Scarica Riassunto libro "Pubblicità: teorie e tecniche" di Mauro Ferraresi e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! Sociologia dell’innovazione Capitolo 1 La sociologia Termine coniato da Auguste Comte nel 1824, un ibrido la�no-greco (socio-logia) che significa scienza della società. Essa infa� nasce come scienza che osserva la società e che cerca di spiegarla riconducendo la varietà ei fenomeni par�colari osserva� a un numero limitato di leggi o di proposizioni generali. Lo scopo dell’indagine sociologica diviene quindi lo studio delle società per capirle comprenderle e iden�ficare quali sono e sono state. La materia si sviluppa nell‘800 a seguito di due corren� dominan�, le quali: La rivoluzione industriale e il clima posi�vista che porta con sé e lo sviluppo del metodo scien�fico. Anche la sociologia diventa una scienza. Il fa�o sociale Termine coniato da Emile Durkheim intende definire che cosa effe�vamente deve studiare il sociologo: “Un fa�o sociale comprende un po' tu� i processi che a�raversano la società purché presen�no, con una certa generalità, qualche interesse sociale. Sono esteriori agli individui e provvis� di una potenza impera�va e coerci�va, in quanto si impongono al sogge�o indipendentemente dalla sua volontà. Una �picità del fa�o sociale è la stre�a correlazione tra coercizione educazione abitudine. Quindi possiamo definirlo: tu�o ciò che nella società non è riconducibile a fenomeni psicologici, biologici o fisici ma che si cos�tuisce come una realtà autonoma e dis�nta da essi e si presenta all’osservatore come un dato esterno agli individui e non modificabile da essi. Sono quindi l’insieme dei modi di agire, di pensare e di sen�re esterni e preesisten� all’individuo, con i quali deve confrontarsi con o senza il suo consenso. I fa� sociali hanno una dimensione colle�va e sono per esempio: la famiglia, il costume, l’opinione pubblica, ecc. Discipline affini • Antropologia (culturale, sociale e fisica + criminale) • Etnologia • Etnografia • Demografia • Economia • Psicologia e Psicologia sociale • Psicanalisi Macrosociologia Parte della sociologia che accentra la propria analisi sull’intera società o sulle stru�ure principali come la poli�ca, il modo di produzione, lo Stato, ecc. I macrosociologi tendono a costruire teorie generali sulla società e cercano di spiegare sopra�u�o il mutamento e l’evoluzione sociale. Essi analizzano le stru�ure sociali come qualcosa di autonomo dall’azione dei singoli in gran parte determinata dalle stru�ure stesse. Es: Emile Durkheim. Microsociologia Parte della sociologia che studia le relazioni interpersonali , le dinamiche dei piccoli gruppi e i fenomeni di interazione tra i membri di un organizzazione (gruppi secondari). I microsociologi analizzano gli aspe� della vita associata che non sono ricollegabili dire�amente alle stru�ure portan� di una società. Es: Weber (significato delle interazioni modifica la stru�ura), Goffman (teatro) Simmel (moda) . Il sociologo Peter L. Berger :” il sociologo è una persona che un interesse appassionato, inesauribile, sfacciato, per i fa� degli uomini. Il suo habitat naturale è ogni luogo ove gli uomini si incontrano”. L’ogge�o principale della sua a�enzione non è il significato ul�mo dell’agire umano (filosofia), ma l’azione in sé stessa in quanto cos�tuisce un esempio della molteplicità infinita del comportamento umano. Il gesto di bere un caffè • Valore simbolico • Differenze socio-culturali • Relazioni socio-economiche • Sviluppo storico-sociale • S�li di vita La società come costellazioni Per studiare la società, occorre innanzitu�o par�re dagli individui che la compongono. L’esponente principe è Georg Simmel, che ha un approccio sia macro che microsociologico, ponendosi interroga�vi macro e rispondendo con lucubrazioni micro. Per Simmel la società è un complesso di relazioni che gli individui creano nel loro con�nuo interagire, e sono appunto queste relazioni tra individui/stelle che formano le costellazioni, le quali non sono altro che la proiezione della nostra/e cultura/e. La metafora è par�colarmente azzeccata se si pensa che le costellazioni non esistono in quanto tali ma esistono in quanto interpretazione di relazioni (vicinanza e locazione), ed esse come le società sono anche mutevoli in base alle prospe�va secondo le quali si esaminano. Tre a priori sociologici: 1. L’interazione tra l’ego e l’alter che si stru�ura in termini di aspe�a�ve che si riferiscono ai ruoli 2. L’individuo non si esaurisce nel ruolo che svolge 3. Ogni individuo nelle sue peculiarità, appare des�nato a un determinato posto nel suo ambiente sociale La società come configurazioni di danza Norbert Elias (1897-1990) La società non è un astrazione di peculiarità di individui esisten� senza la società, e neppure un sistema o una totalità al di là degli stessi, ma è appunto la rete di interdipendenze formata dagli individui medesimi. La metafora della danza si basa appunto sulla similarità della società ad una configurazione(societaria o degli individui durante il gesto) che prende piede durante una danza colle�va. La società come Re� “Ogni persona conosce un certo numero di altre persone, è a conta�o con loro e le frequenta in modi diversi, in modo più o meno sistema�co” Network Analysis: Analisi delle re� di relazioni tra le persone. Una comunità che si sposta per i mo�vi più dispara� quando entra a conta�o con un'altra realtà è a�raversata da due processi: • I primi conta� con il “mondo” esterno producono delle alterazioni all’interno della comunità stessa. Nei membri del gruppo si sviluppano a�eggiamen� nuovi che non possono essere controlla� perché non trovano espressione adeguata nelle vecchie is�tuzioni • Dopo una prima fase di “autodifesa” la comunità tende a uniformarsi alla prima in quanto i processi si sviluppano e si estendono a tu� i campi dell’a�vità sociale. Comunità Influenze Esterne (-)represse (+)disorganizzazione Nuova Organizzazione “integrata” I cara�eri dei gruppi William I. Thomas, i diversi �pi di umani sono classifica� in base alla loro “definizione della situazione”, cioè al modo in cui essi vedono la realtà , e formulano la risposta sogge�va alle richieste e ai mutamen� della vita sociale. Ogni gruppo immigrato preso nel suo complesso porta con sé un cara�ere più o meno accentuato. Cara�ere: una propria combinazione di desideri che regola il comportamento. Tipi di immigra� • “Colono stabile”: colui il quale ricerca una situazione stabile ed è propenso a generare nuove radici. • “Colono temporaneo”: colui il quale non dimen�ca e non vuole dimen�care la fedeltà al paese d’origine, in cui i valori supremi sono quelli della patria. • “Idealis� poli�ci”: ossessiona� dall’idea di inferiorità del loro gruppo di partenza e anelano di diventare una nazione come tu�e le altre. Desiderano preservare i propri membri dall’americanizzazione, per rimandarli in patria immuta� nella lealtà. • “Tu�o va bene”: opportunis� del luogo d’arrivo. • “Il cafone”: individuo isolato che ha meno conta� possibili con qualsiasi gruppo, non si cura dell’opinione altrui e non si integra. • “Intelle�uali”: immigrato istruito il quale tende a integrarsi più velocemente del suo gruppo. L’immigrazione verso un sogno Francesco Alberoni osserva che le nuove immigrazioni sono diverse, le persone ricercano assiduamente il benessere e il “futuro”. L’integrazione è tanto più difficile quanto più diverse sono la cultura e la stru�ura della società di partenza e quella di arrivo. L’integrazione infa� riserva degli ostacoli sia per l’immigrato sia per l’accogliente. Perché l’integrazione avvenga devono essere soddisfa� diversi criteri di acce�azione come: l’appartenenza religiosa, il modo di ves�rsi, il modo di esprimere emozioni, l’aspe�o fisico e non solo; infa� mol� criteri si basano su pregiudizi consolida� dalla tradizione, di fronte ai quali l’immigrato può decidere se: integrarsi totalmente o ri�rarsi nella propria comunità. I Rappor� sociali Rappor� primari: con le persone alle quali sono lega� in modo più permanente a�raverso conta� umani. Rappor� secondari: che stringono nei diversi ambien� frequenta�. Integrazione La disponibilità degli individui che compongono una società a coordinare regolarmente ed efficacemente le proprie azioni, mantenendo ad un livello tollerabile i confli�. Si realizza quando un individuo interiorizza dei modelli di valori morali e può avvenire tramite: • Educazione: li apprende, li capisce e li diffonde nella società • Consenso: accordato liberamente per trarne un u�le • Norme: poste dall’esterno e presentate dal potere come una morale solidarietà meccanica/ organica • Scambio: di beni economici e culturali Le cinque cause della migrazione Mo�vazioni dei migran� 1. L’impoverimento della campagna Poli�che 2. I mezzi di comunicazione di massa Religiose 3. Moderne e veloci vie di comunicazione Economiche 4. Enorme differenza di salari Famigliari 5. Paren� che fungono da tes�moni posi�vi Personali Capitolo 3 Residui ed èlite Vilfredo Pareto (1848-1923) uno dei maggiori pensatori italiani si concentra sullo studio delle azioni umane. Le azioni umane: L’individui si manifesta tramite le proprie azioni perciò è solo studiando le azioni che è possibile capire il funzionamento della società. L’uomo è tendenzialmente un essere irragionevole, in quanto la sua condo�a è guidata da sta� d’animo, is�n� e bisogni psichici. Va però fa�o notare che è si irragionevole ma raziocinante perché non acce�a di farsi guidare dagli s�moli. Le azioni si possono suddividere in: • azioni logiche: operazioni scien�fiche, economiche, militari, etc. Viene definita tale un azione quando esiste un rapporto razionale tra i mezzi usa� e il fine che si propone il sogge�o, in tal caso è razionale anche da parte di un sogge�o esterno osservante. • azioni non-logiche: la maggior parte dei comportamen� e sono determinate da sen�men� ed emozioni. I mezzi non sono adegua� ai fini, quindi il fine che si propone il sogge�o non corrisponde a quello percepito dall’osservatore. E’ da far notare però che esiste una tendenza a far apparire le azioni non-logiche come logiche, mediante lo sviluppo di teorie morali, religiose o poli�che. Esistono diversi �pi di azioni non-logiche: Togliere il velo Lo scopo del sociologo è quello di svelare le gius�ficazioni pseudologiche che l’uomo con�nua ad addurre. Nelle azioni non-logiche ci sono due facce, una latente/stabile (conce�ualizzata a�raverso deduzioni dal sistema simbolico) e una manifesta/variabile (sempre osservabile empiricamente). Il quadrato “Un segno che quasi sempre annuncia la decadenza di un aristocrazia, è l’invasione dei sen�men� umanitari e di morbosa sensibilità, perché la rendono incapace di difendere le sue posizioni” La violenza accompagna spesso la debolezza. Se il flusso e riflusso delle èlite -circolazione- viene bloccato per un tempo maggiore di quello necessario, avvengono le rivoluzioni. Vecchie èlite Uomini Volpe Nuove élite Uomini Leone Poteri: razionalità e carisma Max Weber (1864-1920) fu uno dei padri fondatori della sociologia. L’azione sociale implica rappor� di potere a diversi livelli. La comunità è divisa, infa�, in tre ordinamen�: economici, sociali e poli�ci, che si intrecciano tra loro e che nella realtà sono inestricabili. L’ordinamento poli�co è cara�erizzato dal potere e, analizzandolo, Weber mostra come tu� i �pi di potere che si sono succedu� nel corso della storia siano in qualche modo legi�ma� dal consenso di coloro che sono so�omessi. Esistono tre �pi di potere: • “Autorità carisma�ca” cioè un potere su uomini, esteriore o interiore al quale i domina� obbediscono in virtù della fede in questa persona, la quale è portatrice di una qualità straordinaria. • “Tradizionale”, �pico delle società del passato, indica una forma di potere legi�mata dalla tradizione e dal tradizionalismo (disposizione interiore verso ciò che è ogge�o di una consuetudine quo�diana e la fede come norma inviolabile). • “Legale” ,�pico della società moderna, la legi�mazione del comando poggia su una regola razionalmente statuita, sia essa pa�uita o imposta, e che la “cos�tuzione” sia a sua volta statuita o razionalmente interpretata. Autorità: Facoltà che una comunità riconosce consensualmente a un individuo, di emanare comandi che orien�no la sua azione. Burocrazia: si intende l’apparato amministra�vo di pubblici uffici, un sistema di organizzazione razionale ed efficientemente basato sulla divisione funzionale del lavoro e sulla specializzazione delle competenze. Capo carisma�co: individuo che appare nella storia nei momen� di crisi per portare valori nuovi alla massa e per divenire la guida. Il suo dominio è legi�mato dal carisma, è una condizione necessaria alla società perché gli individui si realizzino e trascendano il quo�diano. Potere: capacità di un sogge�o (individuale o colle�vo) di imporre la propria volontà su un altro sogge�o nonostante la sua resistenza. Movimen� e is�tuzioni Alberoni e la sua teoria della storia La teoria dello “stato nascente”: I movimen� sono all’origine delle is�tuzioni. Parte dalla riflessione sull’incontro tra due civiltà, il quale, crea un area di confine, di mescolanza, dove gli individui appartengono almeno parzialmente a tu�e e due le culture di riferimento e vivono questa duplice appartenenza come una condizione di duplice frustrazione. Con l’aumentare del disorientamento generale e del disordine, diminuisce la solidarietà sociale. Questo stato di disordine porta alla formazione di uno stato emozionale de�o appunto “stato nascente” che tende a rifarsi al “mito delle origini”, cioè dove interpreta il malessere a�uale come conseguenza di qualche errore del passato, e si indica come porvi rimedio. Alcuni cercano allora strade nuove, devian�, poi il loro numero aumenta e nascono quelli che Alberoni definisce “fenomeni colle�vi di aggregato”, come le agitazioni, le mode, gli episodi di panico, le migrazioni e i tumul�. La trasformazione sociale nel mondo moderno è incessante. In questa fase il disordine cresce rapidamente e con�nua a farlo finche non raggiunge una soglia cri�ca. Quando si arriva ad una soglia cri�ca si passa bruscamente dal disordine all’ordine, il sistema collassa e si ristru�ura in modo nuovo, come abbiamo visto nei cul� del cargo. Lo “stato nascente” è per l’autore, l’inizio del movimento, uno stato emozionale e mentale par�colarissimo, esso crea una nuova storia, prome�e il rinnovamento del mondo. Poi lo stato nascente diventa movimento e questo is�tuzione. Poi con lo scorrere del tempo l’is�tuzione, sorta per realizzare il sogno di fratellanza universale dello stato nascente a poco a poco se ne allontana sempre più finche non ne crea uno nuovo Grande Ciclo Colle�vo Lo stato nascente è quindi caos(generato dagli a�ra�ori estranei) e non disordine( è dato dalla mancanza di regole), è in realtà un’uscita dal disordine e segue regole che Alberoni cerca di individuare come fece Propp con le fiabe. Per concludere lo stato nascente è un modo di vedere il mondo e di rapportarsi agli altri, un esperienza. E’ un fenomeno ad un tempo individuale e ad un tempo colle�vo, infa� quando vivono quest’esperienza gli individui sono in grado di generare una solidarietà incredibilmente intensa. Fenomeni colle�vi di aggregato: (moda, panico, boom specula�vo) Ogni individuo, pur comportandosi in modo uguale agli altri, agisce in realtà per sé, per sé solo. Tu� coloro che si comportano in tal modo non cos�tuiscono un’en�tà sociale, non sono un “noi” colle�vo. E’ dall’insieme di queste innumerevoli decisioni separate che risulta il mutamento complessivo. Fenomeni colle�vi di gruppo: il processo colle�vo produce una modificazione dell’interazione dei sogge� che ne fanno parte e della loro solidarietà. Coloro che entrano nel processo colle�vo acquisiscono la coscienza di cos�tuire una colle�vità, un “noi”, con iden�tà precisa nello spazio e nel tempo. Quando si entra nello stato nascente Il principio alla base dello stato nascente è il passaggio dallo stato di disordine all’ordine. “Noi esseri umani, fin dall’infanzia, abbiamo bisogno di ogge� assolu� e totali di amore. Come nostra madre, Dio, la patria, il par�to. Qualcosa più importante di noi che ci trascende”. Ambivalenza di Freud: è confusione, disordine e ci procura sofferenza, è la compresenza di sen�men� posi�vi e nega�vi verso le persone/ogge� che amiamo. Noi allora cerchiamo di diminuirla idealizzando i nostri ogge� d’amore, prendendo su di noi la colpa di quanto avviene a�ribuendola alle cause esterne. Tu� i meccanismi con cui prendiamo su di noi l’aggressività che non rivolgiamo verso il nostro ogge�o d’amore, li chiamiamo depressivi, mentre, quelli con cui scarichiamo l’aggressività su qualche ogge�o esterno li chiamiamo persecu�vi. La guerra di Fornari: è il fru�o dell’alienazione, nel nemico, di tu� gli impulsi aggressivi che si agitano nella società. La necessità del nemico perme�e l’amore e la dedizione all’interno. Quindi l’odio verso il nemico ha origine dall’ambivalenza verso la patria, gli amici e la famiglia. Dallo stato nascente al movimento Unità di movimento: nei più grandi movimen�, infa�, si possono iden�ficare delle unità minime, dei gruppi che entrano in stato nascente. Tu� i movimen� nascono so�o forma di nuclei, in un primo tempo rela�vamente piccoli. Queste unità di movimento confluiscono poi a formare en�tà di maggiore dimensione. “Non bisogna mai confondere la natura di un movimento con il �po di is�tuzioni che produce”. In termini generali possiamo dire che lo stato nascente è un processo di destru�urazione- ristru�urazione di una parte del sistema sociale. Creando una solidarietà alterna�va, unisce protagonis� in precedenza separa� e si contrappone all’ordine esistente. Esperimento sulle linee re�e con l’obbie�vo di dimostrare la tendenza all’uniformità del gruppo, le linee re�e presentate ai candida� erano evidentemente valutate erroneamente ma per non scontrarsi con la tesi dominante i candida� cambiavano le loro risposte. Secondo l’autore il conformismo è dovuto all’incertezza delle persone che si adeguano alla volontà degli altri quando non sanno quale decisione prendere o come comportarsi, anche se il loro giudizio contrasta in modo evidente con ciò che vedono. Ne deriva che la grande propensione al conformismo, da un lato facilita la socializzazione ma, dall’altro rende più impotente l’individuo di fronte ai condizionamen� esterni che posso anche rivelarsi pericolosi. L’obbedienza all’autorità Stanley Milgram (1933-1984) accentua la definizione di conformismo sostenendo che questo non distorce soltanto i giudizi, ma fa compiere azioni contrarie alla volontà del sogge�o e, che possono essere dannose agli altri. Esperimento dell’ele�roshock, basata sulla disponibilità all’obbedienza nei confron� dell’autorità. Si rivela un enorme successo in quanto i sogge� tendono tu� a conformarsi col volere della sudde�a, anche da parte di ci�adini abitua� alla democrazia. Obbedienza: definisce l’azione di un sogge�o che acce�a il volere della società Conformità: definisce l’azione di chi è in accordo con i suoi simili Qua�ro moven� che spingono all’azione contraria al proprio volere: 1. L’u�lità che dal so�ome�ersi la persona pensa indire�amente di ricavare 2. La pressione che il gruppo o la società esercitano nei confron� del sogge�o per adeguarsi alla norma sociale 3. L’informazione che il comportamento e/o le idee degli altri li forniscono 4. L’a�razione che suscita nel sogge�o ciò che ques� fanno e/o pensano La �rannia non si impone per l’ignoranza o l’incapacità delle persone, bensì per un a�va iden�ficazione con una fonte che riesce a spacciare azioni crudeli per ges� virtuosi – Haslam e Reicher Il potere della disciplina Ron Jones, esperimento de�o “The Third Wave”, per l’eliminazione della democrazia fonte di individualismo, e per la promozione e la pra�ca della disciplina. Fa muovere i suoi studen� all’unisono, imposta un saluto �pico, imposta determina� ruoli per ogni membro e stabilisce diverse norme di comportamento. In questo modo la classe si sente più unita e produ�va. L’ul�ma mossa è far sen�re ognuno responsabile e agisca in difesa della propria comunità. L’effe�o o�enuto è molto forte tanto che deve me�ere fine all’esperimento, arrivando però alla conclusione che unendo un forte cara�ere di un leader ad una determinata disciplina si può o�enere una forte manipolazione nei confron� dei gruppi. L’influenza dell’ambiente Philip Zimbardo è uno studioso del condizionamento messo in a�o dalle is�tuzioni sul comportamento dell’individuo. Gli individui facen� parte di un gruppo tendono a perdere l’iden�tà personale e il loro senso di responsabilità, generando reazioni an�sociali de�ate dall’is�nto. Esperimento del carcere: Finalizzato a verificare i mutamen� del comportamento in base all’ambiente e ai ruoli ricoper� da guardie prigionieri. L’abbigliamento scelto era volutamente connota�vo, volto alla de- individualizzazione, alla perdita del proprio autocontrollo e alla diminuzione della responsabilità personale, dell’autoconsapevolezza e dell’inibizione. Così si potevano promuovere sen�men� di anonimia, diminuire il senso di individualità e aumentare l’iden�tà di gruppo. Erano le uniformi a conferire alle guardie un’iden�tà comune, e a introdurre più facilmente comportamen� an�sociali. Le norme e le condizioni modificano il senso della morale delle persone e gli a� devian� non sono solo propri di una personalità disturbata, ma dipendono dal contesto in cui gli individui sono inseri� e dal ruolo che sono chiama� a rives�re. Venne chiamato Effe�o Lucifero, ne evince che il comportamento umano non è solo il fru�o della natura dell’individuo ma anche dell’influenza di una serie di “fa�ori is�tuzionali e sistemici” che modellano il modo di agire individuale, a volte in maniera dras�ca. Le tre sfere di influenza sono: • Persona • Situazione L’esercizio del potere è la variabile discriminante. • Sistema Il contesto ha quindi maggiore efficacia sull’individuo che l’individuo sull’ambiente. L’influenza del gruppo Bibb Latanè & John M. Darley Bystander Effect, essere spe�atore di un a�o efferato non porta l’individuo a reagire in alcun modo. Due meccanismi sociali che generano questa risposta: • Ignoranza pluralis�ca: fenomeno per cui, in un nuovo ambiente, tendiamo ad adeguarci al comportamento degli altri e, se nessuno compie un azione, anche il singolo individuo sceglie di fare lo spe�atore e di non prendere inizia�ve • Differenziazione delle responsabilità: fenomeno per cui si tende a non assumersi responsabilità per un azione quando sono presen� altri che potrebbero prendersela. Esperimento dell’incendio durante il colloquio di lavoro: i sogge� tendevano a non scappare se il resto del gruppo non lo faceva. Devianze e devian� La devianza Diversi significa� di devianza: • “L’interpretazione più semplice della devianza è di �po sta�s�co, in quanto definisce deviante qualunque cosa troppo diversa dalla media”. • La devianza è un qualcosa di essenzialmente patologico, che rivela la presenza di una “mala�a”. • I processi defini� come devian� all’interno di una società si iden�ficano come sintomi di disgregazione sociale. Discriminano tra quelle cara�eris�che della società che promuovono la stabilita (e sono perciò “funzionali”) e quelle che rompono la stabilità (e sono perciò “disfunzionali”) • La devianza è la mancanza di obbedienza alle norme • Robert Merton pone un con�nuum fra conformità e devianza e definisce la conformità come l’acce�azione sia delle mete culturali approvate sia dei mezzi is�tuzionalizza� per raggiungerle. La devianza invece può essere basata su: ■ Innovazione come l’acce�azione delle mete ■ Ritualismo come l’acce�azione dei mezzi is�tuzionalizza� e il mancato raggiungimento delle mete ■ Rinuncia, quando l’individuo respinge sia le mete sia i mezzi ■ Ribellione, quando vengono sos�tuite nuove mete e nuovi mezzi I Devian� Cesare Lomboso (1835-1909), è il padre della moderna criminologia. Le sue teorie si basano sul conce�o di criminale per nascita, secondo cui l’origine del comportamento deviante è insita nelle cara�eris�che anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall’uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determina il comportamento. Le norme e gli outsiders Howard S. Becker Labelling Theory Norme sociali: indicano I �pi di comportamento propri di determinate situazioni, definendo certe azioni “giuste” e vietandone altre “sbagliate”. La differenza nelle capacità di stabilire le norme e di imporle ad altri sono essenzialmente differenze di potere. Le norme possono essere: legali, tradizionali o convenzionali. Cioè che un determinato a�o sia deviante o meno dipende in parte dall’a�o stesso e in parte dalla valenza e dalla reazione delle altre persone. La persona che le viola può essere e�che�ato come outsider, cioè viene visto come un individuo par�colare dal resto del gruppo. La devianza è creata dalla società, non dall’individuo. I gruppi sociali la cos�tuiscono is�tuendo norme la cui infrazione cos�tuisce la stessa. Quindi possiamo concludere: La devianza è creata dalla reazione delle persone a par�colari �pi di comportamento e dal processo di e�che�amento di ques� comportamen� come devian�. Questo processo però può portare ad un senso di ingius�zia nei casi in cui il deviante è condannato moralmente e può portare alla formazione di carriere devian� e di subculture devian�. L’an�psichiatria È il movimento che cri�ca radicalmente il conce�o di mala�a mentale e si concentra su deviante psichiatrico. La mala�a viene considerata una scelta dell’individuo in risposta alle contraddizioni vissute nel suo ambiente sociale e non il risultato di disfunzioni e disturbi. “la follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe acce�are tanto la ragione quanto la follia” – Franco Basaglia Deli�o e pena Henri Lèvy-Bruhl(1884-1964) riprende i conce� di deli�o e pena di Durkheim e afferma che non sono i cara�eri ogge�vi di un a�o che ne fanno un deli�o, bensì il giudizio che ne dà la società. Il conce�o di deli�o è infa� un conce�o plas�co che tende ad evolversi nella società in relazione ad essa. Nuove devianze e nuovi devian� Anche il conce�o di devianza è labile e varia da una società all’altra e da un periodo all’altro. a. Funzione: si intende il contributo dato da un’is�tuzione sociale al mantenimento del sistema nel quale l’is�tuzione è in interazione con altre, può essere manifesta, latente o trasformarsi in disfunzione. L’invidia invece è diversa, abbiamo due protagonis�: un invidioso e un invidiato. Ma ha sempre bisogno del pubblico, a differenza della gelosia; l’invidia è legata al sen�rsi sminui� rispe�o a un altro, possiamo sen�rci noi sminui� ma sempre in base ai canoni che ci impone la società. Il nostro valore non ce lo diamo da soli, sono gli altri che ci a�ribuiscono un valore, non siamo nulla se non abbiamo il rispecchiamento con l’alterità (siamo esseri sociali). Presuppone una rivalità. 3 momen� del processo invidioso (Individuo / Società): 1. Nel confronto risulto più carente rispe�o a chi è più dotato di me / ribellione verso il giudizio sociale 2. Impulso di odio e aggressività e tenta�vo di svalutarlo / aggressione verso chi è apprezzato, s�mato 3. La condanna sociale e la sua interiorizzazione / “Che cosa � ha fa�o di male?” = colpa e vergogna Quando questo meccanismo acquista legi�mità? Quando diventa invidia colle�va = meccanismo sociale per evitare che gli altri salgano di livello; tende a conservare lo status quo. Quando muta per mezzo dei movimen�, viene indirizzata verso un nemico colle�vo comune e assume legi�mità. Diviene odio di classe, di razza, religioso… (Rivoluzione Francese, lo�a di classe di Marx, Freud che fu cri�cato per le sue idee innova�ve dai medici viennesi invidiosi del suo genio). L’invidia è un processo inerziale che tende a conservare la stru�ura così com’è. Il movimento colle�vo ha la proprietà di distogliere l’aggressività individuale dai vicini e dai simili, per indirizzarla verso un nemico comune. Un ul�mo caso di invidia è l’invidia di coppia. È un meccanismo perverso che porta alla sua dissoluzione. Sono molte le coppie che non riescono a stare insieme perché sono molto ambiziosi, magari fanno lo stesso lavoro, uno riesce ad avere successo e l’altro no sca�a la compe�zione. Chi non è messo in luce inizia a diventare invidioso. Un esempio ar�colo “L’ar�sta e le sue aman�” sulla rivista Alberoni Magazine che tra�a di Auguste Rodin (scultore) e una sua allieva Camille Claudel che era molto talentuosa e che capì che aveva bisogno della fama di Rodin. Quindi quando ci innamoriamo di qualcuno facciamo nostri i desideri o degli altri? Ci innamoriamo solo perché vediamo che è desiderato da qualcun altro? No. Esistono anche dei desideri non mime�ci, quando noi entriamo in stato nascente possiamo innamorarci anche di una persona che non ci viene indicato da nessuno, non è desiderato da nessuno. Perché nel vero innamoramento, nello stato nascente si supera la mimesi, l’iden�ficazione. La coppia viene inclusa nei movimen� colle�vi da Alberoni; ha delle cara�eris�che par�colari: è cos�tuita da due persone e basta, vi è una componente di ero�smo nella coppia e ognuno dei due membri della coppia è il capo carisma�co dell’altro. (Pg. 244) Il triangolo dell’amore R. J Stenberg Tre componen� fondamentali dell’amore: • Passione: è l’elemento cara�erizzante delle prime fasi relazionali, il desiderio ero�co e il piacere di passare il tempo insieme prevale sull’in�mità e sull’impegno. • In�mità: confidenza, complicità e fiducia, che si sviluppano con il tempo. • Impegno: è la decisione cogni�va che si traduce nella volontà di creare e portare avan� un proge�o amoroso. Il triangolo equilatero sarebbe l’amore perfe�o; ma ci sono altri casi: • Triangolo isoscele • Triangolo scaleno (innamoramento, non ci sono ancora decisioni defini�vi) La forma ci comunica la concezione che noi abbiamo della relazione o del vissuto. Può differire anche la dimensione dei triangoli: se si parla del vissuto c’è una differenza di intensità di apporto affe�vo nella relazione. Tipi di legami amorosi La coppia è fondata su uno stato nascente, in realtà il legame affe�vo non sempre è formato su uno stato nascente, non sempre è un amore forte; possiamo avere vari �pi di legami: • Legami deboli • Legami medi • Legami for� (defini� o dal sangue come quelli tra genitori e figli, fratelli oppure l’innamoramento perché noi a�raverso lo stato nascente iniziamo una nuova vita, siamo dei rina�, lo stato nascente è rivoluzionario) Per capire se si è innamora� bisogna capire che si esce dalla quo�dianità, cioè si entra nello stato nascente. L’innamoramento è sempre esis�to ed è universale, sin dall’an�chità sappiamo che univa le persone e le portava a cambiare totalmente la loro vita per dare vita a una nuova famiglia e quindi a una nuova vita. L’amore roman�co nasce nel 19 secolo quando le persone iniziano ad affrancarsi dal territorio e dalle dinamiche familiari, l’innamoramento diventa la base su cui si fonda la coppia. Innamoramento: un movimento colle�vo a due, messo in moto da uno stato nascente. E’ una rivelazione, un par�colare momento che interrompe lo scorrere granulare del tempo. Di chi ci innamoriamo? Ci possiamo innamorare di chiunque ma mentre per la psicoanalisi noi cerchiamo qualcuno che ricalchi come tra� della personalità o fisicamente una persona che è stata importante nella nostra infanzia, per Alberoni questo non è vero. Freud quando parla di amore parla di regressione all’infanzia; ma il termine regressione ci fa pensare che la nostra vita sia un con�nuo ritorno allo stesso meccanismo. Alberoni dice che questo non è vero, anche se può capitare quello è solo un mezzo, quello di cui noi ci innamoriamo è quel qualcuno che rappresenta il futuro, che ci fa vedere quello che noi da soli non potremmo vedere, ci innamoriamo di chi vede la nostra potenzialità espressa, agita. Affinità ele�va: Goethe, l’innamoramento sca�a perché tra i due innamora� vi è una profonda comunanza di sen�re, percepire il mondo, di un’essenza comune che li unisce. Nell’amore che nasce dall’amicizia c’è già una certa affinità ele�va perché ci si conosce, c’è s�me e fiducia. Quando ci innamoriamo? Quando incontriamo qualcuno che ci aiuta a crescere, a realizzare nuove possibilità. Ci sono momen� in cui è possibile innamorarsi e momen� in cui non ci si può innamorare. Esistono delle precondizioni all’innamoramento individuale (stato nascente di coppia): • Dobbiamo essere dispos� a mutare (se abbiamo la vita “perfe�a” chi ci fa mutare? Perché dovremmo? Convergiamo l’energia su noi stessi) • Dobbiamo avver�re insoddisfazione, sensazione di una lacuna interiore che deve essere colmata ma anche un’energia interiore, dobbiamo avere lo slancio vitale per compiere un’esplorazione che ci fa cambiare vita. Ci sono momen� in cui non possiamo innamorarci: • Quando siamo depressi (manca lo slancio vitale, non ci si sente energici, si è chiusi in se stessi) • Quando non abbiamo nessuna speranza di essere ricambia� (possiamo avere uno stato nascente individuale, avere un’infatuazione ma poi non si può diventare una coppia se l’altro non è intenzionato) • Quando siamo già innamora� Come ci innamoriamo? • Con un colpo di fulmine (ci sembra di essere predes�na�) • Per successivi momen� di discon�nuità (momen� par�colari per esempio in un’amicizia: il tempo dell’amicizia è granulare, con�nuo mentre il tempo dell’innamoramento è discon�nuo, ci sono quindi dei momen� in par�colare che ci fanno rendere conto che ci siamo innamora�. In un amore nato da un’amicizia c’è già una base solida, un’in�mità, un’affinità ele�va Goethe) Quali sono i meccanismi alla base dell’amore? 1. Il principio del piacere = Freud lo aveva individuato come un bisogno che necessita di un lungo periodo di tempo per stabilirsi, più esperienze di piacere ci portano a consolidarlo. Si trova sia in amore che in amicizia, in senso stre�o è anche piacere ero�co. Ma le coppie fondate solo sul principio del piacere non sono coppie innamorate. 2. La perdita = interviene anche nelle relazioni consolidate, è un meccanismo che è so�oposto a saturazione ma è anche alla base della gelosia. Molte coppie giocano sul meccanismo della perdita per far ingelosire l’altro (è molto sen�to nelle relazioni nate online, basta che ci sconne�amo o che l’altro non sia online che sca�a il meccanismo della perdita). 3. L’indicazione = meccanismo di Girard per cui abbiamo un mediatore che a�raverso un suo desiderio ci indica chi amare; alla base dell’amore divis�co (asimmetrico: il divo ama i fan ma non singolarmente). 4. Lo stato nascente = unico meccanismo che ci fa innamorare davvero, “nasciamo a nuova vita” e viviamo un’esperienza di sdoppiamento metafisico (avviene anche durante la perdita) la dis�nzione filosofica tra ciò che è immanente e ciò che è con�ngente. L’ogge�o amato viene trasfigurato e ci consente di fonderci con esso. Nell’innamoramento possono essere presen� tu� i meccanismi, ed è il riconoscimento reciproco di due persone che entrano in stato nascente, solo lo stato nascente è in grado di creare un legame forte. Dunque l’innamoramento è un movimento. Nell’infatuazione però non ci può essere lo stato nascente. Come si passa dall’innamoramento all’amore? • I pun� di non ritorno: se si supera questo limite si crea una coppia asimmetrica dove vi è un dominatore e un asservito, noi perdiamo la nostra essenza, se si supera si arriva all’asservimento morale. • La lo�a con l’angelo (lo�a interna all’amore, non tu�o ciò che immaginiamo e desideriamo realizzare è a�uabile, come non lo è quello che desidera il partner; è importante capire qual è la strada migliore per la coppia solo a�raverso il pa�o di con�nuità si supera la lo�a interna) • Il pa�o di con�nuità, in cui ciascuno fa propri i diri� e le aspirazioni essenziali dell’altro. La lo�a è composta da tre prove: 1. Prova di verità (io lo amo?) 2. Prova di reciprocità (capire se l’altro mi ama come lo amo io) 3. Prova di proge�o (proge�o di vita) Capitolo 9.3 Luoghi simboli e valori Simboli e valori L’uomo ha sempre ricoperto di valori simbolici ogni cosa: ogge� naturali, ogge� ar�ficiali e qualsiasi opera umana. Tali significa� sono condivisi dagli individui all’interno delle diverse società che gli hanno prodo�. Quindi, le azioni sociali e le realtà che ne conseguono sono il risultato della coscienza colle�va propria di ogni cultura (ciascuna ha un proprio modo di interpretare la realtà, i suoi elemen�, le sue forme e i suoi colori, e di sceglierli per la creazione delle proprie ci�à e dei propri edifici). Il simbolismo dei luoghi e delle feste svolgono un ruolo centrale nella produzione e riproduzione delle relazioni sociali. Il linguaggio simbolico è il collegamento fra l’essere umano e una dimensione cosmica che trascende il quo�diano. I simboli hanno diverse funzioni: 1. Rifle�ono la visione del mondo che ha un popolo, una cultura (ca�edrali go�che, fino a una certa epoca in Europa c’è il romanico, poi a un certo punto si iniziano a costruire delle chiese che devono essere alte, verso il cielo, cambia il modo di sen�re; l’essere umano è piccolo sulla terra e deve guardare il cielo; poi con l’umanesimo le chiese cambiano: studiamo arte come se i manufa� rappresentassero l’estro di un ar�sta, in realtà è il significato simbolico di un popolo che cambia; quando le chiese diventano cupole è il modo di pensare degli uomini che cambia; non è più concepibile una chiesa go�ca perché il modo di pensare a Dio è diverso. Il Barocco è un’epoca destabilizzata, cominciano le grandi scoperte e inizio a costruire tan� ornamen�, tan� centri mondo diverso, dinamico. Poi si passa alla sobrietà, all’asce�smo, con la riforma protestante, le chiese sono diversi. 2. Legi�mano il potere: l’archite�ura e tu�o quello che si fa nei nostri territori deve rispe�are il potere, è quasi impossibili operare sul territorio se non c’è approvazione amministra�va o del potere. Il potere stesso usa i segni (Congresso di Norimberga, Hitler che si presenta come un dio; piazze immense il ci�adino si sente una nullità; l’ordine qualcuno di potente che sa comandare, è una cara�eris�ca dei regimi totalitari; i simboli: la svas�ca, l’aquila e il fuoco = vitalità; erano in coerenza con il discorso, reggeva perché c’era questo apparato a sostegno; Leni Riefenstahl è stata la regista che ha filmato il congresso). • Legi�mano i movimen� • Creano legami con il passato: (Bokassa, imperatore del Centrafrica) 3. Aiutano a raggiungere degli scopi sociologici (Tel Aviv, università laica, richieste pressan� da parte degli studen� religiosi per avere una cappella per pregare; Mario Bo�a trova una soluzione, costruisce due campane rovesciate: una per la cappella e l’altra per la biblioteca laica). 4. Cercano legami con il passato 5. Ci fanno vendere meglio i beni di consumo Fa fa�o un excursus anche sull’importanza del colore, capace di far vivere un’esperienza emo�va. Il colore infa� è un grande veicolatore di significato. Viene sempre più u�lizzato nelle campagne pubblicitarie ed è un tra�o sempre presente anche nelle ci�à. Nelle nostre ci�à prevale il grigio che, più che mancanza di colore, è somma di tu� i colori, è simbolo del consumismo esasperato che ingurgita tu�o e lo espelle e della perdita di memoria e di valori. I luoghi di ogni ci�à hanno valore simbolico, per il fa�o stesso di avere un nome essi hanno un iden�tà, una riconoscibilità. I luoghi iden�fica�vi delle ci�à diventano un deposito di memoria e di valori. Due concezioni dello spazio • Visione simbolica: L’ideale per le società an�che e orientali è l’annullamento dell’individualità per raggiungere la completa armonia con l’universo. Lo spazio va inteso come l’insieme delle relazioni di �po mi�co-simbolico che uniscono gli individui e il loro ambiente ed è fa�a di un gioco raffinato di rimandi e di corrispondenze tra le componen� mul�ple della natura e della cultura, dell’individuo e della società, ogni spazio viene differenziato dagli altri ed esprime l’iden�tà del gruppo che la vive. • Visione razionale: La cultura occidentale, ruota a�orno all’individuo che manifesta la sua essenza nel momento in cui pensa e manifesta la sua razionalità. La visione dello spazio è di �po logico, lo considera un sistema basato su norme, assiomi, operazioni e trova il suo fondamento nella geometria. Lo spazio diventa astra�o e con�nuo, omogeneo e vuoto (Nonluoghi-Augè). Il territorio diventa strumentalizzato al guadagno e alla riproducibilità. Questa visione dello spazio ha però portato a diversi effe� nega�vi sopra�u�o sulla natura umana dei suoi abitatori, le persone hanno capito che l’armonia con il proprio territorio e i propri significa� simbolici sono connatura� a loro e senza di essi si sentono spaesa�. Sacro e simboli Sacro: Sfera dell’a�vità umana che afferisce alla religione e al culto. Il sacro è contrapposto al “profano” in ogni concezione religiosa del mondo ed è ciò che, per la sua stessa essenza, è separato dal profano, ciò che non può essere confuso con lui e se entra in conta�o con il profano viene profanato, perdendo i suoi a�ribu� cos�tu�vi. Per Durkheim il sacro e la società sono indissolubilmente lega� e si oppongono al profano che è l’individuo. Rito: A�o o serie di a� spesso solenni e ripe��vi, che seguono norme rigorosamente codificate e regole simboliche precise. Per estensione, il termine rito viene anche usato per indicare ogni stereo�po di comportamento ripe��vo. Il rito simbolizza la comunione dei membri di una colle�vità e ha la funzione di rinnovare il legame comunitario e di ricostruire l’integrità del gruppo. Rituale: Insieme di regole o di a� cerimoniali che si pra�cano di solito in seno a una religione. In psicologia indica un insieme di azioni compiute sempre uno stesso ordine. In sociologia ha connotazione peggiora�ve dei termini: abituale, automa�co e convenzionale. Simboli: Ogge�o o immagine o a�o (significante) che rappresenta qualcos’altro (significato) in virtù di una corrispondenza o di un analogia grazie alla quale può essere riconosciuto dall’individuo. I simboli sono dei segni, cioè “qualcosa che sta al posto di qualcos’altro”. Il simbolo evoca qualcosa di assente o nascosto. Segnale: annuncia l’esistenza o la presenza di qualcosa a scopo informa�vo e rappresenta un contenuto del tu�o diverso da quello che ha di per sé, è arbitrario e presuppone una convenzione di decodifica. Capitolo 11 La vita è una rappresentazione teatrale La società come teatro Erving Goffman - “Teoria Drammaturgica” La vita è una rappresentazione teatrale, il mondo è una scena sulla quale uomini e donne recitano par� diverse esa�amente come fanno gli a�ori a teatro. Il mondo è un teatro del quo�diano, gli individui si rappresentano nell’interazione con gli altri “interpretando” dei personaggi. Quando una persona viene a trovarsi alla presenza di altre persone, queste, in genere, cercano di avere informazioni sul suo conto o di servirsi di quanto già sanno di lui Per quanto possa sembrare che alcune di queste informazioni siano cercate come fini a se stesse, generalmente, alla loro base, stanno mo�vi molto pra�ci. Le no�zie ricercate aiutano a definire una situazione, perme�endo agli altri di sapere in an�cipo che cos quella si aspe� da loro e che cosa essi, a loro volta, possano aspe�arsi da lei: tali informazioni indicheranno come meglio agire per o�enere una sua determinata reazione. Le informazioni vengono ricavate dal comportamento, dalla sua appartenenza o più in generale tramite strumen� segnici. Interazione faccia a faccia: può sommariamente essere definita come l’influenza reciproca che individui che si trovano nell’immediata presenza altrui esercitano gli uni sulle azioni degli altri. Noi ci esprimiamo in modo da dare una certa impressione, l’espressione (verbale e fisica) serve a creare un impressione nell’interlocutore, che può essere colta o meno. Questo può portare a situazioni di coerenza comunica�va (se c’è sintonia) e incoerenza(se non c’è). Nel momento della prima impressione anche i pregiudizi hanno un ruolo fondamentale, in quanto ci aiuta a definire la situazione. • La persona come maschera: Ognuno di noi vive la società come un insieme di maschere a�oriali scelte in base alla rappresentazione del momento. Ognuno di noi vive un alternarsi di ruoli: pubblico e a�ore/ parte e rou�ne. Le maschere sono svelate solo dalle micro- espressioni personali che inevitabilmente fanno trasparire le nostre emozioni e pensieri. Rappresentazione: è quell’a�vità svolta da un partecipante in una determinata occasione e volta in qualche modo a influenzare uno qualsiasi degli altri partecipan�. Il modello di azione prestabilito che si sviluppa durante una rappresentazione e che può essere presentato o rappresentato in altre occasioni, può essere chiamato “parte o rou�ne”. • La facciata: quella parte della rappresentazione dell’individuo che di regola funziona in maniera fissa e generalizzata allo scopo di definire la situazione per quan� la stanno osservando. Le par� �piche sono: • Ambientazione : comprende il mobilio, gli ornamen�, l’equipaggiamento fisico, cioè tu� quei de�agli di sfondo che forniscono lo scenario e gli arredi per quelle improvvisazioni di azioni umane che vi hanno luogo dentro, davan� e sopra. Deve essere ada�a alla rappresentazione che vogliamo fare, se non è coerente la comunicazione non funziona. L’ambiente ha una forte capacità comunica�va. Il gioco è un a�vità dello spirito ma non per questo assume una funzione morale, non ha in sé virtù come non ha peccato. Il gioco: • E’ libero, è libertà, è un allontanarsi dalla realtà per chiudersi in una sfera temporanea di a�vità con finalità tu�a propria. • Si isola dalla vita ordinaria in luogo e durata • Si svolge entro cer� limi� di tempo e spazio • Si fissa subito come forma di cultura ed è facilmente replicabile • E’ come un rito • Crea ordine, è ordine La comunità che gioca ha una tendenza generale a farsi duratura, perché crea una sensazione di trovarsi insieme in una situazione eccezionale, una cosa importante ed estende il fascino oltre la durata del solo gioco. Il saluto e l’importanza degli usi Josè Ortega y Gasset (1883-1955) Analizza il significato sociale del saluto, si chiede chi o cosa ci spinge a porgere un saluto. A�o di salutarsi: è un a�o che io, essere umano, eseguo e sebbene sia io a eseguirlo non è venuto in mente a me, ma lo copio o ripeto dagli altri. Il saluto nasce come segno di pace in periodi storici molto pericolosi ma, si è evoluto nel tempo fino a svuotarsi totalmente di significato per via dell’uso (l’insieme degli usi formano la società). Salutare ha il significato sociale di introdurre una relazione, di allacciare un rapporto. I sensi, gli ornamen�, la moda Georg Simmel (1858-1918) La sociologia dei sensi Il fondamento della relazione interpersonale è cos�tuito dall’impressione sensibile che si riceve dall’altro. Vista: l’occhio perme�e di stabilire uno scambio reciproco contemporaneo fra chi guarda e chi è guardato e, quando gli sguardi si incrociano, non può prendere senza dare. (E’ forse la relazione reciproca più immediata e più pura). Lo sguardo si coniuga stre�amente con tu�o il volto. Udito: l’orecchio è un organo egois�co, prende ciò che s�amo udendo e non da nulla in cambio. L’udire è per sua essenza sovra-individualis�co. Olfa�o: predispone delle for� reazioni in noi, produce in noi sensazioni difficili da definire ma dense emo�vamente. Con la civiltà, i nostri sensi si vanno indebolendo e diveniamo cor� di vista e deboli di udito, mentre aumenta l’accentuazione del senso del piacere e del dispiacere. Questo ci porta a molte più repulsioni e sofferenze più che gioie e a�razioni. Il significato sociale degli ornamen� L’uomo vuole piacere agli altri e voler piacere significa me�ere in rilievo la propria personalità. L’ornamento risponde a un bisogno egois�co dell’individuo che lo porta in quanto lo me�e in evidenza a spese degli altri. Ostentare un ornamento è però allo stesso tempo un a�o altruis�co perché procura soddisfazione a tu� coloro che, guardando la persona che lo indossa, possono goderne, mentre chi lo porta può goderne solo quando si guarda allo specchio. “L’ornamento aumenta o amplia l’impressione della personalità, agendo per così dire come un’irradiazione di essa.” Eleganza: è un qualcosa per gli altri, è un conce�o sociale che trae il suo valore dal riconoscimento generale. Imitazione e differenziazione: la moda Come il denaro, è effe�o e allo stesso tempo causa del dinamismo della vita moderna. Il sociologo non si interroga su che cosa sia la moda ma la sua ricerca è incentrata sulla funzione che svolge per l’individuo e la società. Essa è a�raversata da due corren�, una di imitazione (è una tendenza psicologica, nell’imitare l’individuo si libera dal tormento della scelta e fa apparire la propria come scelta come un prodo�o del gruppo, come un recipiente di contenu� sociali) e una di differenziazione in quanto appaga il bisogno di diversità, di sen�rsi unici all’interno del gruppo. La moda quindi significa anche coesione di quan� si trovano allo stesso livello sociale e dall’altro, chiusura nei confron� dei gradi sociali inferiori e loro cara�erizzan� mediante la non appartenenza ad essi. (Veblen – Trickle Down Effect) La moda è comunque considerabile come un fenomeno colle�vo di aggregato. Le metropoli e i ci�adini La ci�à, afferma, sono il luogo per eccellenza dello straniero, di quello che Simmel definisce Blasé cioè colui che vaga per la ci�à assalito dalla noia e dall’inquietudine interiore. Sradicato ma libero. Sogge�o a rischi e pericoli quo�diani che l’uomo di campagna non corre ma allo stesso tempo so�oposto a s�moli e opportunità che solo la ci�à può fornire. La vita di ci�à crea un �po di personalità unica “metropolitana”. L’essenza più significa�va della metropoli sta in una grandezza funzionale che trascende le sue barriere fisiche: la sua efficacia si rifle�e sulla vita e le da peso, rilievo e responsabilità. Una ci�à esiste solo nell’insieme degli effe� che vanno oltre la sua immediatezza. Le relazioni sociali in ci�à La numerosità degli abitan� comporta una sempre più vasta possibilità di differenziazione dagli altri. Questa ampia gamma di possibilità però, può far sorgere la segregazione nello spazio degli individui, in relazione all’appartenza etnica, al livello economico, sociale, culturale, etc. L’aumento del numero di abitan� coinvolge un mutamento nel cara�ere delle relazioni sociali, le relazioni sociali diventano sempre più segmentate. I conta� umani all’interno della metropoli sono definibili secondari, cioè cara�erizza� dalla superficialità, l’anonimità e il cara�ere transitorio. Nel vivere in ci�à l’individuo guadagna in libertà ma perde la spontaneità e il senso di partecipazione dei gruppi ristre�. Complessità sociale e crisi d’iden�tà Più si sviluppa una società più numerosi sono i cerchi sociali entro cui l’individuo si colloca. L’uomo diventa sempre più individuo perché corrisponde ad una delle infinite combinazioni fra le intersezioni dei cerchi di cui viene a far parte. La sua posizione sociale muta costantemente, non riuscirà mai ad avere una visione d’insieme del tu�o. (basta Simmel). George Herbert Mead (1863-1931) osserva che questo oscillare di posizioni sociali e la mul�collocazione rendono precario e cri�co l’equilibrio dell’autos�ma se si considera che la posizione sociale è una delle componen� che definiscono l’Io. Gli aspe� che devono permanere nel tempo perché l’individuo possa provare un senso d’iden�tà sono molteplici ma nella vita metropolitana vengono a meno. La vita nelle ci�à La vita urbana è uno degli ambi� di studio preferi� dalla microsociologia in quanto in essa è possibile scomporre i componen� comportamentali che spiegano il perché delle formazioni iden�tarie delle persone e dei gruppi. Il processo dell’incontro è molto complesso ed è difficile definire se sia maggiormente s�molato dalla vita metropolitana o da quella del piccolo centro. Certò è che le persone ne hanno un forte bisogno ed infa� nelle metropoli si sviluppano maggiormente i “rituali colle�vi” che richiedono una partecipazione dire�a e s�molano l’interazione a�va fra le persone. La privacy è un dono della metropoli e viene gelosamente custodito dalla maggior parte dei propri abitan�. Luoghi e non-luoghi Marc Augè introduce il neologismo di non-luogo che viene presentato come: quegli spazi dell’anonimato ogni giorno più numerosi e frequenta� da individui simili a noi. Possono essere le infrastru�ure di trasporto, i mezzi di trasporto, i supermerca�, i grandi alberghi. Il non-luogo è il contrario di una dimora e al suo anonimato paradossalmente si accede solo fornendo una prova della propria iden�tà (documento). Il non-luogo è uno spazio di transito in cui gli individui non vivono e nel quale passano spesso inosserva� rimanendo nell’anonimato e, di conseguenza, soli. Regna l’a�ualità e il tempo presente. Si possono suddividere idealmente in non-luoghi dell’abbondanza (aeropor�, autostrade) e della miseria (rifugi, prigioni). Il luogo invece è la costruzione concreta e simbolica dello spazio, è allo stesso tempo principio di senso per coloro che lo abitano e principio di intellegibilità per colui che lo osserva. E’ iden�tario, relazionale e storico. Surmodernità ed eccessi Surmodernità: è la risultante simultanea di: • L’eccesso di tempo, cioè la sovrabbondanza di avvenimen� • Eccesso di spazio, cioè la mol�plicazione dei non luoghi • Eccesso di ego, cioè l’individualizzazione dei riferimen� poiché l’individuo si propone di interpretare da se stesso per se stesso le informazioni che gli vengono date Si deduce una realtà piena di finzione in cui essa viene de-realizzata, una società in cui regna il presente, l’urgenza e fa spe�acolo della storia. Gentrificazione: Ruth Glass - significa le�eralmente trasformazione di un quar�ere popolare in un area abita�va di pregio, di un quar�ere che quindi passa dall’essere uno spazio urbano con cos� accessibili ad uno elitario con cos� immobiliari sostenibili solo dalle classi sociali più benestan�. Questo �po di cambiamento però porta ad un mutamento sociale e culturale dell’audience che lo abita. La psicologia delle folle Gustave Le Bon (1842-1931), la folla in tali circostanze assume cara�eris�che ben diverse da quelle dei singoli individui che la compongono. La personalità cosciente svanisce, i sen�men� e le idee di tu�e le unità si indirizzano nella medesima direzione. Si forma così un anima colle�va so�omessa alla legge dell’unità mentale delle folle. Questo processo non implica sempre la presenza simultanea di mol� individui in un sol punto. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i cara�eri inconsci predominano. Le folle sono mutevoli e proprio perché in esse non c’è premeditazione né pianificazione sono facilmente manipolabili. Per l’individuo nella folla la nozione di impossibilità scompare. Gli ostacoli ina�esi vengono infran� con frenesia. “rispe�ano la forza e si lasciano scarsamente condizionare dalla bontà, considerata forma di debolezza”. Le folle sono pervase da is�n� profondamente conservatori, la mobilità incessante è un fa�o superficiale, hanno invece un rispe�o fe�cis�co per le tradizioni. Nuovi scenari d’impresa Con il progresso tecnologico il ruolo dell’uomo all’interno dei processi produ�vi però è mutato, da esecutore si è trasformato in controllore e tante mansioni sono state “acquisite” dalle macchine. Taylorismo: Frederick W. Taylor (1856-1915), propone l’organizzazione scien�fica del lavoro, cioè nella separazione dei compi� all’interno di una fabbrica al fine di migliorare la produ�vità a�raverso il metodo di lavoro più efficace. Human Rela�ons: Elton Mayo (1880-1949), la produ�vità del lavoro operaio non dipende dagli incen�vi economici propos� da Taylor, ma dal “fa�ore umano” cos�tuito dall’armonia interna al gruppo di lavoro, dalle condizioni favorevoli e da un a�eggiamento posi�vo verso di esso. I luoghi di lavoro sono ambien� sociali. Il processo lavora�vo Conce�o sviluppato per descrivere sia il controllo esercitato sui lavoratori dai managers, sia l’insieme delle relazioni fra i lavoratori e i ruoli dirigenziali e con il lavoro stesso. Marxismo Alienazione: quando un sogge�o si sente estraneo da ciò che lui stesso a prodo�o con la mente o con le azioni. L’alienazione è su più livelli: il lavoratore salariato perché costre�o a vendere l sua forza lavoro al capitalista, è alienato il fru�o del suo lavoro perché per essere usato deve essere venduto e quindi trasformato in merce, e lo è il capitalista che vive schiavo di un mercato imprevedibile e della propria logica dell’accumulazione. Dall’economia l’alienazione si trasme�e a ogni sfera sociale. Borghesia: Classe sociale che de�ene i mezzi di produzione. E’ la classe dominante e non è assogge�ata al lavoro manuale, inoltre è proprietaria di beni immobili, mobili e di un certo benessere. Capitale: L’insieme dei beni che appartengono ad una data unità economica e dai quali questa può trarne un profi�o. Capitale fisso: immobilizzazioni e materie prime Capitale variabile: forza lavoro e know how plusvalore Capitalismo: sistema economico cara�erizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione, del ruolo del mercato, della concorrenza. L’inizia�va individuale è uno dei principi fondamentali insieme alla ricerca del profi�o e del suo reinves�mento costante. Lo�a di classe: antagonismo tra classi sociali a par�re da interessi contradditori, è un elemento fondamentale della dinamica sociale ed è il motore della storia. Rivoluzione! Plusvalore: è il valore prodo�o dal lavoratore in supplemento al lavoro necessario alla produzione e al mantenimento della forza produ�va di cui il capitalista si appropria. Sfru�amento: rapporto sociale asimmetrico secondo il quale un gruppo (la borghesia) si appropria di una parte del prodo�o del lavoro di un altro gruppo (proletariato). Qualità del lavoro e qualità della vita lavora�va Approccio Sogge�vo: rappresenta l’u�lità che il lavoratore trae dal proprio lavoro. Dipende dal salario, le ore lavorate e il �po di lavoro. Ogni lavoratore ha preferenze individuali in merito alle varie cara�eris�che del lavoro svolto. Approccio Ogge�vo: un insieme di misure volte ad indicare quanto un lavoro sia in grado di soddisfare i bisogni dei lavoratori. Cioè alle cara�eris�che che contribuiscono alla soddisfazione di ques� bisogni. L’insicurezza lavora�va è una fonte di stress psicologico, ed è mi�gata solo e se un lavoratore si sente “idoneo al lavoro” cioè la sensazione personale di qualità e la possibilità di trovare un lavoro dello stesso livello nel caso il suo dovesse venire a mancare. Per qualità del lavoro all’interno di un mercato si intende come un esito del rapporto fra i bisogni dei lavoratori e il profilo dell’organizzazione del lavoro inserito nel contesto socio- economico di riferimento. Fa�ori discriminan� nell’analisi della qualità della vita lavora�va: Le poli�che di welfare aziendale sono basate sulla: • Dimensione economica: sicurezza e valorizzazione • Dimensione ergonomica: benessere e impegno psico-fisico • Dimensione della complessità: impegno e crescita personale • Dimensione dell’autonomia: discrezionalità e autodeterminazione dei compi� • Dimensione del controllo: partecipazione ai processi aziendali • Dimensione simbolica: apprezzamento, visibilità, ecc. • Dimensione della conciliazione vita-lavoro: compa�bilità scelte lavora�ve e di vita • Dimensione della protezione sociale: protezione del lavoratore in merito al rischio di diminuzione del salario o alla perdita dello stesso • Dimensione della partecipazione sociale: sviluppo sociale complessivo non solo lavora�vo Emerge la convergenza sull’a�vità lavora�va di molteplici bisogni della persona, non più considerato come mera forza lavoro. Dal paternalismo al secondo welfare In seguito ai processi di abbandono delle campagne per colpa dell’industrializzazione delle ci�à interviene la visione utopica del paternalismo che vede nell’imprenditore il responsabile della creazione di villaggi veri e propri (company town) per i propri operai per rispondere al disordine sociale introdo�o dalla nuova realtà industriale. Nel paternalismo si possono vedere le due anime che svilupperanno poi in seguito il conce�o di welfare aziendale: 1. risposta a bisogni ed esigenze reali dei lavoratori 2. perseguimento della massima produ�vità della forza lavoro a�raverso lo sviluppo di legami iden�tari e di affezione nei confron� dell’azienda Il welfare però è un cambio di paradigma, si passa dall’imprenditore-padre ad un contra�o fru�o di una negoziazione tra par� contrapposte. Nel 1970 a seguito delle lo�e sindacali del ’69 venne introdo�o lo statuto dei lavoratori, che is�tuisce il diri�o di libera opinione dei lavoratori. Nasce in questo modo il Welfare State, cioè si assiste all’intervento dire�o dello stato che si concre�zza in un insieme di poli�che pubbliche volte a modificare in modo regolamentato la distribuzione dei reddi� generata dalle forze dell’economia di mercato, garantendo l’assistenza e il benessere dei ci�adini. L’evoluzione del welfare aziendale e il work-life balance Dal welfare di stato si è lentamente passa� ad un welfare aziendale che tende a farsi carico di alcune delle preroga�ve dello stato per migliorare la vita e il rapporto con i propri dipenden�. Alcuni trend dell’ul�mo periodo meritano di essere discussi: • Contrazione della percentuale di lavoratori a�vi • Invecchiamento della popolazione • Un aumento dei NEET ( not engaged in educa�on, employment or training) Queste voci fanno cambiare il conce�o di welfare che non deve più essere considerabile come mera elargizione di denaro e benefici aziendali, il nuovo obbie�vo diventa ridurre le diseguaglianze sociali e intergenerazionali con maggiori servizi e opportunità. Tre possibilità di intervento: • Nuovi strumen�/servizi per la flessibilità del lavoro • Nuovi strumen�/servizi per supportare il dipendente nella ges�one e cura dei famigliari • Nuovi strumen�/servizi per favorire la crescita professionale e culturale Work-life balance: ideale basato sulla differenza tra vita lavora�va e privata, le quali devono essere separare e il lavoro non deve tendere ad entrare nella seconda. Il coworking Ieri, Oggi e Domani Il lavoro viene considerato un a�vità intenzionalmente dire�a, mediante un certo dispendio di tempo e di energia, a modificare in un determinato modo le proprietà di una qualsiasi risorsa materiale e/o simbolica, con il fine di trarre da ciò dei mezzi di sussistenza. Tramite il lavoro la persona acquisisce status, posizione sociale e riconoscimento. Bauman: “lavoro liquido”, ossia a breve termine, insicuro e instabile che avrebbe portato a precarietà e disoccupazione. A un lavoro più liquido corrisponde un capitale sempre più impersonale. Scompare così lo stre�o legame tra capitale e lavoro; nell’era liquida, tu�avia, ne subentrava uno nuovo di reciproca dipendenza, quello tra capitale e consumatore. Crea�vità: un processo crea�vo è tale quando prospe�a soluzioni e concezioni nuove se non addiri�ura rivoluzionarie. e letteralmente, il termine “lavoro” significa costrizione, sforzo è fatica ed'è Usato
in questo senso dalla tradizione biblica e cristiana;
Con la Riforma protestante, il lavoro e il successo che ne consegue vengono con-
siderati un segno della grazia divina e la prova di essere fra gli eletti, sono perciò
rivalutati e diventano una vocazione, una missione (Beruf).
Dal XIX secolo, il lavoro acquista un'ulteriore connotazione positiva in
passa a indicare l’attività trasformatrice della natura, fonte di ricchezza e
disfazione dei bisogni (Comte, Hegel e Marx].
Dagli anni ‘60 del XX secolo, in seguito a una serie di fattori (aumento del be-
nessere, riduzione degli orari di lavoro, robotizzazione, parcellizzazione dei com-
piti), il ruolo del lavoro nella realizzazione della personalità umana si è andato
progressivamente ridimensionando e, al tempo lavorativo vissuto come “alienan-
te”, si contrappone il tempo libero non considerato più solo come tempo di riposo
funzionale a sore: ma come tempo da dedicare ad altri tipi di attività (volon-
tariato, hobby, arricchimenti culturali, svaghi, sport, vita famigliare ecc.).
disco
Divisione del lavoro
Ripartizione del lavoro tra individui (o gruppi) specializzati in attività complemen-
tari.
Per Durkheim, la divisione del lavoro è il
(vedi par. 9.5); per Adam Smith (1776),
economica; per Marx, essa porta alla
dequalificazione del lavoratore.
fondamento della solidarietà organica
è la causa della ricchezza e della crescita
parcellizzazione del lavoro e quindi alla
Tempo libero
Tempo non dedicato alle occupazioni abituali ma di cui l'individuo può disporre
liberamente e senza obblighi, per fare quello che desidera e sviluppare la sua
personalità dedicandosi ai propri interessi.
L'attenzione verso il tempo libero è aumentata în seguito alla diminuzione delle
ore lavorative conseguenti all’automazione; alla crisi della dottrina capitalistica
che poneva il lavoro come vocazione e scopo della vita; alla necessità di contrap-
porre al tempo alienato della fabbrica, secondo la concezione marxiana, un tem-
po in cui l’uomo possa realizzarsi.
A partire dagli anni ‘60, si è sviluppata una sociolo
i comportamenti durante il tempo libero, e osserva
tati dai mass media, dalla moda e dagli stili di vita.
il tempo liberato in cui il soggetto si dedica alle atti
gia del tempo libero che studia
in che modo questi sono orien-
E contrappone al tempo libero
vità creative e si autorealizza.
stazione, di solito con ricorrenza regolare,
storici o mitici servendosi di simboli e riaffe,
ulturale. î
ine “festa” sono comprese sia l'idea di cerimonia sia quella di grego:
omina la prima, si parla di festa-celebrazione (ricorrenze re iginsa.
azioni nazionali, compleanni, festa della mamma ecc.). Quando a
ento si ha la festa-trasgressione (p. es. carnevale), che è una Ter Ì
in meccanismo RT della società (Gremese Larousse, f
con la quale una società ripete
rma la propria identità politica,
Il tempo libero Negli ul�mi decenni è progressivamente aumentato, anche se da parte delle persone è cresciuta la sensazione di non averne mai abbastanza. Il tempo libero va diviso in “obbligato” cioè forzato dal viaggio lavora�vo, funzioni domes�che, ecc. e il “tempo liberato” cioè il tempo che effe�vamente si riesce a dedicare a noi stessi. Il primo caso nella maggioranza delle persone è sempre più presente ed è per questo che si è sempre alla ricerca di momen� speciali per noi stessi la vacanza. Principali mo�vazioni che spingono a par�re per un viaggio: • Viaggi come esperienza culturale e di vita • Viaggi di esplorazione • Viaggi nudi e crudi (il viaggiatore vuole me�ersi alla prova9 • Viaggi d’aiuto • Viaggi d’amicizia • Viaggi alla ricerca del benessere • Viaggi del desiderio • Viaggi obbliga� • Viaggi di lavoro