Scarica Riassunto Animale Politico Damiano Palano - unicatt e più Dispense in PDF di Scienza Politica solo su Docsity! ANIMALE POLITICO: CAPITOLO 1: Le metamorfosi della poli/ca: Dopo la fine della Seconda guerra mondiale lo scri<ore britannico Golding mentre insegnava in una scuola elementari fece un esperimento, divise gli studenC delle classi di quarta elementari in due gruppi e decise di me<ere alla prova alcuni con un’ipotesi che aveva formulato quando lavorava in marina. La contrapposizione tra gli alunni divenne una rissa tra due fazioni e evidenziò una tendenza negaCva degli esseri umani, egli mise le sue considerazioni in un romanzo, non in un saggio scienCfico, il libro entusiasmò Eliot che decise di pubblicarlo come “il signore delle mosche”. Il romanzo immagina la vita di un gruppo di studenC britannici abbandonaC su un’isola deserta durante una guerra mondiale, (storia simile Defoe con Robinson Crusoe), nel libro di Golding dopo tentaCvi di dar vita a un’organizzazione democraCca si crearono delle rivalità per la leadership. Nel suo romanzo descrive l’umanità come affe<a da una malaSa mortale, la forma di società creata da naufraghi sarebbe stata condizionata dalla loro natura malata. Anche altri esponenC di realismo poliCco ritengono la natura umana guidata da un inesauribile spinta a ricercare sicurezza, potere e gloria. Golding parla di uno stato di natura ovvero una condizione di assenza di qualsiasi isCtuzione, governo e vincolo arCficiale, questo si può ricondurre al conce<o di animale poliCco di Aristotele e che cosa leghi la natura dell’uomo alla poliCca ma quale sia sopra<u<o la vera natura dell’uomo. Sono i comportamenC poliCci determinaC da traS ereditari della storia evoluCva della nostra specie? La sfera poliCca si inizia a considerare disCnta da quella domesCca e quella religiosa nelle Polis, Aristotele definisce l’uomo come animale poliCco, secondo Omero gli esseri umani possono vivere in ampie comunità poliCche e grazie alla parola possono esprimere tu<o quello che vogliono. Grazie alla Polis Aristotele dice che si può realizzare l’umanità abbandonando la condizione barbara e animale partecipando alla vita della Polis. Tu<avia, non riesce a dare una risposta alla domanda cosa sia davvero la poliCca, nel definire l’uomo un animale poliCco si riferisce all’idea di poliCca radicata nell’esperienza della Polis lontana dalla nostra esperienza. (Termine conce+o = necessità di considerare la connessione tra parole e idee come storicamente mutevole e legata ai cambiamen8 poli8ci economici e culturali). La parola poliCca deriva dalla lingua greca e indicava le cose che riguardano la ci<à, connessa all’esperienza della Polis, vera e propria ci<à Stato, snodo principale a<orno all’VIII secolo a.C. Dopo la caduta dei vecchi centri di potere le comunità locali guidate dai basilei diventarono centri di a<razione per i flussi di popolazione grazie ai santuari. Il termine Polis all’inizio indicava solo una fortezza ma successivamente assume il significato di comunità poliCca grazie al processo di sinecismo a<raverso il quale le comunità si aggregano a<orno a un centro grazie ai templi. La Polis è concepita dai greci come una comunità: quella dei ci<adini. Le premesse della nascita della Polis come comunità di ci<adini si ritrovano nella riforma opliCca che prevede la sosCtuzione dell’esercito di cavalleria con l’equipaggiamento degli opliC accessibile anche al ceto medio e ai contadini, non troviamo più fanC armaC pesantemente. Grazie a operazioni belliche affidate a masse di uomini, il ceto medio diventa il principale gruppo sociale a cui è affidata la sicurezza della comunità. Le ci<à Stato sono autonome e in grado di darsi delle leggi e di decidere liberamente la loro poliCca estera, anche il singolo ci<adino è autonomo, ha la facoltà o meno di acce<are gli obblighi che le leggi, culC religiosi comportano e, è so<ra<o a rapporC di sudditanza e svincolato dai condizionamenC di altri individui. Il significato di poliCco rappresenta il contrario di dispoCco cioè di dominio dei pochi su molC, per i greci poliCco è equivalente a generale ovvero riguardante gli affari di tuS. L’espressione poliCca indica il complesso delle quesConi che riguardano la ci<à. La Polis è una dimensione specifica del vivere associato che si disCngue dall’oikos: la casa, dove dominano i rapporC gerarchici naturali, il padre di famiglia esercita un potere di comando, troviamo una concezione primiCva di economia legata alla sfera domesCca e agraria, la concezione moderna dell’economia prende forma solo a parCre dal XVIII secolo. L’oikos greco mostra l’idea di casa contrario al conce<o di polis, si configura come una dimensione arCficiale con rapporC differenC rispe<o lo spazio della Polis come so<olineato da Anna Arendt, studiosa di teoria poliCca che idenCfica una sfera che deriva dai cara<eri della concezione che i greci hanno della vita umana e di ciò che la disCngue dalla vita animale. La Polis non scaturisce dallo sviluppo organizzaCvo di precedenC unità familiari ma si sovrappone a queste ulCme dando origine ad una sfera differente. Nella sfera domesCca si trovano delle disuguaglianze e un rapporto gerarchico, la Polis che presuppone l’esistenza di una dimensione privata configura però una sfera di libertà e uguaglianza. Essere liberi nella Grecia anCca vuol dire muoversi in una sfera dove non si doveva né governare né essere governaC (donne schiavi e stranieri sono esclusi da questa condizione), l’aggeSvo politeia nella Grecia classica un’importanza maggiore, significa diri<o di ci<adinanza e di cosCtuzione giusta della ci<à. Politeia idenCfica la cosCtuzione, deriva da Polis, indica l’organizzazione poliCca di una comunità ma anche la ci<adinanza. Il conce<o di ci<adinanza si trasforma in quello di cosCtuzione giusta. Questa è una cosCtuzione giusta ma non tu<e sono così. Possiamo trovare tre forme cosCtuzionali nelle storie di Erodoto dove si confrontano monarchia, aristocrazia e democrazia (isonomia), quando le Polis greche perdono la loro indipendenza i termini politeia e poliCca smarriscono il loro significato e cadono in disuso. Nel tardo medioevo con le ci<à Stato vengono ripresi con un altro significato: poliCca è riconosciuta nella relazione gerarchica tra chi comanda obbedisce dall’alto verso il basso e la Polis diventa un conce<o orizzontale, un conce<o che non ha a che vedere tanto con la democraCcità della partecipazione poliCca che cara<erizzava l’Atene del V secolo, i greci erano inconsapevoli dell’esistenza di poteri capaci di esercitare un dominio dall’alto verso il basso, il simbolo di un potere dispoCco come questo ai loro occhi era incarnato dagli imperi del vicino oriente. Le Polis erano uno spazio circolare egualitario, nei poemi omerici si può riconoscere il confli<o tra due modelli opposC di organizzazione comunitaria: un comando stabile e dunque una modalità organizzaCva riconducibile a una piramide e dall’altra parte un potere fondato sul consenso sostenuto dall’assemblea. Anna Arendt cerca di comprendere il totalitarismo essendo ebrea perseguitata, lei riCene che per cogliere l’autenCco significato dell’invenzione della Polis bisogna tornare al IV secolo a.C. La Polis è la specifica risposta che i greci fornirono alla consapevolezza della mortalità umana, il ciclo della natura è immortale, si riproduce costantemente come le divinità greche invece, la vita è mortale e può essere descri<a come una linea re<a, per rispondere ad una simile consapevolezza i greci ricercano una via specifica all’immortalità, una via che non conduce una vita davvero eterna ma che perme<e di svolgere azioni immortali che lascino ai posteri ricordi immortali di chi le ha compiute. Compiendo cose immortali l’essere umano può mostrarsi differente da ogni altro animale. Arendt riprende la vita ac8va di Aristotele secondo cui le forme di aSvità sono divise tra: il lavoro, l’opera, l’azione, il lavoro è concepito in modo diverso da come lo si intende oggi, comprende l’insieme delle aSvità con cui ciascun individuo provvede alla perpetuazione di sé stesso e della sua specie, l’opera idenCfica l’aSvità dell’homo Faber, oggeS che creano gli esseri umani. L’azione perme<e di conquistare l’immortalità, per esempio, le gesta degli eroi cantaC da Omero, l’azione è al verCce della vita ac8va perché gli esseri umani grazie a questa possono esibire la loro specificità. l’azione è qualcosa di imprevedibile, so<ra<o alle determinazioni biologiche, può anche essere un grande discorso alla presenza di un pubblico MA ha bisogno di essere vista da un pubblico, non è possibile nell’isolamento. La costruzione della Polis in quanto spazio pubblico rifle<e il tentaCvo di dar forma a un ambito capace di so<rarre le azioni umane al rischio di essere dimenCcate, garanCre la possibilità di conquistare una fame immortale e depositare il proprio ricordo nella memoria dei posteri. Lo spazio della Polis di cui parla Arendt è immateriale è determinato da una condizione di eguaglianza. Lei non so<ovaluta le componenC fisiche che danno forma allo spazio della Polis ma ciò che è rilevante è l’esistenza di una sfera dell’apparire reciproco desCnata a durare nel tempo. Dopo il tramonto della Polis in seguito alla perdita dell’autonomia delle ci<à greche si ha una decadenza della concezione della Polis, secondo Arendt si ha prima che Roma divenC il centro dell’impero. Il cambiamento del termine polis si ha nel 399 a.C. quando Socrate viene condannato a morte sulla base dell’accusa di aver introdo<o nuove divinità nella ci<à e averne diffuso il culto tra i giovani. A parCre da questo momento la gerarchia delle aSvità umane viene ripensata, Platone elabora la propria visione a parCre dalla morte di Socrate. Secondo lui la piazza, il luogo della partecipazione poliCca è totalmente incompaCbile con la ricerca di una verità che viene conseguita solo al termine di un percorso di riflessione individuale. Grazie a questo la vita contemplaCva inizia a diventare la dimensione qualificante dell’esperienza umana, offuscando la centralità della vita ac8va. Grazie alla vita contempla8va gli esseri umani possono mostrare pienamente la loro umanità disCnguendosi dagli animali, questo conce<o sarà rafforzato con la rivoluzione crisCana. Arendt parla di trionfo dell’homo Faber e in seguito, con la rivoluzione industriale dell’animal laborans nel quale l’individuo si perde nel metabolismo della società. Nelle grandi organizzazioni burocraCche la poliCca di modello greco svanirà del tu<o. Il mondo romano non può replicare la Polis, vi sono centri urbani dotaC di importanza economica o di ruolo amministraCvo ma non si tra<a di centri poliCci, l’unica ci<à poliCca è solo Roma. Cicerone è il principale tra i pensatori romani a riprendere conceS greci ma uClizza prevalentemente termini laCni, con la fine dell’età repubblicana nella quale Cicerone si è fa<o paladino di un eCca che, concepisce il sacrificio individuale, in vista del perseguimento del bene della patria come il più alto dovere di ogni ci<adino inizia a tramontare e diventa sempre più importante alcuni logiche immutabili, inoltre, la natura ha creato l’essere umano come un animale desiderante che destabilizza gli equilibri razionali. Per esempio, il racconto del peccato originale della Bibbia: AgosCno di Ippona so<olinea come l’esperienza umana appare lacerata da un dissidio tra il corpo spirituale e il corpo animale a causa della fra<ura creatasi col peccato originale. L’essere umano è un animale fragile. I pilastri fondaCvi del realismo si possono ricondurre nell’anCca Grecia partendo da Tucidide, autore della guerra del Peloponneso, nella quale spiega le origini del confli<o tra Atene e Sparta. Egli condivide la visione della natura umana e dei rapporC fra natura e poliCca che hanno elaborato alcuni sofisC ateniesi del V secolo a.C. Secondo questa visione è presente una vera e propria legge di natura secondo la quale ogni essere umano punta sempre ad aumentare la propria potenza, tale spinta secondo Tucidide assume tre volC differenC: la ricerca dell’onore, la paura per la propria incolumità e la ricerca di accrescere le proprie ricchezze. Gli obieSvi dell’onore e della sicurezza non accomunano solo i singoli individui perché rappresentano gli obieSvi anche delle comunità poliCche, non sono fru<o di condizionamenC storici culturali o religiosi sono gli obieSvi che per la loro stessa natura tuS gli esseri umani e le comunità poliCche perseguono. Secondo i realisC l’ordine, le isCtuzioni e le leggi sono la conseguenza dell’esercizio della forza di alcuni su altri: questa è la realtà della poli/ca. Per Tucidide il diri<o del più forte è una legge incisa nella natura che le norme stabilite dagli umani non possono modificare. Gli ateniesi rivolgendosi agli spartani affermano che in poliCca decide la forza i principi eCci hanno un ruolo secondario. Questa è una legge di cui gli esseri umani possono servirsi ma che non possono modificare. Platone criCca le concezioni dei sofisC sul rapporto tra forze giusCzia nella Repubblica, La giusCzia non ha nulla a che vedere con criteri morali ma è semplicemente l’uCle del più forte. Secondo Socrate gli esseri umani rispe<ano leggi e principi morali sono nel caso in cui siano costreS con la forza perché tendono a perseguire il proprio uCle violando anche le leggi qualora abbiano la certezza di non essere scoperC o puniC. Nel Gorgia di Platone, Callicle, figura ispirata a un filosofo sofista afferma che è la natura stessa a dimostrare il principio secondo cui è giusto che chi è migliore abbia di chi di più e chi è peggiore meno dunque, il più forte comandi sul più debole. Convinzioni del realismo poli/co: 1. Idea che la natura umana sia in variante e che ci siano traS ineliminabili e costanC in tuS gli esseri umani in ogni periodo e società. 2. Rappresentazione dell’essere umano come un animale desiderante e la convinzione che la poliCca sia il regno della forza. Il realismo poliCco anCco sul quale si concentra Tucidide non si contrappone in modo radicale il modello aristotelico poiché entrambi concepiscono la comunità poliCca come una comunità naturale. L’antropologia oSmista quanto quella pessimista dei realisC condividono la medesima concezione della comunità poliCca fino alla modernità. A parCre dal Seicento questo modello viene abbandonato il pensiero poliCco occidentale incomincia a raffigurare gli individui negando l’idea di un animale poliCco e abbandonando l’idea che la poliCca sia una dimensione naturale dell’esperienza umana ma me<endo in dubbio la natura umana. Convenzionalmente questa data viene ricondo<a al 1492, la poliCca inizia ad essere concepita come qualcosa di arCficiale come una macchina. Nasce l’idea che la legge sia una convenzione o un contra<o grazie al quale gli esseri umani si accordano per regolare i rapporC e ridurre le occasioni di confli<o. Il sogge<o centrale da cui procedono le discussioni poliCche inizia ad essere l’individuo, l’essere umano viene considerato come un sogge<o autonomo, disCnto da ogni gruppo, si parla di una centralità dell’individuo e di una precedenza rispe<o alla comunità. La storia non viene più intesa in termini ciclici ma, come uno sviluppo progressivo delle capacità umane e un miglioramento delle condizioni di vita costante garanCto dalle conquiste della razionalità, conoscenze scienCfiche e innovazioni tecniche grazie alla rivoluzione industriale. La comunità poliCca diventa uno strumento, un arCficio che gli individui riescono a costruire grazie alla loro razionalità e mediante il quale riescono a conseguire una a convivenza pacifica e ordinata. Nasce l’idea che gli esseri umani siano naturalmente buoni e divengano confli<uali e interessaC al potere solo per effe<o di fa<ori esterni. Il modello giusnaturalista prende il nome dall’idea che esistano delle leggi naturali e che la riflessione sulla poliCca debba procedere dal riconoscimento del diri<o naturale. Nel medioevo era presente l’idea che esistesse un diri<o naturale comune, con la convinzione di una giusCzia eterna immutabile non isCtuita dagli esseri umani ma che poggiava su una legge più alta che derivava dalla natura stessa dell’universo. Le norme giuridiche delle società erano interpretate come manifestazione di giusCzia che però deriva da principi di cara<ere superiore. La tradizione dell’anCca Roma ha insegnato a concepire il diri<o come la sostanza comune dell’umanità. Il compito della scienza giuridica secondo la concezione anCca consisteva nello scoprire mediante un’analisi delle diverse legislazioni dei popoli gli elemenC alla base del diri<o naturale comune a tu<e le civiltà. Cicerone nel I secolo a.C. riteneva che una legge superiore agli esseri umani stabilisse cosa fosse giusto e cosa ingiusto, che le norme emanate dall’isCtuzioni umane non potessero modificare quesC principi universali che tale legge fosse comune a tu<e le società e a tuS i popoli, questa concezione del diri<o culminò nel corpus Uri civili del 534 d.C. 1. TuS i giusnaturalisC ado<ano il metodo razionale per lo studio del fenomeno giuridico: tra<ano scienCficamente la morale, il diri<o e la poliCca senza ricorrere a considerazioni teologiche ma solo ad argomentazioni razionali. 2. Rifondano l’idea del diri<o naturale perché non ricorrono più all’idea di una giusCzia superiore ed eterna. Per esempio, De Va<el: il diri<o naturale viene concepito come l’insieme di diriS di cui gli individui dispongono in virtù della loro natura di esseri razionali in grado di autodeterminarsi. 3. La poliCca nasce da uno stato di natura, una condizione originaria non poliCca prima della formazione delle comunità poliCche e gli esseri umani. In questo Stato vivono in una condizione non associata e si trovano in condizione di libertà e uguaglianza, POI avviene il passaggio alla società poliCca per effe<o di una convenzione ovvero a? volontari in cui gli individui danno vita a un ente arCficiale a cui sono a<ribuite delle funzioni, il principio di legiSmazione della comunità poliCca e il consenso dei consociaC. 4. Hobbes e Rousseau condividono l’idea che la poliCca sia un arCficio e si dividono sulla raffigurazione della natura umana, ripropongono la contrapposizione fra antropologie pessimiste e oSmiste ma non si basano su una dimensione naturale. Per loro l’individuo è naturalmente confli<uale per il quale unico rimedio al disordine naturale è la cosCtuzione di un ordine poliCco o arCficiale. Gli esseri umani si trovano in contrapposizione fra loro poiché sono alla ricerca dell’onore e del vantaggio e questo crea contesa e, una condizione di insicurezza costante. Per Hobbes l’unico modo per uscire da questa condizione di insicurezza è creare un’isCtuzione capace di garanCre l’ordine e garanCre la sicurezza individuale. La paura della punizione nei confronC del potere garanCsce il rispe<o delle leggi mediante la minaccia di una sanzione. 5. John Locke vede lo stato di natura in modo molto più oSmisCco, (liberalista), gli uomini vivono in una condizione di libertà e uguaglianza secondo leggi di natura che la razionalità consente loro di riconoscere e seguire lo stato di natura e pacifico, parla di importanza della natura a favore della cultura, è il progresso corrompere gli uomini. Si parte da una condizione di innocenza simile a quella degli animali. Hegel muove una criCca nei confronC dell’individualismo, secondo lui, gli esseri umani non vivono in uno stato di natura individualisCco ma sono sempre inseriC all’interno di formazioni sociali, tra cui la famiglia e le altre comunità. L’essere umano è un sogge<o che nel processo storico modifica se stesso e l’ambiente circostante e la comunità poliCca è il prodo<o di un processo di trasformazione storica. Marx ha una concezione materialisCca della storia per esempio criCca gli economisC liberali poiché bisogna ricordare che ogni essere umano si trova sempre a vivere e operare all’interno di rapporC di dominio e subordinazione. Marx ado<a una prospeSva olisCca, ovvero, guarda più che gli individui, le società nel complesso. Il progresso è un processo nel quale gli esseri umani modificano l’ambiente in cui vivono, se stessi e sviluppano nuove potenzialità. Lo storicismo nasce negli ulCmi decenni dell’800 e le prospeSve di Marx sono fondaCve. 1. Alla base c’è l’idea che non esista uno stato di natura come per i giusnaturalisC, poiché in ogni fase storica gli esseri umani hanno sempre vissuto all’interno di formazioni sociali. 2. Non c’è una natura umana in senso stre<o perché i singoli individui sono prodo<o di trasformazioni storiche e riflesso della società. 3. Gli esseri umani nel tentaCvo di superare dominare insidie e ostacoli sviluppano sistemi e tecnologie che vanno a plasmare le concezioni dei singoli. 4. Anche le isCtuzioni poliCche sono un prodo<o storico della lo<a comba<uta dagli esseri umani per soddisfare i bisogni e per seguire le loro aspirazioni. 5. Le condizioni di uguaglianza disuguaglianza nella società non sono determinate da fa<ori naturali ma da cara<erisCche storiche di ogni società la poliCca e le isCtuzioni poliCche possono anche esCnguersi a causa del mutamento storico poiché non risultano più necessarie per il soddisfacimento delle necessità iniziali alle quali hanno risposto. L’essere umano per Marx Engels è un ente generico che produce sé stesso e modifica nella storia non soltanto le condizioni materiali della propria esistenza ma anche i bisogni, la coscienza, la concezione del mondo e la storia. La natura umana è in realtà un prodo@o mutevole della storia che gli esseri umani creano, modificano. Gli esseri umani non sono determina/ dalla loro natura ma dalla loro cultura e dall’ambiente sociale economico nel quale si trovano a vivere che possono tentare di modificare ma che in ogni caso plasma elemen/ e i corpi rendendo ciascun essere umano un prodo@o culturale. Le isCtuzioni poliCche possono un giorno dissolversi per effe<o del mutamento dei rapporC di produzione e della conseguente scomparsa della divisione di classe. L’essere umano è un animale sociale e la poliCca è uno strumento, un arCficio per creare una condizione di dominio. Negli ulCmi decenni le scienze naturali con alcune scoperte hanno messo in crisi questa teoria riprendendo l’esistenza della natura umana e di una variabile naturale non riconducibile a condizionamenC ambientali. I progressi delle neuroscienze parlano di meccanismi naturali che la mente umana ha ereditato dalla storia evoluCva. Alcuni studiosi nella prima metà dell’800, (posiCvisC), ge<arono le basi delle scienze sociali e poliCche. Grazie a Darwin si iniziò a considerare l’idea di una non così più ne@a divaricazione tra umani e animali. Anche la specie umana è l’esito di un lungo processo di selezione naturale, ogni organismo punta ad assicurarsi le risorse necessarie per rispondere a tali necessità poiché tu<e le risorse non sono sufficienC a soddisfare tu<e le specie del pianeta e si sviluppa così una compeCzione, chi primeggia vince e solo quelli che si ada<ano sopravvivono. Alcuni studiosi si sono chies/ se anche la poli/ca non sia qualcosa di conseguente alla natura basata su is/n/ radica/ nel patrimonio gene/co. Gli studi di etologia comparata condoS da Konrad Lorenz hanno mostrato come gli animali abbiano comportamenC analoghi agli esseri umani da ricondurre a principi geneCci, in parCcolare l’aggressività, le relazioni gerarchiche e, la territorialità. Studiando le cerimonie di formazione dei legami sociali si sono trovate somiglianze tra animali e umani, come nel caso delle richieste di assistenza e dei richiami infanCli, la formazione di una gerarchia all’interno di un gruppo e, il comportamento aggressivo tra membri della stessa specie possono essere ricondoS alla poliCca. I comportamenC isCntuali sono l’esito di regole geneCche che possono essere considerate come innate ovvero come nucleo della natura umana. Gli evoluzionisC non parlano di uno stato di natura analogo a quello dei giusnaturalisC, poiché l’homo sapiens ha vissuto all’interno di organizzazioni sociali. Ritengono che la natura umana esista poiché vi sono regolarità ereditarie del processo evoluCvo e del patrimonio geneCco che, influenzano i comportamenC degli esseri umani. Ci sono delle regolarità che possono essere studiate in modo da formulare previsioni su comportamenC ed evenC futuri. Le pulsioni naturali possono essere disciplinate da isCtuzioni e regole arCficiali ma non possono essere eliminate. Tu<avia, i tentaCvi che puntano a ricondurre la poliCca esclusivamente a determinanC naturali rischiano di semplificare eccessivamente il tema finendo col dimenCcare l’animale poliCco. CAPITOLO 3: Alla ricerca delle “leggi del potere”: Tolstoj in guerra e pace, ispirato ai grandi poemi omerici, introduce riflessioni filosofiche anche di cara<ere storico e per finire si interroga sulla possibilità di scoprire le leggi che spiegano i fenomeni storici. Di fronte alle grandi scoperte scienCfiche e ai progressi, devono esistere delle leggi che si impongono a ciascun individuo e determinano le sue azioni, benché rimanga sempre dotato di una propria libertà. La scoperta di queste leggi potrebbe finalmente consenCre di considerare l’autonomia individuale della libertà nei soggeS. Secondo Tolstoj la nuova storia dovrebbe riconoscere una dipendenza che gli esseri umani non percepiscono ma che è in grado di spiegare i comportamenC individuali e le grandi trasformazioni. La convinzione delle nuove scienze sociali è che a parCre dal XVIII secolo possono essere individuate delle leggi e delle tendenze costanC che guidano l’evoluzione dei gruppi umani e che orientano il comportamento dei singoli, la libertà è fortemente ridimensionata dalle determinazioni sociali, economiche e ambientali. Nel corso del novecento il metodo delle scienze sociali viene ripensato riconoscendo l’autonomia dell’individuo e me<endo in discussione l’idea che le dinamiche sociali possono essere spiegaC a<raverso meccanismi di cara<ere generale senza riconoscere la specificità dei singoli e dei contesC. Tu<avia, scoprire un’uniformità di comportamento perme<erebbe di formulare previsioni sul futuro. Norberto Bobbio cerca di chiarire che cosa si deve intendere per scienza poliCca e, parla di due eccezioni complementari: in un senso più ampio si intende qualsiasi studio o analisi del fenomeno poliCco appoggiato su dei faS e argomenC razionali, come poliCca non è lo studio delle forme giuridiche ma l’indagine sulle forze invisibili che si trovano al di so<o dell’isCtuzioni. Una scienza in grado di decifrare le leggi è considerata preziosa perché può evitare confliS e guerre. Bluntschli ponendosi il problema di indagare quali sono i fa<ori alla base della forza e della stabilità dello Stato, disCngue la praCca di Stato dalla scienza poliCca e osserva che il compito della scienza poliCca è calcolare i mezzi e valutare le forze osservare l’influenza sugli uomini. Portare alla luce le leggi e le dinamiche poliCche accomuna tuS gli scienziaC poliCci del posiCvismo ma, non concordano su quali siano queste leggi. Alcuni applicano ipotesi Darwiniane, alcuni ritengono che il confli<o per la sopravvivenza del più ada<o coinvolga singoli individui, altri che la contrapposizione avvenga tra gruppi. MolC studiosi del tempo ritengono che per conoscere i fenomeni poliCci si debba guardare le differenze a livello biologico tra individui e gruppi. In Germania viene condo<a una riflessione che porta alla espressione Realpoli8k, uClizzata per parlare di poliCca come arte del possibile, nel corso del tempo altri studiosi considerano questo termine con una forte matrice posiCvista sulla base di un’analogia con le scienze naturali e il suo compito consiste nell’individuare la legge del potere che regola i rapporC tra gli StaC. La Realpoli8k per Rochau si basa su una conoscenza dei fenomeni poliCci a livello scienCfico e si propone di indicare alla classe poliCca di perseguire quel potere che coincide con una condizione di felicità, si parla di poliCca scienCfica. Alcuni anni dopo Treitschke, si orienta verso una Machtpoli8k, una poliCca che per garanCre la propria sopravvivenza non può non avere una poliCca internazionale all’insegna della forza. Lo studioso polacco Gumplowicz riCene che la spiegazione dei fenomeni poliCci vada ricercata nello scontro fra gruppi eterogenei che chiama razze e non dunque a popolazioni accomunate da qualche fa<ore biologici. Anche in Italia il posiCvismo arriva alla fine dell’O<ocento, Gaetano Mosca viene considerato il fondatore della nuova scienza poliCca italiana con la sua teoria della classe poli8ca. Mosca riCene che lo studio degli organismi poliCci debba portare alla luce tendenze psicologiche costanC che determinano l’azione delle masse umane, ovvero quelle tendenze che non possono essere modificate poiché risulterebbe controproducente. La scienza poliCca deve individuare le leggi psicologiche e le tendenze comuni costanC alle masse che consentono di comprendere come si distribuisce il potere nella società. Secondo Mosca l’arte poliCca idenCfica l’insieme di abilità praCche per i quali uomo o una classe può giungere a disporre del supremo potere, la scienza poliCca deve essere intesa come sforzo di determinare le tendenze che operano in tu<e le società umane. La poliCca può essere studiata scienCficamente perché la natura umana ha elemenC costanC che resistono ad ogni influenza culturale, economica e climaCca. L’ogge<o verso cui la scienza poliCca deve rivolgersi e sopra<u<o la storia. Anche a Mosca non rinuncia alle funzioni prescriSva della scienza poliCca e secondo lui sulla base delle indagini che hanno portato alle tendenze psicologiche costanC si può sperare di indirizzare l’azione degli uomini poliCci. Mosca si discosta dal determinismo, secondo lui i fenomeni sociali sono molto più complessi rispe<o agli studi delle scienze naturali, secondo lui è riduSvo parlare di differenza tra razze e selezione naturale per spiegare i fenomeni poliCci. Secondo Mosca il metodo più adeguato che consente di so<oporre le ipotesi a dimostrazioni a base di faS conCnua essere il metodo storico. Mosca uClizza lo stesso metodo di Pareto che opera partendo da osservazioni personali elaborando delle ipotesi generali sull’esistenza delle leggi e studiando i casi della storia. Successivamente su questo metodo la riflessione politologica ha so<olineato che il presupposto del posiCvismo ovvero l’idea che i fenomeni sociali e poliCci possono essere consideraC come del tu<o oggeSvi analoghi alle scienze naturali sia sbagliato, poiché il laboratorio della storia è molto diverso da un laboratorio scienCfico (non si può riprodurre lo stesso fenomeno). La storia tramandata dagli storici non è mai neutrale è sempre vista da uno specifico punto di vista. Nel paniere della storia non è difficile trovare molC casi a sostegno della propria tesi ma, Mosca potrebbe aver scelto solo quelli convergenC con le sue finalità. I problemi principali che la scienza poliCca incontra in Europa in Italia sono legaC alla convinzione di poter studiare scienCficamente i fenomeni sociali, questa convinzione viene so<oposta una severa criCca. Il limite dei posiCvisC è considerare i fenomeni sociali e poliCci come quelli biologici e fisici e so<ovalutare l’influenza sui comportamenC dei singoli e della colleSvità. In Italia nasce la filosofia neoidealista che ha come esponenC Benede<o Croce e Giovanni GenCle. La scienza poliCca posiCvista si scontra anche con i cultori delle scienze giuridiche che ado<ano un metodo formalisCco e guardano a evidenziare i fondamenC poliCci degli isCtuC giuridici e ritengono che la ricerca di leggi e tendenze costanC non consenta di cogliere la specificità degli evenC storici. ParCre dagli anni 20 nasce la posizione del regime fascista che guarda con interesse lo sviluppo delle scienze poliCche e diffida di un’indagine scienCfica dei fenomeni poliCci, questa disciplina si assesta come storia delle do<rine poliCche e do<rine dello Stato. In Francia e in Germania si svolgono dibaSC metodologici che criCcano l’idea di individuare leggi di cara<ere generale, la scuola storica pensa che non esistano leggi economiche di cara<ere generale poiché il comportamento economico degli individui e delle organizzazioni dipende dal contesto storico e dalle influenze culturali. La scienza economica deve essere capace di individuare le leggi dello sviluppo economico grazie allo studio delle connessioni tra i fenomeni economici e quelli sociali. Secondo Wilhelm Dilthey le scienze della natura possono ricercare le relazioni di causa e effe<o e tentare di individuare leggi di cara<ere generale ma le scienze dello spirito non possono non cogliere l’individualità degli agenC che operano nella realtà anche se si può rinvenire a grandi regolarità storiche. Le scienze dello spirito hanno l’obieSvo di comprensione. Anni dopo Windelband propone una disCnzione tra scienze nomote8che e idiografiche, le prime indirizzate alla ricerca di leggi di cara<ere generale e le seconde si focalizzano sull’individualità dei singoli fenomeni, le scienze ideografiche cercano faS storici parCcolari. Max Weber riCene che il metodo delle scienze sociali sia concentrato sulla comprensione e, quello delle scienze naturali sulla spiegazione. Non si possono studiare i fenomeni storici, economici e poliCci come oggeSvi. Weber parla di Cpi ideali, ovvero conceS che lavora al fine di fissare coordinate che consentono di ricondurre un determinato fenomeno a una specifica logica oppure a un’altra. Il Cpo ideale si configura come un conce<o la cui la realtà deve essere comparata. Weber considera le scienze sociali come scienze comprenden/ ma, riCene che i fenomeni sociali siano troppo complessi perché sia davvero possibile individuare la causa specifica di un determinato avvenimento. Si può individuare una connessione da una selezione di determinaC faS. La scienza comprendente di Webber può formulare previsioni ma queste non possono che rimanere sempre ipotesi su possibili tendenze. Weber fornisce dei contribuC cruciali alla politologia storica. Le ambizioni posiCvisC di individuare connessioni causali tra i fenomeni vengono ridimensionate ma non del tu<o abbandonate e, anche le prospeSve e le aspe<aCve sulle previsioni che le scienze sociali possono formulare. Gianfranco Miglio qua<ro decenni dopo la morte di Weber dice che la scienza poliCca può formulare previsioni solo molto generali che si riferiscono a comportamenC di molCtudini di individui (colleSvità). CAPITOLO 4: La nuova scienza poli/ca: A parCre dagli anni 40 del 900 nelle università americane si ha la rinascita della scienza poliCca. La poliCca science americana ha alcuni punC in comune alla scienza poliCca di Gaetano Mosca ma differenza più importante: nel caso di Mosca si tra<a di una ricerca individuale sulla base di indagini e documenC, le università americane divise in diparCmenC specializzaC aiutano a sviluppare questa disciplina. Le generalizzazioni di Mosca vengono accantonate a favore di ricerche empiriche di cara<ere comparato sui sistemi poliCci. Negli USA si inizia a vedere la disCnzione tra scienza poliCca intesa come studio comparato dei sistemi poliCci e relazioni internazionali, che si occupano dello studio della poliCca internazionale e dei rapporC tra gli StaC. Il metodo di indagine in entrambi i casi si differenzia dagli studi storici e dalle discipline giuridiche. La convinzione che sia possibile studiare scienCficamente i fenomeni poliCci è collegata con l’idea che la natura umana abbia elemenC costanC. La prospeSva realista conCnua esercitare una grande rilevanza nell’ambito delle relazioni internazionali. Negli anni 30 nasce la scuola di Chicago, un gruppo di politologi che riprendono le riflessioni di Mosca e Pareto e anche sollecitazioni provenienC dalla psicoanalisi di Freud. QuesC studi sono orientaC verso la ricerca empirica, vogliono costruire una conoscenza che sia pienamente empirica ma questo crea una ne<a fra<ura con il passato. Il comportamenCsmo segna uno sparCacque fra la tradizione conCnentale che si rivolge a una teoria generale dello Stato e del potere e il nuovo mondo americano con un orientamento empirico. La nuova scienza poliCca si sviluppa così anche a causa del nuovo contesto e dell’insoddisfazione nei confronC dei risultaC raggiunC fino a quel momento e anche un complesso di inferiorità nei confronC delle altre discipline come l’economia e la psicologia. Nasce l’idea che la scienza poliCca non debba acquisire solamente daC, staCsCche, per finalità puramente conosciCve ma anche per fornire strumenC uCli a difendere l’Occidente e le democrazie liberali nei confronC dell’estero. La nuova poliCcal science americana si alimenta allo stesso immaginario a cui si ispira Huxley: l’incubo del mondo nuovo. Lo scri<ore britannico immagina che esistano isCtuC statali di condizionamento nei quali i bambini subiscono una manipolazione psicologica che genera in loro repulsione per fiori, libri e per interessi che si potrebbero rivelare nocivi per il loro sviluppo all’aStudine del consumo. Nel suo mondo la società riesce ad eliminare comportamenC ritenuC anCsociali uClizzando il condizionamento psicologico. Huxley prende spunto dalle scoperte del fisiologo Ivan Pavlov che conducendo esperimenC su animali ha individuato i riflessi condizionaC. C’è una focalizzazione sul comportamento grazie allo sviluppo della psicologia, anche Pareto aveva definito il proprio studio come una ricerca sulle tendenze psicologiche costanC. Ma la psicologia a cui avevano guardato Mosca e Pareto si era fondata sull’introspezione, ovvero su ipotesi formulate sulla base dell’osservazione del comportamento umano e sull’analisi introspeSva dei processi psicologici. Un cambiamento rispe<o a questo modo di intendere la psicologia nasce in Germania quando il fisico Fechner riCene che la psicofisica possa individuare la relazione tra spirito e materia a livello scienCfico, secondo questo studioso la sensazione provata da un individuo di fronte a un determinato fenomeno è proporzionale allo sCmolo che riceve. Wundt sulla base di quesC studi isCtuisce nel 1879 all’università di Lipsia il primo laboratorio di psicologia e diventa un esempio per tu<e le discipline che ambiscono a studiare scienCficamente il corpo umano. Proseguono le indagini sui tempi di reazione e chiama la disciplina di cui si occupa non più fisiologia ma psicologia sperimentale. In questa università si formano anche alcuni psicologi americani che porteranno il modello di Wundt in America. Wundt riCene che la psicologia sperimentale e la fisiologia appartengano all’ambito delle scienze della natura e la psicologia sociale e la psicologia dei popoli sono scienze dello spirito. L’interesse dei suoi allievi americani è interamente dire<o verso la ricerca sperimentale. John B Watson, si basa su ricerche del comportamento animale e studia le azioni degli individui che possono essere condizionate dagli sCmoli che ricevono dall’ambiente esterno. Il lavoro degli psicologi si indirizza verso processi osservabili e misurabili oggeSvamente molto diversi da quelli studiaC mediante l’introspezione e l’interpretazione. Devono focalizzarsi sul meccanismo sCmolo risposta. Frederic Skinner, negli StaC UniC, riCene che la psicologia debba limitarsi a studiare i fenomeni osservabili e che quindi per questo moCvo debba considerare gli esseri umani come animali, il suo comportamenCsmo è chiamato radicale perché pone l’a<enzione esclusivamente sull’osservazione del comportamento senza che sia riservato alcun ruolo all’introspezione o alla dimensione dell’interiorità, rinuncia definiCvamente a ogni spiegazione che chiama in causa meccanismi non osservabili come l’inconscio studiato da Freud. I poliCci americani sulla base dei metodi di Watson e Skinner recisero i legami con la vecchia scienza poliCca europea in cui l’idea che il controllo empirico fosse indispensabile per la ricerca politologica e che potevano essere effeSvamente studiaC solo i comportamenC a<raverso i fenomeni concretamente osservabili dal ricercatore. La rivoluzione comportamenCsta nel campo politologi non cosCtuisce un vero e proprio filone teorico ma è definito come uno stato d’animo, sulla base di un certo oSmismo circa le possibilità di miglioramento dello studio della poliCca (è come se fosse un movimento). David Easton contrassegna alla fase comportamenCsta 6 cara<erisCche: essa sosCene l’esistenza di uniformità accertabili nel comportamento umano, afferma che tali uniformità possono essere verificate mediante prove empiriche, aspira a un grande rigore metodologico nella raccolta nell’analisi dei daC, esegue una ricerca di conoscenza sistemaCca basata sull’osservazione oggeSva. La teoria comportamenCsta è orientata in senso empirico e cerca di spiegare, capire e prevedere il modo in cui i ci<adini si comportano poliCcamente e in che modo funzionano le isCtuzioni poliCche, il comportamenCsmo tende a considerare come prioritaria la spiegazione la comprensione dei processi poliCci. Il comportamenCsmo si distanzia dal vecchio posiCvismo di fine o<ocento sia per le basi epistemologiche, sia per le posizioni poliCche poiché in Europa il posiCvismo era alimentato da una polemica anCdemocraCca, differente in America con la democrazia, avviene nelle scienze sociali statunitensi un oggeSvizzazione. Le relazioni internazionali si occupano di studiare scienCficamente i rapporC tra gli StaC. Nascono nel primo dopo guerra e in Galles è isCtuita la prima ca<edra di poliCca internazionale. Il nuovo modo di studiare la poliCca internazionale si pone in contrasto con la tradizione degli studi diplomaCci e con la do<rina della Macht poliCk tedesca ovvero, lo Stato potenza e anche il machiavellismo. Il testo più importante di questa prima fase delle relazioni internazionali è di Angell, giornalista economico britannico che svolge un criCca nei confronC della do<rina stato - potenza. Egli parte dall’idea che la guerra sia uno strumento essenziale per migliorare la posizione di uno Stato, la condizione economica e il benessere della sua popolazione e deve essere vista come una grande illusione, resa sempre più anacronisCca dalla crescita del commercio internazionale e dalla stre<a interdipendenza economica tra gli StaC. Lo studioso Carr, alla vigilia del secondo confli<o mondiale fa una severa criCca nei confronC dell’illusioni portate avanC dagli idealisC e me<e in luce sul comportamento ele<orale e sul sistema poliCco dell’Unione Europea. Dopo gli anni 60 è stato ridimensionata la convinzione che la scienza poliCca possa formulare previsione in grado di orientare i governanC evitare le crisi. Parlando di Singer, la sua teoria sulla capacità di prevedere i fenomeni prima che si verificano è molto complesso per la complessità dei faS sociali. Tu<avia la scienza poliCca non può rimuovere interamente dal campo dei suoi obieSvi quello di elaborare previsioni. Il comportamento del politologo si basava anche sulla convinzione che i valori dei ricercatori dovessero essere esclusi dal processo di ricerca, l’uClizzo di strumenC analiCci neutrali e oggeSvi deve essere valutato con cautela, l’impegno alla avalutaCvità deve essere affiancato dalla consapevolezza che i conceS della scienza poliCca sono prodo<o di confliS e rapporC di forza è difficile uClizzare definizioni oggeSve puramente descriSve, poiché anche uno strumento conce<uale all’apparenza neutrale si regge sempre su premesse storiche e poliCche. Nella conferenza dedicata alla scienza come professione del novembre del 1917, Weber so<olineò come l’impegno alla avalutaCvità implichi la pretesa che il ricercatore non può astenersi dal diri<o e dal dovere di esprimere i propri valori nella discussione pubblica e quindi esporre le proprie valutazioni soggeSve ma nel momento in cui svolge la propria aSvità di ricerca deve tenere ne<amente separate l’osservazione della realtà, dall’esercizio della valutazione soggeSva. In questo senso può valutare la maggiore o minore congruenza tra obieSvi perseguiC e mezzi uClizzaC. CAPITOLO 5: L’animale poli/co: Negli anni 70 il primatologo olandese Frans de Waal iniziò una ricerca sistemaCca su una colonia di scimpanzé nello zoo. Nel corso di questa indagine, lo studioso riconobbe dei comportamenC che definì machiavellici a<raverso i quali componenC della colonia cercavano di accrescere il loro potere. Sulla base dei suoi studi: l’anCca espressione di Aristotele secondo cui l’essere umano è un animale poliCco deve essere intesa più radicalmente so<olineando la radice animale della poliCca. La nostra aSvità poliCca è uno degli aspeS di una eredità evoluzionisCca che abbiamo in comune con gli animali. Secondo lo studioso la poliCca deve essere intesa come una manipolazione sociale per assicurarsi e conservare posizioni influenC, la poliCca deve essere interpretata come una manifestazione della spinta a ricercare potere. Per lo studioso siamo inconsapevoli di giocare a un gioco, l’interesse per il potere che muove gli scimpanzé non sarebbe maggiore di quello dell’uomo ma più evidente. Le conclusioni a cui giunse nella sua ricerca si inseriscono nelle spiegazioni etologiche della poliCca. La raffigurazione che fa De Waal non è diversa dall’idea di Hobbes di un confli<o costante tra individui in compeCzione tra loro per raggiungere una supremazia all’interno del gruppo. Da qui si può iniziare a considerare la poliCca non come una prerogaCva esclusiva degli esseri umani, in tu<e le società animali esistono organizzazioni altamente complesse che prevedono modalità di coordinamento e una specializzazione delle funzioni. Prendendo come esempio la società delle api, in questo caso l’ape regina è l’unica femmina ferCle, alle operaie spe<ano le funzioni indispensabili per il sostentamento del gruppo mentre ai maschi è affidata la sola funzione di fecondare la regina. La vita degli inseS si è spesso prestata ad essere interpretata come un’organizzazione poliCca fortemente gerarchica. I pensatori poliCci hanno trovato nelle api il modello di una società perfe<amente ordinata che gli umani avrebbero dovuto imitare. L’immagine dell’alveare per alcuni teorici diventa la metafora della cooperazione dei lavoratori in una società in cui sono aboliC lo sfru<amento e la costrizione. Marx nel capitale disse che una differenza sostanziale tra la nostra società e quella delle api consiste nel fa<o che le norme che regolano la vita di un alveare sono programmate filogeneCcamente e non sono l’esito di una costruzione culturale elaborata da parte di un gruppo di api. Uno dei più importanC studiosi a studiare il rapporto tra natura e cultura fu MarCn Heidegger, l’obieSvo che si pone è determinare il problema dell’essere umano. L’uomo deve essere concepito come quell’ente che si interroga sul senso dell’umano e non può essere rido<a a un puro ogge<o. Gli esseri umani a differenza di tuS gli altri animali sono consapevoli della loro mortalità e sanno che per quanto possa essere imprevedibile il corso della loro esistenza prima o poi si concluderà con la morte, per Heidegger lo scopo che ogni individuo si prefigge non è questa condizione di essere alla morte ma questa consapevolezza accompagna ogni essere umano dal momento in cui acquista una coscienza della propria fragilità poiché questo rappresenta il senso autenCco dell’esistenza. la fine a<ribuisce un significato all’esistenza. Durante i suoi studi Heidegger si scontra con gli esponenC dell’antropologia filosofica tra cui Gehlen, secondo quesC studiosi l’essere umano cosCtuisce uno speciale problema biologico perché non è del tu<o ada<o all’ambiente in cui si trova a vivere mentre gli altri animali inseS sono adaS a vivere nel loro habitat e sono capaci di adeguarsi a un ambiente specifico. L’essere umano non è definito dal punto di vista biologico ed è condizionato da una serie di disada<amenC ovvero di una mancanza di sviluppo. In condizioni naturali l’uomo sarebbe già stato eliminato dalla faccia della terra, queste incompiutezze inducono l’uomo a cercare all’esterno del proprio corpo quegli strumenC di difesa di cui la natura lo priva. L’apertura dell’essere umano al proprio esterno idenCfica l’aStudine a ricercare gli strumenC volC a preservare la sicurezza che non gli possono garanCre arCgli zanne di cui non è dotato. Il fa<o che sia incapace di vivere naturalmente in un ambiente determinato impone all’essere umano di assumere un compito da assolvere. L’essere umano costruisce un mondo arCficiale fa<o non solo di strumenC tecnici ma anche di regole, quesC insiemi di elemenC arCficiali diventa una sorta di seconda natura, questo è un distanziamento dalla natura. Il distanziamento è di due Cpi temporale e spaziale, gli strumenC che consentono questo distanziamento sono il linguaggio e i simboli, grazie all’uClizzo di quesC strumenC si può disCnguere l’uomo dall’animale. La tecnica è l’insieme di capacità ai mezzi con cui l’uomo me<e la natura al suo servizio e rappresenta il modo con cui l’essere umano si ada<a all’ambiente. Lo strumento con cui la vita viene disciplinata è rappresentato dall’isCtuzioni, come isCtuC leggi e norme di comportamento. Con un pensiero simile a quello di Gehlen troviamo il filosofo tedesco Ernst Cassirer chi chiarisce in quali termini debba essere intesa la seconda natura che gli esseri umani costruiscono. Gli esseri umani si sono dovuC ada<are all’ambiente ambiente come tu<e le altre specie vivenC ma nel perseguire questo scopo hanno messo in a<o una strategia specifica capace di me<ere in luce la differenza del mondo umano. in tu<e le specie animali si possono ritrovare un sistema riceSvo e uno reaSvo relaCvo alle modalità con cui ricevono le sollecitazioni dall’ambiente esterno e con cui rispondono ad esse, negli esseri umani si può riconoscere una componente ulteriore questo sistema è chiamato simbolico. L’essere umano sperimenta la nuova dimensione della realtà che egli contribuisce a creare modificando l’ambiente naturale e alla quale deve comunque conformarsi, non vive più in universo esclusivamente fisico ma anche in un universo simbolico di cui fanno parte il linguaggio, il mito, l’arte, la religione… il ruolo che riveste il sistema simbolico nell’ada<amento al mondo circostante è molto importante, l’essere umano in un mondo circondato da quesC elemenC non vive più in un mondo secondo i suoi bisogni e desideri più immediaC ma fra emozioni suscitate dall’immaginazione, paure e speranze. anche i senCmenC e affeS vengono espressi dal linguaggio. Carl Friedrich pensa che l’umano, come per Aristotele, sia un animale che vive in comunità e comunica con altri tramite un linguaggio. Egli riconosce cinque cara<eri fondamentali che contrassegnano la natura degli esseri umani e che, nella loro costanza spiegano la variabilità della loro esperienza: vivere in comunità, la duSlità e ada<abilità, l’intenzionalità, la percezione di sé e il linguaggio. Vivere in comunità si riferisce al fa<o che è impossibile comprendere le cara<erisCche degli esseri umani senza considerare la dimensione comunitaria. L’essere umano è sempre messo di fronte a nuove sfide e le sue risposte sono il risultato della specifica situazione in cui si trova e queste risposte mutano al modificarsi delle sfide che gli giungono. Gli umani sono dotaC di intenzionalità ovvero sono in grado di fissare degli obieSvi e perseguirli per un lungo periodo di tempo, sono esseri intenzionali, non può essere senza scopo un uomo. L’esperienza umana è contrassegnata dall’esperienza di sé, ogni individuo riCene che nella propria esperienza uno specifico nucleo ovvero l’idenCtà rimane idenCco nel corso del tempo. Gli esseri umani hanno la percezione che il sé induca a riconoscere l’idenCtà di ognuno e a ritenere che ciascuno abbia delle cara<erisCche che lo configurano come idenCco nel tempo. L’ulCmo elemento che contrassegna la natura dell’essere umano è il linguaggio, questo lega il presente, il passato e il futuro dell’essere umano. Secondo Frederich l’essere umano punta a ritrovare la poliCca nella dimensione comunitaria o meglio, nella specifica forma di relazione comunitaria che sono gli esseri umani sono in grado di dar forma. Una comunità si configura come una comunità poliCca nella misura in cui i suoi membri possono essere definiC come persone. Una comunità è propriamente poliCca solo nella misura in cui singoli si mostrano in quanto persone ovvero riconosciute da idenCtà disCnte. La poliCca può essere ravvisata solo in presenza di una relazione comunitaria. Anche Frederich si sofferma sulla dimensione orizzontale della poliCca ovvero riconosciuta nel vivere insieme e nella comunità, la sua idea di poliCca mostra un evidente legame sia con la concezione dell’animale poliCco di Aristotele sia con quella della visione poliCco come arte di consociare gli uomini. La costruzione della comunità rappresenta non solo una delle aSvità in cui si manifesta la facoltà dell’animale proge<uale e simbolico ma è l’aSvità in cui l’essere umano si palese come animale poliCco in grado di dar forma a una comunità di individui, ognuno dei quali, per quanto si ritenga dotato di una propria riducibile idenCtà, riCene di essere legato agli altri da qualcosa di comune rappresentato da valori, credenze, idee, interessi.