Scarica Riassunto di “Psicologia Generale” di L. Anolli e P. Legrenzi e più Dispense in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! Psicologia generale (L. Anolli, P. Legrenzi) Capitolo 1: Origini e sviluppi della psicologia scientifica 1. Psicologia ingenua e psicologia scientifica 1.1. Presupposti evolutivi della psicologia La psicologia ingenua si usa ogni giorno per risolvere i problemi; su di essa si fonda la psicologia scientifica, che si basa su ricerca e sperimentazione. La psicologia nasce nei nostri antenati: il nostro cervello si è evoluto nel tempo e abbiamo iniziato a utilizzare simboli per rappresentare concetti nella nostra mente. Questo, insieme allo sviluppo del linguaggio, ci ha permesso di diventare una specie in grado di riflettere. Con l'agricoltura, ci siamo stabiliti in luoghi fissi e si sono formate le prime società: ciò ha dato origine a una serie di strumenti mentali come il pensiero, la coscienza, la comunicazione e i valori. Questo costituisce il fondamento della psicologia e segna l'inizio della cultura umana. 1.2. Esperienza, psicologia del senso comune e scienze psicologiche Secondo gli empiristi inglesi, la conoscenza si basa sull'esperienza. L'esperienza è importante per fare scelte e agire in modo efficace. Dall'esperienza nasce la psicologia ingenua, che usiamo ogni giorno, ma che non è affidabile dal punto di vista scientifico perché manca di metodo sperimentale e spiegazioni dimostrate. Ciò che separa i due tipi di psicologia sono il controllo e la divulgazione scientifica. 1.3. Presupposti moderni per la comparsa della psicologia scientifica La storia della Psicologia inizia con i contributi filosofici di pensatori come Aristotele, che ha descritto alcuni processi cognitivi, e Ippocrate, che ha dato definizioni di personalità. Erasistrato fu il primo a distinguere tra nervi sensoriali e nervi motori. La Psicologia moderna non è emersa fino al 1700, quando Christian Wolff ha separato la psicologia razionale, basata sulla riflessione filosofica, dalla psicologia empirica, basata sull'osservazione, che è diventata la base della psicologia scientifica. Da qui si è cercato di studiare il cervello (lo hanno fatto i razionalisti e gli empiristi) e di formulare teorie sul suo funzionamento (teoria dell'arco riflesso e la frenologia, che sosteneva che diverse funzioni mentali dipendessero da specifiche aree del cervello). Alcuni studiosi, come Kant, criticavano questi metodi di ricerca perché sostenevano che la mente non potesse essere misurata matematicamente, né considerata oggetto di studio scientifico. Successivamente sono stati misurati i tempi di reazione del cervello a vari stimoli, dando origine a scienze (cronometria mentale e psicofisica) che studiano le relazioni tra stimoli fisici e risposte mentali. 2. Nascita della psicologia scientifica La nascita della Psicologia scientifica coincide con la fondazione del laboratorio sperimentale a Lipsia da parte di Wilhelm Wundt nel 1879. 2.1. Wilhelm Wundt e lo Strutturalismo Per Wilhelm Wundt, la psicologia studia l'esperienza diretta e immediata, diversa dall'esperienza mediata dalle altre scienze naturali che usano strumenti. La psicologia non ha bisogno di strumenti perché può essere studiata direttamente tramite l'introspezione, che è la capacità di riflettere sui propri pensieri e stati mentali. Tuttavia, questo metodo ha delle difficoltà perché l'attenzione può distorcere o perdere alcuni dati. Wundt ha sviluppato la teoria dello Strutturalismo, che distingue tra percezione (sensazioni immediate), appercezione (organizzazione delle sensazioni) e volontà di reazione (azione basata sugli stimoli). 2.2. Evoluzionismo e funzionalismo Il Funzionalismo in psicologia si concentra sull'attività mentale e come essa aiuti gli individui ad adattarsi all'ambiente. Si interessa al funzionamento dei processi mentali. Riconosce che l'introspezione da sola non è sufficiente per comprendere appieno i processi mentali. L'Evoluzionismo, basato sugli studi di Darwin, spiega che gli organismi si sono evoluti tramite una discendenza comune e una selezione naturale. Il Neo Darwinismo aggiunge che la sopravvivenza dipende dalla capacità di riprodursi e di adattarsi all'ambiente in modi diversi. Negli anni 2000 viene proposta la Sintesi Estesa, che introduce tre concetti: - il modello evo-devo studia come lo sviluppo degli organismi è collegato all'evoluzione della loro specie; - la costruzione di una nicchia si riferisce ai cambiamenti che gli organismi apportano al loro ambiente per aumentare le possibilità di sopravvivenza; - l'evolvibilità indica che alcune specie sono più predisposte a evolversi rispetto ad altre, oltre ad essere adatte alla sopravvivenza. 3. Reazioni allo Strutturalismo in Europa e negli Usa Brentano, contrario allo Strutturalismo, propone la psicologia degli atti, che sostiene che la mente sia composta da atti intenzionali. Es: quando diciamo "vedo un cerchio rosso", ciò che conta non è il cerchio, ma l'atto di vedere. Questo concetto porta alla "in-esistenza intenzionale", dove il contenuto è sempre relativo all'atto. Le idee di Brentano hanno influenzato la scuola di Graz, che ha portato alla formazione della scuola della Gestalt: si concentra sui processi di pensiero e percezione. Il suo principio fondamentale è che " il tutto è più della somma delle singole parti", perché percepiamo più di quanto gli stimoli singoli ci mostrino. Es: anche con pochi punti, se disposti in modo regolare, possiamo percepire un quadrato. La Gestalt usa il metodo fenomenologico, che si concentra su ciò che appare nella nostra percezione (fenomeno) piuttosto che su ciò che sappiamo o pensiamo di sapere. Köhler ha osservato che spesso ci aggrappiamo a schemi consolidati anziché cercare soluzioni originali. Il Comportamentismo si focalizza sulle azioni muscolari o ghiandolari che facciamo in risposta a qualcosa che accade intorno a noi. Quando uno stimolo ci colpisce, noi reagiamo in qualche modo= questa reazione si chiama risposta. Gli psicologi comportamentisti studiano come gli stimoli influenzano le nostre azioni e viceversa, e come i cambiamenti negli stimoli possono influenzare le nostre risposte. Watson, psicologo comportamentista, credeva che attraverso l'apprendimento potessimo creare nuove associazioni tra stimoli e risposte per adattarci meglio all'ambiente. Il Neo Comportamentismo considera anche le variabili intermedie, come le pulsioni, le intenzioni o le motivazioni che un individuo ha quando compie un'azione. Questo tipo di variabile, tuttavia, è difficile da misurare o valutare in modo preciso. 4. Cognitivismo e intelligenza artificiale Negli anni ‘70 sono nate le scienze cognitive, che studiano: - come funziona la mente umana e artificiale; - come elaboriamo informazioni per creare una mappa mentale del mondo intorno a noi; - i processi mentali: come trasformiamo le informazioni per capire il mondo e interagire con esso. L'intelligenza artificiale cerca di ricreare questi processi mentali mediante l’uso di calcoli, confronti, logica. Il processo per digitalizzare i dati (elaborazione digitale) ha valore binario, 0 o 1. Questa digitalizzazione permette di creare infinite operazioni complesse: le macchine possono simulare l'intelligenza umana fino al punto di essere indistinguibili dalle persone in determinate situazioni (test di Turing). I limiti: manca della flessibilità della mente umana. La mente umana non manipola solo simboli, ma attribuisce loro significato in modi che la logica binaria da sola non può spiegare. 5. Modularismo, psicologia evoluzionistica e connessionismo Jerry Fodor suggerisce che la mente funziona come un computer, usando il linguaggio del "mentalese". Questo linguaggio è composto da concetti semplici e innati, chiari e fissi, che seguono regole logiche senza ● Vediamo un oggetto come più di una cosa. ● Vediamo cose che non possono esistere nella realtà. ● Vediamo cose diverse da quelle che esistono davvero. Quando passiamo dalla sensazione alla percezione, molti processi nel corpo e nella mente lavorano insieme. Questi processi prendono le informazioni che i nostri sensi ricevono e le elaborano nel cervello , così da darci un'idea chiara e immediata di ciò che stiamo percependo. Teorie sulla percezione: - empiristica di Helmholtz, - scuola della Gestalt, che enfatizza l'organizzazione dinamica dei campi percettivi, - il movimento New Look sottolinea l'importanza dei fattori mentali come bisogni, aspettative ed emozioni nella percezione e come percepiamo gli stimoli in base a questi fattori, - teoria ecologica di Gibson: la percezione è un insieme diretto di informazioni presenti in certi spazi e tempi che l'individuo deve rilevare. 3. Principali fenomeni percettivi della visione La percezione visiva avviene grazie alla luce che viene elaborata dai nostri occhi. Secondo Rubin, non possiamo distinguere una figura se non c'è uno sfondo, perché la figura e lo sfondo sono strettamente collegati= vediamo gli oggetti non in modo separato, ma in relazione al loro ambiente. Alcuni fattori influenzano come percepiamo la figura rispetto allo sfondo: 1. Inclusione: una zona diventa la figura se è circondata da altre zone. 2. Convessità: una zona diventa la figura se ha una forma convessa rispetto a una concava. 3. Area relativa: una zona diventa la figura se è più piccola rispetto alle altre. 4. Orientamento: una zona diventa la figura se i suoi assi sono orientati in modo prominente. Quando questi fattori non sono chiari, possiamo vedere figure che si alternano tra sfondo e figura. Wertheimer ha sottolineato alcuni principi importanti per la segmentazione visiva: 1. Vicinanza: gli elementi vicini sembrano legati tra loro. 2. Somiglianza: gli elementi simili sembrano collegati. 3. Destino comune: gli elementi che si muovono nello stesso modo sembrano uniti. 4. Buona direzione: gli elementi che seguono una direzione continua sembrano collegati. 5. Chiusura: gli elementi che sembrano chiudersi insieme sembrano uniti. 6. Pregnanza: preferiamo le configurazioni più semplici e simmetriche. La percezione degli oggetti dipende dall'insieme più che dalle singole parti . La percezione ci fa vedere gli oggetti come stabili nonostante i cambiamenti, come vedere un oggetto della stessa grandezza anche se è lontano o la stessa forma nonostante la prospettiva. La percezione del movimento è la nostra capacità di vedere oggetti in movimento rispetto a quelli fermi. Anche quando gli oggetti sono fermi, a volte sembra che si muovano. - Es: se vediamo un punto luminoso muoversi dentro un rettangolo, sembra che il punto si muova nella direzione opposta. Questo è chiamato movimento indotto. - Il movimento apparente si verifica quando percepiamo il movimento anche se gli oggetti sono presentati staticamente a intervalli regolari nel tempo, come quando vediamo una serie di punti vicini l'uno all'altro muoversi. - Il movimento autocinetico accade quando abbiamo difficoltà a mantenere la direzione esatta senza un punto di riferimento (es. quando guardiamo un punto luminoso in una stanza buia e sembra che si muova a causa del movimento degli occhi). Possiamo correggere questo effetto introducendo un altro punto luminoso o facendolo comparire e scomparire a intermittenza. Capitolo 4: Attenzione, coscienza, azione 1. Attenzione L'attenzione ci permette di: - Concentrarci su oggetti ed eventi. - Cercare informazioni in modo selettivo. - Mantenere il controllo su ciò che stiamo facendo. Ci sono diversi tipi di attenzione: 1. Endogena: inizia dalle nostre esigenze personali. 2. Spaziale: ci aiuta a esplorare l'ambiente intorno a noi. 3. Basata sugli oggetti: concentrandosi solo su un oggetto, ignorando il resto. La velocità e la precisione con cui individuiamo le cose ci dicono quanto siamo bravi mentalmente. Ad esempio, notiamo più velocemente e meglio le cose che ci interessano di più, tralasciando le altre: questo succede perché il nostro cervello vuole risparmiare energia concentrandosi solo sulle cose importanti. Nella rilevazione degli stimoli, ci sono due modi in cui elaboriamo le informazioni: 1. Elaborazione controllata: è lenta, richiede molta attenzione e impegno da parte nostra, comporta errori, non possiamo fare altri compiti contemporaneamente e richiede un controllo costante. 2. Elaborazione automatica: è veloce, non richiede molta attenzione, avviene quasi inconsciamente, è difficile da cambiare e ci permette di fare più cose contemporaneamente. Qualsiasi elaborazione automatica può diventare controllata se vogliamo, cioè possiamo scegliere ciò che è importante e ignorare ciò che non lo è, grazie al fenomeno della selezione. Broadbent (1958) è stato uno dei primi a suggerire che l'attenzione funziona come un filtro per scegliere le informazioni importanti. Inizialmente, si pensava che solo le informazioni rilevanti venissero elaborate, ma poi è stata proposta la teoria della selezione tardiva (Treisman, 1969), secondo cui alcune informazioni hanno una priorità più alta e passano attraverso il “filtro” più facilmente. La ricerca sugli stimoli può essere di due tipi: ricerca disgiuntiva, dove il bersaglio è diverso solo per una caratteristica, e ricerca congiuntiva, dove il bersaglio è definito da più caratteristiche. L'attenzione può essere focalizzata su una sola fonte informativa o divisa su più fonti. Quando l'attenzione è divisa su più fonti, può verificarsi l'interferenza da doppio compito, che può essere: - Interferenza strutturale: succede quando due compiti richiedono l'uso dello stesso canale di informazione. Es. non possiamo guidare e guardare un film allo stesso tempo perché entrambi richiedono l'uso degli occhi. - Interferenza da risorse: se uno dei due compiti richiede molte risorse mentali, l'altro compito ne avrà meno a disposizione. Quello che richiede meno risorse viene fatto meglio. - Interferenza da incongruenza: se i due compiti sono incongruenti (cioè diversi), ci vorrà più tempo per eseguirli rispetto a quando sono simili. Es. se le lettere in un cartello sono di un colore diverso dal colore delle parole, ci metteremo più tempo a leggerle rispetto a quando il colore delle parole è lo stesso delle lettere. Quando ci sono più stimoli e devi concentrarti su uno: - Competizione semplice: il compito più importante riceve più attenzione e viene fatto meglio. - Competizione polarizzata: se ci sono diversi stimoli presentati allo stesso tempo, l'attenzione è divisa tra di essi. 2. Coscienza La coscienza è come una luce nella nostra mente che ci fa capire chi siamo e ciò che ci circonda. Grazie alla coscienza possiamo capire ciò che accade intorno a noi e confrontarlo con ciò che ci aspettiamo basandoci sulle nostre esperienze. Ci sono 3 livelli di coscienza: 1. Il primo riguarda i segnali che il nostro corpo ci manda, come quando sentiamo fame o dolore. 2. Il secondo livello ci permette di immaginare cose nella nostra mente e influenzare ciò che ci circonda. 3. Il terzo livello ci fa ricordare il passato e immaginare il futuro. Questo ci fa sentire unici e ci aiuta a riflettere su chi siamo. La coscienza ci dà la possibilità di pensare e di affrontare grandi domande, come la morte, e si sviluppa insieme all'umanità. Ci sono diversi stati in cui la coscienza funziona in modo diverso. Guarderemo da vicino tre dei più noti: il sonno, l'ipnosi e la meditazione. Il sonno è quando il corpo si rilassa e la coscienza si abbassa. Succede di notte, di solito in cicli di circa 90 minuti. Durante il sonno ci sono fasi diverse: 1. La veglia attiva, quando siamo completamente svegli. 2. La veglia rilassata, quando i nostri occhi sono chiusi e le nostre onde cerebrali sono più lente. 3. Lo stadio 1 del sonno, quando iniziamo a addormentarci e le onde cerebrali rallentano ancora di più. 4. Lo stadio 2, quando il sonno diventa più profondo e le onde cerebrali diventano più regolari. 5. Gli stadi 3 e 4, che sono il sonno più profondo. In queste fasi, le onde cerebrali sono molto lente e ampie. È il momento in cui il nostro corpo si rigenera e ci svegliare è più difficile. Durante il sonno, passiamo attraverso due fasi principali: il sonno REM e il sonno NREM. - Il sonno REM è caratterizzato da un cervello attivo ma un corpo quasi immobile. Durante questo periodo, abbiamo sogni vividi e il nostro corpo mostra segni di attivazione come aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco. - Il sonno NREM è caratterizzato da onde cerebrali più lente e regolari. Durante questo tipo di sonno, i muscoli sono rilassati e non ci sono movimenti oculari. Ci sono due principali teorie sul motivo per cui dormiamo: la teoria ristorativa, che suggerisce che il sonno serve per riparare e rigenerare il corpo e la mente, e la teoria circadiana, che suggerisce che il sonno è una risposta evolutiva per mantenere gli animali inattivi nei momenti in cui non è necessario essere attivi. La mancanza di sonno può influenzare le nostre prestazioni cognitive e la nostra vigilanza. L'ipnosi è quando un ipnotizzatore guida un paziente in uno stato speciale dove il paziente diventa aperto alle istruzioni dell'ipnotizzatore e può provare cambiamenti nei suoi comportamenti. Durante l'ipnosi, il paziente si rilassa e ascolta le istruzioni dell'ipnotizzatore. Questo può portare a sensazioni diverse, come vedere cose che non ci sono o non sentire il dolore. Ci sono diversi modi per indurre l'ipnosi. In passato si usavano comandi diretti o l'uso di oggetti come pendoli. Oggi si usa una tecnica più gentile, raccontando storie che inducono al rilassamento e alla concentrazione su pensieri specifici. Durante l'ipnosi, il paziente potrebbe avere esperienze come allucinazioni, reazioni automatiche a suggerimenti, o riduzione del dolore. Alcune persone sono più facilmente ipnotizzabili di altre, e questo dipende dalla loro capacità di immaginazione e dalla loro apertura alla suggestione. L'ipnosi può anche aiutare a ridurre il dolore durante l'ipnosi: questo avviene perché l'attività del cervello cambia durante l'ipnosi, facendo sentire meno dolore al paziente. Alcune persone possono anche autoipnotizzarsi, convincendosi che il dolore non fa parte del loro corpo e quindi non lo sentono. La meditazione è un processo in cui ci si siede in un ambiente tranquillo e si eseguono esercizi mentali ripetitivi per raggiungere uno stato di rilassamento. Durante questo processo, si può sperimentare una sensazione di benessere psicofisico e di armonia con l'ambiente circostante. Alcuni individui, dopo una pratica prolungata di meditazione, possono percepire esperienze mistiche e sviluppare una consapevolezza ampliata di sé stessi e del mondo circostante. - osservativo (dovuto dall’interazione dei neuroni specchio e i processi cognitivi): guardare gli altri e comprendere le loro azioni. Ciò porta all’apprendimento imitativo (= copiare qualcuno per ottenere lo stesso risultato che ha ottenuto); - culturale: dovuto all’interazione sociale. 4. Organizzazione gerarchica dell’apprendimento L'apprendimento è un ciclo che si ripete: ciò che abbiamo imparato ci prepara per nuovi e diversi apprendimenti. Da qui scaturiscono vari livelli di apprendimento: 1) apprendimento zero: abbiamo imparato tutto su una determinata abilità/materia; 2) apprendimento uno: miglioramento delle abilità/prestazioni in una materia; 3) apprendimento due: “imparare ad imparare meglio”; 4) apprendimento tre: cambiamento nel modo in cui si impara, modificando i contesti in cui si apprende (es. terapia psicologica: il successo comporta una modifica delle nostre convinzioni). 5. Apprendimento da mondi virtuali Grazie ai progressi dei media, ora si può imparare con l’apprendimento a distanza attraverso l'e-learning (anziché doverci adattare ai metodi di insegnamento tradizionali, l'insegnamento si adatta alle nostre esigenze) → imparare indipendentemente da dove ci troviamo, senza vincoli di orario. Tuttavia, è importante monitorare il nostro apprendimento costantemente, sia attraverso valutazioni esterne che autovalutazioni. Inoltre, ci sono i "serious game" = attività interattive che permettono di fare esperienze realistiche attraverso simulazioni virtuali (non molto diffusi in Italia); questi giochi forniscono una valutazione immediata delle nostre azioni mentre le eseguiamo. 6. Fondamenti biologici dell’apprendimento L'epigenetica studia come ambiente ed esperienze influenzino l'attività dei geni (i geni da soli non sono in grado di determinare il comportamento senza l'influenza dell'ambiente circostante). Capitolo 7: Memoria e oblio 1. Natura della memoria Memoria = capacità di conservare e ricordare informazioni; è un sistema in continuo cambiamento. Può essere personale o collettiva (memoria della comunità). Essendo un'elaborazione individuale di dati soggettivi, è soggetta a distorsioni. Due tipi di memoria: 1) memoria a lungo termine → multisistemica (= formata da processi diversi): a) memoria procedurale: capacità di fare cose seguendo procedure; b) memoria dichiarativa: memorizzazione di fatti consapevolmente; c) memoria episodica: memorizzazione di eventi specifici; d) memoria semantica: organizza le nostre conoscenze sulle parole e sui simboli; e) memoria esplicita: ricordo di conoscenze generali; f) memoria implicita: capacità di ricordare senza essere consapevoli di farlo; g) memoria autobiografica: ricordo delle informazioni legate a noi stessi; h) memoria retrospettiva: ricordo di eventi passati; i) memoria prospettica: ricordo di eventi futuri (es. ricordarsi di fare qualcosa). 2) memoria di lavoro (o a breve termine). 2. Memoria come processo Per conservare i ricordi, prima dobbiamo elaborarli: la codifica trasforma le informazioni in una forma mentale per immagazzinarli. L'attenzione, insieme ad altri fattori (emotivi e motivazionali), influenzano la forza con cui elaboriamo i ricordi. Secondo la teoria dei livelli di elaborazione, ci sono 3 livelli: 1. superficiale: consideriamo solo gli aspetti esterni di uno stimolo; 2. intermedio: consideriamo anche suoni e ritmi di uno stimolo; 3. profondo: consideriamo il significato e il significato dello stimolo. Ci sono anche effetti per rafforzare i ricordi: 1. di produzione: ricordare meglio le informazioni che produciamo attivamente; 2. di spaziatura: distribuire la pratica di apprendimento nel tempo. Allan Paivio ha sottolineato l’importanza del sistema a doppia elica della codifica (verbale e immaginativa): le immagini possono aiutare anche a ricordare parole. Per mantenere i ricordi usiamo la ritenzione (= immagazzinamento delle informazioni). Il recupero dei ricordi coinvolge diverse operazioni mentali: 1. rievocazione: ricordare le informazioni in modo spontaneo; 2. riconoscimento: identificare informazioni precedentemente esposte; 3. riapprendimento: imparare nuovamente informazioni già conosciute. La memoria può essere influenzata da vari fattori, come la distrazione, la suggestione e la persistenza dei ricordi. 3. Oblio e dimenticanza Oblio = dimentichiamo informazioni che avevamo memorizzato volontariamente/involontariamente (non è come l’amnesia, che è una condizione patologica), fa spazio a nuove informazioni importanti. La teoria più accettata su come funzioni l’oblio è la teoria dell'interferenza, secondo cui l'oblio avviene quando le informazioni nuove o vecchie si mescolano e si confondono tra loro. Ci sono due tipi di interferenza: proattiva (ricordi passati interferiscono con i nuovi) e retroattiva (ricordi recenti ostacolano i vecchi). 4. Memoria di lavoro La memoria di lavoro è flessibile e può gestire diverse informazioni contemporaneamente: la sua capacità dipende dalle nostre capacità cognitive. È la memoria che usiamo per tenere a mente le informazioni per brevi periodi. È fragile e può durare solo pochi secondi, specialmente se siamo distratti. La memoria sensoriale ci aiuta a mantenere le informazioni che riceviamo dai nostri sensi. Secondo il modello di Baddeley e Hitch, la memoria di lavoro è suddivisa in 4 sistemi: 1) esecutivo centrale: controlla e regola i processi cognitivi, governando gli altri sistemi; 2) circuito fonologico: tratta le informazioni verbali, mantenendo l'ordine delle parole; 3) taccuino visivo-spaziale: gestisce le informazioni visive e spaziali, inclusi le immagini mentali; 4) tampone episodico: collega le informazioni provenienti da diverse fonti per formare unità coerenti. 5. Come preparare gli esami Un metodo efficace per lo studio è il metodo PQ4R, ideato da Legrenzi. Le fasi sono: 1) preview: occhiata rapida ai capitoli per avere un'idea generale; 2) questions: domande su ciò che potresti trovare nei capitoli; 3) read: leggi attentamente, cercando di rispondere alle domande che ti sei posto; 4) reflect: rifletti su ciò che stai leggendo; 5) recite: alla fine di una sezione, cerca di ricordare le informazioni senza guardare il testo; 6) review: alla fine del capitolo, rivedi ciò che hai letto per essere sicuro di aver compreso bene. Capitolo 8: Decisione, ragionamento e creatività 1. Esperienza diretta e pensiero Quando ci troviamo in una situazione ambigua, la nostra prima impressione diventa la base per quelle successive: questo avviene tramite il sistema di riconoscimento, che ci fa avere un'idea iniziale sulle situazioni. Quando riceviamo nuove informazioni, siamo disposti a cambiare la nostra impressione iniziale, che influenza comunque il modo in cui elaboriamo le informazioni. 2. La decisione Quando dobbiamo prendere una decisione, creiamo mentalmente un albero decisionale: inizia dal momento in cui dobbiamo decidere e ogni scelta successiva comporta rischi. La paura di perdere ci spinge a evitare il cambiamento, anche se ciò significa perdere un'opportunità migliore (avversione alla perdita); inoltre, tendiamo a preferire ciò che già possediamo (effetto dotazione). A volte, perdiamo il controllo e scegliamo azioni che ci danno piacere immediato → tendenza a preferire il presente e a sottovalutare il futuro (sconto temporale). 3. Induzioni, abduzioni, analogie e creatività Induzione = trarre conclusioni generali basate sulle nostre esperienze, non sempre corrette. Abduzione = spiegare le conclusioni ottenute tramite l'induzione. Analogia = un altro modo per imparare da nuove situazioni. Usando il ragionamento analogico deduciamo una conoscenza, ma le conclusioni non sono sempre certe → 5 passaggi del ragionamento analogico: 1) recupero: ricordare qualcosa di simile nella nostra memoria a lungo termine mentre si pensa a un problema nella memoria di lavoro; 2) corrispondenze: cercare di allineare le due cose considerate; 3) valutazione: decidere se l’analogia è utilizzabile ed efficace; 4) astrazione: trovare le somiglianze tra le due cose; 5) spiegazione e predizione: fare ipotesi basandosi su ciò che si sa già. 4. Deduzioni Deduzione = permette di trarre conclusioni da premesse, indipendentemente dal fatto che queste siano vere o false. Questo ha portato, nel corso degli anni, allo sviluppo della psicologia sperimentale del ragionamento, che ha esaminato come le persone ragionano e traggono conclusioni: per molto tempo si è creduto che gli umani avessero una logica innata (= insieme di regole che producevano risultati corretti), ma gli studi hanno rivelato che la chiave è il contenuto del ragionamento. 5. L’incoerenza e la focalizzazione Incoerenza = irrazionalità o mancanza di coerenza. Focalizzazione = concentrarsi solo su poche opzioni anziché considerarne di più: questo può farci pensare di aver esaminato tutte le alternative quando in realtà non è così, perché spesso ci fidiamo solo delle nostre idee preesistenti → è sbagliato perché per trovare la soluzione migliore è importante valutare tutte le possibilità. 6. Soluzione di problemi e creatività Per affrontare i problemi complessi, esistono due strategie: 1) suddividere il problema in piccoli pezzi e risolverli uno alla volta; 2) usare euristiche, cioè strategie mentali o "scorciatoie" che aiutano a risolvere i problemi in modo più rapido, anche se non garantiscono la soluzione perfetta. Gli algoritmi sono un insieme di regole che, se seguite correttamente, ci portano alla soluzione di un problema, ma vengono utilizzati solo quando il problema non è troppo complesso. Una delle euristiche più affidabili è l’analisi mezzi-fini e prevede di: descrivere il problema, identificare l’obiettivo, determinare le operazioni per passare da una situazione a un’altra e considerare gli stati intermedi ottenuti durante il processo di risoluzione. Per velocizzare la risoluzione dei problemi, si può adottare una strategia basata sulla confutazione delle ipotesi: questo significa non concentrarsi solo su una possibile soluzione, ma anche considerare e verificare l'ipotesi opposta. 5. Motivazioni secondarie David McClelland ha identificato tre principali tipi di motivazioni: 1) bisogno di affiliazione : desiderio di essere vicini agli altri e sentirsi parte di un gruppo; 2) bisogno di successo : ottenere riconoscimento sociale e soddisfazione personale; 3) bisogno di potere : desiderio di influenzare e controllare gli altri. La motivazione intrinseca deriva dalla soddisfazione di svolgere un'attività per il suo valore stesso; la motivazione estrinseca si ha quando svolgiamo un'attività per raggiungere un altro scopo. Gli interessi, che sono le preferenze di una persona per certi aspetti di sé e del mondo, sono collegati alle emozioni e alla definizione dell'identità personale. Capitolo 11: Emozioni e affetti 1. Che cos’è un’emozione? Emozioni = risposte dell'organismo agli eventi, che aiutano l'individuo ad adattarsi all'ambiente circostante. Gli interessi giocano un ruolo fondamentale nelle emozioni, poiché danno significato affettivo agli eventi e influenzano le relazioni personali. Le emozioni sono influenzate anche dalla memoria e variano nel tempo, a seconda di come cambia la nostra percezione della situazione. Ci sono diverse teorie sull'origine e sulla natura delle emozioni: 1) teoria periferica: James suggerisce che le emozioni derivano dai cambiamenti fisici nel corpo → corpo e mente sono collegati, e i sentimenti si aggiungono all'emozione; 2) teoria centrale: il centro principale delle emozioni si trova nel cervello; 3) teoria dei programmi affettivi: ogni emozione è regolata da un programma affettivo nervoso specifico, che si è evoluto nel tempo per aiutare la nostra specie ad adattarsi all'ambiente; 4) teoria dell'appraisal: le emozioni sono suscitate dalla valutazione di una situazione rispetto ai nostri interessi e obiettivi; 5) teoria costruttivista: le emozioni sono prodotti sociali e culturali, apprese attraverso l'educazione familiare e scolastica → indicano come comportarsi in situazioni specifiche. 2. Principali componenti delle emozioni Le emozioni sono controllate da parti specifiche del cervello, come l'ipotalamo (regola le funzioni del corpo, come fame e sete) e l'amigdala (collega le informazioni sensoriali alle risposte emotive). Le emozioni si sviluppano in risposta alle situazioni interpretate attraverso il processo di valutazione: le emozioni positive sono temporanee, mentre quelle negative tendono a persistere. Le emozioni sono strettamente legate alla memoria. Il cortisolo, ormone prodotto in risposta allo stress, può danneggiare l'ippocampo, parte del cervello coinvolta nella memoria: questo può causare problemi di memoria a lungo termine. 3. Svolgimento delle emozioni Le emozioni seguono una sequenza di fasi: insorgenza, sviluppo, picco, diminuzione e scomparsa. Questo processo può essere influenzato da fattori biologici, culturali e personali. Vi sono due tipi di valutazione: - primaria: aiuta a capire quanto un evento sia importante per noi; - secondaria: aiuta a decidere come affrontare l'emozione. Dare un nome alle emozioni è importante perché permette di comunicarle agli altri: ogni cultura ha un suo lessico emotivo, che è influenzato dalla storia e dalla vita quotidiana. Più parole abbiamo per descrivere le emozioni, più facile è capirle e gestirle. 4. Manifestazione delle emozioni Le emozioni non sono solo qualcosa che sentiamo dentro, ma si manifestano anche all'esterno. Esempio: espressioni facciali universali (studio di Ekman e Friesen): attraverso misurazioni dei muscoli del viso, hanno identificato 44 movimenti muscolari che possono creare oltre 7000 espressioni facciali diverse. Grazie a questi studi, hanno scoperto che le 6 emozioni di base (rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa) hanno espressioni facciali uniche che si trovano in tutte le culture. Ekman ha anche studiato le microespressioni, che sono espressioni brevi e quasi impercettibili che possono rivelare quando qualcuno sta mentendo. Le espressioni facciali delle emozioni sono influenzate dal contesto in cui avvengono. Anche i gesti e i movimenti del corpo sono anche cruciali per esprimere le emozioni; tuttavia, ci possono essere casi in cui le espressioni facciali e i gesti non corrispondono, creando un'ambiguità nell'interpretazione delle emozioni. 5. Regolazione delle emozioni La gestione delle emozioni è importante perché aiuta a adattarsi alle varie situazioni e contribuisce al benessere. Siamo in grado di controllare le nostre emozioni e adattarle in base al contesto. La condivisione delle emozioni può riattivare le sensazioni legate a eventi passati. Ci sono 4 modi in cui possiamo influenzare le nostre emozioni prima che si manifestino: 1) scelta della situazione : decidere se vogliamo essere in luoghi che ci fanno sentire certe emozioni; 2) modifica della situazione : cambiare qualcosa nell'ambiente per influenzare le nostre emozioni; 3) focalizzazione dell'attenzione : concentrarci su certe parti della situazione piuttosto che su altre; 4) rivalutazione della situazione : guardare alla situazione da una prospettiva diversa. 6. Emozioni e cultura La cultura ha un grande impatto sul modo in cui esprimiamo le emozioni. Nei paesi orientali le esperienze emotive sono viste principalmente dal punto di vista del gruppo, mentre nei paesi occidentali sono più incentrate sull'individuo. Le culture occidentali tendono a promuovere le emozioni positive, mettendo in evidenza il successo personale e la superiorità rispetto agli altri, evitando di mostrare aspetti negativi. Al contrario, le culture orientali tendono a inibire le emozioni negative perché “non c'è felicità senza tristezza”. Capitolo 12: Cultura e civiltà 1. Che cos’è la cultura? La cultura è una condizione che cambia in base a ciò che ci succede e a come noi reagiamo agli eventi. Come individui, abbiamo 3 ruoli principali rispetto alla cultura: 1. destinatari: siamo influenzati dalla cultura sin dalla nascita; 2. protagonisti: facciamo parte della cultura e la influenziamo a nostra volta; 3. osservatori: impariamo osservando la nostra cultura e quella degli altri. L'approccio ecoculturale sostiene che le diverse culture si adattino attivamente al loro ambiente in vari modi. La condivisione della cultura non solo ci fa sentire parte di un gruppo, ma ci permette anche di distinguere una cultura dalle altre e di capire le sue caratteristiche uniche. La trasmissione culturale è il desiderio di una cultura di passare il loro sapere alle generazioni future, garantendo stabilità e continuità: questo processo comporta un costante cambiamento e adattamento delle conoscenze e delle credenze. In breve, la cultura è un insieme dinamico di conoscenze, credenze, valori ed emozioni che acquisiamo attraverso l'apprendimento sociale in un gruppo sociale. 2. Origini della cultura L'uomo ha iniziato a sviluppare la cultura quando ha cominciato ad assumere una postura eretta, migliorando le capacità cerebrali e sviluppando il linguaggio vocale per comunicare simboli con altri. Ha anche imparato a cooperare con gli altri per formare gruppi e difendersi dagli avversari. Nel corso del tempo, ha abbandonato lo stile di vita nomade per diventare sedentario e si è evoluto fino ad oggi. 3. Cultura come mediazione e partecipazione In ogni cultura, l'interazione tra individuo e ambiente è mediata da artefatti (= oggetti/concetti usati per coordinarsi con il mondo intorno a noi). Gli artefatti possono essere strumenti che usiamo quotidianamente, idee o modelli che influenzano il nostro modo di agire e creazioni artistiche che alimentano la nostra immaginazione. Ci sono 3 tipi di artefatti: 1) primari : oggetti tangibili che usiamo per interagire con il mondo fisici; 2) secondari : concetti associati agli artefatti primari che influenzano il nostro comportamento sociale; 3) terziari : creazioni artistiche o dell'immaginazione che arricchiscono la cultura con idee e fantasie. 4. Diversità e identità culturali Le culture sono diverse tra loro, anche se hanno alcune somiglianze. Questo crea un paradosso: la cultura può regolare le differenze tra le persone, ma allo stesso tempo le crea e le amplifica. È difficile identificare regole comuni che valgano per tutte le culture, perché siamo continuamente influenzati da molti fattori e ogni tentativo di distinzione sembra arbitrario. Le differenze culturali sono ciò che le rende uniche e ciò su cui si basa la loro identità. La nostra identità culturale non è qualcosa di intrinseco, ma dipende da come gli altri ci vedono e da un certo punto di vista: è una relazione che si sviluppa attraverso il confronto tra le culture. 5. Dalla mente monoculturale alla mente multiculturale Nascendo e crescendo in una certa cultura, ci abituiamo ai modi di pensare, sentire e comunicare di quella cultura. Questo porta all'acquisizione di una mente che conosce solo quella cultura: i confini culturali possono portare all'indifferenza verso gli altri. Quando culture diverse entrano in contatto, possono sorgere tensioni culturali. Ci sono diverse strategie per gestire questa situazione: la mente che conosce solo una cultura ha dei limiti, come l'etnocentrismo, che è il pensare che la propria cultura sia la migliore. Questo può portare a problemi come il fondamentalismo culturale, che è il desiderio di discriminare altre culture. Tuttavia, grazie alla globalizzazione e ai flussi migratori, molte persone stanno diventando biculturali (o multietniche): questo significa che possono adattarsi a diverse culture e trovare un equilibrio tra di esse.