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Riassunto e analisi de "Il racconto del Vajont" di Marco Paolini, Sintesi del corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo

Riassunto e analisi de "Il racconto del Vajont" di Marco Paolini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 25/06/2020

nicole_cappuccini
nicole_cappuccini 🇮🇹

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Scarica Riassunto e analisi de "Il racconto del Vajont" di Marco Paolini e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! IL RACCONTO DEL VAJONT di Marco Paolini (1993) TRAMA (monologo teatrale) Scritto da Paolini (anche interprete) e dal regista Gabriele Vacis, l'opera è un'«orazione civile» di circa due ore e mezza inerente agli eventi che portarono al disastro del Vajont, dall'inizio della costruzione dell'omonima diga nel 1956, alla frana del 9 ottobre 1963 che costò la vita a quasi duemila persone. La ricostruzione, ispirata dal libro “Sulla pelle viva” della giornalista bellunese Tina Merlin, di cui Paolini ha anche scritto la prefazione, è il frutto di ulteriori accurate ricerche e collezioni di documenti ufficiali. Portata dapprima in casa di amici, poi nelle piazze, nei circoli culturali, nelle scuole, negli ospedali, nei centri sociali, nelle fabbriche, alla radio, e, qualche volta, nei teatri e nei festival, l'opera è stata trasmessa in televisione per la prima volta in occasione del trentaquattresimo anniversario del disastro, il 9 ottobre 1997, in diretta su Rai 2; per l'occasione fu allestito un teatro proprio presso la diga del disastro, precisamente nel versante riempito dalla frana e un tempo sede del bacino. Paolini narra la vicenda che ha portato alla tragedia con estrema fedeltà ai fatti e alle persone, inserendo di tanto in tanto aneddoti divertenti che alleggeriscono la drammaticità del racconto. Nel corso del monologo Paolini cita anche il cedimento strutturale della diga di Malpasset, che causò un disastro per certi versi simile a quello del Vajont, rappresentando la più grande catastrofe civile della storia di Francia nel XX secolo. Che lo stile di Paolini si definisca marcando la distanza con l’uomo di teatro più popolare degli anni ’70 e ’80, è evidente e molte volte ricordato dallo stesso Paolini. Fo rappresenta un repertorio vivente di forme e mezzi espressivi della tradizione attorale, cui Paolini attinge ampiamente per poi allontanarsene elaborando il proprio stile personale. Paolini porta alle estreme conseguenze il passaggio tra attore e personaggio, muovendosi sul filo della convenzione teatrale fino a rinunciarvi. Altri punti di riferimento di Paolini sono Carmelo Bene e alcuni attori di tradizione, soprattutto veneti.