Scarica RIASSUNTO COMPLETO SIMONE EDIZIONE TFA SOSTEGNO SECONDARIA e più Sintesi del corso in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! TFA - INSEGNANTE DI SOSTEGNO NELLA SCUOLA SECONDARIA LEGISLAZIONE SCOLASTICA INDICE SEZIONE I: L'AUTONOMIA SCOLASTICA E L'OFFERTA FORMATIVA . Principi costituzionali e riforme della scuola . L'autonomia scolastica . Gli ordinamenti didattici . Continuità educativa e orientamento . Valutazione e autovalutazione delle scuole . La cultura del rapporto scuola territorio . Offerta formativa e programmazione . Scuole delle competenze e documenti europei in materia educativa ONDUNSWNH SEZIONE Il: NORMATIVA SULL’INCLUSIONE 1. Normativa sull’integrazione degli alunni disabili: storia ed evoluzione 2. L'attuale quadro normativo in materia di inclusione 3. Le tappe dell’inclusione scolastica e il piano educativo individualizzato 4. La professione del docente specializzato nel sostegno didattico SEZIONE I: L'AUTONOMIA SCOLASTICA E L'OFFERTA FORMATIVA PRINCIPI COSTITUZIONALI E RIFORME DELLA SCUOLA 1. Il ruolo dell'istruzione e della scuola nella Costituzione La scuola è considerata un ponte tra la famiglia e la società dalla Costituzione, la quale vi dedica tre articoli: art. 9, art. 33, art. 34. Art. 9, comma 1: La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Art. 33: l'arte e la scienza sono libere come il loro insegnamento. La Repubblica detta le loro norme e istituisce scuole statali per tutti gli ordini. Enti privati hanno diritto di esistere, ma senza oneri per lo Stato. E’ prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi scolastici. Le istituzioni di cultura superiore, quali università e accademie possono darsi ordinamenti autonomi nei limiti del regolamento statale. Art. 34: La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, di otto anni, è obbligatoria e gratuita. | meritevoli hanno diritto di raggiungere i gradi più alti e devono essere agevolati, in caso di bisogno, con borse di studio e provvidenze varie. Libertà di insegnamento Disponibilità di scuole statali di ogni ordine Libero accesso all'istruzione Obbligatorietà e gratuità della scuola inferiore (i primi 8 anni) Riconoscimento diritto allo studio anche a chi è privo di mezzi Ammissione per esami di stato Libertà di istruzione per i privati, ma senza oneri statali (parificazione) 2. Libertà di insegnamento Cosa significa la libertà di insegnamento sancita dall'articolo 33? e Libertà di manifestare il proprio pensiero e Libertà di professare tesi e teorie * Libertà di metodo L’ar.l1 del Testo unico istruzione (d.lgs, 297/1994) sancisce l'autonomia didattica intesa come libera espressione culturale del docente diretta promuovere la formazione culturali, artistiche, musicali oppure attraverso l'impresa formativa simulata. Il dirigente deve individuare le imprese e compilare al termine dell’anno la scheda di valutazione e Comitato di valutazione dei docenti. Il dirigente può assegnare un bonus retributivo per valorizzare i docenti sulla base dei criteri individuati dal Comitato per la valutazione de docenti ovvero: qualità dell’insegnamento in base al successo formativo degli studenti, risultati ottenuti nell'innovazione didattica e ricerca, responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo. Inoltre il comitato valuta l’anno di formazione e di prova per la conferma del docente di ruolo. * Piano nazionale scuola digitale e Organico dell'autonomia: assegnamento del personale e delle risorse in base al fabbisogno * Piano straordinario di assunzioni di docenti *. Portale unico di dati della scuola pubblici (bilanci, sistema nazionale valutazione, anagrafe edilizia, anagrafe studenti, osservatorio tecnologico. La legge promuove la piena attuazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche in continuità con le leggi Bassanini e l'innalzamento delle competenze degli studenti, la prevenzione dell'abbandono scolastico, diritto allo studio. L'AUTONOMIA SCOLASTICA 1. L'autonomia delle istituzioni scolastiche L'attuazione dell’autonomia finanziaria, organizzativa e didattica si sviluppa a partire dall’art.21 della legge 59/1997 (legge Bassanini) per una riforma in termini di modernità ed efficienza verso un sistema organizzativo non piramidale ma orizzontale, dove la scuola non aveva più un ruolo ricettivo dei regolamenti imposti dall'alto, ma diviene centro di erogazione di servizi e quindi soggetto protagonista. L'autonomia organizzativa e didattica si concretizza nel potere del capo di istituto che organizzi servizi didattici alternativi, introduce nuove tecnologie, predispone corsi extracurriculari sia verso il mondo del lavoro sia per la formazione di adulti. | programmi nazionali sono sostituiti quindi da indirizzi o indicazioni mentre il curricolo didattico viene elaborato nel Piano dell'offerta formativa delle singole scuole. Con la legge costituzionale n.3 del 2001 vengono modificati molti articoli del Titolo V della costituzione indicando chiaramente che le scuole dovranno ampliare il loro rapporto unidirezionale col Ministero rivolgendosi oltre che allo Stato verso le Regioni, i Comuni e le Province e l'istituzione scolastica autonoma stessa. 2. L'autonomia didattica (art. 4, D.P.R. 275/1999) Con l'art. 4, D.P.R. 275/1999 si sancisce l'autonomia didattica che richiama inequivocabilmente alla libertà di insegnamento dell'art.34 costituzionale. L'attenzione al diritto ad apprendere di tutti gli alunni secondo le esigenze e le potenzialità di ciascuno porta alla personalizzazione dei piani didattici con la possibilità di queste prerogative: Rimodulare il monte ore annuale di ciascuna disciplina Programmare percorsi formativi specifici (es. insegnamento lingua straniera) Organizzare iniziative di recupero e sostegno Ampliare l'offerta formativa Definire unità di insegnamento non coincidenti con i 60 minuti Attivare percorsi didattici individualizzati Definire diverse modalità di valutazione * Aggregare discipline in ambiti disciplinari * Definire criterio di riconoscimento crediti scolastici e debiti L'organico dell'autonomia è istituito formalmente dalla L. 107/2015 che lo considera funzionale alle esigenze formative essendo costituito da: Posti comuni, posti per il sostegno, posti per il potenziamento dell'offerta formativa. | docenti di questo organico sono individuati dal Dirigente scolastico che li utilizza per realizzare il PTOF insieme ai docenti di ruolo e può anche utilizzarli in classi di concorso diverse da quelle in cui sono stati abilitati. 3. L'autonomia organizzativa (art. 5, D.P.R. 275/1999) Questo articolo sancisce l’espressione di un'ampia libertà progettuale che consente: *. Diversificare l'impiego dei docenti per classi e sezioni e Modificare calendario scolastico e Organizzazione flessibile dell'orario del curricolo in non meno di 5 giorni Questi criteri flessibili permettono accordi di rete con altre scuole, soggetti esterni, consorzi ecc. 4. L'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo (art. 6, D.P.R. 275/1999) Con questo articolo si sancisce l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo nelle scuole. Si può quindi elaborare progetti, attuarli e modificarli senza l'approvazione costante del Ministero. * Progettazione formativa e ricerca valutativa * Aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico * Innovazione metodologica e disciplinare * Ricerca su tecnologia, informazione, comunicazione La ricerca pedagogica istituzionale si caratterizza per una dimensione di ricerca-azione poiché si volge non tanto all'elaborazione teorica, ma alla risoluzione pratica e contingente dei problemi relativi alla didattica e all'organizzazione scolastica nel solco della propria autonomia. 5. L'autonomia finanziaria Attraverso l'art. 21 della legge 59/1997 afferma che la scuola ha autonomia dei fondi pervenuti dallo stato, tasse e contributi studenti, più autofinanziamento. La dotazione essenziale per il funzionamento ordinario è concessa per legge dallo Stato. La scuola su tutti i fondi ha quindi autonomia contabile, amministrativa e di bilancio secondo il Regolamento di contabilità e può quindi utilizzare i fondi senza vincolo di destinazione che non sia quello prioritario per le attività scolastiche stesse. Può ricevere fondi anche da Unione Europea, Regioni, enti locali e privati (donazioni, eredità). Deve quindi rispettare i criteri aziendali dell’efficacia, efficienza ed economicità e ispirarsi ai principi contabili di trasparenza, annualità, integrità, universalità, veridicità. Le risorse straordinaria per attività speciali, viaggi di istruzione, assicurazioni per infortuni possono essere chieste alle famiglie con contributi fissi e forfettari aggiuntivi rispetto alle tasse scolastiche le quali sono obbligatorie solo per l’ultimo biennio. | contribuiti forfettari, ha ribadito il MIUR, non sono obbligatori ma volontari, sempre. La scuola gode anche di autonomia negoziale, quindi può chiedere finanziamenti, accendere mutui, acquistare e vendere immobili, aderire a reti e consorzi. 6. Le reti di scuole (art. 7 D.P.R. 275/1999 e 46-47 2018) Le scuole possono stipulare convezioni con privati o pubblici operanti su territorio per obbiettivi di vario tipo. Gli accordi di rete vengono approvati dal Consiglio di Istituto o anche dal Collegio docenti quando riguardano didattica, ricerca e formazione, possono riguardare: Attività didattiche Circolazione documenti e ricerche Gestione amministrativa e contabile Formazione personale Orientamento scolastico Acquisto beni e servizi Scambio di docenti Organizzazione laboratori Esterni specializzati quindi intervengono nella gestione amministrativa e di coordinamento implementando una Cultura di rete. Con la buona scuola si è ulteriormente potenziato il sistema di reti, con la creazione delle reti territoriali per la gestione dell'organico dei docenti, con l'intento di ridurre il personale amministrativo. Enti specializzati assumono compiti istruttori che formano i docenti a gestire compiti burocratici sostituendo così il personale amministrativo. GLI ORDINAMENTI DIDATTICI 1. Scuola dell'infanzia L'ordinamento della scuola d'infanzia è disciplinato da D.p.r. 89/2009 (riforma Gelmini) e prevede che duri tre anni e la sua frequenza non è obbligatoria. Le classi non sono inferiori a 18 e non superiori a 26 (20 in caso di bambini con disabilità grave). L'orario è di 40 ore settimanali con possibilità di prolungamento a 50 o di riduzione a 25 ed è compresa una quota per l'insegnamento della religione. 2. Scuola primaria Il primo ciclo di istruzione si divide in: 1) scuola primaria (5 anni) 2) secondaria di primo grado (3 anni) Scuola primaria è articolata in un primo anno pensato come continuo della scuola di infanzia, due bienni al termine dei quali si passa alla secondaria di primo grado. La sua frequenza è obbligatoria. Le classi contengono un numero di alunni non inferiore ai 15 non superiore ai 26 (8 - 18 in casi di pluriclassi), mentre non inferiore a 10 nei comuni montani e non superiori a 20 in caso di disabilità. Sono iscritti alla scuola primaria di primo grado i bambini che hanno compiuto sei anni entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento, altresì quello che compiono sei anni entro il 30 aprile (anticipi di iscrizione). Questo anticipo deve essere richiesto solo se consigliato dai docenti di infanzia. L'orario scolastico è di quattro modelli: 24, 27 fino a 30 ore, nonché 40 col tempo pieno. nel tempo pieno vi sono 2 insegnanti e uno specifico progetto formativo integrato. Il tempo scuola ordinario è svolto invece dall'insegnante unico, attivabile su richiesta dalle famiglie. In realtà è ancora molto utilizzato il modello di insegnamento multiplo e anche nel caso di modello unico ci sono sempre i docenti di sostegno, di religione e di lingua che lo affiancano. Le discipline obbligatorie sono: italiano, lingua inglese, storia, geografia, cittadinanza e costituzione, matematica, scienza, musica, arte e immagine, educazione fisica, obbligatoria secondo il comma 33, in tutte le scuole secondario di secondo grado per almeno 400 ore per il secondo biennio e nell'ultimo anno degli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore per i licei. Nella L.145/2018 vengono ridimensionate le ore e si passa alle 210 per il triennio terminale dei professionali, 150 per i tecnici e 90 per i licei. 9. L'iscrizione a scuola e le vaccinazioni Per facilitare l'orientamento le scuole organizzano open day. L'iscrizione è da effettuarsi solo online (d.l. 95/2012) e si necessità del consenso di entrambi i genitori. Alunni con disabilità devono consegnare la certificazione dell'Asl di competenza. Anche gli alunni di cittadinanza non italiana seguono la stessa procedura. Prima ci si poteva iscrivere solo alla scuola del luogo di residenza, ora c'è libera scelta ma vincolata all'accettazione con riserva delle scuola in base alle risorse e i posti disponibili. Per l’art.3 del d.I. 73/2017 in L.119/2017 i Dirigenti scolastici devono verificare che all'atto dell'iscrizione il minore compreso tra 0 e 16 anni presenti la documentazione provante l'avvenuta effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie. Per nidi e scuole di infanzia la suddetta certificazione costituisce requisito di accesso. Le vaccinazioni sono obbligatorie e gratuite. In caso di mancata osservanza il dirigente si riserva di convocare a colloquio i genitori, i quali se si rifiutano ulteriormente pagano una multa dai 100 ai 500 euro. Con la circolare 20546/2018 per i minori dai 6 ai 16 anni resta valida la documentazione già presentata all'anno di iscrizione. Per i minori tra i 0 e i 6 anni per la prima iscrizione è possibile presentare dichiarazione sostituiva di autocertificazione di avvenuta vaccinazione. 10. L'insegnamento della religione cattolica (IRC) | genitori possono scegliere se avvalersi di questa attività, disciplinata tra lo Stato e la Santa Sede con l'accordo del 1985. Gli esentati possono scegliere tra attività alternative quali: didattica alternativa, studio individuale, non frequenza della scuola. | docenti di religione cattolica partecipano al Consiglio di classe. CONTINUITA’ EDUCATIVA E ORIENTAMENTO 1. Il principio della continuità Mira alla conoscenza approfondita dell'alunno attraverso una logica di sviluppo progressivo e continuativo. La continuità verticale raccorda i diversi ordini di scuola e le diverse classi dello stesso ordine, mentre la continuità orizzontale si focalizza sulla comunicazione e sullo scambio tra le diverse agenzie educative (scuola, istituzioni, famiglia, territorio). La continuità verticale si sviluppa tra infanzia, primaria e secondaria di primo grado, mentre nel passaggio alla secondaria di secondo grado essa si traduce in attività di orientamento. 2. La continuità orizzontale Per l'articolo 30 Cost. l’azione della scuola si esplica attraverso la collaborazione con la famiglia. La continuità dipende da tre fattori: * Stili relazionale: l’educatore analizza la relazione tra il bambino e i parenti per entrare a farne parte * Lospazio e i materiali: introdurre nello spazio scolastico oggetti di uso quotidiano del bambino * La gestione della routine: conoscere le abitudini quotidiane in casa 3. La continuità verticale | tre ordini di scuola coinvolti (infanzia, primaria e sec. di sec. gr.) sono stati riformati tutti tra gli anni '80 e ’90 in un'ottica di continuità. La prima scuola è la scuola della simbolizzazione: la primaria procede dal predisciplinare alle discipline, mentre la secondaria di | grado è la scuola disciplinare per eccellenza. La continuità non è una prosecuzione meccanica ma una successione non traumatica di esperienze diverse. 4. Gli istituti comprensivi Con la L. 111/2011 le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado devono essere obbligatoriamente aggregate in istituti comprensivi. Questo consente l'affermazione di una scuola unitaria di base che prende in carico i bambini dai 3 anni fino al termine del primo ciclo. E’ prevista l’unitarietà degli organi collegiali dei 3 ordini e un unico collegio docenti. Il decreto 65/2017 istituisci il sistema integrato 0-6 anni e la costituzione di poli per l'infanzia presso gli istituti comprensivi. 5. L'orientamento Orientamento permette il passaggio dal primo al secondo ciclo. L'orientamento però è un diritto del cittadino in ogni età per gestire e pianificare il proprio apprendimento e le proprie esperienze. Esso è lifelong learning. e. Orientamento educativo: conoscenza delle proprie attitudini e Orientamento formativo: ricerca autonoma di fonti, tecniche di porblem solving ecc. e Orientamento informativo: informazioni fornite da insegnanti ed esperti e Orientamento personale: rapporto interpersonale fra chi chiede aiuto ed esperto VALUTAZIONE E AUTOVALUTAZIONE DELLE SCUOLE 1. La valutazione nel sistema scuola Diversi profili di valutazione: didattica, di istituto, del sistema scuola. Le scuole dell'autonomia sono tenute a dotarsi di strumenti e procedure per verificare i risultati in riferimento agli standard. Vi è quindi una valutazione interna (autovalutazione) e una esterna di sistema. Il Sistema Nazionale di valutazione è stati istituito nel 2004 2. Il Sistema nazionale per la valutazione del sistema educativo D. Lg. 19-11-2004 articola quindi lo SNV con l’obbiettivo di valutare efficienza ed efficacia del sistema. Dal dpr 28-3-2013, n. 80 esso si articola in: - INVALSI «INDIRE -CONTINGENTE ISPETTIVO Non dovrebbe sussistere nessuna volontà sanzionatoria o punitiva ma altrimenti migliorativa. L'INVALSI ha il compito più ampio diventando più importante del MIUR per la definizione dei contenuti della formazione e dei curricula. Per l’art.3 infatti essa possiede il compito di proporre protocolli di valutazione, programmi di visita alle istituzioni scolastiche da parte degli ispettori, definire indicatori di efficacia e ed efficienza e per la valutazione dei Dirigenti. L’INDIRE fornisce sostegno ai processi di miglioramento e innovazione educativa, di formazione del personale di scuola e di documentazione e ricerca. Infine il corpo ispettivo ha la funzione di valutare scuole e dirigenti scolastici coordinato dalla funzione ispettiva dell’SNV e dai nuclei di valutazione esterna. 3. L'INVALSI Oltre a svolgere un ruolo di coordinamento funzionale dell’SNV è un ente di ricerca che si occupa di: verifiche periodiche sulle abilità degli studenti ricerca nell’ambito delle sue finalità studiare le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica iniziative per assicurare la partecipazione ai progetti di ricerca europea attività di supporto e assistenza tecnica all’amministrazione scolastica attività di formazione del personale docente e dirigente formulare proposte al MIUR rilevazioni periodiche nazionali metodologie per la valutazione prove nazionali per esami di Stato iniziative di valorizzazione del merito supporto a regioni e enti territoriali per loro attività di monitoraggio 4. L’INDIRE Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa è un ente di ricerca articolato in tre nuclei territoriali: Torino, Roma, Napoli: formazione personale docente formazione personale non docente e dei Dirigenti scolastici utilizzo nuove tecnologie per innovazione didattica sviluppo collaborazione internazionale delle istituzioni scolastiche e universiarie aggiornamento continuo delle scuole, insegnanti, dirigenti, personale ATA 5. Il processo di valutazione e autovalutazione delle scuole Il processo di valutazione delle scuole può sintetizzarsi in tre fasi: 1) autovalutazione: analisi e verifica del servizio su base dei dati del sistema informativo del Ministero. Elaborazione del Rapporto di Autovalutazione (RAV) e formulare un piano di miglioramento. La gestione è affidata al Dirigente 2) Valutazione esterna: visite di nuclei di valutazione che ridefiniscono i piani di miglioramento (10 percento delle scuole ogni anno) 3) Azioni di miglioramento: definizione e attuazioni di interventi con il supporto dell’INDIRE e di altri istituti. 6. L'autovalutazione delle scuole: Il Rav Il RAV è curato dal dirigente scolastico insieme al NIV (nucleo di valutazione interno). Possono fare parte del NIV tutti i docenti. Il Rav costituisce una versione semplificata del modello INVALSI CIPP con tre differenti aree di analisi: esiti, contesto e processi: e Contestoe risorse: contesto socie economico, opportunità e debolezzi, territorio, capitale sociale, risorse economiche, materiali, risorse professionali. * Esiti degli studenti: soprattutto quelli delle prove standardizzate e i risultati degli alunni dopo la scuola * Processi metti in atto dalla scuola: pratiche educative e didattiche, stato del ambienti di apprendimenti, metodologie innovative, metodologie relazionali. 7. L'autovalutazione delle scuole: il Piano di miglioramento (PDM) La fase successiva al Rav prevede il PDM (piano di miglioramento) curato dal Dirigente e NIV, basato su due tipi di interventi: pratiche educative e pratiche organizzative. Tutto è regolato da d.lgs. 297/1994 al Capo | del Titolo I, T.U in materia di istruzione 9. Il Consiglio di intersezione, di interclasse e di classe Il consiglio di intersezione della scuola di infanzia è composto dagli insegnanti dello stesso plesso e dai docenti di sostegno, da un rappresentante dei genitori ed è presieduto dal Dirigente scolastico. Il c. di intersezione della scuola primaria è composto da docenti di gruppi classe paralleli, rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi, docenti di sostegno, Dirigente. Il consiglio di classe proprio della secondaria è composto da docenti di ogni classe (anche docenti sostegno), e si occupa dell'andamento generale della classe, presieduto dal Dirigente. Questi Consigli hanno il compito di formulare al Collegio docenti proposte per l’azione educativa e didattica. Essi regolano anche il coordinamento didattico, i rapporto interdisciplinari, la valutazione periodica e finale degli alunni. 10. Collegio dei docenti E’ un organo collegiale composto esclusivamente dal personale insegnante. La sua formazione è automatica, ne fanno parte tutti gli insegnanti dell'istituto, ed è presieduto dal Dirigente scolastico ed il suo voto prevale in caso di parità. Si insedia all’inizio di ogni anno scolastico e si riunisce ogni volta che il DS ne ravvisa la necessità, ma obbligatoriamente ogni trimestre o quadrimestre. Il Collegio esercita: * Poteri deliberanti sul funzionamento didattico ed elabora il PTOF * Poteridi proposta nei confronti del dirigente per la formazione e composizione classe, assegnazione ai docenti, formulazione orario, svolgimento attività *. Poteri propulsivi: promuove iniziative e aggiornamenti * Poteridi indagine: ricerche su scarso profitto o comportamento irregolare e Poteri consultivi: formula pareri su eventuale necessità di sospensione di docenti Il Collegio docenti è sottoposto all'autorità del Consiglio di Istituto e quindi gli spettano poteri in ambito esclusivamente tecnico-didattico 11. Il Consiglio di circolo o d'istituto Il Consiglio di istituto è l'organo a cui è affidato il governo economico finanziario della scuola. Composto da 14/19 membri, fanno parte i rappresentanti del personale docente, del personale non docente, dei genitori, degli studenti e il Dirigente. Possono partecipare specialisti ed esperti con ruolo consultivo. E’ presieduto da uno dei suoi membri eletto tra i rappresentanti dei genitori a maggioranza assoluta e il segretario viene nominato dal presidente. L'organo dura in carica tre anni. | rappresentanti studenteschi vengono eletti anno per anno. Le sue funzioni sono: * Approva il PTOF * Approva il bilancio preventivo e il conto consuntivo * Adotta il Regolamento di istituto e Adatta il calendario scolastico | Consigli eleggono una Giunta esecutiva, nella quale ci sono il Dirigente che presiede, capo dei servizi di segreteria, un docente, un non docente, due genitori. La giunta resta in carico tre anni e svolge compiti preparatori ed esecutivi. Il Regolamento d'istituto è il documento emanato dal Consiglio di Istituto e si compone in più parti e comprende norme riguardanti: Vigilanza sugli alunni Comportamento alunni Regolamentazione ritardi, uscite, assenze, giustificazioni Uso degli spazi comuni, laboratori e biblioteca Conservazione delle strutture e delle dotazioni Mensa Uso di dispositivi multimediali Assicurazione Viaggi di istruzione Modalità di comunicazione con studenti e gentori Calendario riunioni degli incontri scuola famiglia 12. Il Comitato per la valutazione degli insegnanti La L. 107/2015 introduce il Comitato per la valutazione dei docenti, che coadiuva il DS nell’assegnazione dei bonus di merito. Ha durata triennale, presieduto dal DS ed è composto da tre docenti - due scelti dal Collegio e uno dal Consiglio - due rappresentanti dei genitori, un componente esterno - scelto dall'Ufficio regionale. 13. L'assemblea dei genitori Gli studenti della scuola secondaria superiore e i genitori degli alunni di ogni ordine hanno diritto alla assemblea nei locali della scuola. Le assemblee studentesche di classe e di istituto sono proprie della scuola superiore e sono momenti di partecipazione democratica. L'assemblea di classe è convocata su richiesta dei genitori eletti e autorizzata dal Dirigente 14. Il Dirigente scolastico e i suoi collaboratori Soprattutto con la Buona Scuola il DS assume un ruolo di rilevo, essendo responsabile della gestione unitaria dell'Istituzione, delle risorse umane, finanziarie e organizza l’attività scolastica e le relazioni sindacali. Esso è un vero e proprio datori di lavoro ed è chiamato ad una gestione imprenditoriale delle proprie funzioni nell'ottica di un’azienda-scuola. Può avvalersi di docenti da lui individuati per specifici compiti ed è coadiuvato dal Direttore dei servizi generali e amministrativi (DSGA). Questi docenti verranno retribuiti con i finanziamenti a carico del fondo per le attività aggiuntive (FIS). IL collaboratore vicario, ex-vicepreside, sostituisce il DS in caso di assenza, su delega. Le funzioni strumentali sono funzioni obiettivo dell'autonomia per la realizzazione del PTOF e vengono assegnate a dei docenti scelti dal DS. IL DSGA sovraintende i servizi amministrativi e coordina il personale ATA. LA CULTURA DEL RAPPORTO SCUOLA-TERRITORIO 1. Definizione di territorio Da tempo nel nostro paese è in atto uno snellimento dell’amministrazione al fine di fornire alle scuole strumenti di autonomia, ridefinire strumenti di governo, costruire partecipazione e consenso. Una rete di soggetti, quali il Ministero, i suoi organi periferici, le scuole, il sistema delle autonomie locali, soggetti pubblici e privati, formano ciò che viene comunemente nominato Territorio. Esso esprime quindi unità decisionali amministrative, enti di riferimento ed è concepito come laboratorio potenziale dove sussiste la dialettica tra domande e risposte di questi enti e allo stesso tempo è banco di prova dove ogni progetto cerca compatibilità. E’ il luogo della partecipazione dei cittadini nelle strutture di volontariato, nei partiti e nei gruppi di interesse. Attraverso il territorio assistiamo all’ibridazione tra cultura locale e cultura globale in una continua contaminazione dove la scuola si colloca come mediatrice. Un progetto scuola/territorio quindi cerca di istaurare rapporto tra scuola ed enti locali per coniugare esigenze di dimensionamento e razionalizzazione con quelle di servizio e partecipazione. 2. Regionalismo Processo avviato negli anni 70 in cui si sono costituite le Regioni applicando il dettato costitutzionale per un processo di articolazione della territorialità all’interno dello Stato-Nazione. L'articolo 117 della Costituzione assegna infatti poteri decisionali ad aree geopolitiche subnazionali (20 regioni). Lo stato ha competenze legislative su alcune materie ed entra in concorrenza legislativa con le Regioni su altre. 3. Il principio di sussidiarietà Il concetto di sussidiarietà deriva dalla dottrina sociale della chiesa cattolica, emanato nell’Enciclica Quadragesima anno 1931, affermava che non si possono togliere ai singoli per trasferirli alla comunità attributi che essi stessi sono in grado di acquisire di propria iniziativa. Esso intente quini promuovere lo svilppo di copri intermedi che svolgono una funzione di raccordo tra lo Stato e i territori. Negli anni 80 il concetto entra giuridicamente attraverso l'Unione Europea del trattato di Maastricht che stabilisce una relazione di sussidiarietà tra l'ente sovraordinato che svolge la funzione sussidiaria (UE) e gli Stati che invece sono più vicini ai cittadini. La sussidiarietà in Italia comincia con la legge Bassinini del 1997 e culmina con la stesura dell’art.118 della Costituzione. Questa permette di collocare le funzioni amministrative ad un livello di governo più vicino ai cittadini. Lo Stato funzione così si sostituisce ad uno Stato persona e le istituzioni svolgono un doppio ruolo: soggettualità autonome e allo stesso tempo fanno parte della piattaforma di sistema. Non si tratta di una gerarchia bensì di un coordinamento nel quale vi è un ruolo attivo dell’UR per la promozione degli obbiettivi. Questi obbiettivi sono: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia, coerenza. L'apertura consiste nella comunicazione istituzionale. La partecipazione è lo stimolare l'interesse dei cittadini attraverso forme collaborative. L'efficacia riguarda i tempi e gli obbiettivi chiari. La coerenza riguarda le politiche dei vari soggetti che devono essere coerenti tra di loro. La sussidiarietà è verticale dallo Stato alla singola scuola e orizzontale quando equipara le scuole private e quelle pubbliche. 4. Glocalismo e analisi del territorio Glocalismo è un neologismo che significa pensare globalmente e agire localmente. Per cogliere le caratteristiche economiche, demografiche e socioculturali del territorio occorre: conoscere i dati della popolazione attiva, disoccupata ecc., stimare le risorse economiche, conoscere il sistema produttivo, verificale la possibilità di stringere alleanze col mondo economico. 5. Disegnare le mappe dell'identità socio-culturale di un territorio E' necessario stimare: il livello di istruzione, domande di formazione da parte di età non scolare, la diffusione di strumenti culturali, le strutture che contribuiscono alla diffusione della cultura (biblioteche, teatri, cinema), eventuali bisogni linguistici delle minoranze, il rischio alfabetico, intercettare le associazioni di volontariato e di cura di 1. Il concetto di competenza Generalmente è la capacità di padroneggiare situazioni complesse, l'insieme delle conoscenze, abilità e degli atteggiamenti che consentono ad individuo di ottenere risultati utili all'adattamento. Competenze cognitive (disciplinari, professionali ecc.), competenze metacognitive (consapevolezza e controllo dei propri processi di apprendimento), competenze trasversali (problem solving, decision making, creativity). 2. Le competenze nel contesto scolastico italiano Il concetto viene introdotto nel 1988 e ribadito nella riforma Berlinguer/De Mauro del 2000 art.1 e ancora nella riforma n.53 del 2003 art.2. Nel Profilo educativo, culturale e professionale dello studente (d.lgs, 10 febbraio 2004 n.59) vengono precisate le competenze: Esprimere un personale modo di essere e proporlo agli altri Risolvere problemi Riflettere su se stesso e gestirsi Comprendere la complessità dei sistemi simbolici e culturali Maturare il senso del bello Conferire senso alla vita hahahhahahh 3. Le competenze chiave per l'apprendimento permanente (18 dicembre 2006) L'Unione Europea fissa alcuni obbiettivi comuni a tutti gli Stati membri al fine di garantire il livello di ricerca e istruzione conforme. Gli Stati rimangono sovrani in materia di istruzione ma L’UE svolge un ruolo di sostegno delle politiche nazionali. Col trattato di Maastricht nel 1992 si inizia a parlare dell’incremento dell'istruzione di qualità. Col vertice di Lisbona del 2000 si confermano degli obbiettivi da raggiungere entro il 2010: aumento della qualità dell'offerta, facilitazione all'accesso, apertura dei sistemi verso il lifelong learning. Il 3 marzo 2010 la Commissione europea popone una nuova strategia, la Strategia di Lisbona 2020. Si individuano tre motori di crescita: crescita intelligente, crescita sostenibile, crescita inclusiva. La strategia di Lisbona vuole garantire le competenze di base in ogni ambito. Con la raccomandazione del Parlamento e del Consiglio 18 dicembre 2006 relativa alle competenze chiave per l'apprendimento si predispongono strategie quali: strumenti per sviluppare competenze chiave, riconoscimento degli svantaggi educativi, lifelong learning, a proposito dello sviluppo di competenze chiave che sono: Comunicazione madrelingua Comunicazione lingue straniere Competenze matematiche e base in scienza e tecnologia Competenze digitale Competenze sociali e civiche Imparare ad imparare Spirito di iniziativa e imprenditorialità Consapevolezza ed espressione culturale 4. La Raccomandazione sulle competenze chiave per l'apprendimento permanente del 2018 In questa raccomandazione si prevedono maggiori competenze imprenditoriali, sociali e civili. Con l’automatizzazione e la diffusione delle tecnologie è necessario rivedere costantemente le competenze da sviluppare. Il pilastro europeo dei diritti sociali del 17 Novembre 2017 sancisce come diritto della persona l'istruzione e la formazione che permetta di acquisire competenze per partecipare alla società e al mondo del lavoro. Si è però certificato che c'è una quota elevata di adolescenti ed adulti che ha competenze di base insufficienti. Nel 2015 uno studente su 5 aveva gravi difficoltà in lettura, matematica, scienze. In alcune paesi adulti fino ad un terzo possiedono insufficienti competenze alfabetiche e matematiche. La Raccomandazione combina conoscenze, abilità e atteggiamenti dove la conoscenza sono le cifre, concetti, idee, abilità sono i know how e gli atteggiamenti sono le predisposizioni mentali. Sono particolarmente importanti oggi le competenze nelle abilità linguistiche, della scrittura, del calcolo e delle tecnologie dell’informazione (TIC). Si possono individuare 8 competenze chiave: Alfabetica funzionale Multilinguistica Matematica, scientifica e tecnologica Digitale Personale e sociale In materia di cittadinanza Imprenditoriale Di espressioni culturali 5. La Raccomandazione sulla promozione di valori comuni europei del 2018 La Raccomandazione Europea del 2018 vuole contribuire a contrastare i fenomeni del populismo, della xenofobia, del nazionalismo alimentati dalle fake news, sottolineando come I’UE abbia garantito pace e prosperità. Si registra una ignoranza diffusa sul funzionamento dell'UE (44% delle persone non ne sa nulla) e quindi ci si propone di promuovere l'identità europea grazie all'istruzione, insieme all’alfabetizzazione mediatica e la capacità di pensiero critico. 6. Le competenze nelle indicazioni nazionali 2007 e 2012 Nel 2007 si sono emanate nuove indicazioni per il curricolo per la scuola di infanzia e per il primo ciclo di istruzione. Ma è soprattutto nel 2012 che si pone il tema delle competenze anche in questi ordini di scuola. In particolare sull’apprendimento attivo e su: Valorizzare esperienze e conoscenze degli alunni Promuovere interventi adeguati per le diversità Apprendere per esplorazione e scoperta Apprendimento collaborativo Consapevolezza del proprio stile di apprendimento Laboratorialità SEZIONE Il: LA NORMATIVA SULL’INCLUSIONE LA NORMATIVA SULL'INTEGRAZIONE DEGLI ALUNI DISABILI: STORIA ED EVOLUZIONE 1. Dall'integrazione all’inclusione Integrazione ed inclusione sono spesso considerati erroneamente sinonimi. L'integrazione è un concetto superato, il quale prevedeva che i disabili dovessero seguire percorsi di istruzione separati. Esso fa riferimento a un modello risalente agli anni 70°. Dal 2009 si è passati definitivamente al concetto di inclusione dove non è l'alunno disabile a doversi integrare, ma è la scuola a doverlo includerlo, rimodellando il suo stesso approccio. L’inclusione della diversità, si pensi anche a quella degli allievi stranieri, è l'occasione per il confronto tra storie e culture diverse. E' quindi importante che la scuola faccia riscoprire alle nuove generazioni il senso della memoria per aprirsi alla diversità del passato, ma anche del presente e del futuro. E’ richiesto un profondo cambiamento di stile e di comportamento da parte dei docenti nel progettare i percorsi formativi in stretta collaborazione con il sistema scuola- famiglia-territorio complessivo. 2. L'integrazione scolastica Il processo di inclusione e integrazione dei disabili si è avviato ormai da oltre 30 anni ed è stato concomitante allo sviluppo della pedagogia come scienza, le cui pratiche non possono essere per altro la semplice applicazione degli adempimenti burocratici. La scuola “aperta a tutti” nasce in Italia negli anni che seguirono la contestazione giovanile del 1968. L'obiettivo della protesta studentesca era la scuola, istituzione che rifletteva le profonde differenze sociali del mondo borghese. Le lotte studentesche, proseguite con “i ragazzi dell’85” e “la pantera” diedero una spallata alle arretrate concezioni della scuola e sensibilizzarono la collettività delle contraddizioni della Si tratta spesso di problematiche non certificabili dalla L.104/1992, le quali non determinano per la l'alunno il diritto all'insegnante di sostegno. Ciononostante i consigli di classe, preso in carico la documentazione clinica, possono decidere di attivare strumenti compensativi e misure dispensative previsti dalla L. 170/2010 6. Le linee guida per l'accoglienza degli alunni stranieri (nota MIUR n. 4233/2014) La normativa sui BES include anche gli alunni con svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale. Si tratta per lo più di difficoltà di tipo transitorio. L'inserimento degli stranieri in classe, già per la scuola di infanzia e di primo grado, trova nelle Indicazioni nazionali del 2012 le finalità: ovvero fare acquisire padronanza linguistica e culturale agli alunni, con una particolare attenzione agli immigrati di prima generazione. La Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia dell'ONU (1989) promuove l'integrazione culturale e la valorizzazione della cultura di provenienza e concede il diritto all'istruzione alle stesse condizioni degli alunni autoctoni. Per gli stranieri vale ugualmente quindi, anche l'obbligo di iscrizione a scuola. La loro iscrizione può avvenire in qualsiasi momento dell’anno scolastico. L'art. 45 d.p.r. 394/1999 (regolamento sull’immigrazione) rimette al Consiglio di istituto e al Collegio dei docenti la responsabilità per un corretto inserimento per età, livello di competenze e scolarizzazione pregressa. 7. La valutazione (d.lgs. 62/2017) questa norma certifica le competenze e gli esami di Stato per gli alunni con disabilità, DSA e altri BES, integrando tutte le normative precedenti: e O.M. 9- 3 - 1995 n. 80 “norme per svolgimento esami handicappati” (art.13) e Legge 104/1992 art. 16 “valutazione del rendimento e prove d'esame: 1) valutazione su piano educativo individualizzato, 2) prove di esame idonee a valutare il progresso dell'allievo in confronto alle sue potenzialità, 3) Tempi più lunghi per prove equipollenti con presenza di assistenti per autonomia e comunicazione * O.m. 21-4-1997, n.266, per scrutini ed esami: tutti gli elementi della valutazione devono essere riportati in una specifica relazione predisposta dal consiglio di classe e Om 9-3-1995, n. 80: scrutini e esami e Dpr 2009 n. 122, regola la valutazione ammettendo al possibilità di prove differenziale con valore equivalente a quelle ordinarie, sostenute con uso di attrezzatura tecniche e sussidi didattici. Il voto è riportato in decimi come i normodotati, e senza menzione delle modalità di svolgimento delle prove. e Om. 2015, n.11 istruzione e modalità organizzative per lo svolgimento degli esami di Stato 8. Lo scenario internazionale: Convenzione ONU ratificata con la legge 3 marzo 2009, n.18 e ICF La Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal Parlamento italiano con la legge 3 marzo 2009, n. 18, impegna tutti gli Stati a prevedere forme di integrazione scolastica nelle classi comuni. L'Italia è stata tra i primi paesi al mondo ad applicarla. Si va affermando così il “modello sociale della disabilità”, dove questa è concepita come l'interazione fra il deficit di funzionamento della persona e il contesto sociale. Questi principi sono espressi dall’ICF che è il modello classificatorio biopsicosociale, il quale insieme al ICD che teine conto della diagnosi clinica, si fa un quadro complessivo della disabilità. 9. La strategia europea sulla disabilità Contenuta nella più ampia strategia Europa 2020 che agiva principalmente su tre punti: intelligenza, sostenibilità e inclusività vengono promosse iniziative per rompere le barriere della disabilità, individuando 8 aree d'azione: e Accessibilità (beni, servizi, dispositivi di assistenza, trasporti, strutture e tecnologie) * Partecipazione: ovvero riconoscere i pieni diritti di cittadinanza, rimuovere gli ostacoli alla mobilità, assicurare qualità dell'assistenza ospedaliera, promuovere accessibilità di strutture e servizi non solo medici, ma anche sportivi, ricreativi, culturali * Uguaglianza: contrasto alle discriminazioni * Occupazione: aumento dei lavoratori disabili sul mercato con opportuni incentivi * Istruzione e formazione: misure di accompagnamento con figure professionali, accesso ai programmi della mobilità studentesca dell'UE e Protezione sociale: provvedimento contro la disparità di reddito, povertà ed esclusione sociale ai quali sono esposti i disabili attraverso pensioni, alloggi sociali, accessi semplificati ai servizi di base * Salute: libera fruizione dei servizi sanitari * Azione esterna: UE si impegna a sostenere i paesi mediante finanziamenti e istante internazionali. L'ATTUALE QUADRO NORMATIVO IN MATERIA DI INCLUSIONE 1. La legge 107/2015 e il decreto attuativo d.lgs. n. 66/2017 Questa legge e il suo decreto attuativo ampliano notevolmente l'inclusione attraverso il coinvolgimento di tutte le componenti scolastiche. L’inclusione si realizza principalmente con il Piano individuale, del quale il PEI è parte integrante. Dal punto di vista della governance ci sono compiti specifici per ogni istituzione ed un incremento della qualificazione professionale per le Commissioni mediche e il riordino e rafforzamento dei Gruppi di lavoro per l'inclusione scolastica. Lo stato provvede ad assegnare (art.3): docenti di sostegno, personale ATA in base al numero dei disabili, risorse economiche. Presso il MIUR si istituisce l'Osservatorio permanente per l'inclusione scolastica. L'organo ha compiti di monitoraggio, analisi e proposta su leggi e norme. Un'altra novità importante è l'attivazione della valutazione della qualità dell’inclusione realizzata integrando il dpr n.80/2013 che regolava il sistema nazionale di valutazione. La valutazione è prodotta dall'INVALSI con tali indicatori: Livello di inclusività del PTOF Realizzazione percorsi personalizzati Livello coinvolgimento interno nell’elaborazione del PAI Valorizzazione competenze professionali Condivisione famigli e operatori Accessibilità risorse La domanda per l'accertamento della disabilità deve essere presentata (legge 1992) presso l'INPS. Il Profilo di funzionamento che comprende la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale, costituisce il documento propedeutico alla struttura del Progetto individuale e del PEI. La novità più significativa è l'adozione del modello biopsicosociale della classificazione internazionale del funzionamento (ICF) nell'ambito del profilo di funzionamento, il quale descrive lo stato di salute in relazione ai contesti di vista e relazione. La struttura del PEI (Piano Educativo Individualizzato) non cambia ma si tiene conto che: E' redatto in base alle certificazione di disabilità e al profilo di funzionamento; definisce gli strumento per l'effettivo svolgimento dell’alternanza scuola lavoro; garantisce l’interlocuzione tra i documenti nel passaggio di scuola a scuola. Il Progetto Individuale è redatto dai Servizi sociali in collaborazione con le famiglie, sulla base del profilo di funzionamento. Dal versante più propriamente istituzionale il Piano per l'inclusione risulta essere il principale documento programmatico. Tale documento illustra gli interventi educativi necessari e formula un'ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse. Questo viene compreso nel PTOF. L'art.16 affronta il problema dei disabili domiciliati e dell'istruzione domiciliare fornendo le direttive per la collaborazione tra USR, enti locali, ASL. Un altro elemento importante è la formazione inziale universitaria specifica degli insegnanti di sostegno della scuola di infanzia e primaria, caratterizzata da un aumento dei crediti in Didattica Inclusiva e Pedagogia speciale nel corso di Laurea Magistrale in Scienze delle Formazione Primaria, per un totale di 60 crediti. 2. Le modifiche e le integrazioni del D.Lgs. 96/2019 Il decreto del 2019 amplia la responsabilità ancor di più all'intera scuola e non alla singola classe. Si pone su tre principi cardine: * Principio dell'accomodamento ragionevole (utilizzo strategico delle risorse) * Principio dell’autodeterminazione (mettere gli studenti in condizioni di potersi esprimere) e Principio della corresponsabilità educativa La domanda per l'accertamento della condizione di disabilità deve essere corredata da certificato medico diagnostico-funzionale, presentato poi all'istituto nazionale. Nell’art.4 si prevede una più dettagliata composizione delle Commissioni mediche, dove devono essere sempre presenti un medico specialista in pediatria e un medico specializzato nella patologia dell'alunno specifico. Tali commissioni sono integrate da un assistente specialistico o da uno psicologo. Contestualmente l'accertamento, ove richiesto, si accerta anche la condizione di disabilità in età evolutiva. Cioè si rilascia ad ogni passaggio di ciclo scolastico una certificazione che tiene conto dei progressi e delle evoluzioni. Anche il PEI viene adattato all’ICF e deve contenere la quantificazione delle ore e delle risorse necessarie per il sostegno, va redatto in via provvisoria entro giugno e in via definitiva non oltre il mese di ottobre. Il decreto rafforza la collaborazione interistituzionale sul territorio. IL progetto individuale quindi non è più esclusivo dell'ente locale, ma si configura in collaborazione con l’ASL. Le seguenti disposizioni sono attuate tramite questo decreto: *. Nuova composizione delle commissioni mediche * Adozione profilo di funzionamento (PF) * Piano educativo individualizzato approvato dai gruppi per l'inclusione Viene poi rinnovato l'assetto dei Gruppi per l'inclusione: * GLIR: Gruppo di lavoro interistituzionale regionale che ha il compito di consulenza e proposta all'USR per la definizione dei programmi per l'inclusione 5. | Gruppi per l'inclusione nella disciplina del d.lgs. 66/2017 L'attuale disciplina definisce i nuovi gruppi per l'inclusione scolastica: e. Gruppo di Lavoro Interistituzionale regionale (GLIR): istituito presso ogni USR con compiti di consulenza proposta, attuazione e verifica, supporto ai gruppo per l'inclusione territoriale e alle reti di scuole, presieduto dal direttore dell’USR prevedere la partecipazione dei rappresentanti delle regioni e degli enti locali e delle associazione dei disabili e Gruppo per l'inclusione territoriale (GIT): compito di ricevere dai dirigenti la quantificazione delle risorse, confermandole o esprimendo parere difforme, è presieduto da un dirigente tecnico o scolastico ed è composto da tre dirigenti scolatici dell'ambito di riferimento, da due docenti per la scuola dell'infanzia e superiore, nominati dall’USR. Il GIT supporta le scuole nella definizione del PEI. * Il Gruppo di lavoro per l'inclusione (GLI): istituito presso ogni istituto ha compito di programmazione, proposta, supporto al collegio docenti per il Piano per l'inclusione ed è composto da docenti, personale ATA, specialisti dell'ASL. e II GLHO (gruppo di lavoro operativo per l'inclusione) (modif. da D.Igs. 96/2019) è costituito presso ogni istituzione scolastica per definire il PEI per la verifica del processo di inclusione, proposta di quantificazione di ore di sostegno. Composto da team di docenti o dal consiglio di classe, con partecipazione dei genitori del soggetto, da figure professionali specifiche ed è consentita la partecipazione attiva degli studenti. TAPPE DELL'INTEGRAZIONE SCOLASTICA E IL PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO 1. L'accertamento della disabilità La normativa 105/1992 con modifiche del decreto 66-2017 e 96-2019 regola la materia. La procedura di accertamento della disabilità inizia con la domanda di accertamento e si conclude con la sua certificazione. Il documento unico Profilo di funzionamento sostituisce la diagnosi funzionale (DF) e il profilo dinamico funzionale (PDF) dal 2017. La domanda deve essere corredata da certificato medico diagnostico funzionale contenente diagnosi clinica e deve esser presentato all'INPS. La commissione medica che compie l'accertamento è costituita da medico legale, che è il presidente, due medici di cui uno specialista in pediatria o uno in neuropsichiatria infantile e l’altro specializzato nella patologia specifica, integrate da un assistente. Le commissione esaminano la domanda ed effettuano l'accertamento e questo è propedeutico alla redazione del Profilo di funzionamento secondo i criteri ICF e ai fini di formulazione del Piano educativo individualizzato (PEI). Il profilo di funzionamento è redatto dall'Unità di valutazione multidisciplinare composta da: * Specialista neuropsichiatria infantile * Almeno due di queste figure: professionista sanitario di riabilitazione, psicologo dell’età evolutiva, assistente sociale Il profilo di funzionamento contiene indicazioni che vanno dalle competenze professionali alle tipologie delle misure di sostegno e delle risorse strutturali utili all’inclusione. Alla sua redazione collaborano i genitori nel rispetto dell’autodeterminazione dello studente, con la partecipazione del DS. | genitori poi inviano il Profilo di funzionamento alla scuola ai fini della predisposizione del Piano educativo individualizzato. Il progetto individuale di cui il PEI fa parte è redatto dall’Ente locale di competenza con l’ASL sulla base del profilo di funzionamento con la partecipazione di scuola e genitori. 2. Il Piano educativo individualizzato (PEI) | Piano educativo individualizzato è il progetto di vita scolastica di ogni alunno con disabilità ove sono esplicitati i diversi interventi didattico educativi, la modalità di sostegno di didattico, la proposta di numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di assistenza igienica. Viene approvato ed elaborato dal Gruppo di Lavoro Operativo per l'inclusione (GLHOI) composto da docenti con partecipazione dei genitori nel rispetto del principio di autodeterminazione. Nel PEI occorre tenere conto dell’accertamento della condizione di disabilità e del Profilo di funzionamento, inoltre il documento indica le modalità di coordinamento degli interventi previsti e quindi si interseca con il Progetto individuale. Viene redatto in via provvisoria entro il mese di giugno e in via definitiva non oltre il mee di ottobre. Il PEI è redatto a partire dalla scuola di infanzia. Sulla base dei singoli PEI ogni scuola struttura il PTOF e predispone il Piano per l'inclusione dove sono definite le modalità per l’utilizzo coordinato delle risorse e delle misure di sostegno. 3. La progettazione del PEI Per elaborare un PEI efficace e funzionale occorre sapere le potenzialità dell'alunno. L'insegnante di sostegno deve fornirsi di tutte le informazioni necessarie che sono: 1) Relazione finale del PEI degli anni precedenti 2) Programmazione didattica individualizzante ) profilo di funzionamento ) verbali delle riunioni prevista dalla 104/92 ) eventuale progetto cotninuità ) Progetti di tempo integrato progetti significativi per l'integrazione 3 4 5 6 Deve essere compilato seguendo la classificazione ICF alla luce delle abilità dell'alunno, dei punti critici e di forza. Esso coinvolge più operatori e prevede: Raccogliere le informazioni con sturmenti oggettivi Utilizza e progetta griglie per la registrazione delle abilità Analizza le certificazioni e i documento scolastici Esamina tutti i dati relativi alla storia dell'alunno L'osservazione sistematica dovrà interessare: Asse cognitivo Asse affettivo relazionale Asse sensoriale Asse motorio prassico Asse neuropsicologico Asse dell’autonomia personale Le sezioni per la stesura finale secondo il modello del Ministero della Pubblica Istruzione sono: Storia clinica e familaire Valutazione aree fondamentali dello sviluppo Valutazione dimensione psicologica emotiva Progetto educativo Verifica finale L'osservazione può essere libera o con griglie, ma comunque continua e sistemica e avvalersi di indicatori. La definizione degli obbiettivi deve essere secondo due tipi: Educativi e didattici. Fanno parte della programmazione i contenuti, i tempi, i metodi, gli strumenti, le verifiche, la valutazione. Le operazioni progettuali coinvolgono tutti i docenti del consiglio di classe e la programmazione sarà riferita agli obbiettivi della classe, procede per obbiettivi semplificati ed è differenziata. Il consiglio di classe decide le linee operative assumendosi la comunicazione con la famiglia. IN caso di rifiuto della programmazione allora l'alunno seguirà la programmazione ordianria. Il docente di sostegno deve trovare la mediazione tra gli obbiettivi individuali e quelli di classe e dovrà anche valutare in itinere l'efficacia del PEI. Una volta focalizzati gli obbiettivi si passa alla scelta degli strumenti. Quando si parla di obbiettivi generali si intende capacità espressive, sintesi, analisi ecc. mentre per obbiettivi immediati sono quelli delle singole aree disciplinari. Nel caso del passaggio da un grado di scuola all'altro allora il DS deve accordarsi con la scuola precedente per garantire la continuità. Il metodo è improntato sulla ricerca-azione la quale deve garantire flessibilità, continuità e individualizzazione dell’apprendimento. 4. Prassi di programmazione didattica: una lezione inclusiva Nella declinazione della programmazione curriculare delle discipline i docenti dovranno tenere conto di volta in volta di ciascun obbiettivo e traguardo. La progettazione dipende da numerose variabili come analisi del contesto, situazione di partenza degli alunni, caratteristiche, conoscenze, unità di apprendimento di riferimento, discipline, classe di riferimento, docenti, età, periodo, modello, obiettivi di integrazione e inclusione, metodologie inclusive attivate, mediatori ecc. Vi sono elementi della progettazione che devono essere individuati nel dettaglio, per esempio le diverse fasi: Imput, nucleo dell'intervento e Output. LA PROFESSIONE DEL DOCENTE SPECIALIZZATO NEL SOSTEGNO DI DIDATTICO 1. Come si diventa docente di sostegno: concorso e titoli di accesso La disciplina del reclutamento è regolata dai decreti attuativi della Buona scuola, ovvero d.Ig. 59/2017 e d.Ig. 66/2017. L'evoluzione normativa è stata molto complessa con previsione di corsi intensivi, scuole di specializzazione, corsi universitari, fino ad arrivare con dlgs 249/20120 che ha stabilito che la specializzazione per le attività di sostegno si consegue esclusivamente presso le Università. L'attuale disciplina per l’accesso alla scuola primaria e dell'infanzia per il sostengo è Nell’elaborazione della programmazione Nelle strategie e nei contenuti rispondenti alle esigenze degli alunni Evidenzia il proprio orario di presenza e quello del personale assistenziale Concorda e predispone le valutazioni Concorda con il Consiglio eventuali percorsi speciali e riduzioni di orario o esoneri 7.1 compiti di pianificazione e programmazione Il numero complessivo di ore di sostengo può essere di 18 ore, nove ore, sei ore, oppure quattro ore e mezza. Il docente nelle scuole primarie e del primo ciclo, nel momento della pianificazione delle attività deve proporre al Consiglio classe una particolare programmazione didattica per l'alunno disabile sulla base del PEI. Esso deve contenere per ogni disciplina la strategia didattica da seguire, i criteri per la valutazione, gli obbiettivi didattici. COMPETENZE PSICO-PEDAGOGICHE E DIDATTICHE INDICE SEZIONE I: PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO, INTELLIGENZA E CREATIVITA’ 1. Percezione, attenzione e memoria 2.Lo sviluppo cognitivo e le forme di intelligenza 3.Le neuroscienze 4. Lo sviluppo del linguaggio 5. Sviluppo psicodinamico, sociale ed emotivo 6.L'adolescenza: teorie e modelli interpretativi 7. Creatività e pensiero divergente 8. Cenni di psicologia sociale SEZIONE Il: PEDAGOGIA, APPRENDIMENTO E DIDATTICA 1. Fondamenti di pedagogia 2.1 principali approcci teorici 3.Teorie, stili di apprendimento e mediazione didattica 4.La didattica per i bisogni di tutti e di ciascuno 5. Metodi e metodologie di insegnamento/apprendimento 6.La relazione educativa 7.La relazione scuola-famiglia e le agenzie educative SEZIONE Ill: MEDIA E TECNOLOGIE A SCUOLA 1. Media e tecnologie in ambito didattico 2.Le TIC e la scuola 3. Strumenti tecnologici per l'inclusione Il presente testo è stato scritto da Fabio Tesorone ed è il riassunto della seconda sezione del manuale ufficiale per la preparazione al TFA 2020, EDIZIONE SIMONE 2020, Il EDIZIONE. Ci si scusa per eventuali refusi, errori e traslitterazioni errate. SEZIONE I: PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO, INTELLIGENZA E CREATIVITA’ La prospettiva gestaltica, dominante nel primo decennio del Novecento sostiene che l'oggetto sia il prodotto dell'associazione di elementi sensoriali distinti. La teoria della Gestalt (forma) di Max Wertheimer invece, sostenne che la percezione non dipende dai singoli elementi, ma dalla strutturazione di questi in un insieme organizzato (Gestalt). L'organizzazione finale prevale sempre sugli elementi singoli. La prospettiva funzionalista è interessata all'aspetto soggettivo della percezione. lerome Bruner (1915 - 2016) mette in luce le variabili che si frappongono fra la presentazione dello stimolo e la risposta dell'individuo. La valenza affettiva che un dato oggetto ha per la persona influenza fortemente i tempi di riconoscimento. Secondo la teoria funzionalista (nota come new look) il soggetto interviene attivamente nel processo percettivo, mostrando implicitamente il bagaglio di esperienze passate. La prospettiva cognitivista studia i processi con cui l'individuo acquisisce le informazioni dall'esterno, le elabora e le consolida in una struttura. A differenza del comportamentismo, per il quale ogni esperienza è effetto di semplici associazioni stimolo-risposta, i cognitivisti rivalutano le operazioni che consentono questo feedback. La mente è una sorta di elaboratore elettronico di imput e output. Possiamo definire l'attenzione come la capacità cognitiva di mettere a fuoco specifici contenuti e inibire le informazioni valutate come irrilevanti. Essa è una potentissima attività di filtro che impedisce l'accumulo di dati inutili operando sull'informazione in entrata (input), selezionandola in base a interessi e aspettative. Secondo le ricerche dello psicologo inglese Donald Eric Broadbent (1926 - 1993) il filtro opererebbe in relazione a: * Finalità * Compiti * Aspettative del soggetto Selezionando stimoli rilevanti e scremando quelli irrilevanti dopo una prima analisi delle caratteristiche fisiche degli stimoli, così agisce la memoria. Le ricerche della psicologia cognitiva a partire dagli anni 80 interpretano l'attenzione come distribuita e non solo nella sua facoltà selettiva. Hist e Kalmar dimostrano infatti che i soggetti potevano prestare attenzione simultaneamente a due compiti di natura diversa compiendo un minor numero di errori rispetto a una situazione in che i due compiti fossero stati della stessa natura. L'attenzione può essere distribuita più facilmente quando i compiti riguardano abilità diverse e risorse cognitive differenti, mentre invece essa opera una selezione quando essi sono della stessa natura. L'attenzione non è considerata come un'unica risorsa ma come un sistema di organizzazione di risorse cognitive dislocate. Il compito primario è quello che riceva maggiori risorse, mentre quello secondario è quello che riceve le risorse lasciate libere dal primo. Allora l'attenzione più che un sistema di filtraggio è un sistema di controllo delle operazioni cognitive. Il modello più noto è quello Tim Shallice, per il quale l'attenzione interviene nella selezione tra un processo cognitivo e l'altro qualora questi siano in conflitto tra loro (selezione competitiva). Un'operazione può imporsi in modo automatico sull'altra in base al valore maggiore di attenzione che essa ha. Questa scelta spesso è automatica, ed è effettuata dal cosiddetto sistema attenzionale supervisore. 4. La coscienza La ricerca sui processi di coscienza alla fine dell'Ottocento nei primi del novecento era fondata sul metodo dell'introspezione, che consisteva nel fare interrogare il soggetto su se stesso per rianimare una traccia della memoria e a partire dalla consapevolezza di questa operazione si codificavano alcune caratteristiche. Secondo i comportamentisti invece il metodo introspettivo non è oggettivo e scientifico. Loro considerano la scienza come una dimensione oggettiva e pubblica e non solo soggettiva. Per molti ricercatori contemporanei invece la coscienza è concepita nei termini di un sistema di controllo attenzionale delle operazioni mentali a cui operano i lobi prefrontali. Essa matura intorno ai quattro/cinque anni di vita. L'attuale psicologia cognitiva riguarda la distinzione tra processi cognitivi consci e processi cognitivi inconsci poiché ritengono che esista una sorta di inconscio cognitivo per l'esecuzione automatica di compito motori. Nella prospettiva psicoanalitica freudiana invece la coscienza è la punta dell'iceberg di una struttura sommersa di cui fanno parte preconscio e inconscio. 5. La memoria La memoria è la struttura psichica che conserva e organizza le informazioni. Un processo che generalmente coincide con un atto percettivo semplice: il registro sensoriale. Secondo il modello proposto da Artkinson e Shiffrin a questa fase poi segue quella della ritenzione, cioè la capacità di conservare le tracce per un periodo più o meno lungo. Ciò dà origine alla memoria a breve termine e quella a lungo termine. Per far si che un'informazione percepita passi da memoria breve a lunga occorre un processo di codifica. L'effettiva presenza della traccia in memoria si riscontra nella fase successiva, quella del recupero o della riattivazione del ricordo ["all'origine c'è il supplemento” cit. Jacques Derrida]. Il modello associativo è quello più antico e sostiene che la capacità di ricordare viene favorita dalle relazioni associative, per somiglianza o contrasto. Gli studi sperimentali di Hermann Ebbinghaus alla fine dell'ottocento conferirono scientificità a questo modello. Egli studiò la capacità pura della memoria, cercando di memorizzare sillabe senza senso e sperimentò che se associate con elementi comuni, era notevolmente più facile ricordare. Un'altra cosa che favoriva la memoria era ovviamente la ripetizione. La ripetizione doveva essere ripetuta più volte nel caso di non associazione rispetto al caso di associazione. Il modello pluri-componenti afferma che la memoria non ritiene gli stimoli in una traccia univoca, ma ne conserva anche le differenti componenti, quella temprale, spaziale, di frequenza ecc. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che le informazioni associate ad immagini sono più facili da ricordare. Questo è spiegato dall'esistenza di due sistemi di codifica: verbale e per immagini. Se l'informazione passa da entrambi, essa compie una doppia codifica e quindi una ripetizione maggiore e quindi viene ricordata più facilmente. Il modello HIP (Human Information Processing) considera la memoria una funzione psichica attiva e non solo un contenitore di dati, muovendo un'analogia con il computer. Vi è una differenziazione tra fasi nell'elaborazione la quale opera sull'informazione decodificandola e poi ri-codificandola. Possiamo dire tramite Atkinson e Shiffrin (1968) che esistono quindi tre sistemi di memoria: e Registro sensoriale che riceve stimoli * Memoria a breve termine e. Memoria a lungo termine (capacità illimitata) SVILUPPO COGNITIVO E INTELLIGENZA 1. Cenni introduttivi E' necessario, per gli insegnanti, imparare a stimolare l'apprendimento e favorire il completo sviluppo della personalità. Le discipline piscologiche sono quindi la base della professione educativa. La formazione della personalità è il frutto di un percorso di interazione e integrazione tra fattori innati e fattori acquisiti attraverso un processo di maturazione. L'educabilità consiste nella facoltà di mutare i propri caratteri ereditari e le scienze psicologiche possono individuare una sequenza di viluppo relativamente costante per tutta l'età evolutiva scandita in fasi, per le quali ogni nuova esperienza non solo si aggiunge alle precedenti ma le modifica risultando a sua volta modificata. Non si tratta di mera accumulazione ma di riorganizzazione. Le teorie cognitive concordano nel sostenere pertanto che la mente infantile è ben diversa da quella adulta. 2. Jean Piaget Vissuto dal 1896 al 1980, psicologo, biologo e pedagogista svizzero maturò un progetto di spiegare lo sviluppo del pensiero infantile e lo portò a compimento analizzando i comportamenti dei suoi tre figli. Per il periodo dalla nascita ai tre anni ha applicato l'osservazione sistemica, consistente nello studio continuo di determinati comportamenti; nel periodo tra i quattro e l'adolescenza invece si è servito del metodo critico, evidenziando situazioni problematiche sotto forma di gioco. Fase del pensiero intuitivo: Va dai quattro ai sette anni. L'animismo infantile si evolve e il bambino proietta solo verso oggetti in movimento. Il pensiero pre-logico intuitivo gli permette di interpretare situazioni in base alle caratteristiche presenti al momento. Gli aspetti qualitativi e quantitativa vengono considerati separatamente per cui non riesce a distinguere la differenza di volumi (esempio bicchiere stretto e lungo). Il terzo stadio è quello operatorio concreto che va dai sette agli undici anni: L'animismo si evolve e attribuisce la vita solo agli oggetti con movimento proprio come mare. La persistenza dell'animismo è causata dall'impossibilità di spiegare gli eventi. Infatti alla fine di questo periodo si passa repentinamente a un artificialismo, per cui tutte le cose sono opere dell'uomo. Inoltre il pensiero sviluppato in questo periodo è di tipo induttivo: “teddy e morbido, tutti i peluche sono morbidi”. Non solo inizia a utilizzare simboli, ma anche ad impiegarli in maniera logica, per questo si parla di azioni concrete. Comprende ora la differenza di volumi perché acquisisce anche il concetto di reversibilità, ovvero la capacità di comprendere quando un'azione annulla gli effetti di un'altra inversa e quindi portare avanti due pensieri contemporaneamente. [due esempi: pallina schiacciata e palline rosse-legno]. Acquisisce la nozione della causa-effetto. Inizia a transitare dal concetto di mio e tuo al concetto di nostro, attraverso il gioco di gruppo. Il quarto stadio è quello operatorio formale: Va dagli undici anni all'adolescenza e conclude lo sviluppo cognitivo. L'animismo infantile è superato e il linguaggio diventa pienamente disponibile. Uno sviluppo esponenziale del pensiero porta a ragionare astrattamente con il sillogismo logico e si passa dall'induttivo al deduttivo. E' presente una forma di egocentrismo detto metafisico che si manifesta col desiderio di emergere e esprimersi. In questo momento si definisce la personalità 3. Lev Semenovic Vygotsky Lo psicologo russo vissuto tra il 1896 al 1934 compie un'analisi critica delle teorie fisiologiche e psicologiche e studia con attenzione le teorie del cognitivismo sviluppano una teoria in parte opposta a quella di Piaget. A differenza dell'attivismo pedagogico di Piagete, Vygotsky propone una teoria socio -culturale dove la psiche è fortemente influenzata dal contesto sociale. Secondo Piaget la pressione dell'ambiente non avrebbe alcun effetto sul sistema nervoso, che impara interagendo con gli oggetti. Il russo sostiene invece che il pensiero non procede dalla spontaneità alla scientificità ma il processo è anche reversibile, poiché i concetti spontanei diventano scientifici, ma quelli scientifici una volta incamerati diventano spontanei. Ciò non sarebbe possibile senza interazione sociale. Piaget sostiene l'esistenza di una serie di stadi evolutivi, mentre per il russo esistono età stabili ed età critiche. Se per Piaget l'educatore deve adeguarsi alla maturità cognitiva del bambino, per il russo egli deve lavorare sulle sue potenzialità. Questo significa che esiste una zona di sviluppo prossimale che è la distanza tra il livello di sviluppo effettivo e il livello di sviluppo potenziale (quello che il bambino riesce a fare con l'aiuto esterno). C'è continuamente un processo di interiorizzazione dello sviluppo potenziale che diventa sviluppo effettivo di abilità e competenze autonome. Questo passaggio è reso possibile dalla continua interazione sociale tra le persone e non per passaggio diretto di conoscenza. Esistono quattro stadi di questa interiorizzazione: risposta immediata alle stimolazioni, segni esterni, significato dei segni, interiorizzazione. Questa quindi è il passaggio dall'interpsichico (rapporti con gli altri) all'intrapsichico. Il russo accetta la ricetta stimolo-reazione per i processi psichici di base, ma per quelli superiori introduce lo Stimolo-mezzo. Esso è un elemento esterno che viene coinvolto nel processo di stimolo-reazione. Per esempio il nodo al fazzoletto permette di ricordare qualcosa. Ma anche linguaggio, scrittura ecc. sono tutti stimoli-mezzi che contribuiscono al passaggio ai livelli psichici superiori. Questo autore ha influenzato molto la psicologia contemporanea in particolare il modello ecologico e la teoria dell'attività. Il primo è teorizzato da Urie Bronfenbrenner e intende l'ambiente di sviluppo del bambino con una serie di rechi concentrici legati da relazioni umane, sociali e ambientali: e Il cerchio centrale è il microsistema (famiglia, scuola) e. Mesosistema (connessione tra gli elementi del primo) * Esosistema (rapporto di vita familiare, lavoro genitori) e Macrosistema (istituzioni, cultura, politica) La teoria dell'attività invece mette in evidenza le differenze tra sviluppo cognitivo animale e umano. Negli animali l'attività è un insieme di azioni finalizzate al soddisfacimento del bisogno, mentre negli uomini essa è prima interiorizzata e poi agita. | singoli membri di un gruppo sociale svolgono ciascuno una determinata azione a se stante che poi va a confluire nel complesso delle altre. 4. Jerome Seymour Bruner L'interazione tra i vari membri della società è il concetto cardine dello statunitense vissuto tra il 1915 e il 2016, il quale riprese il concetto di apprendimento come processo attivo di Piaget e lo combinò con l'importanza dell'ambiente Vygotskijana per formare una teoria chiamata culturalismo. Il soggetto proprio attraverso i rapporti interpersonali costruisce le prime basilari competenze aiutandosi con gli amplificatori culturali (cultura, linguaggio, scrittura ecc.). Dal versante macro la cultura è intesa come sistema di valor, di diritti e di doveri, dal versante micro invece è l'influenza del sistema culturale su colo che si trovano al suo interno. Lo sviluppo non si realizza attraverso una sequenza di stadi fissi, poiché l'intelligenza attua strategie diverse a seconda dei contesti, dei fattori sociali, ma anche dei fattori individuali (motivazioni, attitudini ecc.). Passando da sistemi poveri a sistemi sempre più ricchi di stimolazione ambientale si ha il passaggio delle tre forme di rappresentazione della realtà: azione, immagine e linguaggio; a cui corrispondono tre tipi di elaborazione cognitiva: esecutiva, iconica e simbolica. e Rappresentazione esecutiva: primo anno di vita in cui la manipolazione, la percezione, l'attenzione sviluppando una conoscenza motoria; agendo. e Rappresentazione iconica: rappresentazione mentale, immagini interne; fino ai sei-sette anni. * Rappresentazione simbolica: espressione della realtà attraverso segni e simboli convenzionali Queste tre forme non sono in sequenza fissa, ma coesistono conservando ciascuna la propria autonomia. L'apprendimento è considerato quindi un processo attivo, per il quali gli elementi fondanti della mente sono i contesti socio-culturali e i sistemi simbolici. Esso si sviluppa con una graduale condivisione di linguaggi e di strumenti propri di una determinata cultura. Il ruolo del singolo è certamente importante, ma è maggiormente approfondito il rapporto tra gli individui. L'apprendimento si produce quindi in una serie di pratiche socialmente determinate (leggere, scrivere, lavorare ecc.), in cui intervengono molteplici elementi; linguaggio, strumentazioni, immagini, ruoli sociali, sistemi di giudizio, regole e stili di vita. Non ha luogo quindi solo a scuola, ma ovunque ci sia incontro e confronto tra soggetti diversi. Queste le linee di orientamento educativo proposte: * La mente umana ha dei limiti, compito dell'educazione oltrepassare le predisposizioni innate * La realtà si costruisce attraverso i processi cognitivi dei singoli individui ma anche dei gruppi * L'apprendimento è un processo interattivo in cui le persone apprendono l'una dall'altra, attraverso la narrazione delle proprie esperienze, lo scambio reciproco di informazioni. e L'educazione deve generare delle abilità * L'educazione è fondamentale per lo sviluppo psicologico dell'individuo Bruner a partire dagli anni 80 approfondisce due tipi di funzionamento cognitivo: il pensiero logico scientifico e il pensiero narrativo (interpretare ciò che succede attraverso le variabilità soggettive). Queste sono costantemente e La psicologia che si occupa del comportamento analizzando i processi mentali; in particolare la psicologia cognitiva che utilizza la cibernetica come modello. Le neuroscienze studiano il sistema nervoso centrale per la sua struttura, funzione, sviluppo, biochimica, fisiologia. AI livello superiore esse si legano con le scienze cognitive e con la filosofia della mente per cui si parla di neuroscienze cognitive. | temi più importanti di queste scienze sono: * Funzionamento neurotrasmettitori * Funzionamento strutture neurali e. Modiin cuii geni contribuiscono allo sviluppo neurale e Meccanismo biologici alla base dell'apprendimento * Strutture neurali della percezione, memoria e linguaggio La psicologia cognitiva è caratterizzata da un approccio interdisciplinare in cui convergono metodo empirici diversi. Il suo obbiettivo è stabilire una connessione tra lo studio dei comportamenti e delle capacità cognitive degli esseri umani con la loro riproduzione nei sistemi artificiali. La prima formulazione torica fu data da Ulrich Neisser il quale descrisse la mente con la teoria cibernetica dell'informazione, per la quale essa seleziona gli stimoli in entrata, filtrandoli secondo programmi definiti (input) ed elabora informazioni in uscita (output). Dagli anni 70' però si comprende come la divisione tra mente e cervello deve essere superata: e Irruzione complessità del campo epistemologico *. Uso di applicazioni informatiche simulative Con il paradigma della complessità si è integrato il principio secondo il quale la mente è il software del cervello, con l'idea che bisogna partire dalle singole componenti elementare dell'apparato neurofisiologico per comprendere la mente. La pedagogia deve calorizzare le capacità evolutive del cervello-mente con una strategia di formazione. Si possono individuare 5 punti: * Offerte formative per l'infanzia che consentano di esercitare il pensiero e di realizzare al meglio le potenzialità con un ambiente cognitivamente ricco * Offerte formative tempestive per i periodi critici: valorizzare l'idea di Montessori per cui è opportuno presentare ai bambini numerose sollecitazioni * Offerte formative che valorizzano le differenze * Qualità della formazione: clima affettivo, relazioni interpersonali e Promozione di un pensiero ecologico: intendere il mondo come partecipato, dove uomo, natura e altri esseri viventi siano un tutt'uno e non in maniera esclusivamente antropocentrica. 2. | neuroni specchio e gli studi di Rizzolatti Un forte contributo agli studi neuroscientifici l'ha dato la ricerca di Rizzolatti negli anni 90, a Parma. Si è scoperto che una scimmia guardando i ricercatori compiere della attività, attivava una parte di neuroni. Questi neuroni, chiamati specchi, si attivano solo osservando e presiedono le capacità imitative, ma anche linguistiche, metaforiche ed empatiche. LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO 1. Teoria sullo sviluppo del linguaggio Il linguaggio è la capacità di associare suoni e significati per mezzo di regole grammaticali. Imparare a parlare è la capacità tipica dell'uomo. Burrhus Frederic Skinner (1904-1990) i soggetti apprendono a parlare tramite rinforzi e punizioni, quindi attraverso il condizionamento operato dagli adulti. E’ stato molto criticato per riduce il bambino a pura passività. La teoria innatista di Chomsky (Philadelfia 1928) ritiene che la lingua è una facoltà innata, in quanto possediamo già regole complesse, ovvero una grammatica mentale, la quale poi si concretizza nei primi anni di sviluppo. Esistono due facoltà specifiche: e Competence: capacità di generare e comprendere l'insieme della frasi * Performance: costituire la possibilità concreta delle manifestazioni linguistiche I due concetti si interconnetto e si sviluppano insieme. C'è una differenza importante su questo tema tra Vygotsky e Piaget. Per Piaget lo sviluppo del linguaggio segue un percorso analogo a quello del pensiero, quindi si evolve dall'interno verso l'esterno passando dal linguaggi autistico a quello egocentrico a quello sociale. AI contrario per Vygotskij il linguaggio dell'infanzia è sociale perché viene assorbito dalla famiglia e si sviluppa dall’interpsichico all’intrapsichico. Dai due ai sei anni si espande e si arricchisce nel lessico sivluppano due piani uno sociale e uno egocentrico. Intorno al settimo anno il linguaggio egocentrico non scompare ma va in profondità e serve per ordinare le idee e categorizzare i concetti. Le caratteristiche di questo linguaggio interiore sono: * Abbreviazione * Frammentarietà e. Condensazione * Aggregazione * Predicazione assoluta Invece il linguaggio parlato consta di un interlocutore fisico quindi può essere più contratto in quanto la sua comprensione dipende anche dal lato pre- linguistico e fisico. Mentre il linguaggio scritto deve essere estremamente formalizzato e complesso perché manca dell'interlocutore fisico. Uta Frith (1941), psicologa tedesca, sostiene che i bambini passino da uno stato di totale ignoranza dei rapporti tra linguaggio orale e scritto all'automatizzazione dei processi di lettura, per stadi propedeutici che sono: *. stadio logografico o ideografico: età prescolare; riconoscere parole in base a elementi formali, lunghezza, struttura ecc. * Stadio alfabetico: prima scolarizzazione, esistenza forma orale e scritta, inizio sillabazione * Stadio ortografico: conversione grafema/fonema e Stadio lessicale: forma il cosiddetto magazzino lessicale, automatizzazione di lettura e scrittura 2. Fisiologia del linguaggio Due diverse discipline si occupano dei suoni del linguaggi: fonetica e fonologia. * Fonetica: studio dei suoni linguistici intesi come eventi fisico-acustici (foni) e Fonologia: differenza fonetiche tra le varie lingue Ogni fonema rappresenta una categoria di suoni astratti e le sue variazioni nella realtà sono dette allefoni del fonema. Quando percepiamo un suono si tratta di una variazione della pressione atmosferica registrata dal nostro apparato uditivo attraverso il timpano. Da questo le terminazioni nervose inviano impulsi che raggiungono la corteccia celebrale. Il sistema uditivo è formato quindi da: orecchie, parti del cervello e vie nervose di connessine. Ogni suono si caratterizza per due parametri: frequenza (hertz) e intensità (decibel). L'apparato fonatorio è composto da un certo numero di organi, la cui funzione primaria è essenzialmente biologica, ma il loro adattamento gli ha permesso di essere utili alla fonazione. La nostra muscolatura di lingua, bocca e viso è molto più complessa di quella degli animali e ci permette il controllo dettagliato dei fonemi. Nella fonazione intervengono quindi tre elementi: flusso d'aria dai polmoni, trachea che lo conduce e modificazione dello stesso all'altezza della laringe e infine modificazioni nel tratto vocale ad opera della lingua. Intervengono quindi lingua, labbra, mascella, il velo e la laringe. La vocale è quando l'aria esce liberamente dalla bocca, la consonante invece è quando l'aria è ostacolata. * Quinta fase: senso di identità stabile; tratti fondamentali personalità; crisi di identità: tornare all'infanzia o andare verso l'essere adulto?; aderenza ai propri schemi fondamentali di riferimento. * Sesta fase: età adulta; amore; impegno relazione; rischio fallimento; isolamento sentimentale * Ottava fase: vecchiaia; integrità o disperazione; bilancio; affermazione della propria individualità; fallimento e rimpianto. 2. La psicoanalisi infantile post-freudiana Dopo Freud la dimensione psichica dell'infanzia viene attenzionata in maniera particolare. Anna Freud, la figlia studia le nevrosi infantili (“l'io e i meccanismi di difesa”) ponendo l'accento sulle via di fuga dell'Io. Melanie Klein studia le nevrosi precoci e pone l'accento sul gioco come produzione dell'inconscio infantile intesto come luogo delle “produzioni fantasmatiche”. Il bambino si troverebbe fin dall'inizio della sua vita in uno stato di frammentazione e scissione dei desideri e delle pulsioni. In preda all'istinto di morte diviso tra gli oggetti buoni e oggetti cattivi. L'unità del soggetto avviene in un momento successivo, poiché la posizione iniziale è definita “schizoparanoide”. Solo più tardi dopo il quarto mese di vita, con la posizione depressiva, è in grado di percepire la totalità Heinz Kohut, statunitense di origine austriaca anche lui, con il “narcisismo e analisi di Sé” (1971) indaga i processi di strutturazione del soggetto. Il Sé è l'apparato psichico originario e inizialmente esso si trova disunito. Per portarlo all'unità c'è bisogno della mediazione dell'Altro e ciò avviene mediante due specifiche funzioni: e Funzione speculare: investimento libidico proveniente dalla madre la quale produce l'effetto di una unità del proprio essere. Questo primo livello del sé è “gradioso-esibizionista” e il bambino si sente onnipotente e narciso * La funzione idealizzante: deriva dal Sé paterno che diventa l'ideale di comportamento, le norme di condotta. Donald Winnicot (il bambino e il mondo esterno, dal luogo alle origini, gioco e realtà) studia l'influenza dell'ambiente nello sviluppo del soggetto che si esprime nella relazione di legame e separazione tra madre e bambino. Il punto di partenza è la prima immagine materna di cui il neonato percepisce una sorta di mamma-ambiente. E' il cosiddetto holding, ovvero il complesso della gestualità delle cure materne che garantiscono una “continuità d'essere” per il bambino. Uno spazio dove poi inizia ad entrare l'ambiente esterno tramite il gioco, nel quale fanno parte i primi oggetti transizionali (tra il bambino e la mamma). Dalla fase fusionale si passa a quella soggettiva dove si scopre il mondo degli oggetti, i quali inizialmente sono “oggetti soggettivi”. La figura materna quindi avrà il compito dapprima di stimolare l'illusione del bambino e a seguito di disilluderlo per attivare la transizione verso la sua potenzialità simbolica, una dimensione di “prassi ludica”. Esistono per W. due Sé, uno vero e uno falso. Il vero Sé comprende tutto ciò che di vivente esiste nel soggetto. Esso viene costruito grazie alla presenza della madre nella dinamica prima descritta. Inoltre il vero sé diventa tale solo in seguito alla ripetizione delle risposte della madre, che diventano poi autonomi nel bambino. Preso coscienza dei suoi impulsi esso però teme di andare in frantumi. Per proteggersi da questa angoscia crea un concetto in negativo: il falso sé. Il falso sé agisce adeguandosi alla realtà esterna, corrisponde alla dimensione superficiale e convenzionale dei legami sociali. Questo può diventare patologico se si stabilisce come personalità reale e impedisce l'espressione del vero sé. La destrutturazione del falso sé, attraverso il meccanismo della regressione, è il compito della psicoanalisi. Per W. è necessario un ambiente “abbastanza buono” per favore una crescita e sviluppo normale. L'adolescente deve metaforicamente uccidere i parenti per la sua affermazione personale. L'immaturità adolescenziale secondo W. non è solo negativa, ma è uno sforzo creativo di espressione di tutte le proprie potenzialità. Il raggiungimento della maturità attraverso il processo di crescita si attua proprio attraverso questa espressione di irresponsabilità. Per quanto riguarda le tendenze antisociali derivano dall'incapacità dell'ambiente di adattarsi al bambino. Si provocano così distorsioni dell'Io. Lo psichiatra infantile di origine austriaca René Spitz sostiene l'esistenza di determinate esperienze esistenziali che determinano lo sviluppo: * Fase pre-oggettuale: condizione di autismo * Fase dell'oggetto precursore: inizia a riconoscere il volto umano, specialmente la zona degli occhi e del naso * Fase dell'oggetto libidico (angoscia dell'ottavo mese): esprime gioia quando è insieme alle persone che conosce, timore verso quelle che non conosce, dimostra che individua l'altro da sé Margaret Mahler, ungherese, studia il processo di separazione-individuazione in quattro stadi: * Differenziazione e sviluppo dell'immagine corporea (4 - 8 mese) * Sperimentazione (8 - 14 ) * Riavvicinamento (14 - 24) e Costanza dell'oggetto libidico (terzo anno) La teoria di Stern, statunitense, specializzato in infatn research, è caratterizzata dalle fase dello sviluppo del Sé: * Primi due mesi: sé emergente; stabilizzazione ciclo sonno; contatto oculare, sorriso come risposta sociale * Inizio terzo mese: azioni sugli oggetti, interazione sociale, sviluppo Sé nucleare * Settimo e nono mese: Sé soggettivo, comprensione di avere una mente, processo empatico, inferenza sociale, sintonizzazione degli affetti e Sviluppo Sé verbale 3. Ambiente e relazioni di attaccamento Konrad Lorenz e Nikolaas Tinbergen hanno inaugurato lo studio dell'etologia, ovvero della vita degli animali nel loro habitat naturale. Il comportamento più analizzato è quello dell'aggressività. Konrad Lorenz pubblica nel 1963 “il cosiddetto male. Per una storia naturale dell'aggressività”, dove sostiene le analogie tra uomo e animali, per cui i fattori che determinano l'evoluzione sono il cambiamento e la selezione. L'aggressività è un criterio di selezione poiché viene rivolta specificamente verso i membri della propria specie, individuando così il concorrente e migliorando la funzione della specie in quanto a istinto di aggressività nel lungo periodo. La sopravvivenza è quindi tramite l'aggressività il “principio ordinatore” della selezione naturale. All'inizio degli anni '70 la corrente dell'etologia si sviluppa passando da un modello di lettura concentrato sull'individuo ad una concezione aperta, interattiva tra soggetto e contesti vita. John Bowlby (1907-1990) studia in particolare l'attaccamento sociale tra il neonato e la persona che si prende cure di lui. Sviluppa quindi una serie di critiche alla psicoanalisi accusata di non valorizzare abbastanza il ruolo dell'ambiente. La teoria delle pulsioni tra l'altro non prevede esperienze quali l'affetto, l'attaccamento, l'amore, la protezione, la cura che sono fondamentali per lo sviluppo. L'osservazione del legame tra madre e figlio nei primati conduce a ipotizzare che esso favorisca la sopravvivenza biologica dell'individuo, perché si nota come la sua assenza la sfavorisca. L'attaccamento quindi è definito come: * Comportamento di attaccamento * Sistema comportamentale di attaccamento * Legame di affetto Esistono due tipi specifici: attaccamento sicuro e attaccamento insicuro, i quali si sviluppano in quattro fasi della crescita: e Nella prima fase (nascita - 12 settimane), non si è in grado di riconoscere le persone intorno e Nella seconda, dopo le 12 settimane fino ai 9 mesi, si inizia a rispondere agli stimoli sociali * La terza, dai 9 mesi fino ai 3 anni, si approfondisce il rapporto con la figura di riferimento * La quarta, a partire dai 3 anni, si riesce ad avere tranquillità in un luogo con estranei, anche da solo, a patto che il genitore torni presto. L'assimilare patologie di ansia, depressione, angoscia sono da imputare a periodi in cui l'individuo ha fatto esperienza, durante l'infanzia, della separazione materna, la quale può essere traumatica. La separazione si articola in tre fasi: protesta, disperazione e distacco. Negli anni ‘60 la psicologa Mary Ainsworth ha elaborato una procedura chiamata strange situation, per osservare le relazioni di attaccamento alla 2. Teorie sull'adolescenza Sono due i principali approcci: psicoanalitico e storico-culturale. L'approccio psicoanalitico privilegia e valorizza le determinanti biologiche inconsce, intendendo l'adolescenza come parte naturale dello sviluppo umano. Due sono le ipotesi chiave: * Ipotesi determinismo psichico: L'adolescenza è una fase evolutiva non distaccata alle altri, ma anzi dove si cerca una soluzione dei problemi e dei traumi infantili. Allo steso tempo, si producono trasformazioni psichiche e sessuali. * Ipotesi della presenza di un mondo inconscio L'altro elemento chiave secondo Freud è il distacco dalle figure genitoriali che si può schematizzare come: *. Passaggio da pulsione sessuale autoerotica dell'infanzia distribuita su varie zone erogene del proprio corpo a meta sessuale dell'altra persona con a pubertà e sottomissione delle pulsioni sessuali alla zona genitale. L'individuo deve quindi disinvestire gli oggetti di amore primari e investire la pulsione libica su oggetti d'amore esterni alla famiglia e ai genitori. Si tratto di un vero e propri olutto che richiede di essere elaborato da entrambi i componenti del rapporto. La figlia di Freud, Anna Freud sviluppa la riflessione psicoanalitica sul tema: e Non soltanto si risveglia la sessualità, ma si produce anche un aumento dell'eccitazione nervosa, dell'ansietà, della fobia genitale. e Modificazioni biologiche comportano difficoltà di adattamento, perché il desiderio sessuale entra in conflitto con la sicurezza personale e con l'equilibrio che si era istaurato tra Es, l'Io e Super lo. Questo movimento di squilibrio di caratterizza da: * UnEsrelativamente forte, che si oppone a un lo debole con la libido che investe prevalentemente l'area genitale e A questa spinta inconscia di pulsioni si oppone si il Super io che l'io sviluppando meccanismi di difesa. I meccanismi di difesa hanno come primi bersagli: *. Desideri istintuali di ogni natura, per cui si verifica un blocco di tutti i desideri istitnutali * Fantasie incestuose; la diffidenza dell'Io si dirige contro le fissazioni dell'amore infantile, il che porta all'isolamento rispetto ai genitori Due meccanismi tipici sono: ascetismo e intellettualizzazione e Ascetismo: diffidenza generalizzata nei confronti di tutti i desideri; ipermoralismo; religiosità, idealismo * Intellettualizzazione: atteggiamenti freddi, distacco, angoscia istintuale, ribellione contro immagini sociali, gruppi o istituzioni Negli anni ‘60, Peter Blos individua quattro sfide dell'adolescenza: e. Relativa al secondo processo di individuazione, ovvero separazione dalla madre e Rielaborazione e controllo traumi infantili e Continuità dell'Io come rapporto di continuità tra eventi del passato e le trasformazioni presenti e Formazione dell'identità sessuale Nella psicoanalisi i genitori sono considerati come oggetti da cui bisogna distaccarsi, ma dalla fine dei '70 si è iniziato a ritrarre una immagine meno conflittuale della famiglia. La cosiddetta adolescenza lunga è un fenomeno in costante aumento, a causa delle difficoltà economiche per l'autonomia e il distacco. Non si ricerca più tanto l'autonomia dalla famiglia, ma nella famiglia. Anche i genitori soffrono della cosiddetta crisi di mezza età che corrisponde spesso al periodo dell'adolescenza dei loro figli, vedendo le loro prospettive ridursi. In contrasto con le teorie psicoanalitiche, la prospettiva storica e antropologica ritiene l'adolescenza un prodotto culturale non immutabile. Esso varia a seconda della classe sociale e dal modello di adulto che viene impartito. Inoltre si è riconosciuto che la categoria dell'adolescenza sia quasi sempre settata su maschi, bianchi occidentali. La modello esclusivamente maschile bisogna comprendere anche lo sviluppo delle ragazze e delle altre culture. EMPATIA E INTELLIGENZA EMOTIVA 1. Empatia: evoluzione del concetto Aristotele definisce l'uomo come animale razionale, dotato di ragione, parola e emozioni, caratteristiche che sarebbero assenti negli animali. Nessuna altra specie in effetti può ridere. L'empatia è il segno distintivo dell'uomo [cazzata clamorosa]. Le relazioni sociali caratterizzano la nostra vita quotidiana e l'empatia ci permette la comprensione degli altri, nelle loro emozioni, intenzioni e pensieri. La parola deriva dal greco empatéia, ovvero “dentro” e “pathos”. La riflessione estetica dell'Ottocento con Robert Vicher, studioso di arti figurative, sostiene che la fonte stesa del bello non esiste in quanto tale ma è un atto di intuizione. Anche Lipps parlava di empatia intesa come Einfuhlung. L'empatia era per lui sentirsi in sintonia con l'oggetto, il cogliere che esso sente ciò che sentiamo. Dai primi del novecento la ricerca psicologia, medica, neurologica, scienze umana ha ricercato sul campo dell'empatia. Martin Hoffman ha diviso tre componenti: * La componente affettiva: la prima a svilupparsi nei neonati e La componente cognitiva: dare nome alle emozioni e Componente motivazionale: desiderio di aiuto Il concetto di empatia si amplia con: * Empatia culturale (accettare gli altri) * Empatia etno-culturale e Empatia positiva (empatizzare per la gioia altrui) * Empatia negativa Le neuroscienze con la scoperta dei neuroni specchio hanno scoperto che le cellule nervose si attivano per imitazione e quindi l'empatia è uno dei processi fondamentali che hanno permesso l'evoluzione del linguaggio. McLaren invece, ricercatrice in scienze biologiche e sociali, ha compiuto un lavoro con i sopravvissuti di traumi dissociativi capendo che l'empatia è costituita da sei aspetti essenziali: e Contagio emotivo * Accuratezza empatica * Regolazione emotiva e Cambio prospettiva * Preoccuparsi per gli altri e Coinvolgimento intuitivo 2. Empatia e prassi educativa Nella didattica sembra che a volte ci sia una frattura tra dimensione cognitiva ed emotiva, con quest'ultima relegata all'ambito familiare. Ma l'OMS ha detto che l'empatia è una delle 10 life skills più importanti per la salute. Rogers afferma che l'empatia può essere insegnata tramite un addestramento specifico. In Danimarca esiste una vera e propria materia scolastica Klassen Time dove gli alunni sono invitati a condividere esperienze e dialogo in gruppo, sviluppando problem solving e role playing. 3. Emozioni e intelligenza In psicologia le emozioni sono uno stato complesso di sentimenti che traducono cambiamenti fisici e psicologici. Si suddividono in emozioni primarie e secondarie. Le primarie sono: rabbia, paura, gioia, sorpresa, disgusto, accettazione. Le secondarie o complesse sono la combinazione delle primarie in: invidia, allegria, vergona, ansia, rassegnazione, gelosia, speranza, perdono, offesa, nostalgia, rimorso, delusione. 4. La teoria delle intelligenze multiple di Gardner Lo psicologo statunitense nato nel ‘43 sostituisce la vecchia concezione di * Psicoanalitica: come capacità di far ricorso all'inconscio per elaborare conflitti e difficoltà interne e Comportamentista: associazioni tra stimoli e risposte * Personalista: espressione del funzionamento individuale nella ricerca di equilibrio tra varie componenti comportamentali e Costruttivista: sviluppo pensiero creativo * Cognitivista: creatività come funzione dell'Io che combina dati e tenta soluzioni Nelle diverse definizioni scientifiche la creatività si distingue in tre piani: genetico (origine della funzione), morfologico (esperienza creativa) e processo/abilità (operazioni creative) 2. La prospettiva psicoanalitica sulla creatività Nella concezione freudiana l'artista si espone alla tensione dialettica tra conscio e inconscio. Freud studia il processo creativo proprio considerando gli artisti i veri scopritori del mondo psichico. In “il poeta e la fantasia” (1908) individua l'origine della creatività nel desiderio infantile, in particolare nel processo di sublimazione che serve a fare da ponte tra la vita fantasmatica del bambino e la realtà producendo nuovi simboli come sostituti degli oggetti originari. La psicanalista Hanna Segal individua nell'artista colui che vive il dolore per l'oggetto d'amore perduto e lo ricrea nel gesto artistico. Secondo Jung invece il processo creativo si sviluppa secondo due modalità: * Modalità psicologica: creazione dipendente da uno scopo diretto e consapevole * Modalità visionaria: processo creativo consiste in una animazione dell'archetipo poiché non si origina dalle esperienze di vita, ma dall'inconscio collettivo. Donald Winnicott sostiene invece che vivere creativamente sia condizione di sanità e sottolinea l'importanza del fattore ambientale e dell'area transizionale, ovvero quell'area intermedia che nel bambino sta tra la creatività primaria e la percezione oggettiva. L'oggetto transizionale è la capacità della madre di presentare il mondo al bambino in modo tale che non venga direttamente a sapere che l'oggetto è indipendente da lui. Si colloca come una dimensione intermedia tra lui e l'oggetto. E' da questa dinamica che sta quella zona liminare tra l'illusione e la realtà e dove si sviluppa il gesto creativo. 3. La teoria del “pensiero laterale” di De Bono Elaborata da Edward de Bono (1933) per risolvere problemi apparentemente illogici. Il pensiero verticale è logico e sequenziale, mentre quello laterale è generativo, esplorativo e va per salti. Modalità e strumenti che intensificano questo pensiero sono per esempio le mappe creative, la ricerca alternativa, l'entrata casuale (nuove idee partendo da input casuali), la provocazione. 4. Il pensiero convergente e il pensiero divergente Pensare implica una produzione autonoma di contenuti e una filtrazione dei dati dell'esterno. Le componenti emotive intervengono in questo processo: e AI momento di compiere una scelta e Nella creazione delle idee e Quando un'intuizione originaria viene modellata e raffinata A partire dalle teorie dello psicologo statunitense ).P. Guilford l'espressione “pensiero divergente” è quella più strettamente connessa alla creatività. Esso è la possibilità di produrre una gamma di possibili soluzioni alternative per una data questione. Esso si misura in tre indici: e Fluidità (abbondanza idee prodotte) * Flessibilità (cambiare strategia di pensiero in corso d'opera) * Originalità (formulare soluzioni uniche) Esiste per lui, anche un secondo modello di pensiero, il pensiero convergente, ovvero quello logico-razionale che segue: e Procedimento sequenziale e deduttivo * Applicazione meccanica di regole * Analisi metodica di informazioni Si adatta a problemi chiusi ed è il pensiero maggiormente sollecitato dalla scuola. È parametrato anche dai test di intelligenza. Jerome Bruner sostiene che nell'ambito dell'educazione tendiamo a ricompensare le risposte giuste e a sanzionare quelle sbagliate. In questo modo gli studenti hanno paura di compiere errori e sono meno portati alla ricerca creativa dell'originalità e al pensiero divergente. La scuola dovrebbe elogiare anche il pensiero divergente per sostenere il suo sviluppo. 5. Il metodo PAPSA di Herbert Jaoui In questo metodo si affinano le tecniche della creatività applicata, prendendo in considerazione il problema non solo come la sua manifestazione sintomatica ma come il complesso delle cause profonde che lo determinano. Per fare ciò la creatività deve procedere per più tappe, accogliendo la nascita di nuove idee senza soffocarle. Dopo questa fase di spreading delle idee a quel punto può intervenire il pensiero convergente per selezionare una parte di queste. Le tappe quindi sono: percezione, analisi, produzione, selezione e applicazione. 6. Educare alla creatività La creatività è sinonimo di intuizione e spesso fuoriesce dai parametri logici. L'apprendimento in sé è un atto creativo, poiché attraverso l'intuizione noi superiamo le conoscenze presenti e ci rivolgiamo verso il futuro. Purtroppo l'idea corrente della creatività spesso è quella di essere un divertimento ozioso per la nostra mente, ma in realtà l'immaginazione non è una facoltà separata della nostra mente, ma è la mente stessa, in quanto è una facoltà del pensiero. Ken Robinson pedagogo britannico, ritiene che la scuola uccide la creatività, facendo una selezione “meritoria” che permette ad alcuni (quelli che si adattano meglio a un tipo di intelligenza, quella logica convergente) di andare avanti, mentre ad altri non viene data l'opportunità di sviluppare le loro diverse capacità. Nelle indicazioni Nazionali del 2012 tra i principi metodologici a questo proposito vi si riconosce l'importanza di “favorire l'esplorazione e la scoperta per ricercare nuove conoscenze, sviluppare immaginazione e pensiero critico”. Lo sfondo della creatività è l'ambiente in cui si attua l'educazione ed esso deve essere ricco di stimoli e fondato sul Gioco, il quale è lo strumento principale per liberare l'immaginazione. Una particolare tecnica per favorire il pensiero divergente creativo è quella del brainstorming, tempesta di idee. L'ideatore è Osborn ed esso consiste nel tirare fuori quante più idee possibili sul problema senza nessuna critica iniziale ad esse. Un altro metodo è il concassage, ovvero il processo di frantumazione. Esso permette di vedere dei punti di vista del problema che prima non si pensavano esistere. Es. “cosa succede se ingrandiamo questa parte” “e se associamo questa parte con un'altra?” “ e se utilizziamo una tecnologia diversa?”. CENNI DI PSICOLOGIA SOCIALE 1. Definizioni La psicologia sociale è lo studio di come i pensieri e i comportamenti delle persone siano influenzate dalla presenza degli altri. Gli aspetto del comportamento umano più coinvolti sono: relazioni sociali, aggressività, altruismo, identità sociale, conflitto tra gruppi, processi di leadership, influenza e persuasione, pregiudizio e trovano applicazione in molti ambiti come: comunicazione politica, marketing, psicologia del lavoro, ma anche e soprattutto in ambito di psicologia scolastica. 2. Il giudizio sociale Gli ambiti fondamentali dove il giudizio sociale influisce sono: * Atteggiamenti e. Pregiudizio e Formazioni impressioni Gli atteggiamenti sono le associazioni tra un oggetto e la sua valutazione che guidano l'azione. * Potere di competenza 6. Dinamiche di gruppo Tajfel fondatore della teoria dell'identità sociale dice che essa si attiva presso i partecipanti a un gruppo solo quando l'appartenenza diventa “saliente”, quindi solo a certi livelli di coinvolgimento. Alcune caratteristiche del gruppo psicologico: *. Deriva dalla definizione di un obiettivo comune e E' psicologicamente significativo e. Produce regole, criteri, credenze * Influenza atteggiamenti e comportamenti e Si basa sull'interdipendenza dinamica Possibili proprietà positive sono: cooperazione, coesione, leadership Possibile dinamiche negative: depersonalizzazione, diffusone responsabilità, bullismo, group thinking SEZIONE Il: PEDAGOGIA, APPRENDIMENTO E DIDATTICA FONDAMENTI DI PEDAGOGIA 1. Pedagogia, educazione e formazione Pedagogia, dal greco “pais” (fanciullo) e agogé (guida), ovvero la scienza dell'educazione. Educare deriva dal doppio significato latino di educere: “condurre” o “allevare”. L'educazione infatti è lo sviluppo delle capacità umane, dei valori, degli affetti, delle relazioni sociali. Si distingue dalla formazione la quale riguarda invece più da vicino le abilità professionali, tecniche, competenze, saperi. Si ha formazione quando sono in gioco contemporaneamente i tre aspetti: psichico, etico e sociale. Essi devono svilupparsi armonicamente arricchendo la propria dimensione culturale, biologica e socio-psicologica. Oggi occorre una formazione ed educazione che ci renda capaci di pensare la complessità del presente, dei suoi vari punti di visa e settori. Essa deve necessariamente essere autoriflessiva. 2. Sviluppo dell'identità personale E' necessario sviluppare al massimo grado possibile la propria identità sociale, psichica e la propria visione del mondo. Da questo punto di vista c'è sempre stata una divisione interna alla pedagogia. Le teorie sociocentriche appiattiscono il sapere individuale su quello collettivo (tipiche dei totalitarismi), mentre quelle individualistiche fanno il contrario. Oggi si cerca di trovare un punto di incontro per valorizzare sia la cultura di provenienza, sia l'autonomia critica di pensiero individuale. 3. Pedagogia come metodologia scientifica La pedagogia ha degli aspetti generali che sono: e | fini e gli scopi dell'educazione e lmezzie i metodi e le forme e gli strumenti organizzativi dell'educazione * La teoria-pratica rivolta al singolo studente (anche pedagogia speciale o di recupero in casi problematici) La pedagogia è un sapere complesso, una vera e propria scienza dei fenomeni educativi. Essa procede da una lunga storia di sapere ausiliario alla filosofia e alla religione, fino a quando non diventa una scienza autonoma nel novecento, la quale si interseca con tutti gli altri saperi scientifici in maniera strumentale e ricerca metodo sperimentali. Essa si compone dei patrimoni di conoscenze pervenute dalla psicologia infantile e dell'età evolutivo e dei saperi sui processi cognitivi e i meccanismi di apprendimento della psicologia e neurologia, ma anche delle tecniche dell'istruzione, i metodi per raggiungere i risultati effettivi. 4. La progettualità pedagogica Esistono varie tipologie di formazione. La formazione intellettuale, la quale rafforza alcune caratteristiche della creatività cognitiva: flessibilità, la prontezza, costruttività, versatilità. L'esercizio intellettuale rafforza tutti gli ambiti della conoscenza, apre nuovi scenari riflettendo, comunica attraverso il linguaggio, usa creativamente l'intelligenza nella propria autonomia critica. La formazione estetica si fonda su esperienze sensoriali, razionali, immaginative, recepisce e restituisce nuovi stimoli frutto della creatività con i quali rinnova il rapporto col mondo e potenzia l'immaginazione. La dimensione corporea ha smesso di essere considerata solo in funzione repressiva e oggi è fondamentale per lo sviluppo trasversale dell'educazione in quanto essa implementa: la formazione intellettuale (migliorando le capacità senso-percettive), la formazione etico-sociale (con le regole di gruppo), la formazione affettiva (controllo dell'’aggressività), la formazione estetica (attenzione all'armonia). L'affettività è un lato fondamentale della vita psichica e riguarda le passioni, i sentimenti, le emozioni. Essa si consolida in schemi duraturi La socialità invece è la capacità di vivere insieme agli altri, condividendo valori e norme. Ogni singolo deve interiorizzare l'istanza collettiva consapevole dell'importanza degli altri, anche degli animali e della natura. Essa si sviluppa prima in famiglia e dopo nella scuola. 5. Dimensione educativa e ruolo della cultura Lo sviluppo del singolo non sarebbe possibile senza quello della comunità e viceversa. Tra ambiente e individuo avviene una comunicazione costante che porta lo sviluppo di entrambi. Il gesto educativo è proprio in un certo senso la prosecuzione del patrimonio culturale attraverso il suo sviluppo nel singolo della nuova collettività. La cultura si sviluppa quindi come sempre nuovo adattamento all'ambiente che muta. L'apprendimento infatti non è altro che la capacità del singolo e della collettività di adattarsi e sopravvivere all'ambiente. E' fondamentale che ogni individuo arrivi al suo massimo grado di cultura, ovvero di potenzialità. | PRINCIPALI APPROCCI TEORICI 1. Cattolicesimo e scuola popolare In Italia l'educazione popolare inizia con gli ambienti ecclesiastici per contrastare l'allontanamento dalla fede. Il religioso Ferrante Aporti inventa l'asilo non concependolo più solo come assistenza, ma come un'opera di difesa sociale di prima educazione dei bambini, una vera e propria scuola. Il percorso è articolare in tre aspetti: fisico, intellettuale ed etico-religioso. Le lezioni devono essere svolte in modo chiaro e vario e accompagnate sempre dal concetto di amore. | limiti della sua proposta sono evidenti, per mancanza di comprensione della psicologia infantile, scarso rilievo dato al gioco e troppe preghiere lunghe in latino. Il prete Giovanni Bosco alla fine dell'ottocento crea per far fronte al disagio giovanile della realtà urbanizzata il primo oratorio. Il primo prende il nome di San Francesco di Sales e pian piano si estende su tutto il territorio nazionale. E' orientato in senso caritativo pastorale piuttosto che politico. L'oratorio è un luogo dove prevale il gioco, la vita comune con i bambini e dove l'educatore è una sorta di genitore. Il sistema repressivo della scuola e dei collegi fondato sul castigo viene qui sostituito da un approccio preventivo, dove l'educatore svolge un ruolo sorveglianza basato sulla: ragione, religione, amorevolezza. nuovi schemi di risposta. | concetti più importanti per comprendere l'apprendimento sono: * Mutamento (in quanto risultato dell'interazione tra ambiente e individuo) e Stimolo (azione esercitata da un evento sull'organismo) e Risposta (il comportamento appreso) Il comportamento umano e animale non è totalmente predeterminato dall'eredità genetica quindi, ma si modifica per effetto dell'esperienza. Le teorie sperimentali sull'apprendimento sono di due tipi: quelle sul condizionamento classico e quelle sul condizionamento operante o strumentale. Le prime di riferimento a Ivan Pavlov, le secondo a Edward Lee Thorndike e Burrhus Skinner. Pavlov notò lo “stimolo incondizionato” che è la reazione automatica di fronte a uno stimolo. Esempio: salivazione alla vista della bistecca. Il riflesso in questo caso è detto “incondizionato”. Pavlov poi notò che se si prendeva uno stimolo neutro, come il suono di un campanello e lo si associava a uno stimolo incondizionato, questo iniziava a produrre un riflesso associato a quello. Si parla in questo caso di un “riflesso condizionato”, ovvero frutto di un apprendimento (associazione di due diversi stimoli e riproduzione di una risposta). Nel condizionamento operante o strumentale Thorndike ha sperimentato l'apprendimento per prove ed errori attraverso la puzzie-box. Un gatto posto all'interno di una scatola piena di leve (di cui solo una permetteva di uscire) dopo una serie di tentativi imparava il meccanismo e lo poteva ripetere anche in seguito. Questa è la cosiddetta legge dell'effetto, la quale tende a ripetere comportamenti con risultato vincente. Skinner invece studiò in condizionamento operante dimostrando l'influenza di premi e punizioni, con l'esperimento dei topi posti nella skinner-box, nella quale era presente una levetta che consegnava il cibo. | topi ben presto compresero il meccanismo e appresero i comportamenti per ricavare il cibo, in maniera intenzionale. La prova è effettuabile sia con rinforzi postivi (più efficaci) che con rinforzi negativi (punizioni). Concludendo diciamo che il condizionamento classico è indipendente dalla volontà del soggetto, mentre quello operante dipende dall'intenzionalità. Albert Bandura sostenne che il processo di apprendimento non è meramente passivo, ma attivo. L'intuizione o l’Insight fu studiata dallo psicologo Wolfgang Kohler, il quale la descriveva come una ristrutturazione concettuale dei dati. L'esperimento comprendeva degli scimpanzè che dovevano prendere una banana posta sul soffitto della gabbia. Dopo alcuni tentativi a vuoto, gli scimpanzè intuiscono che possono usare le scatole, poste l'una sull'altra, come mezzo per innalzarsi e recuperare il cibo. Questo utilizzo diversificato dell'oggetto al fine del risultato, non è indotto in qualche modo, ma è frutto di un'intuizione che ha ricombinato i dati delle proprietà spaziali dell'oggetto al fine del risultato. Edward Tolman con degli esperimenti su topi nei labirinti elabora il concetto di mappe mentali. L'esperimento prevede di porre dei topi in un labirinto e osservare, che anche modificando con degli ostacoli il percorso, dopo un numero di tentativi il topo acquisirà un orientamento spaziale, una vera e propria mappa cognitiva, la quale rimane in lui in modo latente e può essere impiegata quando se ne presenta il bisogno. Questo è il cosiddetto apprendimento latente. 2. Il costruttivismo Se di Piaget, Vygotsky e Bruner abbiamo già parlato, ora ci focalizziamo su altri esponenti di questa corrente, dal punto di vista della teoria dell'apprendimento. Per esempio George Alexander Kelly, il quale sostiene che ognuno interpreta il mondo secondo uno schema interpretativo personale. Le cosiddette “costruzioni mentali" hanno queste caratteristiche: * Costituiscono modalità di percezione, interpretazione e anticipazione dei fenomeni * Sono dinamici, si consolidano o revisionano * Sono delle astrazioni mentali L'individuo quindi costruisce gli eventi della realtà, avendo una capacità creativa, paragonabile all'opera dello scienziato che continuamente controlla e verifica i suoi concetti mentali con la realtà per adattarli. Il sociocostruttivismo pone invece il punto sulla cooperazione con gli altri, i fattori ambientale e le relazioni sociali che intervengono nell'apprendimento. Anche la dimensione affettiva è molto importante e permette la risoluzione profittevole dei conflitti interpersonali. Willem Doise sostiene che l'interazione tra individuo e contesto si articola in quattro dimensioni: intraindividuale, interindividuale, posizionale (la posizione sociale degli individui) e quella relativa alle norme sociali. 3. La motivazione L'apprendimento si realizza solo se è motivato. Per motivazione si intende la causa del comportamento. Il comportamento si realizza quando ci sono tra fattori: lo stimolo, la motivazione e l'emozione. Generalmente i tre livelli di motivazione sono indicati (dal semplice al complesso) come: * Riflessi: risposta immediata agli stimoli esterni non derivante da apprendimento, per difendersi dai pericoli * Gli istinti: sequenza comportamentale determinata da sollecitazioni esterne che però a differenza del riflesso ha fini e mete specifiche (esempio migrazione degli uccelli) * Le pulsioni: scaturiscono da una molla interiore, una sorta di forza dell'organismo che si realizza in una data modalità comportamentale, nella quale è coinvolta l'attività cognitiva (procurarsi cibo, riprodursi) Abraham Maslow ha ideato una piramide dei bisogni fondamentali dell'uomo, dai quali si originerebbe la motivazione: *_ Bisogni fisiologici e. Bisogni di sicurezza e Bisogni di appartenenza e di affetto e. Bisogni di stima e. Bisogni di autorealizzazione Il mastery learning è un approccio ideato da Benjamin Bloom, il quale sostiene che tutti gli alunni posso imparare se adeguatamente motivati. Per piccoli passi, con un processo ordinato, si deve orientare e motivare l'apprendimento, suscitando una naturale curiosità: e Ruolo attivo dell'insegnante nel parcellizzare le informazioni *. Progressivo aumento autonomia studente * Gratificazione * Cambiamento di rotta dove necessario * Abilità dell'insegnante nel motivare gli studenti 4. Gli stili di apprendimento Lo stile dell'apprendimento è il livello di elaborazione del materiale della conoscenza. Oggi le ricerche dicono che l'apprendimento sia duraturo per tutta la vita. Lo stile dell'apprendimento tiene conto di: * Caratteristiche individuali e. Differenti strategie nell'elaborazione *. Diverse strategie per categorizzare le informazioni * Differenza cognitive e motivazionali * Differenze di personalità Lo stile cognitivo è la modalità di elaborazione dell'informazione. Alcune caratteristiche dell'organizzazione cognitiva sono: differenziare progressivamente, semplificare per ridurre i concetti, dimenticare selettivamente. Questo da coniugare in rapporto a: il tempo, lo spazio, gli altri, gli strumenti di lavoro, le valutazioni. Esistono quindi diversi stili cognitivi: metodologie di lavoro. Un approccio multidimensionale è capace, mediante molteplici input, di stimolare modalità sensoriali e cogintivie differenti. La capacità di senso della percezione è quella che deve essere stimolata, sorpattutto nei deficit sensoriali, attivando così i cosiddetti sensi vicari. Nel caso della disabilità visiva per esempio si stimola l'esperienza manipolativa, al cieco si fanno così vedere le forme attraverso il canale tattile. Il corpo può essere definito come un substrato di apperendimenti o soggetto vicariante di apprendimenti diversi. Attraverso la corporeità e il movimento si attiva la percezione e si conosce il mondo, dal punto di vista fisico e cognitivo. Esso è un facilitarore di altri apprendimenti. 3. Le strategie di insegnamento alternative e la mediazione didattica L'alunno diventa protagonista dell'apprendimento e bisogna individuare il suo tipo di intelligenza, nelle modalità in cui sono state enucleate da Gardner. Si posso riconoscere varie attività per migliorare i vari tipi di intelligenza: e Intelligenza logico-matematica: proporre esercizi o problemi logici * L'intelligenza linguistica: discussione di gruppo, letture * Intelligenza spaziale: immaginazione visiva, cartine, immagini e Intelligenza intrapersonale: studio autonomo, diari personali * Intelligenza musicale: cantare, suonare * Intelligenza naturalistica: osservazione, ricostruzione habitat, collegamenti Modalità diverse di presentazione di contenuti, ovvero strumenti che consentono di mediare tra realtà e bambino per facilitare la rappresentazione, ovvero i cosiddetti mediatori didattici si distinguono in quattro tipi: attivi (learning by doing), iconici (foto, mappe, disegni), analogici (gioco e simulazione), simbolici (lettere, cifre, simboli). Questi necessitano di un'integrazione reticolare tra di loro. 4. Gli approcci inclusivi nelle indicazioni nazionali Le indicazioni fanno riferimento all'attivazione di processi volti a favorire l'apprendimento attivo, cooperativo, metacognitivo, con metodologie finalizzate a: * Valorizzare esperienze e conoscenze * Promuovere interventi adeguati alle diversità * Incentivare apprendimento tramite esplorazione e scoperta e Promuovere apprendimento collaborativo * Stimolare consapevolezza del proprio stile * Sviluppare laborialità 5. La ricerca-azione (RA) in classe è un metodo che non parte dalla conoscenza, ma direttamente da un problema, riflettendo sull'azione compiuta per risolverlo. Una verifica continua, nella prassi didattica, in cui il docente è attivo ricercatore e richiede una collaborazione tra tutti gli operatori. Il concetto di partecipazione implica la circolazione di idee coniugata con la prassi sul campo. Questo metodo è stato messo appunto nella fase esplorativa di un progetto di intervento sul disagio educativo (IDE) ispirato al modello procedurale di B. Cunningham (1976). Il modello si articola in tre sequenze connesse: * La prima riguarda la formazione del gruppo e il suo addestramento * La seconda le analisi e la definizione del problema, la costruzione di strumenti e formulazione di ipotesi di azione * L'ultima è la definizione degli obiettivi, sviluppo piano di intervento e diffusione risultati 6. Mappe concettuali Rappresentare un grafico intorno ad un argomento secondo un principio cognitivo di tipo costruttivista: ognuno elabora il proprio percorso. Caratteristiche comuni alle mappe concettuali sono: e Concetti espressi da semplici frasi * Parole di collegamento e. Collegamenti crociati e Ogni concetto è una singola idea e. Ogni coppia di concetti forma una frase di senso compiuto Sul web esistono strumenti come Mind Maple che aiutano a fare le mappe concettuali. METODI E METOLOGIE DI INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO 1. / metodi di insegnamento/apprendimento La didattica definisce i metodi e le tecniche per insegnare. Il metodo didattico è l'insieme dei principi che stanno alla base di un'azione formativa e delle scelte operative che un docente adotta per facilitare la trasmissione delle conoscenze. Come insegnare, cosa insegnare e a chi si insegna. Insegnare significa produrre un segno all'interno di qualcuno, quindi formare e trasmettere conoscenze. Mentre apprendere fa riferimento a un comportamento derivante da un'esperienza. | metodi di insegnamento/apprendimento si possono raggruppare in 4 categorie: * Trasmissione del sapere * Imitazione * Approccio costruttivista e Ricerca di gruppo La trasmissione del sapere è il metodo lineare classico, dove l'informazione deve scorrere dall'emittente al destinatario, senza modificazioni successive e nel tramite. Per imitazione si intende - con Albert Bandura - l'introiezione di esperienze dirette mediante l'osservazione del comportamento e la sua riproduzione. Costa di un certo grado di identificazione che lega l'osservatore all'osservato. Il metodo che invece pone al centro l'allievo (costruttivismo) che apprende piuttosto che l'insegnante deriva dalla collaborazione sociale e dalla comunicazione interpersonale. Non esistono conoscenze giuste o sbagliate, la conoscenza è un fare significante e l'apprendimento un meccanismo significativo. Questo apprendimento significativo si basa su tre cose: e. Conoscenza costruita dall'alunno * Apprendimento collegato a situazioni concrete e Collaborazione e comunicazione interpersonale Infine l'apprendimento con ricerca di gruppo è stato sviluppato soprattutto da Y. Sharan e tende attraverso la ricerca di gruppo a fare assume agli studenti un ruolo attivo e interagire tra pari. 2. Le metodologie La metodologia indica la ricerca e l'elaborazione di principi regolativi e criteri generali, ma anche le modalità operative vere e proprie che si impiegano in un'azione formativa. Tutti i documenti che hanno accompagnato le riforme della scuola negli ultimi anni (indicazioni nazionali e linee guida) si concentrano su una idea di sostenere ogni allievo sulla via del successo formativo garantendogli di apprendere per tutto l'arco della vita. Una didattica quindi concentrata sullo sviluppo delle capacità di apprendimento piuttosto che sull'insegnamento. Alcune coordinate metodologiche sono: * Valorizzare esperienza e conoscenza dell'alunno * Attuare interventi adeguanti per la diversità * Favorire esplorazione e scoperta e Promuovere consapevolezza sul proprio modo di apprendere * Realizzare percorsi in forma di laboratorio 3. La didattica laboratoriale Una didattica di tipo laboratoriale è volta allo sviluppo delle competenze utili al cittadino di domani. Le competenze infatti non sono un obiettivo puramente cognitivo, ma un sapere spendibile nella realtà esterna. Lavorare per competenze significa capovolgere il paradigma dell'insegnamento. Il termine laboratorio non deve intendere solo qualcosa al di là delle materie didattiche, ma deve essere un modus operandi che si muove nell’analogia delle metodologie lavorative, di problem solving, intendendo la mente come “spazio 9. Educazione tra pari o peer education Metodologia volta ad attivare un passaggio di conoscenze e emozioni da parte di alcuni membri del gruppo classe ad altri dello stesso gruppo. Gli alunni più maturi insegnano agli altri mentre il docente supervisiona. E' un sistema che: e Rende più maturo il peer educator e Insegna il rapporto dei coetanei anche al di là del gioco * Facilita l'apprendimento * Aiuta il docente a conoscere le reali dinamiche e le esigenze del gruppo Si riconosce negli adolescenti i primari attori 10. Tutoring o mentoring Il tutor è un docente che si pone a disposizione del singolo alunno. Spesso è istituzionalizzato come docente di sostegno. Oggi si parla piuttosto di mentoring. Esso è una giovane figura che diventa un punto di riferimento e modello di comportamento per lo studente. Esso è quindi un rapporto di medio- lungo termine tra mentor e mentee, il quale rafforza la motivazione e serve soprattutto per ridurre l'abbandono scolastico. 11. Lo spazio comunicativo e role playng L'alunno viene messo al centro, si eliminano le cattedre come simboli di centralizzazione. Lo spazio viene disegnato come ferro di cavallo e l'insegnante si siede dove capita. Infine si eseguono role-playng dove l'insegnante rappresenta il pubblico 12. Circle time nella pratica didattica Negli anni 70 si sviluppa il circle time, un gruppo di discussione tematico che avvicina emotivamente e risolve i conflitti. LA RELAZIONE EDUCATIVA 1. La capacità relazionale dell’uomo La relazione è insita nell'uomo che la costituisce attraverso il linguaggio. L'identità di ognuno si forma in virtù della relazione. E' impossibile separare la relazione dalla comunicazione. La teoria dei sistemi suggerisce che la comunicazione funziona come un sistema di elementi e processi che si influenzano a vicenda. Secondo Paul Watzlawick non si può non comunicare. Per Zygmunt Baumann il fallimento di una relazione è sempre un fallimento di comunicazione. Un buon comunicatore è colui che sa ascoltare. Attraverso l'ascolto attivo. L'olismo è la teoria che dice che non si può comprendere un organo senza considerare le sue interazioni con la vita dell'organismo che lo include. Il sistemismo poi completa l'approccio olistico tentando di capire il comportamento degli esseri viventi tenendo conto della loro stretta interdipendenza. Un sistema organico, composto da parti integranti, così è per la teoria generale dei sistemi di Ludwing von Bertalanffy che sostiene che tutto ciò che succede sul nostro pianete è complesso. Urie Bronfenbrenner studia l'interazione tra individuo e ambiente in questo senso La teoria della complessità appartiene a Edgar Morin che in “sette saperi necessari all'educazione del futuro” propone un approccio educativo complesso: * Il contesto: elementi, idee e fatti che danno senso a un evento e Il globale: una società come tutto presente all'interno di ognuno che ne fa parte e Multidimensionale: l'umano è a contempo biologico, psichico, sociale, affettivo * Complessità: complexus “tessuto insieme”, di elementi differenti i quali costituiscono un tutto 2. Modelli educativi e strategie di relazione C'è sempre stato un modello adultocentrico nell'educazione. Ma da Locke e Rousseau si iniziò ad immaginare un puerocentrismo, dove la relazione e l'interattività tra docente e discente fosse fondamentale. | modelli educativi, secondo Bruner, sono sempre condizionati dal contesto sociale e culturale. Un nuovo modello educativo oggi dovrebbe educare un soggetto polivalente che non accetta passivamente il ruolo della tradizione ma se ne appropria con una personale ricerca critica. 3. La relazione insegnate-allievo L'individuo è considerato capace di interagire all'interno di un sistema dinamico. Il punto nevralgico del rapporto insegnate allievo è la comunicazione, che è sempre bidirezionale. Il docente da stimolo può diventare reagente e viceversa. La reversibilità dei ruolo è fondamentale. Il docente svolge due funzioni: una didattica e una educativa attraverso la quale accompagna l'allievo verso la crescita umana. L'autorevolezza si realizza se gli allievi individuano nell'insegnante una serie di peculiarità: comportamenti adeguati, competenza, capacità di comunicare efficacemente, equità, equilibrio psichico, capacità di gestire i conflitti. L'asimmetria tra docente e alunno è costitutiva poiché è legata alla sproporzione di conoscenze tra i due, ma differenza non vuol dire disuguaglianza. Gli elementi fondamentali della relazione educativa sono: * Le caratteristiche della personalità: cordialità, apertura mentale, passione, coerenza, obiettività e La comunicazione: deve essere intenzionale e significativa ed ampatica * La formazione culturale e professionale, le metodologie didattiche utilizzate. Per atteggiamento prosociale intendiamo l'attitudine ad agire nel benessere degli altri. Queste deve fare parte dell'educazione scolastica presso l'ambito di cittadinanza attiva e attraverso lo sviluppo dell'empatia, la cura, l'altruismo, l'ascolto attivo. 4. Gli obiettivi educativi di Bloom Benjamin Bloom secondo il quale gli apprendimenti cognitivi vanno dai più semplici ai più complessi: conoscenza, comprensione, applicazione, analisi, sintesi, valutazione. La dimensione affettiva gioca un ruolo importante insieme all'interesse, l'impegno e la partecipazione. 5. Rogers e la prospettiva umanista Carl Rogers sostiene che l'apprendimento dipende in buona parte dal comportamento dell'insegnante. Se l'insegnamento è centrato sullo studente allora si raggiungono le mete educative. Da questo punto di vista l'insegnante non può esaurirsi nel mero istruire, ma deve educare rendendo gli allievi protagonisti attivi delle proprie esistenze, promuovendo personalità mature e autonome. L'efficacia dell'azione educativa dipende dalla relazione che si instaura tra insegnante e allievo, né troppo amicale, né troppo autoritaria. L'apprendimento è significativo quando il contenuto è vissuto dallo studente come rilevante per la soddisfazione dei suoi bisogni e delle sue finalità personali. Esso contiene sempre una carica motivazionale e affettiva. Diceva Montaigne: meglio una testa ben fatta che una testa ben piena. 6. La professionalità docente Una società della formazione deve sapere innovare i saperi, le competenze, le nuove tecnologie, internet, le lingue straniere. Tutti questi processi complessi sono gestiti dai professionisti dell'educazione. La didattica deve quindi superare la concezione del becero fascista Giovanni Gentile che diceva: “chi sa, sa anche insegnare”. | professionisti del settore educativo devono avere: competenza (capitale culturale), abilità (saper fare), riflessività (sguardo critico su se stessi). Un insieme composto di varie competenze dove il grado di trasferibilità non è del tutto insegnabile, non tutto è utile insegnare. coscienza da parte delle classi subalterne. La scuola di massa è lo strumento per la democrazia e per il processo sociale, per l'uguaglianza formativa per tutti. Anche il territorio, in particolare la città è il luogo della formazione, a partire dal domicilio, fino al luogo di lavoro, alla scuola, ai servizi sociali e culturali. Di conseguenza è fondamentale: la continuità formativa tra i vari luoghi, e la ribadire la relazione tra democrazia e uguaglianza delle opportunità formative. 2. La scuola come agenzia di socializzazione La scuola ha un ruolo primario nella socializzazione poiché qui si impara a ragionare e a stare insieme. Durkeim la definisce il microcosmo sociale, ed essa è la prima agenzia di socializzazione, il luogo della prima uscita dalla famiglia. Proprio il liberarsi dall'immedesimazione emotiva nella famiglia, favorendo la sua autonomia e facendo in modo che egli assimili valori e norme della società è il suo ruolo. Sviluppa la volontà di autodeterminazione fondamentale per l'emancipazione nella società. 3. La famiglia e i suoi modelli educativi Esistono tre modelli educativi parentali: e Repressivo: basato sull'obbedienza alla tradizione, punizioni e controllo il quale inibisce l'autonomia e la creatività e Indulgente e permissivi: fa generare atteggiamenti ribelli e aggressivi * Autorevole: reciprocità, democrazia, comunicazione e rispetto dei doveri di tutti 4. Rapporti genitori insegnanti Le forme di collaborazione tra scuola è famiglia sono fondamentale ma anche molto complesso. Alcuni parenti mostrano esigenze eccessive con inopportune ingerenze, mentre altri mostrano scarsa partecipazione e motivazione. Sono auspicabili esperienze di pratiche educative parentali che consentano il dialogo tra le parti al fine del successo scolastico. Alcune di queste sono per esempio le comunicazioni scritte ma soprattutto il resoconto costante delle pratiche scolastiche attraverso il dialogo con il bambino. Esiste poi, come sostegno alla genitorialità il cosiddetto partenariato: ovvero relazioni formali e informali di sostegno. le possibili relazioni tra famiglia e scuola possono essere: e. Relazione up-down: insegnante offre ai genitori un prodotto finito e li considera utenti di servizio oggettivizzato. e Relazione famiglia-cliente, dove appunto viene garantita una quota del sapere con cui costruire un progetto educativo * Infine la relazione di partner, dove la classe e la comunità beneficiano dell'apporto costruttivo delle famiglie Il partenariato è complesso e dipende dalle disponibilità soggettive e particolare. 5. Scuola e rapporti tra pari Il gruppo di parti è una collettività di coetanei con norme di appartenenza differenti da quelle degli adulti. Se nei bambini la socialità spesso si struttura gradualmente verso l'altruismo, i gruppi di pari appaiono come più complessi e si riproducono anche strutture di esclusione e disagio. Essi però devono essere anche analizzati dall'insegnante per ricavare indici sociometrici per monitorare lo sviluppo dei ragazzi. Essi hanno comunque il ruolo principale di sviluppare le competenze sociali per l'emancipazione dalla famiglia. 6. Contesto ambientale L'urbanizzazione ha comportato una sempre meno fruibilità dei luoghi comuni, verdi e sociali per i bambini i quali spendono il loro tempo libero soprattutto con la tv o internet, spesso ostaggi in un'iperinformazione che ne penalizza la creatività e inibisce il senso critico. La scuola ha il ruolo anche di saper attrezzare verso l'uso di questi strumenti. 7. Scuola ed extrascuola L'educazione informale è spesso sottovalutata e consiste in tutti quei luoghi extrascolastici dove il ragazzo apprende. Associazioni culturali sportive, gruppi autonomi, comunità religiose. Esse dimostrano che la formazione è permanente e oltrepassa la scuola SEZIONE Ill: MEDIA E TECNOLOGIE A SCUOLA MEDIA E TECNOLOGIA IN AMBITO DIDATTICO 1. New media, tecnologie e svolte didattiche La comunicazione pertiene alla costruzione della conoscenza ed essa si riproduce soprattutto per contatto e immersione. Le tecnologie e i nuovi media modificano il tradizionale modo di intendere la comunicazione. La multimedialità è un orizzonte dove l'autorealizzazione della conoscenza deve attuarsi. | media permettono l'integrazione fra processi cognitivi per astrazione (metodi tradizionali) e quelli per immersione (multimedialità). Gli uni si fondano sul ragionamento logico gli altri sulla partecipazione 2. | media a scuola Non è la tecnologia in sé a svolgere un ruolo costitutivo per la vita, ma è la sua collocazione in contesto di formativo che la impiega per ampliare gli stimoli e la crescita cognitiva, all'interno di un'ottica inclusiva. Ad esempio l'enorme potere della televisione è stato sempre sottovalutato dalla didattica, mentre esso influiva sia sullo stile cognitivo, sia sullo stile affettivo dei ragazzi. | compiti della scuola per intercettare questo campo potrebbero essere: e Televisione come strumento da inserire nella progettazione multimediale: insegnare la televisione (documentari didattici ad esempio) e Alfabetizzazione televisiva: conoscenza critica del codice simbolico (inquadrature, zoom, colori, dissolvenza) e delle componenti auditive (colonna sonora, musica) e le componenti strutturali stesse e In fine il coinvolgimento dei genitori per allargare il processo formativo a casa Nel 2015 Stefania Gianni presenta il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD) per l'innovazione la digitalizzazione come previsto dalla Buona Scuola (1.107/2015). Il documento mira a introdurre le tecnologie nelle scuole e diffondere l'idea di apprendimento permanente. Il piano si articola in tre passaggi: strumenti, competenze e formazione e in nove ambiti di lavoro: accesso, spazi per l'apprendimento, identità digitali, competenze studenti, digitale imprenditorialità e lavoro, contenuti digitali, formazione personale, accompagnamento. Si introduce quindi una figura di sistema chiamata l'animatore digitale finanziato con 1000 euro all'anno per scuola il quale deve gestire: * La formazione interna per la tecnologia * Coinvolgimento della comunità scolastica: eventi, presentazioni e. Creazioni di soluzioni innovative: uso di strumenti per la didattica ecc. 7.La didattica multimediale Le tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento hanno origine con lo psicologo statunitense Sidney Pressey che progetta le macchine per insegnare, semplici congegni che forniscono riscontro positivo o negativo per la risoluzione di quesiti. Anche lo statunitense Skinner formula la prima teoria di riferimento delle tecnologie didattiche. L'educational technology appartiene al cognitivismo di Skinner il quale intende non solo valutare i risultati ma anche i fattori cognitivi che contribuiscono ad essi e quindi la qualità complessiva del processo di apprendimento. La multimedialità nella didattica si esprime in modi diversi: e Strumenti di insegnamento-apprendimento * Oggetti di insegnamento finalizzato al padroneggiamento delle strumentazioni * Ambiente entro il quale rimodulare le forme, modalità e contenuti L'usa della multimedialità consente di gestire lo sviluppo di vari stili cognitivi aumentando l'interattività, gli scambi comunicativi, agevolando la formazione a distanza e i percorsi personalizzati. Anche con lo strumento delle classi virtuali si ridefinisce la didattica e il docente assume ruolo di guida, docente-regista, come suggerisce Bruner, il quale sintetizza ciò nel concetto di scaffoldin: adulto competente che offre al discente un'impalcatura di sostegno per nuove acquisizioni. Un'organizzazione efficiente e produttiva che sfrutta la tecnologia facilita la circolarità delle informazioni, l'interscambio e la visibilità entro una logica di rete. Internet è il luogo privilegiato di questo scambio. L'interazione on-line presenta alcune peculiarità: * Permette la collaborazione fra persone e Crea comunità virtuale * Facrescere la cultura di rete e. Valorizza la qualità delle azioni informative di condivisione e Acquisizione di consapevolezza degli obbiettivi 8 La lavagna interattiva multimediale (LIM) E' uno strumento di interazione multimediale che si estende su una grande superficie in cui si può visualizzare lo schermo del computer. Questo non è semplicemente proiettato ma la superficie è interattiva e i suoi oggetti sono attivi. Esistono molti software specifici per le varie materie e specializzazioni come per esempio l’Optical Character Recognitio (OCR) che permette all'utente di disegnare forme geometriche. | vantaggi sono: interattiva, interfaccia semplice e intuitivo, internet fruibile, individualizzazione, lavoro collaborativo, multimedialità, multisensorialità, memorizzazione e riutilizzazione delle lezioni, utile strumento compensativo per alunni con BES. “Ma ha anche dei difetti": costo elevato [cacciat e sord], disorientamento degli insegnanti [basta droga please], rischio di ridurre lezioni a show [gas], eventuali rischi di passivizzazione della ascolto, possibili rallentamenti per problemi tecnici [se i docenti hanno 80 anni mi sembra ovvio], difficoltà nel controllo della classe [magari]. L'importanza dell'addestramento all'uso della lim è fondamentale per la creazione di una comunità di apprendimento. Con la LIM è possibile sviluppare conoscenze cognitive e metacognitive anche grazie ai software con cui creare quiz interattivi, il quali sono un'occasione insieme ludica e formativa. Inoltre grazie alla connessione costante è possibile fa fruire contenuti video e catturare le immagini specifiche per avviare riflessioni su di esse. 9. Lo strumento e-book L'alternativa al libro è l'e-book. Esso è fondamentale per i disturbi dell'apprendimento ma soprattutto nei casi di cecità o ipovisione grazie ai suoi programmi di sintesi vocali. Negli ultimi anni il legislatore ha cercato di avviare un processo di trasformazioni del libro di testo verso una sua fruizione mista (virtuale e reale). Negli Usa molte ricerche però hanno riferito che esso comporta anche una maggiore difficoltà nell'apprendimento poiché favorisce la distrazione, a differenza del libro tradizionale [ok boomer] 10. Il blog Il blog è un diario in rete, web-log, traccia su rete. | blog didattici sono un interessante strumento di lavoro, poiché gratificano gli studenti che vedono pubblicate le loro cose. 11. Wiki Nel 1995 W. Cunningham utilizza il termine polinesiano wiki (rapido) per indicare la possibilità di costruzione condivisa di un software, ma anche di modificare contenuti esistenti: da qui nasce Wikipedia. Esso è uno strumento didattico utile perché permette la sviluppo della ricerca indipendente e di lavori di ricerca di gruppo. 12. | podcast Risorse audio e video scaricabili, molto utili per le lingue straniere. 13. Classi virtuali e LMS (learning menafemente system) La piattaforma di e-learning consente di cerare una classe virtuale dove quindi si sperimentano forme di didattica a distanza. Queste sono molto più cooperative e permettono di organizzare il materiale didattico per cartelle continuamente consultabili. 14. | social per la didattica [occhio ad avere troppa disinvoltura sulle chat. Bisogna mantenere le distanze!!] LE TIC E LA SCUOLA 1. Comunicazione e società La comunicazione organizzativa è fondamentale per lo sviluppo di tutte le forme di comunicazione. Il sociologo Federico Butera ha inventato il metodo delle 4 C, intendendo una comunità orientata ai risultati come: e Cooperazione intrinseca e Comunicazione estesa * Conoscenza condivisa * Comunità professionale Dagli anni 70' si intende la nostra società come la società dell'informazione e della conoscenza (Bell, 1976). L'economia globale basa la sua competitività sulla capacità di creare, elaborare e comunicare la conoscenza, perciò si parla oggi di knowledge workers. L'OCSE e l'UNESCO hanno posto il problema delle nuove competenze per gli studenti. Le indicazioni di Lisbona 2000 e le raccomandazioni del 2006 e del 2018 dell'UE hanno aggiornato le competenze chiave. In questo quadro le tecnologie dell’informazioni e della conoscenza (TIC) e in particolare le tecnologie digitali giocano un ruolo chiave. Innovare il ruolo della scuola, con il quadro promosso dall'UE nel 2020 significa: e. Sviluppare il long life learning * Migliorare qualità e efficacia dell'istruzione