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Riassunto libro “Il primo libro di filosofia”, Dispense di Filosofia

Riassunto capitolo per capitolo di tesi e critiche del libro “il primo libro di filosofia”

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 04/01/2023

auroratuzzi
auroratuzzi 🇮🇹

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Scarica Riassunto libro “Il primo libro di filosofia” e più Dispense in PDF di Filosofia solo su Docsity! “IL PRIMO LIBRO DI FILOSOFIA” 1. DIO Dio esiste? Se Dio esistesse l’esistenza umana potrebbe avere uno scopo e potremmo sperare nella vita eterna, se non esistesse dovremmo costruirci da soli il significato della nostra vita è probabilmente la morte sarebbe la fine di tutto. I filosofi rivolgono la loro attenzione alla religione e si interrogano esaminando le varie tesi a favore e contro l’esistenza di Dio. Il punto di partenza spesso è il TEISMO, dottrina riguardo la natura di Dio, secondo cui esiste un Dio ONNIPOTENTE ( capace di ogni cosa), ONNISCIENTE (conosce ogni cosa) e BENEVOLO ( totalmente buono). Questo Dio descritto dai teisti esiste? Ci sono diversi argomenti tesi a dimostrare l’esistenza di Dio che verranno presi in considerazione. 1. L’ARGOMENTO TEOLOGICO L’argomento teologico è quello più usato a favore dell’esistenza di Dio. OGNI COSA NEL MONDO E NELLA NATURA E’ PERFETTAMENTE ADATTA ALLA FUNZIONE CHE SVOLGE, ogni cosa porta con sé la prova di essere stata progettata e questo dimostrerebbe l’esistenza di un Creatore. I sostenitori come Paley affermano che la complessità e l’efficienza di oggetti naturali (occhio) sono una prova del fatto che devono essere stati progettati da Dio. Come possiamo osservare un orologio e dire che sia stato costruito da un orologiaio, così osservando l’occhio possiamo dire sia stato costruito da una sorta di orologiaio divino. Vediamo una cosa e cerchiamo di capire cosa l’ha causato. Questo è un argomento conosciuto come ARGOMENTO PER ANALOGIA ed è fondato sul principio secondo cui se due cose sono simili per qualche aspetto, allora probabilmente saranno simili anche per altre. Forti ragioni si oppongono a questo argomento. 2. CRITICHE ALL’ARGOMENTO TEOLOGICO 2.1 DEBOLEZZA DELL’ANALOGIA Si basa su un’analogia debole, si da per scontato che ci sia una somiglianza significativa tra oggetti naturali e oggetti che sappiamo essere stati progettati 2.2 EVOLUZIONE L’orologiaio divino non è l’unica spiegazione al perchè animali e piante siano così ben adatte alle loro funzioni bensì è spiegabile anche attraverso la TEORIA DELL’EVOLUZIONE di Darwin, secondo cui attraverso un processo di selezione, siano solamente gli animali e piante più adatti al loro ambiente a sopravvivere, e questo spiegherebbe il fenomeno di adattamento senza inserire la nozione di Dio, indebolendo l’argomento teologico basandosi sulla teoria del meccanismo di adattamento biologico e non creato da Dio. 2.3 LIMITI DELLE CONCLUSIONI L’argomento teologico NON DIMOSTRA L’ESISTENZA DI UN DIO UNICO, ONNIPOTENTE, ONNISCIENTE E BUONO. 1 Non c’è ragione di credere che esista un unico Dio, fallisce il tentativo di dimostrare il monoteismo. 2 Non prova che Dio sia onnipotente perché il mondo presenta degli “errori di progettazione” come ad esempio l’occhio può essere miope. 3 Non si può affermare che sia buono e onnisciente in quanto esiste il male nel mondo, esiste la crudeltà umana, l’assassinio, la tortura, i disastri naturali, e Dio se fosse benevolo le eviterebbe. 3. IL PRINCIPIO ANTROPICO Tentativo di difendere una variante dell'argomento teleologico. Secondo questa concezione le probabilità che il mondo si rivelasse adatto alla sopravvivenza e allo sviluppo degli uomini erano così scarse che si può concludere che il mondo sia il lavoro di un architetto divino. Perciò il fatto che gli esseri umani si siano evoluti e siano sopravvissuti ci fornirebbe la prova dell'esistenza di Dio. Dio deve aver esercitato un controllo sulle condizioni fisiche del nostro universo e deve averle regolate in modo da permettere l'evoluzione della forma umana di vita. Questa concezione è avvalorata da ricerche che confermano il limitato ambito di variazione delle condizioni iniziali che permettono un universo in cui la vita si possa sviluppare. Esiste un’importante obiezione. 4. CRITICHE AL PRINCIPIO ANTROPICO 4.1 L’OBIEZIONE DELLA LOTTERIA L’errore sta nell’ assumere che quando accade qualcosa di improbabile ci debba essere una spiegazione più plausibile rispetto a quella secondo cui esso è avvenuto naturalmente. 5. L’ARGOMENTO COSMOLOGICO Conosciuto anche come argomento della causa prima, si basa solamente sul fatto empirico che l'universo esiste, afferma che ogni cosa è stata causata da un'altra cosa anteriore nel tempo: nulla è giunto a esistere senza una causa. Risalendo all'indietro lungo questa catena, trova la causa originale: Dio. 6. CRITICHE ALL’ARGOMENTO COSMOLOGICO 13. CRITICHE AL LIBERO ARBITRIO 13.1 DUE ASSUNZIONI FONDAMENTALI Ma la sofferenza può essere così terribile che molti preferirebbero, se potessero scegliere, che tutti fossero programmati per fare solo il bene, piuttosto che dover sopportare tali dolori, progettati con l’illusione di possedere il libero arbitrio. La seconda assunzione è che gli esseri umani però posseggono veramente il libero arbitrio e non è solamente un’illusione. 13.2 LIBERO ARBITRIO SENZA MALE Ma se Dio è veramente onnipotente, presumibilmente fa parte dei suoi poteri avere creato un mondo in cui sia presente il libero arbitrio ma non il male; ma coloro che accettano l’argomento del libero arbitrio sostengono che una situazione di questo tipo non permetterebbe un libero arbitrio autentico. 13.3 POSSIBILITA’ DELL’INTERVENTO DIVINO I teisti credono che Dio possa intervenire e intervenga di fatto tramite miracoli; ma perché allora Dio non è intervenuto per impedire l’olocausto, o la seconda guerra mondiale? 13.4 MANCATA SPIEGAZIONE DEL MALE NATURALE Il libero arbitrio comunque potrebbe giustificare solo il male morale, non il male naturale, a meno che non si accetti la teoria della Caduta nella quale il tradimento della fiducia di Dio di Adamo ed Eva abbia introdotto il male nel mondo. 13.5 BENEFICI DELLA LEGGE DI NATURA Senza una regolarità nella natura il nostro mondo sarebbe un puro caos e noi non avremmo modo di prevedere le conseguenze delle nostre azioni. La scienza si basa sulla presenza nella natura di una certa regolarità grazie alla quale case simili tendono a produrre effetti simili. Il male naturale è giustificato in quanto è solo uno sfortunato effetto collaterale delle leggi di natura che continuano a operare in modo regolare. Innanzitutto non spiega perché un essere onnipotente come Dio non potrebbe aver creato delle leggi di natura che non producono alcun male. Una risposta possibile è che anche Dio è vincolato dalle leggi di natura; ma ciò suggerirebbe che Dio non è davvero onnipotente. Questo argomento non riesce spiegare perché Dio non intervenga più spesso miracoli. 14. L’ARGOMENTO DEI MIRACOLI Un miracolo può essere definito come una forma di intervento divino nel normale corso degli eventi, un intervento che implica la violazione di una legge di natura. Una legge di natura è una generalizzazione riguarda il modo in cui determinate cose si comportano e queste leggi si basano su un grande numero di osservazioni. Molte religioni affermano che Dio ha compiuto miracoli e che le testimonianze di questi miracoli dovrebbero essere considerate come conferma dell'esistenza di dio. I miracoli vanno distinti dagli eventi straordinari. 15. HUME E I MIRACOLI Ci sono però forti argomenti contro l'idea di basare la credenza in Dio sui resoconti di miracoli. David Hume, ha sostenuto che una persona razionale non dovrebbe mai credere alla testimonianza di un miracolo, a meno che un errore del testimone costituisca miracolo ancora maggiore. In questa affermazione Hume sta deliberatamente giocando sul significato della parola miracolo usando questa parola nel suo significato comune che comprende ciò che è fuori dall’ordinario. Hume riteneva che non ci fosse mai stato un resoconto sufficientemente affidabile di un miracolo su cui fondare la credenza in Dio, E per dimostrarlo senza limite di grande forza. 15.1 L’IMPROBABILITA’ DEI MIRACOLI Perchè qualcosa sia accettato come legge di natura deve essere confermato dalla massima evidenza possibile. Una persona saggia baserà sempre le sue credenze sull'evidenza disponibile. Nel caso della testimonianza di un miracolo l'evidenza penderà sempre dalla parte della negazione del miracolo. 15.2 FATTORI PSICOLOGICI Possono indurre la gente ad auto-ingannarsi riguarda il prodursi di miracoli. Abbiamo una forte tendenza a credere cose altamente improbabili e ciò a causa del piacere che proviamo nell'abbandonarci a simili credenze fantastiche. Allo stesso modo siamo pronti a credere alle testimonianze dei miracoli perché molti di noi vorrebbero che tali testimonianze fossero vere. Inoltre pensare di essere stato il prescelto per testimoniare un miracolo è una forte tentazione. Questo può indurre le persone interpretare eventi semplicemente straordinari come miracoli che rivelano loro dio. 15.3 CONTRADDIZIONI TRA MIRACOLI E RELIGIONI DIVERSE Ciascuna di esse può fornire prove simili, di conseguenza l'argomento basato sui miracoli proverebbe l'esistenza delle diverse divinità di cui ciascuna religione afferma l’esistenza. Ma ovviamente queste divinità differenti non possono esistere tutte insieme, non è possibile che ci siano al tempo stesso l'unico dio del cristianesimo e le molte divinità induiste. Così i miracoli proclamati dalle varie religioni annullano reciprocamente il valore di prova dell'esistenza di una divinità. 16. L’ARGOMENTO DEL GIOCATORE D’AZZARDO: LA SCOMMESSA DI PASCAL Il filosofo matematico è conosciuto nella scommessa di Pascal chiara come scopo dimostrare che un giocatore ragionevole farebbe bene a puntare sull'esistenza di Dio. I risultati possibili sono quattro: • Ci scommettiamo sull'esistenza di Dio vinciamo, quindi Dio esiste, guadagna polemica interna. • Perdiamo, quindi Dio non esiste, possiamo perderci con i piaceri mondani, sprecare molte ore pregando e vivere in un’illusione. • Scommettiamo sulla non esistenza di Dio vinciamo, quindi Dio non esiste, possiamo vivere una vita priva di illusioni e sentirci liberi. • Perdiamo, quindi Dio esiste, perdiamo la possibilità nella vita eterna e possiamo anche correre il rischio di un'eterna dannazione. Pascal ha sostenuto che la condotta per noi più razionale è quella di credere che Dio esista. Se abbiamo ragione, giochiamo per vincere la vita eterna. Scommettiamo che Dio esiste e ci sbagliamo, non rischiamo di perdere così tanto come nel caso ci sbagliamo avendo scelto di scommettere che Dio non esiste. Se vogliamo massimizzare le nostre possibilità di vincite e minimizzare le nostre possibili perdite, dobbiamo credere nell'esistenza di Dio. 17. CRITICHE ALL’ARGOMENTO DEL GIOCATORE 17.1 NON SI PUÒ’ DECIDERE DI CREDERE Però non ci è possibile credere in qualsiasi cosa desideriamo credere. Non possiamo decidere di chiedere qualcosa. Per potervi credere è necessario che io sia preventivamente convinto che le cose stiano così. Ma l'argomento del giocatore non produce nessuna prova per convincermi dell'esistenza di Dio. Pascal aveva una soluzione al problema di come indurre non stessi a credere in Dio anche se questo contrasta le nostre opinioni: agire come se già credessimo nell'esistenza di dio, come andare in chiesa. Sosteneva che se producessimo i segni esteriori della credenza in Dio, molto rapidamente svilupperemmo la credenza vera e propria. 17.2 INAPPROPRIATEZZA DELL’ARGOMENTO Tutto il procedimento e il ragionamento appaiono insinceri e motivati dall’interesse personale. 18. CONCEZIONE NON-REALISTA DI DIO I non- realisti sostengono che è un errore pensare a Dio come qualcosa che esiste indipendentemente dagli esseri umani. Quando un non-realista afferma di credere in Dio, non significa che crede in dio come un'entità che esiste realmente in un regno separato, il tipo di Dio descritto dal teismo tradizionale, intendono che si impegnano rispetto a un particolare insieme di valori morali E spirituali E che linguaggio della religione fornisce un modo particolarmente efficace di rappresentare questi valori (secondo Don Cupitt). Secondo i non-realisti coloro che credono che Dio esista là fuori, come una cosa da scoprire prigionieri di un modo di pensare mitologico. 1. TEORIE DEONTOLOGICHE Pongono l'accento sul fatto che ciascuno di noi ha certi doveri lo affermano che agire moralmente consiste nel compiere il nostro dovere. È proprio l'idea che alcune azioni siano giuste o sbagliate in modo assoluto che distingue le teorie etiche deontologiche dalle teorie etiche consequenzialiste. Esistono due teorie etiche deontologiche. Si dividono in etica cristiana ed etica kantiana. 2. ETICA CRISTIANA La dottrina religiosa modella tutte le nostre convinzioni su ciò che la morale stessa è. Chi crede che la Bibbia se la parola di dio non avrà dubbi sul significato di giusto (ciò che Dio vuole) sbagliato (ciò che va contro la volontà di Dio). La moralità consiste semplicemente nell'obbedire ai comandi di Dio seguendo anche I 10 comandamenti. Ma la morale è cristiana molto più complicata della semplice obbedienza al 10 comandamenti. C'è gente che dice che se dio non esiste nemmeno la morale esiste . 3. CRITICHE ALL’ETICA CRISTIANA 3.1 QUAL’E’ LA VOLONTA’ DI DIO Bisogna determinare quali sia effettivamente la volontà di Dio, i cristiani in genere rispondono la Bibbia, ma quest'ultima è aperta a interpretazioni numerose e spesso conflittuali. 3.2 DILEMMA DELL’EUTIFRONE Quando si presentano solo due possibili alternative e nessuna delle due è desiderabile, si ha un dilemma. Il dilemma che si prenderà qui in considerazioneÈstataformulataperlaprimavoltanell’EutifronediPlatone.Dioordina o approva l’azione perché essa è moralmente buona? Se Dio ordina o approva un'azione perché essa è moralmente buona, ciò rende in qualche modo la morale indipendente da Dio, che significa riproporre Valori morali preesistenti nell'universo: perché crearli, li scopre. Sarebbe dunque possibile descrivere la morale in modo esauriente senza dover nominare dio, Quindi dio non la fonte della morale. O è il fatto che Dio la ordini o la approvi a renderla moralmente buona? Se Dio crea ciò che è giusto E ciò che è sbagliato semplicemente con il suo comando o la sua approvazione, la morale sembra diventare piuttosto arbitraria. In linea di principio dio avrebbe potuto dichiarare l'omicidio moralmente lodevole ed esso sarebbe stato tale. 3.3 ASSUNZIONE DELL’ESISTENZA DI DIO Se Dio non fosse benevolo, perché agire in accordo con la sua volontà sarebbe considerato moralmente buono? 4. ETICA KANTIANA 4.1 MOTIVI Kant si è interessato ala domanda “che cos’è la morale?” .Per Kant era chiaro che un'azione è morale solo se compiuta per senso del dovere, piuttosto che semplicemente per un'inclinazione, Un sentimento ho la possibilità di qualche tipo di guadagno per chi la compie. Se agisco solamente a causa dei miei sentimenti di compassione invece che per un senso di dovere, la mia azione non è un'azione morale. Dunque per Kant il motivo di un'azione È molto più importante dell'azione stessa E delle sue conseguenze; egli pensava che per sapere se qualcuno sta agendo moralmente O no si debbano conoscere le sue intenzioni. La maggior parte dei filosofi morali concorderebbe con Kant nel ritenere che l'interesse personale non sia un motivo appropriato per un'azione morale. Ma molti non sarebbero d'accordo con la sua affermazione che provare o non provare un'emozione come la compassione sia irrilevante per la valutazione morale delle azioni. Kant ha concentrato la sua attenzione sui motivi delle azioni anziché sulle loro conseguenze perché credeva che tutti potessero comportarsi in modo morale. 4.2 LE MASSIME Kant chiama Massime le intenzioni che stanno dietro a ogni azione. Una massima è il principio generale che sottende un’azione. 4.3 L’IMPERATIVO CATEGORICO Kant riteneva che in quanto esseri umani razionali abbiamo certi doveri i quali sono categorici, ovvero assoluti incondizionati. Questi doveri devono essere rispettati qualunque siano le conseguenze che ne possono derivare, pensava che la morale fosse un sistema di imperativi categorici: ordini ad agire in determinati modi. Egli pone in contrapposizione I doveri categorici con quelli ipotetici, I quali ci dicono che cosa si deve o non si deve fare se si vuole ottenere o evitare un determinato effetto. Kant pensava che ci fosse uno solo imperativo categorico fondamentale: “agisci solo seguendo le massime che tu possa al tempo stesso volere come leggi universali”. Questo principio è conosciuto come il principio di universalizzabilità. 4.4 UNIVERSALIZZABILITA’ Kant pensava che perché un'azione possa essere considerata morale, la massima sottostante debba essere universalizzabile. Ciò non significa che qualunque massima che possa essere universalizzata sia per questa stessa ragione una massima morale. Questa nozione di universalizzabilità è una versione della cosiddetta regola d'oro del cristianesimo: “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. 4.5 MEZZI E FINI Un’altra delle versioni kantiane dell'imperativo categorico è: “tratta le altre persone come fini in sé, e mai come mezzi per un fine”. Questo è un modo per dire che non dobbiamo usare le altre persone, ma dobbiamo sempre riconoscere la loro umanità. 5. CRITICHE ALL’ETICA KANTIANA 5.1 VUOTEZZA L’etica kantiana viene criticata perché fornisce sono la cornice generale che mostra la struttura dei giudizi morali, senza dare nessun ausilio a chi debba prendere decisioni morali effettive. Fornisce dunque poco aiuto a chi tenti di decidere come deve comportarsi. La teoria di Kant non fornisce risposte soddisfacenti a molte questioni morali: non può far fronte facilmente ai conflitti di doveri E non mi dice che cosa devo fare quando questi due doveri confliggono. 5.2 UNIVERSALIZZABILITA’ DI ATTI IMMORALI L'altra debolezza che alcuni scorgono nella teoria di Kant è che essa pare permettere alcuni atti chiaramente immorali; ma questo tipo di critica non costituisce una critica a Kant, in quanto ignora la versione mezzi/fini dell'imperativo categorico, che contraddice apertamente. Uccidere coloro che si frappongono Sulla nostra via difficilmente può essere considerato un modo di trattarli come fini in sé: non si chiede infatti conto dei loro interessi. 5.3 ASPETTI IMPLAUSBILI Innanzitutto l’etica kantiana sembra giustificare alcune azioni assurde, in secondo luogo, il ruolo che la teoria assegna a emozioni come la compassione, la simpatia e la pietà sembra inadeguato (Kant respinge queste emozioni come irrilevanti per la morale: Io solo motivato piatto per l'azione morale è il senso del dovere), in terzo luogo, la teoria non tiene conto delle conseguenze delle azioni. Kant, tuttavia, riconoscere alcuni tipi di incompetenza sono colpevoli. 6. CONSEQUENZIALISMO 11. UTILITARISMO DELLA REGOLA Alcuni filosofi hanno suggerito una versione modificata della teoria. Combina i migliori aspetti dell'utilitarismo dell’atto con i migliori aspetti dell'etica deontologica. Piuttosto che valutare le conseguenze di ciascuna azione separatamente, adottano regole generali riguarda ai tipi di azioni che tendono a produrre la maggiore felicità per il maggior numero di persone. In modo analogo un utilitarista della regola difenderà il principio secondo cui si deve tener fede alle promesse, perché in generale esso genera più felicità che infelicità. Ha il grande vantaggio pratico di rendere superflua l'esecuzione di calcoli complicati ogni volta che dobbiamo prendere una decisione morale. Tuttavia, una persona le cui inclinazioni morali fondamentali siano di tipo utilitaristico considererà ingiusto E perverso attenersi strettamente alla regola anziché valutare caso particolare. 12. TEORIA DELLE VIRTU’ Conosciuta anche come neoaristotelismo, a differenza dei kantiani e degli utilitaristi, sono interessati al carattere e alla vita degli individui nella loro interezza. La domanda centrale è “come devo vivere?”. La risposta è coltivando le virtù si fiorisce come esseri umani. 12.1 FIORITURA Viene chiamata anche eudaimonia ed è un termine che si applica a tutta la vita. Si tratta di un modo di vivere la propria vita con successo e soddisfazione 12.2 LE VIRTU’ Coltivare le virtù è il modo per fiorire come esseri umani. La virtù è uno schema in base a cui si regola il proprio comportamento, una tendenza ad agire, desiderare, sentire in certi modi nelle situazioni appropriate. Provare le emozioni appropriate per Aristotele era centrale nell’arte di condurre una vita buona. Una persona virtuosa è chi ha armonizzato tutte le virtù e le ha intrecciate nella trama della propria vita. 13. CRITICHE ALLA TEORIA DELLE VIRTÙ’ 13.1 QUALI VIRTÙ’ DOBBIAMO ADOTTARE? La difficoltà sta nel stabilire quali schemi di comportamento debbano essere considerati virtù. Il pericolo è che i teorici delle virtù si limitino a ridefinire come virtù i loro pregiudizi e i modi di vivere da loro preferiti, e come vizi le attività che disprezzano. 13.2 NATURA UMANA Un’altra critica è che la teoria delle virtù presuppone l’esistenza di una natura umana, l’esistenza di schemi di comportamento e i sentimento appropriati per tutti gli uomini. 14. ETICA APPLICATA Si esaminerà ora come i filosofi applichino le loro teorie a decisioni morali reali anzichè immaginarie. 14.1 EUTANASIA I progressi contemporanei nella tecnologia E nella genetica danno origine continuamente a nuove questioni etiche riguardo la vita E alla morte. Si tratta di una decisione dettata dalla pietà. La questione sorge generalmente in relazione a persona molto vecchie O malati cronici, Soprattutto quando sono soggette grandi sofferenze. Come accade per gran parte dell’etica applicata, le questioni filosofiche che sorgono in relazione all'eutanasia non sono tutte di tipo etico. • Eutanasia volontaria: quando il paziente desidera morire, Ed esprime questo desiderio. •Eutanasia involontaria: quando il paziente non desidera morire, ma il suo desiderio è ignorato. •Eutanasia non volontaria: quando il paziente è incosciente O non è in condizione di esprimere un desiderio. Eutanasia volontaria: chi adotta la teoria etica di Kant potrebbe sentirsi legato al dovere di non uccidere in nessuna circostanza perché Deve rispettare la loro umanità. Un utilitarista vedrebbe la questione in luce molto diversa. La difficoltà non risiede in un conflitto di doveri, ma piuttosto nel modo di calcolare gli effetti delle varie condotte possibili. Dovrebbe considerare le conseguenze per il paziente per il quale il dolore cesserebbe ma causerebbe un grande dolore ai parenti. Un effetto collaterale dell'esecuzione di un singolo atto di eutanasia è che potrebbe rendere più facile per medici poco scrupolosi uccidere dei pazienti con la giustificazione che quello era il loro desiderio. Un teorico delle virtù affronterebbe il problema dell'eutanasia in Modo parzialmente diverso, mettendo in rilievo il carattere della persona che esegue l’eutanasia. Sebbene uccidere un’altra persona sia generalmente contrario sia alla virtù della giustizia sia a quella della carità nel caso specifico dell'eutanasia volontaria, la virtù della carità permetterebbe tale. Un teorico delle virtù in genere non stabilirà delle rigide regole di comportamento, Ma sarà sensibile alle particolarità del singolo caso. 15. ETICA E METAETICA Nella filosofia morale sono interessati anche a questioni di secondo livello (teorie deontologiche, conseguenze riviste E basate sulle virtù sono teorie di primo livello) ossia questioni che non riguardano ciò che dobbiamo fare, ma lo status delle teorie etiche. Una tipica teoria metatetica si domanda: “qual è il significato della parola “giusto” nel contesto morale?”. Esistono tre tipi di teoria metaetiche sono il naturalismo, Il relativismo, l’emotivismo. 16. NATURALISMO Le teorie etiche naturalistiche si basano sull’assunzione che i giudizi etici discendono direttamente da fatti scientificamente accettabili. 17. CRITICHE AL NATURALISMO 17.1 DISTINZIONE FATTI/VALORI Molti filosofi credono che tutte le teorie etiche naturalistiche siano basate su un errore: l'incapacità di riconoscere che fatti e valori sono due generi di cose radicalmente differenti. Gli anti-naturalisti sostengono che nessuna descrizione fattuale conduce mai automaticamente ho un giudizio di valore perché è sempre necessaria un'argomentazione ulteriore .Questo principio è conosciuto come legge di Hume,che è stato uno dei primi a osservare che spesso I filosofi morali passano da discussioni su «ciò che è» a discussioni su «ciò che deve essere» senza giustificare in alcun modo tale passaggio. Gli anti-naturalisti sostengono che l'elemento di connessione necessarie per passare senza scosse dai fatti ai valori in realtà non esiste. Seguendo Moore, gli anti-naturalisti talvolta usano l’espressione «fallacia naturalistica» (per fallacia si intende qui una forma di ragionamento sbagliata) per descrivere nell'errore chi consiste nell'argomentare passando dai fatti ai valori. 17.2 L’ARGOMENTO DELLA QUESTIONE APERTA L'argomento usato da Moore rende più chiare le credenze sull’etica condivise da tutti prima di qualsiasi analisi; è un modo di mostrare che la maggior parte di noi, Per il modo stesso in cui pensa a termini morali come giusto o sbagliato, ha già rifiutato l'atteggiamento naturalistico. 2. UGUAGLIANZA NELLA DISTRIBUZIONE DEL DENARO Un egualitarista estremo potrebbe sostenere che il denaro debba essere distribuito in modo uguale tra tutti gli esseri umani. Giustificata come il modo più conveniente di massimizzare la felicità e minimizzare la sofferenza. 3. CRITICHE ALL’UGUAGLIANZA NELLA DISTRIBUZIONE DEL DENARO 3.1 SCARSA PRATICITA’ E BREVE DURATA L’uguale distribuzione del denaro è irraggiungibile, sarebbe un incubo organizzativo. Il massimo a cui si potrebbe aspirare è una distribuzione del denaro più equa. Diversi individui userebbero il loro denaro in modi diversi e alcuni lo sperpererebbero. 3.2 DIVERISTA’ DEI MERITI Persone diverse meritano ricompense finanziarie differenziate per i lavori che svolgono e il contributo che portano alla società. A volte stipendi più alti servono come incentivo al lavoro. 3.3 DIVERSITA’ DEI BISOGNI Un metodo di distribuzione basato sui bisogni individuali si avvicinerebbe maggiormente all’obiettivo del rispetto della comune umanità di quanto potrebbe farlo un’uguale distribuzione della ricchezza 3.4 MANCANZA DEL DIRITTO ALLA REDISTRIBUZIONE La redistribuzione violerebbe i diritti degli individui a conservare la loro proprietà, e tale violazione è sempre moralmente sbagliata e questi filosofi sostengono che i diritti prevalgono su tutto. 4. UGUAGLIANZA DELLE OPPORTUNITÀ’ DI LAVORO Molti egualitaristi ritengono che tutti dovrebbero avere uguali opportunità lavorative anche se non ci può essere uguale distribuzione della ricchezza, tutti quelli che possiedono la necessaria qualificazione dovrebbero ricevere un’uguale considerazione senza discriminazioni di sesso, razza. 5. DISCRIMINAZIONE INVERSA Discriminazione inversa significa adottare un politica che assume privilegi alle persone a gruppi discriminati. 6. CRITICHE ALLA DISCRIMINAZIONE INVERSA 6.1 SCARSO EGUALITARISMO DELLA DISCRIMINAZIONE INVERSA Gli scopi della discriminazione inversa possono essere egualitari ma molti ritengono che il modo per raggiungerli sia ingiusto. 6.2 RISENTIMENTO Coloro che non riescono ad ottenere un particolare posto di lavoro perchè non provengono da un gruppo svantaggiato possono provare risentimento contro coloro che ottengono il lavoro. 7. UGUAGLIANZA POLITICA: DEMOCRAZIA La democrazia è un metodo per dare a tutti i cittadini una parte delle decisioni politiche. Esistono due concezioni di democrazia, la prima mette l’accento sui cittadini di avere la possibilità di partecipare al governo dello stato attraverso il voto, la seconda infatizza la necessità per uno stato di riflettere i veri interessi dei cittadini. 8. DEMOCRAZIA DIRETTA I primi stati democratici erano democrazie dirette: anzichè eleggere i rappresentanti ognuno votava ciascuna questione, sono realizzabili solo con un piccolo numero di partecipanti. Le democrazie odierne sono rappresentative. 9. DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA In una democrazia rappresentativa si tengono delle elezioni in cui ii votanti scelgono i rappresentanti da loro preferiti. I rappresentanti una volta eletti non sono in genere vincolati dai desideri del popolo. 10. CRITICHE ALLA DEMOCRAZIA 10.1 ILLUSORIETA’ Alcuni teorici hanno criticato le forme di democrazie deliberate fino ad ora in quanto forniscono un senso puramente illusorio di partecipazione alle decisioni politiche. Mera democrazia borghese che riflette i rapporti di potere esistenti (Marx). 10.2 INESPERIENZA DEI VOTANTI Anche Platone critica la democrazia, per prendere buone decisioni politiche c’è bisogno di una grande quantità di conoscenze quindi la democrazia diretta sarà debole perchè lo stato sarebbe nelle mani di persone con scarse capacità e poche conoscenze riguardo ciò che devono decidere, stesso discorso può valere per le democrazia rappresentativa. 10.3 IL PARADOSSO DELLA DEMOCRAZIA Possibilità di conflitti tra la coscienza e le decisioni della maggioranza 11. LIBERTA’ Nel contesto politico sono due i significati di libertà: quello positivo e quello negativo. 12. LIBERTÀ’ NEGATIVA Assenza di coercizione. Se nessuno esercita su di noi una funzione coercitiva siamo liberi nel senso della libertà negativa. E’ libertà da ostacoli o limitazioni. Dovrebbe essere permesso agli individui di condurre i loro “esperimenti sulla vita” liberi da interferenze dello stato. Un’altra giustificazione della punizione è che questa scoraggia la violazione della legge. Se una persona sa che in seguito alla violazione di una legge verrà inevitabilmente messo in prigione è più inevitabile che ci si dia alla devianza. E’ più importante che la punizione venga vista come conseguenza inevitabile del crimine piuttosto che l’individuo punito venga effettivamente rieducato. 21. CRITICHE ALLA DETERRENZA 21.1 PUNIZIONE DEGLI INNOCENTI Potrebbe essere usata per giustificare la punizione di persone innocenti. Punire un capro espiatorio che è ampiamente ritenuto colpevole di un particolare crimine avrà un’effetto deterrente molto grande su coloro che stiano progettando crimini dello stesso tipo. 21.2 INEFFICACIA Alcuni critici sostengono semplicemente che la deterrenza sia inefficace, non scoraggia i criminali. La punizione ha scarso effetto deterrente. 22. PROTEZIONE DELLA SOCIETÀ Un’altra giustificazione è quella basata sulla visione della punizione come protezione della società dalle persone che hanno tendenza a violare la legge e quindi lo stato sarebbe giustificato ad imprigionarlo per prevenire altre offese. 23. CRITICHE ALLA CONCEZIONE DELLA PUNIZIONE COME PROTEZIONE DELLA SOCIETÀ’ 23.1 APPLICABILITA’ LIMITATA Alcuni tipi di crimine possono essere messi in atto più volte dalla stessa persona, limitare la libertà di questa persona minimizza la possibilità che il crimine si ripeta. Esistono però crimini “una tantum” come l’uccisione da parte di una donna del marito violento, è probabile che questa donna non costituisca più un pericolo per la società. 23.2 INEFFICACIA Imprigionare i criminali protegge la società solamente per un breve periodo, a lungo tempo andrà a creare una società sempre più pericolosa in quanto in carcere i prigionieri imparano uno dall’altro come sfuggire alla giustizia. 24. RIEDUCAZIONE Un’altra giustificazione della punizione è quella della funzione rieducativa assegnata alla punizione, servirebbe a correggere il carattere dei criminali per impedire che commettano altri crimini in futuro. La soppressione della libertà quindi potrebbe servire come forma di trattamento rieducativo. 25. CRITICHE ALLA CONCEZIONE DELLA PUNIZIONE COME CORREZIONE 25.1 APPLICABILITA’ LIMITATA I criminali della “una tantum” non avrebbero bisogno di rieducazione mentre alcuni criminali sono incorreggibili. 25.2 INEFFICACIA Le punizioni esistenti raramente rieducano i criminali. 26. DISOBBEDIENZA CIVILE Esiste una tradizione di violazione della legge ritenute da alcuni moralmente accettabili chiamata disobbedienza civile. Questa si ha quando delle persone ritengono che sia loro richiesto di obbedire a leggi o a politiche del governo che si considerano ingiuste. La disobbedienza civile è fatta di violazioni pubbliche e non violente della legge, intese a richiamare l’attenzione su leggi o politiche governative ingiuste. 27. CRITICHE ALLA DISOBBEDIENZA CIVILE 27.1 CONFLITTO CON I PRINCIPI DEMOCRATICI La disobbedienza civile può apparire antidemocratica, violare la legge per protesta sembra andare contro lo spirito della democrazia, tutti troveranno qualche politica governativa poco gradevole nel corso della propria vita ma questo è il prezzo da pagare per vivere in uno stato democratico. Se la disobbedienza civile da parte di una minoranza è efficace, sembra assegnare a una minoranza il potere di capovolgere le decisioni della maggioranza. 27.2 SCIVOLAMENTO VERSO L’ILLEGALITA’ La disobbedienza civile incoraggia la violazione della legge e lungo andare potrebbe minare il potere del governo. Se si considerano accettabili erte forme poco gravi di violazione della legge non ci sarà modo di fermarsi fino a quando nessuno rispetterà più la legge. Però non c’è ragione di credere che gli atti della disobbedienza civili indeboliranno il rispetto per la legge. 4.IL MONDO ESTERNO Le nostre conoscenze fondamentali sul mondo esterno derivano dai cinque sensi. Ma qual’è la relazione tra ciò che penso di vedere e ciò che è realmente davanti a me? Posso mai raggiungere la certezza riguardo a ciò che è là fuori nel mondo esterno? Tutte queste domande fanno riferimento alla filosofia della conoscenza o epistemologia 1. REALISMO DEL SENSO COMUNE Il realismo del senso comune è una concezione condivisa dalla maggior parte delle persone che non hanno studiato filosofia. Assume che ci sia un mondo di oggetti fisici di cui possiamo fare conoscenza diretta attraverso l’uso dei cinque sensi e che questi oggetti continuino ad esistere anche se nessuno li Una seconda assunzione che gli scettici raramente mettono in dubbio è l’affidabilità della logica. Se gli scettici dovessero sollevare dubbi sulla reale affidabilità della logica, ciò minaccerebbe la loro stessa posizione. Anche gli scettici si servono di argomenti che si basano sulla logica: il loro scopo non è quello di contraddirsi. Tuttavia, se essi usassero argomenti logici per provare che nulla è immune al dubbioso allora i loro stessi argomenti logici potrebbero non essere validi. Queste obiezioni non costituiscono però una risposta all’argomento dell’illusione, ma si limitano a suggerire che lo scetticismo ha dei limiti: ci sono alcune assunzioni che devono essere accettate anche dallo scettico più estremo. 8. PENSO DUNQUE SONO Non c’è nulla di cui si può essere certi quindi? Descartes dice che il fatto stesso di essere ingannato mi mostrerebbe qualcosa di certo cioè che io esisto, poichè se non esistessi non potrebbe essere niente da ingannare. 9. CRITICA AL COGITÒ Descartes avrebbe dovuto dire “ci sono dei pensieri” invece ha dato per scontato che se ci sono dei pensieri allora ci deve essere qualcuno che li pensa. 10. REALISMO RAPPRESENTATIVO Il realismo rappresentativo è una versione modificata del realismo del senso comune. La percezione viene concepita come il risultato della consapevolezza delle rappresentazioni interne del mondo esterno. Quando vedo un gabbiano non ho un contatto sensoriale ma ciò che vedo è una rappresentazione mentale del gabbiano prodotta dai sensi. Il realismo rappresentativo distingue qualità primarie da quelle secondarie. 10.1 QUALITA’ PRIMARIE E SECONDARIE Le qualità primarie sono quelle che un oggetto possiede realmente indipendentemente dalla mia percezione, comprendono dimensioni, forma, movimento. Le qualità primarie danno origine a quelle secondarie che comprendono il gusto, L’olfatto, il gusto ma non sono reali. La bianchezza di un vestito non è parte del vestito come lo è la sua forma, sono prodotto dell’apparato sensoriale. 11. CRITICHE AL REALISMO RAPPRESENTATIVO 11.1 L’OMINO NELLA MENTE Secondo il realismo rappresentativo, quando percepiamo qualcosa lo facciamo attraverso una rappresentazione mentale. Perciò vedere qualcuno che mi viene incontro è come vedere un film di questa avvenimento. È come se avessi un omino seduto nella mia testa che interpreta ciò che sta succedendo. 11.2 INCONOSCIBILITA’ DEL MONDO REALE Il realismo rappresentativo rende il mondo reale inconoscibile o conoscibile sono in modo indiretto. Tutto ciò di cui possiamo fare conoscenza sono le nostre rappresentazioni mentali del mondo, come se tutti noi fossimo intrappolati in un cinema privato. 12. IDEALISMO Anche l’idealismo considera i dati sensoriali l’ingrediente fondamentale della nostra esperienza del mondo, tutta la nostra esperienza è oggetto di rappresentazioni mentali e non del mondo. Sostiene inoltre che non esiste alcuna giustificazione per affermare che il mondo esterno esiste poichè non è conoscibile. Non abbiamo bisogno di introdurre l’idea che oltre alla nostra esperienza ci sia un mondo esterno: tutto ciò di cui possiamo conoscere qualcosa sono le nostre esperienze. Le parole “la mia chitarra” fanno riferimento a uno schema ripetuto di esperienze sensoriali e non ad un oggetto fisico che esiste indipendentemente dalle mie percezioni. Siamo tutti rinchiusi in un cinema a guardare film personali, non esiste un mondo al di fuori del cinema. 13.CRITICHE ALL’IDEALISMO 13.1 ALLUCINAZIONI E SOGNI Se tutto ciò di cui abbiamo esperienza sono le nostre idee, come possiamo distinguere tra realtà e immaginazione? Gli idealisti rispondono che se avessi un’allucinazione della chitarra non ne potrei fare esperienza sensoriale. 13.2 SOLIPSISMO Sembra condurre al solipsismo che è la concezione secondo cui tutto ciò che esiste è la mia mente e ogni altra cosa è solo creazione della mia mente. Delle altre persone ho, come per gli oggetti, solo schemi ripetuti di un’informazione sensoriale. 13.3 SEMPLICITA’ DI SPIEGAZIONE Anche se concordiamo con l’idealista che tutto ciò a cui abbiamo accesso sono le nostre esperienze sensoriali, potremmo ancora voler sapere che cosa causa queste esperienze e perché esse seguono schemi regolari. Gli oggetti fisici esistono realmente «là fuori» nel mondo esterno, e costituiscono la causa delle esperienze sensoriali che ne abbiamo. Questo è sicuramente ciò che Samuel Johnson intendeva dire quando, in risposta all’idealismo del vescovo Berkeley, diede un calcio alla grossa pietra molto pesante, dicendo: «Questa è la mia confutazione». Berkeley riteneva che fosse Dio, non gli oggetti fisici, a costituire la causa delle nostre esperienze sensoriali. Dio percepisce sempre tutti gli oggetti, così che il mondo continua a esistere anche quando non è percepito dagli esseri umani. Tuttavia l’esistenza di Dio non può essere data per scontata. Per molti l’esistenza di oggetti fisici reali costituisce un’ipotesi molto più accettabile come spiegazione delle cause delle nostre esperienze. 14. FENOMENISMO Come l’idealismo, il fenomenismo è una teoria basata sull’idea che abbiamo accesso solamente all’esperienza sensoriale e non al mondo esterno, ma secondo questa teoria gli oggetti fisici possono essere descritti come schemi di esperienze sensoriali reali e possibili, che continuano ad esistere anche quando non li sto percependo. 15. CRITICHE AL FENOMENISMO 15.1 DIFFICOLTA’ NEL DESCRIVERE GLI OGGETTI E’ complicato esprimere solo in termini di esperienze sensoriali un’affermazione su un oggetto fisico. 15. 2 L’ARGOMENTO DEL LINGUAGGIO PRIVATO Anche questo sembra condurre al solipsismo. L’argomento del linguaggio privato mostra che un simile processo privato di denominazione e reidentificazione di sensazioni non può avere luogo, e perciò costituisce una critica al fenomenismo. Tutto il linguaggio dipende da regole, e le regole 4. INFERENZA ALLA MIGLIORE SPIEGAZIONE Un’altro stile di ragionamento induttivo è quello dell’ abduzione secondo cui valutiamo la plausibilità di un’ipotesi in base al genere di spiegazioni che essa offre, l’ipotesi migliore è quella che spiega di più, vedo degli indizi ma non deduco la conclusione: ci sono altre spiegazioni possibili di ciò che è successo. 5. UN ALTRO ASPETTO DEL PROBLEMA DELL’INDUZIONE Ci sono numerose generalizzazioni, molto diverse tra loro, che possiamo formulare sulla base del passato, tutte compatibili con i dati disponibili. Possono fornire previsioni riguardo al futuro completamente diverse. L'esempio di blerde mette in evidenza il problema dell’induzione. Le previsioni che avanziamo sulla base dell’induzione non sono le uniche che potremmo avanzare servendoci delle prove disponibili. 6. TENTATIVI DI SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELL’INDUZIONE 6.1 EFFICACIA La fiducia nell’ induzione è fruttuosa in quanto si tratta di un metodo nella maggiore dei casi utile per scoprire le regolarità nel mondo della natura e predire il comportamento futuro. 6.2 EVOLUZIONE Le affermazioni universali presuppongono una somiglianza tra gli individui che sono raggruppati insieme. Non c’è un modo unico per generalizzare le cose ma alcune generalizzazioni ci sembrano più naturali di altre a causa della teoria dell’evoluzione. 6.3 PROBABILITA’ Benchè non si può dimostrare la certezza assoluta dell’induzione, si può dimostrare che la sua verità è molto probabile, maggiore è il numero di osservazioni che confermano queste leggi, più è probabile che siano vere. 7. FALSIFICAZIONISMO I falsificazionisti sostengono che la concezione ingenua della scienza è sbagliata, gli scienziati non partono da osservazioni ma da una teoria. Le teorie scientifiche sono congetture di cui no si deve tanto provarne la verità quanto la falsità. Una teoria che si dimostri falsa viene accantonata o modificata. Un esempio falsificante è sufficiente a dimostrare che una teora non sia vera ma mille osservazioni a conferma di una teoria non possono garantire al 100% che sia vera e rimarrà valida. Le generalizzazioni sono più facili da confutare che da dimostrare. 7.1 FALSIFICABILITA’ Il falsificazionismo distingue ipotesi scientifiche utili e irrilevanti per la scienza. Più un’affermazione è falsificabile più è utile alla scienza in quanto incoraggia all’elaborazione di una nuova ipotesi che non sia così facilmente falsificabile, permettono alla scienza di progredire e sostituirle con teorie migliori. 8. CRITICHE AL FALSIFICAZIONISMO 8.1 RUOLO DELLA CONFERMA Le previsioni corrette formulate sulla base di ipotesi svolgono un ruolo significativo nel progresso scientifico. 8.2 ERRORE UMANO Il falsificazionismo sembra sostenere di abbandonare una teoria sulla base di un solo caso di falsificabilità non tenendo conto a possibili errori o interpretazioni sbagliate dei risultati. 8.3 INADEGUATEZZA STORICA La presenza di casi apparentemente falsificanti non ha indotto grandi scienziati ad abbandonare le loro ipotesi, la teoria falsificazionista non sempre si adatta alla storia reale della scienza. 9. SCIENTISMO Spesso vengono avanzate pretese ambiziose nelle possibilità della scienza. Alcuni hanno sostenuto che la scienza può spiegare tutto ciò che c’è di importante a proposito della condizione umana. Se qualcosa non può essere spiegato in ambito scientifico allora non potrà mai essere spiegato. 10. CRITICHE ALLO SCIENTISMO 10.1 CONCEZIONE IMPOVERITA DELLA SPIEGAZIONE Le spiegazioni scientifiche hanno il loro ruolo, ma non sono tutto, lo scientismo sopravvaluta la spiegazione scientifica. 6.LA MENTE 1. FILOSOFIA DELLA MENTE E PSICOLOGIA Filosofia e psicologia vanno ben distinte, la psicologia è studio scientifico del comportamento e del pensiero umano ed è una disciplina sperimentale, la filosofia della mente invece si concentra sull’analisi dei concetti e si pone questioni come “che cos’è la mente?” “Cosa intendiamo per malattia mentale?” “Abbiamo una mente distinta dal corpo?” 2. IL PROBLEMA MENTE/CORPO Nel modo in cui descriviamo noi stessi e il mondo che ci circonda tracciamo una distinzione tra aspetti mentali e aspetti fisici. Ma esiste effettivamente una divisione reale tra mente e corpo? Coloro che ritengono che mente e corpo siano separati si chiamano dualisti mente/corpo; quelli che credono che il mentale sia la stessa cosa del fisico sono noti come fisicalisti. 3. ZOMBI Questa versione afferma che gli eventi mentali sono identici a eventi fisici. Un pensiero sul tempo atmosferico è semplicemente un particolare stato del cervello. Questa teoria è nota come teoria dell'identità dei tipi. Tutti gli stati fisici di un particolare tipo sono anche stati mentali di un particolare tipo. “Un pensiero sul tempo” e “un particolare stato del cervello” possono essere due modi per riferirsi alla stessa cosa. Descrivono lo stesso evento ma il loro significato è leggermente diverso. 9. CRITICHE ALLA TEORIA DELL’IDENTITA’ DEI TIPI 9.1 CONOSCENZA DEI PENSIERI E DEI PROCESSI CEREBRALI Il pensiero non può essere identico a un processo cerebrale perchè è possibile avere conoscenza del pensiero (abbiamo conoscenza diretta del nostro pensiero) senza sapere nulla di neuropsicologia. 9.2 PROPRIETA’ DEI PENSIERI E DEI PROCESSI CEREBRALI Se un pensiero riguardo a mia sorella è identico a un determinato stato cerebrale ne consegue che il pensiero deve essere localizzato esattamente nello stesso luogo in un si realizza lo stato cerebrale, i pensieri però non sembrano avere una localizzazione. 9.3 TUTTI I PENSIERI RIGUARDANO QUALCOSA E’ impossibile avere un pensiero che non verta assolutamente su nulla. I processi e gli stati cerebrali sembrano però non vertere su nulla. 9.4 QUALIA Il fisicalismo viene criticato per non tenere conto dell’esperienza conscia. La coscienza comprende sensazioni, sentimenti, dolore, gioia, desiderio, l’insieme di queste cose viene chiamata qualia. Queste non possono venire così facilmente parafrasate come “un certo stato cerebrale” in quanto è presente una sensazione particolare che non ha a che fare con oggetti inanimati. Ridurre questo ad uno stato cerebrale non spiega come ciò sia possibile l’esistenza di qualia. 9.5 DIFFERENZE INDIVIDUALI Un’altra critica è che i pensieri sul tempo atmosferico devono essere tutti stati cerebrali dello stesso tipo, anche quando si parla di pensieri appartenenti a persone diverse. Ci sono buone ragioni per pensare che i cervelli di persone diverse funzionino in modi differenti. Un’assunzione fondamentale della teoria dell’identità dei tipi è che due persone possono avere pensieri esattamente dello stesso tipo. Sembra che quest’assunzione piuttosto dubbia. 10. TEORIA DEL’IDENTITA’ DELLE OCCORENZE Una via d’uscita per sfuggire ad alcune di queste critiche alla teoria dell’identità dei tipi, sostiene che tutti i pensieri sono identici a stati cerebrale. Ma prevede che pensieri dello stesso tipo possano non essere stati cerebrali dello stesso tipo. Si basa sulla distinzione tra «tipo» e «occorrenza». Tutte le copie del libro «Guerra e pace» sono occorrenze di un tipo particolare; se si possiede un «maggiolino» della Volkswagen, si possiede un’occorrenza di un tipo particolare. Il tipo è la specie, l’occorrenza è l’esemplificazione individuale della specie. La teoria afferma che le occorrenze individuali di un particolare tipo di pensierino sono necessariamente stati fisici dello stesso tipo. 11. CRITICA ALLA TEORIA DELL’IDENTITÀ’ DELLE OCCORRENZE 11.1 DIFFERENZE PURAMENTE MENTALI La semplice identità delle occorrenze sembra permettere che due persone fisicamente identiche differiscono completamente sul piano mentale. Sembra rendere il mentale troppo indipendente dal fisico. I teorici dell’identità delle occorrenze introducono in genere nella loro teoria la nozione di sopravvenienza. Una proprietà è sopravveniente su un’altra proprietà se dipende da questa per la sua esistenza. 12. COMPORTAMENTISMO I comportamentisti negano del tutto l’esistenza della mente. Quando si dice che qualcuno prova dolore, o è irritato, ciò non costituisce, secondo il comportamentista, una descrizione dell’esperienza mentale di quella persona. Si tratta piuttosto di una descrizione del suo comportamento pubblico o del suo comportamento potenziale in situazioni ipotetiche. Sebbene noi parliamo dei nostri stati mentali, per il comportamentista ciò costituisce solo un modo abbreviato per descrivere il nostro comportamento e la tendenza a comportarci in un certo modo. 13. CRITICHE AL COMPORTAMENTISMO 13.1 SIMULAZIONE Non è in grado di distinguere tra una persona che prova realmente dolore e una che simula solamente di provarlo. 13.2 QUALIA Tralascia la qualia, ciò che si prova realmente a trovarsi in un determinato stato mentale. 13.3 CONOSCENZA DI SÉ E DEGLI ALTRI Secondo il comportamentismo, il modo in cui vengo a conoscere le mie credenze è esattamente lo stesso in cui vengo a conoscere quelle altrui: attraverso l’osservazione del comportamento. Non fornisce una spiegazione soddisfacente della differenza tra i modi di conoscenza di se stessi e i modi di indagare sulle credenze altrui. 13.4 ANCHE LE PERSONE PARALIZZATE PROVANO DOLORE Un comportamentista sarebbe costretto ad affermare che chi sia completamente paralizzato non può provare dolore, in quanto non fa mostra del comportamento tipico del dolore. 13.5 CREDENZE COME CAUSE DI COMPORTAMENTI La teoria non prevede la possibilità che le credenze di una persona possano costituire una causa del suo comportamento. Gli eventi mentali non possono causare un comportamento perché non esistono indipendentemente dal comportamento stesso: per il comportamentismo gli eventi mentali sono solo disposizioni a comportarsi in un certo modo. La credenza e l’azione non sono separabili. 14. FUNZIONALISMO Un funzionalismo definisce uno stato mentale facendo riferimento alle sue relazioni caratteristiche con altri stati mentali e ai suoi effetti sul comportamento. Così un pensiero sul tempo atmosferico è definito in termini delle relazioni con altri pensieri e con il comportamento: ciò che conduce a formulare il pensiero; le sue relazioni con gli altri pensieri; ciò che il pensiero stesso mi induce a fare. 4. LA TEORIA DELLA FORMA SIGNIFICANTE Tutte le opere d’arte autentiche producono un’emozione estetica nello spettatore, ed è un’emozione diversa da quella di tutti i giorni, si caratterizza per non avere nulla a che fare con gli interessi pratici. Cosa c’è nelle opere d’arte che ci fa provare questo tipo di reazione? Le vere opere d’arte condividono una qualità chiamata “forma significante” che sarebbe una relazione tra le parti dell’opera ovvero le caratteristiche distintive della struttura di un’opera d’arte (combinazione di colori e superfici che possiede una forma significante che produce emozione estetica dei critici dotati di sensibilità). La forma significante è una proprietà indefinibile che i critici sensibili possono riconoscere intuitivamente in un’opera d’arte. 5. CRITICHE ALLA TEORIA DELLA FORMA SIGNIFICANTE 5.1 CIRCOLARITA’ L’argomento della forma significant appare circolare in quanto consiste in qualità formali dell’opera che danno origine a un’emozione estetica ma quest’ultima si prova solamente in presenza della forma significante. Occorre un modo indipendente per riconoscere la forma significante. 5.2 INCONFUTABILITA’ Un’assunzione della teoria significante è che tutti coloro che fanno esperienza di vere opere d’arte e le apprezzano provano una stessa emozione. Assume l’emozione estetica sia indiscussamente valida. 6. LA TEORIA IDEALISTA La teoria idealista sostiene che la vera opera d’arte non sia l’oggetto fisico bensì l’idea o l’emozione nella mente dell’artista da cui proviene l’espressione immaginativa fisica. L’opera d’arte vera e propria però rimane nella mente dell’artista. La teoria inoltre distingue arte da artigianato: la prima non ha uno scopo, invece il secondo crea qualcosa in vista di uno scopo particolare. Sostiene quindi che la vera arte non ha scopo ma è fine a se stessa 7. CRITICHE ALLA TEORIA IDEALISTICA 7.1 STRANEZZA E’ una stranezza considerare le opere d’arte come idee nelle menti degli artisti anzichè come oggetti fisici 7.2 CONCEZIONE RESTRITTIVA DELL’ARTE E’ restrittiva in quanto molte opere d’arte riconosciute risulterebbero classificate solamente come opere d’artigianato come ad esempio i ritratti o l’architettura. 8. LA TEORIA ISTITUZIONALE La teoria istituzionale sostiene che ci sono due caratteristiche che tutte le opere d’arte hanno in comune. Sono “artefatti” cioè su tutte è stato esercitato il lavoro da parte di esseri umani e a tutte queste opere è stato conferito uno status di opera d’arte da parte di qualche membro del mondo artistico. 9. CRITICHE ALLA TEORIA ISTITUZIONALE 9.1 NON DISTINGUE L’ARTE BUONA DA QUELLA CATTIVA Battezzare qualcosa come opera d’arte non significa che si tratti effettivamente di un’opera d’arte buona ne cattiva, si limita a classificarla. La teoria istituzionale quindi riguarda solamente il senso classificatorio della parola arte. 9.2 CIRCOLARITA’ Sembra dire che qualunque cosa che un certo gruppo di individui deicida di chiamare arte sia arte. 9.3 CRITERI DI ARTISTICITA’ Se anche si concede che i membri del mondo artistico abbiano il potere di trasformare un’artefatto in opera d’arte, questi devono avere delle ragioni per considerare opere d’arte alcuni oggetti e altri no. 10. CRITICA Un’altro importante tema di discussione sulle arti riguarda i metodi e le ragioni di varie forme di riflessione sull’arte, come la misura in cui le intenzioni dichiarate da un’artista siano rilevanti per l’interpretazione critica di un’opera d’arte. 11. ANTI INTENZIONALISMO Gli anti-intenzionalisti sostengono che bisogna prestare attenzione solamente alle intenzioni realizzate nell’opera d’arte stessa, l’origine di un’opera d’arte non va mai confusa con il suo significato, le dichiarazioni personali su ciò che l’artista aveva in mente sono esterne all’opera. 12.CRITICHE ALLA CONCEZIONE ANTI-INTENZIONALISTA 12.1 CONCEZIONE ERRATA DELL’INTENZIONE Una critica è che l’ati intenzionalismo si basa su una concezione errata dell’intenzione, considera come se fossero sempre eventi mentali che hanno luogo subito prima di un’azione. 12.2 IRONIA Un'altra obiezione è che alcuni procedimenti artistici come l’ironia richiedono la comprensione delle intenzioni dell’artista. 12.3 CONCEZIONE RESTRITTIVA DELLA CRITICA Un’altra critica è che addotta una concezione restrittiva della critica. 13. ESECUZIONE, INTERPRETAZIONE, FEDELTA’