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Riassunto Imitazione e arte allusiva - Conte Barchiesi, Sintesi del corso di Letteratura latina

Riassunto sintetico dl saggio di Conte e Barchiesi "Imitazione e arte allusiva" per l'esame di LETTERATURA LATINA - Citti, Pasetti, Pellacani.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Scarica Riassunto Imitazione e arte allusiva - Conte Barchiesi e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Imitazione e arte allusiva, modi e funzioni dell’intertestualità – Conte, Barchiesi 1. Citando, il poeta, oltre ad inserirsi consapevolmente all’interno di una determinata tradizione, rende presente ai lettori la propria passione nei confronti degli autori citati: vuole essere amato dai suoi lettori tanto quanto questi. Il sistema letterario latino si basa su tradizione e imitazione. 2. L’imitazione è un modo di istruire i lettori, un’attività educativa, non solo una prassi. Conte segue l’approccio del filologo che tiene presente la prospettiva culturale di ogni singolo autore. L’arte allusiva si dice economica in quanto produce molto partendo da poco. Si fonda sul meccanismo della memoria, che accomuna lettore e autore (agnizione guidata), grazie a cui si colgono sfumature, contrasti e nuovi aspetti, ecc. Il poeta attraverso la memoria, che è somma di linguaggi, produce il testo nuovo (si produce solo attraverso stili e schemi sedimentati): l’iter compositivo procede dalla dimensione vecchia a quella nuova. L’iter della produzione di un testo è inverso rispetto al meccanismo di lettura. L’economia del gesto allusivo sta nella capacità di sommare agnizione del modello (Enea in rapporto con Ulisse) e ricordo della produzione del testo (Enea < Ulisse). Il dialogo tra vecchio e nuovo crea le allusioni, in cui il vecchio è assunto come forma per realizzare una figura nuova e acquista il significato che gli impone il contesto.  “Imitatio” ed “aemulatio” (calco da “mimesis” e “zelos”): percorso da antico a nuovo → produzione.  “Arte allusiva” (Pasquali): agnizione, percorso inverso → lettura.  “Intertestualità”: cogliere oggettivamente la compresenza di uno o più testi in un altro (comprende cooperazione da parte del lettore e la trasformazione dei modelli da parte dell’autore). 3. L’intertestualità è la condizione stessa della leggibilità letteraria. Ogni testo letterario si configura come assorbimento e trasformazione di altri testi. Un’opera può essere letta solo in connessione con altri testi, perché il senso e la struttura non si colgono se non in relazione ai modelli. L’opera dei commentatori è fondamentale in quanto sono strumenti che evidenziano la natura del testo quale prodotto di una miriade di sviluppi precedenti e graduali trasformazioni. Per parlare di “influsso” (di un autore su un altro) o di “intenzione” bisogna parlare di “Quellenforschung” (critica positivistica delle fonti: scomporre meccanicamente il testo per identificare i rapporti di derivazione). Pascoli aveva trovato una via d’uscita al dilemma tra “Quellenforschung” e “anima del poeta” nella nozione di “memoria”. L’intenzione che lega il poeta al suo modello non ci appare oggi cruciale, ma conviene insistere sul tipo di documentazione che abbiamo: tradizione indiretta. Dobbiamo ricondurre l’analisi dei processi imitativi basandoci esclusivamente sul testo e sulle sue proprietà funzionali. Contini ha scritto che i riflessi culturali nella mente dei poeti possono essere semi-consci, ma non per questo meno importanti, poiché sono obiettivi e riconoscibili empiricamente. 4. Conte rifiuta la classificazione degli atti imitativi su base intersoggettiva. Riflette sul fatto che la stessa nozione dell’imitare un modello implichi due diversi atteggiamenti di lavorarlo:  Modello-Esemplare → “exemplar” da cui si copia e si cita con riprese puntuali, parole citate/trasformate (come se il rapporto di Virgilio con Omero si basasse su una lista di confronti). Produzione di un uguale/simile (insieme di “loci”).  Analogon → modello trattato come matrice generativa: un modello-genere (insieme di tratti distintivi, stile, norme, ecc. che caratterizzano il modello). ricerca di una proporzionalità, un tessuto di relazioni. Testo imitato → Modello di competenza → Testo imitatore Es. un imitatore può alludere a un singolo passo in cui Virgilio scrive “inanis” oppure può appropriarsi del modo in cui Virgilio utilizza la parola. Spesso il fine dei poeti antichi è di rifare/sostituire un modello, anziché ricordarlo. 5. I fenomeni intertestuali sono scelte orientate; in questa visione critica la retorica occupa un ruolo di primo piano, in quanto ha fornito strumenti di analisi rigorosi, che cercano di definire il funzionamento retorico e lo statuto dei fatti letterari. L’affermarsi della retorica è avvenuto progressivamente grazie alla categoria linguistica della connotazione. La connotazione, rispetto al linguaggio denotativo (il cui piano dell’espressione è costituito di significanti), è una semiotica che assume come suo piano dell’espressione segni che comprendono sia significanti che significati. Come nelle figure retoriche, le associazioni prodotte per via allusiva producono una tensione fra la cosa detta (come appare a prima vista nel testo) e il pensiero che è evocato: tra la parola violata nel suo significato primo (“proprium”) e il senso che acquista (“improprium”) si apre una tensione dialettica. La metafora procede nascondendo il “verbum proprium”; l’allusione esibisce una funzionalità denotativa e richiede che si scopra la connotazione rimasta implicita. Il meccanismo dell’agnizione ci consente di realizzare la pienezza espressiva. Es. Conte interpreta l’allusione omerica del carme 101 di Catullo “oscuro viaggio di un fratello in lutto”, che in Omero era “il viaggio celebrato di un eroe del mito”, in questi termini. La considerazione retorica dell’arte allusiva è una strategia descrittiva migliore di altre prospettive, ma che ha comunque dei limiti. 6. Nel congedo della lettera ad Augusto, Orazio scrive “et formitatam Parthis te principe Romam”, verso che ricorda moltissimo il ciceroniano “o fortunatam natam me consule Romam” (noto per la sua cacofonia e per il tono di presunzione). L’eco è evidente, ma non è razionalizzabile. Nel caso dell’Eneide troviamo fenomeni di “orecchio interno”, ma non si limitano ad essere una formula ricorsiva metrico-verbale, ma generano effetti che cooperano alla costruzione del senso narrativo, richiamando il contesto (es. X v.817 “levia arma minacis”, v.836 “gravia arma quiescunt”; duello tra Lauso – figlio di Mezenzio – ed Enea). “Infandum, regina, iubes renovare dolorem” sono le prime parole con cui Enea, nel II libro, racconta la sua storia a Didone. Ricordano uno degli esordi di Odisseo, ospite della regina Arete alla corte dei Feaci. Virgilio riprende il verso omerico (corrispondenza nell’ordine delle parole iniziali e nello schema metrico, ritmico, verbale), accentuando la carica patetica ed espressiva rendendolo un caso di “analogon” (per es. “ infandum” al posto di “argaléon” = difficile). Nel VI libro dell’Eneide, quando Enea giura a Didone la sua sofferenza per averla abbandonata, troviamo il colon “invitus, regina, tuo de litore cessi”. Richiama il carme 66 di Catullo “invita, o regina, tuo de vertice cessi”. Virgilio raggiunge un completo equilibrio tra registro sublime e gravità dei sentimenti, che non era stato raggiunto da Catullo; infatti, come scrive Macrobio, la prassi imitativa virgiliana fa sì che le parti imitate stiano meglio nella sua opera che nel luogo di origine. Tutti gli studiosi dell’Eneide sono concordi sul fatto che le allusioni omeriche svolgano una funzione continua. Nel richiamare l’associazione “per terra e per mare”, inscindibile dalla figura di Ulisse, omerica, non ha voluto dimenticare la trasformazione catulliana (“multas per gentes et multa per aequora vectus”), fondendo in un unico verso due atti di imitazione. Un’imitazione translinguistica (maggiore aderenza al modello) si è sommata a un’imitazione intralinguistica. Se il modello a cui si attinge perde la sua strutturazione linguistica, cederà anche la sua identità: l’intertestualità sfuma verso un repertorio di formule (enciclopedia di topoi, cliché e motivi tradizionali), che