Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto di Storia Contemporanea 12cfu - La cultura senza regole, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto molto sintetico di Ch. Charle, La cultura senza regole: letteratura, spettacolo e arti nell'Europa dell'Ottocento, Roma, Viella, 2019 (capitoli 1, 2, 3, 7, 8, 9, 10, 12)

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 21/09/2021

greenie09
greenie09 🇮🇹

4.7

(26)

21 documenti

1 / 15

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto di Storia Contemporanea 12cfu - La cultura senza regole e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! La cultura senza regole Cap 1 LA LINGUA La discriminazione culturale (cioè l'accesso privilegiato di pochi alla cultura, che quindi diventa elitaria) è spesso derivato da limiti linguistici che spesso coincidono con lo status sociale (la maggior parte della popolazione non conosce la lingua nazionale, parla i dialetti). Il dialetto è importante nel fondare l'identità culturale dei popoli, nei movimenti folklorici del 1800 e nei nazionalismi. Convissero nell'1800 nello stesso spazio culturale una lingua ufficiale e lingue minoritarie (catalano, galiziano, basco in Spagna; tedesco, fiammingo, basco, bretone e italiano corso in Francia). Il 90% degli abitanti europei all'inizio del secolo non sa leggere né scrivere. Forte concorrenza fra lingue scritte e orali, poca concorrenza fra lingue scritte, invece forte opposizione fra lingue vive e lingue morte, queste ultime in competizione con le nuove lingue nazionali per lo statuto di lingue ufficiali. Il latino era la lingua “internazionale”. Tracciando le linee dei conflitti tra lingue, scritte o orali, si possono delineare anche i principali scontri etnici e sociali sullo scacchiere europeo, nell'ambito di lotte nazionali e tra élites per il potere. La separazione linguistica è tanto sociale quanto geografica (divisione dei ceti e opposizione città-campagna, centro-periferia). Inoltre spesso aree linguistiche e aree geopolitiche non coincidono. Gli approcci nei confronti dei dialetti cambiano da Stato a Stato, seguendo principalmente due direzioni: la tolleranza del plurilinguismo o l'unificazione linguistica nazionale. — Un caso particolare è quello inglese, in cui al plurilinguismo si affianca il pluralismo confessionale, e in entrambi i casi si opta per la tolleranza, anche perché sono soprattutto le associazioni religiose a promuovere l'istruzione. Sarà l'industrializzazione e l'urbanizzazione a incentivare nel corso dell'Ottocento l'apprendimento dell'inglese standard. = AI contrario, in Francia, dove il modello scolastico è laico e statale, il progetto di unificazione linguistica trova ampio spazio nell'istruzione : già nel XVI secolo la monarchia aveva dichiarato il francese lingua ufficiale, poi nel XVII secolo fu istituita l'Académie frangaise con lo scopo di standardizzare la lingua e infine con la Rivoluzione la cultura illuminista aveva definitivamente affermato la supremazia del francese sulla lingua liturgica latina. — In Germania, progetto di “nazionalizzazione linguistica” post-unificazione ma permangono minoranze. - Nella penisola iberica, il castigliano domina lo spazio centrale, ma nelle regioni periferiche sopravvivono lingue locali, perlopiù orali. Sanno i Borboni, dai primi decenni del Seicento, a perseguire l'unificazione linguistica. Poi scontro con le borghesie intellettuali basche e catalane che inizieranno a rivendicare l'autonomia culturale (metà XIX secolo). — In Italia, sarà solo la costruzione di un sistema scolastico unitario a incentivare l'unificazione linguistica con il dialetto toscano. Dal punto di vista europeo fu il francese ad affermarsi come lingua dominante, diplomatica (Luigi XIV), politica e culturale basata sugli ideali rivoluzionari. Con Napoleone le cose cambiarono: da una parte promosse la francesizzazione dell'Europa con il suo impero (Repubbliche Sorelle), ma dall'altra screditò l'immagine della Francia come portatrice di civiltà. Nelle colonie, la competizione si gioca tra francese e inglese. Ma in America, la debole emigrazione francese e la perdita di Québec e Louisiana indeboliscono sempre più la diffusione del francese, lasciando l'inglese come lingua egemone. Italia e Europa orientale: accentuata eterogeneità culturale, enorme quantità di lingue minori. In Ungheria l'opposizione anti-tedesca porta alla nascita di un vigoroso imperialismo difensivo dell'ungherese. Gli Irlandesi sono obbligati a imparare l'Inglese per trovare lavoro in Inghilterra. In Svezia le élites e l'amministrazione usano una lingua derivata dal Danese, ma gli intellettuali recuperano e formalizzano un'unificazione di dialetti rurali e di antica letteratura scritta locale. Lingua come elemento di coesione nazionale. Spesso la rivendicazione linguistica è in realtà anche culturale, identitaria, politica, sociale e religiosa. La lingua non è l'unica o la principale divisione dell'ancien regime. Paradosso: le barriere linguistiche non sono frontiere invalicabili, sicché la traduzione e la circolazione di opere tradotte al posto che limitare i contatti culturali li amplifica. Così la nuova situazione di dinamismo culturale elimina in parte i microcosmi culturali, dando vita a una cultura europea. La frontiera più importante, quindi, non è la lingua, ma il divario città-campagna. Nelle aree rurali circolano perlopiù versioni antiquate e semplificate di prodotti culturali che saranno chiamate “folklore”. Anche se in realtà non era ancora vero, la Rivoluzione Francese aveva creato l'ideale di una cultura accessibile a tutti. È proprio alla fine del 1700 che inizia quel percorso di trasformazione che sarà alla base della società del consumo culturale. Comincia la commercializzazione della cultura. Tale mutamento parte dalla Gran Bretagna dove l'urbanizzazione incentiva sin dal XVIII secolo la crescita di pubblici misti nei luoghi della cultura e dello spettacolo, composto perlopiù dalla gentry, piccola nobiltà terriera, che sottrae la cultura all'esclusivismo dei nobili / fine del monopolio aristocratico. In Francia sarà la Rivoluzione francese a delegittimare l'egemonia culturale del re e dell'aristocrazia e poi Napoleone (in parte). 1815 Restaurazione vs borghesia liberale. borghesizzazione o elitismo del teatro, fenomeno che però si affianca alla nascita di nuovi generi di intrattenimento d’evasione (come cabaret e music hall) e alla rinascita del “teatro del popolo” grazie all'azione di alcuni movimenti politici o ancora alla costruzione di strutture all'aperto che contribuiscono almeno in parte a elidere le barriere di classe, al contrario nei paesi centrali e meridionali prevale ancora il teatro itinerante nelle campagne, dove il teatro è spesso l'unica forma di attività culturale. Fino a dopo la metà del secolo il diritto di riunione non è ancora stato liberalizzato ed è soggetto a rigide leggi restrittive, il che mostra l'importanza che gli spettacoli dovevano avere. Inoltre, lo spettacolo era uno dei mezzi prediletti del potere e delle opposizioni per veicolare contenuti e ideologie e consolidare il proprio consenso. La crescita del pubblico e il suo carattere ibrido sono favoriti da diversi fattori: l'urbanizzazione, l'elevazione del tenore di vita delle classi medie, la riduzione dell'orario di lavoro (aumento tempo libero), la liberalizzazione dei costumi, l'affermazione delle culture nazionali, la mescolanza di generi per soddisfare gusti diversi, l'attrattività di un intrattenimento leggero e disimpegnato, che si rifà allo stile di vita delle classi agiate, etc Nella prima metà del secolo in Europa coesistono tre diverse tradizioni teatrali : -Teatri di corte o di Stato (rivolti alle élites, non esistono in Gran Bretagna dove le sale sono solo private) -Teatri privati di vari livelli, che insieme ai teatri statali sono sotto il controllo delle autorità e rappresentano generi più elevati (opera, tragedia, commedia) -Compagnie itineranti L'Italia in questo periodo è il Paese con una concentrazione maggiore di teatri, seguito dagli Stati tedeschi (in cui la distribuzione non è omogenea), mentre in Francia il 15-20% delle sale è concentrato nella sola Parigi. Due fenomeni influenzano il successo degli spettacoli prima del 1850 e il fitto turnover di proposte: il fatto che non ci siano successi duraturi, ma un frequente ricambio, e il fatto che nelle città dove c'è maggiore concorrenza i direttori dei teatri sono costretti a rinnovare continuamente il repertorio Infine, spesso per favorire il ricambio dell'offerta si ricorre a traduzioni di pièce straniere, soprattutto francesi, che danneggiano la scena teatrale francese, la più fiorente (a Parigi gli autori teatrali sono riuniti in una Société des auteurs et des compositeurs dramatiques), in mancanza di leggi che tutelino il diritto d'autore, favorendo anche la mescolanza tra testi importati e gusto locale Il gusto in questo periodo si orienta verso il vaudeville, le commedie, le farse e i melodrammi, teatro di consumo e di evasione di solito di scarso valore letterario e prodotto come in una catena di montaggio che attira soprattutto le classi popolari. l'evoluzione in Francia della féerie che perde man mano la sua connotazione seicentesca e settecentesca per soddisfare le necessità ideologiche rivoluzionarie e ottenere un ruolo morale e didattico, eludendo gli aspetti fantastici e diventando metafora del bene (il popolo) che vince sul male (la monarchia). Un altro genere emergente per la sua versatilità è il dramma musicale Cap 7 Durante l'Ottocento si sviluppa un nuovo sguardo sul passato, sia nei termini di una rivalutazione (Medioevo) che di una critica (eredità greco-romana), favorito dalla netta rottura che la Rivoluzione francese aveva rappresentato nel corso storico che porta gli intellettuali a interrogarsi sul significato degli eventi storici. Riflessione sulle forme della trasmissione del sapere e le modalità di legittimazione del potere, oltre al processo di affermazione dell'identità nazionale o regionali nei termini della ricerca delle radici “del popolo”. Durante il periodo rivoluzionario e napoleonico si erano moltiplicati gli atti di vandalismo (in quanto recavano i simboli dell'ancien régime) e di saccheggio dei beni artistici appartenenti agli altri Paesi europei in nome del “diritto di guerra” e della “missione civilizzatrice” del popolo francese, ma dal 1815 il tentativo di ristabilire l'ordine, non solo politico ma anche ideologico e simbolico con la restituzione seppur parziale delle opere portate in Francia e il restauro di quelle danneggiate, si rivela spesso insufficiente. La modalità usata dalle monarchie restaurate per tutelare il patrimonio artistico è sempre più spesso quella della “nazionalizzazione culturale” con un generalizzato progetto di valorizzazione del patrimonio (anche cercando di ampliare il pubblico di fruitori della cultura antica). Il processo di riappropriazione del passato, però, non è affatto neutro, ma segue la linea di due indirizzi: quello filo- rivoluzionario e quello anti-rivoluzionario. Nuova interpretazione della storia, per capire il presente. La tendenza assunta dalla riscoperta del passato si concretizza nel desiderio di tornare alle fonti, per contrastare le narrazioni convenzionali dei secoli trascorsi, spesso in funzione di uno spirito nazionale e della creazione o ricreazione delle identità nazionali dei Paesi europei. Aumentano così i corsi di storia tenuti nelle università e destinati anche ai non studenti, ma anche la pubblicazione di testi di storia e memoriali di grandi uomini del passato. Fino agli anni Quaranta questi testi sono rivolti sempre a un pubblico colto, l'unico ad avere tempo e conoscenze sufficienti, poi con l'ampliamento della scolarizzazione e la nascita di riviste divulgative il pubblico di riferimento si amplia la ricostruzione del passato passa anche attraverso la valorizzazione di certi monumenti e documenti (restauri, inaugurazione di musei e monumenti pubblici). Ciò porta alla nascita della nozione di patrimonio. In Francia la rivoluzione aveva istituito musei aperti al popolo, ora per cancellare l'eredità rivoluzionaria, i nuovi poteri erigono edifici in stile neoclassico, in cui ricollocano le opere. Patrimonio medievale, considerato l'unico autenticamente nazionale perché celebra l'unione tra monarchia, Chiesa e popolo. Dopo il 1830 + stile neogotico, che riprende il medievale. (Il neoclassicismo in arte si sviluppa intorno alla metà del XVIII secolo e si conclude con la fine dell'impero napoleonico nel 1815). Nel resto d'Europa, dove le monarchie seppur già legittimate intraprendono una politica simbolica più esplicita, la tutela del patrimonio assume altre forme, a causa dell'assenza dello stile gotico nella maggior Parte dei Paesi. Solo in Gran Bretagna rinasce un movimento conservatore di gothic revival dai tratti simili a quello francese, già presente dal XVII secolo con il successo del “romanzo gotico” e il restauro di alcuni edifici medievali. Progressiva apertura dei sistemi politici a nuovi gruppi sociali e la diffusione dell'idea dell'insegnamento della storia come compito nazionale. Tuttavia, questo fine universalistico è ben lontano dall'essere raggiunto sia per il costo dei biglietti che per l'assenza di tempo libero e di conoscenza preliminari presso le classi subalterne. | musei restano luoghi dell'élite. Il museo diventa mezzo di evasione dalla miseria presente che ambisce a sostituire almeno parzialmente la religione e che riorganizza la storia e l'estetica alla luce della nuova filosofia della storia che include anche tendenza orientalistiche. Tendenza romantica della nostalgia del passato dopo la delusione rivoluzionaria. Bisogna ora classificare le opere nell'ambito di una visione plurale del passato e adattare il museo tradizionale a principi storicisti e funzionali, al fine di contrastare l'angoscia della perdita, che determina fortemente la definizione di patrimonio. Solo dopo il 1860 le costruzioni assumono gradualmente un aspetto più moderno ispirato alle strutture delle esposizioni universali e a forme non convenzionali di derivazione industriale. Durante il XIX secolo le fondazioni di nuovi musei si emancipano pure in parte dalle autorità tradizionali e ora possono derivare dell'iniziativa di ricchi mecenati o gruppi borghesi, ciò che consente di abbandonare il vecchio gusto a vantaggio di un maggiore eclettismo. Contemporaneamente, i monumenti alla memoria invadono lo spazio pubblico, con una vera e propria “statuomania” che riempie le piazze e orna gli edifici. valori cambiano nel corso del secolo: dal rispetto della tradizione a temi strettamente borghesi come il merito individuale, la libertà e il genio creatore L'eroe culturale che incarna l'identità nazionale. In Francia si diffonde il culto di Napoleone, come si vede dal contributo decisivo in questo senso di Hugo. Cap 8 A partire dalla seconda metà del XIX secolo il mondo dello spettacolo conosce profonde mutazioni dovute al nuovo clima liberale europeo e a trasformazioni sociali (urbanizzazione, prosperità economica e accumulazione di capitali, espansione borghesia, sviluppo dei trasporti e unificazione non solo politica ma anche di mercato, ruolo propulsore della stampa e della critica nel diffondere le novità culturali), riassumibili principalmente in tre fenomeni: 1. maggiore differenziazione delle sale e generi nuovi scientifiche, genere satirico e ironico Un ruolo fondamentale rivestono i trasporti e le poste, i servizi di abbonamento con spedizione domiciliare, la presenza di quotidiani e riviste nei luoghi pubblici e l'esportazione nelle colonie, ma soprattutto la pubblicità, usata per ammortizzare i costi La stampa raggiunge così una dimensione autenticamente nazionale diventando accessibile a (quasi) tutti, a prescindere dal luogo di residenza o dall'estrazione sociale. Questi sono i decenni del lancio della stampa di massa e di una mutazione nella sociologia dei lettori, sempre più popolari e provinciale, se non addirittura rurali Tuttavia, man mano parte di questa produzione di periodici illustrati assume un carattere più strettamente commerciale, quando alcuni direttori iniziano a mirare al profitto piuttosto che a un fine educativo, prediligendo nelle riviste contenuti di gossip e di svago Mezzi di propaganda, es: “Daily Mail” che in occasione della guerra anglo- boera (1880- 81, poi 1899-1902) si impegna a diffondere idee nazionaliste e di esaltazione dell'Impero , per creare un consenso trasversale alle classi e far passare in secondo piano i problemi economici e sociali inglesi. Anche in Francia, in occasione dell'Affaire Dreyfus i giornali francesi denunciano le ingiustizie e contribuiscono a formare l'opinione pubblica. Fioritura di giornali quotidiani, opuscoli e volantini politici, nuovi formati per la diffusione delle idee distribuiti da strilloni e venditori ambulanti, soprattutto nei periodi di crisi politica e istituzionale che la Francia affronta alla fine del secolo Finally > stampa quotidiana di massa, grazie alla maggiore libertà di stampa raggiunta nei Paesi europei a partire dagli anni Ottanta Così, l'Ottocento diventa il secolo della lettura, in tutte le sue forme, mentre il Novecento sarà il secolo del ritorno all'oralità con la radio e la televisione. | ricchi criticano la stampa di massa perché mina l'ordine costituito, ed è pericolosa. Oggi possiamo considerare questo tipo di previsioni alquanto esagerate in primis perché i nuovi giornali, a differenza di quanto faranno le avanguardie di fine secolo, più che minare l'ordine simbolico rafforzarono stereotipi e luoghi comuni. Il principale mutamento sociologico e simbolico degli ultimi decenni dell'Ottocento è la fine del monopolio dei maschi e degli adulti sulla cultura scritta, e la necessità per questi molteplici stampati di soddisfare gusti e aspettative di clientele nuove e diverse da quella maschile interessata soprattutto a politica ed economia. Anche lo stile dei feuilleton si differenzia per appagare i nuovi lettori (fumetti, romanzi rosa). Quindi, i periodici di massa contribuiscono a dividere come a omologare. Riviste scientifiche, positivismo, imperialismo Ovunque le riviste destinate alla classe media nascono nella seconda metà del XIX secolo quando gli effetti della scolarizzazione, le riforme scolastiche favorevoli all'istruzione scientifica, la diffusione delle biblioteche pubbliche, il calo dei costi di stampa e d'illustrazione Prima metà del 1800 + fotografia (si diffonde presto un acceso dibattito sulla natura della fotografia come arte creativa o prodotto industriale) Solo dagli anni Ottanta essa coinvolgerà anche le classi popolari con la diffusione di pratiche come quella del ritratto di famiglia, la produzione di massa di cartoline postali illustrate (che conoscono il primo grande successo in Francia in occasione dell'Esposizione Universale del 1889) e, appunto, l'uso sui periodici, prima solo quelli di lusso, possibile solo dagli anni Novanta con la rotocalcografia. Nel 1888 nasce la prima macchina fotografica portatile a pellicola, cosicché la cerchia di persone che godono dei mezzi necessari a scattare fotografie si estende oltre i ceti borghesi. la fotografia diversifica i suoi usi (ricreativo, artistico, scientifico o etnografico) Anche la fotografia, come arti più consolidate nello stesso periodo, vede nascere un'avanguardia artistica internazionale antirealista: il movimento pittorialista, nato in Inghilterra nel contesto preraffaelita e simbolista, polemico contro l'industrializzazione, la commercializzazione, la diffusione di massa e la volgarizzazione della fotografia nelle nuove nicchie di mercato. Un'ulteriore rottura con il precedente modo di rapportarsi ai prodotti visuali è l'invenzione del cinematografo, avvenuta in Francia e negli Stati Uniti alla fine del secolo L'avvento del cinema propriamente inteso si verifica tramite un percorso inverso rispetto a quello degli spettacoli precedenti: non dalle élites alle masse (cfr. lirica e operetta), ma, di fronte a élites sprezzanti se non ostili, conquista prima le masse che dispongono di maggior tempo libero grazie alla riduzione dell'orario di lavoro all'inizio inquadratura fissa e musica dal vivo. Primi del 1900 primi film narrativi, con movimento, film melodrammatici, 1906-11 nascita delle sale cinematografiche. l'internalizzazione del cinema mette anche in discussione l'egemonia culturale di Paesi come la Gran Bretagna, la Francia e la Germania, ora in competizione con altri centri molto importanti (uno tra tutti gli Stati Uniti) che vedono il loro mercato interno invaso da innovativi prodotti culturali stranieri. Cap 10 Nella seconda metà del XIX secolo l'Europa attraversa una fase di pacificazione delle tensioni sociali, parallelamente a una generale apertura della vita pubblica, attraverso il suffragio universale e i sindacati, alle masse popolari. Dal punto di vista culturale questi fenomeni si rispecchiano nella creazione di una cultura di massa, cioè nell'abbattimento seppur parziale delle barriere non solo simboliche che avevano diviso le classi sociali fino a questo momento. Sulla spinta dell'unificazione sociale, culturale, nazionale e del desiderio di libertà creativa dei nuovi artisti Arti visive Le arti visive sono le prime a intraprendere la via della modernità con un circuito alternativo di vendita ed esposizione, anche internazionale artisti faticarono spesso a emanciparsi dalle istituzioni accademiche in quanto esse permettevano loro di raggiungere un pubblico ampio, poi perché il primato francese in realtà si sgretolò verso fine secolo parallelamente all'affermarsi di identità nazionali definite e Parigi diventa nell'immaginario europeo una città conservatrice. | fautori della libertà politica, il cui numero cresce incessantemente tra il 1815 e il 1870, nonostante i fallimenti delle rivoluzioni del Trenta e del Quarantotto, individuano nella liberazione dalle norme accademiche, nella libera espressione dell'individualità dell'artista e del suo temperamento una causa affine alla propria. Il sistema accademico francese è il primo a entrare in crisi e alcuni artisti innovatori iniziano a intraprendere nuove strategie per affrancarsene. In questo processo va considerato il ruolo del mercato d'arte e dai media come mezzo per emanciparsi dalle istituzioni accademiche Gli impressionisti, per esempio, dipendono spesso o da risorse familiari proprie o da amicizie ricche che li sostengono economicamente, ma con la crisi del mercato dell'arte e le tensioni politiche degli anni Settanta alcuni di loro decidono di creare una cooperativa per autofinanziarsi con il rischio, però, di chiudersi. Nel 1874 a Parigi, nello studio di Nadar, si tiene la Prima Esposizione “impressionista” organizzata da Degas, che sancisce la nascita di un'“identità collettiva impressionista” opposta a quella della scuola realista. Lo scandalo di questa nuova pittura riguarda le tecniche e i soggetti e attira numerose critiche, ma anche un nuovo pubblico, attratto dai soggetti d'evasione e dalle tonalità chiare. Così dal 1879 anche grazie al nuovo clima politico repubblicano, Manet e Renoir si fanno portavoce dell'impressionismo. Ma dagli anni Ottanta il movimento si lacera e, accusando Manet e Renoir di aver fondato un nuovo accademismo, nel 1886 Signac e Seurat fondano il “movimento divisionista”. Ma la difficoltà di affermarsi era grande. Dalle avanguardie tedesche (Munch, Nel 1892 viene fondata la Secessione di Monaco) nasce una Secessione Viennese guidata da Gustav Klimt : Vicino al simbolismo e all'Art Nouveau, il modernismo viennese è distante dalla nuova pittura francese, ma appare più malinconico e lontano dalla realtà: lo sfondo e il soggetto si fondono diventando decorativi. A differenza dalle avanguardie francesi, questi artisti non condividono tanto un'estetica quanto la liberazione dal giudizio dalle tradizionali élites pittoriche. tendenza oscillante tra internazionalismo e nazionalismo, tra tradizionalismo e avanguardie rivoluzionarie (fauvismo, espressionismo, futurismo, cubismo, astrattismo) Barcelona, Picasso; Marinetti e i futuristi italiani Esposizione Universale di Parigi del 1889 Letteratura Solo la letteratura “alta” può essere divisa in una prima metà del secolo romantica e una seconda nazionalista dagli anni Sessanta.