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Riassunto - Dispensa Linguistica Generale - M.C. Gatti, Sintesi del corso di Linguistica Generale

Sintesi Dispensa Linguistica Generale - corso di Maria Cristina Gatti presso UNICATT Milano

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Scarica Riassunto - Dispensa Linguistica Generale - M.C. Gatti e più Sintesi del corso in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! Linguistica Generale - Dispensa I Pagine 1-28 Introduzione 1. UNA PRIMA DELIMITAZIONE DELL’OGGETTO E DEL METODO DELLA LINGUISTICA La lingua è una componente essenziale della vita dell’uomo sia sul piano conoscitivo che su quello pragmatico: è l’unica finestra sullo spirito umano. La lingua è rilevante a livello: • sociale è considerabile come il tessuto che unisce gli individui nella società; • economico è importante per gli scambi commerciali sin dall’antichità; • rapporto tra lingua e cultura: la cultura è in effetti un super-codice che ha tra i suoi sottosistemi la lingua naturale; • rapporto tra lingua e ideologia: l’ideologia si avvale sempre di sofisticate manipolazioni del sistema linguistico; • rapporto tra lingua e scienza: c’è un rapporto necessitante tra linguaggio, metodo e oggetto di una determinata scienza. La linguistica è la scienza che si propone di spiegare come la lingua funzioni, ovvero di spiegare il fatto che delle sequenze di elementi fisici fonici (suoni), grafici (caratteri), gestuali, etc. siano portatori di messaggi. Per studiare la lingua: • non è giusto avere un atteggiamento diacronico, bisogna avere un atteggiamento sincronico, ovvero basato sulla contemporaneità, analizzando la compresenza in una data sezione temporale; • bisogna avere un punto di vista strutturale: cioé studiare ciò che fa essere la lingua quel che è; • bisogna avere un atteggiamento scientifico: implica il formulare ipotesi esplicite e coerenti, dalle quali tutti gli aspetti dell’oggetto possano essere ricavati. I. Lo strutturalismo classico 1. CENNO SULLE ORIGINI DELLA LINGUISTICA Ci sono due periodi: la nascita ufficiale della linguistica, nel periodo scientifico, e la linguistica prescientifica, ossia il pensiero linguistico prima dell’autonomia. Se consideriamo scienza una attività conoscitiva pienamente consapevole della propria individualità, la linguistica nasce con Über das Conjugationssystem der Sanskritsprache in Verglirichung mit jenem der griechichen, lateinischen, persischen und germanischen Sprache di Franz Bopp (1816). Inizialmente la linguistica era fusa con la filosofia. In India il filone della linguistica raggiunse notevoli sviluppi: il grammatico Panini dedica una grammatica al sanscrito, molto esauriente a livello fonetico, fonologico, morfologico e lessicale. Altro filone è quello greco-romano: • Platone oltre a distinguere il nome e il verbo e ad individuarli come costitutivi dell’atto linguistico, da due possibili spiegazioni del linguaggio: convenzione o linguaggio posto per natura; • Aristotele: unisce la linguistica alla logica, enumera per primo le parti del discorso, fa studi di retorica; • gli stoici elaborano una teoria grammaticale completa. Nel Medioevo le ricerche continuano: • Dante nel De Vulgari Eloquentia parla di constructio congrua, ovvero di sequenza di elementi che si caratterizza per la sua connessione, evidenzia il problema storico della lingua, analizza la natura del segno linguistica in corrspondenza con la natura umana; 1 • la tarda scolastica o i modistae (dai loro trattati chiamat De modis significandi) studiano la sintassi e la semantica. Altri loro trattati si intitolano Grammatica speculativa. Nel 1660 viene pubblicata la Grammatica di Port-Royal che evidenzia l’esistenza in tutte le lingue di un’unica struttura soggiacente connessa con un certo livello di razionalità. Con il romanticismo si imposta una nuova domanda: come si è costituito un certo dato? Nasce la linguistica come scienza: si istituisce un metodo preciso d’indagine che contiene un nucleo costante. La linguistica diverra una scienza storico-comparativa: attraverso il confronto tra le lingue documentate si cercherà di costruire frammenti delle lingue da cui le documentate sono derivate. 2. NASCITA DELLO STRUTTURALISMO La prima formulazione sistematica dello strutturalismo si deve a Ferdinand de Saussure, tuttavia prima di lui gli studi erano portati avanti nell’ambito dello stretto rapporto tra grammatica e linguistica. Saussure sostiene che per quanto gli studi siano stati innovativi, hanno sbagliato sempre nell’applicazione del principio sincronico: tutti i grammatici hanno riflettuto da un punto di vista prescrittivo secondo Saussure, ciò non è completamente esatto perché alcuni invece lo hanno fatto in modo descrittivo. Momento di passaggio dalla linguistica storica a quella strutturale si ritrova nella linguistica russa, in particolare con due polacchi: Baudouin de Courtenay e Kruszewski. De Courtenay già nel 1871 distingueva diacronia e sincronia: lo sviluppo genetico dei suoni non coincide con la loro funzione nel meccanismo della lingua. Intorno al ‘900 enuncia chiaramente il principio strutturale: Fonema: unità fonetica viva sul piano psichico. […] levandoci al livello della lingua reale, lingua che esiste nella sua continuità solo psichicamente, soltanto come mondo di rappresentazioni, non ci basterà più il concetto di suono, ma dovremo cercare un altro termine che possa designare l’equivalente psichico del suono, questo è il fonema. Il suono viene individuato come sede primaria del linguaggio, è prima lingua parlata e in secondo luogo lingua scritta, tuttavia il suono come fatto fisico non ha un rilievo linguistico: funziona come suono linguistico solo perché è inteso come attuazione, manifestazione di un’unità. Il suono diventa linguisticamente pertinente quando corrisponde con una costante che ha una sua vita psichica permanente a livello mentale. Kruszewski invece sostiene che in ciascuna lingua ci siano regole che operano nella contemporaneità e predeterminano la singola unità linguistica nel suo aspetto interno ed esterno. Ipotizza che gli uomini siano in grado di imparare a memoria tutte le parole della lingua usuale: sarebbe impossibile ricordarne una tra la massa al momento giusto. Tuttavia il possesso di una lingua è abbastanza semplice per gli uomini, ciò si spiega per due assi fondamentali, che sono alla base dello strutturalismo: • associazione per somiglianza: una forma verbale appare legata con altre dai nessi per associazione (di conduce conosciamo diverse forme come conduciamo, conducente, e ancora più lontane conduzione, conduttore e ancora parla, cammina); • associazione per contiguità: la forza che impone di collocare determinate espressioni accanto ad altre (Luigi ha pagato Pietro con un’enorme… viene naturale collocare il termine somma). OSSERVAZIONE IMPORTANZA DEI DUE ASSI ASSOCIATIVI PER IL FUNZIONAMENTO DELLA LINGUA Nella frase Luigi beve molta birra riconosciamo due assi intersecati. • c’è contiguità fonetica, ovvero una serie di suoni che si susseguono; • contiguità morfologica, i morfemi Luigi, bev-e, molt-a, birr-a; • contiguità sintattica e contiguità semantica; • l’asse della somiglianza interviene nel momento in cui scelgo Luigi tra il gruppo dei possibili bevitori di birra, cioè elementi equivalenti. Lo stesso avviene per il verbo bere. 2 Il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto e un’immagine acustica, che non è una cosa puramente fisica, ma la traccia psichica di questo suono, è sensoriale. Nell’uso corrente della parola segno questo termine generalmente designa solo l’immagine acustica. Si sceglierà di usare la parola segno per la totalità, mentre concetto e immagine acustica verranno rimpiazzati rispettivamente con significato e significante. I.2. Primo principio: l’arbitrarietà del segno Il segno linguistico è arbitrario. I segni interamente arbitrari realizzano meglio di altri l’ideale del procedimento semiologico: è perciò che la lingua, il più complesso dei sistemi di espressione, è il più caratteristico di tutti. Obiezioni all’arbitrarietà possibili sono: • le onomatopee per dire che la scelta del significante non è sempre arbitraria. Le onomatopee autentiche sono però poco numerose e per di più la maggior parte sono per metà convenzionali; • le esclamazioni sono comunque poche e di poco conto I.3 Secondo principio: carattere lineare del significante Il significante, essendo di natura auditiva, si svolge soltanto nel tempo ed ha i caratteri che trae dal tempo: rappresentazione di una estensione, tale estensione è misurabile solo in una dimensione, una linea. Dispensa II Pagine 29-48, 80-85, 88-97, 108,109 La scuola di Praga Praga nel periodo fra le due guerre ebbe un centro intellettuale molto attivo, punto di collegamento tra la cultura slava e quella europea occidentale. La tradizione culturale di Praga è molto ricca: • nel Medioevo vide le dispute tra realisti e nominalisti; • fu luogo privilegiato per la filosofia “fenomenologica” con: • Masaryk che aveva distinto la dimensione sincronica e diacronica nel fatto linguistico e aveva dato per l’evoluzione linguistica una spiegazione teleologica (finalistica); • A. Marty, allievo di Brentano, sostenitore dell’universalismo delle strutture linguistiche fondato su una comune struttura psicologica degli uomini. Fondamentale per Brentano era il concetto di intenzionalità che diventa tesi di fondo della linguistica praghese. • Si parla in effetti della Scuola di Praga come Scuola funzionalista, dove funzione deve essere inteso come finalità, ci si chiede a cosa serva il fatto linguistico. • nel 1926 venne fondato il Circolo di Praga da Vilem Mathesius, circolo a cui arrivarono presto Jakobson, Trubeckoj e Karcevskij. Il contributo della componente russa coincide con il contributo di Kruzewskij e Courtenay. Questo consiste nell’accostamento alla lingua come ad un tutto strutturato, sistema di unità che si presuppongono vicendevolmente e sono organizzate sull’asse paradigmatico e su quello sintagmatico, oltre che nell’attenzione a tutti i livelli della lingua. Inoltre il formalismo russo si concentrò anche sulla funzione letteraria e poetica della lingua. Altro elemento importante è la nozione di fonema, sempre della componente orientale; • la componente occidentale rappresentata da Karl Bühler, Karcevskij e da Saussure. Le tre componenti saranno sintetizzate da N. Trubeckoj. Le posizioni della Scuola di Praga furono illustrate nelle Tesi nel primo volume dei “Travaux du Cercle Linguistique de Prague” del 1929: • la lingua deve essere analizzata in rapporto alla sua funzione o di espressione o di comunicazione; 5 • la prospettiva è quella sincronica, ma l’evoluzione non può essere trascurata: anche una sezione sincronica comprende arcaismi e anticipazioni dello stadio futuro; • nell’analisi del suono ha preminenza funzionale l’aspetto acustico su quello articolatorio: si deve distinguere il suono come fatto fisico, da quello come rappresentazione, da quello come elemento del sistema funzionale; • le immagini acustiche soggettive sono considerate elementi del SL solo quando svolgono una funzione di differenziazione dei significati, ovvero sono fonemi; • il fonema deve essere caratterizzato dal punto di vista sintagmatico determinando: • le combinazioni ammesse, rispetto a quelle teoricamente possibili; • l’ordine dei fonemi in ciascuna combinazione; • l’estensione delle combinazioni; • si deve stabilire il grado d’uso e la densità di realizzazione dei fonemi. Si studia anche la morfofonologia, ovvero lo studio dell’uso morfologico delle differenze fonologiche. Il morfonema è un’immagine complessa di due o più fonemi che possono sostituirsi all’interno di uno stesso morfema. L’analisi linguistica si sviluppa anche secondo due aspetti: • sistema di denominazione: mediante di esso il SL articola la realtà in elementi che possono essere colti linguisticamente. Elemento fondamentale è la parola; • sistema dei procedimenti sintagmatici: riguardano i raggruppamenti di parole non fissi. Dal punto di vista funzionale si analizza la frase in tema (ciò di cui si dice) e rema (ciò che si dice del tema). I praghesi non concepiscono la lingua come astrattamente unitaria, ma in base alla diversità delle funzioni svolte, distinguono più linguaggi: • linguaggio interiore; • linguaggio manifesto; • fatti linguistici potenziali, usati sopratutto per pensare più che per manifestare; • linguaggio intellettuale, che ha per lo più destinazione sociale, può avere: • funzione comunicativa, che a sua volta può essere pratica, quando è di situazione, oppure teorica, quando tende ad essere il più possibile completo e preciso; • funzione poetica, se è rivolto verso il segno stesso; • linguaggio emotivo, sfogo di un’emozione. All’inizio Trubeckoj era convinta che la natura psichica del fonema comportasse l’introspezione, tuttavia si rese conto che la struttura linguistica non può essere oggetto di introspezione: è un fatto psichico, ma non tutto ciò che è nella psiche può essere oggetto d’osservazione tramite introspezione. OSSERVAZIONE III: PRIMO ACCOSTAMENTO AL PROBLEMA DELLA POSIZIONE ONTOLOGICA DELLE LINGUE Bisogna distinguere nel concetto di conoscenza della lingua: • conoscenza di cui siamo immediatamente consapevoli; • conoscenza che possediamo, ma di cui non abbiamo consapevolezza, a questo appartiene la struttura linguistica. Da queste riflessioni Trubeckoj fa un primo passo nella determinazione di una metodologia linguistica: la verifica della pertinenza mediante la prova di commutazione: 1. da Saussure riprende il fatto che nella lingua contano le differenze, per cui parte dalle opposizioni foniche; 2. tra le opposizioni foniche egli prende le opposizioni fonologiche, ovvero quelle che non sono differenze semplicemente fisiche, ma intervengono nel meccanismo della lingua con funzione distintiva o diacritica; 3. la prova di commutazione vede se si danno dalle coppie oppositive e controlla se la presenza della differenza fonica comporta una differenziazione dei contenuti. Ad esempio bere - pere: possiamo concludere che in italiano /p/ e /b/ sono fonemi. 6 Da qui si distinguono due tipi di opposizioni fonologiche: • opposizioni fonologiche dirette: quando troviamo un segmento di testo tale che sostituendovi uno degli estremi dell’opposizione, si ottiene un testo diverso. Ad esempio dare e l’opposizione t : d —> avremo tare; • opposizioni fonologiche indirette: quando si ottiene un testo diverso, ma per leggi non giustificabili con la prova di commutazione. Ad esempio in inglese il fonema /h/ può comparire solo all’inizio di morfema, mentre /n/ di thing può comparire solo in fine di morfema. Le opposizioni fonologiche si dividono anche in: • costanti; • neutralizzabili: opposizione fonologica che in certe posizioni (posto occupato nella catena) o contesti (fonemi che precedono o seguono il fonema oggetto) non è operante, ciò non distingue segni diversi. Ad esempio in italiano l’opposizione fonologica tra é ed è è operante solo in sede accentata: in sede atona può comparire solo la è che quindi in quel caso è detta arcifonema. La neutralizzazione può essere: • determinata esternamente: se dà esito a un suono connesso con un contesto fonologico; • determinata internamente: se dipende dalla posizione e non dai tratti presenti nel contesto. La neutralizzazione riguarda però solo le opposizioni bilaterali, ovvero tali che la base comune dei loro estremi non è comune ad alcun altro fonema. Le opposizioni fonologiche hanno come loro estremi i fonemi, la funzione fondamentale dei fonemi può essere distintiva o diacritica, ma ce ne sono altre: • funzione culminativa: la funzione che consente di individuare l’unità a vari livelli. Ad esempio in italiano lo è l’accento, poiché ci sono accenti di morfema, di parola, di sintagma, di frase; • funzione demarcativa o delimitativa: la funzione che segnala dove comincia o finisce un’unità. Ad esempio in polacco la regola impone che in parole di due o più sillabe l’accento cada sempre sulla penultima. ROMAN JAKOBSON Egli cerca la soluzione del problema della struttura poetica nella cornice di una compiuta concezione linguistica. Importanza fondamentale alla sua concezione fonologica: per Trubeckoj le opposizioni bilaterali introducevano le categorie del marcato e non marcato, per Jakobson il tratto che con la sua presenza/assenza fa distinguere i due estremi dell’opposizione è detto marca di correlazione. La poetica per Jakobson corrisponde a una delle 6 funzioni del linguaggio. Le funzioni (emotiva, referenziale, poetica, fàtica, metalinguistica, conativa) non compaiono allo stato puro. La funzione poetica è definita come orientamento del messaggio al messaggio stesso. Come già Kruzewski, ogni testo è costituito da una selezione di elementi per selezione e combinazione. Nel testo poetica la similarità riguarda anche gli elementi compresenti nel testo: le strutture poetiche presuppongono la ricorrenza obbligatoria o facoltativa di elementi equivalenti. La presenza di struttura poetica non è però sufficiente alla poeticità di un testo: anche un testo metalinguistico può usare l’equivalenza degli elementi. Il significato dei segni non sta in un oggetto, ma nella loro conversione-traduzione in altri segni, sicché l’oggetto entra nel messaggio in quanto è verbalizzabile. Jakobson sostiene la tesi di Peirce secondo cui la destinazione del segno è la sua traduzione in altri segni. OSSERVAZIONE IV: RAPPORTO FRA LINGUA E REALTÀ Cercando di delineare in che rapporto i contenuti degli elementi delle lingue stanno con la realtà: • Russell sostiene che la comprensione del significato di un termine deve rimandare in qualche modo all’esperienza immediata; • Jakobson fa presente che noi possiamo ricorrere alla domanda sul significato di un’espressione solo mediante un’altra espressione. 7 Da Chomsky in poi si ha un importante strumento critico: la grammatica ha come fine di generare tutti e soli gli enunciati grammaticali della lingua. Modo per costruire una grammatica di questo tipo sarebbe elencare tutte e sole le frasi o gli enunciati grammaticali di una lingua: ciò è impossibile, poiché gli enunciati sono per definizione infiniti. Ecco perché è necessario una grammatica generativa. Bisogna distinguere due termini: • produrre: la produzione degli enunciati non spetta alla grammatica, ma ai parlanti; • generare: la grammatica si propone di spiegare il fondamento dell’intuizione della forma linguistica che rappresenta il correlato necessario alla grammaticalità, per cui cerca di dare una definizione che renda l’insieme degli enunciati un insieme deducibile. La grammaticalità viene elaborata nella teoria dell’informazione: un elemento più frequente in un contesto, meno è informativo. Questa teoria evidenzia la connessione fra aspetti qualitativi e quantitativi nel linguaggio, ma è riduttiva, perché basata sulla probabilità. Il secondo modello analizzato da Chomsky è la Grammatica a struttura sintagmatica. Osserva innanzitutto la grammatica per costituenti immediati (che mette insieme grammaticale e logica) e dice che non può essere considerata generativa, perché è un’analisi. La grammatica generativa invece è sintetica. Per far sì che l’analisi per costituenti grammaticali diventi generativa: 1. indicare sequenze primitive, ovvero l’insieme Σ che contiene E (enunciato); 2. accanto a Σ si darà F (insieme finito delle formule di istruzione), le quali introducono il simbolo —> che si legge “riscrivere come” e corrisponde alla sostituibilità. 3. Le formule saranno: 1. E —> SN + SV 2. SN —> Art + N 3. SV —> V + SN 4. Art —> Il, la, un, ecc. 5. N —> uomo, bambino, latte, ecc. 6. V —> aiuta, beve, legge, ecc. Ci sono tre principi o limitazioni da tener presenti: • il simbolo E deve comparire una sola volta; • si può riscrivere uno e un solo simbolo alla volta; • non si può ricorrere alla storia derivazionale. Applicando le formule daremo luogo alla derivazione di un enunciato: A. Enunciato B. SN + SV C. Art + N + SV D. Art + N + V + SN E. Il + N + V + SN F. Il + bambino + V + SN G. Il + bambino + mangia + SN H. Il + bambino + mangia + Art + N I. Il + bambino + mangia + il + N J. Il + bambino + mangia + il + pane Altre possibili notazioni dello stesso calcolo sono il diagramma ad albero, tuttavia questo non evidenzia quale regola venga applicata volta per volta e non è chiaro il fatto che si scriva un simbolo alla volta. Il vantaggio è intuitivo perché permette di vedere la storia derivazionale. L’altro modo possibile è la parentesizzazione: ad esempio (((Il)(bambino))((mangia)((il)(pane)))), la quale può essere anche etichettata ponendo il a destra e sinistra il simbolo indicante la categoria. Il vantaggio è il fatto che si vede subito a quale categoria viene ricondotto ciascun sintagma minimo, svantaggio è l’eccessiva complessità notazionale. 10 La struttura sintagmatica ha come presupposto teorica fondamentale che fra la struttura del pensiero e quella del discorso ci sia una proiezione diretta, ovvero che si possa segmentare la catena in unità che hanno ciascuna un proprio status nel sistema categoriale. OSSERVAZIONE II: SPUNTI PER UNA PRIMA VALUTAZIONE CRITICA Da Chomsky cominciamo ad avere un criterio di valutazione per le grammatiche. Chomsky ingloba il modello a struttura sintagmatica nel proprio modello linguistico: per questo il suo modello non sarà considerato completamente soddisfacente. In effetti Chomsky assume come già costruite le classi del lessico e come già definite le categorie maggiori. Osservando il caso di Il bambino mangia il pane dobbiamo riconoscere che tra Il e bambino esiste una precisa determinazione, poiché l’occorrenza di bambino seleziona l’occorrenza di Il ed esclude ad esempio La. Quindi la limitazione imposta alla struttura sintagmatica di riscrivere un solo simbolo alla volta non è più ammissibile, perché le determinazioni comportano la riscrittura dell’intero indicatore sintagmatico. Nella lingua inglese Chomsky risolve il problema analizzando il Verbo in rapporto a diverse categorie: modali (M), costruzioni perifrastiche (be+ing), tempi composti (have+en) e forme passive (be+en), oltre che in rapporto alle desinenze della coniugazione (C). Per C valgono tre regole: S nel contesto SN sing • C —> 0 nel contesto SN pl passato • Ponendo Af per gli affissi S,0,en,ing e passato e v per gli elementi M,V,have,be, si avrà: Af + v —> v + Af # • Si sostituisca l’operatore di concatenazione sintagmatica + con il confine di parola # tranne che nel contesto v - Af. Si inserisca # all’inizio e alla fine. 1NB: dalla prima regola si nota l’inserimento della dimensione contestuale. Finora ogni simbolo doveva essere considerato come preso a sé e doveva essere sviluppato allo stadio ulteriore, qui C viene riscritto solo in combinazione con un determinato contesto. Non si riscrive un simbolo, ma solo l’indicatore sintagmatico. Con queste tre regole si passa dalla grammatica a struttura sintagmatica alla grammatica trasformazionale, infatti le tre regole sono delle trasformazioni, ed in esse viene meno la regola che impone di riscrivere un solo simbolo alla volta. Da qui si deduce che non c’è rapporto diretto tra pensiero e linguaggio. 2NB: La grammatica trasformazionale interviene anche sulla limitazione per cui si può operare con un solo simbolo E: la realtà linguistica fa vedere, attraverso gli enunciati complessi che più enunciati possono confluire in un solo enunciato. 3NB: La terza limitazione imponeva il non ricorrere alla storia derivazionale. Alcuni enunciati complessi come La lettera del padre e del fratello sono qui venivano spiegati dalla grammatica tradizionale come semplici. Chomsky analizza l’enunciato in due enunciati costituenti quali Le lettere del padre sono qui e Le lettere del fratello sono qui: questi due tramite la congiunzione danno luogo ad un enunciato congiunto. Come operare con le congiunzioni? Gli elementi congiunti devono essere costituenti effettivi e devono essere costituenti dello stesso tipo. Bisogna infatti far attenzione che l’identità parziale non intersechi i confini di sintagma. Affinché i membri siano dello stesso tipo, è necessario che abbiano la stessa storia derivazionale. OSSERVAZIONE III: POLISEMIA DELLE STRUTTURE CONGIUNTE (ESEMPI PAG. 95) 11 I costrutti con la congiunzione e hanno una ricca polisemia. In generale la congiunzione presuppone o pone in essere un gruppo di due o più elementi accomunati dall’essere nella stessa situazione secondo un rapporto di contiguità o di similarità. Cos’è quindi la trasformazione? E’ un’operazione in cui una sequenza (string) di simboli, analizzata in termini di un indicatore sintagmatico di base o derivato è proiettata in un’altra sequenza con indicatore sintagmatico derivato. La grammatica di Chomsky non distingue enunciati affermativi o negativi, interrogativi o positivi, ecc. perché si dovrebbero introdurre derivazioni (o regole) diverse per diversi tipi di enunciato. Ma uno dei requisiti fondamentali per la grammatica è la semplicità, per cui la grammatica a struttura sintagmatica diventerebbe complessa. La grammatica trasformazionale invece consente di derivare l’enunciato in generale innescando ad un certo punto della derivazione dei meccanismi trasformativi con cui si ottengono i diversi tipi di enunciato. COME SI COSTITUISCE LA GRAMMATICA TRASFORMAZIONALE C’è una prima componente che corrisponde alla struttura sintagmatica, segue poi una componente trasformazionale che è costituita da regole di due tipi: • trasformazioni obbligatorie: ad esempio la regola trasformativa che pone -s come affisso verbale quando si abbia un sintagma nominale singolare è una regola che si deve comunque applicare; • trasformazioni facoltative: trasformazioni per ottenere diversi tipi di enunciato. Applicando le regole di riscrittura e le trasformazioni obbligatorie otteniamo gli enunciati nucleari, che costituiscono il nucleo della lingua. Applicando le regole di riscrittura, le trasformazioni obbligatorie e quelle facoltative si ottengono gli enunciati derivati o non nucleari, questi si distinguono in: • enunciati semplici: ad esempio Giovanni prendi la mela!; • enunciati complessi: ad esempio Giovanni e Pietro sono partiti. Un ulteriore distinzione è tra: • trasformazioni generalizzate: danno origine a enunciati complessi, quindi riguardano le trasformazioni facoltative; • trasformazioni singolari: danno origine a enunciati semplici, riguardano sia le trasformazioni obbligatorie, ma sopratutto quelle facoltative. La teoria standard Chomsky passa alla formulazione di una seconda teoria sintattica, la teoria standard, esposta nel libro Aspects of the theory of sintax (1965). Partendo dall’assunto che le trasformazioni non devono modificare il significato e questo vale sia per le trasformazioni facoltative singolari, sia per quelle generalizzate, restano solo le trasformazioni obbligatorie aventi un valore puramente sintattico. Prospettiva nuova è data dal fatto che c’è la necessità di ipotizzare quei costrutti che ci sono necessari per spiegare il fatto linguistico. La teoria che si costruirà dovrà prevedere un livello della generazione dell’enunciato che si caratterizza per essere responsabile del significato. Questo livello dovrà comprendere informazioni sintattiche profonde, cioè sintagmatiche, e informazioni lessicali. 12