’autunno 1943 e la primavera 1945. Infoibati vengono chiamati coloro che, nella grande maggioranza dei casi già cadaveri, sono stati gettati in queste voragini al termine della seconda guerra mondiale. Nel linguaggio politico assume un significato più esteso e comprende tutte le vittime italiane di questo periodo. CAPITOLO 1 All’origine della conflittualità: il ventennio fascista Nell’area dell’Alto Adriatico il rapporto tra le minoranze si configura come uno stretto intreccio di relazioni e sovrapposizioni (eredità imperiale). L’area di cui parliamo va dal golfo di Trieste fino al Montenegro. Al suo interno vi sono molteplici linee di confine, che finiscono per generare forti conflittualità. Dopo la fine della prima guerra mondiale s’impone per la prima volta il rigido criterio di nazionalità. Una parte della popolazione si trasferisce nel nuovo regno di Jugoslavia, ma la maggioranza decide di rimanere nelle proprie case; ma chi fa questa scelta è costretto di italianizzarsi. L’esasperato spirito nazionalista del fascismo alimento lo scontro con le minoranze slave, a partire dall’incendio a Trieste della Casa della cultura slovena. Italianizzare le minoranze Nel corso del ventennio il fascismo s’impegna a fondo nell’opera di snazionalizzare di tutte le minoranze. Le scuole sono italianizzate, cambiamento di cognomi e viene promossa l’emigrazione di contadini meridionali nelle campagne istriane e dalmate. Questa situazione di forte oppressione sulle popolazioni che non si identificano come italiane si aggrava ulteriormente dopo l’aggressione italiana alla Jugoslavia nell’aprile 1941. La radicalizzazione del tempo di guerra La guerra radicalizza le appartenenze ideologiche e nazionali, giustifica il ricorso all’omicidio. L’obiettivo è di allontanare le popolazioni di origine slava dalle regioni limitrofe all’Italia. A partire dall’estate 42 le autorità italiane conducono massicci rastrellamenti nella provincia di Lubiana, nell’autunno del 42 le persone incarcerate sono condotte nei campi di concentramento allestiti. La circolare 3C del marzo 42 ordina alle truppe italiane di trattare le popolazioni civili come nemici di guerra. I principali strumenti usati dai militari sono l’internamento dei civili nei campi di concentramento e la sistematica distruzione di case e villaggi per rappresaglia. La principale strage di civili è quella di Podhum, dove vengono fucilate 91 persone. Ustascia, Cetnici e movimento partigiano comunista Lo smembramento della Jugoslavia porta alla ribalta forze nazionaliste radicali, che approfittano della situazione per condurre compagne di ‘pulizia etnica’. Questi elementi nazionalisti (ustascia croati o cetnici serbi) collaborano con gli invasori nella lotta contro la Resistenza. La Resistenza jugoslava ha quindi un’unica leadership: il partito comunista jugoslavo guidato da Tito. Il movimento a guida comunista propone la ricostituzione di uno Stato unitario, sulla base della parità dei diritti di tutti i popoli jugoslavi. Il movimento partigiano vuole la restituzione di Slovenia e Dalmazia, dove la popolazione di origine italiana è numericamente esigua, ma pretende anche l’annessione di città come Fiume, Gorizia e Trieste. L’8 settembre 43 è il momento dell’armistizio. Gran parte dei soldati sono catturati dai nazisti e deportati in Germania, una parte però sfugge all’arresto e si unisce alle formazioni partigiane di Tito. A questo proposito è la vicenda dell’auto-costituita Brigata Garibaldi, che combatte contro i tedeschi in Montenegro. CAPITOLO 2 Le violenze, le uccisioni e le foibe Le violenze di massa nei confronti della popolazione italiana, militari e civili hanno luogo in due distinti momenti: nell’autunno del 1943 e nella primavera del 1945.  Autunno 1943: riguarda soprattutto la zona istriana e dura circa un mese L’annuncio dell’armistizio apre un periodo di grande caos e su ogni cosa domina l’improvviso vuoto di potere. All’entusiasmo nella popolazione slava per la caduta dell’Italia si soma la rabbia per l’oppressione subita e il desiderio di vendetta. È un’esplosione di rabbia difficile da arrestare. Le esecuzioni sommarie si moltiplicano e i corpi sono fatti sparire nelle grandi voragine carsiche. Gli avvenimenti seguono due dinamiche: -gli avvenimenti sono dettati dall’intervento organizzato delle formazioni partigiane slave. Le forze partigiane attraversano il confine tra Croazia e Istria italiana, congiungendosi con i nuclei del ribellismo locale e occupando magazzini, depositi e caserme del regio esercito. Occupano Pisino, che diventa il centro organizzativo di tutte le operazioni militari, politiche e di polizia -gli avvenimenti sono dettati dall’insurrezione spontanea dei contadini croati che organizzano una vera e propria rivolta. L’azione della popolazione di origine croata si rivolge, oltre che contro i simboli del potere politico-amministrativo, anche contro latifondisti e proprietari terrieri. La lotta contro il fascismo assume quindi il carattere di una lotta di liberazione nazionale tesa a cacciare via l’Italia, identificata con il fascismo stesso. All’inizio di ottobre, quando l’offensiva tedesca costringe le formazioni partigiane ad abbandonare l’Istria, i prigionieri possono diventare testimoni scomodi, quindi sono eliminati senza più nemmeno ricorrere alla forma del processo. Lo scopo della violenza è quindi politico, non etno-nazionale; le uccisioni sono perpetrate per raggiungere l’obiettivo di un -il dissolversi della Jugoslavia e l’avvio delle guerre balcaniche -la forte politicizzazione della memoria del passato che viene data dai governi di Silvio Berlusconi Il giorno di ricordo e il sacrario di Basovizza Nel 2004 viene istituto il giorno della memoria (10 febbraio). Abbiamo a che fare con una celebrazione che sceglie di ricordare solo le vittime italiane. Anche la scelta di istituire un vero e proprio sacrario a Basovizza (2007) non ha in alcun modo tenuto conto della necessità di rapportarsi con la memoria slovena. Il giorno del ricordo rischia di trasformarsi nella celebrazione antagonista del 25 aprile (liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista). SNODO 4 Il sessantotto, la mobilitazione sociale e la violenza politica CAPITOLO 1 Il sessantotto Il 68 rappresenta un luogo della memoria, ancora oggi presente nel dibattito pubblico. Si tratta del primo momento di contestazione del modello economico-politico costruito all’indomani della seconda guerra mondiale; e per la prima volta si denuncia la grande distanza che corre tra democrazia formale e democrazia sostanziale. (la democrazia formale dice che i rappresentanti sono liberi; limitazione marginale della proprietà fondamentale, e la democrazia sostanziale diche che il potere è invisibile, il popolo è l’unico depositario del potere e i rappresentanti sono vincolati alla volontà del demos) Per la prima volta abbiamo a che fare con un soggetto sociale e politico nuovo: i giovani Il profilo sociale dei giovani del ’68: -sono formati da una differente esperienza di vita grazie all’innalzamento dell’obbligo scolastico -sono generalmente più colti -sono animati da bisogni radicalmente differenti da quelli della precedente generazione -sono voraci consumatori -> si definisce così un nuovo gruppo sociale, assai ben riconoscibile sul piano sociale; cresce la preoccupazione delle classi di età più adulte e l’accresciuta visibilità sociale favorisce il formarsi nei giovani della consapevolezza di costruire un gruppo sociale quantitativamente incisivo, capace di produrre un’azione politica. I giovani universitari -una società più istruita e complessa, che richiede la costruzione di un più efficiente sistema di formazione superiore -il sistema produttivo ha bisogno di un’istruzione universitaria più ampia e diversificata ->liberalizzazione degli accessi all’università Il nuovo problema: l’apertura degli accessi produce la ‘svalutazione’ del titolo accademico  Gli studenti di estrazione sociale elevata trovano comunque buoni lavori  Gli studenti provenienti da media e piccola borghesia sono costretti a puntare tutto sulle professioni nuove  Gli assistenti universitari aiutano gli studenti a organizzarsi e a formare le prime linee di ragionamento  Il 68 universitario inizia quando gli svantaggiati rifiutano le regole e si ribellano contro i meccanismi alla base del sistema accademico I giovani universitari aderiscono al campo della ‘Nuova Sinistra’. Le considerazioni della Nuova Sinistra sono: -il capitalismo appare capace di superare ogni crisi, riorganizzandosi e producendo più sofisticate forme di alienazione e dominio sull’uomo -il capitalismo s’impone non solo con la violenza e la repressione, ma anche attraverso il comunismo -il modello socialista incarnato dall’Unione Sovietica è storicamente fallito, quindi non può più essere proposto alle masse rivoluzionarie; l’obbligo intellettuale è quindi di rifondare il socialismo Domande della Nuova Sinistra  La classe operaia è ancora il motore primo della futura rivoluzione proletaria? Esistono altri soggetti sociali?  Quali sono le forme di organizzazione e le strategie d’azione più efficaci per arrivare alla rivoluzione? Risposte della Nuova Sinistra  Gli intellettuali della Nuova Sinistra si dividono sulla base delle differenti esperienze nazionali: -nel mondo anglosassone si guarda alla gioventù intellettuale -in Italia continuano a guardare all’operaio come soggetto per eccellenza della rivoluzione -in Germania occidentale gli studenti tedeschi individuano nelle popolazioni impegnate nelle lotte anticoloniali il fulcro della futura rivoluzione sociale -in Francia non si sviluppa una concezione esclusiva della funzione rivoluzionaria  La Nuova Sinistra si esprime per la pratica della democrazia diretta e per l’organizzazione basata su piccoli gruppi di avanguardia Il 68 è un fenomeno generazionale, che oltrepassa i confini STATI UNITI La protesta universitaria si sviluppa a partire dal 1962, sulla scia della contestazione verso la guerra in Vietnam e delle lotte condotte dei diritti civili. 1964 Free Speach Movement-> indisponibilità dai partiti politici, preferendo agire in piena autonomia. -1968: assassinio di Martin Luther King -1968: occupazioni studentesche alla Columbia University di New York -1968: assassinio di Robert Kennedy GERMANIA Prende via la campagna studentesca, caratterizzata da azioni che colpiscono l’opinione pubblica -1965: si forma il comitato della Freie Universität di Berlino -1967: visita ufficiale dello scià di Persia a Berlino ovest, gli studenti danno vita a manifestazioni molto violente e la polizia uccide uno studente -Il maggio tedesco: -1968: attentato incendiario in un grande magazzino a Francoforte -1968: grave attentato a Rudi Dutschke, leader del movimento studentesco -1968: marcia degli studenti tedeschi verso Bonn -1968: definitiva approvazione parlamentare delle leggi di emergenza L’avventura approvazione delle leggi d’emergenza fa venire meno l’unico tema unificante di un movimento composito, la violenza espressa dai gruppi studenteschi allontana anche il sindacato. FRANCIA Fino alla primavera 68 il malessere giovanile è espresso solo dalle rappresentanze studentesche dei nuovi campus universitari. Il maggio francese: -il rettore chiude l’università della Sorbona -compaiono le barricate nelle strade del Quartiere Latino a Parigi La reazione poliziesca è violenta. A sostegno degli studenti giunge l’apporto dei sindacati operai, che proclamano lo sciopero generale. Parigi è un campo di battaglia, il paese è paralizzato dallo sciopero generale. Il presidente della Repubblica reagisce con intelligenze: -soddisfa le esigenze di rinnovo -scioglie il Parlamento, stravince le elezioni politiche A questo punto, abbandonato e senza veri obiettivi, il movimento studentesco si esaurisce. ITALIA 1965: progetto di riforma universitaria; la protesta degli studenti italiani prende avvio dal rifiuto di questo progetto di riforma. La prima forma di lotta studentesca è l’occupazione nel 66 della facoltà di sociologia a Trento. Tutto il 67 poi è caratterizzato dalle occupazioni in vari atenei italiani. Il movimento studentesco italiano mantiene una struttura policefala, rappresentabile come un reticolo di centri indipendenti l’uno dall’altro. Fino alla primavera 68 il movimento si qualifica per il comportamento pacifico. Il punto di svolta fu la battaglia di Valle Giulia nel 68, scontri molto duri tra studenti e poliziotti. Nella primavera 68 il movimento studentesco assume un’identità politica chiaramente rivoluzionaria. L’obiettivo degli studenti era quello di coinvolgere gli operai. Gli studenti offrono ai lavoratori: -un sostegno pratico -utilizzo politicamente consapevole delle loro competenze teoriche e scientifiche Autunno 68: divaricazione tra gruppi di studenti quasi esclusivamente dediti al lavoro (fabbriche) e gruppi che vogliono delle originarie istanze di riforma delle università. CAPITOLO 2 Il terrorismo Il terrorismo è una parola usata per definire la modalità del terrorismo rivoluzionario, che usa l’atto violento col fine di mobilitare il proprio popolo e indicare a quest’ultimo la via del riscatto dall’oppressione. Viene usata anche per definire una prassi di tipo militare, che permette a un piccolo gruppo di infliggere gravi perdite a un nemico molto più potente che non può essere affrontato in campo aperto.  Fronte Nazionale e Avanguardia Nazionale tentano di realizzare un colpo si Stato. Prevede l’occupazione del Ministero dell’Interno, del Ministro della Difesa e della Rai. Il colpo di Stato prevede il rapimento del presidente Saragat e l’assassino del capo della polizia Vicari. Nel corso della notte, mentre una parte dell’azione si sta realizzando, il golpe viene improvvisamente annullato. -ipotesi 1: il golpe sarebbe stato in realtà un golpe ‘fittizio’, ovvero, un piano volto a condizionare dall’esterno gli equilibri politici nazionali: i golpisti sarebbero stati all’ultimo momento fermati e arrestati -ipotesi 2: lo stop sarebbe giunto dai servizi segreti americani La fase delle stragi come atto di intimidazione e di vendetta 1. Peteano, 31 maggio 1972 2. Questura di Milano, 17 maggio 1973 3. Piazza della loggia a Brescia, 28 maggio 1974 Le stragi del periodo 72-74 rappresentano atti di intimidazione e di vendetta, commessi dall’estrema destra per punire chi si ritiene avesse tradito l’originario piano del 69-70. Contesto Nazionale  Inchieste della magistratura mostrano la responsabilità neofascista nelle stragi  L’MSI impone l’assorbimento delle organizzazioni giovanili all’interno del più controllabile Fronte della Gioventù  Tenuta elettorale della DC, lo stesso PCI mostra un atteggiamento più responsabile Contesto Internazionale  Freno all’azione della CIA  Vengono meno i punti di riferimento dell’estremismo neofascista La fase della strage come mezzo di riorganizzazione del campo eversivo  Strage del treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro il 4 agosto 1974 (12 morti, 105 feriti)  Strage della stazione di Bologna il 2 agosto 1980 (85 morti e 200 feriti) La strage è pensata dal nuovo estremismo neofascista. Il neofascismo della seconda metà dei ’70 assume un atteggiamento meno politico e più esistenziale. La principale organizzazione del neofascismo giovanile di questi anni è rappresentata dai nuclei armati rivoluzionari. 1. I Nuclei Armati Rivoluzionari credono nel valore rivoluzionario della singola azione. La prima volta nell’ambito dell’estremismo neofascista, i NAR impugnano apertamente le armi contro lo Stato. Tra il 1977 e il 81 realizzano 33 omicidi. 2. La strage è compiuta dai NAR per procura Si tratta di un’ipotesi investigativa. L’obiettivo della strage sarebbe stato quello di distrarre la magistratura. 3. La strage è compiuta dall’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) per l’arresto di alcuni dirigenti in Italia e quindi il ‘tradimento’ del cosiddetto lodo moro (patto segreto tra Italia e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina). Si tratta di un’ipotesi rilanciata periodicamente da esponenti della destra italiana. Il significato dell’espressione ‘strategia della tensione’ Con questa locuzione si indica una strategia di tipo eversivo basata sulla realizzazione di una serie di atti terroristici, finalizzati a produrre uno stato di tensione all’interno della società italiana; una paura tala da giustificare e rendere possibile la realizzazione di mutamenti politico-istituzionali di tipo autoritario. Secondo i ben informati giornalisti britannici, la bomba di piazza Fontana costituisce la risposta data dalla parte più reazionaria della società italiana, con alla testa i gruppi neofascisti. L’arma stragista non è l’unica espressione della strategia della tensione, che s’esprime anche organizzando strutture segrete paramilitari, progettando colpi di Stato e infiltrando propri militanti all’interno delle organizzazioni extraparlamentari di sinistra. Le complicità dei servizi segreti e degli apparati militari La storia dello stragismo in Italia è caratterizzata di depistaggio e manipolazione messa costantemente in atto dai servizi segreti italiani. Quando i gruppi neofascisti iniziano a compiere stragi, i servizi segreti si ritrovavano a nascondere le tracce dello stretto legame avuto nel recente passato col neofascismo. Le trame non sono necessariamente promosse o gestite direttamente dai servizi segreti; tutte sono però consentite, coperte e in parte controllate da questi ultimi. CAPITOLO 4 Gli anni del terrorismo di sinistra. Dalla contestazione alla lotta armata. Le società degli anni ’60 e ’70 non aveva ancora maturato quel radicale rifiuto che caratterizza la sensibilità contemporanea. La politica è invece strettamente legata alla dimensione della forza/violenza come inevitabile strumento dell’agire. Giustificazioni per l’uso della violenza nel contesto internazionale -linguaggio e retorica bellica della Guerra Fredda -fascinazione collettiva rispetto all’epica dei movimenti rivoluzionari-guerriglieri attivi in America Latina -fascinazione collettiva per la radicalità dei processi messi in moto dalla Rivoluzione culturale nella Cina di Mao Tse-Tung -fascinazione collettiva per la lotta del Vietnam contro la grande potenza militare statunitese  La dimensione bellica riempie l’immaginario di quegli anni Giustificazione dell’uso della violenza nel contesto nazionale -forte convinzione che la disponibilità all’uso della violenza sia necessaria Giustificazione dell’uso della violenza nel contesto culturale -vi è una visione largamente positiva della violenza, considerata necessaria per svelare la realtà dei rapporti sociali e politici -> Accettare la necessità della violenza significa liberarsi dalle finzioni che impediscono di comprendere la realtà e raggiungere un superiore livello di consapevolezza, e quindi potersi proporre alla guida di chi vuole realmente cambiare le cose. I movimenti extraparlamentari Molti dei gruppi nati nel pieno della contestazione studentesca si organizzano sotto forma di piccoli partiti, che rifiutando la politica tradizionale prendono il nome di partiti extraparlamentari. Questi ultimi animano l’attività politica del cosiddetto movimento. La difficoltà storica consiste nell’individuare quali siano le differenza e quali le comunanze tra movimento e lotta armata. Poiché i partiti extraparlamentari praticano la violenza non è sempre facile comprendere quale sia la linea di demarcazione tra questi e i gruppi della lotta armata. Le caratteristiche dei partiti extraparlamentari: -influenza delle riviste della ‘Nuova Sinistra’ -convinzione che fosse concreta la possibilità di una prossima crisi di sistema I gruppi extraparlamentari Lotta Continua 69-76 nasce dal movimento studentesco ed è contraria a qualsiasi mediazione politico-istituzionale, rifiuta il modello marxista-leninista. La principale formazione politica di estrema sinistra è ben radicata nelle grandi fabbriche del Nord. Nel giugno 76 Lotta Continua si presenta per la prima volta alle elezioni politiche. Potere Operaio Nasce sulla base delle idee espresse dalla rivista ‘La Classe’. Potere Operaio ha un’impostazione marxista-leninista tradizionale ed è convinta della perdurante centralità rivoluzionaria dell’operaio. Nel settembre 71 Potere Operaio lancia ufficialmente la parola d’ordine della ‘insurrezione’. Autonomia operaia 73-79 Autonomia operaia trae origini da Potere Operaio e s’inserisce nella corrente operaista. Le sue principali caratteristiche sono: il rifiuto di ogni forma di rappresentanza della classe operaia, l’azione diretta, il rifiuto del lavoro e l’attenzione per le frange più marginali della classe operaia. Le forme di lotta sono lo spontaneismo e l’illegalità volta all’appropriazione diretta dei beni. Autonomia Operaia s’inserisce all’interno dell’area politica dell’autonomia. Nella seconda parte degli anni ’70 l’Autonomia diviene il soggetto politico dell’area della contestazione più vitale e riconoscibile. Non a caso è l’area autonoma ad animare il movimento del ’77. Movimento del ‘77 Fenomeno di contestazione giovanile, rabbiosa e priva di precisi obiettivi politici. La forma preferita è la manifestazione in piazza, regolarmente seguita da scontri violentissimi con le forze dell’ordine. febbraio 77: segretario della CGIL viene impedito da gruppi di autonomi marzo 77: viene ucciso un militante di Lotta Continua dalla polizia maggio 77: uccisa dalla polizia una studentessa maggio 77: è ucciso da militanti extraparlamentari il brigadiere Antonio Custra ottobre 77: a Torino vengono lanciate molotov contro un bar frequentato da neofascisti, un giovane avventore muore per ustioni Dall’estremismo extraparlamentare alla lotta armata Il reclutamento: -attraverso la comune militanza politica nei movimenti extraparlamentari -grazie all’esistenza di un rapporto umano con una persona già coinvolta -come reazione a un evento traumatico -> spesso la decisione avviene in seguito a una serie di azioni nessuna delle quali fondamentale Il terrorismo politico di sinistra, un’esperienza internazionale La scelta dell’azione violenta e illegale rappresenta un’esperienza comune a molti paesi:
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