Scarica riassunto capitolo 7 l'economia - the core team e più Sintesi del corso in PDF di Economia Politica solo su Docsity! CAPITOLO 7 L’impresa e i suoi clienti La decisione dell’impresa 7.1 la scelta del prezzo Per decidere in maniera ottimale il prezzo, un’impresa deve conoscere la domanda: quanto sono disposti a pagare i consumatori per il prodotto? Questo grafico mostra la curva di domanda per i cereali Cheerios, prodotti dalla General Mills a partire dal 1989. Osservando il grafico, si vede che al prezzo di 3$ la domanda stimata è di 25.000 libbre di cereali (1 kg=2,2 libbre); per la maggior parte dei prodotti la quantità domandata diminuisce all’aumentare del prezzo. Supponiamo che il costo unitario per libbra di prodotto Cheerios sia di 2$. Assumendo di riuscire a vendere tutto quanto è stato prodotto, il profitto, differenza tra ricavi e costi totali, è dato da: per cui -> Usando questa formula, è possibile calcolare il profitto per ogni coppia prezzo/quantità e disegnare le curve di isoprofitto, che sono curve costituite da punti che corrispondono allo stesso livello di profitto. Si può pensare alla curva di isoprofitto come alla curva di indifferenza di un’impresa, indifferente tra diverse combinazioni di prezzo e quantità che permettono di ottenere lo stesso profitto. Il grafico mostra le curve di isoprofitto relative al mercato dei Cheerios. La curva più lontana dall' origine indica tutte le possibili combinazioni associate ad un profitto di 60.000$. La curva di isoprofitto mostra tutte le possibili combinazioni di P e Q per le quali il profitto è uguale a 34.000$. Le curve di isoprofitto più vicine all’origine sono associate a livelli più bassi di profitto. Il costo di una libbra di Cheerios è di 2$ per cui il profitto è uguale a (P-2)xQ. La curva di isoprofitto sarà decrescente infatti per realizzare un profitto di 10.000$ con una quantità Q minore di 8.000 serve un prezzo P sufficientemente elevato, ma se Q=80.000 è possibile ottenere lo stesso profitto con un P più basso. La linea orizzontale in corrispondenza di un prezzo al pari costo unitario indica le scelte di P e Q associate ad un profitto nullo. Per conseguire profitti elevati basterebbe che Q e P fossero i più alti possibili, ma la curva di domanda pone un vincolo a tale possibilità. Infatti, se P è alto, Q venduta sarà ridotta, ed è possibile vendere Q elevata solo applicando P sufficientemente basso. La curva di domanda determina le combinazioni P/Q possibili. Questo grafico mostra la combinazione P/Q ottimale che massimizza i profitti dei Cheerios. La scelta si deve effettuare all’interno dell’insieme possibile, lungo la curva di domanda. La curva di isoprofitto più bassa è una retta orizzontale che indica le combinazioni con un profitto nullo. Il punto dell’insieme delle combinazioni possibili dove si raggiunge la curva di isoprofitto più elevata è E, in corrispondenza del quale la curva di isoprofitto e la curva di domanda sono tangenti. E: P=4.40 Q=14.000 libbre -> profitto= 34.000$. 1 La curva di isoprofitto corrisponde alla curva di indifferenza; la sua pendenza dice in che misura l’impresa è disponibile a rinunciare a P per aumentare Q al fine di mantenere il proprio profitto invariato, cioè il suo SMS. La pendenza della curva di domanda, invece, rappresenta il vincolo cui la scelta tra P e Q è soggetta, la possibilità che l’impresa ha di “trasformare” una riduzione della quantità in un aumento del prezzo, cioè il suo SMT. L’eguaglianza tra questi due saggi di variazione individua la scelta ottimale di P e Q. È tuttavia improbabile che nella realtà i manager delle imprese affrontino le decisioni in questo modo. Verosimilmente, queste scelte vengono effettuate per tentativi ed errori, sulla base dell’esperienza passata e di indagini di mercato. Questo grafico è un altro modo per rappresentare la scelta di massimizzazione del profitto, mostra la combinazione P/Q ottimale che massimizza i profitti Cheerios rappresentando insieme la curva di domanda e la curva dei profitti. Possiamo calcolare il livello di profitto associato ad ogni punto sulla curva di domanda con le linee tratteggiate. Il punto E è dove i profitti sono massimi. I profitti diminuiscono fino a diventare nulli quando P è uguale al prezzo unitario 2$. 7.2: le economie di scala e i vantaggi della dimensione Per quale motivo certe aziende sono diventate così grandi? Una spiegazione è che un’azienda più grande riesce a produrre ad un costo unitario più basso. Ciò avviene principalmente per due ordini di ragioni: • vantaggi tecnologici: aumentando la scala di produzione spesso è possibile utilizzare una minore quantità di fattori produttivi per unità di prodotto; • vantaggi di costo: nelle imprese di maggiori dimensioni, i costi fissi incidono in misura minore sul costo unitario, e le imprese più grandi hanno un maggiore potere contrattuale e riescono ad acquistare i fattori produttivi a condizioni più favorevoli. In economia si usa l’espressione economie di scala o anche rendimenti di scala crescenti, per descrivere i vantaggi tecnologici associati ad una maggiore scala produttiva, e si hanno quando, aumentando in una certa proporzione la quantità dei fattori di produzione, il prodotto aumenta. L’effetto delle economie di scala è quello di ridurre il costo di produzione. Al contrario parliamo di diseconomie di scala, o anche rendimenti di scala decrescenti, se la scala produttiva comporta invece degli svantaggi, e di rendimenti di scala costanti se essa è neutrale. Vantaggi di costo: Oltre che per la presenza di rendimenti crescenti di scala di tipo tecnologico, il costo unitario può diminuire all’aumentare della quantità prodotta anche per la presenza di costi fissi. Vantaggio dal lato della domanda: Oltre ai vantaggi tecnologici e di costo, che possono essere indicati come vantaggi dal lato dell’offerta poiché riguardano la struttura produttiva dell’impresa, le imprese di grandi dimensioni beneficiano anche di vantaggi dal lato della domanda. I consumatori possono avere un incentivo ad acquistare un bene che è già ampiamente diffuso, e questo prende il nome di economia di rete. 2 L’impresa deve tener conto di 2 rapporti che hanno a che vedere con la variazione del prezzo e della quantità: § all’aumentare della quantità, una riduzione eccessiva del prezzo determinerebbe una riduzione dei profitti; § è possibile aumentare le vendite solo riducendo il prezzo in misura adeguata. Più precisamente: ¨ La curva di isoprofitto è la curva di indifferenza dell’impresa e la sua pendenza, il SMS rappresenta la massima riduzione del prezzo accettabile a fronte di un aumento della quantità per evitare una riduzione del profitto; ¨ La domanda rappresenta la frontiera delle combinazioni possibili e la sua pendenza, il SMT, rappresenta la minima riduzione del prezzo necessaria per poter vendere un’unità aggiuntiva del prodotto. Sarà conveniente per l’impresa aumentare la quantità prodotta fino al punto in corrispondenza del quale la pendenza delle due curve è uguale, ovvero SMT=SMS. Ottimizzazione vincolata: Il problema della massimizzazione dei profitti è un esempio di problema di ottimizzazione vincolata. es. ore di studio di Alex – ore di lavoro per Angela – salario di Maria Questi problemi presentano tutti la medesima struttura: § al fine di raggiungere un certo obiettivo, chi sceglie deve selezionare il valore di una o più variabili P e Q; § l’obiettivo è individuare il valore ottimo di una certa funzione obiettivo: a seconda dei casi si tratta di massimizzare l’utilità, minimizzare i costi o massimizzare i profitti; § le scelte possibili sono limitate dalla presenza di un vincolo; La soluzione del problema di scelta corrisponde al punto di tangenza tra la curva di indifferenza e il vincolo, dove il SMS (pendenza della curva di indifferenza) è uguale al SMT (pendenza del vincolo). 7.6: la massimizzazione del profitto in termini di ricavi e costi marginali Esiste un metodo alternativo per risolvere il problema di massimizzazione dei profitti, che non utilizza le curve di isoprofitto. I ricavi totali sono dati da 𝑅=𝑃×𝑄R=P×Q, si definisce ricavo marginale (RMg) l’aumento dei ricavi dovuto alla produzione di un’unità in più di prodotto. Questo grafico mostra come calcolare il ricavo marginale quando Q = 20: i ricavi totali sono rappresentati dall’area del rettangolo al di sotto della curva di domanda. Quando la quantità Q aumenta da 20 a 21, vi sono due effetti sui ricavi: aumentano poiché un’automobile aggiuntiva viene venduta; diminuiscono perché in seguito all’aumento della quantità di automobili vendute il prezzo scende. Il ricavo marginale è il risultato netto di questi due effetti. Quanto Q=20 il prezzo è 6.400$ e i ricavi sono 6.400$x20, e sono rappresentati dall’area del rettangolo più chiara. Quando Q aumenta a 21, P scende a 6.320$ e i ricavi per Q=21 sono rappresentati dal rettangolo più scuro. RMg=differenza delle 2 aree dei rettangoli. RMg= differenza guadagni 6.3204 e perdita 1600$. 5 Il grafico mostra come ricavare la curva del ricavo marginale e come utilizzarla per trovare il punto di massimo profitto. Nel grafico in alto abbiamo tracciato la curva di domanda; in quello centrale tracciamo la curva del ricavo marginale accanto a quella del costo marginale. Vediamo che, in generale, quando P è elevato e Q è piccolo, RMg è elevato: il guadagno che deriva dalla vendita di un’unità aggiuntiva compensa la perdita dovuta al minor prezzo; al crescere di Q, invece, RMg diminuisce fino a diventare, oltre un certo livello, addirittura negativo. La curva del ricavo marginale è solitamente decrescente. Il grafico centrale e quello più in basso mostrano che i profitti sono massimi in corrispondenza del punto di intersezione tra le curve di ricavo e di costo marginale. Per capire il motivo, ricordiamo che il profitto è la differenza tra ricavi e costi, per cui, in corrispondenza di ciascun valore di Q, un aumento unitario della quantità determina una variazione dei profitti pari alla differenza tra variazione marginale dei ricavi (RMg) e variazione marginale dei costi (CMg): profitti = ricavi totali – costi totali variazione dei profitti = RMg – CMg Se RMg > CMg i profitti aumentando all’aumentare di Q. Se RMg < CMg i profitti si riducono all’aumentare di Q Nella parte inferiore del grafico si osserva come varia il profitto in base alla quantità scelta. Così come il costo marginale è uguale alla pendenza della funzione di costo, il profitto marginale è dato dalla pendenza della funzione di profitto; in questo caso: • se Q < 32, RMg > CMg: i profitti aumentano all’aumentare di Q; • se Q > 32, RMg < CMg: i profitti diminuiscono all’aumentare di Q; • se Q = 32, RMg = CMg: i profitti sono massimi. 7.7: i vantaggi derivanti dallo scambio Quando due individui si accordano su uno scambio, come visto nel Capitolo 5, agiscono per migliorare la loro condizione e ottenere un surplus, che rappresenta una rendita economica. Il surplus complessivo per le parti coinvolte nello scambio misura i cosiddetti guadagni dallo scambio, rappresentati in questo 1° grafico. Nella figura, l’area colorata al di sopra di 𝑃∗∗P∗∗ rappresenta il surplus del consumatore e quella sotto 𝑃∗∗P∗∗ il surplus del produttore; sia i consumatori sia l’impresa ottengono dunque un beneficio dallo scambio, la cui ripartizione dipende dal potere contrattuale di ciascuna. In questo caso, la quota maggiore del surplus viene ottenuta dall’impresa L’equilibrio di mercato rappresentato in questo grafico non è efficiente in senso paretiano. Vi sarebbero infatti dei consumatori disposti ad acquistare ad un prezzo inferiore a quello di mercato ma superiore al costo marginale. Se lo scambio a tale prezzo inferiore potesse avvenire, aumenterebbero sia il surplus del produttore sia quello del consumatore: lo scambio produrrebbe dunque un miglioramento paretiano. L’allocazione efficiente è rappresentata dal punto F, in corrispondenza del quale la curva del costo marginale interseca la curva di domanda. Rispetto a tale punto non sono possibili miglioramenti paretiani. Come evidenziato nel 2° grafico il surplus totale è maggiore nel punto F che nel punto E; tuttavia, l’impresa non sceglierà F, poiché in questo punto il suo profitto è inferiore, come si vede considerando la curva di isoprofitto. 6 In E c’è una perdita secca pari all’area individuata dal triangolo bianco compresa tra la curva di domanda, la curva del costo marginale e la retta verticale per Q=32. La perdita secca è la perdita del surplus totale dovuta al fatto che non è stata selezionata un’allocazione Pareto- efficiente. Poiché l’impresa sceglie E, vi è una perdita potenziale di surplus, chiamata perdita secca, rappresentata nella figura dall’area del triangolo delimitato dalla curva di domanda e dalla curva del costo marginale a destra del livello Q=32. 7.8: l’elasticità della domanda Abbiamo visto che l’impresa massimizza i profitti scegliendo il punto in cui SMS = SMT. La scelta dipende dunque dalla pendenza della curva di domanda, cioè da quanto la quantità domandata dai consumatori risponde a una variazione prezzo del bene. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo è una misura di tale risposta. Essa è definita come la variazione percentuale nella domanda che si verifica in risposta ad un aumento percentuale del prezzo dell’1%. Dunque, supponendo che a fronte di un aumento del prezzo del 10% la domanda si riduce del 5%, l’elasticità sarà: la lettera greca ε (epsilon) è utilizzata per indicare l’elasticità. L’elasticità è strettamente legata alla pendenza della curva di domanda: una domanda piatta corrisponde ad un’elevata reattività della quantità rispetto al prezzo e, quindi, a un valore elevato dell’elasticità; viceversa, una domanda molto ripida è associata ad una bassa elasticità. È tuttavia opportuno precisare che elasticità e pendenza non sono la medesima cosa: l’elasticità cambia lungo la curva di domanda anche quando la pendenza rimane costante. Muovendoci lungo la curva di domanda, l’elasticità si riduce. Diremo che la domanda di un bene è elastica se l’elasticità è maggiore di uno e inelastica (rigida) se l’elasticità è minore di uno. Come si vede dalla tabella nel grafico il ricavo marginale è positivo se e solo se la domanda è elastica; infatti, un aumento della quantità venduta aumenta i ricavi solo se ad esso si accompagna una piccola riduzione del prezzo; se invece la domanda è rigida, per riuscire a vendere un’unità aggiuntiva l’impresa è costretta a ridurre significativamente il prezzo e i ricavi diminuiranno. La casa automobilistica massimizza i profitti quando Q=32, perché in quel punto la domanda è elastica. Al diminuire dell’elasticità, l’impresa tenderà a fissare un prezzo che si discosta maggiormente dal costo marginale, aumentando il margine di profitto (differenza tra prezzo e costo marginale). Il markup, definito come il rapporto tra il margine di profitto e il prezzo, è inversamente proporzionale all’elasticità. 7.10: fissazione del prezzo, concorrenza e potere di mercato Cosa determina l’elasticità della domanda? Perché per alcuni beni la domanda é più elastica che per altri? Per rispondere a queste domande occorre analizzare il comportamento del consumatore. I mercati con prodotti differenziati riflettono l’eterogeneità delle preferenze dei consumatori: coloro che desiderano acquistare un’automobile ricercano diverse caratteristiche, presenti in alcuni modelli più che in altri; la disponibilità a pagare non dipende soltanto dalle caratteristiche del prodotto che desideriamo acquistare, ma anche dai prodotti simili venduti dalle altre imprese. Quando il consumatore può scegliere tra modelli di automobili simili, la domanda per un’auto di uno specifico modello è probabilmente elastica. Più vicine sono le caratteristiche dei diversi modelli, minori saranno le differenze di prezzo. 7