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Lineamenti di Scienza Politica di Fisichella, Sintesi del corso di Scienza Politica

Schemi riassuntivi del corso di Scienze Politiche con riferimento al volume utilizzato a lezione"Lineamenti di Scienza Politica" di Fisichella

Tipologia: Sintesi del corso

2013/2014

In vendita dal 03/03/2014

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Scarica Lineamenti di Scienza Politica di Fisichella e più Sintesi del corso in PDF di Scienza Politica solo su Docsity! Riassunto Lineamenti di Scienza Politica (Fisichella) Il concetto di scienza 1.1 CRITERIO COSTITUTIVO E’ un criterio di accordo coi fatti e:  Invariante  Sine qua non  Generico (serve un criterio di demarcazione) 1.2 FALSIFICABILITA’ SISTEMA TEORICO Il metodo è:  Una procedura generale  Un insieme di regole  Un insieme di tecniche Dimostrare una teoria universale mediante l’osservazione è impossibile, quindi Popper enuncia il principio di falsificabilità. Una teoria è scientifica se viene costruita ed enunciata in una forma logica tale da poter consentire il controllo empirico. 1.3 SCIENZA NORMALE E CRESCITA CUMULATIVA Popper non lascia sufficiente spazio alla crescita cumulativa del sapere, Khun afferma infatti che per scienza normale si intende un lavoro di ricerca fondato su uno o più risultati conseguiti dalla conoscenza empirica precedente.  Per Popper il controllo ha funzione falsificante  Per Khun ha funzione corroborante (ma anche indirettamente falsificante poiché elimina le anomalie 1.4 FORMULAZIONE CONDIZIONALE DEGLI ENUNCIATI Una teoria è falsificabile se posta in termini condizionali, anche se è molto difficile trovare una condizione sufficiente, infatti:  Le regolarità della scienza sono di tipo ipotetico  La prevedibilità è più ampia se le proposizioni hanno carattere universale  Abbiamo la possibilità di distinguere tra previsioni e profezia 1.5 RAPPORTO TRA TEORIA E FATTI La teoria è di tipo ipotetico in quanto suscettibile di controllo, la parola teoria può essere interpretata come:  Insieme di aspetti non sensoriali della percezione  Insieme di conoscenze che intervengono nell’osservazione dei fatti  Sinonimo di pensiero  Disciplina di studio  Approccio, scuola  Proposizioni che spiegano “leggi”  In contrapposizione all’ipotesi 1.6 IL PROBLEMA DELL’AZIONE INTENZIONALE Il fatto di cui si occupano le scienze sociali è un’azione umana e quindi intenzionale, non possiamo perciò formulare teorie universali:  Le scienze fisiche iscrivono la materia entro certe regolarità tramite l’ERKLARUNG  Le scienze sociali mirano alla comprensione (VERSTEHEN) studiando le azioni umane individualmente Dunque l’ermeneutica (arte dell’interpretazione) non permette quindi agli studi sociali teorie universali?  L’oggetto di queste scienze non è solo l’azione individuale  In alcune aree lo spazio per il comportamento razionale è molto alto  I comportamenti irrazionali non sono fuori dalla possibilità di studio, possono infatti ricondurre a matrici culturali, a passioni, a patologie  In ogni azione intenzionale c’è una vasta gamma di conseguenze non intenzionali  Da chi ricopre un certo ruolo ci si possono attendere determinati comportamenti  Bisogna considerare le circostanze Insomma i sostenitori del VERSTEHEN possono formulare teorie dall’alto grado di generalità esaminando consuetudini, pratiche e abitudini. 1.7 SCIENZA DEL CONTESTO STRUTTURALE  Anche le scienze fisiche nascono immerse in una certa storia culturale  La cultura scientifica occidentale sta imponendo i suoi modelli logici  La tesi della pluralità antropologica è opposta a quella della natura umana  Vi sono scienze della realtà culturale ed altre della realtà strutturale (scienza politica) Uno studio strutturale può prescindere dalla dimensione culturale ma non ne cancella il problema, la cultura infatti genera la struttura (momento genetico) ma è la struttura a veicolare la cultura (momento funzionale). Oggi nel rapporto cultura-struttura il peso della struttura aumenta (media), e aumenta anche l’importanza delle istituzioni. 2.3 PRINCIPIO DI RISOLUZIONE DEI CONFLITTI Il rapporto politico include un elemento coattivo e non può prescindere da esso poiché include la dicotomia amico-nemico e poiché deve difendere la sintesi dalla distruzione. Ai conflitti la politica risponde con il principio di risoluzione pacifica, ma questo non può bastare a garantire l’ordine, entra così in gioco il monopolio di forza. 2.4 LA FORZA TRA POTERE E AUTORITA’ Il monopolio legittimo della forza è costituito da:  MONOPOLIO: si riconosce ad un soggetto istituzionale e solo ad esso il titolo di gestire la forza che diventa pubblica.  LEGITTIMO: si intende che il soggetto istituzionale rappresenti l’interesse generale. Vi sono due tesi:  Solo chi ne ha il monopolio vede la sua forza diventare legittima  Il bene comune è il principio costitutivo della politica, il potere ha carattere secondario Per il CONCETTO RELAZIONALE il potere è una relazione tra unità sociali tale che il comportamento di una dipende da quello dell’altra. Per il CONCETTO ISTITUZIONALE il potere supera l’atto singolo e si applica a livello politico (es. partito del proletariato). Il potere politico è quella realtà istituzionale che monopolizza la forza e a cui pertiene il ricorso alla coazione per mantenere l’ordine civile. La species dell’autorità politica è capace di ottenere obbedienza dai membri della sintesi tramite il consenso che le deriva dall’essere considerata in accordo con i valori della comunità. La legittimità è quella proprietà del potere politico di essere visto come il più conveniente per la sintesi politica. Il potere politico ha certamente una base religiosa, in effetti monopolio e legittimità sono sempre stati ritenuti due concetti inseparabili. La legittimità riduce drasticamente i costi di gestione del potere, ma non potendo il consenso essere sempre totale anche la coercizione/coazione appare un elemento ineliminabile. 2.5 PRIMATO E GENERALITA’ DELLA POLITICA E’ sempre la politica ad ordinare le sintesi politiche, a fissarne le regole:  Ha sempre il monopolio di forza e coercizione  Il concetto di PRIMATO DELLA POLITICA afferma che è solo essa a fissare le regole di esercizio della forza e in casi estremi che “tutto è politica”  Il sistema sociale è più esteso e comprende al suo interno quello politico che lo ordina, in alcuni casi si giunge però all’estremo del PANPOLITICISMO.  Nascono spesso contrasti tra varie lealtà e lealtà al sistema politico ( l’esempio più eclatante è quello del contrasto Stato-Chiesa). 2.6 LA QUESTIONE DELL’AUTONOMIA Punto di vista storico-culturale:  In principio ci fu interdipendenza tra politica e religione  Nel medioevo sono istituzionalizzati i poteri spirituale e temporale  In età moderna la politica divine pienamente autonoma Nelle varie forme di potere, a prescindere dai soggetti che lo gestiscono, siamo di fronte a forme politiche di gestione per la presenza di coazione, monopolio e dicotomia amico-nemico. Il diritto ha una certa autonomia dalla politica, ma anche la politica può averla dal diritto:  RIVOLUZIONE: abbattimento dell’ordinamento giuridico esistente (pars destruens) e instaurazione di uno nuovo (pars costruens), è illecita solo se fallisce.  ECCEZIONE: (concetto introdotto da Schmitt) per esigenza di autoconservazione la sintesi può arrivare a sospendere il diritto. Sistema politico e processo politico 3.1 L’AFFRANCAMENTO DELLA POLITOLOGIA Sono stati fatti emergere gli aspetti empirici della politologia e se ne è accresciuta la dimensione teorica, in questo modo si è raggiunta l’autonomia da giurisprudenza, storia, filosofia, sociologia, … 3.2 RUOLO E LIMITI DEL COMPORTAMENTISMO Sostiene che l’oggetto delle analisi debba essere il comportamento osservabile, per poi includere anche l’importanza delle esperienze soggettive (STIMOLO-ORGANISMO-RISPOSTA). Bentley in “The process of government” insiste sui comportamenti osservabili e riduce la realtà dei fenomeni politici ad attività di gruppi, la cosiddetta GROUP ACTIVITY. La sua teoria viene però accantonata e lascia spazio ai behaviouralists tra i quali Campbell, Converse, Miller e Stokes scrivono “The american voter”. Lo studio del comportamento elettorale analizza:  L’aggregato, sono messi in relazione i voti dei partiti di certe aree con lo scopo di individuare il ruolo di certe caratteristiche nella scelta.  L’individuo, tramite il SURVEY (sondaggio di opinione) o il PANEL (interviste ripetute nel tempo), si dà così importanza alla dimensione soggettiva Assumono rilievo i concetti di:  IDENTIFICAZIONE PARTITICA: identificazione psicologica tra elettore e partito.  VOTO NORMALE: distinto tra fattori di LUNGO PERIODO (predisposizione in base all’identificazione, genera il voto atteso) e di BREVE PERIODO (genera lo scarto tra voto espresso e voto atteso ed è dato da elementi contingenti ogni singola elezione)  voto di opinione (in base ai programmi), di appartenenza (identificazione), di scambio (contratto).  IMMAGINE DI REGIME: si rifà a visioni generali del regime politico antitetiche (partiti). Il comportamentismo non riesce a fare un uso sistematico della storia. Sorgono però due problemi: 1. Omogeneità/eterogeneità: la legittimità è intrecciata al consenso e all’omogeneità culturale, ma in democrazia hanno valore anche dissenso e pluralità. L’omogeneità sufficiente è quella distribuzione omogenea di atteggiamenti positivi circa le istituzioni e le regole. 2. Modo di affrontare i problemi degli attori politici: il problem solving si svolge secondo un orientamento DOGAMTICO (aprioristico) o NEGOZIALE (logica di accomodamento). 3.7 MUTAMENTO, SVILUPPO E MODERNIZZAZIONE Un mutamento può essere del o nel sistema:  COMPONENZIALE: riguarda componenti del sistema  FATTORIALE: riguarda fattori delle componenti  INTERCOMPONENZIALE o INTERFATTORIALE L’analisi del mutamento riguarda:  Modo: - continuo/discontinuo - pacifico/violento - bilanciato/sbilanciato  Profondità: - fondamentale/marginale  Direzione: - finalizzato/non finalizzato - in espansione/in contrazione  Contenuto: - innovativo/non innovativo  Tempo: - accelerato/lento  Origine: - interno/esterno  Storico: - delineato/non delineato Lo sviluppo politico avviatosi con l’industrializzazione ha portato alla democrazia, Huntington ritiene che lo sviluppo politico sia il processo attraverso cui organizzazioni e procedure acquistano stabilità e validità (flessibilità, complessità, autonomia e coerenza), ma in realtà l’ISTITUZIONALIZZAZIONE è solo una parte dello sviluppo. La MODERNIZZAZIONE è un tipo di sviluppo delimitato ad una certa fase storica caratterizzata da un crescente ruolo della scienza, industrializzazione e partecipazione popolare. 3.8 LA CRISI DELLA SOCIETA’ MODERNA In epoca moderna si parla di crisi dello sviluppo che può essere di natura POLITICA (partecipazione, legittimità, secolarizzazione) o SOCIO-ECONOMICA (industrializzazione, urbanizzazione, redistribuzione reddito nazionale). Gli autori del “Commitee on comparative politics of social science research council” parlano di 6 crisi politiche:  Identità: fasi soggettive di appartenenza ad una comunità.  Legittimità: convinzione circa la bontà delle istituzioni.  Partecipazione: coinvolgimento nel processo politico.  Penetrazione: relazioni tra sistema e suo ambiente.  Distribuzione: equilibrare gruppi economici differenti.  Secolarizzazione: rapporti Stato –Chiesa La MOBILITAZIONE indica : - tecniche di sollecitazione elettorale - quella sociale il passaggio a stili di vita moderni - forme di pressione sul pubblico La PARTECIPAZIONE indica quell’insieme di atti legali compiuti dai cittadini che mirano ad influenzare le scelte e le azioni dei governi (Fisichella). La partecipazione è un modo di essere del pubblico, la mobilitazione è una tecnica di intervento sul pubblico e rinvia a regimi non competitivi, anche se persino in democrazia siamo soggetti a condizionamenti da cui possiamo però sfuggire. 3.9 L’INCIDENZA DELLE LINEE DI FRATTURA Il modello di Rokkan studia i processi di: - costruzione della nazione - formazione dello stato - strutturazione della politica di massa Le aree condizionali di rilievo sono quella politica, economica e culturale, il modello è basato sulla multidimensionalità, centrale è il concetto di frattura (o cleavage), l’asse fondamentale è quella centro/periferia, il primo ha un raggio di azione POTENZIALE (trasporti e geografia territorio) e uno EFFETTIVO (forza militare. Linee di frattura prodotto di rivoluzioni nazionali (sociali e politiche):  Centro/Periferia: conflitto tra cultura centrale e popoli sottomessi  Stato/Chiesa Linee di frattura prodotto di rivoluzione industriale (sociali):  Città/Campagna: agraria vs industria  Di Classe: proletari vs datori di lavoro Le differenze tra i sistemi partitici derivano dalle prime 3 fratture, la quarta invece li ha resi più simili tra loro (anche se Fisichella non è d’accordo). 3.10 CONDIZIONI DELLA STABILITA’ POLITICA Concetto di stabilità politica:  Se c’è congruenza di struttura e cultura politica si ha stabilità.  Eckstein afferma che un governo sarà stabile se il suo modello di autorità è congruente agli altri modelli presenti nella società.  Huntington ritiene che la stabilità dipenda dal rapporto tra istituzionalizzazione e livello di partecipazione, ma sottovaluta i concetti di legittimità e ideologia.  I due Feierband affermano che maggiore è la frustrazione sistemica maggiore è l’instabilità.  Gurr crede invece che chi subisce privazioni generi aggressività e quindi instabilità.  Lipset ritiene che la stabilità vada collegata ad un grande fattore economico, ma per Fisichella sottovaluta la variabile politica. 3.11 TRANSIZIONI DI REGIME Nel suo lavoro Linz indica i 5 momenti che descrivono la caduta di un regime: 1. CRISI: difficoltà attraversata da un sistema politico, è esogena se rinvia a situazioni esterne o endogena quando il regime perde legittimità dall’interno. 2. CROLLO: da origine al crollo (transizione discontinua) o alla trasformazione (transizione continua). 3. TRANSIZIONE (O EPOCA CRITICA): fase in cui si contrappongono due principi organizzativi della società, il caso estremo è la guerra civile. 4. INSTAURAZIONE: la coalizione abbatte il regime e assume il controllo tendenzialmente monopolistico degli strumenti coercitivi. 5. CONSOLIDAMENTO: il nuovo regime si assesta distruggendo la struttura di quello antico e allargando la propria legittimità. Problemi pratici:  Si riferisce alle politica dei redditi  Trascura settori quali territorio e quaternario  Sta in piedi solo con maggioranze parlamentari socialiste  È un tipo di gestione del capitalismo per accrescere il capitale e legittimarsi  Entra in crisi di fronte a crisi economiche in cui manca la collaborazione 4.5 IL NODO DELLA “DEMOCRAZIA ELETTRONICA” E’ chiara l’impossibilità di funzionamento di una democrazia diretta (polis):  Per ampiezza territoriale delle comunità politiche, Rousseau e Madison riservano il titolo di democrazia diretta alla POLIS greca e chiamano i moderni regimi REPUBBLICHE (sistema di rappresentanza)  mezzi elettronici = democrazia elettronica  I cittadini impegnati in ambito economico affidano alle istituzioni la cura della cosa pubblica, ma con l’avvento dell’informatica nasce il problema del ruolo delle istituzioni pubbliche DEMOCRAZIA DIRETTA ? 1. La maggioranza della popolazione non è in grado di esprimere posizioni competenti 2. In periodi di felicità privata si avverte un forte distacco dall’interesse pubblico 3. La massa è comunque troppo influenzabile, l’opinione pubblica può essere manipolata Le unità del sistema politico 5.1 I GRUPPI DALL’INTERESSE ALLA PRESSIONE Un gruppo è ogni aggregato, volontario o naturale, che si colloca tra l’individuo e la società globale, in chiave sociologica, o tra l’individuo e l’autorità politica, in chiave politica. Bentley apre il filone della GROUP ACTIVITY, ma è Truman a definire il GRUPPO DI INTERESSE come un gruppo di atteggiamenti condivisi che porta avanti certe rivendicazioni rispetto ad altri gruppi della società. Il gruppo di interesse svolge l’articolazione degli interessi in ambiti differenti (economico, politico, sociale), la sua nascita è favorita da una cultura favorevole al pluralismo sociale. Quando il gruppo si porta nell’arena politica diventa un GRUPPO DI PRESSIONE con funzioni di:  LOBBYING, per persuadere il personale pubblico ad accettare i loro desideri  Aggregazione di interessi  Socializzazione politica  Reclutamento politico Finer definisce la pressione e come applicazione o minaccia di applicare una sanzione. Il gruppo di pressione è l’agenzia politica che mira ad ottenere decisione politica attraverso comportamenti che prevedono, almeno in ultima istanza, l’applicazione di una sanzione.  le sanzioni possono lecite o illecite, dirette o indirette e sono condizionate dalle risorse del gruppo.  oltre alla pressione il gruppo può articolare gli interessi trasmettendo documenti ai centri decisionali, o sviluppare attività negoziali.  se i centri politici non rispettano l’autonomia delle dimensioni non politiche i gruppi saranno costretti ad entrare in politica. 5.2 I PARTITI DAI NOTABILI ALLE MASSE Il fenomeno partitico cresce con l’allargamento del suffragio universale, i partiti nascono in Europa e in Nord America e sono di origine:  INTERNA: nascono in parlamento dal collegamento di gruppi parlamentari e comitati locali  ESTERNA: nascono su basi antiparlamentari e da preesistenti istituzioni non partitiche (es: sindacato  laburisti) Dal 1800 al 1920 i partiti si sviluppano secondo 4 stadi: 1. emergono i partiti liberali, conservatori o di origine parlamentare 2. nazionalizzazione del sistema partitico 3. a fine ‘800 nascono laburisti, socialisti e partiti confessionali 4. attorno alle guerre mondiali: comunisti, fascisti, nazionalsocialisti ANALISI STRUTTURALE:  Duverger distingue in base alla struttura i partiti di:  COMITATO: elemento costitutivo più arcaico e ristretto, vi si accede per cooptazione e ha grande potere  SEZIONE: invenzione socialista, è aperta e si appella alle masse  CELLULA: invenzione comunista, la cellula si pone su una base professionale e non locale, si adatta all’azione clandestina.  MILIZIA: componenti inquadrati e addestrati, gruppi base piccolissimi che convergono a piramide.  Weber in base alla struttura generale:  PATRONATO: col fine di insediare il capo al governo perché distribuisca poi uffici.  IDEOLOGICI: fondati su un’intuizione del mondo, mirano a perseguire ideali politici.  Sulla scia Weberiana:  DI NOTABILI: operano solo in fase elettorale, guidati da aristocratici e borghesi.  DI MASSA: conseguenza della democrazia.  Tipologia più articolata:  NOTABILI: il dirigente è il “politico gentiluomo” che non trae i suoi mezzi dalla politica.  ELETTORALE DI MASSA: il dirigente è l’imprenditore politico (BOSS), ha personale semi-professionale.  DI APPARATO: è ideologico, personale costituito da politici che vivono di politica. Neumann divide in partiti di rappresentanza individuale(notabili) e integrazione sociale (mobilitazione e controllo). Kircheimer introduce l’idea di un partito che cerca solo consensi elettorali in molte aree sociali (CATCH-ALL PARTY). Blondel divide tra partiti di :  RAPPRESENTANZA: si sintonizza sugli orientamenti dei seguaci e cambia con essi  MOBILITAZIONE: aspira a convertire la popolazione Per quanto riguarda le ORIGINI analizziamo le 5 prospettive di Poole:  Teorie etiche: contributo religioso e marxista  Teoria rivoluzionaria  Come reazione: difensiva di ordine psicologico  Scopi: economici  Spinte: verso l’estensione dei diritti dei lavoratori.  I sindacati fanno parte dei gruppi di pressione ma operano con una logica diversa entrando direttamente nel sistema politico. Sono importanti attori politici ma non scompare la dimensione d’azione economica, il sindacato opera insomma a livello di gruppo di pressione e non. Il sindacato è un’agenzia politica che rappresenta gli interessi di lavoro, economici e sociali delle categorie produttive e professionali, ed è parte costitutiva sia della contrattazione collettiva che del processo di formazione della politica economica. FUNZIONI:  Articola gli interessi  Aggrega gli interessi  Comunicazione politica  Socializzazione politica  Reclutamento  Partecipa alla formazione e all’applicazione delle norme CLASSIFICAZIONE in base al principio organizzativo:  Mestiere  Territorio  Settore operativo Sistemi partitici e sistemi elettorali 6.1 IL CONCETTO DI “FRAZIONALIZZAZIONE” Rae vede il sistema partitico come competizione tra i partiti, le variabili per descrivere il sistema a livello elettorale sono:  Numero di partiti  Quota voti del partito più forte  Quota voti sommati dei due partiti più forti: indica quanto un sistema si avvicina alla competizione partitica.  Frazionalizzazione: indica quanto i voti siano dispersi tra i vari partiti, in su assenza si ha un partito unico. Problemi: 1. sembra che il partito unico non sia un sistema partitico 2. esistono varie forme di monopartitismo non affrontate 6.2 INTENSITA’ IDEOLOGICA E ROTAZIONE AL POTERE Lapalombara e Weiner propongono una classificazione dei sistemi:  COMPETITIVI: - egemonico (ideologico o pragmatico) - di rotazione (ideologico o pragmatico)  NON COMPETITIVI: - unico (autoritario, pluralistico, totalitario) 6.3 FORMATO NUMERICO E MECCANICA FUNZIONALE Sartori distingue tra: CLASSIFICAZIONE: (formato) un partito è escluso se non presenta potenziale di coalizione o potenziale di ricatto per più legislature. TIPOLOGIA: (meccanica) un sistema a formato bipartitico può avere una meccanica bipartitica:  Partito predominante: uno stesso partito conquista la maggioranza assoluta dei seggi per diverse legislature.  Bipartitismo: Lipson lo ritiene tale se due partiti possono competere per la maggioranza;quello vincente governa da solo e l’alternanza è un’aspettativa attendibile.  Pluralismo limitato: sono necessari governi di coalizione che si alternano, va da 3 a 6 partiti.  Pluralismo estremo: vi sono 6 o più partiti, anche antisistema e opposizioni irresponsabili (pluralismo polarizzato).  Atomizzazione: è lo stadio che precede il consolidamento strutturale dei partiti. SISTEMI NON COMPETITIVI:  Totalitario (partito unico)  Autoritario (monopartitico o senza partiti)  Pragmatico (Portogallo di Salazar) 6.4 MOMENTI DEL DIBATTITO SUCCESSIVO Blondel vuole vedere gli effetti delle variazioni di intensità dei conflitti sui sistemi partitici:  Livello basso: gruppo ampio e dominante  Livello intenso: più gruppi di uguale peso Limite: include tutte le realtà multipartitiche in un’unica categoria. Farneti parla per quanto riguarda l’Italia dal ’65 al ’79 di PLURALISMO CENTRIPETO (sistema bipolare con importanza del centro. Sartori la includeva tra i sistemi a PLURALISMO POLARIZZATO e Galli parlava di BIPARTITISMO IMPERFETTO (evoluzione del sistema socio-economico ma non di quello politico). Klaus Von Beyne nelle democrazie occidentali individua i sistemi:  Bipartitici: astrazione eccetto gli USA  Pluralismo moderato: alternanza senza coalizioni, con coalizioni e con grandi coalizioni.  Pluralismo polarizzato: destra + sinistra o partiti di centro  Pluralismo dominante: allontanabile solo da una coalizione di tutti gli altri partiti. 6.5 COME TRADURRE I VOTI IN SEGGI CARICHE MONOPERSONALI a elezione:  Diretta: elettorato popolare in prima persona  Indiretta: designazione di grandi elettori ASSEMBLEE (meccanismo per traduzione di voti in seggi):  Plurality system: (rappresentanti USA) si riassume nella formula “first pass the post” maggioritario e a collegio uninominale,  maggioranza relativa  Voto alternativo: (rappresentanti Australia) sia in collegi uninominali che plurinominali, ogni elettore vota per un candidato ma indica anche una seconda e una terza preferenza.  Doppio turno: (Francia, Germania e Italia pre-proporzionale) al primo turno è richiesta la maggioranza assoluta, nel secondo quella relativa.  Quota system: (Irlanda) quota da raggiungere ottenuta da: (n° di voti validi nel collegio/n° di seggi +1) + 1  Voto multiplo: ogni elettore ha un numero di voti pari al numero di seggi da assegnare al collegio (cumulativo:si sommano i voti a disposizione su un unico candidato) Rappresentanza, governo, burocrazia 7.1 VERSO LA SOVRANITA’ NAZIONALE I parlamenti hanno vissuto un’evoluzione storica:  nascono come organismi incaricati di trattare con il potere politico.  diventano organi dello Stato ed esprimono la sua volontà. Sorge il problema del rapporto tra MANDATO e INDIPENDENZA: il concetto di plena potestas non rinvia tanto all’autonomia dei rappresentanti quanto al fatto che le loro decisioni sono state onorate dalla comunità rappresentata. Burke affermava che il parlamento non doveva essere vincolato ad istruzioni obbligatorie, e nel 1971 si arrivano a vedere i rappresentanti senza alcun mandato e come rappresentanti esclusivamente della nazione. ELEMENTI QUALIFICANTI del regime rappresentativo:  la sovranità nazionale è fondamento del governo rappresentativo  la rappresentanza politica esprime la volontà della nazione  il principio maggioritario (con garanzie per le minoranze) è la regola chiave per la risoluzione pacifica dei conflitti. 7.2 OLTRE LA TEORIA DEL MANDATO La crisi di rappresentanza si ha in quanto una partecipazione diretta alla gestione del potere è impossibile, è necessaria dunque la mediazione di rappresentanti.  la partecipazione del DEMOS si riduce alle elezioni, si ha:  elezione senza rappresentanza (Papa)  rappresentanza senza elezione (monarca, ambasciatore)  rappresentanza elettiva  la rappresentanza può essere:  Descrittiva: è un microcosmo che riproduce il macrocosmo sociale, l’elemento elettivo non è discriminante.  Psicologica: “idem sentire re pubblica” tra demos e rappresentanti. Solo la rappresentanza elettiva è democratica, anche se nel regime si può avere una camera non elettiva accanto ad una elettiva.  Attraverso il voto l’elettore conferisce un mandato che non può essere disatteso  La rappresentanza politica è legata alla sovranità nazionale più che a quella popolare, Whalke conclude che in pochi hanno interessi che corrispondono chiaramente a domande politiche.  Il cittadino può sapre ciò che vuole ma non ciò di cui ha bisogno, inoltre in uno stesso collegio i voleri si diversificano. La rappresentanza politica è un’istituzione collettiva:  È impossibile che l’elettore non veda mai rappresentate le sue istanze  I rappresentanti hanno a che fare con i rappresentati, ma anche con gli altri rappresentanti, devono tener conto degli equilibri sistemici. 7.3 RESPONSABILITA’ E COMPETIZIONE I rappresentanti possono percepire se stessi come:  Fiduciari: rispondono essenzialmente alla propria coscienza  Delegati: si rifanno alle istruzioni degli elettori  Politici: conciliano l’aspetto da fiduciari e quello da delegati  RESPONSIVITA’: è una condizione di prontezza potenziale a rispondere, il rappresentato non esprime i suoi voleri ma deve essere in grado di farlo, riguarda la fase durante la rappresentanza.  RESPONSABILITA’: riguarda la fase elettiva, è dipendente in quanto risponde agli elettori e indipendente in quanto è atteso un livello di efficienza, è collegata al momento elettorale tramite la partecipazione. Queste due caratteristiche sono date dalla COMPETIZIONE. 7.4 LA FUNZIONE DEL CONTROLLO POLITICO Quasi tutte le funzioni del sistema politico moderno sono compiute dalla rappresentanza e condivise con altre strutture (partiti, sindacati, movimenti, …).  Decision making: in parallelo col potere esecutivo  Reclutamento e promozione leadership: classe parlamentare  Comunicazione: collega elettori-rappresentanti-governo  Articolazione interessi: istanze articolate dai gruppi e domandate al governo  Aggregazione interessi: tipica del partito, ma la rappresentanza non ne è estranea  Controllo spese pubbliche: “no taxation without rappresentation”  Elezione primo ministro: (Inghilterra) non esclusiva della rappresentanza  Produzione legislativa: collaborazione col governo  Socializzazione politica: insieme ad altre agenzie  l’unica funzione esclusiva della rappresentanza è quella del controllo politico, derivato dal nesso tra rappresentanza e competizione e svolto dall’OPPOSIZIONE. E’ detto SISTEMA RAPPRESENTATIVO DEMOCRATICO ogni regime caratterizzato dalla presenza di un’assemblea permanente eletta su basi competitive, che include un’opposizione che svolge controllo politico. Il principio base è quello MAGGIORITARIO TEMPERATO della garanzia delle minoranze. Ogni species del genus RAPPRESENTATIVO ha delle proprie regole (democrazia parlamentare, sistema del gabinetto inglese, sistema presidenziale USA). Il CONTROLLO POLITICO presuppone che il governo sia chiamato a rispondere di ronte alla rappresentanza, non può essere demandato ad altre strutture. 7.5 ESECUZIONE O FORMULAZIONE DELLE POLITICHE ? Aristotele con forma di governo intende regime politico (politeia), ne individua sei forme:  Negli interessi comuni: - monarchia - aristocrazia - politia  Nell’interesse privato: - tirannide - oligarchia - democrazia Mosca collega la nozione di governo a quella di classe politica, distingue tra la minoranza dei governanti e la maggioranza dei governati. Pareto parla di ELITE divisa in classe eletta di governo e di non governo. Al giorno d’oggi si hanno tre concetti di governo:  Organo fondamentale dello stato, al vertice del potere esecutivo  Insieme di organi costituzionali che guidano la comunità  Insieme di poteri e forze in grado di guidare gli sviluppi politici Per Almond e Powell è “l’insieme di strutture per la formulazione e l’esecuzione di politiche vincolanti per la popolazione di un territorio”.  ogni potere deve essere subordinato all’organo legislativo (Stato di diritto), ma è anche vero che i governi appaiono in molti regimi in cui invece le assemblee rappresentative sono assenti.  le categorie del potere razional-legale sono:  Esercizio vincolato a regole  Esercizio entro una competenza  Principio di gerarchia degli uffici  Regole tecniche o norme  Funzionari che rendono conto dei mezzi e non sono proprietari dell’ufficio  Si ha una tendenza al livellamento e all’assenza di passioni Comte che una situazione simile al criterio burocratico avvenga nell’istituzione sacerdotale una volta troncata dal celibato ecclesiastico la pratica dell’ereditarietà della carica. Rispetto al passato : - la ricompensa è monetaria e non in natura - non si ha più patrimonialismo e compravendita delle cariche 7.10 TRA NEUTRALITA’ ED INTERVENTISMO Gournay conia la parola BUROCRAZIA, egli in essa non vede solo un nuovo ruolo sociale ma anche una nuova forma politica, un nuovo regime. Nella storia moderna emergono specifici sistemi amministrativi:  FRANCIA e GERMANIA: instabilità politica affiancata da continuità burocratica, il corpo di funzionari si identifica strettamente con lo Stato.  USA e GRAN BRETAGNA: relativa stabilità politica, gli adattamenti del sistema amministrativo vanno di pari passo con quelli politici, la burocrazia non è neutrale, il sistema dello spoil system consegna gli uffici ai membri di partito.  nei regimi militari la burocrazia sostituisce la classe politica, essa ha neutralità solo fino alla fine della I Guerra Mondiale , poi ha presenza attiva:  Nei paesi avanzati: lo stato moderno accresce i suoi compiti nei servizi comportando l’interferenza della burocrazia nelle strutture politiche.  Nei paesi in via di sviluppo: la classe burocratica può sostituire quella politica in nome della sicurezza nazionale, oppure la burocrazia militare si occupa dello state building. 7.11 UN FENOMENO CONTROVERSO La Francia, molto centralizzata presenta:  Amministrazione centrale: autorità che reggono le fila sotto l’indirizzo politico  Dicotomia amministrazione statele/locale: decentramento amministrativo territoriale  Dicotomia amministrazione generale/specializzata All’opposto c’è lo stato federale (USA) dove stati autonomi detengono quote di sovranità territoriale. In mezzo abbiamo lo STATO REGIONALE.  espansione burocratica e accentramento non vanno di pari passo, per misurarla si tiene infatti conto di : - numero di dipendenti - espansione spesa pubblica Questioni aperte: 1. L’ideologia burocratica è basata sulla RAZIONALITA’, essa rifiuta la politica e la considera corrotta, nonostante ciò la dipendenza dal potere politico può portarla ad una compiacenza verso lo stesso  nasce il burocrate politico che non disdegna di sostituire la razionalità con la discrezionalità. 2. La burocrazia ruota attorno all’EFFICIENZA, il rapporto gerarchico è ultimamente guidato dallo scambio e dalla vendita (voto di scambio)  la burocrazia può tendere a divenire fine a se stessa e portare all’usurpazione dei compiti. 3. nel rapporto burocrazia-democrazia la prima ha un accesso aperto a tutti tramite la competenza (democraziaelezione), ma essa corre il rischio di trasformarsi in casta. 4. Nel rapporto rivoluzione-processo democratico vi sono due tesi: che le rivoluzioni accrescano sempre l’apparato burocratico, che l’espansione burocratica sia un processo rivoluzionario. Marx vede la burocrazia come uno strumento per il dominio di classe. I regimi del nostro tempo 8.1 IL PARADIGMA DEMOCRATICO Weber riferendosi alla fase pre-burocratica distingue tra:  Potere patriarcale: l’origine risiede nell’autorità del potere domestico, poggia su relazioni di reverenza personale, ogni norma emanata dal signore è legittima.  Potere patrimoniale: è il potere domestico decentrato per mezzo di imposte fondiarie, sorge la signoria fondiaria che è la base di fondamento delle formazioni politiche.  Potere feudale Al giorno d’oggi abbiamo la DEMOCRAZIA i cui caratteri sono:  Alla dicotomia amico/nemico si sostituisce quella amico/avversario.  L’avversario può soppiantare pacificamente il detentore del potere.  Si ha competitività che include il pluralismo, ma non viceversa.  La politica fissa le regole per organizzare la società, ma deve rispettare l’autonomia di dimensioni culturali, economiche, parentali, …  È fondata su un paradigma ottimista ma non sfocia nell’ingenuità, ci sono limiti giuridici al potere e non è tuttavia possibile in forma diretta.  Si ha libertà individuale, l’IO rivendica la sua area protetta rispetto al NOI, la rappresentanza è l’incontro tra libertà e partecipazione.  Oltre che col voto le decisioni si possono anche prendere tramite consenso e accordi, la minoranza è tutelata perché non vista come “in torto”.  Alla libertà di dissenso si affianca il bisogno di consenso, quello relativo alle regole del gioco e alle istituzioni.  Abbiamo pluralità delle arene (politica, economica, culturale, …) e un solo attore non può prevalere in tutte, ma può cercare di spostare il gioco nell’arena a lui più favorevole.  L’individuo copre e svolge più ruoli, è così più semplice la trasformazione da nemico ad avversario (chi è nemico in un’arena può essere amico in un'altra). 8.2 I PROBLEMI DELLA DEMOCRAZIA 1. ANTROPOLOGIA DEMOCRATICA:  Per quanto riguarda il rapporto individuo-stato (visione a due) l’abate Sieyes in “Cos’è il Terzo Stato” parla di tre interessi nel cuore umano: comune (spinge ad unirsi ad altri cittadini), di corpo (associarsi solo ai propri simili), personali.  per Sieyes i cittadini hanno diritto di voto perché appartenenti alla nazione, l’assemblea rappresentativa è onnipotente poiché depositaria della volontà nazionale.  per Rosseau quando sorgono le associazioni la volontà generale (interesse comune) viene meno, egli rifiuta la rappresentanza e auspica la partecipazione diretta, i gruppi sono a suo avviso ostacoli. 8.4IL TOTALITARISMO COME “NOVITA’” Il termine totalitario ha avuto significati sia positivi che negativi ed indica: Una forma politica caratterizzata da assenza di strutture e controlli parlamentari, dalla presenza di un partito unico e dal rifiuto del pluralismo liberale. Aron sostiene che la sua novità sia il PARTITO UNICO RIVOLUZIONARIO Brzezinski individua tre limitazioni del potere:  dirette (costituzione)  indirette ( compromessi o negoziati)  il totalitarismo le rifiuta tutte  naturali ( tradizioni nazionali) Arendt ritiene che abbia come obbiettivo finale la trasformazione delle strutture sociali e civili, ha nel TERRORE la sua essenza. Hayek afferma che equivale alla SCHIAVITU’ poiché la libertà è economica è presupposto di ogni altra libertà. 8.5 PARTITO UNICO E RIVOLUZIONE DALL’ALTO Per Friedrich e Brzezinski l’instaurazione di un regime totalitario è sempre preceduta da una guerra civile rivoluzionaria che da luogo ad un trasferimento di potere.  la rivoluzione totalitaria va oltre poiché il cambiamento investe la globalità dell’esperienza individuale e collettiva nelle sue dimensioni:  Politica: ribalta l’èlite politica  Sociale: investe i rapporti di produzione e i valori collettivi  Antropologica: cambia l’uomo Conseguenze:  Col totalitarismo la rivoluzione è permanente e proiettate dal basso verso l’alto  Violenza e mutamento rimangono ma la prima arriva dall’alto  Il totalitarismo è la pars destruens della rivoluzione  Accanto o in conflitto con la struttura statale si erge quella del partito, che nega allo stato la natura sovrana e assume vocazione generalistica 8.6 UNA VOCAZIONE ANTIPLURALISTICA Il totalitarismo vuole abbattere la società pluralizzata su tutti i suoi piani comprese le sue libertà, esso realizza la reductio ad unum delle molteplici arene riconducendo ogni aspetto della vita al partito rivoluzionario. Ciò si sviluppa a livelli di:  TERRORE: la dimensione dell’inimicizia è massimizzata, si ha un nemico oggettivo (dichiarato tale dal potere politico ) e un universo concentrazionario (arcipelago di città carcerarie).  SOSSTEGNO DI MASSA: dopo gravi crisi viene accolto dal popolo come fattore di sicurezza e salvezza, Neuman distingue tra dittature semplici (controllo con polizia ed esercito), cesaristiche (necessitano l’appoggio popolare) e totalitarie (si appellano al popolo in contesto culturale).  oltre all’ideologia si ha la società di massa che una condizione necessaria per il totalitarismo, inoltre la propaganda attiva i sentimenti di solidarietà collettiva.  ECONOMIA NON ECONOMIA: promuovono innovazione, sviluppo industriale e articolazione burocratica ma non sono tecnocrazie (il politico è sempre superiore). Il totalitarismo riproduce un voluto caos delle competenze, l’ideologia dominante mina la neutralità scientifica, si hanno inoltre interventismo e deprivatizzazione. I regimi totalitari sono regimi monopartitici, antipluralisti e massificanti nei quali il disordine rivoluzionario permane come funzione di movimento al potere. 8.7 L’AREA DEI REGIMI AUTORITARI Il termine AUTORITARISMO nasce dal BOULANGISMO, di solito è volto a frenare l’espressione delle classi popolari. Linz afferma: I regimi autoritari sono caratterizzati da un pluralismo politico limitato e non responsabile, privi di ideologie elaborate, ma con mentalità distintive, senza mobilitazione politica estesa e in cui un leader esercita il potere entro limiti mal definiti ma prevedibili. Dato pluralistico: essi convivono con un pluralismo sociale, ma non con quello politico (prerogativa di quelli democratici), e non vogliono disintegrare l’intero quadro di forze ma solo accordarsi con i settori più rilevanti. Distinzione ideologia-mentalità: le ideologie sono sistemi di pensiero organizzati contenti un elemento utopico, le mentalità sono modi di pensare più emozionali che razionali. Tipologie di regimi autoritari in base a: MENTALITA’-IDEOLOGIA: - predominio mentalità (Salazar) - combinazione di fattori dottrinali e culturali (fascismo) - predominio ideologia (comunisti in Polonia) PARTITI: - senza partito - partito unico - partito egemone (senza competizione) MUTAMENTO SOCIALE: - tendenze conservatrici (Portogallo) - modernizzazione (Turchia) - mutamento rivoluzionario (Polonia) - forme miste Rapporto con mobilitazione politica: DEMOBILITAZIONE: una volta instaurato il regimi si raffredda la popolazione che prima si era surriscaldata e le si chiede di non occuparsi di politica. REGIMI POPULISTICI: Canovan propone:  Populismi agrari: radicalismo agricoltori, movimenti contadini, socialismo agrario.  Populismi politici: dittatura populista, democrazia populista, pluralismo reazionario, populismo dei politici. Tucker parla di:  Regime di movimento: rivoluzionario di massa sotto gli auspici di un partito unico.  Finer indica sottotipi di regimi autoritari militari:  A sostegno militare  Indiretti: forze armate che intervengono ad intermittenza  Propriamente detti  Nordinger classifica i regimi militari in riferimento alle funzioni delle forze armate:  Moderatori: operano come gruppo di pressione con potere di veto  Guardiani: controllano il governo  Governanti: penetrazione nelle strutture più profonde  Palmutter distingue tra regimi militari:  Autocratici: potere incentrato su un ufficiale  Oligarchici: gruppo di militari che gestiscono il governo  Corporativi: coalizione tra civili e militari (si parla anche di statalismo organico, ovvero la mobilitazione della comunità politica tramite canali di strutturazione organica della società) Corporativismo: - Includente: inclusione nel sistema organico della classe operaia - Escludente: si smobilita il proletariato Nel misto civili-militari: - Regimi di esercito di partito: simbiosi tra èlite militari e politiche - Regimi burocratico-militari: coalizione con burocrati
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