Scarica Satira e Tragedia: Giovenale e Persio e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! GIOVENALE Giovenale esprime i propri violenti attacchi ad una società ai suoi occhi degradata, attraverso una poesia dai tratti originale, in cui satira e tragedia vengono a contatto. La sua produzione poetica comprende 16 satire in esametri suddivise, forse da lui stesso in 5 libri. Di fronte al dilagare inarrestabile del vizio il poeta trova la sua musa ispiratrice nell’indignazione e sceglie come genere letterario la satira, il genere più adatto ad esprimere il suo disgusto. Al contrario di Orazio (e diversamente anche da Persio che, pur consapevole della gravità del vizio, vedeva nei principi filosofici una qualche forma di terapia a livello individuale), Giovenale non crede che la sua poesia possa influire sul comportamento degli uomini. La sua satira si limiterà quindi solo a denunciare, senza coltivare illusioni di riscatto. Respinge le risposte della morale diatribica, insegnando a restare indifferenti di fronte al mondo delle cose esteriori per guardarle con ironia e distacco, spingeva a coltivare i beni interiori: a perseguire l’apatheia e l’autarkeia del saggio. Giovenale rigetta la morale consolatoria della tradizione con lo sdegno e il rancore di chi, costretto nell’umiliante condizione di cliente, si vede escluso da benefici che la società elargisce invece ai corrotti. Privo di una coscienza etico-politica di interpretare la varietà del panorama sociale, Giovenale guarda a questo confuso spettacolo come a una tragedia di maschere grottesche, di fronte alla quale non gli resta che l’amara soddisfazione dell’invettiva. La sua furia aggressiva non risparmia nessuno e si accanisce soprattutto sulla volgare arroganza dei nuovi ricchi e sullo strapotere dei liberti. Il suo bersaglio privilegiato sono le donne e in particolare la categoria delle matrone che, ormai lontane del modello ideale della donna virtuosa e pudica dell’antica tradizione romana, sono diventate sfrontate e dominatrici. La sua rabbiosa protesta contro le ingiustizie, contro l’oppressione e la miseria degli umili, ha fatto pensare ad un atteggiamento democratico di Giovenale. Si tratta però di una prospettiva illusoria, infatti al di là di qualche occasionale espressione di solidarietà, il suo atteggiamento verso il volgo è di profondo disprezzo. Egli tende di più verso una idealizzazione nostalgica del passato, in cui la società non era inquinata da orientali, liberti e commercianti: questa fuga dal presente sembra l’unico esito a cui la sua indignatio può approdare e costituisce l’ammissione della sua impotenza. Un cambiamento di toni si avverte negli ultimi due libri, in cui il poeta rinuncia alla violenza dell’indignatio e assume un atteggiamento più distaccato, mirante all’apatheia degli stoici, sembra quindi avvicinarsi a quella tradizione diatribica da cui si era allontanato all’inizio. A causa della mostruosità di cui il suo tempo ha riempito il mondo, Giovenale sostiene che anche la satira dovrà cambiare toni e stile: poiché delitti e perversioni hanno avvicinato la realtà quotidiana ai temi mitici messi in scena dalle tragedie è necessario che anche la satira assuma uno stile tragico