Scarica riassunto del manuale di educazione al genere e alla sessualità e più Appunti in PDF di Scienze Sociali solo su Docsity! 1 MANUALE DI EDUCAZIONE AL GENERE E ALLA SESSUALITA’ Capitolo 1 come si definisce il genere Le teorie classiche i fondamenti della vita sociale e le relazioni fra gli individui sono determinati sia da caratteristiche scritte (presenti dalla nascita) sia da quella acquisite (ottenute nel corso della vita) da ogni individuo. fra queste le più evidenti erano proprio quelle più visibili, di tipo fisico, anatomico, biologico, che distinguono fra loro gli uomini le donne e una fra le loro principali funzioni sociali, ossia quella riproduttiva. i primi esponenti della disciplina sociologica enfatizzano soprattutto gli aspetti oggettivi delle differenze sociali, ossia quelli incontrovertibili e scientificamente comprovabili riferendosi una teoria della differenza naturale gender-> John money nel 1955 introduce la distinzione tra concetti di sesso biologico (maschile genotipo XY femmina genotipo xx) e genere come modelli di comportamento. il termine inglese gender ha una connotazione diversa rispetto alla traduzione italiana genere, per questo motivo diverse discipline suggeriscono di utilizzare il termine in lingua originale, avendo un unico significato relativo alla costruzione sociale dell'identità sessuale. Nel corso del XX secolo questa analisi dei comportamenti viene ripresa dalla sociobiologia, che intese contrapporsi a tre prospettive di analisi della trasformazione delle differenze sessuali in differenziazioni di ruolo, di identità e di aspettativa sociale. Prospettiva conflittualista: pensiero scientifico sul processo di costruzione sociale dell’identità di genere. Pensatori (‘600)- POULLAIN-CONCORCET. Affermano che l’inferiorità della donna era basata su un’effettiva inconsistenza scientifica, e quindi, sul pregiudizio alimentato da una cultura prevalente maschile. Questo pregiudizio era stato la causa ma anche la conseguenza di una produzione di legge norme nella prima metà del diciannovesimo secolo tipicamente maschile, al punto da precludere alle donne gran parte dei diritti spettanti anche quelli più fondamentali inalienabili per una persona umana, come la rivoluzione francese aveva sancito. Questa prospettiva fu al centro delle riflessioni di molti studiosi sociali come MARY WOLLSTONECRAFT- XVIII A VINDICATION OF THE RIGHT WOMAN- E HARRIET MARTINEAU-SOCIETY IN AMERICA, OLYMPE DE GOUGES Questi principi si tradurranno nel movimento delle suffragette il filosofo inglese Stuart Mill richiama l'abolizione della schiavitù dei neri negli Stati Uniti, avvenuti pochi anni prima nel 1865, per richiedere che lo stesso modo fosse trattata l'ultima forma di schiavitù legalizzata, ossia quella delle donne, subordinata agli uomini solo per il fatto di essere donne, come dimostravano le principali norme della vita sociale per quanto riguarda la funzione produttiva della donna viene sottolineata da Marx ed Engels prospettiva funzionalista: guarda le differenze biologiche e culturali fra uomini e donne come allora attribuiti costitutivi e identitari. ogni individuo attraverso il percorso di socializzazione, apprende interiorizza dal proprio contesto di riferimento quelle regole, valori aspettative di ruolo che ne costituiranno l'identità di genere. ESPONENTE PARSONS- il margine di cambiamento sociale è limitato a quanto necessario per assicurare il perfetto funzionamento del sistema sociale, ossia il suo ordine, riproduzione e adattamento assicurati dalla divisione sociale dei ruoli, anch'essa fondata sulle caratteristiche biologiche, anatomiche, fisiologiche maschili e femminili e sul loro valore sociale. da qui la funzione riproduttiva e di cura della donna entro la famiglia e la scuola ad assicurare il sistema sociale i ricambi di individui e il loro adattamento allo stesso sistema, mentre l'uomo l'attribuzione della funzione produttiva in termini economici e politici per il mantenimento e la preservazione della società. le implicazioni negative sono giustificate dal funzionalismo in nome dell'equilibrio del sistema e, quindi, perdono ogni valenza rivendicativa parte delle donne perché a loro è attribuita questa funzione nel sistema sociale 2 prospettiva fenemenologica ed etnometodologica: a determinare le differenze di genere sono le pratiche comportamenti che gli uomini e donne mettono in atto interagendo utilizzando le risorse a disposizione. essa punta su l'azione di un individuo che pone in essere servendosi del corpo, del linguaggio, della posizione sociale per produrre riprodurre la propria identità di genere. le agenzie di socializzazione creano un ordine di genere che definisce ciò che è maschile e ciò che è femminile. ogni individuo però è libero di non aderire alle norme consolidate dalle pratiche, generando così nuove forme di mascolinità e femminilità che inducono il cambiamento sociale- poteri trasformativo della pratica sociale sesso e genere il sesso è l'insieme dei caratteri anatomici, fisiologici e biologici che nella specie viventi le distinguono i soggetti secondo la loro funzione riproduttiva. le caratteristiche anatomiche si manifestano fin dalla nascita. queste caratteristiche alla funzione riproduttiva possono essere forniti significati diversi nelle organizzazioni sociali umane sulla base della cultura condivisa, ossia dei valori, delle norme dei simboli. Il genere per la prima volta con Gayle Rubin nel 1975 come una divisione fra i sessi imposta socialmente, il concetto di genere insiste sulla differenziazione binaria fra la mascolinità e la femminilità manifestate attraverso quei comportamenti, ruoli e identità che la società si aspetta da un soggetto maschile da uno femminile. la società dà il proprio significato ai corpi sessuali, stabilisce le relazioni fra gli uomini e le donne. poiché si basa su valori che sono soggetti al mutamento sociale, la costruzione del genere è costantemente sottoposta a nuove definizioni da parte delle agenzie di socializzazione che presiedono alla determinazione delle norme e delle regole. il genere è un prodotto culturale che si acquisisce nel corso della vita e non un carattere naturale, innato o ascritto. si tratta di un carattere dinamico perché è determinato dalla società e dal significato che questa gli attribuisce le letture femministe Considerando quella femminile come la condizione tradizionalmente più svantaggiata rispetto al genere maschile, questa posizione critica verso la società è stata riconosciuta con il nome di femminismo 1. Primo femminismo: EUROPA E STATI UNITI, finalità rivendicative della parità di diritti politici, economici e civili fra uomini e donne. HARRYET TAYLOR-FILOSOFA denuncia la mistificazione maschile che vuol far credere alle donne che la loro condizione di inferiorità e oppressione sia dovuta a un presunto diritto naturale, quando invece essa è dovuta solo alle istituzioni sociali. MARX e ENGELS riconoscono una funzione produttiva alle donne non solo più produttiva all’interno della famiglia. Voi questa base ideologica socialista è stata tradotta in alcune proposte di legge nel Parlamento italiano del deputato della sinistra SALVATORE MORELLI, che richiese l'introduzione del divorzio altri diritti civili e politici, ottenendo solo l'accesso delle donne alle testimonianze in atti pubblici e privati nel 1877. ANNA KULISCIOFF scrisse riflessioni sulla condizione delle lavoratrici. BEAUVOIR- il secondo sesso. 2. Secondo femminismo: post guerre mondiali. Affermazione della differenze fra uomini e donne diventa l'oggetto dell'osservazione delle rivendicazioni di pensatrice attiviste. proprio sulla base delle differenze dei corpi, della sessualità e delle scelte di vita sarebbe stata richiesta la parità di accesso ai diritti, riconoscendo al differenza sociale quel valore aggiunto per lo sviluppo sociale che il contributo delle donne alle varie fasi dei periodi bellici aveva assicurato. Le donne americane rappresentate dallo stereotipo delle regine della famiglia devote a marito e figli le donne americane denunciavano implicitamente un problema senza nome e mai rappresentato negli 5 2- il secondo approccio prevede una convivenza più pacifica con il femminismo. Secondo tale approccio la missione degli studi sugli uomini è continuare il progetto rivoluzionario degli studi di genere. I men’s studies hanno portato alla ribalta argomenti rimasti per molto tempo ai margini delle riflessioni sociologiche più tradizionali, come quelli riconducibili alla sociologia del corpo: la sessualità, la paternità, la violenza maschile. Questi studi riconoscono la parzialità del genere uomo e rendono più attuale la prospettiva intorno al genere maschile Critica ai men’s studies È stata sollevata la preoccupazione che i men’s studies siano una forma di appropriazione maschile della produzione scientifica Questa lettura solleva anche la questione del perché sia necessaria una modalità di indagine specializzata e basata sull’agire maschile, quando in sostanza già tutta la storia dell’umanità è stata dedicata agli studi degli uomini Bisognerebbe fare uno sforzo per andare oltre la tradizionale norma storica del maschile e analizzare i dettagli specifici che compongono quella norma. Altri studiosi ancora leggono nelle riflessioni degli studi di genere ingiusti stereotipi negativi sugli uomini per dimostrare la crisi della mascolinità moderna. De-costruire la mascolinità La svolta decostruzionista e postmodernista nelle scienze sociali ha indotto a rivedere alcune epistemologie. Sono stati inseriti elementi di critica alla sua crisi con l’introduzione di quest’ultimi sia strutturali sia bio-politici nel sostenere l’importanza dei men’s studies. Sul versante strutturalista si sottolinea che la crisi si manifesti negli uomini dal punto di vista salutare. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la crisi dell’uomo moderno sia dovuto ai processi d’industrializzazione, perché costretti a lasciare il nucleo della famiglia per raggiungere il successo economico. La mascolinità sistematica non solo causa conflitti e situazioni di crisi con il genere femminile, ma anche tra gli uomini stessi, con il rischio che vengano trasmesse alle nuove generazioni di uomini caratteristiche strutturali patogene quali la paura del femminile, la capacità emotiva ridotta, l’omofobia, l’eterosessismo, l’aspirazione al potere e al controllo, oltre a comportamenti sessuali repressivi e, soprattutto, comportamenti di violenza contro le donne o le minoranze sessuali. La mascolinità è una pluralità mutevole che deve tener conto di prospettive intersezionali Le diverse variabili strutturali creano dinamiche di potere sociale significativamente diverse; quindi diverse visioni della mascolinità CRISI IDENTITA’ MASCHILE- questa riflessione ha portato a un’esplorazione più approfondita dell’identità maschile, la quale è studiata non più come caratteristica dell’individuo, bensì come pratica discorsiva riprodotta nell’interazione sociale, sia tra gli uomini e donne sia tra uomini e uomini, e, conseguentemente, istituzionalizzata In Italia Si avverte un’esigenza sempre più crescente, perlomeno a livello accademico, di definire e declinare l’identità maschile non in modo totalizzante, ma identificando un maschile plurale Importante è il movimento per i diritti paterni Sul fronte del desiderio sessuale, l’omofobia continua a costituire uno dei principi organizzatori della mascolinità. Il concetto di omofobia è profondamente legato a quello di discriminazione sessuale e di razzismo Antifemminilità Eterogeneità territoriale e culturale 6 Studi LGBT+ Anni 50- la sociologia si è focalizzata sulle diverse componenti dell’identità sessuale, portando alla nascita dei gay and lesbians studies di matrice statunitense la cui evoluzione è rappresentata da più recenti studi LGBT+ e studi queer La pubblicazione dei primi studi sociologici che hanno focalizzato la propria attenzione sull'orientamento omosessuale è costituita da indagini che si sono concentrate principalmente sulla composizione e sull'organizzazione della popolazione omosessuale residente nei grandi centri urbani del Nord America. L'idea alla base di tale filone di ricerca, di natura positivista, era che l'omosessualità fosse una pratica diffusa, capace di incentivare e produrre, a seconda dei contesti culturali e territoriali entro cui si inseriva, cambiamento sociale. Queste prime indagini americane di matrice funzionalista erano volte a soddisfare due esigenze conoscitive: da un lato, queste erano interessate a studiare la funzione della comunità omosessuale in società, investigando dinamiche, relazioni ed esperienze interne alla comunità gay, insieme alla natura e alle caratteristiche delle relazioni intrattenute con gli altri membri della città; dall'altro, l'approccio positivista intendeva rilevare le condizioni di vita della comunità gay degli anni Cinquanta, con un focus particolare sullo stigma vissuto o percepito dalle persone omosessuali per il fatto di appartenere a una minoranza. Si tratta di studi che richiamavano in parte alcune pionieristiche ricerche etnografiche coordinate e condotte già negli anni Trenta da alcuni studiosi della scuola di Chicago finalizzate a comprendere il legame tra contesti urbani e comportamenti sessuali in generale, e tra città e omosessualità in particolare (Blumer, 1954). Anni 60- hanno rappresentato un periodo storico di grande fermento intellettuale per quanto concerne lo studio delle sessualità. Le comunità al di fuori degli schemi dell’eterosessismo si iniziarono a mobilitare per la rivendicazione dei propri diritti. LGBT+ HA INIZIATO AD AVERE UN SIGNIFICATO SIMBOLICO E POLITICO La sigla si è imposta sulla scena sociale per sottolineare l’appartenenza a una minoranza attiva e militante antitetica alla norma eterosessuale L’emblema della mobilitazione è rappresentato dai dai modi di STONEWALL INN del 28 giugno 1969: la polizia ha effettuato un’irruzione in un locale di Manhattan. Questa data è diventata a livello mondiale un simbolo per la comunità omosessuale, che ogni anno celebra con il gay pride Da un punto di vista sociologico è possibile sostenere che prima dei moti di Stonewall Inn la comunità LGBT non avesse ancora maturato una reale identità politica Anni 70-Secondo una cornice costruttivista, l'attenzione della ricerca sociale sull'identità sessuali si è spostata sulla costruzione sociale dell'identità omosessuale e sulle forme attraverso le quali uomini e donne si riconoscono come gay e lesbiche attribuendo grande importanza ai fattori sociali e culturali. In questo periodo lo studio degli orientamenti sessuali si sono intrecciati in maniera significativa anche con le principali trasformazioni sociali indotte dalla modernità (industrializzazione, razionalismo e individualismo) il cosiddetto processo di omosessualizzazione è stato concettualizzato come un percorso in cui entrano in gioco il proprio sentire, ma anche una forte pressione esercitata alcuni fattori esterni che propongono l'eterosessualità come condizioni identitarie obbligatoria per quanto riguarda la situazione delle donne lesbiche alcuni studi sostenevano che l'omosessualità femminile, a differenza di quella maschile, nel corso dei secoli era rimasta quasi invisibile relegata nella sfera privata. tali sfuggevolezza avrebbe comportato sul piano empirico sia la diffusione di minori forme di stigmatizzazione ed emarginazione verso le donne lesbiche, sia un interesse analitico più limitato da parte della comunità scientifica nei confronti di questo 7 tema. le donne lesbiche non solo vivevo una condizione critica per il fatto di non essere eterosessuali ma anche per il genere a cui appartenevano cioè quello femminile anni 80- diffusione dell'aids che venne associata agli omosessuali e per questo chiamata peste gay. essi venivano letteralmente incriminati dei medici e degli esperti e dal sistema mediale come untori. Postmodernità- perdita di fiducia nelle grandi narrazioni della modernità, Ehi maggiore personalizzazione dei percorsi biografici, indebolimento degli schemi di orientamento dettati dalla tradizione. secondo questo approccio post strutturalista, in questo nuovo scenario sociale gli attori sociali sono considerati più liberi di agire e di costruire la propria identità, anche sessuale, in quanto le biografie individuali appaiono ormai slegate dai principi universali e unitari tipici della modernità. con la post modernità la sessualità si è rilevata tutti, dal momento che gli attori sociali hanno iniziato a viverla in maniera sempre più soggettiva, indipendentemente dai vincoli prescritti, come ad esempio quelli riproduttivi. gli studiosi dell'epoca hanno sottolineato che tali conquiste riguardavano indistintamente tutte le soggettività, dal momento che la post modernità sta ridefinendo radicalmente la relazione tra sesso e genere così come tradizionalmente intesa e scompaginata la rigida polarizzazione tra ruoli e pratiche legate alla sessualità Anni 90 queer studies- il termine deriva dal tedesco e significa obliquo trasversale, Ehi è stato utilizzato per la prima volta nel 1900 da Teresa de lauretis durante una conferenza presso l'università di Santa Cruz per designare l'insieme delle teorie decostruzionista dell’identità sessuale. questo ha portato una svolta linguistica da un forte significato simbolico il carattere innovativo della prospettiva queer risiede nel fatto che questa si è proposto non solo di moltiplicare il discorso sulle differenze sessuali, ma anche di mettere in discussione alcuni filoni di ricerca propri degli studi di genere, anticipando di fatto una visione più propriamente intersezionale. l'obiettivo di questa operazione è stato condurre delle riflessioni più ampie inclusive, capaci di superare il rischio di chiusura individuate in alcuni movimenti femministi e LGBT+ che rischiano di comprimere differenze e di ripresentare delle appartenenze autoconclusive i gay and lesbian studies non tenevano debitamente conto della pluralità di identità esistenti, limitandosi a considerare i soggetti sulla base dei generi e degli orientamenti sessuali. al contrario, l'assunzione di una prospettiva queer si è posta come possibile strumento utile a compiere un'operazione di decostruzione delle tradizionali categorie sociologiche di sesso, genere e identità sessuale, senza mai pervenire a una sintesi. Bisogna studiare e analizzare tutte le soggettività sessuali, e abbandonare una visione stereotipata e dicotomica dei sessi, dei generi, delle identità e degli orientamenti sessuali, in favore di forme meno cristallizzate più fluide e instabili, perché esposte a riorganizzazioni che possono avere luogo durante tutta la vita delle persone, risultato di fattori sociali, psicologici, culturali e biografici. I queer studies: hanno promosso una decostruzione del gender-polarized world dando quindi la possibilità agli individui di combinare dimensioni dal maschile e del femminile in modi innovativi, di sperimentare contaminazioni e ibridazioni tra l'essere uomo e l'essere donna hanno iniziato a incoraggiare riflessioni analisi sulle questioni che riguardavano le marginalità sessuali con il duplice obiettivo di promuovere la visibilità dei soggetti che si collocano oltre i tradizionali binari e di conoscere piena legittimità alle configurazioni identitari trasversali hanno dato voce a quei soggetti che rifiutano l'idea di collocarsi un'unica identità di genere o che sentono entrambi come proprie ,che definiscono il proprio orientamento sessuale in base al proprio sentire e non in funzione dell'oggetto del desiderio 10 o GOFFMAN 1963 (costruttivista )vede il genere come un ritratto, come una rappresentazione di esibizione dei copioni di genere predisposti organizzati dalla cultura e della società per il maschile e femminile. la teoria di Goffman è conosciuta come teoria del gender displays e rappresenta un apripista alle altre teorizzazioni della sessualità sulla matrice interpretativa: o Sexual scripts sono delle strutture cognitive prodotte dall'unione di diversi complessi di concetti strutturati, configuranti una sequenza stereotipata, organizzata e adeguata di azioni che ricorre in determinate circostanze, in un dato contesto, per raggiungere un determinato scopo. i copioni sessuali rappresentano delle mappe di significati e comportamenti stabiliti dai gruppi di riferimento e adattati da ciascun individuo con lo scopo di contestualizzare i propri comportamenti, le proprie esperienze e le proprie prestazioni. ci sono tre livelli distinti in cui tali costruzioni si orientano e si manifestano: quello culturale, interpersonale e intrapsichico o GAGNON con LAUMANN 1995 postulano la teoria dei sexual markets, secondo la quale ogni attività sessuale prevede delle transazioni sociali all'interno di relazioni che costituiscono le regole, le norme, le aberrazioni, i limiti e i sistemi di correzione dei comportamenti e delle condotte sessuali considerati idonee e coerenti con il frame culturale di riferimento. ci sono 5 fattori che determinano la costruzione dei mercati sessuali: i social network, lo spazio fisico, la sexual culture, i sexual scripts, gli ambiti istituzionali. questa teoria consente di prendere in esame gli aspetti relativi alla stratificazione sociale dell'esperienza sessuale, evidenziando come l'esperienza sessuale si organizza all'interno di una cornice di vincoli e limiti strutturali che sono legati alle caratteristiche del mercato sessuale e agli attributi degli individui che lo creano e ricreano con loro interazioni socio sessuali. o BOURDIEU propone la teoria dei concetti di campo e di habitus. il campo sessuale si caratterizza come un dominio sociale nel quale sistemi egemonici di potere relazionale producono gerarchie sessuali. ogni soggetto all'interno di questi campi opera con un ammontare di capitale sessuale che si differenzia al possedimento di specifiche caratteristiche (fisiche, affettive, psicologiche, erotiche) che in quel contesto sono particolarmente valorizzati e considerate come desiderabili. questa teoria si rivela efficace per mettere in evidenze meccanismi di discriminazione che si attivano verso tutti quei soggetti che non essendo dotati di una sufficiente capitale erotico ne sono di fatto esclusi. questa teoria è utile anche per esplorare gli ambienti digitali che hanno portato a moltiplicarsi di siti e di applicazioni specifiche di dating online strutturati come vere e proprie arene sessuali. o Il sociologo CIPOLLA evidenzia in che misura si è modificato il modo di approcciarsi dalle persone al sesso, al corporeità, alla relazione con l'altro in seguito all'impatto che le nuove tecnologie hanno avuto sulle sfere dell'affettività e dell'intimità della persona. il web consente di corrispondere alle esigenze di piacere plurime che i soggetti oggi esprimono anche in virtù di una liberalizzazione sessuale che la rete stessa ha contribuito a solidificare. Si assiste allo sviluppo di una visione solipsistica della sessualità, di una sovrabbondanza di strumenti che il web fornisce per l'appagamento del piacere individuale, che avendo meno impedimenti di carattere sociale e relazionale trova nel mercato del sesso online pieno soddisfacimento. Liberatosi, in parte, dal controllo sociale l'utilizzo del web si è finalizzato alla soddisfazione del piacere sessuale fine a se stesso. La costruzione sociale dell’identità sessuale 11 Si è ormai superata l'idea che l'identità sessuale sia qualcosa di dato e immutabile, attributo permanente, stabilizzato nel tempo e nello spazio al di là delle esperienze e dei contesti di appartenenza. In epoca post moderna si è invece diffusa l'idea che il sé, pur attivandosi su base anatomica, si costruisce, plasma e ridefinisce socialmente nel corso di ciascuna biografia individuale. Durante la propria vita gli attori sociali sono protagonisti di un processo volto alla scoperta e alla consapevolezza di sé che è un continuo divenire. Questo percorso si nutre delle sollecitazioni provenienti dai contesti sociali e culturali, dalle spinte emotive e cognitive individuali, dalle esperienze vissute e dalle interazioni sociali. l'identità sessuale non può essere considerata solo un dato anagrafico ma è un concetto multidimensionale che integra fattori biologici, psicologici, sociologici e culturali Bauman 2003: “l'appartenenza e l'identità non sono scolpite nella roccia virgola non sono assicurate da una garanzia a vita, sto in larga misura negoziabili e revocabili” La suddivisione in soli due gruppi di maschi e femmine deriva da esigenze di ordine sociale Il ruolo di genere consiste nelle aspettative della società rispetto ai comportamenti appropriati di un uomo e una donna, ovvero tutto ciò che un uomo e una donna fa per manifestare nelle relazioni il proprio livello di mascolinità e femminilità La psicoanalista LICHTENBERG 1989 ha individuato diverse fasi che si susseguono sin dall'infanzia nel processo di costruzione dell'identità sessuale: 1-2 anni : si apprendono e ripetono atteggiamenti considerati da maschi e da femmine entro i 3 anni: ci si riconosce come maschio o femmine tra i 3 e i 7 anni: il processo di apprendimento del ruolo di genere si consolida alcune persone possono avvertire un senso di disagio derivante proprio dell'incongruenza tra la propria identità sessuale e il sesso assegnato alla nascita. tali soggetti sono a rischio stigmatizzazione dal momento che non aderiscono ai cosiddetti stereotipi di genere. gli stereotipi di genere sono processi di estrazione di definizione della realtà che collegano una o un gruppo di caratteristiche a una categoria o gruppo, sulla base di una limitata e insufficiente informazione o conoscenza. funzionano mettendo a fuoco gli aspetti salienti, articolando intorno ad essi tutto il resto e lasciando nell'ombra gli elementi che porterebbero a una disconferma dell'immagine di base. L'espressione stata inventata nel 1795 per indicare un metodo di duplicazione delle composizioni tipografiche e dei cliché. la filosofia dello stereotipo di genere presuppone il rispetto di specifiche regole di condotta che pongono chi non vi si adegua in una condizione quasi di difetto o di subordinazione rispetto al resto della popolazione, che invece rispetta i canoni attesi la socializzazione alla sessualità in famiglia I processi di socializzazione alla sessualità sono definibili come l'insieme di pratiche, significati, modelli di comportamenti trasferiti attraverso le principali istituzioni di riferimento della persona, secondo una direzione Inter e intra generazionale, sia di tipo verticale (gli adulti verso i giovani) sia orizzontale (fra pari) L'attenzione verso le principali agenzie di socializzazione si pone in un'ottica nella quale la cultura non è intesa in un' accezione di tipo determinista, ma al contrario si incentra su come questi significati, socialmente costruiti, sono mobilitati dai soggetti per corrispondere a finalità di carattere pratico connesse alla loro vita affettiva e sessuale. Se è dunque vero che tali significati sono socialmente appresi nell'ambito delle relazioni formali e informali, allo stesso tempo per loro stessa natura questi sono costantemente reinterpretati e messi alla prova, sottomessi a nuove ridefinizioni nei campi sessuali nei quali gli individui si 12 trovano a interagire. Aspetto, quest'ultimo, che suggerisce come il processo di socializzazione alla sessualità non risulta mai completato una volta per tutte e/o specifico di una determinata fase della vita (per esempio quella adolescenziale), né prevedibile e automatico, ma al contrario collegato alle esperienze di vissuto, agli accadimenti che capitano agli individui all'interno del loro corso di vita. In merito ai processi di socializzazione e in particolare alla capacità delle agenzie di socializzazione di regolare i comportamenti, questi vanno inquadrati mettendo in evidenza: sia il mutato clima culturale e sociale, rispetto al passato, entro il quale tali agenzie oggi si trovano a operare, sia le specificità che ognuna di esse (quali per esempio la famiglia, la scuola, i media ecc.) reca con sé e che necessitano dunque di riflessioni non sovrapponibili. In merito al primo punto, i sociologi mettono in evidenza la trasformazione delle tradizionali agenzie di socializzazione e, dunque, dell' allentamento della capacità di queste di orientare il comportamento dei singoli; basta infatti pensare al ruolo che in passato occupava la famiglia e alla sua odierna e in parte ridotta capacità di predeterminare i destini dei propri componenti. Negli ultimi decenni, va inoltre affermandosi nella famiglia contemporanea una visione puerocentrica: se in passato i figli sacrificavano sé stessi per gli obiettivi più ampi della famiglia, al contrario oggi è la famiglia a conformarsi alle esigenze dei più giovani, aspetto che ha trasformato il sistema famiglia da istituzione che svolgeva compiti fondamentali di riproduzione sociale e culturale, a sistema privato di relazioni regolate dalla norma e dal codice dell'affettività. In confronto alla pluralità di istituzioni chiamate in gioco nel processo di socializzazione al genere e alla sessualità un ruolo determinante è sempre quello svolto dalla famiglia. La sessualità alla nascita costituisce l'aspetto a partire dal quale i bambini vengono indirizzati verso una visione del genere e sessuale di tipo binario, che si incorpora in modi contraddistinti di esprimersi, comportarsi, relazionarsi all'altro, finanche di pensare e immaginare. nel ventesimo secolo vi è una maggiore vicinanza emotiva e comunicazionale tra genitori e figli il passaggio da una società antica a una moderna è stato la conquista della libertà da parte dell'individuo: il matrimonio ora si percepisce come un affare privato individuale, che può implicare anche separazioni e divorzi. la sessualità diventa un affare intimo connesso all'identità personale più che a determinanti di carattere sociale, che continuano pur sempre a esercitare la loro influenza molti sociologi si sono occupati di questo prendendo in esame gli adolescenti. nel corso degli ultimi decenni vi è una mole enorme di informazioni e immagini sessualmente esplicite, si è frequentemente sollecitati da una cultura erotizzata ed è diventato più facile l'accesso al sesso anche grazie alla maggiore autonomia dei giovani più della metà dei genitori non affrontano argomenti relativi alla sessualità dei propri figli e che una piccola parte ne parla solo raramente. Inoltre una porzione significativa di genitori considera la sessualità dei figli come un affare privato, sottraendosi a un confronto diretto sull'argomento. Pag 55 in poi teorie sulle diverse famiglie La socializzazione alla sessualità tra pari Il gruppo dei pari è quell'insieme di persone accomunate da caratteristiche similari-quali l’età, frequentazioni scuole o ambienti di lavoro, attività del tempo libero comuni- che costituiscono un frame di riferimento importante per i processi di identificazione, oltre che ambito all'interno del quale i giovani acquisiscono norme, valori e riferimenti per l'agire Importanza delle amicizie la socializzazione alla sessualità fra pari si sente ancora di linee di differenziazione fra maschi e femmine. si evidenzia rispetta i modi in cui i giovani e le giovani si confrontano, all'interno delle 15 estremamente importante nella panoramica degli studi sociologici, lo è ancora di più se lo si vede da un punto di vista intergenerazionale parlando di socializzazione al genere. aspetti della relazione socio-educativa Il processo di socializzazione: È imprescindibile alla base della vita della società, in quanto il modo attraverso il quale ogni individuo diventa un essere sociale a tutti gli effetti Fa riferimento alla totalità degli atteggiamenti, degli atti, dei gesti, degli interessi attuata quotidianamente da chi svolge un compito educativo rispetto ai vissuti e ai rapporti di genere nelle giovani generazioni apprendiamo e rielaboriamo i nostri ruoli sessuali attraverso le agenzie di socializzazione come la famiglia o la scuola o i gruppi di pari e i media. Ognuna di queste può favorire una visione stereotipata, neutralizzante o riflessiva rispetto alla costruzione dell'identità e anche di quella di genere Avviene secondo un duplice processo socializzativo ed educativo che coinvolge la società, il gruppo e l'individuo e si apre la dimensione del rischio, della scelta e della responsabilità socializzazione verticale, riferimento verso l'alto e quindi verso agenti preposti in maniera istituzionale e riconosciuta una funzione socializzante socializzazione orizzontale, riferimento orizzontale ovvero verso il gruppo dei pari, la classe sociale e l'appartenenza di genere e i media socializzazione longitudinale, riferimento di tipo cronologico e longitudinale che sposta l'attenzione sui movimenti della socializzazione adulta o risocializzazione le relazioni familiari si recupera il valore temporale delle esperienze, l'interpretazione del percorso del biografico di ciascun individuo, riconoscendo il valore di tutti i soggetti in gioco Nel rapporto genitori e figli si creano le aspettative verso i ruoli maschili e femminili; e tali attese sono oggi varie e nuove rispetto al passato, anche se permangono alcune visioni stereotipate dei percorsi diversificati per sesso. Lo sviluppo dell'identità di genere avviene lungo la fase della crescita, in una continua interazione con i contesti di socializzazione caratterizzati dalla presenza di diverse generazioni, dove si acquisiscono i valori e i modelli di riferimento della propria appartenenza di genere. Solo riconsiderando tutti gli aspetti che intervengono in questo processo, si può svolgere un'analisi approfondita, provando a ricostruire un'immagine più esaustiva dell'acquisizione dell'identità maschile e femminile che potrà forse suscitare nuovi spunti di riflessione e nuovi interrogativi futuri. In questo senso, nella famiglia, la relazione con i genitori assume un'importanza fondamentale nella definizione delle appartenenze di genere, in quanto prima esperienza di relazione gendered. Tali differenze sembrano da un lato diminuire e dall'altro invece spostarsi su aree differenti rispetto al passato che sono oggi completamente diverse da quelle delle generazioni precedenti (Crespi, 2003). Da queste premesse, s'intuisce come la famiglia rappresenti un luogo e un tempo in cui si sperimenta la relazione tra generi e generazioni e sia di conseguenza un ambito di studio privilegiato per analizzare il rapporto tra i generi, perché assume un'importanza fondamentale all'interno del processo di costruzione 16 dell'identità di genere, in quanto è la prima realtà con la quale il bambino e la bambina vengono a contatto e contribuiscono in maniera prioritaria e privilegiata a formare l'esperienza del mondo e la stessa identità. La socializzazione a scuola Il primo aspetto fondamentale è il rapporto tra uguaglianza e differenza che si è creato all’interno dell’ambiente scolastico in Italia negli ultimi dieci anni. La realtà scolastica è a tutti gli effetti un contesto di attribuzione, costruzione o ricostruzione di significati e di strutturazione di motivazioni, atteggiamenti e comportamenti legati direttamente all'appartenenza di genere L’aspetto negativo è quello di considerare l’ambiente scolastico come neutro e indifferenziato. La scuola può essere il motore del cambiamento: genitori e insegnanti possono modificare questi modelli stereotipati oggi anacronistici, ponendo l'accento sulle differenze ma non necessariamente sulle stereotipie. la scuola stessa può essere un elemento motore del cambiamento degli atteggiamenti purché vi sia una reale preparazione e adesione degli insegnanti, sostenuti da adeguati elementi didattici Due tendenze sono compresenti nei processi di socializzazione delle nuove generazioni: la prima sostiene la necessità di una maggiore omogeneizzazione dei comportamenti, la seconda pone l'accento sull'importanza della differenziazione e del mantenimento della/e diversità fra i generi. Entrambe queste modalità sono proposte sia dalla famiglia sia dalla scuola seppure con varie sottolineature relativamente al contenuti della socializzazione. Nella società attuale assistiamo, soprattutto nella vita di adolescenti e giovani, all'omogeneizzazione dei percorsi di crescita secondo il genere, perdendo o eliminando l'importanza della dimensione biologica di appartenenza, elemento non inteso come predeterminazione, ma utile fattore di riflessività nella costruzione della relazione corpo/mente e della socialità. Spazio di socialità al genere nello sviluppo di bambine e bambini Riproduzione interpretativa Il termine «interpretativa» coglie gli aspetti innovativi e creativi della partecipazione dei bambini alla società. I bambini creano e partecipano alle loro culture dei pari assumendo o appropriandosi creativamente delle informazioni provenienti dal mondo degli adulti per affrontare le premure della loro età. Il termine «riproduzione» coglie l'idea che i bambini non interiorizzano semplicemente la società e la cultura ma contribuiscono attivamente alla produzione e al cambiamento culturale. Prima una Prospettiva adultocentrica Poi riconosciuta l’importanza dei bambini nelle scienze sociali, la nuova sociologia dell'infanzia offre al bambino e alla bambina un nuovo teatro in cui diventano soggetti attivi, socialmente competenti e in grado di partecipare all'interazione sociale, e allo stesso tempo, al cambiamento della società Convenzione sui diritti fondamentali del fanciullo approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1989 si è arrivati alla produzione di una quantità di importanti studi teorie, contributi e filoni di ricerca su bambini, genere e identità, tanto da parlare di revisione dei bambini 17 la sociologia dell'infanzia ridefinisce i modelli teorici sulla socializzazione: - deterministico in cui le bambine e bambini hanno fondamentalmente un ruolo passivo - costruttivista in cui sono visti come agenti attivi «riproduzione interpretativa afferma il ruolo attivo del bambino nell'assumere le due culture, quella dei pari e quella degli adulti, e postula che il contesto culturale e sociale in cui il bambino si sviluppa non costituisce solo uno sfondo che lo "determina" (visione statica), ma attraverso la sua partecipazione alle pratiche e alle routine quotidiane, ed appropriandosi creativamente del linguaggio, il bambino si inserisce pienamente nelle due culture e le modifica (visione dinamica) » (Corsaro, 2020) L’importanza dello spazio nella socializzazione al genere Lo spazio per i bambini ha una funzione di condizione esistenziale, dal momento che non sono sempre loro a delimitare i confini della propria libertà spaziale Ehi vengono delineati dei confini ben precisi e sottomettono i più piccoli a un controllo vigile attento dell'adulto. La limitazione nello spazio del bambino rappresenta una sorta di campo sociale obbligatorio attraverso cui confrontarsi con tutta una serie di ruoli imposti dagli adulti. All’asilo nido è uno spazio completamente negoziato e costruito per fare in modo che i bambini siano incoraggiati a diventare dei bravi allievi, sedendosi diritti, incrociando le gambe, ascoltando in silenzio e alzando le dita per poter parlare. Nelle aule scolastiche la divisione degli spazi maschili e degli spazi femminili è uno dei primi elementi che emerge conferendo allo spazio-gioco il ruolo di riproduttore degli stereotipi di genere attraverso spazi sessuati. Ciò che si sviluppa è una genderizzazione dello spazio del gioco infantile che, di conseguenza, ha ripercussioni sulla formazione delle identità di genere dei bambini e delle bambine e una socializzazione differenziata di genere. la sociologia dell'infanzia suggerisce che gli ambienti scolastici dovrebbero essere quanto più neutri possibile rispetto alle dimensioni di genere (gender neutral) ed essere sensibili e attenti a messaggi di giustizia sociale e di equità. Ma, soprattutto, la scuola (italiana) dovrebbe migliorare i propri percorsi di educazione sul genere, supportando anche i genitori dei bambini a richieste su questioni di genere. Un'educazione di genere adeguata comporta l'adozione di percorsi e di spazi finalizzati a evitare la stratificazione di stereotipi (asimmetrie di genere, legittimazione simbolica di dominio del maschile sul femminile ecc.) che purtroppo sono presenti ancora oggi anche nella scuola. Le differenze di genere nel gioco infantile È noto che parlare del gioco nello sviluppo del bambino è particolarmente importante in quanto, attraverso questo, i bambini esplorano e provano i ruoli di genere. Nel mondo del gioco il bambino costruisce la propria identità, conosce il mondo e fa emergere il proprio Sé, essendo anche una forma di comunicazione, di esperienza emotiva e di azione trasformativa della realtà. Il gioco, dunque, è uno strumento indispensabile per l'identità di genere, poiché i bambini ricercano quest'ultime e, allo stesso tempo, imparano a rispettare le regole morali all'interno di una società. 20 Le profonde trasformazioni in corso nei rapporti tra i generi in campo sociale, culturale ed educativo iniziano a sentirsi in modo significativo anche per quanto riguarda gli usi linguistici, in italiano così come in tante altre lingue. Le lingue sono infatti, per definizione, dei sistemi dinamici che cambiano nel tempo e che manifestano la propria vitalità e la propria funzionalità proprio attraverso questa loro capacità di adattamento ai cambiamenti del pensiero, del costume, della cultura, che sono in grado di accompagnare e anche di favorire. Per questa ragione gli usi linguistici costituiscono anche un campo di tensione tra tendenze innovative, miranti a riflettere anche con le parole la parità tra le perso-ne, e forze conservative, legate alla tradizione e che, consapevolmente o inconsapevolmente, sostengono vecchi schemi che riflettono le disuguaglianze di genere. L'italiano presenta, come sappiamo, un sistema a due generi, maschile e femminile. Genere e grammatica Nei diversi sistemi linguistici la dimensione più sensibile rispetto alla questione qui studiata, ossia quella dei rapporti tra i generi, è naturalmente quella del genere grammaticale, cioè quella categoria che in molte lingue (ma non in tutte) oppone un genere maschile a uno femminile (oltre ad altri eventuali generi come il neutro, presente ad esempio in latino, greco, tedesco, russo ecc.). Questa categoria grammaticale, percepita come naturale da chi come noi parla una lingua che la possiede, non è affatto una categoria universale: vi sono infatti numerose lingue, in Europa e altrove, che ne sono completamente prive, le cosiddette genderless languages o lingue senza genere (tra queste possiamo ricordare l'ungherese, il turco, il finlandese, il giapponese, l'armeno, il persiano o farsi ecc.). Esistono inoltre lingue come l'inglese dove la categoria del genere è sì presente ma in forma molto marginale, in quanto è essenzialmente circoscritta ai soli pronomi personali di terza persona singolare (she vs. he, her vs. him) e ai corrispondenti aggettivi e pronomi possessivi (her vs. his, hers vs. his), oltre che a poche residue forme lessicali che stanno uscendo dall'uso (waitress vs. waiter e simili). La linguista Alma Sabatini ha evidenziato tre principali categorie di uso del genere grammaticale che sfuggono alla semplice logica dell'accordo di genere e ha mostrato come in questi usi non coerenti con la norma si rifletta chiaramente un privilegio sessista e maschilista: 1. l'uso del maschile come il titolo professionale per le donne: da qualche tempo però le cose sono lentamente cambiando infatti questo singolare uso del maschile per le donne non è più un dato indiscusso, anzi la pubblica opinione media si interrogano continuamente su questo tema, riflettendo una varietà di posizioni, e i mezzi di comunicazione oscillano continuamente tra il maschile e femminile, anche in uno stesso testo. 2. l'uso del maschile per indicare l'insieme dei membri di un gruppo formato da donne e uomini. a questa simmetria di genere si vanno piano piano diffondendo delle soluzioni sia negli usi privati e in quelli ufficiali: - La ripetizione del termine nei due generi es. care amiche e cari amici - il ricorso alla barra obliqua es. care/i - la scelta di termini o di circonlocuzioni che evitano di indicare il genere es. coloro che intendono prenotarsi - ricorso ad elementi grafici come l'asterisco * o la chiocciola @ - L'uso del simbolo fonetico detto shwa rappresentato da una e capovolta - la scelta del solo femminile 3. L'uso del maschile per designare una funzione astratta, che potrà di volta in volta essere ricoperta da una donna o da un uomo Persone LGBT+ e genere grammaticale in italiano 21 questo argomento riguarda la scelta del genere grammaticale in relazione diverse categorie di persone incluse nell'acronimo LGBT+. è opportuno e corretto usare sempre il genere femminile per chi ha adottato un'identità femminile, scegliendo di essere una donna, è sempre il maschile per chi ha adottato un'identità maschile, scegliendo di essere un uomo. il mancato utilizzo del corretto uso grammaticale sottolinea un atteggiamento transfobico. il cambiamento linguistico può essere a sua volta un potente sostegno rispetto all'evoluzione socioculturale e può contribuire a consolidare e a stabilizzare le trasformazioni nei rapporti di potere. Più nello specifico, come già da tempo è stato osservato dalla letteratura sul tema. Capitolo 4 salute L’approccio di genere alla salute L'organizzazione mondiale della salute OMS inserisce la medicina di genere nella equity Act, mentre le stesse società scientifiche fondano sezioni sul genere. In Italia viene approvata una normativa che si pone l'obiettivo di adeguare le nostre strutture e l'offerta sanitaria Deve esser messa in primo piano la soggettività del paziente che è sempre stata vista come un evento confondente e la sua presa in carico risulta tutt'ora problematica. la medicina di genere è un ponte verso la medicina personalizzata che può portare una terapia sartoriale. da qui nasce il concetto di medicina del genere, che comprende in primo luogo la medicina legata alle differenze dovute al sesso biologico di appartenenza. Epigenetica= scienza che studia gli effetti che le nostre esperienze producono sull'attività del nostro DNA. Le emozioni che proviamo e ti raggiungono l'intensità necessaria per avviare questo processo producono delle modificazioni delle proteine che circondano il nostro DNA è che lo inducono a produrre un maggiore o minor quantità di ormoni, enzimi o altre proteine. ecco che le diverse esperienze vissute in quanto uomini o donne, in un determinato contesto socio culturale, possono avere il potere di incidere in modo sensibile sulla nostra salute modificandola in bene o in male genere e sapere medico il motivo di una visione riduzionista risiede nel considerare la scienza oggettiva e immune dalle influenze culturali, ma se leghiamo l'invisibilità delle donne alla loro posizione nella storia, il loro mancato riconoscimento, all'interno di un modello neutro inclusivo maschile, si spiega con la consapevolezza di una cittadinanza tuttora debole, modellata su un diritto ritenuto universale, ma in realtà costruito su una tradizione androcentrica benessere e conciliazione vita-lavoro: il gender gap tutti gli aspetti del quotidiano il fattore tempo, da quello dedicato alla cura o alla carriera, e il suo uso, nelle diverse fasi della giornata delle donne, evidenzia un carico importante non solo con la nascita dei figli o con l'assistenza agli anziani, ma è lo stesso ruolo domestico a costruire lo svantaggio che incide, come dimensione significativa, sulla qualità della vita. Un valore del tempo e il riconoscimento della non gratuità", tra decisioni procrastinate e vincoli culturali, che rimandano al concetto di doppia presenza e al riflesso stressogeno di questo orario continuato sulla salute fisica e psichica*. Infatti, il benessere soggettivo è legato alla possibilità di conciliare le diverse attività, attraverso servizi e misure di sostegno volti al raggiungimento della parità, con politiche pubbliche in grado di realizzare efficaci strategie di prevenzione per un diverso impatto sulle 22 persone. Inoltre le donne sono le prime a dedicare più ore alle faccende routinarie, mentre gli uomini svolgono le attività con una maggiore margine di discrezionalità, lasciando la responsabilità e il conseguente impatto emotivo sulle spalle delle donne. Statistiche di genere Le statistiche di genere implicano la disaggregazione dei dati per sesso, trattando i dati raccolti e riprodotti separatamente, per donne e uomini. Investono molti aspetti e sfere della vita associata: le attività tra uomini e donne, le loro relazioni, le differenze nell'accesso e nell'uso delle risorse, le reazioni ai cambiamenti culturali, economici e sociali. c'è una stretta connessione posizione sociale e stato di salute e, quindi, sulle politiche a partire dalla conciliazione famiglia-lavoro, ai sostegni dati alle famiglie, a un diverso modello di genitorialità unito a cambiamenti nell'organizzazione occupazionale; ripensando cosi agli spazi e alla gestione del tempo, ai fattori di stress e le conseguenze sulla salute, per un quotidiano che non sia diviso, nelle diverse mansioni e ruoli, tra sfera privata e mercato. Maria Fishmann la prima laureata in medicina ritiene che le cattive condizioni di salute delle donne siano determinate anche dalla posizione subordinata che rivestono nei loro ruoli sociali. scrive nella sua tesi: “influenza della disposizione d'animo sul funzionamento dell'intestino non è un'utopia” Il lavoro di cura seguendo un cliché coloro che svolgono un lavoro di cura sono in genere le donne immigrate, le quali riescono ad avere un livello di inclusione sociale e di accettazione più alta proprio perché inserite all'interno delle famiglie autoctone. bisogna tuttavia che vengono considerate lavoratrici a norma senza che si trovino in condizioni di svolgere lavori pericolosi, mal pagati e regolari esponendole di fatto a maggior rischio di avere incidenti e quindi di trascurare la propria salute. un esempio è la sindrome italiana: disagio o disturbo che colpisce le badanti che tornano nel loro paese dopo anni di lavoro nel nostro, ciò è correlato allo sfruttamento lavorativo, che si traduce nel mal di lavoro. inoltre dovrebbero essere aumentate le opportunità di empowerment nelle famiglie che le ospitano non ricalcando quindi gli stereotipi di genere e valutando le donne per le loro reali competenze. La riproduzione umana I temi principali di ricerca sono: la medicalizzazione della nascita e del corpo produttivo, le tecnologie della riproduzione assistita, la costruzione sociale del corpo. i maggiori mutamenti in campo riproduttivo si sono verificati dal secondo dopoguerra. la procreazione medicalmente assistita PMA si inserisce nella tematica più ampia delle tecnologie riproduttive, determinando così il completo controllo biometrico della riproduzione: dal concepimento, alla contraccezione, alla gravidanza, al parto. Tecnologie riproduttive A partire dal 1978, anno che ha segnato la nascita di Louise Brown e l'inizio dell'avventura tecnologica riproduttiva, la definizione maggiormente utilizzata per indicare le nuove tecnologie della riproduzione è stata Nuove Tecnologie Riproduttive (NTR). In seguito, è stato introdotto il termine Tecniche della Riproduzione Artificiale (TRA o ART in inglese). Nei Paesi mediterranei e nelle lingue di ceppo latino si è invece radicato il termine procreazione medicalmente assistita. Come spesso accade, la termino-logia, già in sé, tende a celare una parte della realtà e a eliminare o ad assimilare se non la complessità dell'esperienza femminile, una parte fondamentale dell'identità di tale genere. Medicalizzazione del corpo e della riproduzione