Scarica RIASSUNTO DE DIBATTITI ETICI, SAGGEZZA BIBLICA DE PELLETIER e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! 1 Anne-Marie Pelletier DIBATTICI ETICI, SAGGEZZA BIBLICA 1. Aprire la Bibbia con giustezza 1.1. Le scritture, “anima della teologia” e dell’antropologia La costituzione Dei Verbum, ricorda con forza che le Scritture sono “l’anima della sacra teologia”. Una verità che ha dominato la vita della Chiesa è all’origine della vitalità della comprensione cristiana della fede. Una verità che è andata perduta in larga misura durante tutta un’epoca nel mondo cattolico. La proposta ordinaria è che il termine è riservato alla rivelazione di Dio. Non è improprio considerare le Scritture “anima dell’antropologia”. In rivelazione di Dio e rivelazione della verità dell’umanità sono formulate nella Bibbia. 1.2. Alcuni punti da chiarire Le rappresentazioni tradizionali, rendono indecise le identità e banalizzano manipolazioni trasgressive. La Bibbia non contiene in alcun modo un’antropologia organizzata. La base della rivelazione è quella di una narrazione: raccontano la lunga durata di una storia collettiva e le vicissitudini di storie personali. Questo mondo fa eco stranamente al nostro. Le molteplici configurazioni delle relazioni che gli esseri umani possono intrattenere sono attestate in una storia biblica che assume la totalità di ciò che la condizione umana comporta. Attraverso il particolarismo della storia di Israele si formula la rivendicazione di designare una presenza di Dio nella storia di tutta l’umanità. Si presenta come una storia decifrata al proprio sguardo, collocata sotto la luce spettrale che emana, al di là dei suoi propri saperi, dal Dio che la accompagna e che le salva. Dimensione essenziale è rendere leggibili alcune poste in gioco fondamentali dell’identità e della condizione degli esseri umani, tutti ugualmente figli di Adamo. Rivela i sogni che abitano l’umanità stessa, le tentazioni che la tormentano nella relazione che essa intrattiene con la sua finitudine. Il testo biblico evidenzia un registro di realtà che trascendono le culture, abitano le generazioni. Continuano a essere attuali. 1.3. L’attualità delle Scritture bibliche Imposto all’attenzione caratterizza il corpus dei due Testamenti. Sia la teologia sia l’esegesi hanno assunto una “piega antropologica” che ha potuto essere identificata con un vero e proprio cambiamento, un nuovo modello e approfondire la fede. Paolo VI dichiara che non solo per conoscere Dio, ma per “conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo”. Significava esprime una verità di fede. Merleau-Ponty dichiarava che “l’Incarnazione cambia tutto”! Si tratta di riconoscere il Dio trascendente come colui la cui presenza sgorga all’interno. Si tratta di accedere a una comprensione dell’umano che si ricollega a ciò che Dio vuole e realizza creando l’uomo. Gregorio Magno ne enunciava il principio “cresce con il suo lettore”. Il confronto, ben condotto, è di natura tale da destare nel lettore una verità che non era ancora stata ascoltata fino in fondo. La nostra chance è di poter misurare ciò che questa prova critica comportò in fin dei conti di stimolante per la fede stessa. Paul Beauchamp constata che “la Scrittura […]” parla uomo agli uomini””. 2. In principio è la relazione 2.1. Al principio della creazione, differenza e relazione I primi capitoli del libro della Genesi costituiscono un punto di riferimento per identificare il modo originale in cui l’umanità è da questa conosciuta. Un testo essenziale ma di difficile accesso. Prima constatazione: Dio parla e fa. “Creazione e separazione” dando così la formula sintetica dell’atto creatore. Dio dona l’esistenza a un mondo di realtà che si ordinano, si rispondono, si articolano. L’umanità si inscrive in quest’opera di differenziazione, richiede l’incontro e permette la relazione. Si ha un identità relazionale: è in una stessa emissione di voce che il testo dichiara la creazione dell’umanità e la differenziazione di questa in maschile e femminile (Gen 1,27). È questa umanità individualizzata nel mondo della creazione a immagine di Dio. È la relazione ad esplicitare nel modo migliore questo termine. L’umanità è creata a immagine di un Dio creatore, mostrato in modo non conforme con ciò che chiamiamo l’assoluto. Un “assoluto” che è concepito al di fuori della relazione, sottratto ad ogni legame esteriore. L’atto della creazione può già essere riconosciuto come atto di alleanza. In Lettera agli Ebrei designa nella persona di Gesù (Eb 9,11), nel quale è distrutta definitivamente la figura di un assoluto solipsista. Un’umanità che è immagine di Dio trova la sua verità di esistere secondo una modalità relazionale. Gaston Fessard accoglie questa realtà. L’identità fiorisce attraverso il gioco della relazione, si fortifica e si arricchisce con il rischio dell’altro. Chiara inversione della tradizione biblica e di ciò che il filosofo Emmanuel Levinas designa come il suo “dono forse soprannaturale”. 2 2.2. Divenire ciò che si è Un altro insegnamento: l’identità umana è evocata includendo la menzione di una necessaria elaborazione, di una maturazione nella durata del tempo. Nella creazione si evoca l’umanità creata a immagine di Dio, costituita in “maschile e femminile” o in modo bruto in “maschio e femmina”. In Genesi 2 oltre all’uomo e alla donna, c’è un Terzo divino, ovvero Dio (Gen 2,22). Nella Bibbia, bisognerà attendere al Cantico dei Cantici per intrecciarsi. L’identità esige un’elaborazione in una temporalità, che fa fare l’esperienza dell’altro. Una celebre frase di Simone de Beauvoir: “non si nasce donna, lo si diventa”. Si iniziano così le teorie del gender. È grazie alle Scritture che contribuiscono alla maturazione della vita e alla pazienza della sua costruzione. Molto prima di noi. Nell’analisi di Claude Lévi-Strauss vi è la descrizione di una valenza differenziale dei sessi che mette a fuoco la non valorizzazione del femminile nelle culture umane. 2.3. La prova del limite Nell’esperienza della differenza c’è un altro sapere fondatore: il limite. C’è una correlazione della relazione e del limite che diverranno pietra di paragone e dando così il contributo della Bibbia. In Genesi 2: Dio crea alberi che saranno gradito alla vista e buoni da mangiare ma al centro vi sarà l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male. “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare”. Un’altra visione è quella di Dietrich Bonhoeffer dove osserva che quell’albero è al centro del giardino. Quindi egli sperimenta una limitazione essenziale. L’essere umano è creatura scaturita dalla generosità di una vita e con la capacità di comunicare. Questo limite è accompagnato dalla grazia della creazione. Dio vuole che Adamo possa amare il suo limite e amarlo con gioia e diviene più con la creazione della donna. Il limite fa presto a suscitare la ribellione. Infatti, la loro relazione, in condizione del peccato originale, si è generata dalla drammatica originale di grazia e di ribellione. 3. Un Dio in affinità con i “mezzi deboli” Le Scritture approfondiscono le nostre rappresentazioni della potenza e dell’efficacia. Sappiamo che la post- modernità ha già idee molto precise sull’argomento. 3.1. “Riconoscere nella debolezza la condizione della propria forza”? In Genesi, nel racconto del diluvio c’è un atto di giustizio dove Dio lo compie contro un’umanità piena di violenza. Il suo principio è quello di ritessere l’umanità come una comunità di fratelli, partendo da un piccolo popolo generato dal patriarca Abramo. Israele diventerà più insistente nella predicazione profetica fino alla speranza sull’umile figura di un “ceppo” santo che resterà da solo dopo la potatura realizzata dal giudizio di Dio (Is 6,13). Verrà poi la promessa di un “germoglio” santo che apparirà all’epoca dell’esilio (Ger 23,5). Le promesse che Dio ha fatto saranno raccolte e custodite all’interno del popolo da un gruppetto di fedeli. Nella Bibbia, spiccheranno figure femminili come Debora e Giaele, Giuditta ed Ester. Ulteriore volto è quello di re Davide o re di Israele ma per Dio non è grande. Dio non riconosce l’elettorato dopo il censimento delle persone ma solo dopo, per aver risparmiato Saul, la grandezza di Davide non si separa dalla sua umiltà. Sapienza dell’uomo ha un handicap poiché non sa vedere nella propria debolezza la propria forza. La Sapienza denuncia l’idolatria che fuorvia l’uomo a rappresentazioni menzognere della potenza. La Bibbia avverte: questa fiducia non è un ottimismo pigro; essa implica di affrontare fino in fondo le virulenze del male. 3.2. L’eccezione umana secondo la Bibbia Si ha l’importanza di riorganizzare la percezione che l’uomo aveva anteriormente di se stesso nel suo rapporto con il cosmo e la natura. L’uomo riceverà, alla fine del XIX, uno shock con duplice ferita narcisistica: psicologica e cosmologica. Jean-Claude Ameisen insiste su una misteriosa irriducibilità dell’uomo in un libro che re-inscrive l’umano. Gould: “Siamo fatti di polvere di stelle, ma ciò che brilla in noi è di un'altra natura rispetto a ciò che brilla nelle stelle. E come le stelle “attraversiamo questo mondo solo una volta””. Un ulteriore accorgimento: l’uomo condivide il 94,8% del suo patrimonio genetico con gli scimpanzé. Papa Francesco in Laudato sì: “le creature non possono essere considerate un bene senza proprietario”. L’uomo può e deve essere stimato in un’incomparabilità che è la sua vera statura, bisogna ancora precisare il tenore della sua singolarità. Secondo Paul Valadier c’è il disprezzo per la tradizione biblica ostentato da un pensiero post-moderno potrebbe ben essere la caratteristica di menti altezzose. Attenzione: non possiamo separare l’immagine che l’uomo si forgia di Dio e quella che egli produce da sé. Merleau-Ponty, invece, parla di un uomo come “una debolezza nel cuore dell’essere”. 5 5.3. Testimoniare che la carne deve essere onorata Alcuni Kanak hanno capito dai cristiani di avere un corpo. Ritornando al Verbo, la carne è il luogo di incontro fra l’uomo e Dio. Si prenda come esempio la parabola del Buon Samaritano. Il corpo soffre di paralisi e ha bisogno di una guarigione ma non solo ha bisogno di essere rialzata e restaurata. Per Michael Henry: “la vita è più del vivente”. L’altro deve poter continuare ad esistere e ad essere accolto nella carne degli esseri umani che vengono oggi all’esistenza. Si ha la necessità di testimoniare che questa vita ha un sigillo di cui altri non possono disporre. Solamente con il giudizio finale che in base ai gesti d’aiuto saranno offerti o rifiutati all’uomo nella sofferenza (si veda anche parabola dei talenti). La carne è così confermata in una centralità che ne fa la pietra di paragone dell’umanità in regime cristiano. 5.4. Testimoniare una gloria diversa da quella dell’”uomo aumentato” Il pensiero di un’idea di un’umanità preceduta e accompagnata da un Altro da resta un pensiero che mobilita in vista del combattimento. Le Scritture bibliche possono portare a una duplice dislocazione delle immagini di Dio e dell’uomo che la polemica anti-cristiana attribuisce alla fede. 5.4.1. Dio in un altro modo, l’uomo in altro modo La Bibbia rimanda alla “sofferenza e alla debolezza di Dio”, facendo entrare nella verità che “solo il Dio sofferente può aiutare”. - La storia di Babele, prima considerata tentazione, ora è denunciata e sanzionata la follia degli uomini che “volevano un nome”. Ci si domanda: “che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi?” (Sal 8,4). - Nel sogno di Giacobbe, riceve la promessa divina di un terra e di una discendenza con una strana di visione di angeli che salgono e scendono sulla scala (una rimanenza sfalsata della torre). Egli apprende che il loro desiderio non è semplicemente revocato da Dio ma viene mostrato che esso è esaudito da Dio stesso. Nei Vangeli, la Croce metterà in comunicazione il cielo e la terra nella persona del Crocifisso, che si sarà fatto conoscere come Tempio/Casa di Dio. L’uomo con Dio non è mai sminuito. Soprattutto per non concludere Resistere all’inumano L’inumanità vi si ostenta con arroganza e accetti di trionfo. I crimini nel XX secolo commessi in nome dei nazionalismi, dell’antisemitismo, dei fascismi, del comunismo e del nazismo. L’influenza della tirannia si accresce sotto i nostri occhi, perfino all’interno delle democrazie occidentali. Ma la tirannia si impadronisce delle menti che hanno aderito a pratiche sociali problematiche. Si prenda spunto dal libro di Isaia che fa il processo di un mondo che ha dimenticato la verità (Is 5,14). I cristiani non sono soli! Dio ha un popolo che gli appartiene, poiché Cristo vi riconosce i suoi e ne costituisce la prova che la resistenza dell’umanità al male è più grande dell’assoggettamento nei suoi confronti. Uno Solo è senza misura “A chi potreste paragonarmi, quasi che io gli sia pari” (Is 40,25). Questa domanda è stata sollevata in Israele all’epoca dei grandi sfaceli dell’esilio. Lévi-Strauss disse: “il mondo è cominciato senza l’uomo e finirà senza l’uomo”. Tocca ai cristiani dare il gusto di questa verità attorno a sé. ALLEGATO SULLA GIUSTA MISURA DELLE COSE “Da quando vivi, hai mai comandato al mattino?” (Gb 38,12) Siamo negli Emirati Arabi Uniti (Dubai) dove c’è un grattacielo alto 828 metri di cui il nome è Burj Khalifa. Questo edificio viene paragonato ad un'altra torre. Quella di Babele. Sappiamo che Dio castiga i temerari confondendo la loro lingua. C’è un dettaglio: Dio è sceso per vedere cosa stava succedendo e di pronunciare un eventuale giudizio. 6 Fantasticherie svelate e confuse Il racconto di Babele fornisce un punto di vista privilegiato sulle imprese che menano vanto del trans- umanesimo o del post-umanesimo. I sogni estremi di dominio, di cui l’immagine dell’umanità ne era ossessionata, sembrano a portata di mano. Una prima necessità è quella di ritrovare la libertà di giudizio, frenando il gioco delle paure e degli entusiasmi. Il “tesoro” della tradizione biblica si rivela efficace e sorprendente. Secondo Karl Rahner: quella di un mondo in cui la parola “Dio” sarebbe cancellata dalla coscienza comune. L’uomo non può operare, non potrà mai operare se non all’interno di uno spazio di possibili che egli non delimita. L’orgoglio umano ha come destino futuro il fatto di essere abbassato dal giudizio di Dio. Possiamo rifiutare di accogliere una simile affermazione in una cultura che proclama in modo ossessivo che non c’è alcun Dio. Paul Beauchamp associa alla sapienza tutto ciò che non si pensa. L’esperienza che questa vita ha la capacità di resistere ai dispositivi totalitari e persino alla morte dell’uomo, cosa che è già accaduta nel XX secolo. Due prospettive sulla hybris: dall’uomo greco all’uomo biblico La Bibbia non è l’unica fonte della lungimiranza che difendiamo qui. Jean-François Mattei ha esplorato le modalità di questa riflessione essenziale proseguita nella Grecia antica. Egli interroga la storia contemporanea e le modalità nuove della dismisura. La tradizione biblica sa istruire con un’eloquenza grandiosa il processo contro gli orgogliosi incarnato. Bunam di Pzhyska: “l’uomo abbia sempre due tasche. In una scriverà: non sono che polvere. Nell’altra: il mondo è stato creato per me”. La croce di Cristo si armonizza intimamente con questa drammatica. Essa è riconosciuta e può essere compresa come qualcosa di chi compie la promessa delineata nella scala di Giacobbe. Cristo riceve il suo nome, che può essere “nome al di sopra di ogni nome”. Bisogna riconoscere alle Scritture bibliche un ruolo attivo di analizzatore critico di fronte alle evoluzioni. La Bibbia riconduce verso l’uomo simbolico in cui trova la sua identità nell’essere generato da “una parola in un corpo sessuato e in una genealogia. Infine, quando la Bibbia accoglie la realtà di un desiderio illimitato. Alcune osservazioni sull’immortalità, come conquista o speranza Le tecnologie mediche permettono una presa crescente su ciò che Theilhard chiamava “le potenze di diminuzione”. A causa dello spazio e del tempo, nei quali l’uomo prova il morso della sua finitudine, è proprio il tempo a offrire il pianto massimo di residenza. Tertulliano nella sua lotta contro una gnosi che rifiutava l’Incarnazione, confessando un odio dell’uomo per la propria carne. Ma anche in questo caso si tratterrebbe di rompere con l’identità dell’uomo biblico. L’uomo non è creato immortale. Il racconto della trasgressione è condotto in modo tale che il significato della morte è mantenuto in un’ambiguità. La morte potrebbe essere paradossalmente un effetto della benevolenza divina che impedisce che si perpetui. Il figlio di Davide, ripercorre la sua vita alla luce della consapevolezza disincantata della morte ma che alla fine ne rende uguali i destini. Il messaggio del Qoèlet può essere interpretato come quel preliminare che libera lo spazio otturato dagli idoli. La sua finalità consiste nell’aprile lo sguardo verso l’ampiezza dei pensieri di Dio. Il desiderio di immortalità dell’uomo si scopre allora ritrasmesso e preceduto da un progetto divino. Conclusione Si prenda spunto dal libro di Giobbe dove cerca di ribellarsi contro la sventura che lo opprime. In Giobbe 38, il mondo è stato profanato, nel senso che l’intelligenza scientifica ha rimpatriato nel suo campo alcune realtà che fino ad allora gli sfuggivano. La resistenza di questo irriducibile al dominio dell’uomo è buona notizia per colui che accetta di entrare nel paradosso. Il Nuovo Testamento deve approfondire questa esperienza di una “tenebra luminosa”. Rivelando Dio e l’uomo nell’evento della Croce, che porta la sovversione molto al di là di quanto l’umanità lo farà mai.