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Riassunto IN VIAGGIO CON LE MUSE, Sintesi del corso di Museologia

Riassunto di tutte le introduzioni del libro.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 20/01/2022

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simona-49 🇮🇹

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Scarica Riassunto IN VIAGGIO CON LE MUSE e più Sintesi del corso in PDF di Museologia solo su Docsity! IN VIAGGIO CON LE MUSE: 1. IL FULGORE DEI TESORI SACRI E PROFANI: Con il termine thesaurus si indicavano gli edifici in cui si custodivano i doni votivi e i bottini di guerra; nei templi e nei castelli dei sovrani indicava l’ambiente ma anche il contenuto di cose rare e preziose. Il legame tra la stanza d’archivio, la biblioteca e la stanza del tesoro era stretto, si disponeva su 2 piani, il tesoro era collegato alle altre stanze solo da strette scale. Perché? 1. per la sicurezza (il difficile accesso rendeva più facile la difesa) 2. preservazione dall’umidità (grazie alla sovrapposizione degli ambienti) 3. proteggeva dagli incendi (grazie al soffitto a volta) Nelle chiese la sacristia svolge la funzione di stanza del tesoro che aveva la funzione di riverberare la fama del santo (reliquie però avevano un valore veniale, forme di pagamento). Nel medioevo l’attenzione predominante era rivolta alla materia più che alla tecnica per realizzarla: ne è un esempio l’oro o le pietre dure, frutti della terra che emettevano luminosità divina. Grazie ad esse l’animo si elevava, da un mondo inferiore a uno superiore. ABBAZIA DI SAINT DENIS: era l’abbazia reale che conteneva le tombe dei re francesi. - Fu ricostruita e decorata da Suger rendendola la chiesa più bella di occidente con le reliquie più venerate di Francia. - Suger fece trasferire le reliquie dalla cripta al coro superiore e adornò la chiesa di preziose gemme, tutto ciò in contrasto con la dottrina di San Bernardo. - I rituali e le cerimonie erano forme d’arte. CARLO V DI BOEMIA E IL TESORO DI PRAGA: - Portò il tesoro nella cappella di Santa Croce nel 1365 dove si esponevano ogni anno al pubblico nel giorno della “festa delle reliquie” - In seguito il tesoro fu trasferito a Vienna - Con il Saccheggio di Costantinopoli da parte dei crociati, il tesoro imperiale fu trasportato in occidente. Affluirono così in tutta Europa oggetti bizantini, soprattutto reliquie, con Venezia come città principale di commercio e raccolte. In questo periodo erano ricercati anche prodotti di natura curiosi e rari come il corno di unicorno (in realtà denti di narvalo). 2. LA MAGNIFICENZA E IL CULTO PER L’ANTICO: Matteo Palmieri descriveva la “Magnificenza delle opere mirabili, non private ma pubbliche, come edifici et ornamenti di templi, logge” i cui oggetti trasparivano la virtù del Signore esibendo la sua grandezza d’animo. Poggio Bracciolini disse che le opere classiche erano in grado di parlare ai sensi, trasmettendo il valore etico e provando diletto alla vista di sculture nelle quali l’artista ha saputo infondere il soffio vitale. COSIMO DE’ MEDICI commissiona a Michelozzo di Bartolomeo il nuovo palazzo di famiglia in via Larga (1445): - Egli non voleva ostentare il lusso e perciò l’artista rimase fedele ad una struttura essenziale: impianto cubico, interno impostato come “casa degli antichi”, cortile in stile chiostro monastico. Disposizione di 8 medaglioni sul fronte del palazzo che anticipavano ciò che l’interno custodiva. 1 - Esterno: al centro del cortile si trovava il David di Donatello, e nel giardino sul retro teste di imperatori sopra le porte e 2 torsi di Marsia. - Tutte le sale si collegavano in un grande percorso in cui lo scrittoio rappresentava il momento culminante. ROMA: Qui era custodita la più maestosa visione di rovine, le quali giacevano sparse per la città: - Papa Paolo II: vuole aprire un rapporto con il Campidoglio e un nuovo dialogo con l’antichità-> fa costruire il palazzo “Venezia” ai piedi del colle, e inoltre colloca antichi monumenti sulla piazza quali il sarcofago di Costantina - Papa Sisto IV della Rovere: nel 1471 restituisce al popolo romano i bronzi Laterani nel Campidoglio, come monito e esempio di grande virtù. Inoltre fa riportare il sarcofago nel suo luogo originario - Papa Innocenzo VIII: nel 1480 fa costruire in Vaticano la villa del Belvedere, luogo esemplare e inimitabile sai per il valore delle statue sia per la loro disposizione nel giardino. Al centro si trovavano i simulacri dei fiumi Tevere e Nilo, l’Antinoo e la statua di Cleopatra (poi Arianna). - Nel 500 si va delineando un nuovo assetto formale ossia la diaeta statuaria di Plinio il Giovane nella sua villa dedicata alla quiete del lavoro in rapporto diretto con il giardino (modello che verrà ripreso da Paolo Giovio). - Giulio Cesarini creerà il proprio museo-giardino per la prima volta liberamente aperto agli studiosi. Motivo? Per riverberale l’immagine del proprietario, legando il proprio nome alla collezione. - La disposizione degli esterni era per lo più casuale ma sempre strutturata secondo precisi criteri: le statue collocate in nicchie, i busti all’interno di clipei, le pareti dei cortili affrescate per fungere da superfici espositive su cui collocare fregi, busti ecc. - Raffaello in quegli anni lancia un monito a Papa Leone X de’ Medici dicendo che a Roma non sono solo i barbari a fare razzia di templi e archi, ma anche i suoi stessi cittadini, facendo poi in modo che gli edifici crollassero (il foro romano infatti era diventato luogo di pascolo per le vacche, chiamato Campo Vaccino). 3. LA MISTERIOSA “MAGIA” DEGLI STUDIOLI: Petrarca nel De Vita Solitaria (metà XIV sec.) definisce il luogo dedicato agli studi in cui lo sfondo con la natura rappresentava lo stimolo adatto all’attività creativa. A questo pensiero si contrappone Demostene il quale preferiva un luogo buio e oscuro, assente da distrazioni. Infine il poeta trova un giusto compromesso: uno spazio chiuso vicino ad un paesaggio naturale. Da questo esempio nascono gli studioli del 400. Essi sono luoghi legati alla figura del custode in quanto specchio dell’immagine che vuole proiettare su di sé, ed è questo a decretare la loro fine: quando la magia si spegne, inizia la dispersione degli oggetti. A Firenze nel XV sec. lo studiolo con funzioni di biblioteca e archivio, era il luogo più segreto della casa, in cui solo il capofamiglia poteva accedervi. STUDIOLO PIERO DE’ MEDICI: conteneva libri, vasi ma soprattutto 12 tondi invetrati raffiguranti i Mesi e i segni zodiacali. Lo spazio era ridotto e il soffitto curvo. STUDIOLO LIONELLO D’ESTE: ci spostiamo in Pianura Padana, con la figura di Lionello d’Este, erudito di Ferrara, il quale aveva il primato indiscusso dell’arte gotica internazionale con i dipinti fiamminghi e le influenze di Costantinopoli (gusto per colori più vivaci). Per lui cultura era sinonimo di saggezza, buon governo. Per lo studiolo predilige il tema delle Muse le quali non solo aprono la mente, ma forniscono preziose indicazioni per l’agricoltura e l’irrigazione. 2 Nel 1618 Federico Borromeo, il cardinale, dona la sua collezione per la costruzione di un museo didattico per l’Accademia di Belle Arti. Essa aveva 3 funzioni: - devozionale - didattica - documentaria PIEMONTE: nel 1559 la capitale si trasferisce a Torino, allora una piccola città antiquata. -> grande progetto urbanistico alla formazione di un sistema territoriale. Inoltre l’erudito Maffei recuperò i reperti e le iscrizioni antiche per creare il primo nucleo del Regio Museo di Antichità. VIENNA: Maria Teresa d’Austria acquista il castello del padre Eugenio di Savoia, sua residenza estiva in cui sono ben visibili gli influssi dell’arte italiana e francese, ribattezzandolo come Belvedere. 7. MIGRAZIONI E VENDITE: Una serie di sventure (Sacco di Roma, estinzione dei Gonzaga, incendio Palazzo Ducale Venezia ecc.) portarono al tramonto delle signorie italiane. Tuttavia essere lanciarono in Europa un nuovo modello culturale che venne espresso attraverso le collezioni, delle quali i monarchi europei volevano impadronirsene. Con l’acquisto della collezione dei Gonzaga a Mantova si sancì la fine di un’epoca d’oro e la dispersione delle sue memorie. Colui che se ne impadronì fu il re d’Inghilterra Carlo I. I quadri che arrivarono in Inghilterra subirono molti danni, e quelli rimasti invenduti furono distrutti o dispersi. Andò in frantumi anche la collezione d’Este di Modena. 8. LE RACCOLTE DEI PAPI: Dopo la fioritura del Barocco, una grave crisi finanziaria provoca il declino del mecenatismo romano. Il clima culturale era tuttavia in fermento e dominato dalla figura di Giovan Pietro Bellori, membro dell’Accademia di San Luca, il suo pensiero era fondato sul bello ideale e sul valore dei grandi maestri, segnando un ritorno a Raffaello, e alle forme antiche romane, in convivenza con quelle moderne. La collezione più pregiata nella capitale apparteneva a Alessandro Albani; per evitare la vendita della raccolta, papa Clemente XII acquista una parte delle statue istituendo il Museo di Scultura al Campidoglio (1733). Francesco Mancini invece proporrà nello stesso edificio una Scuola di Nudo; lì studenti e artisti si recavano per studiare, creando un legame fisico fra Accademia e Museo. Sotto l’amministrazione francese (1809-1814) si potenzia e organizza l’organico dei musei “imperiali”, sotto la direzione di Canova. I musei vengono aperti al pubblico senza distinzioni, tutti i giorni. 9. IL MODELLO UNIVERSALE : Nell’Europa dei Lumi si afferma il diritto a vedere e copiare le opere d’arte. ciò coinvolgeva sia la pratica artistica che la cultura, grazie ai numerosi viaggiatori d’Europa. I musei si aprono al pubblico: a Firenze gli Uffizi, a Vienna il Belvedere, a Londra il British Museum. Con la rivoluzione francese si consolida l’idea di museo al servizio del futuro. Nel 1792 i dipinti relativi alle belle arti furono trasportati al primo piano del Louvre, garantendo agli studenti di confrontarsi con i maestri antichi. Sempre mossi dagli ideali rivoluzionari si dilagò l’idea che i capolavori d’arte italiani fossero un valore universale e perciò si dovevano sottrarre dalle mani dei tiranni per consegnarli agli uomini liberi -> “liberazione del patrimonio artistico”. Oltre 200 dipinti partirono dall’Italia fino al Louvre che diventa un vero e proprio museo enciclopedico. Grazie al restauratore Denon, si inaugura la mostra dei capolavori 5 acquisiti da tutte le parti d’Europa (anche Berlino, Kassel, Vienna). Nel Louvre napoleonico l’ingresso è libero. Ma dopo la disfatta di Waterloo il museo va in frantumi. 10. MUSEI NAZIONALI: L’esempio di museo diffuso da Denon aveva fatto accorrere visitatori da tutto il mondo, diventando il modello principale per i grandi musei dell’800. Durante il congresso di Vienna (1815) si discute sul destino e sulla collocazione delle opere da restituire: il museo è considerato il contenitore migliore. Nel clima del romanticismo si va affermando l’identità storica delle Nazioni, ideologie conservatrice che si sposano perfettamente con l’idea di museo. Così tutte le capitali si impegnano nella costruzione dei loro musei nazionali (in cui il vero astro nascente è Berlino). 11. IN VISITA ALLA REGGIA: La Galleria Palatina, meglio conosciuta come Galleria Pitti, è una creazione illuministica della seconda metà del 700, dove vigeva allora la dinastia degli Asburgo-Lorena. Non appena vi ci insediano i Medici nel 1589, la reggia si munisce di innumerevoli stanze, ripostigli, passaggi e gallerie. Famose sono le stanze dei Pianeti, della Stufa, e della Caduta dei Giganti. Nel 1760 vi arrivano i nuovi sovrani austriaci, Pietro Leopoldo e Maria Luisa Borbone, con il loro programma riformatore e riorganizzatore delle collezioni, prende forma in quegli anni la Galleria Palatina. Ma saranno i suoi eredi (Ferdinando III) a promuovere importanti lavori alla reggia. Con l’occupazione francese la dimora passò al Regno di Etruria e nella corte si afferma un fasto spagnolo. Il regno viene successivamente annesso alla corona francese passando alla guida di Elisa Baciocchi, elegante gusto francese. Nel 1833 15 sale vengono aperte al pubblico. La reggia diventa così percorso museale. L’esempio fiorentino si propaga anche alla corte torinese nella quale si inaugura la Reale galleria di palazzo Madama. 12. ACCADEMIE E SOPPRESSIONI: I NUOVI MUSEI: Ultimi anni del 700 in Italia nascono le accademie artistiche, letterarie e di scienze; luoghi in cui si formano i nuovi artisti, si diffondono i nuovi modelli culturali, si scambiano notizie ecc. NAPOLI: si eleva la città al rango di capitale. PARMA: il quadro La Madonna di San Girolamo assume il valore di un modello esemplare per gli artisti, soprattutto per il colore. MILANO: creazione della rivista “il Caffè” di Pietro Verri. Acquisizione di palazzo di Brera consente la fondazione dell’Accademia di Belle Arti. La città in poco tempo diventa una delle più aggiornate. FIRENZE: presenza di numerosi esponenti del mondo anglosassone. Trasformazione dell’Accademia del Disegno in Accademia delle Belle Arti. BOLOGNA: piena fioritura dell’Accademia di pittura, scultura e architettura. NAPOLI: grazie a Giuseppe Bonaparte e Murat i quadri confluiscono dalle chiese soppresse al Museo Reale. 13. L’ORGOGLIO DEI MUNICIPI: Secondo Venturi (1996) i Municipi sono i “Genitori dei musei”. Nel 1860 il regio commissario dell’Umbria emanò un decreto che soppressava tutti quegli enti ecclesiastici e monastici che non garantissero assistenza agli infermi (stessa cosa anche per le Marche). Ciò portò all’insorgere di numerosi problemi riguardanti la destinazione dei beni -> si fornì così un inventario di tutti gli oggetti d’arte nelle Marche e in Umbria. -> prime battute di un lavoro di catalogazione. 6 In Umbria si presero subito in possesso i beni mobili e immobili non riuscendo però a bloccare dispersioni e furti, oppure rivendicazioni come nel caso della pala d’altare con la Madonna della rondine la quale, prima fu rivendicata dal proprietario, poi subito venduto al National Gallery di Londra. L’altro problema era quello della collocazione delle raccolte. Un secondo decreto investiva i comuni della responsabilità di passare le opere agli istituti. la scelta degli istituti ai quali affidare le opere si basava su 2 criteri: 1) il diritto delle comunità a non essere private delle loro opere con le quali si identificavano 2) esigenza di riunire i beni in un piccolo numero di musei provinciali. Furono accolte le richieste provenienti dai municipi a difesa dell’integrità del proprio patrimonio. Nella presenza del museo le comunità vedevano un aumento del decoro civico, eredità del proprio passato, un’identità nazionale. Museo e biblioteca avevano quindi il ruolo di: - Qualificare lo sviluppo cittadino - Indurre i forestieri a visitare la città - Diminuire i furti e le dispersioni e gli abbandoni - Educare abitanti e studenti Purtroppo i musei nel 1875 videro il taglio, la sottrazione, dei contributi economici e alcuni dovettero riaprire i battenti solo nei primi anni del 900. 14. L’INTERESSE PER L’ARTE MODERNA: Nel 1840, a Trieste la Società triestina di Belle Arti attraverso la sua gestione mercantile aveva come scopo quello di immettere nel mercato la produzione artistica del tempo, incoraggiando le nuove classi a investire sull’arte contemporanea. Solo a Milano la richiesta era in costante crescita. Negli anni dopo l’unità d’Italia nacquero quindi numerose società il cui intento era quello di sostenere le belle arti. Sempre in quegli anni a Trieste un ceto imprenditoriale si mise in contatto con l’Oriente per l’acquisto di opere d’arte moderna -> nascita di un Gabinetto Cinese. La città promosse inoltre una mostra di prodotti industriali e agricoli, con una sezione dedicata alle arti dell’ultimo ventennio. L’esposizione voleva offrire un’immagine “nazionale”, ma il suo limite è che era troppo politica. Nel 1883 Roma inaugurava il Palazzo delle Esposizioni in Via Nazionale, ospitando la prima mostra internazionale di Belle Arti in Italia; i pittori stranieri però erano in pochi, quindi era essenzialmente una rassegna di arte italiana. Diventa centrale il criterio per un’arte utile, ed il mezzo possibile appariva il collegamento con l’industria. 15. LE COLLEZIONI DINASTICHE: Il decennio dopo L’esposizione universale del 1873 fu per Vienna un periodo di grandi realizzazioni artistiche che la battezzarono capitale musicale d’Europa. L’imperatore Francesco Giuseppe decise di trasferire le collezioni della dinastia nel Museo Regio di Corte. Confluiva così in un’unica sede il patrimonio di una dinastia i cui imperatori avevano governato in ogni parte d’Europa. L’arciduca di Praga con i residui della Kunstkammer di Rodolfo II (imperatore d’Asburgo), rimise in sesto il patrimonio artistico della città immettendovi alcuni capolavori italiani. A Madrid nel frattempo si andava a formare la collezione del Prado. A Berlino si inaugurò il Kaiser-Friedrich-Museum con il quale poteva finalmente concorrere alla pari con lo splendore di Londra e Parigi. In Russia invece è l’apertura dell’Ermitage che garantisce un luogo di studio per gli artisti. 7