Scarica riassunto del libro "Stigma" di Erving Goffman e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! STIGMA Note sulla gestione dell’identità degradata Concetti introduttivi: I Greci hanno inventato il termine stigma per indicare un segno sul corpo che serviva a mostrare qualcosa di insolito e negativo nella condizione morale del portatore. Questi segni informavano che il portatore era uno schiavo, un criminale o un traditore, una persona da evitare. Oggi il termine viene applicato più alla disgrazia stessa che alla sua manifestazione corporea. È la società a stabilire i modi per dividere le persone in categorie e l’insieme degli attributi che devono essere considerati ordinari e naturali per i membri di ciascuna di esse. Quando ci troviamo davanti un estraneo è probabile che il suo aspetto immediato ci consenta di stabilire a quale categoria appartenga e quali siano i suoi attributi, quale sia la sua “identità sociale”. Le richieste che facciamo potrebbero essere meglio definite come “valide per la maggior parte dei casi” e la caratteristica che attribuiamo all’individuo potremmo intenderla come se fosse un’attribuzione a posteriori fatta solo virtualmente, una qualificazione “a grandi linee”, cioè un’identità sociale virtuale. La categoria e gli attributi che si potrebbero dimostrare essere effettivamente in suo possesso saranno definiti come sua identità sociale effettiva (“actual social identity” = identità che può essere e viene effettivamente verificata nell’interazione di una specifica situazione). Mentre l’estraneo è davanti a noi, può manifestarsi una prova che questi possiede un attributo che lo rende diverso dagli altri membri di quella categoria, un attributo poco desiderabile e tale da renderlo una persona cattiva o pericolosa. Nella nostra mente, viene degradato da persona integra a persona screditata. Tale attributo è uno stigma. Esso costituisce un divario tra identità sociale virtuale e quella effettiva. Termine stigma sarà impiegato per riferirci a un attributo che è profondamente discreditante, ma va tenuto presente che ciò che conta davvero è il linguaggio delle relazioni, non quello degli attributi. Il termine stigma ha una duplice prospettiva: a) Individuo stigmatizzato presuppone che la sua diversità sia già conosciuta o evidente e qui si ha a che fare con la condizione dello screditato b) Individuo stigmatizzato presuppone che la sua diversità non sia conosciuta né immediatamente percepibile, qui si ha a che fare con la condizione dello screditabile Si possono citare tre tipi di stigma molto diversi: 1. Deformazioni fisiche 2. Difetti del carattere dell’individuo (patologie mentali, condanne penali, uso di stupefacenti, alcolismo, omosessualità) 3. Stigmi tribali della razza, della nazione e della religione L’individuo stigmatizzato tende ad avere le nostre stesse credenze sull’identità. Le sue convinzioni riguardo a ciò che egli è possono costituire il suo senso di essere una “persona normale”, una persona che merita le stesse opportunità e gli stessi diritti. Tuttavia, egli può sentire che gli altri non lo accettino veramente e non siano disposti ad avere rapporti con lui su di un piano di parità. L’individuo percepisce qualche suo attributo come una cosa umiliante. Caratteristica della situazione in cui viene a trovarsi l’individuo stigmatizzato: “accettazione”. Coloro che hanno contatti con lui cessano di accordargli quella stima e quella considerazione, che lui si aspettava di ricevere. In alcuni casi gli sarà possibile cercare di correggere quella che egli ritiene essere la base oggettiva della sua inadeguatezza. Lo stigmatizzato può anche cercare di correggere la propria condizione indirettamente, sforzandosi di impadronirsi di quelle attività considerate inaccessibili, per ragioni fisiche e contingenti, a coloro che hanno quella sua menomazione (es. persona zoppa che impara di nuovo a nuotare). D’altra parte, è possibile che lo stigmatizzato ricorra allo stigma per ottenere “piccoli vantaggi”, come alibi per gli scarsi risultati ottenuti per altri motivi. Può considerare le vicende che lo hanno messo alla prova come una sorta di benedizione. La sofferenza può insegnare qualcosa sulla vita e sulle persone. Può arrivare a riconsiderare i limiti dei normali. Sia le menti sane che i corpi sani possono essere menomati. Questo libro, però, si occupa specialmente del problema dei “contatti misti”, dei momenti in cui stigmatizzati e normali si trovano nella medesima “situazione sociale”, che si tratti di un incontro convenzionale o della semplice copresenza in un raggruppamento focalizzato. Quando normali e stigmatizzati si trovano l’uno nell’immediata presenza dell’altro ecco che si presenta una situazione importante per la sociologia: lo stigmatizzato può scoprire di sentirsi insicuro riguardo a come noi normali lo identificheremo e lo accoglieremo. Lo stigmatizzato ha la sensazione di non sapere cosa gli altri stiano pensando “davvero” di lui. Prevedendo ciò che gli toccherà affrontare quando viene a trovarsi in situazioni sociali miste, è possibile che reagisca anticipatamente chiudendosi in sé stesso, per proteggersi. Lo stigmatizzato può anche cercare di affrontare questi rapporti misti con ostilità provocatoria, ma così rischia di indurre, negli altri, reazioni altrettanto spiacevoli. Lo stigmatizzato oscilla tra la sottomissione e la spavalderia. Anche noi normali troviamo queste situazioni destabilizzanti, noi stessi possiamo rischiare di andare sopra le righe, potremmo facilmente pretendere da lui cose impossibili e ferire inconsapevolmente tutti coloro che soffrono come lui. Di conseguenza, l’attenzione viene deviata dai destinatari stabiliti, e sopravviene l’imbarazzo, per sé stessi e per l’imbarazzo che l’altro prova nei nostri confronti, che si esprime in quella patologia dell’interazione che è il “sentirsi a disagio”. Erving Goffman nato a Mannville, in Canada, l'11 giugno 1922. Il principale contributo di Goffman alla teoria sociale è la sua formulazione dell'interazione simbolica (= Pone l'accento sulla creazione dei significati nella vita e nelle azioni umane, sottolineando la natura pluralistica della società, il relativismo culturale e sociale delle norme e delle regole etiche e sociali e la visione del Sé come socialmente strutturato) nel suo La vita quotidiana come rappresentazione del 1959. Per Goffman, la società non è una creatura omogenea. Noi dobbiamo recitare in modo diverso a seconda dei diversi teatri. Goffman indica che la vita è un teatro, dove il comportamento individuale è interpretabile alla luce dell'ampio contesto sottostante all'interazione simbolica faccia a faccia. osservazioni. In primo luogo nel fare del proprio stigma una professione, i leader della categoria devono avere contatti con rappresentanti di altre categorie e finiscono così col rompere il circolo chiuso della categoria. In secondo luogo coloro che professionalmente presentano il punto di vista della loro categoria possono mostrare alcuni pregiudizi radicati, per la semplice ragione che sono troppo coinvolti nel problema per poterne scrivere. Sebbene qualsiasi categoria di stigma possa disporre di esperti che esprimono orientamenti diversi e possa anche promuovere pubblicazioni che sostengono programmi diversi, c’è un tacito accordo sul fatto che la situazione dell’individuo con questo particolare stigma sia degna di attenzione. Questo accordo minimo, anche quando non ce ne sono altri contribuisce a consolidare la credenza nello stigma come fondamento per un’idea di sé. Gli esperti non costituiscono l’unico strumento pubblico che gli stigmatizzati hanno per ricordare la loro condizione di vita, ce ne sono altri che svolgono questo compito. Ogni volta che qualcuno con uno stigma particolare sale alla ribalta per aver violato la legge, vinto un premio o essere diventato il primo del suo genere in qualcosa, nella comunità locale diventa oggetto di pettegolezzi ed eventi del genere possono trovare spazio nei media, oltre che a livello locale. In ogni caso coloro che hanno lo stesso stigma della persona che è diventata nota, diventano più facilmente avvicinabili dalle persone normali del loro ambiente e anche oggetto di un piccolo trasferimento di credito o discredito. La loro condizione li porta quindi a vivere in un mondo di eroi e di cattivi della loro specie, che godono appunto di una vasta pubblicità e la loro relazione con questo mondo è mantenuta dalle persone loro vicine, siano esse normali o stigmatizzate, che li tengono informati sulle vicende di questo o di quello dei loro simili. Lo stigmatizzato avverte il sostegno di coloro che condividono il suo stesso stigma e in virtù del quale sono definite e si definiscono come la sua stessa specie. Un altro insieme è composto dai saggi, cioè quelle persone normali, la cui condizione li ha resi comprensivi e intimamente consapevoli della vita segreta dell’individuo stigmatizzato, persone che in qualche modo sono accettate dal gruppo e ne diventano membri onorari. I saggi sono i marginali di fronte ai quali lo stigmatizzato non sente vergogna, né esercita autocontrollo, sapendo che malgrado quella sua manchevolezza, sarà considerato come una qualsiasi persona normale, un esempio ci viene dal mondo delle prostitute. Prima di assumere il punto di vista delle persone con un particolare stigma, il normale che sta diventando saggio può dover passare attraverso un’esperienza personale di trasformazione interiore di cui esistono numerose testimonianze letterarie. Dopo che il normale empatico si è reso disponibile allo stigmatizzato, spesso deve aspettare di essere riconosciuto come membro onorario della categoria. Il self non dev’essere solo offerto, ma anche accettato, talvolta sembra che l’ultimo passo venga fatto dalla persona normale. Un tipo di saggio è colui la cui saggezza deriva dal lavorare in una struttura che si occupa dei bisogni di chi ha uno stigma particolare o dei provvedimenti che la società prende in loro favore. I poliziotti ad esempio, avendo costantemente a che fare con i criminali possono diventare saggi. Un secondo tipo di saggio è colui che è in contatto con lo stigmatizzato attraverso la struttura sociale, un tipo di relazione che induce la società a trattare entrambi gli individui come una persona unica. Così ad esempio la moglie del paziente psichiatrico, la figlia dell’ex detenuto, l’amico del cieco, i famigliari del boia sono costretti a dover condividere parte del discredito dello stigmatizzato con cui hanno un legame. Una possibile risposta a questo destino consiste nell’accettarlo, vivendo nel mondo dello stigmatizzato in questione. I problemi che lo stigmatizzato deve affrontare, in questo modo si espandono come i cerchi nell’acqua con intensità via via minore. In generale la tendenza di uno stigma a diffondersi dallo stigmatizzato alle persone che sono in stretta relazione con lui, spiega perché queste relazioni tendano ad essere evitate o dove esistono ad essere interrotte. Le persone con uno stigma onorario offrono un modello di normalizzazione, dimostrando fino a che punto possano arrivare nel trattare lo stigmatizzato come se non lo fosse. Inoltre è possibile che si sviluppi un culto dello stigmatizzato, così che la reazione stigmafobica del normale venga controbilanciata dalla stigmafilia del saggio. Chi ha uno stigma onorario infatti può mettere a disagio sia lo stigmatizzato, che il normale. Con l’atteggiamento di essere sempre pronti a portare un fardello che non è veramente loro, mettono tutti gli altri di fronte al loro eccesso di moralità e poiché considerano lo stigma in quanto attributo neutro, da affrontare con disinvoltura, espongono sé stessi e lo stigmatizzato ai malintesi delle persone normali, che possono trovare offensivi certi loro modi di comportarsi. Il rapporto tra lo stigmatizzato e il suo sostituto dunque, può non essere facile, poiché il primo può sentire che in qualunque momento sia possibile una regressione allo stereotipo, specialmente quando le sue difese sono abbassate e la sua dipendenza è più accentuata. D’altra parte l’individuo con stigma onorario può scoprire di dover subire molte privazioni tipiche del suo gruppo d’adozione e di non essere in grado di godere di quel senso di dignità di sé, che è la tipica difesa in situazioni del genere. Inoltre può dubitare di essere realmente accettato dal suo gruppo di adozione. La carriera morale: Le persone con uno stigma hanno esperienze simili di apprendimento della loro condizione, cambiamenti simili nella concezione del sé e una “carriera morale” simile. Lo stigmatizzato apprende e interiorizza il punto di vista dei normali e ha un’idea generale di cosa implicherebbe possedere un determinato stigma. Apprende di essere in possesso di uno stigma e quali possono essere le conseguenze. Tali fasi iniziali costituiscono la carriera morale, successivamente si distinguono quattro modelli fondamentali di socializzazione: 1. Comprende coloro che nascono con uno stigma e che sono socializzati nella loro condizione svantaggiosa. Apprendono e interiorizzano quegli standard di normalità che loro non riescono a soddisfare. 2. Capacità della famiglia di creare una campana protettiva per il loro piccolo. Il momento, però, in cui la cerchia domestica non riesce più a proteggerla costituirà un’esperienza morale per lo stigmatizzato. 3. Riguarda chi diventa stigmatizzato in una fase già avanzata della propria vita o apprende tardi di essere sempre stato screditabile. Si suppone che gli sarà molto difficile ritrovare una sua identità e che sarà portato all’auto disapprovazione. 4. Rappresentato da coloro che all’inizio sono socializzati in una comunità straniera e che successivamente devono imparare un secondo modo di essere, che venga percepito dalle persone del loro ambiente come quello reale e valido. Le persone conosciute dopo l’arrivo dello stigma possono vederlo come una persona con un deficit; le conoscenze precedenti allo stigma possono essere incapaci di trattarlo con tatto, familiarità o accettazione. Quando l’individuo apprende per la prima volta chi sono quelli che ora deve accettare come i “suoi”, è probabile che provi almeno una certa ambivalenza; poiché queste persone saranno diverse dalla persona normale che egli sa di essere e possono avere attributi che per lui sono difficili da accettare come propri. Può avere dei tentennamenti nel sostenere i propri simili, nell’identificarsi con loro e nel condividere esperienze. Ci saranno “cicli di affiliazione” attraverso i quali egli arriva ad accettare le occasioni di partecipazione al gruppo. Molto importante il rapporto dell’individuo stigmatizzato con la comunità informale e le organizzazioni formali di persone nelle sue stesse condizioni. È grazie al gruppo stigmatizzato che si può individuare la storia naturale e la carriera morale dello stigmatizzato. Nel riesaminare la propria carriera morale, lo stigmatizzato rielabora alcune esperienze che gli servono per spiegare le credenze e i modi di comportarsi che egli ora ha verso i suoi simili e i normali. Sono svolte decisive della vita non soltanto le esperienze personali, ma anche quelle che, in passato, furono rimosse. Per esempio, la lettura di opere riguardanti il gruppo stigmatizzato può consentire di provare e di vivere un’esperienza sentita. CAPITOLO 2 Controllo dell'informazione e identità personale, lo screditato e lo screditabile Quando esiste una frattura tra identità sociale attuale e quella virtuale di un individuo, può darsi che la cosa ci sia nota prima che noi normali stabiliamo un contatto con lui o che ci appaia evidente alla vista della sua persona. Come si è detto, è probabile che non riconosciamo apertamente ciò che lo discredita, e mentre si sviluppa questo processo di voluta disattenzione il rapporto diventa teso, incerto e ambiguo per tutti i partecipanti e specialmente per lo stigmatizzato. Il problema non è di controllare la tensione che si genera nel corso di contatti sociali, ma piuttosto di controllare l'informazione riguardante la minorazione della persona. In questa mia analisi, punto ad approfondire il problema del controllo delle informazioni sulla propria persona, dei modi per tenerle nascoste ed evitare il discredito. L'informazione sociale riguarda un individuo e le sue caratteristiche più o meno pertinenti, in opposizione agli stati d'animo, ai sentimenti o alle intenzioni che egli può avere in un particolare momento. L'informazione così come lo è il segno attraverso cui viene trasmessa, è riflessibile e concretizzata dalla persona, cioè è trasmessa proprio dall'interessato attraverso un'espressione corporea, nell'immediata presenza di coloro che ricevono tale messaggio. Tale informazione viene chiamata informazione sociale, alcuni segni (simboli) che trasmettono sono spesso disponibili in forma continuativa e vengono cercati e ricevuti in modo abitudinario. L'informazione sociale trasmessa attraverso un particolare simbolo può limitarsi a confermare quello che altri segni ci dicono riguardo l'individuo, dando consistenza all'immagine che abbiamo di lui in un modo puramente verboso e non problematico (es. anello matrimoniale per gli uomini). Comunque essa può avvallare una particolare pretesa al prestigio (simbolo di prestigio o status). Termini opposti ai simboli di prestigio sono i “simboli di stigma” e cioè quei segni che hanno particolare efficacia nell'attrarre l'attenzione verso qualche discrepanza che svaluta l'identità, spezzando quello che altrimenti sarebbe un quadro perfettamente coerente. Ne risulta una diminuzione nel nostro giudizio valutativo dell'individuo. Un'altra possibilità è data da un segno che tende, di fatto o nella speranza, a spezzare un quadro che altrimenti sarebbe coerente. Tale processo avviene nella direzione positiva desiderata dall'attore e getta profondi dubbi sul valore dell’ identità virtuale. Chiamerò questi simboli distruttori dell'identità. Tali simboli devono essere distinti dai segni occasionali che non sono stati ancora istituzionalizzati come mezzi per trasmettere informazioni. Quando tali segni reclamano prestigio, possiamo chiamarli punti, ma quando gettano discredito su tacite pretese al prestigio, allora li chiamiamo lapsus, o errori. Ci sono segni destinati unicamente allo scopo di trasmettere informazioni sociali, come è il caso dei gradi negli eserciti. I segni che trasmettono l'informazione sociale variano a seconda se sono congeniti o no, e, qualora non lo siano, mutano se, una volta usciti, divengono parte integrante della persona. Quello che più conta, i segni non permanenti usati unicamente per trasmettere l'informazione sociale vengono, o non vengono, impiegati contro la volontà dell'informatore. Quando ciò accade, tali segni tendono ad essere simboli di stigma. È possibile che certi segni che hanno un significato per un gruppo ne abbiano uno diverso per un altro. I segni che trasmettono l'informazione sociale variano naturalmente per quanto riguarda l'attendibilità. Un'ultima considerazione sull'informazione sociale deve riguardare il carattere informativo che, nella nostra società, ha l'”essere con”. Essere “con qualcuno” vuol dire trovarsi in sua compagnia e può essere utilizzata come fonte di informazione proprio sulla identità sociale del soggetto in questione. Infatti la premessa è che egli abbia la stessa identità sociale degli altri. Visibilità Il problema del “passaggio” da una condizione a un'altra ha sollevato quello della “visibilità” di un particolare stigma. Si tratta della misura e del modo più o meno efficace di adattare lo stigma per poter comunicare agli altri che l'individuo si trovi in quella condizione. La visibilità costituisce un fattore fondamentale. Inoltre, le informazioni generali note riguardo a se stesso costituiscono la base da cui l'individuo deve muovere quando deve decidere l'atteggiamento da prendere rispetto al suo stigma. Perciò qualsiasi modifica nel modo in cui l'individuo deve sempre e dovunque presentarsi, sarà proprio per queste ragioni, fatale. In realtà, il termine più generale “percettibilità” sarebbe più esatto e ancor più esatto sarebbe quello di “evidenza”. - “ riconoscimento sociale “ —> tra le persone che dispongono di informazioni biografiche riguardanti un certo individuo, ci saranno sempre quelle che fanno parte di una cerchia più ristretta in cui lui è conosciuto social ente in forma più o meno intima. Queste persone avranno perciò il diritto e l’obbligo di scambiare con lui un saluto, un cenno del capo, ossia un riconoscimento sociale. - Il trattamento accordato a un individuo in base alla sua identità sociale si accompagna spesso a un’ulteriore rispetto e indulgenza quando si tratta di una persona famosa per la sua identità personale. Le persone celebri scopriranno che a pochi periodi della propria vita è consentita l’immobilità, cioè di restare parte inattiva della loro biografia. - Nello studiare la fama può essere utile considerare anche il suo opposto : la cattiva fama o infamia, che nasce quando una cerchia di persone ha una cattiva opinione di qualcuno senza averlo incontrato personalmente. L’evidente funzione della cattiva fama è il controllo sociale, del quale dobbiamo ricordare 2 possibilità: • CONTROLLO SOCIALE FORMALE —> che avviene all’interno di particolari edifici di interesse sociale • CONTROLLO SOCIALE INFORMALE —> che avviene tra un pubblico più vasto - I contatti apparentemente casuali della vita quotidiana possono costituire una sorta di struttura che sostiene l’individuo in una biografia, ciò avviene nonostante la molteplicità dei sé che la segregazione del ruolo e la segregazione del pubblico gli permettono. PASSING Goffman introduce il termine passing, dal gergo della malavita americana, con il quale si indica lo spacciare denaro falso, il bluffare a carte, truffare. Nel libro Stigma il senso potrebbe essere definito come il “farsi passare per normale” da parte dello stigmatizzato, dissimulando i propri difetti. Ci sono degli stigmi importanti (es. prostitute, ladri,omosessuali, tossicodipendenti) che richiedono all’individuo di mantenere segreta la sua situazione ad una categoria di persone (es.polizia, colleghi, clienti, soci..). Nel caso in cui un individuo possa mantenere segreto uno stigma non evidente, scoprirà che le relazioni intime con gli altri lo indurranno ad ammettere la sua situazione o a sentirsi in colpa per non averlo fatto. Poiché ci sono grandi vantaggi nell’essere considerati normali, chi può compiere il passing lo farà intenzionalmente in qualche occasione e il conflitto tra la sincerità e il salvare l’apparenza andrà a favore di quest’ultimo. Un individuo che fa il passing, intenzionalmente o no, corre il rischio di essere scoperto e screditato e quindi succede che l’identificazione personale ha un profondo effetto sull’identità sociale. Esiste il pre-ricatto, con il quale il ricattatore minaccia la vittima di fare delle rivelazioni, rendendo impossibile un cambio di rotta. Es. un poliziotto che costringe una prostituta a continuare il suo mestiere impedendole di trovare un lavoro dignitoso. Poi “il ricatto di auto-tutela”, in cui il ricattatore si sottrae ad una punizione meritata, perché fargli scontare una pena comporterebbe il discredito di chi lo accusa. Infine “il ricatto integrale”, quando il ricattatore si fa pagare minacciando di rivelare il passato o il presente che potrebbero screditare l’identità del ricattato. Chi fa il passing conduce una doppia vita, nella quale ci sono coloro che pensano di conoscerlo e quelli che lo conoscono realmente, quindi si muove in due cerchie, ciascuna delle quali non è a conoscenza dell’esistenza dell’altra. Ci sono tre tipi di passing: Passing naturale, quando l’individuo lo compie involontariamente senza rendersene conto e poi si accorge con stupore Passing per divertimento, quello che si fa al di fuori della vita sociale come ad esempio le vacanze La sparizione, il passing completo in tutte le sfere della vita, il cui segreto è noto solo all’interessato Esistono dei rischi facendo il passing: potrebbe trovarsi nella necessità di dover rivelare informazioni screditanti su se stesso potrebbe soffrire di “sprofondismo”, cioè l’impulso a dire bugie sempre più complesse per evitare di rivelare qualcosa è disposto a conoscere ciò che gli altri pensano “davvero” delle persone del suo tipo, scoprendo così di non sapere cosa gli altri sanno veramente su di lui e questo costituisce un problema può subire l’esperienza di doversi esporre, tradito dalla stessa debolezza che cerca di nascondere (es.balbuziente) può dover dare spiegazioni a chi ha appena saputo il suo segreto Il passing ha sempre sollevato una serie di problemi sullo stato psichico di chi lo compie, innanzitutto un alto livello di ansia, dovendo vivere una vita che può crollare da un momento all’altro. Tecniche di controllo delle informazioni Concetto chiave: routine quotidiana, poiché collega l’individuo alle sue diverse situazioni sociali. Cioè nella misura in cui l’individuo è stigmatizzato, si cerca quel ciclo abitudinario di limitazioni che egli deve affrontare per essere accettato socialmente (si cercano le situazioni impreviste che deve affrontare per gestire le informazioni che lo riguardano.) Alcune tecniche comuni di cui si serve chi ha una carenza segreta per gestire le informazioni fondamentali che lo riguardano: - Nascondere o cancellare i segni che sono diventati simboli dello stigma. Es: Cambiare nome oppure i tossicodipendenti che scrutano il loro corpo in cerca di vene nascoste, e non quelle del braccio, nelle quali iniettarsi la droga. Così se i poliziotti li fermano per un controllo veloce e non trovano segni sulle braccia li lasciano andare. (Talvolta l’occultamento dei simboli dello stigma fa parte di un procedimento correlato, cioè l’uso di disidentificatori) - Presentare i segni della propria carenza stigmatizzata come i segni di un altro attributo. Es: una persona debole di udito può intenzionalmente modellare la sua condotta in modo da dare agli altri l’impressione di essere distratta o indifferente così questi tratti caratteriali spiegano l’incapacità di sentire senza comportare il sospetto di sordità. - Una strategia che lo screditabile impiega per affrontare i rischi consiste nel dividere il mondo in due gruppi: uno vasto, al quale non dice nulla, e uno ristretto a cui dice tutto. - I partner non solo aiutano la persona screditabile nella sua dissimulazione, ma possono anche farlo al di là della consapevolezza del beneficiario. Possono agire da rete di protezione. Es: il marito aiuta la moglie sorda durante situazioni in cui lei si potrebbe trovare in difficoltà, magari in una cena con persone non conosciute riprende l’argomento così che la moglie possa stare al passo nella conversazione. - Si può notare anche la collaborazione tra le persone stigmatizzate che si conoscono personalmente. Es: Ex pazienti psichiatrici che si erano conosciuti nell’istituto, una volta fuori, possono mantenere un controllo cauto nella loro conoscenza, così che il contesto di origine della conoscenza non venga reso esplicito. - La persona può volontariamente rivelarsi, trasformando in modo radicale la sua situazione da quella di una persona screditabile a quella di una persona screditata. Un modo per rendere palese il proprio stigma consiste nel portare volontariamente un simbolo, un segno chiaramente visibile che renda nota la sua carenza ovunque egli vada. (I simboli dello stigma hanno la caratteristica di poter essere percepibili. Es: con lapsus intenzionali, come quando un cieco commette volutamente un’azione maldestra in presenza di persone che non conosce.) IL COVERING → come nel caso del passing, si è ritenuto preferibile lasciare il termine in inglese perchè permette di individuare sia l’azione del coprire lo stigma, che le strategie di copertura dello stigma. L'obiettivo è quello di ridurre la tensione e distogliere l'attenzione dallo stigma, facendo sì che si concentri spontaneamente sul contenuto esplicito dell'interazione → questo processo di chiama COVERING (= è l'azione di coprire lo stigma attraverso delle strategie) Alcune persone sono disposte ad ammettere il proprio stigma senza che questo s’imponga, con strategie simile al passing, perché ciò che permette di occultare uno stigma a persone ignare, potrebbe anche facilitare le cose a coloro che ne sono a conoscenza. Molti di quelli che raramente cercano di fare il passing tentano regolarmente di fare il covering. Esistono diversi tipi di covering: quello rivolto alle caratteristiche associate al suo stigma ( es. Occhiali scuri indossati per dar prova di cecità, o per nascondere la deturpazione → si rivela la cecità per nascondere il “difetto”). Un altro tipo di covering comporta uno sforzo per limitare I difetti che più si identificano con lo stigma (es. Una persona cieca che sa che le persone presenti sanno della sua diversità, evita di leggere perchè dovrebbe portare il libro a pochi centimetri dagli occhi, rivelando troppo palesemente le caratteristiche della sua cecità). La manifestazione più interessante del covering è associata all'organizzazione di situazioni sociali. Gli individui con uno stigma, specialmente quelli con un handicap fisico, possono dover apprendere la struttura dell'interazione per sapere come comportarsi per ridurre al minimo l'intrusione del loro stigma. ( ES. I non vedenti a volte, imparano a guardare in faccia chi parla, anche se questo sguardo non comporta vedere, ma evita al cieco di ciondolare la testa nel vuoto.) ADATTAMENTO AL GRUPPO E IDENTITÀ DELL'EGO Identità sociale e personale possono essere considerate assieme e distinte da quella che Erikson chiama “ identità dell’ego” cioè la percezione soggettiva della propria condizione, caratteristiche e continuità che un individuo arriva ad avere come risultato delle sue esperienze sociali Identità sociale e personale fanno parte delle aspettative che gli altri hanno su di lui. Nel caso dell’identità personale, queste aspettative e definizioni possono nascere prima o dopo la morte esistendo, quindi, anche nei momenti in cui l’individuo non ha alcuna capacità di percepire. L'identità dell’ego invece, è una questione soggettiva e riflessiva che deve essere necessariamente avvertita dall’individuo la cui identità è in gioco. Il concetto di identità sociale permette di riflettere sulla stigmatizzazione, l'identità personale sul controllo delle informazioni nella gestione dello stigma, l'identità dell’ ego ci permette di esaminare cosa prova l'individuo riguardo allo stigma e alla sua gestione e ci porta a prestare attenzione ai consigli che gli vengono dati riguardo al suo stigma. standard e che in seguito si considerano inadeguati può essere grande quanto si vuole. Gli stigmatizzanti e i normali hanno la medesima costituzione mentale, che necessariamente è quella standard per la nostra società. Ciò implica che non si dovrebbe guardare al diverso per capire la nostra diversità, ma all’ordinario. Pertanto, il ruolo di normale e il ruolo di stigmatizzato fanno parte dello stesso complesso. Il passaggio dallo stato di stigmatizzato allo stato normale è possibile tramite lo psicodramma. Questa terapia permette di invertire le parti sul palcoscenico in cui gli “inaccettabili” interpretano il ruolo di normali di fronte a qualcuno che recita la loro parte. Lo stigmatizzato apprende il punto di vista delle persone normali, acquisendo le credenze della società. Un ulteriore occasione in cui l’individuo può dimostrare di padroneggiare simultaneamente sia il ruolo di normale che quello di stigmatizzato è rappresentata dall’ironia fatta dietro le spalle, che consiste nel mettere in scena scherzosamente modi di alludere allo stigma con un compagno del suo stesso stigma. Il deviante normale Se dunque non possiamo chiamare lo stigmatizzato un deviante, sarà meglio chiamarlo deviante normale, almeno nella misura in cui la sua situazione venga analizzata nel contesto che abbiamo presentato. Poiché il passaggio dallo stato di stigmatizzazione a quello normale avviene presumibilmente nel senso desiderato, quindi il cambiamento, quando si verifica può essere sopportato psicologicamente dall'individuo. Lo stigmatizzato è come tutti gli altri, prima di ogni cosa abituato alla concezione che gli altri hanno di persone come lui. Si è sottolineata la gestione sia della tensione che dell'informazione e cioè come lo stigmatizzato sia in grado di presentare agli altri un Io precario esposto all'insulto e al discredito. Lo stigmatizzato e la persona normale sono parte uno dell'altro e se si dimostra che l'uno è vulnerabile, c'è da aspettarsi che lo sia anche l'altro. In conclusione lo stigma non riguarda tanto un insieme di individui concreti che si possono dividere in due gruppetti, lo stigmatizzato e il normale, quanto piuttosto un processo sociale a due, assai complesso, in cui ciascun individuo partecipa in ambedue i ruoli, almeno per quello che riguarda certe connessioni e durante certi periodi della vita. Il normale e lo stigmatizzato non sono persone, ma piuttosto prospettive. Deviazione e “deviance” Cominciando dal concetto generale di un gruppo di individui, che condividono certi valori e aderiscono a tutta una serie di norme sociali riguardanti la condotta e gli attributi sociali, possiamo definire qualsiasi individuo che non aderisce a tali norme come un “deviante” e la sua caratteristica come una ”deviazione”. Deviante integrale, deviante relativo ad un gruppo concreto e non a delle pure e semplici norme, la sua inclusione piena, anche se ambivalente nel gruppo, lo distingue da un altro ben noto tipo di deviante, l'isolato del gruppo che pur senza farne parte, si trova costantemente in situazioni sociali con esso. Dissociati, coloro che prendono una posizione indipendente e a titolo puramente personale possono definirsi eccentrici o “personaggi” settari, coloro che esercitano un'attività collettiva e focalizzata all'interno di un edificio, relativa ad un attività specifica. Devianti sociali (deviance), coloro che invece si riuniscono in una sotto-comunità e la loro vita collettiva è definita come comunità deviante. Essi costituiscono un tipo particolare, quello del deviatore. Altri due tipi di deviatori, i membri dei gruppi di minoranze (etniche e razziali) e gli appartenenti alle classi subalterne.