Scarica Pascoli e D'Annunzio: Decadentismo e Rinnovamento Poetico tra Ottocento e Novecento e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Pascoli e D’Annunzio saranno inseriti nel programma non come autori a sé, ma nel percorso sul rinnovamento della poesia fra Otto e Novecento e come esempi di decadentismo: Letture su cui sapere tutto: Europa: • poesie di Baudelaire e altri francesi • Wilde Pascoli: • da Myricae (di cui conoscere tutto: edizioni, ecc.): “Arano, L’assiuolo, Temporale, Novembre”; facoltative: “Lavandare o X agosto”; • da Canti di Castelvecchio (idem come sopra): “Nebbia, La mia sera”; facoltativo “Il gelsomino notturno” • il brano sulla poetica del “Fanciullino” • da Primi poemetti, il brano da Italy . D’Annunzio: • da Il piacere , il ritratto di “Andrea Sperelli” (sapendo l’essenziale sul romanzo: pubblicazione, trama, temi, stile), “Elena Muti, la divina” • da Alcyone (parte delle Laudi), di cui conoscere tutto: edizioni, ecc.), “La sera fiesolana, la pioggia nel pineto, Stabat nudas aestas” * Scheda riassuntiva su Giovanni Pascoli (scheda, corretta, stesa da un'alunna) (bisogna aggiungere tutte le date) Giovanni Pascoli è da considerare uno spartiacque che segna l’inizio del Novecento, poiché è fautore di numerose innovazioni tematiche e linguistiche. I numerosi lutti che si susseguono fin dall’infanzia - muoiono prima il padre e, a distanza di un anno, la madre e la sorella maggiore - e le difficoltà legate a dover fronteggiare le responsabilità di unico maschio nella famiglia a soli dodici anni, portano l’autore a chiudersi quasi morbosamente negli affetti familiari rimasti. Quello del “ nido” familiare è, infatti, uno dei temi fondamentali della poesia pascoliana: le sorelle Ida e Mariù, in particolare, sono viste come un ‘luogo’ sicuro in cui rifugiarsi dal male e dalle cattiverie del mondo, un nucleo di memorie da cui è così impossibile allontanarsi che, quando Ida si sposerà, questo verrà visto come un tradimento e una violazione del nido. In poesia si moltiplicano le immagini legate agli uccelli, al nido, alla contrapposizione vicino/lontano e chiuso/aperto. A questo tema sono correlati altri due molto importanti: l’impossibilità ad aprirsi sentimentalmente e a intraprendere legami con altre persone e la paura della storia. La chiusura nel nucleo familiare, infatti, impedisce all’autore di maturare, precludendogli la possibilità di un’esperienza amorosa e provocando un sentimento di attrazione/repulsione nei confronti dell’eros che, in poesia, si tradurrà con immagini di violenza e sangue oppure con la simbologia del fiore odoroso e sensuale ma spesso venefico o portatore di assopimento e abbandono (es. digitale purpurea, valeriana). Il ripiegamento sulla famiglia, inoltre, è la causa e, contemporaneamente, l’effetto della fuga di Pascoli dalla storia e da una realtà che lo spaventa e lo angoscia; la scienza è la causa di tutto questo e non ha portato né felicità né libertà all’uomo. Questa contrapposizione fra interno (bene) e esterno (male) è particolarmente visibile nella poesia Temporale presente nella raccolta Myricae: il mondo è dipinto con immagini che rimandano al rosso, colore del sangue, al nero e al buio che, a loro volta, ricordano la morte e la paura. In mezzo a questo mondo di tenebre spicca, però, una casa, raffigurata con una potente analogia cromatica come l’ala bianca di un gabbiano, che rappresenta la famiglia e la sua capacità di proteggere l’uomo dal male e dalle angosce esterne. La fuga dal presente e il disprezzo della scienza erano sentimenti largamente diffusi al tempo di Pascoli, diretta conseguenza della perdita delle certezze positivistiche che caratterizzò gli ultimi decenni dell’Ottocento: mentre altri esponenti del decadentismo, come D’Annunzio o Wilde, rispondevano a questa situazione con la ricerca di un edonismo elitario e di un mondo di pura bellezza, Pascoli la traduce in un ripiegamento intimistico, talora punteggiato di elementi vittimistici, oppure nella lode malinconica e nella descrizione della campagna dell’infanzia (Myricae) o evocatrice dell’infanzia (Canti di Castelvecchio) Nonostante tali descrizioni possano apparire, a prima vista, una sorta di ritorno al verismo per i temi quotidiani, lo sfondo naturale e l’utilizzo di termini tecnici o gergali, in realtà per Pascoli il mondo campestre era lo scenario sul quale proiettare inquietudini e smarrimenti: ecco, allora, che gli elementi apparentemente realistici si caricano di un nuovo significato, diventano correlativi oggettivi destinati a significati più alti. Questa è una delle grandi innovazioni di Pascoli e influenzerà molto gli artisti successivi e, in particolare, i crepuscolari prima e poi anche, sebbene più copertamente, Montale e fors’anche Saba e la sua “poesia onesta”. Oltre che della “poetica degli oggetti”, Pascoli è promotore di molte altre innovazioni. Dal punto di vista strutturale, l’originalità dell’autore sta nell’infrangere la logica tradizionale optando per componimenti che procedono mediante ellissi, accostamenti non motivati e rapporti fra le cose che si pongono al di fuori di ogni ordine tradizionale. Egli, inoltre, nonostante utilizzi i metri della tradizione, nello stesso tempo li modifica grazie, per esempio, a versi ipermetri seguiti da versi con una sillaba in meno, a enjambément che modificano l’armonia e parole usate per il loro valore evocativo. Proprio nella lingua risiede un’ulteriore innovazione: Pascoli, infatti, non utilizza solo il linguaggio “grammaticale”, fondato su parole codificate e chiare, ma anche un linguaggio “ pre- grammaticale” (dall’onomatopea al neologismo quali fru fru – don don -…) e “ post-grammaticale”: il primo è costituito prevalentemente da onomatopee di valore fonosimbolico, mentre il secondo è costituito da termini tecnici e gergali, fino al pastiche linguistico (v. Italy) ai calchi dal latino e dal greco. La sperimentazione sottostante a tutto questo sarà un lascito fondamentale per futurismo, dadaismo e surrealismo, e in genere per tutta la sperimentazione poetica del XX secolo, debitrice al Pascoli in modo forse meno eclatante del contemporaneo D’Annunzio, ma più penetrante e duratura. Infine (ma il testo, si badi è del 1897, quindi abbastanza precoce) ne Il fanciullino l’autore propone la sua poetica: il poeta deve liberarsi dalle sovrastrutture che dipendono dalle esperienze di vita e tornare a guardare ogni cosa come se la vedesse per la prima volta, con attenzione e meraviglia, donando un nuovo significato alle parole. * Scheda riassuntiva su Gabriele D'Annunzio (1863-1838) (scheda, corretta, stesa da un alunno) ARTE e VITA D'Annunzio visse una vita all'insegna delle esperienze mondane, della vita in società, della partecipazione politica attiva e, in generale, dell'estetismo. Estetica deriva dal greco “percepire” e, dunque, indica l'esperienza che l'uomo può provare attraverso i 5 sensi, spesso agenti contemporaneamente. Egli, infatti, fu capace di trasferire nelle sue opere d'arte la dimensione di un vissuto già di per sé letterariamente colorito e di vivere la vita come se questa fosse un'opera d'arte. Ma come vi riuscì? Volendo cogliere l'aspetto dionisiaco dell'esistenza (riferimento a Nietzsche che, D'Annunzio aveva letto, seppur con qualche fraintendimento e approssimazione), egli fu in grado, dopo essersi inserito appena ventenne nell'alta cultura aristocratica, di fare della propria immagine e della propria fama di intellettuale, ma anche di uomo di spettacolo e sul quale il popolo italiano potesse sempre essere sicuro di avere argomenti per discutere (amori, duelli, automobili, aerei, guerre) a causa della sua “vita inimitabile”, il modello per una intera nazione. Trasformò la sua immagine, quindi, nella vera e propria matrice di successo di massa, in un'epoca in cui ancora non c'era stata una piena affermazione dei mass media. Ma non sarebbe giusto soffermarsi a questo solo aspetto: egli supportò questa scelta di vita con un'arte che, talvolta, raggiunse picchi sublimi e con uno studio e una conoscenza della letteratura estremamente approfondite. Una curiosità che può tornare utile: la figura retorica preferita da D'Annunzio è la sinestesia, cioè l'accostamento di due oggetti appartenenti a due sfere sensoriali differenti. Egli vuole, infatti, far partecipare tutti e 5 i sensi alla ricerca del piacere. Le fasi letterarie • Nella sua prima produzione (fino alla fine degli anni Ottanta) D'Annunzio sembra seguire i modelli di Carducci e Verga. Tuttavia, nonostante l'atteggiamento di oggettiva freddezza e di scrupolo documentario, che potrebbero giustificare anche un accostamento al naturalismo francese, si nota una già protesa ricerca della sensazione acre e violenta e della primitività bestiale di singoli individui o di masse. Anche in poesia le