Scarica Riassunto libro Chiesa di Roberto Repole e più Appunti in PDF di Teologia II solo su Docsity! Chiesa ————————————————————————————————————— Parte prima Premesse fondamentali 2 In principio è la chiesa 2 Una realtà più grande del termine 2 Alla luce della Pasqua 2 In Matteo e nell’opera lucana 2 Due testi carichi di storia 2 Gesù ha fondato la chiesa? 3 La chiesa nel tempo 3 Una comunità cristiana in controluce 3 Prospettive paoline 3 Un termine e un’esperienza 3 Corpo di Cristo 4 Mistero della chiesa 4 Chiesa in concreto 4 Passaggi neotestamentari 4 Chiesa nell’opera giovannea 4 La concreta comunità cristiana 5 Lettere cattoliche: il legame reciproco nella comunità 5 Al tempo dei padri: communio ecclesiarum 5 Chiesa come mistero 5 Chiesa ed Eucaristia: un vincolo illuminante 5 Communio ecclesiarum 6 Nel medioevo: continuità nella novità 6 Mutamento del senso di corpo di Cristo 6 Impronta dionisiana e spinte conciliariste 6 I cinque significati del termine chiesa 6 Epoca moderna e concilio Vaticano I 7 L’unità infranta e alcuni principi della ecclesiologia riformata 7 Reazione cattolica 7 Concilio Vaticano I 7 Immagine di chiesa 7 Verso un rinnovamento ecclesiologico 8 Prodromi di un cambiamento 8 L’unità nella chiesa. La lezione di Joan Adam Möhler 8 Delle cinque piaghe della santa chiesa. La lezione di Antonio Rosmini 8 Verso il concilio Vaticano II 9 Che cosa è la Chiesa 9 Mistero della chiesa 9 Il popolo di Dio 9 Popolo di Dio nella forma del corpo di Cristo 10 Il dove della chiesa 10 Passi significativi 10 Nel dinamismo della cattolicità 10 Chiese e comunità ecclesiali 10 Chiesa: per chi? 11 Sacramento universale di salvezza 11 Responsabilità 11 Missione 11 di 1 12 Premesse fondamentali Non esiste una riflessione critica sulla realtà della fede che non abbia nella Scrittura il suo punto di partenza imprescindibile. All’interno della scrittura possiamo trovare la Rivelazione che Dio ha fatto di se stesso all’uomo. In principio è la chiesa Partendo dall’incipit del Vangelo di Giovanni in cui si dice “il principio è la chiesa”, ovvero il principio era il logos. Questo assioma va a sottolineare due fattori, il primo fatto è che “in principio” fa riferimento che prima del Nuovo Testamento ci sono le lettere di Paolo, le quali, non raccontano quasi nulla sulla vita di Gesù. Queste lettere si interessano della vita di varie comunità e chiese a cui tali lettere sono indirizzate, dando vita ad un rapporto epistolare con esse assolutamente originale per l’antichità. Una realtà più grande del termine La parola Chiesa richiama idea di un grippo radunato in base a una chiamata dal fuori di, cioè a partire da un punto di provenienza. Il termine ekklesia ha origine dal verbo ek-kaleo, che ha significato fondamentale di convocare. Nell’antichità classica questo temine veniva utilizzato per indicare l’assemblea pubblica dei cittadini a pieno titolo della polis nella quale venivano prese decision politiche o giudiziarie. Il primo che nel Nuovo Testamento sceglie tale termine per designare la realtà della comunità dei credenti in Gesù Cristo è Paolo. Paolo però specifica chiesa di Dio, che evoca come tale realtà comunitaria si richiami alla voce e all’azione stessa di Dio, che la convoca e in forza della quale essa esiste. Con questo termine si indicano delle realtà locali (sia se ci riferiamo alle comunità dei cristiani in una singola città, che in una regione, che se ci si raduni in casa di qualcuno). Solo successivamente si verrà ad indicare chiaramente la chiesa universale. Questo senso collettivo offriva l’ideale di una fratellanza da perseguire, che si raduna nel nome di Gesù Cristo. Il termine di fraternità dovevano indicare singolarità di queste associazioni dei cristiani, che hanno certamente qualcosa in comune con altre analoghe associazioni religiose del tempo (il fatto che i loro membri sono cooptati per loro libera decisione e non per nascita). Con questi termini possiamo sottolineare due aspetti importanti che sono: 1. Si avverte presto la necessità di usare la parola Chiesa per esprimere una realtà che risultava comune alle singole comunità/chiese e che ne esprimesse l’identità stessa. 2. Le chiese e la chiesa si esprimono attraverso l’uso di altre immagini, di parole e di concetti. Alla luce della Pasqua Dobbiamo ricordare che tutti gli scritti neo-testamentari sono stati composti dopo gli eventi della passione, morte e resurrezione di Gesù di Nazareth. La Pasqua di Cristo non ha rappresentato infatti un mutamento solo per Gesù stesso, ma anche per coloro che fino ad allora ne erano stati discepoli, e in quel momento divennero credenti. Ciò che ci viene narrato della Chiesa all’interno del Nuovo Testamento non è comprensibile se non come effetto della Pasqua del Signore. Possiamo trovare il termine Chiesa solamente all’interno del vangelo di Matteo. In Matteo e nell’opera lucana Due testi carichi di storia Gli unici passi evangelici in cui possiamo trovare espressamente il termine chiesa sono nel primo vangelo. Nel primo caso Gesù chiede che cosa la gente dica su di lui, poi Gesù dice a Pietro: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa…”. Il secondo caso invece è quello di Gesù sulla vita della Chiesa e il passaggio che descrive l’atteggiamento ad assumere con il fratello che commette la colpa. In questo secondo caso il termine comunità tracce il termine ekklesia. Il termine che identifica in italiano la chiesa. Il fatto che lo stesso termine venga tradotto in modo diverso ci fa comprendere che rimandano a due concetti diversi. Nel primo caso si indica la realtà totale dei credenti in Cristo, mentre nel secondo caso ci si riferisce alla realtà nella concretezza di una comunità e assemblea locale. Gesù esprime la volontà di edificare la Chiesa, si tratta di un futuro che riguarda il passaggio della sua morte e della sua resurrezione. La chiesa non è realtà previa a questo passaggio, anzi è continuamente costruita da Cristo che è il Risorto vivente in eterno. La chiesa è dunque opera del Risorto che la abita. La particella mia davanti al termine Chiesa fa sottolineare come per Matteo la chiesa sia di Cristo sia sua. Nel secondo passo si rimanda alla necessità della correzione fraterna all’interno della comunità dei di 2 12 La concreta comunità cristiana Il libro dell’Apocalisse sembra richiamare comunità cristiane in cui si sono rese presenti concezioni incompatibili con la vera tradizione apostolica; in cui si sperimenta la persecuzione vivendo la stessa ostilità che ha vissuto Cristo. La comunità giovannea sembra distinguersi dalle altre comunità apostoliche per due aspetti: 1. Concezione escatologica della chiesa: Giovanni accentua un tratto già evidenziato da Paolo, ovvero la vita nuova del credente sin da ora, perché dove appare Cristo, la morte è alle spalle. 2. Dimensione gerarchica della chiesa: se non si può negare che vi sia un chiaro primato della comunità cristiana e una posizione primaziale dell’anonimo discepolo amato rispetto a Pietro, non si può dedurne l’abbandono a un radicale soggettivismo. Giovanni rinvia a tre principali criteri, che sono: il principio di discernimento interiore di forza della presenza dello Spirito; alla tradizione della fede che risale alle origini e infine all’autorità di quel “noi” cui si riferisce la prima lettera e che rimanda allo stesso autore. Lettere cattoliche: il legame reciproco nella comunità Le lettere cattoliche (di Giacomo e di Pietro) sono particolarmente interessanti dato che si soffermano su ciò che riguarda la vita della comunità cristiana hic et nunc, messa a confronto con le esigenze della fede in un mondo che la contesta. All’interno della lettera di Pietro possiamo trovare la presentazione della chiesa quale edificio spirituale e sacerdozio regale. Sono la totalità dei credenti in quanto tale e la loro comunione a venire qualificati come sacerdotali. È l’intreccio di relazioni fondate sul battesimo che nel loro insieme fanno della comunità non un aggregato di persone “che si santificano” ma l’unica e indivisibile “comunità sacerdotale del re”, la “dimora spirituale” di Dio. Possiamo quindi die che il sacerdozio consiste nell’unità della chiesa, che si fonda sul legame fraterno dei cristiani tra di loro. Per sintetizzare possiamo dire che con il termine chiesa si intende l’umanità unificata e riconciliata per mezzo di Cristo nello Spirito, progettata prima della creazione del mondo e destinata a compiersi nella ricapitolazione di tutto in Cristo, alla fine dei tempi. La chiesa è cioè parte del disegno salvifico universale di Dio. Il termine chiesa viene a significare anche il realizzarsi concreto del mistero. Essa in quanto tale è il popolo di Dio, che ha le sue origini in Israele, che è stato raccolto in maniera escatologica da Cristo e universalizzato. La chiesa è il corpo stesso di cristo, animato dallo Spirito Santo, di cui Cristo è la testa, dal quale proviene la vita e a cui il corpo tende, composto dai seguaci, ciascuno dei quali è intimamente congiunto al Risorto e portatore di un dono spirituale fondamentale per l’esistenza delle altre membra con le quali è ugualmente unito in un legame fraterno. La chiesa si annuncia ovunque si annunci Cristo, sulla base della testimonianza dei apostoli. ————————————————————————————————————— Parte seconda Al tempo dei padri: communio ecclesiarum Chiesa come mistero Il termine chiesa evoca il suo essere mistero della fede e la realizzazione pratica di ciò, in conformità con quanto la riflessione paolina già ci consegna al proposito. Per chiesa si intende una realtà che preesiste alla stessa creazione del mondo, come alcuni testi dei padri apostolici richiamano. Un passo significativo è quello del Pastore di Erma, che vede la chiesa come una donna anziana (più vecchi del mondo stesso). Dato che la chiesa è mistero allora ci si rifà a diverse immagini tratte dalla Scrittura per parlarne. Essa è considerata come il nuovo popolo di Dio, fatto dai giudei e dal pagani insieme, inoltre viene vista anche come casa o tempio di Dio. La chiesa è stata definita anche come la sposa di Cristo. Quest’ultima immagine giustifica anche il fatto che la chiesa prenda il nome di madre che genera la vita divina dei credenti. La chiesa viene definita anche mysterium lunae, dato che come la luna brilla di una luce riflessa così fa anche la Chiesa che è illuminata da Cristo. Chiesa ed Eucaristia: un vincolo illuminante La partecipazione all’unico calice e all’unico pane spezzato è comunione con il corpo di Cristo. Con un’intelligenza simbolica molti Padri inducono infatti a considerare il nesso esistente tra il Cristo nato dalla Vergine, quello eucaristico e quello ecclesiale. Possiamo dire che il corpo di Cristo donato nella Pasqua, per la mediazione del corpo di Cristo eucaristico accoglie in sé quanti mangiano di quell’unico di 5 12 pane. Il corpo di Cristo che è la chiesa viene ad essere il corpo di Cristo più reale e più vero, nel senso che rappresenta il fine stesso cui mira la celebrazione eucaristica. La ricezione del corpo di Cristo eucaristico significa dunque ai cristiani quanto essi sono, ovvero il loro essere in quanto chiesa precisamente il corpo di Cristo, il loro entrare in comunione con Cristo e tra loro. È per questo motivo che l’Eucaristia viene spesso designata quale “segno di carità” o “vincolo di unità”, e in diversi testi patristici si ricorre al simbolismo del pane e del vino per esprimere l’unità dei cristiani che viene realizzata attraverso la celebrazione eucaristica. Communio ecclesiarum Per chiesa si intende quella concreta porzione di umanità che, viene radunata in un determinato luogo del vangelo, espresso in modo sommo proprio dall’Eucaristia presieduta dal vescovo. Gli elementi che permettono il realizzarsi della chiesa in un determinato luogo immettono simultaneamente i cristiani nell’unico corpo di Cristo. Questi elementi mettono in relazione ogni singola chiesa con tutte le altre chiese che si realizzano sulla base della celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo. Quando i fedeli si spostavano per un viaggio o cambiavano domicilio, i vescovi scrivevano delle lettere che li raccomandavano perché potessero essere accolti e ospitati in altre chiese, che erano in comunione con la loro chiesa di provenienza. Laddove emergevano delle problematiche che travalicavano i confini di una singola chiesa locale, i vescovi di diverse chiese vicine e coinvolte nelle questioni si riunivano in sinodi regionali. Dobbiamo inoltre ricordare che in relazione al pericolo della gnosi, le diverse chiese affermarono la propria ortodossia richiamando il loro collegamento alla tradizione degli apostoli. Nel medioevo: continuità nella novità Mutamento del senso di corpo di Cristo La continuità del termine chiesa è data dal fatto che la sua realtà viene primariamente espressa attraverso l’idea che essa sia il corpo di Cristo. Prima la presenza di Cristo si evinceva nel pane e nel vino partendo dai suoi effetti, mentre ora viene indagata su se stessa. Un mutamento nell’uso del vocabolario segnala il cambiamento di pensiero, mentre all’epoca dei padri l’aggettivo mistico, qualora venisse usato, era adoperato per indicare il corpo di Cristo eucaristico e aveva il senso di richiamare che si trattava del “corpo di Cristo nel mistero”, mentre ora passava a designare sempre più spesso la chiesa (definita come corpo mistico di Cristo). Il modo in cui si pensa alla chiesa-corpo mistico di Cristo è sempre più segnato da un’analogia con le società umane e sempre meno con il suoi luogo “naturale” rappresentato dall’Eucaristia. Impronta dionisiana e spinte conciliariste La chiesa è il corpo di Cristo, di cui Cristo è evidentemente la testa, mentre il Papa è il vicario e a volte viene interpretato come il successore stesso di Cristo, in una posizione quasi-divina. È nel Papa che risiede la sorgente di quel potere che si estende a tuti gli altri cristiani nella chiesa. Il suo potere viene considerato importante e viene difeso come superiore rispetto a quello imperiale. Dato che vi è una sola testa (altrimenti sarebbe un mostro) del corpo, che corrisponde all’intero mondo cristiano, non può che essere il romano pontefice. Sul piano politico la chiesa assorbe le forme dell’impero che si oppone mentre essa cerca di difendere la propria libertà dall’invadenza degli imperatori. Un forte influsso è stato esercitato da Pseudo Dionigi che si credeva fosse il discepolo di Paolo. Il suo pensiero vedeva la realtà come un ordine gerarchico rispetto a Dio, in un modo tale che gli esseri inferiori possono venire ricondotti a Dio attraverso degli intermediari. I cinque significati del termine chiesa Marsilio da Padova analizza i 5 significati che attribuisce al termine ecclesia. Il primo è il termine greco e quindi da cui il lemma deriva e si può ricondurre all’accezione politica dell’assemblea dei cittadini. Il secondo è un significato di tipo spaziale, si riferisce a ciò che si intende con la traduzione del termine dal greco al latino nella sua accezione familiare. Il terzo significato mette in rapporto il luogo con le persone che in esso svolgono una particolare attività, in questo caso parliamo di un significato clericale. Il quarto significato intende l’ecclesia come i ministri, i preti, i vescovi o i diaconi che amministrano e sono a capo di una chiesa metropolitana, o che sia la principale tra tutte le altre. In questo caso parliamo del significato di chiesa romana; un significato con cui si intende la chiesa universale sotto il papa, da cui proviene ogni potestà. L’ultimo significato, secondo Marsilio, è il più vero e il più proprio di tutti. Corrisponde a l’insieme di tutti coloro che credono e invocano il nome di Cristo. Possiamo concludere dicendo che durante il medioevo il termine chiesa stava a significare il di 6 12 capo del corpo, il papa, da cui proviene la potestà o tutte le membra del corpo, nel loro essere congregato fidelium. Epoca moderna e concilio Vaticano I L’unità infranta e alcuni principi della ecclesiologia riformata Non sappiamo dire con certezza quale fu il momento sorgivo dell’età moderna, molti considerano la riforma di Martin Lutero il momento di trapasso all’era moderna. In questo periodo il termine chiesa va a designare confessioni cristiane diverse le quali sono portate ad accentuare unilateralmente quanto si oppone all’altra, finendo in questo modo a trascurare quel che rimane invece comune nelle diverse confessioni. Considerando il pensiero di Lutero possiamo dire che la chiesa è creatura Verbi divini, ovvero è la parola di Dio intesa come rivelazione, Scrittura e parola proclamata. Possiamo anche dire che la chiesa non potrà mai definirsi a partire dai suoi elementi esteriori e visibili. La chiesa è opera di Dio e ha Cristo per unico Signore. Con Lutero possiamo dire che la chiesa spirituale è una realtà non sovrapponibile ad altre associazioni umane. Reazione cattolica Il concilio di Trento non ha trattato espressamente la questione ecclesiologia, eppure ha inciso sulla realtà della chiesa, specie attraverso i suoi decreti di riforma. Emerge che dalle problematiche sollevate dalla Riforma, vi è una reazione che spinge a porre l’accento sull’autorità magistrale della chiesa. Si assiste a una forte difesa e giustificazione dell’autorità magistrale della chiesa in se stessa, specie del papa. Si viene a pensare chiesa sempre di più sul modello di una società organizzata come uno stato, nella convinzione che la monarchia sia la migliore forma di governo. La dimensione di rapporto mistico di Cristo con la sua chiesa rischia di venire in qualche modo oscurata. Cristo appare come il fondatore della chiesa, vista tendenzialmente come società e organizzazione, più che non come il suo più intimo e perenne fondamento nello Spirito. La chiesa nei secoli successivi alla Riforma viene definita come una società perfetta. Essa ha in sé tutto ciò che occorre per procurare il fine per cui è fatta, essa possiede da se stessa, senza aver bisogno di essere completata da un intervento dello Stato, il potere legislativo, giudiziario e coercitivo. Concilio Vaticano I Il mutamento nel senso di ciò che è chiesa risente molto del conflitto rispetto alla Riforma, questo lo possiamo notare maggiormente nei secoli successivi. Il concilio Vaticano I fu dal 1869 al 1870. La chiesa possiamo dire che subì tre grandi traumi che sono quello ecclesiale, uno di ordine politico e infine il terzo è di tipo spirituale-culturale. La chiesa si difesa dalla modernità, ma finì per subirne dei chiari influssi nel modo di auto-comprendersi. Un primo trauma subito dalla chiesa è rappresentato dai rigurgiti di conciliarismo e dal gallicanesimo in Francia e dall’episcopalismo nell’impero tedesco. In essa si esprimeva la rivendicazione di una responsabilità del collegio dei vescovi sul piano della chiesa universale e l’autorità dei singoli vescovi nelle loro diocesi. Il secondo trauma è rappresentato dal sistema della chiesa di stato, ovvero una chiesa dove i vescovi e le loro chiese dipendono in larga parte dal monarca e dalla burocrazia statale. Questa situazione perdurò anche dopo la Rivoluzione Francese del 1789 e che si esprime nella sovranità dello stato che ha nel re il suo titolare. Il terzo trauma è rappresentato dalla svolta culturale avutasi con l’Illuminismo, che implicherà la rivendicazione di un’autonomia dell’uomo con la sua ragione critica, ma anche una prospettiva di progresso che pone in discussione le tradizioni e le autorità. Questi traumi svilupparono presso i cattolici la necessità di difendersi dalla modernità, nella percezione che il modo più consono per farlo fosse di restaurare il principio di autorità che si poteva realizzare solo con il rafforzamento dell’autorità del papa. Viene dichiarata l’infallibilità del papa a determinare condizioni che concernono il soggetto (il papa), l’oggetto (dottrina in materia di fede e di morale) e l’atto (le circostanze in cui il papa che parla ex cathedra). Nel postconcilio si affermò la concezione massimalista delle affermazioni del concilio Vaticano. Immagine di chiesa Nei decenni successivi al concilio Vaticano fino agli anni ’20 del XX secolo, si evidenzia la dimensione dell’autorità, come carattere fondamentale della realtà della chiesa. Una seconda caratteristica è data dal consolidarsi del privilegio conferito alla dimensione esterna, visibile e giuridica della chiesa società-perfetta. Il fatto che il vaticano avesse presentato la chiesa come ab externis finì per accentuare di 7 12 servizio dei fratelli, a immagine di Gesù che ha servito l’umanità fino al dono totale della vita. Anche il Concilio invita a interpretare il senso e il ruolo dei diversi soggetti ecclesiali, non in sé e per sé, ma nell’orizzonte del soggetto collettivo chiesa. Popolo di Dio nella forma del corpo di Cristo La categoria di popolo di Dio riuscirebbe a individuare l’essenza della chiesa. Si evince la necessità di determinare concretamente che cosa sia sotteso al termine chiesa quando si afferma che “la chiesa fa”, “la chiesa dice” o “la chiesa ha deciso”. Non esiste dubbio che la categoria del popolo di Dio riesce ad esprimere che cosa si debba intendere per chiesa. Ciò non toglie che una tale categoria possa essere integrata da quella di Corpo di Cristo. Possiamo concludere dicendo che la chiesa è il popolo di Dio che si realizza in una forma particolare, quelle del corpo di Cristo, è dal dono del suo corpo, infatti, che viene costituita e realizzata come popolo di Dio Il dove della chiesa Passi significativi Secondo il Vaticano II ci sarebbe una sorta di “rivoluzione copernicana” in direzione di una rinnovata centralità della chiesa locale. Il richiamo di alcuni passi conciliari può risultare utile per riconoscere come al Vaticano II si siano condensati gli elementi innovatori che avevano trovato sviluppo nella teologia precedente al Concilio. Un passo significativo è dato da: “convinti che la principale manifestazione della chiesa si ha nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri”. Quindi possiamo dire che per chiesa dobbiamo intendere la chiesa locale, ovvero laddove si celebra l’Eucaristia presieduta dal vescovo circondato dai suoi collaboratori, cui partecipa attivamente tutto il popolo di Dio. Altri due passi importanti sono: - Lumen Gentium 23: «i vescovi [...] singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro chiese particolari, formate a immagine della chiesa universale, nelle quali e a partire dalle quali esiste la sola e unica chiesa cattolica». - L.G. 26: «chiesa di Cristo è veramente presente (vere adess) in tutte le legittime assemblee locali di fedeli, le quali aderendo ai loro pastori, sono anch'esse chiamate chiese del nuovo testamento». Qui possiamo notare che c’è una notevole apertura all’idea che si dia chiesa laddove si celebra l’Eucaristia sotto la presidenza del vescovo. In un passo particolare possiamo notare che la diocesi non viene chiamata parte, ma prende il nome di porzione; parola che lascia intendere che nella diocesi si realizzi davvero la chiesa. Possiamo concludere dicendo che nell’ultimo Concilio si è avuta una chiara apertura verso un rinnovamento ecclesiologia che ridesse centralità alla chiesa locale. Da questi passi letti, possiamo notare che il Concilio induce a riprendere in considerazione la prospettiva per cui c’è la chiesa laddove vengono radunati i credenti in Cristo, per mezzo dell’annuncio evangelico nello Spirito di Cristo, della celebrazione dei sacramenti e per mezzo del pastore, che garantisce il riferimento apostolico alla comunità dei fedeli. Nel dinamismo della cattolicità Per realizzare la chiesa sono necessari alcuni elementi oggettivi, senza i quali non si può dire in senso stretto che si dia chiesa. Altrettanto necessario è l’elemento soggettivo rappresentato dalla concreta porzione di umanità che viene raccolta, per l’agire dello Spirito, in Cristo. Detto dal punto di vista degli elementi che realizzano la chiesa, ciò può anche essere espresso con l’affermazione che quanto concorre a realizzare la chiesa in un determinato luogo è lo stesso che realizza la chiesa in quanto tale, dunque è lo stesso che immette immediatamente quella data chiesa nella comunione con tutte le altre, formate per mezzo degli stessi elementi. In ogni chiesa locale si realizza il tutto della chiesa e che ogni chiesa locale vive secondo il tutto della chiesa. I diversi elementi che concorrono a realizzare la chiesa mediano la presenza del Risorto che raccoglie il popolo di Dio con il don del suo corpo. Dato che si tratta del dono di Cristo risuscitato dai morti, ogni spazio umano può ormai essere raggiunto dalla sua presenza e quindi Cristo può rendersi presente in ogni luogo e può raccogliere in unità l’umanità ivi presente. Chiese e comunità ecclesiali La posizione da cui si partì era che non si poteva ammettere chiesa al di fuori della chiesa cattolica romana. Vi è una dicitura che dice “la chiesa sussiste nella chiesa cattolica”, in questo caso il verbo di 10 12 sussistere ha il senso di fermarsi, persistere. Quindi l’espressione va intesa nel senso che la chiesa concreta del Nuovo Testamento è ancora rintracciabile nella storia, essa continua a esistere precisamente nella chiesa cattolica. Fuori dei confini della chiesa cattolica non esiste semplicemente un vuoto ecclesiologico. Possiamo dire che il legame dei cristiani non cattolici con la chiesa appare come un dono mediato storicamente dagli elementi che le chiese e comunità ecclesiali hanno mantenuto e che edificano e vivificano la chiesa. Chiesa: per chi? Il fatto che la chiesa sia il popolo di Dio nella forma del corpo di Cristo, in cui si manifesta lo spazio di ospitalità universale che, con il dono del suo corpo, Cristo ha aperto in sé, rende comprensibile come non soltanto la chiesa locale non esaurisca tutta la potenzialità che la chiesa ha in sé, ma non la esaurisca neppure la comunione di tutte le chiese. La chiesa è aperta a tutti e destinata a tutti. Sacramento universale di salvezza Un elemento importante su cui si è discusso nel concilio vaticano II è stata la sacralità. Possiamo dire che l’uso di tale categoria è legittimo quando si specifichi che ad essere sacramento è la chiesa intesa quale popolo di Dio nella forma del corpo di Cristo e che essa è sacramento della salvezza che è apparsa come rivolta a tutti e sintetizzabile nella piena e definitiva comunione dell’uomo con Dio e con gli altri uomini. La chiesa è il luogo in cui si realizza la salvezza offerta da Cristo, sintetizzabile nella comunione verticale e orizzontale. Possiamo dire che la salvezza si può riassumere nella comunione dell’uomo con Dio e, nell’unità degli uomini risulta anche comprensibile che la salvezza inizi a realizzarsi sulla terra in una comunità in cui gli uomini sono resi partecipi della vita di Dio ed entrano in una comunione reciproca. La chiesa non è un’entità che esiste per se stessa, ma rinvia fuori e oltre se stessa, verso la salvezza degli uomini e la salvezza del mondo. La chiesa quindi è il luogo in cui si manifesta in modo invocativo la salvezza offerta da Cristo nel dono del suo corpo, dono che ha destinazione universale. Responsabilità Il Concilio Vaticano II ribadisce tale tratto che contraddistingue da sempre l’auto-consapevolezza della chiesa ovvero di essere al servizio della salvezza di tutta l’umanità. In questo caso con il termine chiesa si fa riferimento alla comunità dei credenti. È il popolo di Dio, ovvero questa concreta porzione di umanità che cammina nella storia ad essere necessario alla salvezza. La chiesa è dunque necessaria per la salvezza dell’umanità, il che equivale anche a dire che è il suo essere sacramento (segno e strumento) della salvezza offerta da Cristo a costituire la chiesa necessaria alla salvezza. Un passo di Ratzinger ci dice: “Cristo solo salva, si; ma questo Cristo, che solo salva, non è mai solo, poiché la sua azione di salvezza ha appunto la sua caratteristica nel fatto che egli non fa dell'altro semplicemente un ricevente passivo di un dono chiuso in sé, ma lo coinvolge nella sua propria attività: l'uomo viene salvato in quanto collabora a salvare altri. Si viene sempre per cosi dire salvati per gli altri e, in questo senso, anche tramite gli altri. In fondo può essere solo così, se si riflette ancora una volta sull'essenza dell'azione di Cristo. Avevamo detto che l'orientamento dell'esistenza di Gesù, il suo essere vero e proprio, è caratterizzato dalla preposizione "per". Se la "salvezza" consiste nel diventare come egli è, essa si deve allora concretamente configurare come partecipazione a questo 'per'. Allora l'esistenza cristiana deve significare la continua pascha del passaggio dall'essere per sé all'essere gli uni per gli altri. E possiamo cosi ora ritornare alla domanda propriamente motrice del tutto: perché in fondo si è cristiani? Possiamo dire: il pieno servizio dell' esplicito stare nella chiesa non viene certo fatto da tutti, ma per tutti”. Questa riflessione ci aiuta a comprendere come quella porzione di umanità che è la chiesa. Accedendo alla salvezza, ovvero al dono della vita di Cristo viene con ciò stesso resa responsabile della salvezza di tutti coloro per cui Cristo ha offerto se stesso. Essere accolti quale popolo di Dio attraverso e nel corpo di Cristo significa partecipare dello stesso dinamismo di offerta della vita in favore di altri. La chiesa non è responsabile se intendiamo la responsabilità come qualcosa che de- responsabilizza e non coinvolge la libera attività altrui. Si tratta piuttosto di una responsabilità che cerca e vuole suscitar altra responsabilità. Missione In alcune epoche molti riteneva che tutto il mondo avesse già conosciuto il Vangelo e che quindi la missione è stata compiuta, ma non è così perché il Concilio Vaticano II ha richiamato il fatto che la chiesa è missionaria per natura sua e che tutti i soggetti ecclesiali ne sono responsabili. Questa è di 11 12 un’acquisizione che si basa su diversi fattori, come per esempio il rinnovamento teologico che si è prodotto intorno al tema della missione, a partire dall’inizio del secolo XX e spesso in stretto collegamento con un ripensamento della questione ecumenica. Il secondo fattore è che l’Europa può essere definita come terra di missione. Il terzo e ultimo fattore è che la Chiesa è mondiale, che è presente in tutto il mondo con vari gradi di intensità. Questa presa di coscienza implica che la missione non possa più essere vista come il compito spettante alla chiesa occidentale rispetto ad altre parti del mondo, ma come un impegno che coinvolge le stesse chiese più giovani. Dato che il dono dell’accoglienza e l’ospitalità in Cristo è però offerto a tutti gli uomini, quanti appartengono alla chiesa non possono mantenere tale dono se non donandolo ad altri. Per questo la missione non può che essere simultaneamente contestuale alle diverse situazioni in cui viene svolta; tenendo conto che la molteplicità dei contesti comporta anche il multiforme darsi dell’umano. di 12 12